UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI URBINO CARLO BO - DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI - EMDR
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI URBINO CARLO BO DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI CORSO DI LAUREA: Scienze e tecniche psicologiche IL METODO EMDR SU PAZIENTI CHE MANIFESTANO SINTOMI DI ANSIA CONSEGUENTI AD UN EVENTO TRAUMATICO NATURALE: IL TERREMOTO Relatore: Chiar.mo Prof. Tesi di laurea di: Manuela Berlingeri Arianna Biordi 261750 Anno accademico: 2015-2016 1
Sommario CAPITOLO 1: ANSIA E DISTURBI D’ANSIA........................................................................................... 4 1.1 Classificare i disturbi d’ansia: ................................................................................................................................ 5 1.2 Spiegare e trattare l’Ansia e i Disturbi d’ansia: ..................................................................................................... 9 1.3 DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS:..........................................................................................................11 1.3.1 Una definizione ................................................................................................................................................... 11 1.3.2 Caratteristiche associate a supporto della diagnosi ............................................................................................ 12 1.3.3 Prevalenza ........................................................................................................................................................... 12 1.3.4 Sviluppo e decorso .............................................................................................................................................. 13 1.3.5 Fattori predisponenti........................................................................................................................................... 13 1.3.6 Aspetti diagnostici correlati alla cultura di appartenenza ................................................................................... 15 1.3.7 Aspetti diagnostici correlati al genere ................................................................................................................. 15 1.3.8 Comorbilità .......................................................................................................................................................... 15 1.3.9 Storia del disturbo ............................................................................................................................................... 16 1.4 Criteri diagnostici per il disturbo post traumatico da stress nel DSM-5 ................................................................18 1.5 Analisi dei disastri naturali: il Terremoto .............................................................................................................24 CAPITOLO 2: IL METODO EMDR: EYE MOVEMENT DESENSITIZATION AND REPROCESSING ......................................................................................................................................... 26 2.1 Fasi del trattamento EMDR ..................................................................................................................................28 CAPITOLO 3: IL CASO DEL TERREMOTO IN TURCHIA 1999. EFFICACIA DEL TRATTAMENTO EMDR IN UNA SITUAZIONE DI EMERGENZA................................................... 31 3.1 Metodo ................................................................................................................................................................32 3.2 Progettazione ......................................................................................................................................................33 3.3 Valutazione strumentale......................................................................................................................................33 3.4 Procedura ............................................................................................................................................................34 3.5 Risultati ...............................................................................................................................................................35 3.5.1 Esperienza terapeutica ........................................................................................................................................ 35 3.5.2 Confronto con il gruppo di controllo ................................................................................................................... 35 3.5.3 Effetti del trattamento ........................................................................................................................................ 36 3.5.4 Numero di immagini necessarie per completare la terapia e i cambiamenti nei punteggi del SUD e VOC ........ 37 3.6 Riassunto e conclusioni ........................................................................................................................................38 4 PANORAMA ITALIANO ........................................................................................................................ 39 4.1 Conferenza “terremoto e ferite dell’anima” ........................................................................................................39 2
4.1.1 La testimonianza della dottoressa Giada Maslovaric .......................................................................................... 39 4.1.2 la testimonianza della dottoressa Micaela Barnato ............................................................................................ 42 4.2 Intervista alla dottoressa Debora Traficante ........................................................................................................42 4.2.1 Il Setting nelle situazioni di emergenza ............................................................................................................... 43 4.2.2 Protocolli specifici in caso di emergenza ............................................................................................................. 43 4.2.3 Esperienza diretta a Norcia ................................................................................................................................. 44 4.3 Testimonianza diretta di una bambina sopravvissuta al terremoto .....................................................................47 CONCLUSIONI PERSONALI .................................................................................................................... 48 BIBLIOGRAFIA: ......................................................................................................................................... 49 SITOGRAFIA: .............................................................................................................................................. 51 3
