Distretto OVEST Piano di Zona 2011-2015 - prorogato al 31 dicembre 2018 - Azienda ULSS 8 Berica
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Comitato dei Sindaci di Distretto Ovest Azienda U.L.SS. n. 8 “Berica” Piano di Zona 2011-2015 prorogato al 31 dicembre 2018 Relazione Valutativa 2017 dati attività 2016 Distretto OVEST Direzione Servizi Socio-Sanitari Ufficio Piano di Zona Distretto Ovest tel. 0444/708279 fax 0444/708151 email pdz.arz@aulss8.veneto.it sito www.ulss8.veneto.it
Comitato dei Sindaci di Distretto Ovest Azienda U.L.SS. n. 8 “Berica” Piano di Zona 2011-2015 Relazione Valutativa 2017 - dati attività 2016 a cura di: Direttore dei Servizi Socio-Sanitari Salvatore Barra Ufficio Piano di Zona Marisa Bertinato Francesca Ronconi Direttore Distretto Socio Sanitario Giampaolo Stopazzolo Area Adulti - Anziani Ermanno Dian Area Dipendenze Vincenzo Balestra Gianni Zini Area Disabilità Mauro Burlina Rafaella Dal Lago Servizio Integrazione Lavorativa Rafaella Dal Lago Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizione di disagio Venceslao Ambrosini Area Salute Mentale Andrea Danieli Renato Magnabosco 1
1. L’INDICE A. Le priorità di intervento seguite pag. 4 B. Le aree di intervento pag. 4 B1. Area di intervento “Anziani”: uno sguardo d’insieme pag. 5 B1.1 I risultati e le criticità pag. 11 B1.2 I progetti pag. 12 B2. Area di intervento “Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio”: pag. 13 uno sguardo d’insieme B2.1 I risultati e le criticità pag. 14 B2.2 I progetti pag. 19 B2.3 L’“Immigrazione” vista dall’Area pag. 20 B2.3.1 I risultati e le criticità pag. 21 B2.3.2 I progetti pag. 22 B3. Area di intervento “Disabilità”: uno sguardo d’insieme pag. 23 B3.1 I risultati e le criticità pag. 24 B3.2 I progetti pag. 29 B4. Area di intervento “Dipendenze”: uno sguardo d’insieme pag. 31 B4.1 I risultati e le criticità pag. 33 B4.2 I progetti pag. 35 B5. Area di intervento “Salute Mentale”: uno sguardo d’insieme pag. 38 B5.1 I risultati e le criticità pag. 38 B5.2 I progetti pag. 41 2
A. Le priorità di intervento seguite La presente Relazione Valutativa 2017 del Piano di Zona 2011-2015, analizza i dati di attività dell’anno 2016, così come previsto dal Piano delle Performance, o Piano Triennale di Valutazione degli Obiettivi (D.Lgs. n. 150/2009); in conformità alle risorse assegnate e nel rispetto della programmazione sociosanitaria regionale e dei vincoli di bilancio, vengono individuati obiettivi, indicatori e risultati attesi per la gestione aziendale, ivi comprese le strategie di indirizzo e le scelte operative del Piano di Zona quinquennale. Nel 2016 si è tenuto conto dello scenario normativo ed economico attuale, caratterizzato dalla necessità di garantire l’erogazione delle cure in condizioni di appropriatezza, efficacia, efficienza, qualità e sicurezza in un contesto di risorse limitate per far fronte all’evoluzione dei fabbisogni demografici ed epidemiologici. Pertanto l’ex Ulss 5 si è trovata ad operare in un contesto di risorse limitate, a fronte di bisogni di salute in crescita, soprattutto vista la progressiva evoluzione dell’Ospedale quale luogo di cura sempre più per acuti, con patologie complesse ad alto assorbimento di risorse e un incremento costante della domanda assistenziale, in particolare della popolazione anziana e disabile. L’obiettivo principale per l’esercizio 2016, quindi, si è attestato sul consolidamento e il mantenimento dell’attività prodotta nell’anno precedente, nonché sulla contemporanea ricerca/analisi di possibili riorganizzazioni logistiche, finalizzate alla riduzione di sprechi ed inefficienze garantendo gli equilibri di finanza pubblica e salvaguardando la continuità e la funzionalità dei servizi. B. Le aree di intervento Per area di intervento si intende ciascuna delle aree di bisogno a cui rispondono i servizi sociali e sociosanitari. Esse si riferiscono alle persone adulte e/o anziane, alla famiglia, infanzia, adolescenza e minori in condizioni di disagio, alla disabilità, alle dipendenze, alla salute mentale, alla marginalità sociale e all’immigrazione. La presente relazione valutativa raccoglie gli interventi promossi, i principali risultati e le criticità emerse per ogni Area di intervento e contiene i principali obiettivi informativi che hanno caratterizzato le rispettive sezioni inserite nella relazione valutativa. Di seguito, quindi, vengono descritti i “fatti” peculiari delle singole aree di intervento avvenuti nell’anno 2016, mentre i cambiamenti sono rilevabili nel documento di “Ripianificazione del Piano di Zona anno 2017”. 3
