Vedo qualcosa che mi riempie di meraviglia! - Rivista della parrocchia di Bellinzago Lombardo

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il faro
                                                       Maggio/Giugno/Luglio 2020 - Anno 53
 Rivista della parrocchia di Bellinzago Lombardo

Vedo qualcosa
che          mi riempie
 il faro - maggio/giugno/luglio 2020 di meraviglia!1
sommario
copertina
1_Vocazione................................................a cura di MT
editoriale
3_Un’estate di vocazione... inedita.........................DB
                                                                                                    ilfaro
                                                                                             Mensile della parrocchia
primo piano                                                                                  di Bellinzago Lombardo
4_Vocazione: il parroco........................don Matteo
5_Vocazione: diacono..............................il diacono Fabio                                  Redazione
6_Vocazione: suora...Sr.Maler, Sr.Chitra, Sr.Samanasu                                           Giovanni Gargantini
8_Vocazione: laureato.........................................................                    Ludovico Vidali
9_Vocazione: medico e mamma..........................................                            Giuseppe Vincenzi
10_Vocazione: infermiera...................................................                       Michele Tresoldi
bellinzaghesi                                                                                     Virginio Cavalli
12_Don Renato ci scrive.................................don Renato
                                                                                                   Diego Balconi
pagina missionaria
14_Suor Carla ci scrive..........................................Sr.Carla
                                                                                                  Collaboratori
15_Ringraziamenti dalle missioni...Amici delle missioni
eventi                                                                                          Paola Gargantini
16_25esimo don Matteo......................................................
                                                                                                  Arianna Neri
caritas parrocchiale                                                                          Daniele Alessandro Folli
19_Riapre la nostra Caritas..........Caritas Parrocchiale
comunità pastorale                                                                         Impaginazione e stampa
20_Una proposta estiva... inedita..........Camilla Previati                                          in proprio
22_Visita Arcivescovo Mario........................gli educatori
                                                                                       Chi volesse far pervenire articoli alla
eventi                                                                                Redazione può imbucarli nella apposita
24_Vita dopo il Covid.......a cura di Giuseppe Vincenzi
                                                                                         cassetta delle lettere presso il bar
l’angolo del dialetto                                                               dell’Oratorio oppure inviarli all’indirizzo di
29_Lombardia raccontami.........................Arianna Neri
                                                                                     posta elettronica: faronews@yahoo.it
letture consigliate                                                                 Articoli non firmati non verranno pubblicati
30_..................................................................la Redazione
quarta di copertina
32_Visita Arcivescovo................................la Redazone

2                                                                                          il faro - maggio/giugno/luglio 2020
editoriale
Un’estate di vocazione...inedita
U    n numero estivo del faro, in un periodo in
     cui la pandemia sta allentando un po’ la
presa. Bellinzago è COVID free. Questa è una
                                                     za. Un’altra certezza è l’impegno civico e di pro-
                                                     fessionisti di cui abbiamo raccolto testimonian-
                                                     ze e riflessioni. Sentiamo tutti la sensazione
buona notizia. Fino a quando? Tornerà in au-         di dubbio, di incertezza per il futuro. Abbiamo
tunno? Torneremo in lockdown? Domande che            di fronte mesi pieni di incognite. Le vocazioni
ci interrogano su un futuro prossimo ignoto,         attorno a noi ci danno certezze. Le compe-
forse preoccupante. Ma in realtà ci consente         tenze e le conoscenze di alcuni nostri concit-
di concentrarci su alcune certezze. La prima         tadini ci danno certezze. Le vicinanze frater-
sono i 25 anni di sacerdozio del nostro parro-       ne ci danno certezze. Le relazioni con gli altri
co Don Matteo, festeggiato a giugno nella co-        ci danno certezze. Siamo in un momento dove
munità pastorale. Una festa “ridotta”. Una fra-      si ha un estremo bisogno di certezze. Abbia-
ternità ridimensionata. La pandemia così ci ha       mo paura di tornare a vivere un tempo sospe-
obbligato. Abbiamo però messo l’attenzione           so, in cui la paura, il timore e l’isolamento, pos-
su una certezza: il dono della vocazione. Ab-        sano frantumare ancora le nostre certezze. In
biamo così lasciato spazio a raccontare alcu-        questa estate forse possiamo pensare alla
ne vocazioni emerse tra adulti, giovani, clero e     nostra vita, alla nostra vocazione. Alla nostra
laici, della nostra comunità pastorale o del no-     serena quotidianità, con i nostri affetti, le no-
stro territorio. Un’altra certezza è stata l’espe-   stre amicizie e le nostre relazioni.
rienza estiva, culminata con la visita del nostro    Pensare a come utilizzarla per dare certezze a
Arcivescovo. La sua guida pastorale non è ve-        quanti vivono con e attorno a noi. In questa
nuta meno in questi mesi strani e difficili, anzi    estate possiamo pensare alle nostre certez-
forse l’abbiamo ancora sentita più vicina e più      ze, scoprire quelle che sono fondate sulla sab-
forte. Per stimolare questa vicinanza con il         bia, rinsaldare e costruire quelle sulla roccia. In
vescovo, abbiamo proposto un breve riman-            questa estate possiamo pensare al futuro, non
do alla sua lettera pastorale pubblicata il 15       per fare gli indovini o i nuovi virologi, ma per
luglio e disponibile sul sito della diocesi. Non     alzare lo sguardo sulla nostra vita, sulle nostre
dimentichiamo anche il sito della nostra comu-       relazioni, non per prepararci a vivere nella pa-
nità pastorale (www.cpdivinamisericordia.it)         ura di una nuova ondata, ma per rendere vere
dove possiamo avere tutti gli aggiornamenti e        e piene le nostre certezze.
rimanere “connessi” anche fossimo in vacan-                                                          DB

il faro - maggio/giugno/luglio 2020                                                                   3
primo piano: la vocazione
 I conti non tornano
F   orse capita a tutti di sperimentare quella
    strana impressione legata al fatto che certi
numeri diano un senso di completezza, men-
                                                     solo alla vita), grazie a tutti coloro che ho in-
                                                     contrato, che mi hanno accompagnato e dei
                                                     quali mi sono fatto compagno di viaggio. Ma,
tre altri appaiono indefiniti, come se mancas-       come mi è capitato di dire in questi giorni di
se qualcosa, che si tratti di conti, di anni, di     festa (davvero grazie, siete stati amorevoli e
quantità o di misurazioni. A me capita così, al-     commoventi), io desidero essere felice non
cuni numeri mi “piacciono”, altri li preferisco      solo del venticinquesimo di Messa, o dei cin-
perché sono simbolici, altri ancora, invece, mi      quant’anni di vita, ma di ogni giorno e di ogni
lasciano un po’ così, in attesa, col desiderio di    momento; desidero che i conti tornino ogni
qualcos’altro. Spero che non vi sia una rilettu-     giorno per dire, pur consapevole delle mie im-
ra da parte di qualche psicologo di questa mia       perfezioni: “sono un servo inutile, ho fatto
riflessione con diagnosi preoccupante, ma io         tutto quello che dovevo fare” …o almeno ho
la riprendo per passare a un livello più impor-      cercato di farlo (cfr. Lc 17,10).
tante e bello: mi piace e mi dà serenità il fatto    Con ciò non intendo essere perfezionista, né
che i conti tornino. E quando parlo di conti non     pretendere di esserlo; tantomeno posso af-
intendo assolutamente quelli riguardanti l’am-       fermare di aver sempre fatto tutto quello che
ministrazione delle nostre parrocchie, i paga-       potevo. Forse, anche i numeri che non fanno
menti, le entrate e le uscite; neppure penso al      cifra tonda e i conti che non tornano posso-
risultato delle iniziative pastorali e al successo   no essere l’invito, giustamente pressante, a
di proposte a cui tengo. Credo sinceramente          non accontentarmi di quanto ho pensato e
che la quadratura del cerchio, la soddisfazio-       fatto; non posso certo accontentarmi e dire
ne di una vita riuscita debba rispondere alla        che ho amato abbastanza. Spero e prego di
domanda: ho amato? Non si può quantificare           non accontentarmi mai …aiutatemi ad amarvi!
l’amore a partire dalla riuscita di quanto si fa,                                 vostro don Matteo
ma si capisce se dal no-
stro cuore, dalle nostre
parole e dalle nostre
mani scaturisce un fiu-
me di bene, un rigagno-
lo o …un torrente in
secca. Sì, la vera pienez-
za parte dal guardarsi
allo specchio (esame di
coscienza?) e valutare
se la giornata trascorsa
è stata vissuta nell’amo-
re, nel darsi; se parto da
questa semplice misura-
zione quotidiana riesco
a fare un bilancio anche
di un mese, di un anno,
di venticinque anni, di
una vita.
Venticinquesimo di ordi-
nazione sacerdotale,
grazie! Grazie a Dio, gra-
zie alla mia famiglia che
mi ha generato (e non

