Vedo qualcosa che mi riempie di meraviglia! - Rivista della parrocchia di Bellinzago Lombardo
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il faro Maggio/Giugno/Luglio 2020 - Anno 53 Rivista della parrocchia di Bellinzago Lombardo Vedo qualcosa che mi riempie il faro - maggio/giugno/luglio 2020 di meraviglia!1
sommario copertina 1_Vocazione................................................a cura di MT editoriale 3_Un’estate di vocazione... inedita.........................DB ilfaro Mensile della parrocchia primo piano di Bellinzago Lombardo 4_Vocazione: il parroco........................don Matteo 5_Vocazione: diacono..............................il diacono Fabio Redazione 6_Vocazione: suora...Sr.Maler, Sr.Chitra, Sr.Samanasu Giovanni Gargantini 8_Vocazione: laureato......................................................... Ludovico Vidali 9_Vocazione: medico e mamma.......................................... Giuseppe Vincenzi 10_Vocazione: infermiera................................................... Michele Tresoldi bellinzaghesi Virginio Cavalli 12_Don Renato ci scrive.................................don Renato Diego Balconi pagina missionaria 14_Suor Carla ci scrive..........................................Sr.Carla Collaboratori 15_Ringraziamenti dalle missioni...Amici delle missioni eventi Paola Gargantini 16_25esimo don Matteo...................................................... Arianna Neri caritas parrocchiale Daniele Alessandro Folli 19_Riapre la nostra Caritas..........Caritas Parrocchiale comunità pastorale Impaginazione e stampa 20_Una proposta estiva... inedita..........Camilla Previati in proprio 22_Visita Arcivescovo Mario........................gli educatori Chi volesse far pervenire articoli alla eventi Redazione può imbucarli nella apposita 24_Vita dopo il Covid.......a cura di Giuseppe Vincenzi cassetta delle lettere presso il bar l’angolo del dialetto dell’Oratorio oppure inviarli all’indirizzo di 29_Lombardia raccontami.........................Arianna Neri posta elettronica: faronews@yahoo.it letture consigliate Articoli non firmati non verranno pubblicati 30_..................................................................la Redazione quarta di copertina 32_Visita Arcivescovo................................la Redazone 2 il faro - maggio/giugno/luglio 2020
editoriale Un’estate di vocazione...inedita U n numero estivo del faro, in un periodo in cui la pandemia sta allentando un po’ la presa. Bellinzago è COVID free. Questa è una za. Un’altra certezza è l’impegno civico e di pro- fessionisti di cui abbiamo raccolto testimonian- ze e riflessioni. Sentiamo tutti la sensazione buona notizia. Fino a quando? Tornerà in au- di dubbio, di incertezza per il futuro. Abbiamo tunno? Torneremo in lockdown? Domande che di fronte mesi pieni di incognite. Le vocazioni ci interrogano su un futuro prossimo ignoto, attorno a noi ci danno certezze. Le compe- forse preoccupante. Ma in realtà ci consente tenze e le conoscenze di alcuni nostri concit- di concentrarci su alcune certezze. La prima tadini ci danno certezze. Le vicinanze frater- sono i 25 anni di sacerdozio del nostro parro- ne ci danno certezze. Le relazioni con gli altri co Don Matteo, festeggiato a giugno nella co- ci danno certezze. Siamo in un momento dove munità pastorale. Una festa “ridotta”. Una fra- si ha un estremo bisogno di certezze. Abbia- ternità ridimensionata. La pandemia così ci ha mo paura di tornare a vivere un tempo sospe- obbligato. Abbiamo però messo l’attenzione so, in cui la paura, il timore e l’isolamento, pos- su una certezza: il dono della vocazione. Ab- sano frantumare ancora le nostre certezze. In biamo così lasciato spazio a raccontare alcu- questa estate forse possiamo pensare alla ne vocazioni emerse tra adulti, giovani, clero e nostra vita, alla nostra vocazione. Alla nostra laici, della nostra comunità pastorale o del no- serena quotidianità, con i nostri affetti, le no- stro territorio. Un’altra certezza è stata l’espe- stre amicizie e le nostre relazioni. rienza estiva, culminata con la visita del nostro Pensare a come utilizzarla per dare certezze a Arcivescovo. La sua guida pastorale non è ve- quanti vivono con e attorno a noi. In questa nuta meno in questi mesi strani e difficili, anzi estate possiamo pensare alle nostre certez- forse l’abbiamo ancora sentita più vicina e più ze, scoprire quelle che sono fondate sulla sab- forte. Per stimolare questa vicinanza con il bia, rinsaldare e costruire quelle sulla roccia. In vescovo, abbiamo proposto un breve riman- questa estate possiamo pensare al futuro, non do alla sua lettera pastorale pubblicata il 15 per fare gli indovini o i nuovi virologi, ma per luglio e disponibile sul sito della diocesi. Non alzare lo sguardo sulla nostra vita, sulle nostre dimentichiamo anche il sito della nostra comu- relazioni, non per prepararci a vivere nella pa- nità pastorale (www.cpdivinamisericordia.it) ura di una nuova ondata, ma per rendere vere dove possiamo avere tutti gli aggiornamenti e e piene le nostre certezze. rimanere “connessi” anche fossimo in vacan- DB il faro - maggio/giugno/luglio 2020 3
primo piano: la vocazione I conti non tornano F orse capita a tutti di sperimentare quella strana impressione legata al fatto che certi numeri diano un senso di completezza, men- solo alla vita), grazie a tutti coloro che ho in- contrato, che mi hanno accompagnato e dei quali mi sono fatto compagno di viaggio. Ma, tre altri appaiono indefiniti, come se mancas- come mi è capitato di dire in questi giorni di se qualcosa, che si tratti di conti, di anni, di festa (davvero grazie, siete stati amorevoli e quantità o di misurazioni. A me capita così, al- commoventi), io desidero essere felice non cuni numeri mi “piacciono”, altri li preferisco solo del venticinquesimo di Messa, o dei cin- perché sono simbolici, altri ancora, invece, mi quant’anni di vita, ma di ogni giorno e di ogni lasciano un po’ così, in attesa, col desiderio di momento; desidero che i conti tornino ogni qualcos’altro. Spero che non vi sia una rilettu- giorno per dire, pur consapevole delle mie im- ra da parte di qualche psicologo di questa mia perfezioni: “sono un servo inutile, ho fatto riflessione con diagnosi preoccupante, ma io tutto quello che dovevo fare” …o almeno ho la riprendo per passare a un livello più impor- cercato di farlo (cfr. Lc 17,10). tante e bello: mi piace e mi dà serenità il fatto Con ciò non intendo essere perfezionista, né che i conti tornino. E quando parlo di conti non pretendere di esserlo; tantomeno posso af- intendo assolutamente quelli riguardanti l’am- fermare di aver sempre fatto tutto quello che ministrazione delle nostre parrocchie, i paga- potevo. Forse, anche i numeri che non fanno menti, le entrate e le uscite; neppure penso al cifra tonda e i conti che non tornano posso- risultato delle iniziative pastorali e al successo no essere l’invito, giustamente pressante, a di proposte a cui tengo. Credo sinceramente non accontentarmi di quanto ho pensato e che la quadratura del cerchio, la soddisfazio- fatto; non posso certo accontentarmi e dire ne di una vita riuscita debba rispondere alla che ho amato abbastanza. Spero e prego di domanda: ho amato? Non si può quantificare non accontentarmi mai …aiutatemi ad amarvi! l’amore a partire dalla riuscita di quanto si fa, vostro don Matteo ma si capisce se dal no- stro cuore, dalle nostre parole e dalle nostre mani scaturisce un fiu- me di bene, un rigagno- lo o …un torrente in secca. Sì, la vera pienez- za parte dal guardarsi allo specchio (esame di coscienza?) e valutare se la giornata trascorsa è stata vissuta nell’amo- re, nel darsi; se parto da questa semplice misura- zione quotidiana riesco a fare un bilancio anche di un mese, di un anno, di venticinque anni, di una vita. Venticinquesimo di ordi- nazione sacerdotale, grazie! Grazie a Dio, gra- zie alla mia famiglia che mi ha generato (e non 4 il faro - maggio/giugno/luglio 2020