Capitolo 1: ANSIA E DISTURBI D’ANSIA Tutti noi conosciamo e abbiamo provato una sensazione di ansia o spavento. Questi due stati si sovrappongono, ma sono anche differenti tra loro in quanto l’ansia indica l’anticipazione a una minaccia futura, è associata alla tensione muscolare e alla vigilanza in vista di un pericolo che potrà verificarsi in seguito ed è relativa a comportamenti prudenti o di evitamento. La paura invece, è la risposta emotiva a una minaccia imminente, reale o percepita. Questa componente viene associata a picchi di attivazione automatica necessaria alla lotta o alla fuga e a pensieri di pericolo immediato. Certe volte il livello di paura o di ansia può essere ridotto da comportamenti pervasivi di evitamento (American Psychiatric Association, 2014). Queste sono risposte umane fisiologiche/psicologiche più o meno adattive a minacce o situazioni di pericolo e per questo vengono vissute come componenti della vita quotidiana, ma è necessario conoscerle a fondo e considerare due concetti di base per poterle definire: l’importanza del contesto e la gravità dell’ansia nel continuum da lieve a significativo. Considerando il primo concetto, diversi studi hanno messo in luce che le persone con disturbi d’ansia provano sentimenti di affanno e timore anche in situazioni che, di fatto, non giustificherebbero queste reazioni (Hansell & Damour, 2007, p. 100). Basti pensare al caso del rimuginio tipicamente associato ai disturbi d’ansia generalizzati, in cui di fatto non è presente nessun elemento esterno che possa stimolare l’insorgenza dello stato d’ansia, piuttosto il trigger per lo scatenarsi dello stato d’ansia è internamente generato dal soggetto attraverso il pensiero ricorrente a situazioni, per lui, potenzialmente negative. Un altro concetto per definire l’ansia è considerare il continuum tra comportamento normale e patologico. In particolare va considerato il modo di reagire del soggetto di fronte a determinate situazioni. Se alcuni soggetti tendono a provare ansia solo di rado e con livelli discretamente bassi, altri, al contrario, possono rispondere apprensivamente a molte delle situazioni che si presentano anche durante la vita quotidiana (Hansell & Damour, 2007, p. 100). Il continuum tra questi livelli di preoccupazione si applica a due diversi tipi di ansia studiati: ansia di tratto e ansia di stato. La prima forma consiste nella predisposizione individuale a rispondere alle situazioni in cui ci si imbatte con diversi livelli di ansia. L’ansia di stato, invece, è il livello individuale di ansia in un momento specifico (come può essere il caso di una prova, un colloquio di lavoro, un esame) (Hansell & Damour, 2007, p. 100). La valutazione della presenza o meno di un disturbo d’ansia spetta al clinico, tenendo in considerazione anche i fattori culturali contestuali, in quanto i soggetti che presentano questa 4
patologia tendono a sopravvalutare il pericolo nelle situazioni che temono o evitano (American Psychiatric Association, 2014). 1.1 Classificare i disturbi d’ansia: Nel 2000, i disturbi d’ansia vennero adattati al manuale diagnostico DSM-IV-TR, il quale identificava e analizzava 6 principali disturbi d’ansia: Disturbo d’ansia generalizzato (DAG): irritabilità cronica pervasiva e debilitante. Disturbo di panico (DP): attacchi di panico che causano progressivo distress o compromissione del funzionamento. Fobie: paura intensa persistente e irrazionale ed evitamento di uno specifico oggetto o situazione. Presenta tre sottotipi: fobia sociale, agorafobia e fobia specifica. Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC): i pensieri disturbanti e non voluti provocano compulsioni che interferiscono significativamente con il funzionamento quotidiano. Disturbo post-traumatico da stress (DPTS): significativi sintomi d’ansia post-traumatici che durano per più di un mese dopo un’esperienza traumatica. Disturbo acuto da stress (DAS): significativi sintomi d’ansia post traumatici che hanno il loro esordio entro un mese dall’esperienza traumatica (Hansell & Damour, 2007). Il Disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi stress correlati (disturbo post-traumatico da stress e disturbo da stress acuto), che nel DSM-IV-TR erano inclusi nel gruppo dei Disturbi d’ansia, nell’ultima versione del manuale diagnostico (DMS-5) vengono classificati all’interno di altre sezioni. Inoltre, diversamente dalla versione precedente, nel DSM-5 i criteri diagnostici non specificano più che l’esordio debba avvenire prima dei 18 anni, e per gli adulti è stato aggiunto un criterio di durata (di 6 mesi o più) per evitare di incorrere in sovradiagnosi di paure transitorie (American Psychiatric Association, 2014). L’Associazione Psichiatrica Americana (APA) è giunta quindi alla pubblicazione dell’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-5) che vede i disturbi d’ansia così classificati: Disturbo d’ansia da separazione: l’individuo con questo disturbo è spaventato o ansioso riguardo alla separazione dalle figure di attaccamento a un livello di gravità inappropriato 5
rispetto allo stadio di sviluppo. Sono presenti paura o ansia persistenti relative agli incidenti che possono capitare alle figure di attaccamento e agli eventi che possono portare alla perdita delle, o alla separazione dalle, figure di attaccamento, e riluttanza ad allontanarsi dalle figure di attaccamento, come pure incubi e sintomi fisici di disagio. Nonostante i sintomi si sviluppino spesso durante l’età infantile, possono essere espressi anche in età adulta. Mutismo selettivo: caratterizzato da una costante incapacità di parlare in situazioni sociali in cui ci si aspetta che si parli (per es., a scuola), anche se l’individuo è in grado di parlare in altre situazioni. L’incapacità di parlare ha conseguenze significative sul rendimento in contesti educativi o lavorativi o interferisce altrimenti con la normale comunicazione sociale. Fobia Specifica: sono individui spaventati o ansiosi riguardo a oggetti e situazioni circoscritti, oppure evitano oggetti e situazioni circoscritti. Un’ideazione cognitiva specifica non è presente in questo disturbo, come avviene in altri disturbi d’ansia. La paura, l’ansia o l’evitamento sono quasi sempre indotti immediatamente dalla situazione fobica, a un livello tale da essere persistente e sproporzionato rispetto al reale rischio che essa rappresenta. Vi sono vari tipi di fobie specifiche: animali; ambienti naturali; sangue-infezioni-ferite; situazionali; e altre situazioni. Disturbo d’ansia sociale (fobia sociale): l’individuo ha paura o è ansioso, oppure evita le interazioni sociali e le situazioni che coinvolgono la