Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" Dipartimento di Scienze Politiche - Uniba
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Università degli Studi di Bari «Aldo Moro» Dipartimento di Scienze Politiche Seminario di «Orientamento Consapevole» Regioni, flussi migratori e geo-economia nell’Europa post crisi Docente: Prof. Ivano Dileo Ricercatore in Economia Applicata Dipartimento di Scienze Politiche Piazza C. Battisti 1, Aula I 29 gennaio 2016
Di cosa parleremo? 1. Crescita popolazione mondiale 2. Calo popolazione europea 3. Migrazioni interregionali 4. Sviluppo delle regioni e mobilità del capitale umano
Il crescente aumento della popolazione mondiale Crescita dalla popolazione mondiale e proiezioni • La popolazione totale Miliardi di persone della terra è destinata a quadruplicarsi entro il 2100 rispetto al 1950, e a Oceania superare i 10 miliardi di Nord-America persone verso l'anno 2080 Europa America latina e Caraibi • Gran parte della crescita Africa della popolazione Asia mondiale è avvenuta o si prevede che avvenga in Asia e in Africa • La popolazione europea nel 2100 sarà solo di circa il 20 % superiore a quella del 1950 Fonte: Population Division of the Department of Economic and Social Affairs of the United Nations Secretariat, World Population Prospects: The 2010 Revision
Perché la popolazione non cresce ovunque con la stessa intensità? Tassi di natalità molto bassi • È necessario un tasso di fecondità di 2,1 figli per donna per mantenere naturalmente la popolazione dell'UE al suo livello esistente • Il tasso di fecondità dell'UE è cresciuto leggermente (da 1.45 a 1.59), ma rimane sotto il livello di ricambio • In Europa, solo l'Islanda ha un tasso di fecondità superiore al livello di ricambio
La connessioni tra crescita della popolazione e fenomeno migratorio Quattro quesiti: 1. Perché si emigra? 2. Chi emigra? 3. Quanto si emigra? 4. Dove si emigra?
Perché si emigra? 1. Fattori demografici (condizioni di sovrappopolazione e povertà nei paesi di origine) 2. Fattori economici (bassi redditi e potere d’acquisto) 3. Fattori sociali 4. Fattori politici (guerra, colpi di stato, asili. Es: Ex Jugoslavia, Albania, Nord e centro Africa, Medio ed Estremo Oriente) 5. Fattori Religiosi e Culturali 6. Fattori ambientali (terremoti, inondazioni, uragani – New Orleans- e tornado, grandi siccità).
Chi emigra? 1. Prevalentemente individui di sesso maschile (??) 2. Popolazione in età giovanile intenzionata a migliorare la qualità della loro vita futura 3. Popolazione adulta che ha perso il lavoro nel paese di origine 4. Rifugiati e/o richiedenti asilo
Quanto si emigra? Il numero dei migranti: uno stock in continua crescita - Dai 154 milioni di migranti nel 1990 • Fig. Tasso medio annuo di variazione dei migranti (dati percentuali) – anni 2000-2013 agli attuali 232 milioni (3,2% dell’intera popolazione mondiale). - Il tasso di crescita della pressione migratoria mondiale non è rimasto costante in questo periodo, ma è passato dall’1,2% del decennio 1990- 2000, al 2,3% del decennio 2000- 2010, per poi ridursi all’1,6% di questi ultimi tre anni (2010-2013), a causa della grave crisi economica che ha interessato e sta ancora caratterizzando la congiuntura Fonte: Nazioni Unite, Dipartimento di Economia e Affari sociali - Divisione popolazione (2013) economica dei Paesi avanzati.
La distribuzione per età dei migranti: I migranti sono giovanissimi? • L’età media dei migranti è di 38,4 • Età media dei migranti e della popolazione totale – anno 2013 anni, considerevolmente più alta dell’età media della popolazione totale che è di 29,2 anni; • I migranti più giovani sono residenti in Africa mentre i più vecchi sono residenti nelle aree dell’Europa e del Nord America e in Oceania (43 anni).
E in Europa…? Cosa è accaduto? 1. Fenomeno complesso: calo della natalità ed aumento dell’immigrazione 2. Perché l’Europa è così attrattiva?