Abitare il tempo per costruire (rel)azioni A lla domanda “quale è stato il momento in cui hai capito la tua voca- zione?” ho sempre trovato una certa fatica a dare (e darmi) una risposta.Provo a cogliere da una diver- sa angolatura quella richiesta, formulan- dola così: “quali sono state le doman- de e le esperienze che hanno scandito i tempi della tua vita? Quali sono state le scelte e come sono avvenute nella tua quotidianità?”. Colgo allora alcuni tratti, tre semplici (s)punti in cui ritrova- re e condividere una storia tra le sto- rie. Nel corso delle giornate emergeva nella mia vita di giovane un duplice sen- tire. Da una parte la presenza di espe- rienza molti diverse tra loro (sportive, educati- pevo vedere il quotidiano? Sapevo descriver- ve, formative, amicali) ciascuna con una propria lo? Come si rifletteva in me l’abituale e l’abitu- singolarità; dall’altra si presentava come un de- dine? Il quotidiano non era il banale ma il luogo siderio di cogliere ciò che univa il tutto, così da privilegiato per cogliere il senso delle cose e “dare un nome ed un volto” alla mia storia. Chi della vita. La questione significativa era sempli- ero io? Per chi ero io? Dove ero chiamato ad ce da dire: “So-Stare”? essere e ad esserci? Lo Spazio della città Il Tempo della quotidianità Proprio in quel tempo, negli anni della giovinez- Le giornate passavano tra mille attività. Nasce- za, c’è stato un l’incontro con la Fraternità Mo- va la consapevolezza del bisogno di trovare nastica di Gerusalemme: monaci e monache un rapporto di amicizia con il tempo, così da che vivono nel cuore della città anche italiane poter creare relazioni umane, per non essere a Roma, Firenze e Pistoia. Mi provocava molto frammenti che si incrociano ma che non si l’esperienza del loro fondatore Pierre-Marie incontrano. Sentivo il bisogno che il tempo Delfieux che scelse di trasferirsi dal centro doveva essere restituito come dimora, come della Francia (nel 1968 era Cappellano alla Sor- casa in cui abitare: il bisogno di una ecologia bona) al deserto del Sahara, con l’idea di poter del tempo e non solo dello spazio. Vivevo un vivere il silenzio e la solitudine per “incontrare tempo accelerato (spesso caratterizzato da il cuore di Dio”: il deserto non era più assenza frasi come “non ho tempo” oppure “sono di di uomini ma presenza di Dio. Ma la frattura corsa”), atomizzato e frantumato (non c’era più tra città e deserto venne presto superata in il tempo ma c’erano i tempi determinati dal con- quanto Pierre-Marie ebbe l’intuizione spiritua- tenuto del fare in ciascuno di quei tempi). le che la solitudine era presente nel cuore Diventava difficile pensare di stare senza fare della città, nel cuore dell’uomo che vive la nulla, c’era un correre ed un muoversi “per fare” quotidianità a volte smarrendo la sua relazio- … ma poi, a fine giornata la percezione era ne con Dio e con gli altri cittadini. Si trasferì a quello di “non trovare (as)senso”. Mi mancava Parigi e fondò nel 1975 la Fraternità di Gerusa- l’abitudine di fare delle pause per “stare da- lemme. Così egli scrive: “Il lavoro sarà per te vanti a …” e non solo “correre per …”. C’era luogo privilegiato dell’incontro con l’uomo-fra- come un richiamo ad una sorta di atteggiamen- tello là dove si trova e servizio vissuto nel cuo- to contemplativo verso il mondo e verso il re della città dove devi inserirti. Metti la pre- quotidiano. Cosa diceva la mia quotidianità? Lo ghiera nel tuo lavoro e porta il lavoro nella stare nella domanda ha fatto riscoprire come tua preghiera. Scegliendo di pregare nel cuo- non esiste nulla al di fuori del quotidiano. Sa- re delle città, vuoi manifestare che la tua vita à il faro - maggio/giugno/luglio 2020 5
nel cuore di Dio. Accogli la città. Sceglien- do di abitarvi, ne accogli il ritmo, le leggi, gli interrogativi, i drammi, le difficoltà. Acco- gli i cittadini. Gli uomini che ti circonda- no, con i quali vivi gomito a gomito, sono come te assetati d’acqua viva, segnati dal- la stanchezza, stornati dal rumore.” Le piccole cose del quotidiano hanno rappre- sentato quel luogo in cui ero (e sono) chia- mato a discernere, a riconoscere, a sce- gliere. Il quotidiano è lo spazio della fidu- cia, la scuola della sobrietà ed essenziali- tà, l’esercizio della pazienza, l’occasione silenziosa per essere autentici. Lo Sguardo delle (rel)azioni In quell’ascolto, in quelle giornate vissute con la Fraternità di Gerusalemme, è nata l’intuizione di una chiamata a vivere nella città (nel lavoro, nelle relazioni, nella quotidia- con il quale il Maestro si cinse i fianchi”. nità domestica) l’incontro con Dio nella quoti- Occorre forse abituarsi a fare attenzione ai dianità delle relazioni. Una intuizione chiede particolari “al modo di Gesù” (il finire del vino poi un confronto, un racconto (fare i conti con in tavola, la mancanza di una pecora tra le mol- la quotidianità), dei primi passi per sperimentare, te…): lo sguardo allora non si limiterà a regi- la libertà di potersi fermare. E così la scelta del strare un fatto compiuto ma consentirà di co- cammino vocazionale del Diaconato Permanete. glierne il senso più autentico e aprire nuovi C’è un dettaglio che mi ha fin da subito colpi- orizzonti. Nella scelta vocazionale non c’è stato to. Tra gli abiti liturgici del diacono c’è la Stola: per me un “effetto colpo di fulmine” ma piut- un pezzo di stoffa che il diacono porta sulla tosto una dinamica del “sentirsi accompagna- spalla sinistra. Soprattutto in Oriente fu subito to passo a passo” che. nella consapevolezza interpretata come segno del servizio e ricorda della quotidianità, ha portato a fare unità dei l’umiltà del Signore quando lavò e asciugò i pie- vari frammenti della storia personale nei quali di dei suoi discepoli. La stola diventa non solo Dio (lasciando grande libertà all’uomo) si è fat- “un abito da lavoro”, come un grembiule, ma to sempre più prossimo. Lo sguardo che vede uno stile di vita che