possibilità di essere esaminato. Queste includono le interazioni sociali in cui si incontrano persone non conosciute, situazioni in cui l’individuo può essere osservato mentre mangia o beve, e situazioni in cui l’individuo si esibisce di fronte ad altri. L’ideazione cognitiva è di essere valutato negativamente dagli altri, essere imbarazzato, umiliato o rifiutato, oppure offendere gli altri. Disturbo di panico: l’individuo sperimenta ricorrenti attacchi di panico inaspettati ed è costantemente preoccupato o spaventato di avere ulteriori attacchi di panico, oppure modifica il proprio comportamento in modo disadattivo a causa degli attacchi di panico. Gli attacchi di panico sono rappresentati da comparsa improvvisa di paura o disagio intensi che raggiungono il picco in pochi minuti, accompagnati da sintomi fisici e/o cognitivi. Gli attacchi di panico possono essere attesi, cioè come risposta a un oggetto o situazione tipicamente temuti, oppure inaspettati, cioè gli attacchi di panico si verificano senza una ragione evidente. Agorafobia: questi individui sono spaventati e ansiosi riguardo a due o più delle seguenti situazioni: utilizzare trasporti pubblici; trovarsi in spazi aperti; stare in spazi ristretti; fare la fila o essere in mezzo alla folla, oppure essere fuori casa da soli in altre situazioni. L’individuo teme queste situazioni a causa di pensieri legati al fatto che potrebbe essere 6
difficile fuggire o che potrebbe rivelarsi impossibile ricevere soccorso nel caso in cui si sviluppino sintomi simili al panico o altri sintomi invalidanti o imbarazzanti. Queste situazioni inducono quasi sempre paura o ansia e sono spesso evitate, o richiedono la presenza di un accompagnatore. Disturbo d’ansia generalizzata: le caratteristiche chiave di questo disturbo sono ansia e preoccupazione persistenti ed eccessive riguardanti diversi ambiti, tra cui il rendimento lavorativo e scolastico, che l’individuo ha difficoltà a controllare. Inoltre, l’individuo sperimenta sintomi fisici, tra cui irrequietezza o sensazioni di agitazione o tensione; facile affaticamento; difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria; irritabilità; tensione muscolare; e disturbi del sonno. Disturbo d’ansia indotto da sostanze/farmaci: implica ansia dovuta a intossicazione o astinenza da sostanze, oppure a un trattamento farmacologico. Nel disturbo d’ansia dovuto a un’altra condizione medica la sintomatologia ansiosa è la conseguenza fisiologica di un’altra condizione medica. Disturbo d’ansia dovuto a un’altra condizione medica: è un’ansia clinicamente significativa che si ritiene meglio spiegata come effetto fisiologico di un’altra condizione medica. Disturbo d’ansia con altra specificazione: questa categoria si applica alle manifestazioni in cui i sintomi caratteristici di un disturbo d’ansia, che causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti, predominano ma non soddisfano pienamente i criteri per uno qualsiasi dei disturbi della classe diagnostica dei disturbi d’ansia. La categoria disturbo d’ansia con altra specificazione è utilizzata in situazioni in cui il clinico sceglie di comunicare la ragione specifica per cui la manifestazione non soddisfa i criteri per nessuno specifico disturbo d’ansia. Disturbo d’ansia senza specificazione: questa categoria si applica alle manifestazioni in cui i sintomi caratteristici di un disturbo d’ansia, che causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre arre importanti, predominano ma non soddisfano pienamente i criteri per uno qualsiasi dei disturbi della classe diagnostica dei disturbi d’ansia (American Psychiatric Association, 2014). I disturbi d’ansia sono molto diversi tra loro in base alla tipologia di oggetti o di situazioni che provocano paura, ansia oppure comportamenti di evitamento, e per l’ideazione cognitiva associata. 7
Uno svantaggio da tenere in considerazione nell’analisi di questi disturbi è la condizione di comorbilità, ovvero la presenza nello stesso soggetto di due o più disturbi, tuttavia possono essere differenziati attraverso un attento esame delle tipologie di situazione temute o evitate e del contenuto dei pensieri e delle credenze a essi associati (American Psychiatric Association, 2014). Le ricerche hanno considerato anche alcuni fattori demografici che influenzano l’emergere di questi disturbi. L’età è significativa nel modo di esperire i disturbi: gli adulti ne sono maggiormente consapevoli e descrivono la loro ansia in termini di esperienze emozionali, cognitive e reazioni fisiche; i bambini invece generalmente non sono consapevoli dei loro disturbi e esperiscono ansia e paura attraverso il comportamento (come il pianto, capricci, immobilizzandosi, attaccandosi morbosamente all’adulto di riferimento) Va precisato però che nella maggior parte dei bambini i disturbi emersi nell’infanzia svaniscono con l’età (Hansell & Damour, 2007, pp. 111-112). Analizzando il fattore genere emerge che questi disturbi colpiscono in modo particolare le donne, ciò è in gran parte è dovuto a fattori socioculturali (come il fatto che alle donne non viene insegnato ad essere assertive e autosufficienti); fattori ormonali (maggiori probabilità per le donne di sviluppare disturbo di panico e fluttuazioni dei livelli ormonali nelle donne mestruate che causano un disequilibrio); fattori genetici (il disturbo di panico è legato anche al prolasso della valvola mitralica e all’ipertiroidismo, più frequenti nelle donne) (Hansell & Damour, 2007, pp. 112-113). Infine è stato analizzato il fattore demografico della classe sociale. Le persone che vivono in contesti urbani poveri corrono un maggior rischio di sviluppare disturbo post-traumatico da stress probabilmente per due ragioni: sono più esposte rispetto ad altre popolazioni ad esperienze traumatiche ed è più probabile che non abbiano un sufficiente supporto sociale (Hansell & Damour, 2007, pp. 113-114). Occorre far riferimento ad un ultimo fattore, il relativismo storico e culturale che evidenzia i limiti del sistema del DSM-IV-TR in quanto non è possibile generalizzare questa diagnosi dei disturbi ad ogni epoca e ad ogni cultura (Hansell & Damour, 2007, pp. 114-116). 8