Previsioni sulla popolazione Europea (Fonte: Eurostat) Struttura della popolazione, per classe di età e sesso, UE-27 • La popolazione dell'UE % della popolazione totale invecchierà perché è Uomini (2010) Donne (2010) Uomini (2060) Donne (2060) aumentata la speranza di 85 anni o più vita alla nascita mentre 80-84 anni 75-79 anni decrescono le nuove 70-74 anni nascite 65-69 anni 60-64 anni • Le stime rilevano che l'età 55-59 anni 50-54 anni media della popolazione 45-49 anni dell'UE aumenterà da 41 40-44 anni anni nel 2010 a 48 nel 35-39 anni 30-34 anni 2060 25-29 anni 20-24 anni • Entro il 2060, le persone di 15-19 anni 65 anni o più 10-14 anni 5-9 anni rappresenteranno circa il Meno di 5 anni 30 % della popolazione dell'UE Fonte: Eurostat
Nell'UE più persone in entrata di quante ne escono • Negli ultimi 20 anni, l'UE Tasso grezzo di migrazione netta UE-27 Per 1 000 persone ha conosciuto un'immigrazione continua dall'esterno Attenzione: • Dal 2015 in poi, si prevede che la migrazione netta sarà l'unico fattore di crescita della popolazione dell'UE Fonte: Eurostat
La «ricchezza» nelle regioni europee. Cosa è accaduto prima e durante la crisi economica del 2008? 1. Concentrazione della ricchezza 2. Variazioni della ricchezza
Concentrazione della ricchezza • Le disparità regionali Dispersione del PIL regionale per abitante, % del PIL nazionale pro capite all’interno dell’UE si sono ridotte • La dispersione è inferiore nei vecchi Stati membri • La ripresa economica Germania Italia nell'Europa dell'est Portogallo Repubblica ceca Austria Regno Unito Finlandia Croazia Romania Paesi Bassi Bulgaria Irlanda Slovenia Svezia Ungheria Spagna Grecia Polonia Francia Belgio Slovacchia UE-27 Danimarca ha determinato l’aumento delle disparità Fonte: Eurostat
Variazione del PIL pro capite per regione +10 Guadalupe Martinica Guiana francese Dati non disponibili Riunione Azzorre Madeira Canarie Malta Liechtenstein Fonte: Eurostat
Il reddito non è distribuito in modo uniforme • Le disuguaglianze di reddito non sono diminuite nell'UE • Il 20 % più ricco della popolazione guadagna circa cinque volte più del 20 % più povero • La distribuzione del reddito differisce notevolmente tra gli Stati membri dell'UE
Il fenomeno migratorio in Italia: cenni • Le immigrazioni passano da 527 mila unità nel 2007 a 307 mila nel 2013, con un calo del 41,7%. Nello stesso periodo le emigrazioni sono più che raddoppiate, passando da 51 mila a 126 mila. Mai così alto negli ultimi dieci anni il numero di emigrati italiani • Migrano soprattutto persone tra i 20 e i 45 anni • Il 53,5% di chi emigra all’estero, a prescindere dalla cittadinanza, è di genere maschile • Tuttavia, per gli stranieri la quota di emigrati di genere maschile (45,9%) è inferiore a quella femminile.
Le regioni del Nord continuano ad attrarre flussi dal Mezzogiorno • I trasferimenti interregionali determinano saldi migratori positivi in tutte le regioni del Nord • Nel Mezzogiorno, si registrano quasi ovunque saldi interregionali negativi
Infine…. Dove sono e dove vanno ora gli Italiani ? • Il Regno Unito meta preferita dai laureati • Nel 2013, il saldo migratorio con l’estero degli italiani con almeno 25 anni mostra una perdita netta di residenti pari a 42 mila unità, di cui ben 13 mila laureati • Sono, infatti, oltre 6 mila gli italiani di rientro in possesso di laurea contro oltre 19 mila in uscita dal Paese. • Le principali mete di destinazione dei laureati sono il Regno Unito, Svizzera, Germania, Francia. Al di fuori dell’Europa, i laureati italiani si recano soprattutto negli Stati Uniti (1.400) e in Brasile (800).
Risultati di due studi applicati alle relazioni tra occupazione, regioni e laureati 1. Dileo, I., (with Garcìa Pereiro, T. and Losurdo, F.) (2013). Analysing Employability Determinants of the Italian Labour Market: The Case of Italian Graduates, Economia dei Servizi, Il Mulino, 8(2), 127-145. • 2. Dileo I. (with Losurdo F., Garcia Pereiro T.) (2013). Characteristics and Perspectives of Highly Skilled Graduates in the Italian Labour Market” in Olsztyn Economic Journal, 8(4).