richiama il servizio. l’invisibile sa innanzitutto vedere il visibi- Scrive don Tonino Bello: “In effetti il grembiule le: cogliere il frammento temporale (il qui ed è l’unico abito liturgico indossato da Gesù, il ora) come situazione che diventa occasione quale per la sua prima Messa solenne nella per vivere il tutto (spesso con la T maiuscola). notte del giovedì Santo non indossò niente altro: il Vangelo parla solo di un rozzo panno Fabio, il diacono Vocazione: la nostra vita religiosa Q uanto son belli i piedi di quelli che annun ziano buone novelle! (Romani 10,15) Noi siamo tre suore di nazionalità Indiana, che abitia- · i poveri e gli abbandonati, specialmente orfani; · le donne in difficoltà, colpite fisicamen- mo nella comunità religiosa di Gessate della con- te e psicologicamente; gregazione del “Suore del Sacro Cuore di · gli anziani, le vedove e gli ammalati. Gesù”. L’origine della congregazione : La Abbiamo un impegno particolare per il soste- congregazione fu fondata dalla madre Scola- gno alla parte più debole della società e l’amo- stica il 21 giugno 1952 a Azhagappapuram nel- re compassionevole del Sacro Cuore di Gesù la diocesi di Tuticorin Tamil Nadu in India. verso i poveri che ci spinge a partecipare alle Il carisma: Amore e preoccupazione per sofferenze dell’umanità. 6 il faro - maggio/giugno/luglio 2020
Motto: Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà. (Mt.6,10) Dio ci ha affidato questo motto at- traverso la nostra fondatrice. Noi cerchiamo di edificare e promuo- vere questo regno di Dio sulla terra in tal modo le nostre suore sono al servizio del regno di Dio. La nostra Spiritualità: Gesù Cristo è il centro della nostra spi- ritualità. Dio attraverso Gesù, ha riempito i nostri cuori con amo- re, per farci unire alla sua soffe- renza. Ci sforziamo di irradiare l’amore stesso del suo cuore per la salvezza delle persone che in- contriamo. Questa unione intima e personale con Dio ci permet- terà di essere povere, semplici e umili come Gesù Cristo. Nella vita fraterna: Il vertice dei “valori fonda- una vita religiosa viva. Francesco ha spiegato mentali del Vangelo” e dell’annuncio del nuovo a noi religiosi che “Si tratta di lasciare tutto per Regno sta la vita fraterna. Per noi religiose, seguire il Signore. No, non voglio dire radicale. la vita di comunità, dove si fa «in qualche modo La radicalità evangelica non è solamente dei re- tangibile che la comunione fraterna, prima d’es- ligiosi: è richiesta a tutti. Ma i religiosi seguono sere strumento per una determinata il Signore in maniera speciale, in modo profeti- missione, è spazio teologale in cui si può spe- co. Io mi attendo da voi questa testimonianza. I rimentare la mistica presenza del Signore risor- religiosi devono essere uomini e donne capaci to (cfr Mt 18, 20)» (VC 42). In altre parole, noi di svegliare il mondo”. Chiediamoci: qual è la religiose non facciamo vita comune solo per “maniera speciale” e il “modo profetico” con cui aiutarci nei nostri bisogni umani e pratici. Non i religiosi seguono il Signore, che li costituisce stiamo insieme solamente per meglio collabo- nella gioia, “capaci di svegliare il mondo”? È in- rare a determinati scopi apostolici. Stiamo in- dispensabile avere risposta e coscienza sicu- sieme per avere Gesù in mezzo a noi. Anche il ra circa la propria identità, perché è condizio- nostro contributo all’evangelizzazione «sta in- ne di gioia e di vitalità.Oggi si parla di crisi di nanzitutto nella testimonianza di una vita to- identità della vita religiosa. Non solo preti dio- talmente donata a Dio e ai fratelli, ad imitazio- cesani e persino alcuni vescovi conoscono poco ne del Salvatore» (VC 76; cf. RdC 34); «La vita i “religiosi”, ma avviene che anche non pochi re- di comunione rappresenta il primo annuncio ligiosi siano incerti nel riconoscere, amare e vi- della vita consacrata, poiché è segno efficace vere la specificità della loro forma di vita. e forza persuasiva che conduce a credere in Sfide: Noi si amo chiamate ad aiutare i deboli, Cristo. La comunione, allora, si fa essa stessa alla luce del nostro carisma. I nostri cuori sono missione, anzi la comunione genera pieni di amore compassionevole, per arrivare comunione e si configura essenzialmente fino ai poveri nei quali riconosciamo la pre- come comunione missionaria. senza di Dio. Serviamo con fiducia e fermez- La gioia nella nostra vocazione: “La gioia del za le persone, per contribuire efficacemente Vangelo riempie il cuore e la vita intera di colo- alla trasformazione della parte più debole del- ro che si incontrano con Gesù. Con Gesù Cri- la società, per portarla a Cristo. Nella comuni- sto sempre nasce e rinasce la gioia”. Con que- tà cerchiamo di promuovere la vita condivisa, ste parole inizia la lettera pastorale di Papa vivendo seconde le norme stabilite dalle Co- Francesco Evangelii gaudium che contiene stituzioni, collaborando alle opere e all’apo- molti motivi e gli inviti alla gioia. La gioia dell’in- stolato della comunità. contro con Gesù è all’inizio e sta nel futuro di Sr.Maler, Sr.Chitra, Sr.Samanasu il faro - maggio/giugno/luglio 2020 7
Vocazione per un neolaureato in psicologia N el percorso di approfondire la tema tica della vocazione, sembrava im- portante coinvolgere anche un giovane che, nella definizione del suo cammino di studi, sta mettendo le basi per il per- corso della sua vita. Da queste premes- se parte la chiacchierata con Riccardo, giovane neolaureato in psicologica alla triennale. Pronto a proseguire il suo per- corso di studi e ad affrontare le difficol- tà della vita. La prima questione è come e quando si sia sentito “chiamato” agli stu- di in psicologia. “Faccio un salto indietro di qualche anno e mi ritrovo di fronte alla scelta della scuola superiore.” dice Ric- cardo “Un po’ ad esclusione, con la scar- sa consapevolezza di un ragazzino delle medie, mi indirizzo verso il liceo delle Scienze Umane. Ho seguito il percorso della psicologia nella triennale dell’Univer- sità e lo intraprenderò anche nei prossi- mi due anni di magistrale. Oggi, posso dire che la mia “strada” è la psicologia, una parola che sento cucita dentro di me. Ine- vitabilmente, il nucleo di questo percor- so è il servizio per gli altri; la volontà di capire come siamo fatti e quella, ambizio- sa, di provare a farci stare meglio.” In que- sto percorso iniziato inevitabilmente con una scelta quasi inconsapevole, si fa stra- nella nostra vita. Tutti noi, in vari modi e a di- da la convinzione di poter fare in qualche versi livelli, siamo chiamati ad affrontare i pro- modo la differenza. Matura quasi da sola una blemi che si presentano. La psicologia, o per- capacità di rileggere la realtà che si incontra lomeno la psicologia che voglio seguire, vive e con gli occhi di chi ha scoperto di avere un si sviluppa nel dolore, con l’obiettivo non di posto privilegiato di osservazione. Quasi come eliminarlo, bensì di valorizzarlo.” La vocazione se