1.2 Spiegare e trattare l’Ansia e i Disturbi d’ansia: L’ansia e i suoi disturbi sono stati ampiamente studiati nell’ambito della psicologia clinica e diversi approcci teorici, nel corso degli anni, hanno proposto diversi possibili interventi per mitigarne gli effetti e ristabilire, auguralmente, una condizione di normalità. Ad esempio, secondo la prospettiva comportamentale i comportamenti umani sono modellati attraverso ricompense e punizioni sulla base del principio del condizionamento operante. In questo contesto quindi, i soggetti con disturbi d’ansia tendono ad evitare ciò che fa loro paura, producendo un rinforzo negativo. Questi sentimenti di disagio possono emergere anche come conseguenza dell’osservazione e imitazione del comportamento dei propri genitori di fronte a certe situazioni (modellamento). Secondo questo approccio teorico, le reazioni di ansia possono essere via via mitigate attraverso il meccanismo di estinzione, di conseguenza, l’intervento prevede un’esposizione del soggetto agli oggetti o situazioni che tipicamente causano l’insorgenza del disturbo (Hansell & Damour, 2007, pp. 117-118). Secondo la prospettiva cognitiva le persone che soffrono di disturbi d’ansia presentano schemi cognitivi disfunzionali poiché tendono a fissarsi sui pericoli percepiti e sulle minacce, sovrastimano sia la gravità, sia le minacce dei pericoli che si presentano loro, infine sottostimano le loro abilità di poterli gestire (Wells, 1997). In funzione di questa concettualizzazione, gli interventi cognitivi prevedono che il terapeuta adotti una posizione attiva verso il paziente guidandolo e aiutandolo a formulare gli obiettivi della terapia e procedendo all’allontanamento dei pensieri disadattavi e problematici (Hansell & Damour, 2007, p. 124). Le componenti psicodinamiche fanno riferimento al padre della psicoanalisi Freud. In un primo momento egli fu interessato alla coesistenza, nei suoi pazienti, di disturbi d’ansia e astinenza sessuale o frustrazione, sviluppò quindi la teoria secondo la quale l’energia degli istinti sessuali rimossi si trasformasse in ansia. Successivamente, Freud ribaltò questa teoria affermando che l’ansia è la causa (e non il risultato) della rimozione, un meccanismo di difesa che consiste nel dimenticare i contenuti mentali dolorosi e inaccettabili. I teorici psicodinamici danno rilievo anche alle figure genitoriali, in quanto essi hanno l’importante compito di aiutare i propri figli a gestire al meglio i propri desideri e sensazioni e non devono essere né troppo severi né troppo labili nell’insegnare loro come gestirli (Hansell & Damour, 2007, pp. 129-130). 9
Infine analizzando le componenti biologiche emerge una importante correlazione tra l’ansia e le reazioni fisiologiche. Questa prospettiva sottolinea il ruolo del sistema nervoso autonomo, del sistema limbico, dei neurotrasmettitori e dei fattori genetici nei disturbi d’ansia. Gli interventi biologici consistono nella prescrizione di farmaci antidepressivi come gli SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina), antidepressivi triciclici. Tutte queste prospettive, e i loro specifici interventi, possono essere combinate tra loro data la varietà delle componenti emozionali, comportamentali, cognitive e fisiologiche dei disturbi d’ansia, sottolineando quindi il principio della causalità multipla. Infine in alcuni disturbi d’ansia le componenti biologiche si fondono a quelle psicologiche sottolineando il principio della connessione tra mente e corpo (Hansell & Damour, 2007). 10
1.3 DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS: Nel DSM 5 il disturbo post traumatico da stress (DPTS) lo troviamo classificato nei Disturbi correlati a eventi traumatici stressanti, ovvero quei disturbi in cui l’esposizione a un vento traumatico o stressante è elencata come criterio diagnostico. Fanno altresì parte di questi disturbi: - il disturbo reattivo dell’attaccamento - il disturbo da impegno sociale disinibito - il disturbo da stress acuto - i disturbi dell’adattamento. La collocazione di questo capitolo sui Disturbi correlati a eventi traumatici stressanti, riflette la stretta relazione tra queste diagnosi e i disturbi trattati nei capitoli adiacenti sui disturbi d’ansia, il disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi correlati e i disturbi dissociativi. La sofferenza psicologica che segue l’esposizione a un evento traumatico o stressante è molto variabile. E’ stato infatti riscontrato che molti soggetti che sono stati vittime di eventi traumatici o stressanti manifestano un fenotipo in cui, piuttosto che riscontrare sintomi basati sull’ansia e sulla paura, le caratteristiche cliniche più evidenti sono sintomi anedonici e disforici, sintomi di rabbia e aggressività esternalizzate, oppure sintomi dissociativi (American Psychiatric Association, 2014). Il DPTS è associato ad alti livelli di disabilità sociale, lavorativa e fisica, oltre che a considerevoli costi economici e alti livelli di utilizzo dei servizi medici. La compromissione del funzionamento si osserva all’interno degli ambiti sociale, interpersonale, evolutivo, scolastico, lavorativo e della salute fisica. Alcuni eventi traumatici inoltre hanno un forte potenziale suicidario nelle persone che ne vengono colpite (American Psychiatric Association, 2014). 1.3.1 Una definizione Il disturbo post-traumatico da stress si può manifestare in conseguenza a disastri naturali (come uragani, terremoti, inondazioni), ma può anche essere dovuto ad atti commessi dall’uomo come la violenza, le guerre, gli attacchi terroristici, andando a formare un trauma, ovvero un’esperienza emotiva travolgente in cui vi è la possibilità di morte o di ferite consistenti sia su se stessi, sia su persone care (Hansell & Damour, 2005). 11
Gli studiosi hanno messo in evidenza in merito a questo argomento la distinzione tra due diversi tipi di traumi: traumi con la “T maiuscola” e traumi con la “t minuscola” (http://www.psicologamonza.it/Trauma_EMDR.htm). I primi fanno riferimento a disastri naturali (terremoti, inondazioni), incidenti, abusi sessuali; i traumi con la t minuscola invece sono quei traumi che si manifestano sia in età infantile che da adulti e lasciano un segno profondo, più difficile da abbandonare e che porta con sé le conseguenze a lungo termine. Ad esempio l’essere umiliati di fronte ad altre persone, troncare improvvisamente una relazione, subire un lutto, ricevere una diagnosi medica di patologia, indicano dei traumi che spesso il soggetto pensa di aver superato ma, in realtà, possono riemergere dopo anni ancora vividi e con il loro carico emotivo e doloroso (http://www.psicologamonza.it/Trauma_EMDR.htm). 1.3.2 Caratteristiche associate a supporto della diagnosi E’ possibile che si verifichi una regressione dello sviluppo, come la perdita del linguaggio nei bambini piccoli. Possono essere presenti pseudoallucinazioni uditive (sentire parlare i propri pensieri con una o più voci diverse). A seguito di eventi traumatici prolungati, ripetuti e gravi l’individuo può sperimentare ulteriori complicazioni nella regolazione delle emozioni o nel mantenere una stabilità nelle relazioni interpersonali, o sintomi dissociativi. Nel caso in cui l’evento traumatico porta a morte violenta, possono manifestarsi sintomi di lutto problematico (American Psychiatric Association, 2014). 1.3.3 Prevalenza Grazie ad uno studio condotto utilizzando i criteri del DSM-IV, è emerso che negli Stati Uniti la proiezione del rischio di vita per il DPTS all’età di 75 anni è 8,7%. La prevalenza attuale tra gli adulti negli Stati Uniti è circa di 3,5%. In Europa e nella maggior parte dei paesi asiatici, africani e latinoamericani sono state riscontrate stime inferiori pari al 0,5-1,0%. Emerge quindi come uno stesso livello di esposizione a un evento traumatico possa produrre una probabilità diversa di contrarre un DPTS in base alle componenti culturali. I tassi di DPTS sono maggiori tra i veterani e altri individui la cui professione aumenta il rischio di esposizione a eventi traumatici. La prevalenza di questo disturbo può variare anche nel corso dello sviluppo; bambini e adolescenti hanno mostrato, in linea generale, una prevalenza minore in seguito all’esposizione a gravi eventi traumatici; anche gli anziani si sono mostrati meno vulnerabili a questo tipo di disturbo (American Psychiatric Association, 2014). 12