4                                                            il faro - maggio/giugno/luglio 2020
Abitare il tempo per costruire (rel)azioni
A     lla domanda “quale è stato il
momento in cui hai capito la tua voca-
zione?” ho sempre trovato una certa
fatica a dare (e darmi) una
risposta.Provo a cogliere da una diver-
sa angolatura quella richiesta, formulan-
dola così: “quali sono state le doman-
de e le esperienze che hanno scandito
i tempi della tua vita? Quali sono state
le scelte e come sono avvenute nella
tua quotidianità?”. Colgo allora alcuni
tratti, tre semplici (s)punti in cui ritrova-
re e condividere una storia tra le sto-
rie. Nel corso delle giornate emergeva
nella mia vita di giovane un duplice sen-
tire. Da una parte la presenza di espe-
rienza molti diverse tra loro (sportive, educati-     pevo vedere il quotidiano? Sapevo descriver-
ve, formative, amicali) ciascuna con una propria      lo? Come si rifletteva in me l’abituale e l’abitu-
singolarità; dall’altra si presentava come un de-     dine? Il quotidiano non era il banale ma il luogo
siderio di cogliere ciò che univa il tutto, così da   privilegiato per cogliere il senso delle cose e
“dare un nome ed un volto” alla mia storia. Chi       della vita. La questione significativa era sempli-
ero io? Per chi ero io? Dove ero chiamato ad          ce da dire: “So-Stare”?
essere e ad esserci?
                                                      Lo Spazio della città
Il Tempo della quotidianità                           Proprio in quel tempo, negli anni della giovinez-
Le giornate passavano tra mille attività. Nasce-      za, c’è stato un l’incontro con la Fraternità Mo-
va la consapevolezza del bisogno di trovare           nastica di Gerusalemme: monaci e monache
un rapporto di amicizia con il tempo, così da         che vivono nel cuore della città anche italiane
poter creare relazioni umane, per non essere          a Roma, Firenze e Pistoia. Mi provocava molto
frammenti che si incrociano ma che non si             l’esperienza del loro fondatore Pierre-Marie
incontrano. Sentivo il bisogno che il tempo           Delfieux che scelse di trasferirsi dal centro
doveva essere restituito come dimora, come            della Francia (nel 1968 era Cappellano alla Sor-
casa in cui abitare: il bisogno di una ecologia       bona) al deserto del Sahara, con l’idea di poter
del tempo e non solo dello spazio. Vivevo un          vivere il silenzio e la solitudine per “incontrare
tempo accelerato (spesso caratterizzato da            il cuore di Dio”: il deserto non era più assenza
frasi come “non ho tempo” oppure “sono di             di uomini ma presenza di Dio. Ma la frattura
corsa”), atomizzato e frantumato (non c’era più       tra città e deserto venne presto superata in
il tempo ma c’erano i tempi determinati dal con-      quanto Pierre-Marie ebbe l’intuizione spiritua-
tenuto del fare in ciascuno di quei tempi).           le che la solitudine era presente nel cuore
Diventava difficile pensare di stare senza fare       della città, nel cuore dell’uomo che vive la
nulla, c’era un correre ed un muoversi “per fare”     quotidianità a volte smarrendo la sua relazio-
… ma poi, a fine giornata la percezione era           ne con Dio e con gli altri cittadini. Si trasferì a
quello di “non trovare (as)senso”. Mi mancava         Parigi e fondò nel 1975 la Fraternità di Gerusa-
l’abitudine di fare delle pause per “stare da-        lemme. Così egli scrive: “Il lavoro sarà per te
vanti a …” e non solo “correre per …”. C’era          luogo privilegiato dell’incontro con l’uomo-fra-
come un richiamo ad una sorta di atteggiamen-         tello là dove si trova e servizio vissuto nel cuo-
to contemplativo verso il mondo e verso il            re della città dove devi inserirti. Metti la pre-
quotidiano. Cosa diceva la mia quotidianità? Lo       ghiera nel tuo lavoro e porta il lavoro nella
stare nella domanda ha fatto riscoprire come          tua preghiera. Scegliendo di pregare nel cuo-
non esiste nulla al di fuori del quotidiano. Sa-      re delle città, vuoi manifestare che la tua vita à
il faro - maggio/giugno/luglio 2020                                                                    5
nel cuore di Dio. Accogli la città. Sceglien-
do di abitarvi, ne accogli il ritmo, le leggi, gli
interrogativi, i drammi, le difficoltà. Acco-
gli i cittadini. Gli uomini che ti circonda-
no, con i quali vivi gomito a gomito, sono
come te assetati d’acqua viva, segnati dal-
la stanchezza, stornati dal rumore.” Le
piccole cose del quotidiano hanno rappre-
sentato quel luogo in cui ero (e sono) chia-
mato a discernere, a riconoscere, a sce-
gliere. Il quotidiano è lo spazio della fidu-
cia, la scuola della sobrietà ed essenziali-
tà, l’esercizio della pazienza, l’occasione
silenziosa per essere autentici.

Lo Sguardo delle (rel)azioni
In quell’ascolto, in quelle giornate vissute
con la Fraternità di Gerusalemme, è nata
l’intuizione di una chiamata a vivere nella
città (nel lavoro, nelle relazioni, nella quotidia-     con il quale il Maestro si cinse i fianchi”.
nità domestica) l’incontro con Dio nella quoti-         Occorre forse abituarsi a fare attenzione ai
dianità delle relazioni. Una intuizione chiede          particolari “al modo di Gesù” (il finire del vino
poi un confronto, un racconto (fare i conti con         in tavola, la mancanza di una pecora tra le mol-
la quotidianità), dei primi passi per sperimentare,     te…): lo sguardo allora non si limiterà a regi-
la libertà di potersi fermare. E così la scelta del     strare un fatto compiuto ma consentirà di co-
cammino vocazionale del Diaconato Permanete.            glierne il senso più autentico e aprire nuovi
C’è un dettaglio che mi ha fin da subito colpi-         orizzonti. Nella scelta vocazionale non c’è stato
to. Tra gli abiti liturgici del diacono c’è la Stola:   per me un “effetto colpo di fulmine” ma piut-
un pezzo di stoffa che il diacono porta sulla           tosto una dinamica del “sentirsi accompagna-
spalla sinistra. Soprattutto in Oriente fu subito       to passo a passo” che. nella consapevolezza
interpretata come segno del servizio e ricorda          della quotidianità, ha portato a fare unità dei
l’umiltà del Signore quando lavò e asciugò i pie-       vari frammenti della storia personale nei quali
di dei suoi discepoli. La stola diventa non solo        Dio (lasciando grande libertà all’uomo) si è fat-
“un abito da lavoro”, come un grembiule, ma             to sempre più prossimo. Lo sguardo che vede
uno stile di vita che richiama il servizio.             l’invisibile sa innanzitutto vedere il visibi-
Scrive don Tonino Bello: “In effetti il grembiule       le: cogliere il frammento temporale (il qui ed
è l’unico abito liturgico indossato da Gesù, il         ora) come situazione che diventa occasione
quale per la sua prima Messa solenne nella              per vivere il tutto (spesso con la T maiuscola).
notte del giovedì Santo non indossò niente
altro: il Vangelo parla solo di un rozzo panno                                          Fabio, il diacono