si indossassero degli occhiali particolari che porta con sé scopi, target, obiettivi. Porta con ti consentono di vedere le cose con il filtro sé un diverso modo di rileggere la vita e le sfi- delle tue conoscenze. In realtà è il filtro di chi de che conseguentemente accadono. Interes- sei, di chi si sta diventando a consentire la ri- sante è come un giovane consiglierebbe chi si lettura di ciò che accade. “Nel corso di questi trova nella difficile scelta di iniziare a pensare anni e alla fine di questo primo step, la cosa a cosa fare, come spendere la vita. Riccardo più importante che porto con me è il valore suggerisce: “La scelta di un percorso non è mai della relazione. La vita di tutti noi non esiste cosa facile: siamo chiamati a mettere in gioco senza la relazione: non possiamo sopravvive- tanto di noi stessi. Però, non bisogna dimenti- re senza gli altri e il nostro bisogno degli altri è care che non si tratta di una scelta assoluta, paragonabile a quello per il cibo o per il sonno. perché non ci descrive totalmente. È poi pos- Una cosa semplice che sembra scontata, ep- sibile commettere errori e fare scelte sbaglia- pure così spesso dimenticata e privata della te; ammettere passi falsi e cambiare rotta sono sua centrale importanza. Un’altra cosa da non enormi atti di coraggio, non di debolezza. Il dimenticare mai è la presenza della difficoltà “consiglio” è quello di seguire una passione, 8 il faro - maggio/giugno/luglio 2020
un ambito, un contesto che si sente proprio o ne è aiutare, accompagnare, condividere. La che affascina. Se nulla sembra catturare il no- psicologia non può esistere senza la vocazio- stro interesse, conosceremo il percorso giu- ne per la gratuità orientata all’altro, il vero pro- sto strada facendo, facendo attenzione alle tagonista della nostra vita.” L’alterità, le rela- continue opportunità che incontreremo.” En- zioni, il conoscere sé stessi. Anche ascoltare i trano in gioco due temi: conoscere sé stessi e giovani spesso porta a conoscere e ricono- seguire le proprie passioni. Forse sempre quel- scere tante piccole verità che possono in qual- lo che con un parolone difficile era il discerni- che modo fare luce anche sulla vocazione degli mento. Imparare a scoprire cosa riempie il cuo- adulti: spesso convinti di essere arrivati, ma in re di appagamento, di speranza, di gioia e di realtà costantemente in cammino. Ringraziamo amore. Essere guidati ed aiutati da figure di- Riccardo per il tempo dedicato a parlare della screte e amorevoli che in qualche modo sap- sua vocazione e ci congratuliamo con lui per il piano suggerire e consigliare, senza invadere i primo traguardo di un lungo percorso che ci giusti spazi di libera ricerca personale, posso- auguriamo per lui pieno di tante soddisfazioni, no in qualche modo fare la differenza. In defi- gioie e amore. Complimenti dottore! nitiva Riccardo conclude che la sua “vocazio- La vocazione...medico e mamma Essere medico porta con sé una inevi- tabile chiamata a mettersi al servizio. Essere donna, moglie, madre e medico porta con sé una inevitabile risposta vocazionale. Così la sintesi della chiac- chierata con Maria Libera, ginecologa di Bellinzago, impegnata professionalmen- te nei consultori del nostro distretto sociosanitario, ma con esperienze ospedaliere in vari rinomati ospedali ita- liani dove ha acquisito competenze, conoscenze, abilità. Il progetto profes- sionale, quello di moglie, quello di ma- dre… tutto ha contribuito al corso del- la sua attività professionale, ma niente rimpianti: solo la gioia di svegliarsi alla mattina e sentirsi nel proprio posto, nel “vestito” della vita che più si ritaglia al proprio io. Fin da giovane il desiderio di mettersi al servizio degli altri come me- dico era fisso nella sua testa: l’esem- pio del padre, il desiderio di dimostrare a sé stessa di potercela fare, la volontà di aiutare e supportare le persone in difficoltà… Non è stata una scelta, è stata la normale conseguenza delle pas- sioni, dei desideri e delle aspirazioni di una giovane ragazza con dei sogni sul- la propria vita. L’incontro con quello che diven- il desiderio chiaro, la volontà certa. Così la quo- terà il suo sposo in adolescenza nell’ACR del tidianità è riempita dalla serenità, non dalla sem- suo paese di origine, aggiunge una dimensio- plicità. Ma dalla consapevole decisione di ri- ne al sogno su di sé per la sua vita, quello della spondere alla vita nelle sue difficoltà e nelle famiglia e dei figli, costruita attorno all’amore. sue gioie con un semplice sorriso di chi sa di Il progetto della sua vita diventa quindi ampio, essere nel suo posto, di aver scelto e trovato il faro - maggio/giugno/luglio 2020 9
il suo essere sé stessa nel mondo. Difficoltà zare la propria quotidianità. La scoperta di sé che sono nella vita quotidiana famigliare, ma stessi, il conoscere le passioni, quello che pia- anche nella professione. Non cambia il discor- ce, i propri interessi…ecco quello che ha gui- so, sia che tu sia uno strutturato ospedaliero dato la scelta di essere un medico al servizio o un medico nei consultori territoriali: il pazien- degli altri. Il tutto supportato da un affidamen- te entra nella tua vita ed è realmente semplice to libero e deciso a una provvidenza amore- fare la cosa sbagliata nelle diverse situazioni, vole e consolatoria. Da qui parte il consiglio di sottovalutare e per stanchezza, di non pre- che, per trovare la propria strada, ciò a cui si è stare la giusta attenzione. Questo però diven- chiamati, la prima tappa è riconoscere ciò che ta lo stimolo, diventa lo slancio: il senso non è ti rende felice, in pratica scoprire e conoscere risolvere il problema subito e all’istante, il sen- sé stessi. Liberamente, senza condizionamen- so è mettersi al fianco del paziente. Sarebbe ti. Ed è da questo che uno riconosce poi a cosa facile in molte situazioni concentrarsi solo sul è chiamato e si lascia guidare. Rimane però prescrivere una ricetta o firmare un certifica- l’adesione personale che parte da un semplice to, ma la sfida vera è quella di parlare con il concetto: “qualsiasi cosa si voflia fare nella vita, paziente. Ascoltarlo, anche quando la stan- l’importante è farla bene. Il giusto senso del chezza ti assale, anche quando l’ambulatorio dovere per seguire con serenità le proprie pas- è pieno, anche quando la situazione famigliare sioni, i propri interessi, la propria vocazione”. ti distrae. Le difficoltà sono all’ordine del gior- Un altro consiglio di Maria Libera per chi cerca no. Le preoccupazioni di casa ti seguono al la strada per fare ciò per cui è chiamato è quello lavoro, ma anche la cura del paziente si incro- di circondarsi di persone che, volendo bene, cia con le vicende di vita domestica. In questo possano aiutare, consigliare, supportare, ama- si gioca la sfida vera di essere sé stessi nella re. Questo fa la differenza nel vivere con li- quotidianità, convivendo con situazioni che bertà e coraggio il cammino