1.3.4 Sviluppo e decorso Il disturbo post-traumatico da stress si può presentare a qualsiasi età, fin dal primo anno di vita. Generalmente i sintomi emergono nei primi 3 mesi dopo il trauma, sebbene possano passare mesi o anche anni prima che siano soddisfatti i criteri per una diagnosi. La durata dei sintomi può variare da un recupero completo entro 3 mesi fino alla persistenza dei sintomi, nei casi più gravi, fino a 12 mesi e talvolta per più di 50 anni. Questo aspetto temporale è spesso legato a fattori che suscitano il ricordo traumatico dell’evento, fattori stressanti della vita quotidiana o eventi traumatici vissuti recentemente. Il rivivere l’evento traumatico può variare attraverso lo sviluppo. I bambini possono lamentare l’insorgenza di incubi nonostante non ci siano contenuti specifici relativi ad un evento traumatico. Spesso gli accadimenti traumatici vissuti dai bambini di età inferiore ai 6 anni si palesano nel gioco. Essi possono non manifestare reazioni di paura nel rivivere o nell’esposizione all’evento traumatico. La reazione dei bambini a questi eventi può essere quella di evitamento o di preoccupazione collegata ai ricordi, causando seri cambiamenti nell’umore. I soggetti che continuano a sperimentare DPTS in età adulta avanzata possono manifestare un minor numero di sintomi di ipervigilanza, evitamento, pensieri e umore negativi rispetto ai giovani adulti con la stessa patologia. Negli anziani il disturbo è associato a percezioni negative sulla salute,a idee suicidarie e all’utilizzo di assistenza primaria (American Psychiatric Association, 2014). 1.3.5 Fattori predisponenti Ovviamente a questo punto è necessario considerare il fatto che non tutte le persone reagiscono alla stessa maniera alle difficoltà che si presentano e solo alcuni soggetti possono avere delle reazioni che si trovano sul continuum patologico rispetto a quello normale. Vi sono diversi fattori che possono predisporre maggiormente una persona a manifestare un disturbo post-traumatico da stress come l’ampiezza e l’intensità dell’esposizione al pericolo, problemi emotivi pre-esistenti, una storia di traumi precedenti, il senso di colpa per essere sopravvissuti al trauma e/o alla carenza di supporto sociale (Hansell & Damour, 2007). Altri fattori predisponenti sono una storia personale o familiare di depressione e ansia, nevrosi, separazioni precoci. E’ più frequente nelle donne e nelle persone separate o vedove (Colombo & Mantua, 2001). 13
La diagnosi di DPTS prevede la presenza di sintomi afferenti a tre cluster: la tendenza a rivivere l’avvenimento, evitamento e aumento dell’arousal (Colombo & Mantua, 2001). I tre requisiti perché si possa parlare di trauma invece sono: acuzie, imprevedibilità e minacciosità (Colombo & Mantua, 2001). Imprevedibilità perché un trauma sopraggiunge all’improvviso, senza preavviso, e quindi non permette di prepararsi all’evento e di adeguarsi alle modifiche. Porta un cambiamento situazionale repentino. E’ minaccioso e grave, non consentendo vie di fuga. Generalmente ha una intensità molto elevata e ciò si riscontra particolarmente nelle conseguenze che lascia al suo passaggio I fattori di rischio sono generalmente suddivisi in fattori pretraumatici, peritraumatici e post- traumatici. Fattori Pretraumatici Fattori temperamentali: comprendono problemi emotivi dell’infanzia prima dei 6 anni e precedenti disturbi mentali. Fattori ambientali: comprendono status socioeconomico basso; basso livello di istruzione; esposizione a un trauma precedente; avversità nell’infanzia; caratteristiche culturali; intelligenza inferiore; status razziale/etnico di minoranza; e una storia di disturbi psichiatrici in famiglia. La presenza di supporto sociale prima dell’esposizione all’evento si è dimostrata protettiva. Fattori genetici e fisiologici: comprendono il genere femminile e una giovane età al momento dell’esposizione al trauma. Alcuni genotipi possono essere protettivi o aumentare il rischio di DPTS dopo l’esposizione a eventi traumatici. Fattori Peritraumatici Fattori ambientali: comprendono la gravità del trauma, percepita minaccia per la vita, lesione personale, violenza interpersonale e, per il personale militare, essere esecutore o di testimone di atrocità. La dissociazione che si verifica durante il trauma e persiste in seguito può rappresentare un fattore di rischio. Fattori Post-Traumatici Fattori temperamentali: comprendono valutazioni negative, strategie di coping inappropriate e lo sviluppo del disturbo da stress acuto. 14
Fattori ambientali: comprendono la successiva esposizione a ripetuti fattori che suscitano ricordi traumatizzanti, successivi eventi di vita avversi e perdite finanziarie o di altro tipo collegate al trauma (American Psychiatric Association, 2014). 1.3.6 Aspetti diagnostici correlati alla cultura di appartenenza La possibilità di insorgenza del disturbo post-traumatico da stress varia nei gruppi culturali in relazione al tipo di esposizione traumatica, all’impatto sulla gravità del disturbo del significato attribuito all’evento traumatico e anche ad altri fattori culturali. In particolare, possono variare a seconda delle culture i sintomi di evitamento e intorpidimento, i sogni spiacevoli e i sintomi somatici. Le sindromi e gli idiomi culturali della sofferenza influenzano l’espressione del DPTS e la serie di disturbi in comorbilità nelle varie culture, fornendo dei modelli comportamentali e cognitivi che collegano l’esposizione traumatica con sintomi specifici (American Psychiatric Association, 2014). 1.3.7 Aspetti diagnostici correlati al genere Il disturbo post-traumatico da stress è stato riscontrato in maniera superiore, e con una durata maggiore nelle donne rispetto agli uomini lungo l’arco della vita. Questa distinzione di genere sembra essere collegata alla prevalente probabilità di esposizione a eventi traumatici, come lo stupro e altre forme di violenza interpersonali (American Psychiatric Association, 2014). 1.3.8 Comorbilità Gli individui con DPTS hanno l’80% di possibilità in più rispetto ai soggetti che non ne sono affetti di presentare sintomi che soddisfano i criteri per almeno un disturbo mentale. La comorbilità con il disturbo da uso di sostanze e con il disturbo della condotta è più comune tra i maschi che tra le femmine. I bambini possono presentare il disturbo post-traumatico da stress in comorbilità con il disturbo oppositivo provocatorio e il disturbo d’ansia di separazione. Vi è una considerevole comorbilità anche tra DPTS e disturbo neuro cognitivo maggiore e alcuni sintomi sovrapposti tra questi disturbi (American Psychiatric Association, 2014). 15