Migrazioni per motivi di studio e Mobilità dei laureati. Quale nesso nelle regioni Italiane? - Lo scopo principale dell'indagine è identificare la situazione lavorativa dei giovani dopo la laurea. - l lasso di tempo è stato fissato a tre anni dalla fine degli studi - I dati sono tratti da un’indagine condotta dall'ISTAT nel 2011 che ha coinvolto 33.696 laureati nel 2007 a cui è stato chiesto lo status occupazionale nel 2010. - Gli autori hanno applicato un modello per cercare di capire l’impatto di alcune variabili sulla condizione di occupato/non occupato nel 2010 e se l’esperienza lavorativa ha aiutato a trovare più facilmente lavoro.
Raggruppamenti regioni per tipologia di caratteristica universitaria Sulla base di tale raggruppamento, è possibile creare una sorta di classificazione di qualità delle Università italiane per regione: 1) Cluster3-Lombardia; 2) cluster4-Lazio; 3) Cluster5-Emilia Romagna, Sicilia, Campania; 4) Cluster1-Piemonte, Veneto, Toscana, Marche, Abruzzo, Puglia; e, 5) Cluster2-Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli- Venezia Giulia, Liguria, Umbria, Molise, Basilicata, Calabria e Sardegna.
• La Tabella mostra le distribuzioni percentuali dei sei gruppi scientifici disciplinari presi in considerazione. • Le percentuali più elevate di laureati nel 2007 sono stati per Medicina e in facoltà socio-economico-politiche, mentre le più basse sono state osservate per le facoltà scientifiche e giuridiche. • Un'analisi dei risultati per genere ha mostrato percentuali maggiori di donne laureate nelle Scienze umane e Medicina. • Allo stesso modo i laureati di sesso maschile sono in maggiore percentuale laureati nelle facoltà di Architettura Ingegneria.
Per quanto riguarda la distribuzione in Italia, per grandi aree, la tabella riferisce che: 1. Più della metà dei più giovani laureati, sia maschi che femmine, erano concentrati nelle università delle Regioni del Nord. 2. Una situazione simile vale anche per la fascia di età intermedia (25-29 anni), ma a livelli leggermente inferiori. 3. Al contrario, per la fascia di età avanzata (30+), la distribuzione percentuale era più alta al Sud, dimostrando un ritardo nell’ottenimento del titolo in questa macroarea.
Risultati delle stime: il modello logistico
Risultati generali dello studio Da questa ricerca sono state tratte 3 importanti conclusioni: 1. L’esperienza lavorativa maturata durante il periodo universitario risulta essere la variabile più rilevante nel determinare la condizione occupazionale dei laureati!! 2. Tale dato diventa ancora più importante per i laureati che hanno ottenuto il loro titolo di studio in età più avanzata (più di 30 anni) 3. Il ruolo svolto da una specializzazione post-lauream guadagna anche un significato nell’ultima fascia di età di conseguimento del titolo
Conclusioni: quali spunti per il futuro? 1. Perché si emigra (livello di istruzione e spesa pubblica destinata alla formazione a vario livello): High skilled Graduates vs Low skilled graduates 2. Mismatch nel mercato del lavoro e gap tra regioni settentrionali e meridionali 3. Alta formazione (accumulazione di capitale umano) –crescita economica= riduzione dell’emigrazione?? 4. Maggiore razionalità ed efficacia nella governance dei fenomeni migratori a livello europeo
Fonti: • Eurostat-Eurpean Commission, «Dati per il futuro: 20 anni di sviluppo sostenibile in Europa?» • Istat (anni vari) • Enrico Pugliese – Sapienza Università di Roma and IRPPS-CNR. “Italy as a migration crossroad” Migration and migration policies in Italy and Europe. • Dileo, I., (with Garcìa Pereiro, T. and Losurdo, F.) (2013). Analysing Employability Determinants of the Italian Labour Market: The Case of Italian Graduates, Economia dei Servizi, Il Mulino, 8(2), 127-145. • Dileo I. (with Losurdo F., Garcia Pereiro T.) (2013). Characteristics and Perspectives of Highly Skilled Graduates in the Italian Labour Market” in Olsztyn Economic Journal, 8(4).
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