verso la risposta spesso non si ha la facoltà e la libertà di risol- alla chiamata che la vita offre a ciascuno di noi. vere, di superare, di sistemare. Anche nella vita Il ringraziamento per la testimonianza sorriden- da medico, è in questi casi che si gioca la parti- te e umile di questa dottoressa e mamma bel- ta dell’affidarsi, del lasciarsi guidare, non da un linzaghese che fa tanto bene al cuore e alle destino o dal caso, ma da un disegno provvi- persone che la circondano. Un racconto aper- dente. Un progetto che mette in gioco la pro- to, sincero e vero di chi nelle fasi della sua pria libertà e le proprie inclinazioni, le cose che vita, rilegge una guida amorevole che ha con- si desiderano e quelle a cui si aspira per realiz- sentito il perseguire della propria vocazione. Al servizio degli altri per vocazione Considerati eroi e sono stati sotto la luce dei ne” umana e professionale nel vivere quoti- riflettori per la loro professione, osannati per dianamente il suo impegno in ospedale e le un paio di mesi: gli infermieri. Così si è pensa- difficoltà di sistema e i riconoscimenti scarsi e to di fare quattro chiacchiere con Vittoria, una inadeguati. Spesso bilanciati dall’unica soddisfa- giovane ragazza di un paese vicino al nostro zione del sorriso del paziente (a volte nean- (con parenti a Bellinzago…) che ha deciso di che quello…). Nonostante questo, scegliere di lavorare in ospedale e di laurearsi in scienze essere infermiera è realmente una scelta che infermieristiche. Ha iniziato ad esercitare la sua mette in gioco non solo la propria professio- professione proprio in un periodo complica- nalità, ma tutta la propria vita: orari, turni, servi- to. Subito emerge come, un ruolo tanto delica- zio, pazienza. Una vera chiamata al servizio, to e importante all’interno degli ospedali e per una vera scelta di vita: una vocazione. Vittoria i pazienti, nonostante tutte le dichiarazioni di ricorda che durante l’esperienza in una coo- stima e di “incensazione” estrema di qualche perativa sociale fatta negli anni delle superiori, mese fa, sia tenuto davvero in poca conside- si sia fatto strada dentro di sé il desiderio di razione sia dai professionisti sanitari che dal coniugare il suo desiderio di mettersi a dispo- “sistema paese” in sé. Vittoria esprime così la sizione degli altri (voleva fare la maestra, altro difficile relazione tra lo slancio di “compassio- servizio assai fondamentale) con quella curio- 10 il faro - maggio/giugno/luglio 2020
sità, forse innata, per l’ambiente ospedaliero. vita di servizio, uno slancio continuo proteso Si potrebbe dire che, in questo caso, sia stata verso l’umanità: una serie di questioni impor- un’esperienza a rispondere alla domanda vo- tanti che possono dare suggerimenti a quanti, cazionale: sia stato provare, fare esperienza giovani e non, si trovano alle prese con scelte di qualcosa a far maturare la consapevolezza vocazionali, con un desiderio di rispondere a in Vittoria della propria strada, del proprio es- una chiamata nella vita. Vittoria non ha dubbi: sere. Il fascino dell’ospedale, unito alla predi- provare, fare esperienza, cercare tra le cose sposizione a farsi prossima degli altri, ha gui- che ti appassionano, quelle che suscitano in dato Vittoria a trovare il “vestito” con cui sen- te curiosità, quelle che esercitano un tirsi a proprio agio nella vita: una vocazione fascino…cercare e provare. Fare esperienza che ha fatto scoprire come nella vita siano della vita e di sé stessi, per scoprire quale sia il importanti l’impegno, la dedizione costante e percorso, la strada con cui realizzare la pro- continua, la pazienza serena e controllata. Un pria vita. Un suggerimento carico di speranza vero e proprio modo nuovo di reinterpretare e di fiducia. Il cercare le proprie passioni che la vita propria e quella del mondo che circonda non nasconde le difficoltà e il bisogno più che ognuno di noi. I sacrifici continui richiesti da necessario della dedizione, dell’impegno e della questo cammino professionale sono molti e costanza sia nello studio che nella quotidiani- diventano anche la base di tutti gli atteggiamenti tà. Ma forse poi alla fine, anche senza che la che riguardano anche le scelte più banali: sen- professione abbia il suo giusto riconoscimen- za questo mettere in gioco sé stessi in ogni to, anche se a volte i pazienti mettono in ambito, dallo studio continuo richiesto al di- difficoltà…alla fine in realtà la fatica e i sacrifi- menticare sé stessi per i pazienti, si intuisce ci probabilmente vengono ripagati da un sorri- che nella vita non si raggiunga nulla. Le soddi- so in aspettato, da un grazie detto col cuore e sfazioni, racconta Vittoria, certo ci sono: il sor- da un appagamento interiore di chi sa di avere, riso dei pazienti, la loro gratitudine anche in qualche modo, reso migliore il mondo e la espressa solo con gli occhi. Ma un riconosci- vita di qualche persona. Questo sia l’augurio mento più ampio, per un ruolo di servizio così per Vittoria che ringraziamo per le sue parole importante forse sarebbe un dovere del no- e per tutta la sua professionalità che è impor- stro paese intero. Non solo quando una pan- tante, non solo per i malati, ma in realtà per demia crea un aumento dei bisogni e della pa- tutta la società e tutto il Paese. ura. Una ragazza molto giovane, una scelta di il faro - maggio/giugno/luglio 2020 11
bellinzaghesi La testimionianza del nostro don Renato L o scorso 22 Marzo ho iniziato l’esperienza nella malattia del covid-19: sono stato por- tato all’ospedale “Clinica Beato Matteo” in Vi- gnore ha voluto così. La seconda spoliazione in quel tutto che ave- vo promesso nel giorno della mia ordinazione gevano e lì ho iniziato una lunga degenza che sacerdotale mi è stata data nella notte tra il 2 e mi ha portato a vivere e a rivivere la mia vita il 3 aprile quando alle 2 di notte mi hanno pre- nei 68 giorni di ospedalizzazione. levato dal reparto e portato in rianimazione Subito ho avvertito che la salute veniva meno, dove sono rimasto per tre settimane: lì ho av- mancava il fiato, la febbre era alta e mi era im- vertito proprio la discesa negli inferi vivendo possibile portare avanti le semplici realtà quo- anche il tempo liturgico della settimana Santa tidiane della vita.Ho subito avvertito che Dio e dell’ottava di Pasqua dove, grazie agli infer- mi stava chiedendo tutto: la salute è stata mi- mieri che scaricavano i programmi liturgici dal nata, ciò che è semplice e facile è diventato mio cellulare, ogni tanto potevo seguire nella difficile nelle realtà di ogni giorno quali respi- liturgia delle ore e nella celebrazione della santa rare, parlare, alzarsi e camminare. messa le letture e il tempo di passione del Si- Il primo passo di questo cammino in salita è gnore. Anch’io umilmente ho provato la soffe- stato la morte di mia madre Giuseppina: qui ho renza del corpo, il tacere davanti al persecuto- avvertito ciò che alcuni miei parrocchiani