1.3.9 Storia del disturbo Il disturbo post traumatico da stress è stato inserito nel manuale diagnostico (DSM-III) solo nel 1980 dall’American Psychiatric Association (APA), ciò sembra essere stato influenzato dagli effetti della guerra del Vietnam con l’obiettivo sociale di indennizzare i soldati americani reduci da questa guerra e con l’obiettivo scientifico di conferire autonomia nosografica a questo disturbo. Ma non solo i traumi bellici potevano essere annoverati tra le cause dell’insorgenza del DPTS, vennero aggiunti anche terremoti, inondazioni, incidenti aerei, attentati terroristici. Con il passare del tempo gli studiosi allargarono il campo di studi, considerando il DPTS anche in relazione ad eventi di portata più moderata. La novità apportata dagli studiosi al concetto di DPTS è quella di considerarlo come una patologia psichica che insorge in individui sani in seguito a un evento traumatico, ovvero indica la possibilità di manifestarsi anche in individui senza alcuna predisposizione (Colombo & Mantua, 2001). Gli eventi scatenanti questo deficit possono essere di maggiore o minore portata. L’intensità è dunque un fattore determinante ( Colombo & Mantua, 2001). Un lutto può essere considerato un evento di portata inferiore, in quanto sebbene porti a una situazione di notevole stress dovuta alla perdita di un caro, si può superare con il passare del tempo e non implica altri tipi di sollecitazione; nel caso di eventi di portata maggiore come può essere un evento sismico, invece, i soggetti sono sottoposti a più stressor come la paura che un evento catastrofico simile possa ripresentarsi, la paura di perdere i propri beni materiali e la preoccupazione per la vita di una persona cara. Questa interpretazione del DPTS è basata sull’occorrenza e la frequenza di presentazione degli eventi, tuttavia, alcuni autori suggeriscono che il fattore determinante nella manifestazione del DPTS sia da ascrivere alla distinzione tra eventi straordinari ed eventi ordinari nella vita dell’uomo (Dohrenwend & Dohrenwend, 1997, Colombo e Mantua, 2001). In questa prospettiva, gli autori suggeriscono inoltre che debbano esistere dei fattori predisponenti per la manifestazione del disturbo in questione. Infine gli psicanalisti rigettano sia la caratteristiche quantitative sia qualitative dell’agente stressante, focalizzandosi piuttosto sulla percezione che il soggetto ne ha in relazione al suo vissuto, alle sue relazioni interpersonali, al suo sviluppo (Adamson & Shmale, 1965, Colombo e Mantua, 2001). Ritornano così ad assumere rilievo anche quegli episodi della vita quotidiana che, nonostante possano sembrare meno traumatici di un alluvione o di un terremoto, presentano 16
la loro componente patologica nel essere rivissuti e riattivati attraverso flashback scatenando nell’individuo un senso di vulnerabilità, di colpa, di perdita, di vergogna. 17
1.4 Criteri diagnostici per il disturbo post traumatico da stress nel DSM-5 I seguenti criteri si riferiscono a adulti, adolescenti e bambini di età superiore ai 6 anni. A. Esposizione a morte reale o minaccia di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale in uno (o più) dei seguenti modi: 1. Fare esperienza diretta dell’evento/i traumatico/i. 2. Assistere direttamente a un evento/i traumatico/i accaduto ad altri. 3. Venire a conoscenza di un evento/i traumatico/i accaduto a un membro della famiglia oppure a un amico stretto. In caso di morte reale o minaccia di morte di un membro della famiglia o di un amico, l’vento/i deve essere stato violento o accidentale. 4. Fare esperienza di una ripetuta o estrema esposizione a dettagli crudi dell’evento/i traumatico/i (per es., i primi soccorritori che raccolgono resti umani; agenti di polizia ripetutamente esposti a dettagli di abusi su minori). Nota: Il Criterio A4 non si applica all’esposizione attraverso media elettronici, televisione, film, o immagini, a meno che l’esposizione non sia legata al lavoro svolto . B. Presenza di uno (o più) dei seguenti sintomi intrusivi associati all’evento/i traumatico/i, che hanno inizio successivamente all’evento/i traumatico/i: 1. Ricorrenti, involontari e intrusivi ricordi spiacevoli dell’evento/i traumatico/i. Nota: Nei bambini di età superiore ai 6 anni può verificarsi un gioco ripetitivo in cui vengono espressi temi o aspetti riguardanti l’evento/i traumatico/i. 2. Ricorrenti sogni spiacevoli in cui il contenuto e/o le emozioni del sogno sono collegati all’evento/i traumatico/i. Nota: Nei bambini, possono essere presenti sogni spaventosi senza un contenuto riconoscibile. 3. Reazioni dissociative (per es., flashback) in cui il soggetto sente o agisce come se l’evento/i traumatico/i si stesse ripresentando. (Tali reazioni possono verificarsi lungo un continuum, in cui l’espressione estrema è la completa perdita di consapevolezza dell’ambiente circostante.) Nota: Nei bambini, la riattualizzazione specifica del trauma può verificarsi nel gioco. 4. Intesa o prolungata sofferenza psicologica all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento/i traumatico/i. 5. Marcate reazioni fisiologiche a fattori scatenanti interni o esterni che simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento/i traumatico/i. 18