B1. AREA DI INTERVENTO “Anziani” B1. Area “Anziani”: uno sguardo d’insieme Quali sono state le principali politiche attuate nell’area nel 2016? L’area è caratterizzata da: • popolazione anziana in continuo aumento sia in valore assoluto (numero di anziani) che in valore relativo (numero di anziani in rapporto agli adulti ed ai giovani). Aumento di grandi vecchi (ultra ottantenni ed ultra novantenni), che necessitano di cure e di protezione, determinando un aumento della domanda di servizi sanitari e assistenziali; • modifica della struttura sociale per una continua riduzione della rete primaria di protezione sociale degli anziani in condizione di bisogno, determinata da un diverso stile di vita delle generazioni adulte, dalla parcellizzazione delle famiglie, dall’aumentata attività lavorativa femminile esterna alla famiglia; • aumento della richiesta di ricovero nei Centri di Servizi residenziali, anche da parte di privati paganti in proprio, derivante in prevalenza da dimissione ospedaliera. Si tratta spesso di soggetti anziani gravi, in condizioni di allettamento, affetti da demenza, la cui complessità assistenziale non è più gestibile a domicilio. Nel corso del 2016 si è provveduto a dare continuità agli interventi che contraddistinguono l’area tra cui: La centrale operativa territoriale Nel corso del 2016 sono stati implementati i Percorsi clinici elaborati nel corso degli ultimi due anni. Nello specifico la COT ha svolto un ruolo attivo nella definizione e revisione dei seguenti percorsi: • Dimissioni protette adulti – anziani – minori. • Trasferimenti intraospedalieri da reparti per acuti a lungodegenza e riabilitazione. • Carenze nell’esercizio della responsabilità genitoriale, tramite convocazione di apposite UVMD. • Continuità assistenziale tra Dipartimento di Salute Mentale e Rete Assistenziale Territoriale, per la gestione di casi complessi. • Lesioni croniche arti inferiori. La gestione delle dimissioni protette è l’ambito che caratterizza principalmente l’operatività della COT. Lo strumento adottato per le Dimissioni Protette “Scheda Accertamento Bisogni” è utilizzato sistematicamente dalle Unità Operative di area medica e riabilitativa ed è stato implementato anche nelle Unità Operative di Chirurgia - ORL - Ortopedia di Valdagno, Chirurgia – Urologia – Senologia di Arzignano, Unità Operativa di Neurologia. Tale strumento è stato informatizzato e, ad oggi, il percorso di gestione delle dimissioni protette è in perfezionamento. Permangono alcune criticità correlate all’utilizzo della scheda come strumento finalizzato anche alla gestione del ricovero ospedaliero. Di seguito si propongono alcuni dati relativi alla gestione delle dimissioni protette anno 2016. 4
Segnalazioni dalle UU.OO. alla Cot - 2016 n. % Reparto Ospedaliero ex Ulss5 616 92,49 VALDAGNO Lungodegenza 71 10,7 Geriatria 75 11,3 Ospedale di Comunità 29 4,4 Chirurgia – Ortopedia – ORL 31 4,7 Medicina 38 5,7 Cardiologia 2 0,3 MONTECCHIO MAGGIORE Ortopedia 59 8,9 Ospedale di Comunità 4 0,6 ARZIGNANO Medicina 161 24,2 Neurologia 43 6,5 Chirurgia 29 4,4 Cardiologia 4 0,6 LONIGO Lungodegenza 46 6,9 Medicina Fisica Riabilitativa 21 3,2 Cardiologia Riabilitativa 1 0,2 ADI 2 0,3 ALTRE STRUTTURE 50 7,51 VERONA 4 0,6 PADOVA 8 1,2 FRANCIA 1 0,2 VICENZA 37 5,6 Totale 666 100 DESTINAZIONI / SERVIZI ATTIVATI – fr.ass freq.rel anno 2016 Centri Servizi 256 38% ADIMED 81 12% Domicilio 62 9% ADIMED + Cure Palliative 33 5% ADI B (Infermieristica) 25 4% SAD (Servizio Assistenza Domiciliare – 17 3% Comune) Lungodegenza Valdagno 30 5% Lungodegenza Lonigo 23 3% Ospedale di Comunità Montecchio M. 31 5% Ospedale di Comunità Valdagno 45 7% Deceduto 36 5% Altro 27 4% Totale 666 100% Si propongono di seguito alcune riflessioni sui dati sopra proposti: - La maggior parte delle segnalazioni sono giunte dall’ospedale di Valdagno (37%) e di Arzignano (36%), e sono pervenute dalla Medicina (30%) e subito a seguire dalla Lungodegenza (18%). 5