ave- re che era il virus e soprattutto l’abbandono vano già vissuto cioè la perdita di una persona nelle mani del Padre chiedendo al Signore di cara, ma ancor più l’impossibilità di poterle sta- sapergli offrire tutto ciò che mi capitava, dalla re vicino, di venerare il suo corpo, vestirlo, aver privazione degli alimenti alla solitudine negli la visita di parenti e di amici per ricevere la con- affetti, a qualche umiliazione avvertita nel do- solazione grande dell’abbraccio negli affetti e ver dipendere in tutto e da tutti, a quel tempo della fede. Con mia mamma ho vissuto 23 anni che non passava mai quasi fosse un eterno da sacerdote: nel giorno della mia consacra- venerdì santo; attraverso la preghiera del bre- zione sacerdotale ho fatto una richiesta al Si- viario ed i quattro rosari quotidiani, mai pregati gnore, di avere la possibilità di vivere con mia insieme nella mia vita, cercavo di offrire la mia mamma almeno per gli anni in cui mi è stato sofferenza non tanto nel chiedere il dono della privato l’affetto materno durante i quattordici anni di formazione in se- minario ed il Signo- re mi stava ricom- pensando con il doppio di quanto richiesto, come dice nel Vangelo. E’ tremendo non po- ter salutare la mam- ma, non vederla più, non poterle dare l’ultimo bacio e soprattutto non poterla accompa- gnare al cimitero dopo le esequie cristiane, ma il Si- 12 il faro - maggio/giugno/luglio 2020
mi ha portato poi il 29 di maggio ad essere dimesso e con quella senten- za di assoluto riposo e di riabilita- zione che mi costringono a rimane- re lontano della vita parrocchiale al- meno fino a settembre.Come ho già scritto attraverso i messaggi pubbli- cati su Facebook ho saputo leggere questi 68 giorni anche come tempo di grazia in cui Signore ha voluto at- traverso questa esperienza farmi capire che lui è il tutto della mia vita e che quel tutto promesso nello slancio giovanile della consacrazio- ne forse deve essere ancora realiz- zato in me e nella Chiesa che servo senza alcun merito ma senz’altro guarigione ma nel poter offrire quel tutto che con la gioia di chi sa che ci si realiz- avevo promesso quel 31 maggio del 1997 sdra- za pienamente nella vita solo nel servire il Si- iato sul pavimento del Duomo.Arrivo così alla gnore. E lo ringrazio anche per l’esperienza sa- terza spoliazione. Il giorno di Pasqua, il 12 apri- cerdotale fatta in ospedale, confessando, pre- le di quest’anno la Pasqua coincideva con il mio gando con i medici, i fisioterapisti e gli infer- compleanno, e che compleanno: 50 anni di vita, mieri, con i compagni di camera, a tre dei quali boa miliare nella vita di ognuno. In quel giorno ho dato l’assoluzione di tutti i peccati prima ho fatto una promessa al Signore: se mi aves- della loro morte, insieme a quelli non contati se dato il dono del tempo e altri giorni di vita, in rianimazione.Attraverso le pagine di questo avrei vissuto i prossimi 50 anni con più slan- bollettino parrocchiale esprimo la mia gratitu- cio, con più impegno, con più santità. Promes- dine a Colui che è stato la mia roccia, il Signo- sa ? Realizzazione ? Certezza della mia infe- re, ai miei familiari che hanno sofferto e temu- deltà e della fedeltà di Dio ? Penso proprio di to per me e con me nei giorni di malattia e nei sì, che Dio sia più fedele di ogni uomo e anche giorni tremendi della morte della mamma che di me stesso eppure attraverso la respirazio- sono sicuro stia sorridendo al suo posto in ne forzata e tutte quelle incitazioni che il per- paradiso ed esprimo anche la mia riconoscen- sonale medico mi rivolgeva ogni volta che ve- za verso tutti coloro che attraverso scritti, pre- niva a bucare il braccio o a somministrare i ghiere e anche con il loro silenzio sono riusci- medicinali necessari per poter fare reagire il ti a strappare la mia vita dalla morte e a proiet- mio corpo ormai allo stremo delle forze, tutto tarla di nuovo nella vita della Chiesa. ciò mi aiutava a continuare a lottare e soprat- Facciamo esperienza di ogni tempo della no- tutto a superare quel tutto che il Signore mi stra vita certi che Signore ci sostiene fin quan- stava chiedendo. So che ero supportato dalla do finalmente saremo con i nostri cari nella preghiera di molti attraverso innumerevoli mes- gioia del Regno di Dio che stiamo preparando saggi e tante preghiere elevate al Signore, ac- quaggiù su questa terra. compagnate (l’ho saputo dopo) anche da fio- Don Renato retti privati, da penitenze e privazioni che sono In questi giorni, Don Renato è stato confer- riusciti a riportarmi il 23 di aprile, giorno della mato vicari episcopale per della zona pasto- festa di San Giorgio che ha vinto contro il dra- rale di Mede, rinunciando per motii di salute go, di nuovo in reparto per l’ultimo periodo legati al covid al ruolo di Vicario Generale del- della mia lotta dove innumerevoli antibiotici la diocesi d Vigevano. Tutta la comunità si hanno minato l’intestino portandomi ancora a unisce nel pregare e nel sostenere don Re- innumerevoli debolezze e lotte contro la ma- nato e nel ringraziare la Provvidnza per la sua lattia. Finalmente il 9 maggio attraverso il se- vocazione sacerdotale. condo tampone risultato negativo potevo gioi- La Redazione re insieme ai medici in quella lunga battaglia che il faro - maggio/giugno/luglio 2020 13
pagina missionaria Suor Carla ci scrive... Carissimi vi giro la lettera che ho ricevuto dalle mie Consorelle di Bangui; è sem- pre bello condividere le notizie con chi è lontano! Un caro saluto a tutti, e un ricordo per tutti. Sr. Carla Carissime Sorelle, spero stiate tutte bene, assieme alle Sorelle delle vostre Comunità. Vi invio qualche notizia da trasmettere agli Amici e Benefattori, che conoscete. E’ un momento molto difficile per tutti, sia in Italia che qui. Vedete voi, se ritenete opportuno, conoscendo le perso- ne. Noi qui stiamo bene, ma la pandemia non si arresta e non abbiamo notizie attendibili. Di sicuro non ha la virulenza di altri Paesi del mondo, soprattutto grazie al fatto che la popolazione è molto giovane. Vi ricordiamo nelle nostre preghiere. Con affetto, Federica Una preghiera ed un sorriso per voi Bangui, 14 luglio 2020 C arissimi Amici, a ciascuno di voi un ricordo affettuoso dalle Sorelle delle missioni della Repubblica Centrafricana-Cameroun-Ciad. sensibilizzazione della gente sulle misure preven- tive per arrestarne la propagazione. Le Sorelle si sono anche impegnate nella prepa- In questo tempo in cui la pandemia da Coronavi- razione di mascherine e nella distribuzione di rus ha portato sofferenza, morte e paura in mol- sapone alla popolazione. te famiglie italiane, vi siamo state vicine. Particolarmente intenso è stato anche il nostro Eravate presenti nelle nostre Eucarestie, nei tem- servizio alla “Radio notre Dame” di Bangui per aiu- pi di adorazione al Santissimo Sacramento, nella tare la gente a comprendere che la prevenzione è preghiera quotidiana, perché il Signore potesse l’unica arma efficace