C. Evitamento persistente degli stimoli associati all’evento/i traumatico/i, iniziato dopo l’evento/i traumatico/i, come evidenziato da uno o entrambi i seguenti criteri: 1. Evitamento o tentativi di evitare ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o strettamente associati all’evento/i traumatico/i. 2. Evitamento o tentativi di evitare fattori esterni (persone, luoghi, conversazioni, attività, oggetti, situazioni) che suscitano ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o strettamente associati all’evento/i traumatico/i. D. Alterazioni negative di pensieri ed emozioni associati all’evento/i traumatico/i, iniziate o peggiorate dopo l’evento/i traumatico/i, come evidenziato da due (o più) dei seguenti criteri: 1. Incapacità di ricordare qualche aspetto importante dell’evento/i traumatico/i (dovuta tipicamente ad amnesia dissociativa e non ad altri fattori come trauma cranico, alcol, o droghe). 2. Persistenti ed esagerate convinzioni o aspettative negative relative a se stessi, ad altri, o al mondo (per es., “io sono cattivo”, “non ci si può fidare di nessuno”, “il mondo è assolutamente pericoloso”, “il mio intero sistema nervoso è definitivamente rovinato”). 3. Persistenti, distorti pensieri relativi alla causa o alle conseguenze dell’evento/i traumatico/i che portano l’individuo a dare la colpa a se stesso oppure agli altri. 4. Persistente stato emotivo negativo (per es., paura, orrore, rabbia, colpa o vergogna). 5. Marcata riduzione di interesse o partecipazione ad attività significative. 6. Sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri. 7. Persistente incapacità di provare emozioni positive (per es., incapacità di provare felicità, soddisfazione o sentimenti d’amore). E. Marcate alterazioni dell’arousal e della reattività associati all’evento/i traumatico/i, iniziate o peggiorate dopo l’evento/i traumatico/i, come evidenziato da due (o più) dei seguenti criteri: 1. Comportamento irritabile ed esplosioni di rabbia (con minima o nessuna provocazione) tipicamente espressi nella forma di aggressione verbale o fisica nei confronti di persone o oggetti. 2. Comportamento spericolato o autodistruttivo. 3. Ipervigilanza. 4. Esagerate risposte di allarme. 5. Problemi di concentrazione. 6. Difficoltà relative al sonno (per es., difficoltà nell’addormentarsi o nel rimanere addormentati, oppure sonno non ristoratore). 19
F. La durata delle alterazioni (Criteri B, C, DEE) è superiore a 1 mese. G. L’alterazione provoca disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. H. L’alterazione non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., farmaci, alcol) o a un’altra condizione medica. Specificare quale: Con sintomi dissociativi: I sintomi dell’individuo soddisfano i criteri per un disturbo da stress post-traumatico e, inoltre, in risposta all’evento stressante, l’individuo fa esperienza di sintomi persistenti o ricorrenti di uno dei due seguenti criteri: 1. Depersonalizzazione: Persistenti o ricorrenti esperienze di sentirsi distaccato dai e come se si fosse un osservatore esterno dei propri processi mentali o dal proprio corpo (per es., sensazione di essere in un sogno; sensazione di irrealtà di se stessi o del proprio corpo o del lento scorrere del tempo). 2. Derealizzazione: Persistenti o ricorrenti esperienze di irrealtà dell’ambiente circostante (per es., il mondo intorno all’individuo viene da lui vissuto come irreale, onirico, distante o distorto). Nota: Per utilizzare questo sottotipo, i sintomi dissociativi non devono essere attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., blackout, comportamento durante un’intossicazione da alcol) o a un’altra condizione medica (per es., crisi epilettiche parziali complesse). Specificare se: Con espressione ritardata: Se criteri diagnostici non sono soddisfatti appieno entro 6 mesi dall’evento (ancorché l’insorgenza e l’espressione di alcuni sintomi possano essere immediate). 20
Disturbo da stress post-traumatico nei bambini sotto i 6 anni A. Nei bambini sotto i 6 anni, esposizione a morte reale o minaccia di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale in uno (o più) dei seguenti modi: 1. Fare esperienza diretta dell’evento/i traumatico/i. 2. Assistere direttamente a un evento/i traumatico/i accaduto ad altri, in particolare ai caregiver primari. Nota: L’essere testimoni non include eventi ai quali si assiste attraverso media elettronici, televisione, film, o immagini. 3. Venire a conoscenza di un evento/i traumatico/i accaduto a un membro della famiglia oppure a una figura di accudimento. B. Presenza di uno (o più) dei seguenti sintomi intrusivi associati all’evento/i traumatico/i, che hanno inizio successivamente all’evento/i traumatico/i: 1. Ricorrenti, involontari e intrusivi ricordi spiacevoli dell’evento/i traumatico/i. Nota: Ricordi spontanei e intrusivi non appaiono necessariamente come spiacevoli e possono essere espressi come gioco riattualizzante. 2. Ricorrenti sogni spiacevoli in cui il contenuto e/o le emozioni del sogno sono collegati all’evento/i traumatico/i. Nota: Può essere possibile accertare che il contenuto terrorizzante sia collegato con l’evento traumatico. 3. Reazioni dissociative (per es., flashback) in cui il bambino sente o agisce come se l’evento/i traumatico/i si stesse ripresentando. Tali reazioni possono verificarsi lungo un continuum, in cui l’espressione estrema è la completa perdita di consapevolezza dell’ambiente circostante. La riattualizzazione specifica del trauma può verificarsi nel gioco. 4. Intensa o prolungata sofferenza psicologica all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simboleggiano o somigliano a qualche aspetto dell’evento/i traumatico/i. 5. Marcate reazioni fisiologiche in risposta a fattori che ricordano l’evento/i traumatico/i. C. Uno ( o più) dei seguenti sintomi, che rappresentano persistente evitamento degli stimoli associati all’evento/i traumatico/i o alterazioni negative di pensieri ed emozioni associati all’evento/i traumatico/i, devono essere presenti, iniziati o peggiorati dopo l’evento/i traumatico/i. Persistente evitamento degli stimoli 1. Evitamento o tentativi di evitamento di attività, luoghi o fattori fisici che suscitano ricordi dell’evento/i traumatico/i. 2. Evitamento o tentativi di evitamento di persone, conversazioni o situazioni interpersonali che suscitano ricordi dell’evento/i traumatico/i. 21
Alterazioni negative della cognitività 3. Sostanziale aumento della frequenza di stati emotivi negativi (per es., paura, colpa, tristezza,vergogna, confusione). 4. Marcata diminuzione di interesse o partecipazione ad attività significative, inclusa la limitazione del gioco. 5. Comportamento socialmente ritirato. 6. Persistente riduzione dell’espressione di emozioni positive. D. Alterazione dell’arousal e della reattività associate all’evento/i traumatico/i, iniziate o peggiorate dopo l’evento/i traumatico/i, come evidenziato da due (o più) dei seguenti criteri: 1. Comportamento irritabile ed esplosioni di rabbia (con minima o nessuna provocazione) tipicamente espressi nella forma di aggressione verbale o fisica nei confronti di persone o oggetti (compresi estremi accessi di collera). 2. Ipervigilanza. 3. Esagerata risposta di allarme. 4. Problemi di concentrazione. 5. Difficoltà relative al sonno (per es., difficoltà nell’addormentarsi o nel rimanere addormentati, oppure sonno non ristoratore). E. La durata delle alterazioni è superiore a 1 mese. F. L’alterazione provoca disagio clinicamente significativo o compromissione nella relazione con genitori, fratelli, coetanei o altri caregiver, oppure nel comportamento scolastico. G. L’alterazione non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., farmaci, alcol) o a un’altra condizione medica. Specificare quale: Con sintomi dissociativi: I sintomi dell’individuo soddisfano i criteri per un disturbo post- traumatico e l’individuo fa esperienza di sintomi persistenti o ricorrenti di uno dei due seguenti criteri: 1. Depersonalizzazione: Persistenti o ricorrenti esperienze di sentirsi distaccato dai, e come se si fosse un osservatore esterno dei, propri processi mentali o dal proprio corpo (per es., sensazione di 22