Vocazione: la nostra vita religiosa
Q     uanto son belli i piedi di quelli che annun
      ziano buone novelle! (Romani 10,15) Noi
siamo tre suore di nazionalità Indiana, che abitia-
                                                        ·     i poveri e gli abbandonati, specialmente
                                                        orfani;
                                                        ·      le donne in difficoltà, colpite fisicamen-
mo nella comunità religiosa di Gessate della con-       te e psicologicamente;
gregazione del “Suore del Sacro Cuore di                ·     gli anziani, le vedove e gli ammalati.
Gesù”. L’origine della congregazione : La               Abbiamo un impegno particolare per il soste-
congregazione fu fondata dalla madre Scola-             gno alla parte più debole della società e l’amo-
stica il 21 giugno 1952 a Azhagappapuram nel-           re compassionevole del Sacro Cuore di Gesù
la diocesi di Tuticorin Tamil Nadu in India.            verso i poveri che ci spinge a partecipare alle
Il carisma: Amore e preoccupazione per                  sofferenze dell’umanità.

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Motto: Venga il tuo regno. Sia
fatta la tua volontà. (Mt.6,10) Dio
ci ha affidato questo motto at-
traverso la nostra fondatrice. Noi
cerchiamo di edificare e promuo-
vere questo regno di Dio sulla
terra in tal modo le nostre suore
sono al servizio del regno di Dio.
La nostra Spiritualità: Gesù
Cristo è il centro della nostra spi-
ritualità. Dio attraverso Gesù, ha
riempito i nostri cuori con amo-
re, per farci unire alla sua soffe-
renza. Ci sforziamo di irradiare
l’amore stesso del suo cuore per
la salvezza delle persone che in-
contriamo. Questa unione intima
e personale con Dio ci permet-
terà di essere povere, semplici
e umili come Gesù Cristo.
Nella vita fraterna: Il vertice dei “valori fonda-        una vita religiosa viva. Francesco ha spiegato
mentali del Vangelo” e dell’annuncio del nuovo            a noi religiosi che “Si tratta di lasciare tutto per
Regno sta la vita fraterna. Per noi religiose,            seguire il Signore. No, non voglio dire radicale.
la vita di comunità, dove si fa «in qualche modo          La radicalità evangelica non è solamente dei re-
tangibile che la comunione fraterna, prima d’es-          ligiosi: è richiesta a tutti. Ma i religiosi seguono
sere strumento per una determinata                        il Signore in maniera speciale, in modo profeti-
missione, è spazio teologale in cui si può spe-           co. Io mi attendo da voi questa testimonianza. I
rimentare la mistica presenza del Signore risor-          religiosi devono essere uomini e donne capaci
to (cfr Mt 18, 20)» (VC 42). In altre parole, noi         di svegliare il mondo”. Chiediamoci: qual è la
religiose non facciamo vita comune solo per               “maniera speciale” e il “modo profetico” con cui
aiutarci nei nostri bisogni umani e pratici. Non          i religiosi seguono il Signore, che li costituisce
stiamo insieme solamente per meglio collabo-              nella gioia, “capaci di svegliare il mondo”? È in-
rare a determinati scopi apostolici. Stiamo in-           dispensabile avere risposta e coscienza sicu-
sieme per avere Gesù in mezzo a noi. Anche il             ra circa la propria identità, perché è condizio-
nostro contributo all’evangelizzazione «sta in-           ne di gioia e di vitalità.Oggi si parla di crisi di
nanzitutto nella testimonianza di una vita to-            identità della vita religiosa. Non solo preti dio-
talmente donata a Dio e ai fratelli, ad imitazio-         cesani e persino alcuni vescovi conoscono poco
ne del Salvatore» (VC 76; cf. RdC 34); «La vita           i “religiosi”, ma avviene che anche non pochi re-
di comunione rappresenta il primo annuncio                ligiosi siano incerti nel riconoscere, amare e vi-
della vita consacrata, poiché è segno efficace            vere la specificità della loro forma di vita.
e forza persuasiva che conduce a credere in               Sfide: Noi si amo chiamate ad aiutare i deboli,
Cristo. La comunione, allora, si fa essa stessa           alla luce del nostro carisma. I nostri cuori sono
missione, anzi la comunione genera                        pieni di amore compassionevole, per arrivare
comunione e si configura essenzialmente                   fino ai poveri nei quali riconosciamo la pre-
come comunione missionaria.                               senza di Dio. Serviamo con fiducia e fermez-
La gioia nella nostra vocazione: “La gioia del            za le persone, per contribuire efficacemente
Vangelo riempie il cuore e la vita intera di colo-        alla trasformazione della parte più debole del-
ro che si incontrano con Gesù. Con Gesù Cri-              la società, per portarla a Cristo. Nella comuni-
sto sempre nasce e rinasce la gioia”. Con que-            tà cerchiamo di promuovere la vita condivisa,
ste parole inizia la lettera pastorale di Papa            vivendo seconde le norme stabilite dalle Co-
Francesco Evangelii gaudium che contiene                  stituzioni, collaborando alle opere e all’apo-
molti motivi e gli inviti alla gioia. La gioia dell’in-   stolato della comunità.
contro con Gesù è all’inizio e sta nel futuro di                            Sr.Maler, Sr.Chitra, Sr.Samanasu
il faro - maggio/giugno/luglio 2020                                                                         7
Vocazione per un neolaureato in psicologia
N    el percorso di approfondire la tema
      tica della vocazione, sembrava im-
portante coinvolgere anche un giovane
che, nella definizione del suo cammino
di studi, sta mettendo le basi per il per-
corso della sua vita. Da queste premes-
se parte la chiacchierata con Riccardo,
giovane neolaureato in psicologica alla
triennale. Pronto a proseguire il suo per-
corso di studi e ad affrontare le difficol-
tà della vita. La prima questione è come e
quando si sia sentito “chiamato” agli stu-
di in psicologia. “Faccio un salto indietro
di qualche anno e mi ritrovo di fronte alla
scelta della scuola superiore.” dice Ric-
cardo “Un po’ ad esclusione, con la scar-
sa consapevolezza di un ragazzino delle
medie, mi indirizzo verso il liceo delle
Scienze Umane. Ho seguito il percorso
della psicologia nella triennale dell’Univer-
sità e lo intraprenderò anche nei prossi-
mi due anni di magistrale. Oggi, posso dire
che la mia “strada” è la psicologia, una
parola che sento cucita dentro di me. Ine-
vitabilmente, il nucleo di questo percor-
so è il servizio per gli altri; la volontà di
capire come siamo fatti e quella, ambizio-
sa, di provare a farci stare meglio.” In que-
sto percorso iniziato inevitabilmente con
una scelta quasi inconsapevole, si fa stra-
                                                       nella nostra vita. Tutti noi, in vari modi e a di-
da la convinzione di poter fare in qualche
                                                       versi livelli, siamo chiamati ad affrontare i pro-
modo la differenza. Matura quasi da sola una
                                                       blemi che si presentano. La psicologia, o per-
capacità di rileggere la realtà che si incontra
                                                       lomeno la psicologia che voglio seguire, vive e
con gli occhi di chi ha scoperto di avere un
                                                       si sviluppa nel dolore, con l’obiettivo non di
posto privilegiato di osservazione. Quasi come
                                                       eliminarlo, bensì di valorizzarlo.” La vocazione
se si indossassero degli occhiali particolari che
                                                       porta con sé scopi, target, obiettivi. Porta con
ti consentono di vedere le cose con il filtro
                                                       sé un diverso modo di rileggere la vita e le sfi-
delle tue conoscenze. In realtà è il filtro di chi
                                                       de che conseguentemente accadono. Interes-
sei, di chi si sta diventando a consentire la ri-
                                                       sante è come un giovane consiglierebbe chi si
lettura di ciò che accade. “Nel corso di questi
                                                       trova nella difficile scelta di iniziare a pensare
anni e alla fine di questo primo step, la cosa
                                                       a cosa fare, come spendere la vita. Riccardo
più importante che porto con me è il valore
                                                       suggerisce: “La scelta di un percorso non è mai
della relazione. La vita di tutti noi non esiste
                                                       cosa facile: siamo chiamati a mettere in gioco
senza la relazione: non possiamo sopravvive-
                                                       tanto di noi stessi. Però, non bisogna dimenti-
re senza gli altri e il nostro bisogno degli altri è
                                                       care che non si tratta di una scelta assoluta,
paragonabile a quello per il cibo o per il sonno.
                                                       perché non ci descrive totalmente. È poi pos-
Una cosa semplice che sembra scontata, ep-
                                                       sibile commettere errori e fare scelte sbaglia-
pure così spesso dimenticata e privata della
                                                       te; ammettere passi falsi e cambiare rotta sono
sua centrale importanza. Un’altra cosa da non
                                                       enormi atti di coraggio, non di debolezza. Il
dimenticare mai è la presenza della difficoltà
                                                       “consiglio” è quello di seguire una passione,
8                                                              il faro - maggio/giugno/luglio 2020
un ambito, un contesto che si sente proprio o        ne è aiutare, accompagnare, condividere. La
che affascina. Se nulla sembra catturare il no-      psicologia non può esistere senza la vocazio-
stro interesse, conosceremo il percorso giu-         ne per la gratuità orientata all’altro, il vero pro-
sto strada facendo, facendo attenzione alle          tagonista della nostra vita.” L’alterità, le rela-
continue opportunità che incontreremo.” En-          zioni, il conoscere sé stessi. Anche ascoltare i
trano in gioco due temi: conoscere sé stessi e       giovani spesso porta a conoscere e ricono-
seguire le proprie passioni. Forse sempre quel-      scere tante piccole verità che possono in qual-
lo che con un parolone difficile era il discerni-    che modo fare luce anche sulla vocazione degli
mento. Imparare a scoprire cosa riempie il cuo-      adulti: spesso convinti di essere arrivati, ma in
re di appagamento, di speranza, di gioia e di        realtà costantemente in cammino. Ringraziamo
amore. Essere guidati ed aiutati da figure di-       Riccardo per il tempo dedicato a parlare della
screte e amorevoli che in qualche modo sap-          sua vocazione e ci congratuliamo con lui per il
piano suggerire e consigliare, senza invadere i      primo traguardo di un lungo percorso che ci
giusti spazi di libera ricerca personale, posso-     auguriamo per lui pieno di tante soddisfazioni,
no in qualche modo fare la differenza. In defi-      gioie e amore. Complimenti dottore!
nitiva Riccardo conclude che la sua “vocazio-