di cui disponiamo nelle no- custodire e proteggere voi e le vostre famiglie. stre realtà per evitare una catastrofe sanitaria. La situazione in Italia é in miglioramento dal pun- Ringraziandovi per essere con noi nel nostro to di vista sanitario. Mettiamo nelle mani di Dio servizio missionario, chiediamo al Signore di far- anche questo tempo di “ripresa” che state viven- si sentire sempre presente ai nostri giorni con do e che vi riserva sicuramente anche sfide e quella forza che solo Lui può dare. difficoltà. Vi assicuriamo di continuare a pregare Con affetto e gratitudine, Sr.Federica Farolfi per ciascuno di voi. Sinora la situazione nei nostri tre Paesi, malgra- do il numero importante di contagi, é abbastan- za contenuta. Nonostante le misure di preven- zione e di distanziazione sociale, decretate dai rispettivi Governi a partire dallo scorso mese di marzo, le persone stanno continuando la loro vita come sempre: non potrebbe essere diversamen- te per chi vive alla giornata e si procura il cibo con quello che guadagna ogni giorno. A partire dal mese di aprile, le nostre attività si sono notevolmente ridotte: chiuse le scuole cat- toliche, dove lavoriamo, i diversi impegni nella pastorale sono stati sospesi, interrotte tempo- raneamente le attività nei centri di formazione per le giovani studenti. Questa settimana i corsi nelle scuole riprenderanno, anche per garantire agli studenti gli esami finali. Le nostre Sorelle, che lavorano nelle strutture ospe- daliere in Repubblica Centrafricana e in Ciad, han- no continuato il loro servizio alla popolazione, im- pegnandosi in modo particolare nella formazione del personale sanitario sul nuovo coronavirus e nella 14 il faro - maggio/giugno/luglio 2020
pagina missionaria Ringraziamento contributo per le missioni C arissimi amici del gruppo missionario par rocchia San Michele Arcangelo e bellinza- ghesi, abbiamo finalmente terminato il lavoro ancora in Togo il vostro generoso aiuto a sostegno di aggiornamento di fine anno con la spedizio- dell’iniziativa “Salva ne della corrispondenza natalizia arrivata dalle la vita” ad una gio- varie missioni con relative traduzioni curate in vane mamma e al ufficio. Inevitabilmente abbiamo tralasciato la suo bimbo con cui contabilità con annessi i ringraziamenti con cui ogni anno garantia- facciamo seguito ad ogni offerta pervenutaci mo un parto sicuro nell’ultimo periodo del 2019. e le cure a varie donne della missione. Alle- Iniziando il nuovo anno vogliamo farci guidare ghiamo due situazioni che hanno goduto di dalle parole di Papa Francesco sempre attento questa iniziativa. ai più deboli e a chiunque sia bisognoso non A ciascuno di voi giunga tutta la nostra stima e solo di attenzioni materiali, ma anche della pre- riconoscenza per il vostro filiale e rinnovato senza e del conforto di Dio. Queste le sue sostegno all’opera sociale di cui Suor Gabriella esortazioni: “ i poveri prima di tutto hanno bi- è superiora e referente in Togo unito ancora sogno di Dio, del suo amore reso visibile da all’augurio per un sereno e positivo nuovo persone sante che vivono accanto a loro, le anno. quali nella semplicità della loro vita esprimono Amici delle missioni e fanno emergere la forza dell’amore cristia- no... I poveri hanno bisogno delle nostre mani per essere risollevati, dei nostri cuori per sen- tire di nuovo il calore dell’affetto, della nostra AGBOWOATSI presenza per superare la solitudine. Hanno bi- Afi sogno di amo- (22 anni) re, semplice- mente!” Se dunque le parole del Papa fanno da cornice al no- stro operato, ogni singola donazione, offerta, gene- rosità diven- tano un tas- sello, un colo- re che darà vita al quadro della solidarie- tà che insie- me vogliamo costruire an- AHIIAKOU che quest’an- Blessing no: siamo fe- (15 anni) lici di mandare il faro - maggio/giugno/luglio 2020 15
S.Messa nel 25° di ordinazione 16 il faro - maggio/giugno/luglio 2020
sacerdotale di don Matteo il faro - maggio/giugno/luglio 2020 17
comunità pastorale 25 anni da sacerdote...prima parte I l nostro parroco il 10 giugno 2020 ha festeg- giato i 25 anni di sacerdozio. Una celebra- zione eucaristica con la diaconia e il consiglio 2020. Gli uomini amano i numeri. I numeri ser- vono anche per contare, ma sono considerati anche simboli, messaggi. Tanto che persino Dio pastorale e dell’oratorio della nostra comuni- ama i numeri e nelle Scritture se ne parla spes- tà. Una prima parte perché il distanziamento so. Sette, Dodici, Cinquanta, settanta volte sette sociale precauzionale previsto dalla pandemia etc etc. Io però non capisco bene che diffe- del coronavirus non ci ha permesso di far fe- renza ci sia tra 24 e 25, tra 50 e 52. Infatti, io sta come avremmo voluto. Una prima parte per- non sono un matematico né un profeta. Sono ché è un monito alla nostra memoria di recu- piuttosto un letterato e perciò mi piacerebbe perare non appena la situazione lo consenti- farti gli auguri in poesia. rà. Ma anche in questa situazione non possia- Caro don Matteo e festa sia, Se cupa è la not- mo che essere grati per il dono del sacerdo- te e aspra la via, Il tuo mite sorriso Ci regala un zio di don Matteo e del suo ministero tra di po’ di paradiso. Se il sole splende e la gioia è noi. Nell’omelia don Matteo ci ha detto: “In que- vera, la tua parola faccia che duri fino a sera. sti 25 anni ho perso il conto delle messe che ho Auguri! celebrato. Eppure, non mi annoio, non mi stanco Don Mario Delpini, Arcivescovo di Milano mai e mi emoziono ancora. Forse sempre di più. Perché nell’eucaristia Gesù ci prende dolcemen- La prima parte del 25esimo è finita. Ma avremo te, mi invita e mi dice che mi vuole bene. Poi mi la possibilità, di poter festeggiare ancora e per mette davanti sé stesso e il suo bene infinito e bene don Matteo e anche il primo anno di sa- anche l’invito forte e chiaro che dice: Vuoi essere cerdozio di don Paolo. Non dimenticando poi felice don Matteo? Ama anche tu così, non rispar- che la vera festa si svolge nella quotidianità, miarti. Anche se mi sento un po’ stanco, preoc- nel servizio e nell’amore giornaliero. cupato o distratto da qualcosa, Gesù mi prende il Un membro del consiglio d’oratorio volto e mi invita ad alzare lo sguardo verso di Lui, oppure che è la stessa cosa verso un fratello o una sorella che non stavo guardando o non volevo considerare. E mi mostra che c’è solo una via per andare avanti, per non sprecare la mia vita: spenderla e consu- marla per e con gli altri.”. Un video ha preceduto la S.Messa che molti di noi han- no seguito sul canale Youtu- be. In tale video il nostro Ar- civescovo scrive una lettera a don Matteo. Caro don Matteo, non pos- so venire alla festa che la tua comunità ha organizzato per queste date significative. Tu festeggi 50 anni di vita il 12 luglio 2020, festeggi 25 anni di sacerdozio il 10 giugno 18 il faro - maggio/giugno/luglio 2020