essere in un sogno; sensazione di irrealtà di se stessi o del proprio corpo o del lento scorrere del tempo). 2. Derealizzazione: Persistenti o ricorrenti esperienze di irrealtà dell’ambiente circostante (per es., il mondo intorno all’individuo viene da lui vissuto come irreale, onirico, distante o distorto). Nota: Per utilizzare questo sottotipo, i sintomi dissociativi non devono essere attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., blackout) o a un’altra condizione medica (per es., crisi epilettiche parziali complesse). Specificare se: Con espressione ritardata: Se i criteri diagnostici non sono soddisfatti appieno entro 6 mesi dall’evento (ancorché l’insorgenza e l’espressione di alcuni sintomi possano essere immediate) (American Psychiatric Association, 2014). 23
1.5 Analisi dei disastri naturali: il Terremoto I disastri naturali sono suddivisibili in 3 grandi categorie: 1. disastri idro-metereologici (come straripamenti, tempeste, temperature estreme) 2. disastri biologici (epidemie, infestazioni) 3. disastri geofisici (terremoti, maremoti, eruzioni vulcaniche) I terremoti sono stati responsabili delle più devastanti catastrofi del XX secolo, questi si manifestano improvvisamente, provocando un impatto violento e inaspettato e gli effetti molte volte si protraggono per lungo tempo. I disagi psicologici possono essere causati, nei sopravvissuti, come conseguenza del displacement ovvero la dislocazione forzata dovuta all’inagibilità delle proprie case, alla ricostruzione delle stesse e alla rilocazione in un contesto estraneo che può portare ad una disgregazione della rete sociale. Tutto ciò ci fa comprendere come da questa situazione sia alquanto probabile l’insorgenza di un DPTS (disturbo post traumatico da stress), disturbo depressivo, l’abuso di sostanze, alterazioni del sonno, disturbo depressivo e disturbi d’ansia (Pollice, Bianchini, Roncone, Casacchia 2012). Analisi dei fattori di rischio nello sviluppo di un distress psicologico post traumatico: maggiore esposizione al terremoto, la vicinanza all’epicentro, la disgregazione della rete sociale, una storia pregressa di traumi o problemi emotivi, perdite finanziarie, in particolar modo colpisce il sesso femminile, le persone con basso livello d’istruzione, la mancanza di un valido sostegno sociale e il displacement. Molti soggetti colpiti da questo evento traumatico naturale tendono a richiedere aiuto ai servizi di Medicina Generale piuttosto che specifici interventi psicologici nei servizi di Salute Mentale come conseguenza del fatto che tendono a trascurare la storia traumatica vissuta e ignorano i problemi mentali conseguenti all’evento (Pollice, Bianchini, Roncone, Casacchia 2012). Le 4 fasi successive ad una catastrofe naturale: 1. Fase eroica: le persone e la comunità cercano in ogni modo di poter aiutare gli altri e la comunità stessa. I soggetti possono raggiungere alti livelli di stress. E’ quindi utile ricordarsi di non sottovalutare la portata di questo fenomeno anche su se stessi. 2. Fase della luna di miele: si analizzano i miglioramenti e la quantità di persone che hanno offerto il proprio aiuto cosi da generare un senso di comune ottimismo. Non bisogna 24
però sottovalutare le conseguenze fisiche e soprattutto psicologiche che questo evento lascia nelle persone. 3. Fase della disillusione: emerge la consapevolezza della portata dell’evento e degli effetti che si protrarranno a lungo termine. La ripresa sarà lunga e difficile ma non per questo bisogna scoraggiarsi. E’ in questo momento che possono emergere chiari sintomi di stress post traumatici, irritabilità e sensazione di non ricevere l’aiuto necessario. Il suggerimento è quello di non rimanere soli ma di farsi forza l’un con l’altro all’interno della comunità e chiedere l’aiuto dei professionisti. 4. Fase di ristabilimento: a lungo termine torna l’equilibrio (https://lostudiodellopsicologo.it/2016/08/24/psicologia-del-terremoto-alcune- indicazioni-utili/). 25
Capitolo 2: Il metodo EMDR: Eye Movement Desensitization and Reprocessing EMDR è l’acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing, (in italiano desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è una tecnica psicoterapeutica introdotta per la prima volta alla fine degli anni ’80 dalla psicologa statunitense Francine Shapiro come terapia rivolta a persone con distress psicologico dovuto ad un evento traumatico e per soggetti con disturbo post traumatico da stress (DPTS) (Giusti & Giannini,2012). La tecnica dell’EMDR nasce specificatamente per il trattamento del DPTS e oggi può essere utilizzato per il trattamento di vari disturbi come ansie, fobie, traumi recenti, dolore eccessivo legato al lutto o per affrontare gli aspetti psicologici legati a malattie somatiche come l’AIDS e il cancro (Giusti & Giannini, 2012). Inizialmente questa tecnica prese il nome di EMD ovvero Eye Movement Desensitization, in quanto nata da un orientamento comportamentista e perché si pensava che i movimenti oculari fossero specifici nel provare una desensibilizzazione efficace. Gli effetti che il trattamento portava con sé erano quelli di riduzione della paura e dell’ansia legati al trauma (Shapiro, Kaslow & Maxfield, 2001). Successivamente si scoprì che altre forme di stimolazione bilaterale (come tamburellare sulle mani e stimoli uditivi) risultavano altrettanto efficaci (Shapiro, 1991b, 1994a). I cambiamenti nella percezione dell’ansia e della paura e il processo di desensibilizzazione risultavano essere il prodotto della rielaborazione dell’esperienza dell’individuo (Shapiro, Kaslow & Maxfield, 2011). Il trattamento consisteva nella modifica delle sensazioni corporee e delle emozioni da negative in positive, emergevano gli insight più profondi e comparivano in modo del tutto spontaneo nuovi comportamenti insieme ad un nuovo senso di sé. In questo modo viene elaborato il trauma e la persona torna a sentirsi un individuo sano e sereno. In questo modo l’EMD acquista una componente aggiuntiva , “Reprocessing”, diventando l’attuale e conosciuta tecnica EMDR (Shapiro, Kaslow, Maxfield, 2011). Secondo i primi report clinici in cui la tecnica era stata applicata, i pazienti trattati con EMDR manifestavano una remissione dei sintomi legati all’evento traumatico già dopo un breve numero di sedute se non addirittura con una seduta soltanto (Giusti & Giannini, 2012). 26
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