La vocazione...medico e mamma
Essere medico porta con sé una inevi-
tabile chiamata a mettersi al servizio.
Essere donna, moglie, madre e medico
porta con sé una inevitabile risposta
vocazionale. Così la sintesi della chiac-
chierata con Maria Libera, ginecologa di
Bellinzago, impegnata professionalmen-
te nei consultori del nostro distretto
sociosanitario, ma con esperienze
ospedaliere in vari rinomati ospedali ita-
liani dove ha acquisito competenze,
conoscenze, abilità. Il progetto profes-
sionale, quello di moglie, quello di ma-
dre… tutto ha contribuito al corso del-
la sua attività professionale, ma niente
rimpianti: solo la gioia di svegliarsi alla
mattina e sentirsi nel proprio posto, nel
“vestito” della vita che più si ritaglia al
proprio io. Fin da giovane il desiderio di
mettersi al servizio degli altri come me-
dico era fisso nella sua testa: l’esem-
pio del padre, il desiderio di dimostrare
a sé stessa di potercela fare, la volontà
di aiutare e supportare le persone in
difficoltà… Non è stata una scelta, è
stata la normale conseguenza delle pas-
sioni, dei desideri e delle aspirazioni di
una giovane ragazza con dei sogni sul-
la propria vita. L’incontro con quello che diven-    il desiderio chiaro, la volontà certa. Così la quo-
terà il suo sposo in adolescenza nell’ACR del        tidianità è riempita dalla serenità, non dalla sem-
suo paese di origine, aggiunge una dimensio-         plicità. Ma dalla consapevole decisione di ri-
ne al sogno su di sé per la sua vita, quello della   spondere alla vita nelle sue difficoltà e nelle
famiglia e dei figli, costruita attorno all’amore.   sue gioie con un semplice sorriso di chi sa di
Il progetto della sua vita diventa quindi ampio,     essere nel suo posto, di aver scelto e trovato

il faro - maggio/giugno/luglio 2020                                                                    9
il suo essere sé stessa nel mondo. Difficoltà         zare la propria quotidianità. La scoperta di sé
che sono nella vita quotidiana famigliare, ma         stessi, il conoscere le passioni, quello che pia-
anche nella professione. Non cambia il discor-        ce, i propri interessi…ecco quello che ha gui-
so, sia che tu sia uno strutturato ospedaliero        dato la scelta di essere un medico al servizio
o un medico nei consultori territoriali: il pazien-   degli altri. Il tutto supportato da un affidamen-
te entra nella tua vita ed è realmente semplice       to libero e deciso a una provvidenza amore-
fare la cosa sbagliata nelle diverse situazioni,      vole e consolatoria. Da qui parte il consiglio
di sottovalutare e per stanchezza, di non pre-        che, per trovare la propria strada, ciò a cui si è
stare la giusta attenzione. Questo però diven-        chiamati, la prima tappa è riconoscere ciò che
ta lo stimolo, diventa lo slancio: il senso non è     ti rende felice, in pratica scoprire e conoscere
risolvere il problema subito e all’istante, il sen-   sé stessi. Liberamente, senza condizionamen-
so è mettersi al fianco del paziente. Sarebbe         ti. Ed è da questo che uno riconosce poi a cosa
facile in molte situazioni concentrarsi solo sul      è chiamato e si lascia guidare. Rimane però
prescrivere una ricetta o firmare un certifica-       l’adesione personale che parte da un semplice
to, ma la sfida vera è quella di parlare con il       concetto: “qualsiasi cosa si voflia fare nella vita,
paziente. Ascoltarlo, anche quando la stan-           l’importante è farla bene. Il giusto senso del
chezza ti assale, anche quando l’ambulatorio          dovere per seguire con serenità le proprie pas-
è pieno, anche quando la situazione famigliare        sioni, i propri interessi, la propria vocazione”.
ti distrae. Le difficoltà sono all’ordine del gior-   Un altro consiglio di Maria Libera per chi cerca
no. Le preoccupazioni di casa ti seguono al           la strada per fare ciò per cui è chiamato è quello
lavoro, ma anche la cura del paziente si incro-       di circondarsi di persone che, volendo bene,
cia con le vicende di vita domestica. In questo       possano aiutare, consigliare, supportare, ama-
si gioca la sfida vera di essere sé stessi nella      re. Questo fa la differenza nel vivere con li-
quotidianità, convivendo con situazioni che           bertà e coraggio il cammino verso la risposta
spesso non si ha la facoltà e la libertà di risol-    alla chiamata che la vita offre a ciascuno di noi.
vere, di superare, di sistemare. Anche nella vita     Il ringraziamento per la testimonianza sorriden-
da medico, è in questi casi che si gioca la parti-    te e umile di questa dottoressa e mamma bel-
ta dell’affidarsi, del lasciarsi guidare, non da un   linzaghese che fa tanto bene al cuore e alle
destino o dal caso, ma da un disegno provvi-          persone che la circondano. Un racconto aper-
dente. Un progetto che mette in gioco la pro-         to, sincero e vero di chi nelle fasi della sua
pria libertà e le proprie inclinazioni, le cose che   vita, rilegge una guida amorevole che ha con-
si desiderano e quelle a cui si aspira per realiz-    sentito il perseguire della propria vocazione.