caritas parrocchiale Riapre la nostra Caritas C ome noto l’attività della nostra Caritas rio della nost ra Parrocchiale era stata sospesa per diver- fede. si mesi causa il “coronavirus” e la distribu- Il volontariato è cer- zione delle borse con gli alimenti per i nostri tamente una rispo- concittadini più in difficoltà era stata svolta sta all’indifferenza e efficacemente dalla Protezione Civile. all’individualismo Ora il miglioramento della situazione sanita- emergenti in una ria ci ha permesso di “riaprire” anche se con società come la no- una diversa modalità; ad esempio la distribu- stra, che sempre più zione degli alimenti alle famiglie che stiamo è incapace di rela- seguendo avviene in orari prestabiliti in modo zionarsi e di donarsi all’altro. da ridurre la possibilità di contatto e quindi Come ricorda Papa Francesco il compito del di contagio. volontariato cristiano è “vedere nel volto e nel- Altra favorevole notizia è che agli attuali vo- le sofferenze del povero il volto e le piaghe di lontari della Caritas si sono aggiunte altre due Cristo”. persone (in totale siamo in 7, più ulteriori 4 collaboratori occasionali) scongiurando così Caritas Parrocchiale l’ipotesi di unificare ed integrare la nostra Ca- ritas con quella di Ges- sate per carenza di vo- lontari. Con la Caritas di Gessate si continue- rà la collaborazione come ad esempio con lo scambio di prodotti alimentari (specie quelli in scadenza) che risul- tano “eccedenti”, cer- cando inoltre altre oc- casioni per un maggio- re scambio di aiuto e di collaborazione. È grazie al volontariato e alla vocazione verso i più bisognosi che mol- te iniziative caritatevoli possono essere svol- te. Alla base di questo nostro impegno vi è la fede come ben sotto- linea San Paolo l ’apo- stolo delle genti, che indica la disponibilità a donare parte della no- “vedere nel volto e nelle sofferenze del povero stra vita ai più poveri, il volto e le piaghe di Cristo” come simbolo identita- il faro - maggio/giugno/luglio 2020 19
comunità pastorale Un proposta estiva...inedita Q uest’estate non c’erano i soliti mille e più ragazzi che riempivano i nostri oratori, ma solo un piccolo gruppo, una cinquantina circa; che ci ha spinti a pensare quest’esperienza è stato lo stesso desiderio di essere vicini ai nostri ragazzi. Il “motore” che ci ha permesso quest’anno all’ingresso dell’oratorio non era di realizzare tutto è quell’amicizia con il Signo- sufficiente avere lo zaino con una borraccia re Gesù che vogliamo coltivare con i nostri ra- d’acqua, ma bisognava avere anche la masche- gazzi. Oratorio estivo sottotono, oratorio esti- rina; quest’anno non potevamo fare grandi gio- vo ridotto, oratorio estivo per pochi … forse chi tutti insieme ma dovevamo pensare a igie- questo è come poteva apparire la proposta nizzare il pallone dopo ogni utilizzo; quest’an- estiva e forse questo erano i dubbi che ci ac- no non bastava dire ciao a chi ti accoglieva al- compagnavano nel progettarla eppure nella sua l’ingresso dell’oratorio, bisognava anche farsi unicità e straordinarietà questa proposta è sta- misurare la febbre; quest’anno per iscriversi ta capace di rivelarsi una ricchezza. non bastava farlo in oratorio, bisognava prima Sicuramente avremmo sognato di poter vede- iscriversi on line; quest’anno non ci si poteva re i nostri oratori popolati dell’entusiasmo del- abbracciare per festeggiare la vittoria della pro- le centinaia dei ragazzi che li riempiono ogni pria squadra, bisognava controllare che il no- estate eppure quel poter fare una proposta stro compagno di squadra fosse a un metro per pochi ragazzi che ci spaventava ha saputo da noi … queste e le molte altre regole e at- rivelarsi anche una risorsa; la grande ricchezza tenzioni da rispettare sembravano rendere di questa esperienza estiva non è stata sco- questa esperienza estiva impossibile, un qual- prire come giocare distanziati o come fare gio- cosa di impensabile … eppure qualcosa di ine- chi in piccolo gruppo, ma vedere come un pic- dito abbiamo fatto, qualcosa di unico, qualco- colo gruppo ci ha permesso di vivere in modo sa che ci ha permesso di vivere questa situa- più profondo la relazione con i ragazzi; quel zione come un’occasione proprio come il no- piccolo gruppo che ci appariva come una co- stro arcivescovo Mario ci chiedeva di fare. strizione fastidiosa si è rivelato come la possi- Inedita è sicuramente stato la forma in cui ab- bilità di una conoscenza più profonda con i biamo dovuto pensare la proposta ma sicura- ragazzi; quell’essere sempre con gli stessi ci mente la sostanza non è cambiata: il desiderio ha permesso che la conoscenza non si limi- 20 il faro - maggio/giugno/luglio 2020
tasse al nome ma po- tesse essere più pro- fonda. Forse i giochi saranno stati sempre i soliti, forse le attività noiose, forse gli edu- catori fastidiosi e for- se le regole una vera noia ma sicuramente le relazioni che que- st’esperienza estiva ci ha permesso di vivere sono state una cosa inedita di cui vogliamo fare grande tesoro. zi ha prevalso. Nelle nostre giornate in orato- Ormai sono un po’ di estati che viviamo l’ora- rio non abbiamo pensato a chissà quali giochi torio estivo e quello che solitamente ricordia- e attività originali e mai viste prima: partite a mo è quella gita particolarmente bella, quel gio- calcio, passeggiate a piedi, gita in montagna, ping co ben riuscito, la festa finale … ecco quest’an- pong … eppure anche la più semplice dell’atti- no ricorderemo invece quella chiacchierata vità è stata capace di diventare speciale grazie fatta durante il pranzo, quel consiglio chiesto allo stile di amicizia e fraternità con la quale è da un ragazzo, la curiosità dei ragazzi nel cer- stata vissuta. Inizialmente non riuscivamo a im- care di conoscere noi educatori, il racconto maginare un’estate senza oratorio estivo, ma dei ragazzi durante la passeggiata sulle vacan- non sapevamo cosa aspettarci da questa pro- ze che faranno … ben più soddisfacente del posta inedita. Il desiderio era quello di poter sentirsi dire che il gioco era bello, sono stati tornare a vedere i “nostri ragazzi” non da uno questi semplici momenti in cui ragazzi hanno schermo ma nei nostri oratori… apprezzato il nostro essere lì per loro, pronti La proposta che abbiamo realizzato è stata ad ascoltarli; di questa esperienza estiva quel- qualcosa di inimmaginabile e prezioso per im- lo che più ci porteremo nel cuore sarà questa parare a vivere, con l’intensità di questi giorni, possibilità di dialogo con i ragazzi. Più che del la relazione con tutti i ragazzi che incontriamo fare qualcosa, la logica dello stare con i ragaz- nei nostri oratori. Il desiderio è che, da questi giorni, i ragazzi ricordino che gli educatori non erano lì solo per spiegare un gio- co o per con- trollare che non facciano danni, ma che erano li per loro, pronti in ogni momen- to ad ascoltarli e, nella misura in cui ne sono ca- paci, aiutarli. Camilla Previati (detta CP) il faro - maggio/giugno/luglio 2020 21
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