Al servizio degli altri per vocazione
Considerati eroi e sono stati sotto la luce dei       ne” umana e professionale nel vivere quoti-
riflettori per la loro professione, osannati per      dianamente il suo impegno in ospedale e le
un paio di mesi: gli infermieri. Così si è pensa-     difficoltà di sistema e i riconoscimenti scarsi e
to di fare quattro chiacchiere con Vittoria, una      inadeguati. Spesso bilanciati dall’unica soddisfa-
giovane ragazza di un paese vicino al nostro          zione del sorriso del paziente (a volte nean-
(con parenti a Bellinzago…) che ha deciso di          che quello…). Nonostante questo, scegliere di
lavorare in ospedale e di laurearsi in scienze        essere infermiera è realmente una scelta che
infermieristiche. Ha iniziato ad esercitare la sua    mette in gioco non solo la propria professio-
professione proprio in un periodo complica-           nalità, ma tutta la propria vita: orari, turni, servi-
to. Subito emerge come, un ruolo tanto delica-        zio, pazienza. Una vera chiamata al servizio,
to e importante all’interno degli ospedali e per      una vera scelta di vita: una vocazione. Vittoria
i pazienti, nonostante tutte le dichiarazioni di      ricorda che durante l’esperienza in una coo-
stima e di “incensazione” estrema di qualche          perativa sociale fatta negli anni delle superiori,
mese fa, sia tenuto davvero in poca conside-          si sia fatto strada dentro di sé il desiderio di
razione sia dai professionisti sanitari che dal       coniugare il suo desiderio di mettersi a dispo-
“sistema paese” in sé. Vittoria esprime così la       sizione degli altri (voleva fare la maestra, altro
difficile relazione tra lo slancio di “compassio-     servizio assai fondamentale) con quella curio-

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sità, forse innata, per l’ambiente ospedaliero.       vita di servizio, uno slancio continuo proteso
Si potrebbe dire che, in questo caso, sia stata       verso l’umanità: una serie di questioni impor-
un’esperienza a rispondere alla domanda vo-           tanti che possono dare suggerimenti a quanti,
cazionale: sia stato provare, fare esperienza         giovani e non, si trovano alle prese con scelte
di qualcosa a far maturare la consapevolezza          vocazionali, con un desiderio di rispondere a
in Vittoria della propria strada, del proprio es-     una chiamata nella vita. Vittoria non ha dubbi:
sere. Il fascino dell’ospedale, unito alla predi-     provare, fare esperienza, cercare tra le cose
sposizione a farsi prossima degli altri, ha gui-      che ti appassionano, quelle che suscitano in
dato Vittoria a trovare il “vestito” con cui sen-     te curiosità, quelle che esercitano un
tirsi a proprio agio nella vita: una vocazione        fascino…cercare e provare. Fare esperienza
che ha fatto scoprire come nella vita siano           della vita e di sé stessi, per scoprire quale sia il
importanti l’impegno, la dedizione costante e         percorso, la strada con cui realizzare la pro-
continua, la pazienza serena e controllata. Un        pria vita. Un suggerimento carico di speranza
vero e proprio modo nuovo di reinterpretare           e di fiducia. Il cercare le proprie passioni che
la vita propria e quella del mondo che circonda       non nasconde le difficoltà e il bisogno più che
ognuno di noi. I sacrifici continui richiesti da      necessario della dedizione, dell’impegno e della
questo cammino professionale sono molti e             costanza sia nello studio che nella quotidiani-
diventano anche la base di tutti gli atteggiamenti    tà. Ma forse poi alla fine, anche senza che la
che riguardano anche le scelte più banali: sen-       professione abbia il suo giusto riconoscimen-
za questo mettere in gioco sé stessi in ogni          to, anche se a volte i pazienti mettono in
ambito, dallo studio continuo richiesto al di-        difficoltà…alla fine in realtà la fatica e i sacrifi-
menticare sé stessi per i pazienti, si intuisce       ci probabilmente vengono ripagati da un sorri-
che nella vita non si raggiunga nulla. Le soddi-      so in aspettato, da un grazie detto col cuore e
sfazioni, racconta Vittoria, certo ci sono: il sor-   da un appagamento interiore di chi sa di avere,
riso dei pazienti, la loro gratitudine anche          in qualche modo, reso migliore il mondo e la
espressa solo con gli occhi. Ma un riconosci-         vita di qualche persona. Questo sia l’augurio
mento più ampio, per un ruolo di servizio così        per Vittoria che ringraziamo per le sue parole
importante forse sarebbe un dovere del no-            e per tutta la sua professionalità che è impor-
stro paese intero. Non solo quando una pan-           tante, non solo per i malati, ma in realtà per
demia crea un aumento dei bisogni e della pa-         tutta la società e tutto il Paese.
ura. Una ragazza molto giovane, una scelta di

il faro - maggio/giugno/luglio 2020                                                                     11
bellinzaghesi
         La testimionianza del nostro don Renato
L   o scorso 22 Marzo ho iniziato l’esperienza
     nella malattia del covid-19: sono stato por-
tato all’ospedale “Clinica Beato Matteo” in Vi-
                                                       gnore ha voluto così.
                                                       La seconda spoliazione in quel tutto che ave-
                                                       vo promesso nel giorno della mia ordinazione
gevano e lì ho iniziato una lunga degenza che          sacerdotale mi è stata data nella notte tra il 2 e
mi ha portato a vivere e a rivivere la mia vita        il 3 aprile quando alle 2 di notte mi hanno pre-
nei 68 giorni di ospedalizzazione.                     levato dal reparto e portato in rianimazione
Subito ho avvertito che la salute veniva meno,         dove sono rimasto per tre settimane: lì ho av-
mancava il fiato, la febbre era alta e mi era im-      vertito proprio la discesa negli inferi vivendo
possibile portare avanti le semplici realtà quo-       anche il tempo liturgico della settimana Santa
tidiane della vita.Ho subito avvertito che Dio         e dell’ottava di Pasqua dove, grazie agli infer-
mi stava chiedendo tutto: la salute è stata mi-        mieri che scaricavano i programmi liturgici dal
nata, ciò che è semplice e facile è diventato          mio cellulare, ogni tanto potevo seguire nella
difficile nelle realtà di ogni giorno quali respi-     liturgia delle ore e nella celebrazione della santa
rare, parlare, alzarsi e camminare.                    messa le letture e il tempo di passione del Si-
Il primo passo di questo cammino in salita è           gnore. Anch’io umilmente ho provato la soffe-
stato la morte di mia madre Giuseppina: qui ho         renza del corpo, il tacere davanti al persecuto-
avvertito ciò che alcuni miei parrocchiani ave-        re che era il virus e soprattutto l’abbandono
vano già vissuto cioè la perdita di una persona        nelle mani del Padre chiedendo al Signore di
cara, ma ancor più l’impossibilità di poterle sta-     sapergli offrire tutto ciò che mi capitava, dalla
re vicino, di venerare il suo corpo, vestirlo, aver    privazione degli alimenti alla solitudine negli
la visita di parenti e di amici per ricevere la con-   affetti, a qualche umiliazione avvertita nel do-
solazione grande dell’abbraccio negli affetti e        ver dipendere in tutto e da tutti, a quel tempo
della fede. Con mia mamma ho vissuto 23 anni           che non passava mai quasi fosse un eterno
da sacerdote: nel giorno della mia consacra-           venerdì santo; attraverso la preghiera del bre-
zione sacerdotale ho fatto una richiesta al Si-        viario ed i quattro rosari quotidiani, mai pregati
gnore, di avere la possibilità di vivere con mia       insieme nella mia vita, cercavo di offrire la mia
mamma almeno per gli anni in cui mi è stato            sofferenza non tanto nel chiedere il dono della
privato l’affetto
materno durante i
quattordici anni di
formazione in se-
minario ed il Signo-
re mi stava ricom-
pensando con il
doppio di quanto
richiesto, come
dice nel Vangelo. E’
tremendo non po-
ter salutare la mam-
ma, non vederla
più, non poterle
dare l’ultimo bacio
e soprattutto non
poterla accompa-
gnare al cimitero
dopo le esequie
cristiane, ma il Si-

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mi ha portato poi il 29 di maggio ad
                                                                  essere dimesso e con quella senten-
                                                                  za di assoluto riposo e di riabilita-
                                                                  zione che mi costringono a rimane-
                                                                  re lontano della vita parrocchiale al-
                                                                  meno fino a settembre.Come ho già
                                                                  scritto attraverso i messaggi pubbli-
                                                                  cati su Facebook ho saputo leggere
                                                                  questi 68 giorni anche come tempo
                                                                  di grazia in cui Signore ha voluto at-
                                                                  traverso questa esperienza farmi
                                                                  capire che lui è il tutto della mia vita
                                                                  e che quel tutto promesso nello
                                                                  slancio giovanile della consacrazio-
                                                                  ne forse deve essere ancora realiz-
                                                                  zato in me e nella Chiesa che servo
                                                                  senza alcun merito ma senz’altro
guarigione ma nel poter offrire quel tutto che                    con la gioia di chi sa che ci si realiz-
avevo promesso quel 31 maggio del 1997 sdra-          za pienamente nella vita solo nel servire il Si-
iato sul pavimento del Duomo.Arrivo così alla         gnore. E lo ringrazio anche per l’esperienza sa-
terza spoliazione. Il giorno di Pasqua, il 12 apri-   cerdotale fatta in ospedale, confessando, pre-
le di quest’anno la Pasqua coincideva con il mio      gando con i medici, i fisioterapisti e gli infer-
compleanno, e che compleanno: 50 anni di vita,        mieri, con i compagni di camera, a tre dei quali
boa miliare nella vita di ognuno. In quel giorno      ho dato l’assoluzione di tutti i peccati prima
ho fatto una promessa al Signore: se mi aves-         della loro morte, insieme a quelli non contati
se dato il dono del tempo e altri giorni di vita,     in rianimazione.Attraverso le pagine di questo
avrei vissuto i prossimi 50 anni con più slan-        bollettino parrocchiale esprimo la mia gratitu-
cio, con più impegno, con più santità. Promes-        dine a Colui che è stato la mia roccia, il Signo-
sa ? Realizzazione ? Certezza della mia infe-         re, ai miei familiari che hanno sofferto e temu-
deltà e della fedeltà di Dio ? Penso proprio di       to per me e con me nei giorni di malattia e nei
sì, che Dio sia più fedele di ogni uomo e anche       giorni tremendi della morte della mamma che
di me stesso eppure attraverso la respirazio-         sono sicuro stia sorridendo al suo posto in
ne forzata e tutte quelle incitazioni che il per-     paradiso ed esprimo anche la mia riconoscen-
sonale medico mi rivolgeva ogni volta che ve-         za verso tutti coloro che attraverso scritti, pre-
niva a bucare il braccio o a somministrare i          ghiere e anche con il loro silenzio sono riusci-
medicinali necessari per poter fare reagire il        ti a strappare la mia vita dalla morte e a proiet-
mio corpo ormai allo stremo delle forze, tutto        tarla di nuovo nella vita della Chiesa.
ciò mi aiutava a continuare a lottare e soprat-       Facciamo esperienza di ogni tempo della no-
tutto a superare quel tutto che il Signore mi         stra vita certi che Signore ci sostiene fin quan-
stava chiedendo. So che ero supportato dalla          do finalmente saremo con i nostri cari nella
preghiera di molti attraverso innumerevoli mes-       gioia del Regno di Dio che stiamo preparando
saggi e tante preghiere elevate al Signore, ac-       quaggiù su questa terra.
compagnate (l’ho saputo dopo) anche da fio-                                                  Don Renato
retti privati, da penitenze e privazioni che sono
                                                      In questi giorni, Don Renato è stato confer-
riusciti a riportarmi il 23 di aprile, giorno della
                                                      mato vicari episcopale per della zona pasto-
festa di San Giorgio che ha vinto contro il dra-
                                                      rale di Mede, rinunciando per motii di salute
go, di nuovo in reparto per l’ultimo periodo
                                                      legati al covid al ruolo di Vicario Generale del-
della mia lotta dove innumerevoli antibiotici
                                                      la diocesi d Vigevano. Tutta la comunità si
hanno minato l’intestino portandomi ancora a
                                                      unisce nel pregare e nel sostenere don Re-
innumerevoli debolezze e lotte contro la ma-
                                                      nato e nel ringraziare la Provvidnza per la sua
lattia. Finalmente il 9 maggio attraverso il se-
                                                      vocazione sacerdotale.
condo tampone risultato negativo potevo gioi-
                                                                                          La Redazione
re insieme ai medici in quella lunga battaglia che
il faro - maggio/giugno/luglio 2020                                                                    13
pagina missionaria
                                                    Suor Carla ci scrive...
Carissimi vi giro la lettera che ho ricevuto dalle mie Consorelle di Bangui; è sem-
pre bello condividere le notizie con chi è lontano!
Un caro saluto a tutti, e un ricordo per tutti.                            Sr. Carla
Carissime Sorelle,
spero stiate tutte bene, assieme alle Sorelle delle vostre Comunità.
Vi invio qualche notizia da trasmettere agli Amici e Benefattori, che conoscete. E’ un momento
molto difficile per tutti, sia in Italia che qui. Vedete voi, se ritenete opportuno, conoscendo le perso-
ne. Noi qui stiamo bene, ma la pandemia non si arresta e non abbiamo notizie attendibili. Di sicuro
non ha la virulenza di altri Paesi del mondo, soprattutto grazie al fatto che la popolazione è molto
giovane. Vi ricordiamo nelle nostre preghiere. Con affetto, Federica

Una preghiera ed un sorriso per voi
                              Bangui, 14 luglio 2020

C    arissimi Amici, a ciascuno di voi un ricordo
     affettuoso dalle Sorelle delle missioni della
Repubblica Centrafricana-Cameroun-Ciad.
                                                        sensibilizzazione della gente sulle misure preven-
                                                        tive per arrestarne la propagazione.
                                                        Le Sorelle si sono anche impegnate nella prepa-
In questo tempo in cui la pandemia da Coronavi-         razione di mascherine e nella distribuzione di
rus ha portato sofferenza, morte e paura in mol-        sapone alla popolazione.
te famiglie italiane, vi siamo state vicine.            Particolarmente intenso è stato anche il nostro
Eravate presenti nelle nostre Eucarestie, nei tem-      servizio alla “Radio notre Dame” di Bangui per aiu-
pi di adorazione al Santissimo Sacramento, nella        tare la gente a comprendere che la prevenzione è
preghiera quotidiana, perché il Signore potesse         l’unica arma efficace di cui disponiamo nelle no-
custodire e proteggere voi e le vostre famiglie.        stre realtà per evitare una catastrofe sanitaria.
La situazione in Italia é in miglioramento dal pun-     Ringraziandovi per essere con noi nel nostro
to di vista sanitario. Mettiamo nelle mani di Dio       servizio missionario, chiediamo al Signore di far-
anche questo tempo di “ripresa” che state viven-        si sentire sempre presente ai nostri giorni con
do e che vi riserva sicuramente anche sfide e           quella forza che solo Lui può dare.
difficoltà. Vi assicuriamo di continuare a pregare      Con affetto e gratitudine,    Sr.Federica Farolfi
per ciascuno di voi.
Sinora la situazione nei nostri tre Paesi, malgra-
do il numero importante di contagi, é abbastan-
za contenuta. Nonostante le misure di preven-
zione e di distanziazione sociale, decretate dai
rispettivi Governi a partire dallo scorso mese di
marzo, le persone stanno continuando la loro vita
come sempre: non potrebbe essere diversamen-
te per chi vive alla giornata e si procura il cibo
con quello che guadagna ogni giorno.
A partire dal mese di aprile, le nostre attività si
sono notevolmente ridotte: chiuse le scuole cat-
toliche, dove lavoriamo, i diversi impegni nella
pastorale sono stati sospesi, interrotte tempo-
raneamente le attività nei centri di formazione
per le giovani studenti. Questa settimana i corsi
nelle scuole riprenderanno, anche per garantire
agli studenti gli esami finali.
Le nostre Sorelle, che lavorano nelle strutture ospe-
daliere in Repubblica Centrafricana e in Ciad, han-
no continuato il loro servizio alla popolazione, im-
pegnandosi in modo particolare nella formazione
del personale sanitario sul nuovo coronavirus e nella

14                                                              il faro - maggio/giugno/luglio 2020
pagina missionaria
Ringraziamento contributo per le missioni
C    arissimi amici del gruppo missionario par
     rocchia San Michele Arcangelo e bellinza-
ghesi, abbiamo finalmente terminato il lavoro
                                                      ancora in Togo il
                                                      vostro generoso
                                                      aiuto a sostegno
di aggiornamento di fine anno con la spedizio-        dell’iniziativa “Salva
ne della corrispondenza natalizia arrivata dalle      la vita” ad una gio-
varie missioni con relative traduzioni curate in      vane mamma e al
ufficio. Inevitabilmente abbiamo tralasciato la       suo bimbo con cui
contabilità con annessi i ringraziamenti con cui      ogni anno garantia-
facciamo seguito ad ogni offerta pervenutaci          mo un parto sicuro
nell’ultimo periodo del 2019.                         e le cure a varie donne della missione. Alle-
Iniziando il nuovo anno vogliamo farci guidare        ghiamo due situazioni che hanno goduto di
dalle parole di Papa Francesco sempre attento         questa iniziativa.
ai più deboli e a chiunque sia bisognoso non          A ciascuno di voi giunga tutta la nostra stima e
solo di attenzioni materiali, ma anche della pre-     riconoscenza per il vostro filiale e rinnovato
senza e del conforto di Dio. Queste le sue            sostegno all’opera sociale di cui Suor Gabriella
esortazioni: “ i poveri prima di tutto hanno bi-      è superiora e referente in Togo unito ancora
sogno di Dio, del suo amore reso visibile da          all’augurio per un sereno e positivo nuovo
persone sante che vivono accanto a loro, le           anno.
quali nella semplicità della loro vita esprimono                                  Amici delle missioni
e fanno emergere la forza dell’amore cristia-
no... I poveri hanno bisogno delle nostre mani
per essere risollevati, dei nostri cuori per sen-
tire di nuovo il calore dell’affetto, della nostra     AGBOWOATSI
presenza per superare la solitudine. Hanno bi-         Afi
                                   sogno di amo-       (22 anni)
                                   re, semplice-
                                   mente!”
                                   Se dunque le
                                   parole del
                                   Papa fanno da
                                   cornice al no-
                                   stro operato,
                                   ogni singola
                                   donazione,
                                   offerta, gene-
                                   rosità diven-
                                   tano un tas-
                                   sello, un colo-
                                   re che darà
                                   vita al quadro
                                   della solidarie-
                                   tà che insie-
                                   me vogliamo
                                   costruire an-
 AHIIAKOU                          che quest’an-
 Blessing                          no: siamo fe-
 (15 anni)
                                   lici di mandare

il faro - maggio/giugno/luglio 2020                                                                15
S.Messa nel 25° di ordinazione

16                  il faro - maggio/giugno/luglio 2020
sacerdotale di don Matteo

il faro - maggio/giugno/luglio 2020   17
comunità pastorale
                 25 anni da sacerdote...prima parte
I l nostro parroco il 10 giugno 2020 ha festeg-
  giato i 25 anni di sacerdozio. Una celebra-
zione eucaristica con la diaconia e il consiglio
                                                      2020. Gli uomini amano i numeri. I numeri ser-
                                                      vono anche per contare, ma sono considerati
                                                      anche simboli, messaggi. Tanto che persino Dio
pastorale e dell’oratorio della nostra comuni-        ama i numeri e nelle Scritture se ne parla spes-
tà. Una prima parte perché il distanziamento          so. Sette, Dodici, Cinquanta, settanta volte sette
sociale precauzionale previsto dalla pandemia         etc etc. Io però non capisco bene che diffe-
del coronavirus non ci ha permesso di far fe-         renza ci sia tra 24 e 25, tra 50 e 52. Infatti, io
sta come avremmo voluto. Una prima parte per-         non sono un matematico né un profeta. Sono
ché è un monito alla nostra memoria di recu-          piuttosto un letterato e perciò mi piacerebbe
perare non appena la situazione lo consenti-          farti gli auguri in poesia.
rà. Ma anche in questa situazione non possia-         Caro don Matteo e festa sia, Se cupa è la not-
mo che essere grati per il dono del sacerdo-          te e aspra la via, Il tuo mite sorriso Ci regala un
zio di don Matteo e del suo ministero tra di          po’ di paradiso. Se il sole splende e la gioia è
noi. Nell’omelia don Matteo ci ha detto: “In que-     vera, la tua parola faccia che duri fino a sera.
sti 25 anni ho perso il conto delle messe che ho      Auguri!
celebrato. Eppure, non mi annoio, non mi stanco               Don Mario Delpini, Arcivescovo di Milano
mai e mi emoziono ancora. Forse sempre di più.
Perché nell’eucaristia Gesù ci prende dolcemen-       La prima parte del 25esimo è finita. Ma avremo
te, mi invita e mi dice che mi vuole bene. Poi mi     la possibilità, di poter festeggiare ancora e per
mette davanti sé stesso e il suo bene infinito e      bene don Matteo e anche il primo anno di sa-
anche l’invito forte e chiaro che dice: Vuoi essere   cerdozio di don Paolo. Non dimenticando poi
felice don Matteo? Ama anche tu così, non rispar-     che la vera festa si svolge nella quotidianità,
miarti. Anche se mi sento un po’ stanco, preoc-       nel servizio e nell’amore giornaliero.
cupato o distratto da qualcosa, Gesù mi prende il                   Un membro del consiglio d’oratorio
volto e mi invita ad alzare lo
sguardo verso di Lui, oppure
che è la stessa cosa verso un
fratello o una sorella che non
stavo guardando o non volevo
considerare. E mi mostra che
c’è solo una via per andare
avanti, per non sprecare la
mia vita: spenderla e consu-
marla per e con gli altri.”. Un
video ha preceduto la
S.Messa che molti di noi han-
no seguito sul canale Youtu-
be. In tale video il nostro Ar-
civescovo scrive una lettera
a don Matteo.
Caro don Matteo, non pos-
so venire alla festa che la tua
comunità ha organizzato per
queste date significative. Tu
festeggi 50 anni di vita il 12
luglio 2020, festeggi 25 anni
di sacerdozio il 10 giugno

18                                                            il faro - maggio/giugno/luglio 2020
caritas parrocchiale
Riapre la nostra Caritas
C    ome noto l’attività della nostra Caritas rio della nost ra
      Parrocchiale era stata sospesa per diver- fede.
si mesi causa il “coronavirus” e la distribu- Il volontariato è cer-
zione delle borse con gli alimenti per i nostri tamente una rispo-
concittadini più in difficoltà era stata svolta sta all’indifferenza e
efficacemente dalla Protezione Civile.              all’individualismo
Ora il miglioramento della situazione sanita- emergenti in una
ria ci ha permesso di “riaprire” anche se con società come la no-
una diversa modalità; ad esempio la distribu- stra, che sempre più
zione degli alimenti alle famiglie che stiamo è incapace di rela-
seguendo avviene in orari prestabiliti in modo zionarsi e di donarsi all’altro.
da ridurre la possibilità di contatto e quindi Come ricorda Papa Francesco il compito del
di contagio.                                        volontariato cristiano è “vedere nel volto e nel-
Altra favorevole notizia è che agli attuali vo- le sofferenze del povero il volto e le piaghe di
lontari della Caritas si sono aggiunte altre due Cristo”.
persone (in totale siamo in 7, più ulteriori 4
collaboratori occasionali) scongiurando così                                   Caritas Parrocchiale
l’ipotesi di unificare ed
integrare la nostra Ca-
ritas con quella di Ges-
sate per carenza di vo-
lontari. Con la Caritas
di Gessate si continue-
rà la collaborazione
come ad esempio con
lo scambio di prodotti
alimentari (specie quelli
in scadenza) che risul-
tano “eccedenti”, cer-
cando inoltre altre oc-
casioni per un maggio-
re scambio di aiuto e di
collaborazione.
È grazie al volontariato
e alla vocazione verso
i più bisognosi che mol-
te iniziative caritatevoli
possono essere svol-
te. Alla base di questo
nostro impegno vi è la
fede come ben sotto-
linea San Paolo l ’apo-
stolo delle genti, che
indica la disponibilità a
donare parte della no-
                                    “vedere nel volto e nelle sofferenze del povero
stra vita ai più poveri,
                                               il volto e le piaghe di Cristo”
come simbolo identita-

il faro - maggio/giugno/luglio 2020                                                               19
comunità pastorale
                                  Un proposta estiva...inedita
Q     uest’estate non c’erano i soliti mille e più
      ragazzi che riempivano i nostri oratori, ma
solo un piccolo gruppo, una cinquantina circa;
                                                     che ci ha spinti a pensare quest’esperienza è
                                                     stato lo stesso desiderio di essere vicini ai
                                                     nostri ragazzi. Il “motore” che ci ha permesso
quest’anno all’ingresso dell’oratorio non era        di realizzare tutto è quell’amicizia con il Signo-
sufficiente avere lo zaino con una borraccia         re Gesù che vogliamo coltivare con i nostri ra-
d’acqua, ma bisognava avere anche la masche-         gazzi. Oratorio estivo sottotono, oratorio esti-
rina; quest’anno non potevamo fare grandi gio-       vo ridotto, oratorio estivo per pochi … forse
chi tutti insieme ma dovevamo pensare a igie-        questo è come poteva apparire la proposta
nizzare il pallone dopo ogni utilizzo; quest’an-     estiva e forse questo erano i dubbi che ci ac-
no non bastava dire ciao a chi ti accoglieva al-     compagnavano nel progettarla eppure nella sua
l’ingresso dell’oratorio, bisognava anche farsi      unicità e straordinarietà questa proposta è sta-
misurare la febbre; quest’anno per iscriversi        ta capace di rivelarsi una ricchezza.
non bastava farlo in oratorio, bisognava prima       Sicuramente avremmo sognato di poter vede-
iscriversi on line; quest’anno non ci si poteva      re i nostri oratori popolati dell’entusiasmo del-
abbracciare per festeggiare la vittoria della pro-   le centinaia dei ragazzi che li riempiono ogni
pria squadra, bisognava controllare che il no-       estate eppure quel poter fare una proposta
stro compagno di squadra fosse a un metro            per pochi ragazzi che ci spaventava ha saputo
da noi … queste e le molte altre regole e at-        rivelarsi anche una risorsa; la grande ricchezza
tenzioni da rispettare sembravano rendere            di questa esperienza estiva non è stata sco-
questa esperienza estiva impossibile, un qual-       prire come giocare distanziati o come fare gio-
cosa di impensabile … eppure qualcosa di ine-        chi in piccolo gruppo, ma vedere come un pic-
dito abbiamo fatto, qualcosa di unico, qualco-       colo gruppo ci ha permesso di vivere in modo
sa che ci ha permesso di vivere questa situa-        più profondo la relazione con i ragazzi; quel
zione come un’occasione proprio come il no-          piccolo gruppo che ci appariva come una co-
stro arcivescovo Mario ci chiedeva di fare.          strizione fastidiosa si è rivelato come la possi-
Inedita è sicuramente stato la forma in cui ab-      bilità di una conoscenza più profonda con i
biamo dovuto pensare la proposta ma sicura-          ragazzi; quell’essere sempre con gli stessi ci
mente la sostanza non è cambiata: il desiderio       ha permesso che la conoscenza non si limi-

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tasse al nome ma po-
tesse essere più pro-
fonda. Forse i giochi
saranno stati sempre i
soliti, forse le attività
noiose, forse gli edu-
catori fastidiosi e for-
se le regole una vera
noia ma sicuramente le
relazioni che que-
st’esperienza estiva ci
ha permesso di vivere
sono state una cosa
inedita di cui vogliamo
fare grande tesoro.
                                                    zi ha prevalso. Nelle nostre giornate in orato-
Ormai sono un po’ di estati che viviamo l’ora-      rio non abbiamo pensato a chissà quali giochi
torio estivo e quello che solitamente ricordia-     e attività originali e mai viste prima: partite a
mo è quella gita particolarmente bella, quel gio-   calcio, passeggiate a piedi, gita in montagna, ping
co ben riuscito, la festa finale … ecco quest’an-   pong … eppure anche la più semplice dell’atti-
no ricorderemo invece quella chiacchierata          vità è stata capace di diventare speciale grazie
fatta durante il pranzo, quel consiglio chiesto     allo stile di amicizia e fraternità con la quale è
da un ragazzo, la curiosità dei ragazzi nel cer-    stata vissuta. Inizialmente non riuscivamo a im-
care di conoscere noi educatori, il racconto        maginare un’estate senza oratorio estivo, ma
dei ragazzi durante la passeggiata sulle vacan-     non sapevamo cosa aspettarci da questa pro-
ze che faranno … ben più soddisfacente del          posta inedita. Il desiderio era quello di poter
sentirsi dire che il gioco era bello, sono stati    tornare a vedere i “nostri ragazzi” non da uno
questi semplici momenti in cui ragazzi hanno        schermo ma nei nostri oratori…
apprezzato il nostro essere lì per loro, pronti     La proposta che abbiamo realizzato è stata
ad ascoltarli; di questa esperienza estiva quel-    qualcosa di inimmaginabile e prezioso per im-
lo che più ci porteremo nel cuore sarà questa       parare a vivere, con l’intensità di questi giorni,
possibilità di dialogo con i ragazzi. Più che del   la relazione con tutti i ragazzi che incontriamo
fare qualcosa, la logica dello stare con i ragaz-   nei nostri oratori. Il desiderio è che, da questi
                                                                                       giorni, i ragazzi
                                                                                       ricordino che gli
                                                                                       educatori non
                                                                                       erano lì solo per
                                                                                       spiegare un gio-
                                                                                       co o per con-
                                                                                       trollare che non
                                                                                       facciano danni,
                                                                                       ma che erano li
                                                                                       per loro, pronti
                                                                                       in ogni momen-
                                                                                       to ad ascoltarli
                                                                                       e, nella misura in
                                                                                       cui ne sono ca-
                                                                                       paci, aiutarli.

                                                                                       Camilla Previati
                                                                                           (detta CP)

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