- La classe di età più rappresentata è stata quella "da 80 a 89" con il 36% degli utenti e a seguire quella da "70 a 79" con 25%. Maschi (48%) e femmine (52%) sono distribuiti quasi equamente. - La destinazione ai Centri di Servizi emerge per numerosità (38%) e comprende anche gli inserimenti presso la Sezione ad Alta Protezione Alzheimer (SAPA), quelli in Media Intensità Temporanea (MIT), quelli presso le Sezioni Specifiche e nel nucleo specifico per Stati Vegetativi Permanenti (SVP) e modulo assistenziale per pazienti affetti da SLA. - L’attivazione dei profili “ADI B” è avvenuta, come previsto dal percorso, direttamente tra Ospedale e Territorio senza l’intervento della COT. - La voce "Domicilio" comprende i rientri con: richiesta presidi, attivazione da parte dei familiari di assistenza privata, rientri senza attivazioni. - Considerando la somma delle destinazioni “ADIMED, DOMICILIO, ADIMED + Cure Palliative, ADI B, SAD”, i rientri a casa avvengono nel 33% dei casi. - La voce "Altro" considera i trasferimenti in Unità Operative per acuti e i trasferimenti in altre strutture fuori Ulss, per modifica delle condizioni cliniche del paziente. La COT è inoltre stata coinvolta nel 2016 nelle seguenti attività: o Informatizzazione delle schede SVAMA: nel 2016 la COT con L'UOS Residenzialità Extraospedaliera ha programmato un percorso di formazione per i compilatori della scheda SVaMA, con l’obiettivo di abilitare all’inserimento informatico il personale non ancora addestrato. I partecipanti che hanno aderito sono stati 50. In totale, risultano abilitati circa 100 professionisti. o Percorso sperimentale di continuità assistenziale tra UO Medicina di Arzignano e Unità Post Acuti (Delibera del DG n° 534 del 12/08/2015), percorso conclusosi in data 29/02/2016. o Unità riabilitativa territoriale (URT), per la definizione delle modalità operative di accesso e gestione. o Incontri COT – Regione – Provincia finalizzati alla sviluppo della Centrale Operativa Territoriale (DGR 2072/2015). Oltre a ciò, sono stati realizzati incontri con la COT dell’attuale Distretto Est con l’obiettivo di mettere a confronto i modelli implementati nelle due realtà. o Partecipazione a progetto formativo dei responsabili della COT. o Partecipazione all’Accordo di programma tra Ulss, Comuni di Valdagno, Trissino, Recoaro Terme e il Centro Servizi Sociali di Villa Serena (Delibera del DG n° 771 del 26/11/2015), per la definizione di una proposta di sviluppo di forme collaborative tra l'Ulss, i Comuni coinvolti, le MGI e il Centro di Servizi. o Convocazione e gestione UVMD territoriali di casi complessi per minori e adulti. La gestione della residenzialità e della semiresidenzialità extraospedaliera Viene svolta in collaborazione con le UVMD territoriali e con il servizio delle Dimissioni Protette, afferente alla Centrale Operativa Territoriale (COT), per il recepimento dei progetti assistenziali finalizzati all’inserimento di persone anziane non autosufficienti nei Centri di Servizi residenziali sia per ricoveri temporanei (MIT, SAPA, Sezioni Specifiche), sia continuativi. Prevede l’aggiornamento periodico della graduatoria di accesso alle strutture e la gestione del relativo Registro Unico per la Residenzialità (RUR) per il rilascio delle Impegnative di Residenzialità (IDR). La gestione della residenzialità include anche: - il monitoraggio della convenzione in atto con i Centri di servizi, la relativa spesa sanitaria che comprende: assistenza medica, fornitura di farmaci, presidi ed ausili, riabilitazione; - la gestione informatica della residenzialità extraospedaliera in ottemperanza all'obbligo derivante dal Decreto Ministeriale 17 dicembre 2008 istitutivo della banca dati nazionale, finalizzata alla rilevazione delle prestazioni residenziali e semiresidenziali denominata "FAR, Flusso Assistenza Residenziale", a sua volta disciplinato dalla D.G.R. 2961 del 28/12/2012; - i rapporti con altre Ulss per mobilità attiva/passiva degli ospiti dei Centri di Servizi titolari di Impegnativa di Residenzialità, con particolare riferimento alla spesa sanitaria che comprende medicina generale, farmaci e riabilitazione sostenuta in favore degli stessi ospiti. 6
In risposta poi al fenomeno che caratterizza questo territorio, ovvero un aumento della richiesta di ricovero nei Centri di Servizi da parte di privati paganti in proprio, si è deciso di favorire il potenziamento di IDR compensando il sottoutilizzo della Sezione ad Alta Protezione Alzheimer con 4 IDR da mettere a disposizione del RUR e da trasferire anche nell'anno 2017, per una gestione complessiva di 753 IR. Sezioni Specifiche E' proseguito anche nel corso del 2016 il progetto che va sotto il nome di “Sezioni Specifiche”, avviato dal 2013, che prevede nuove modalità di accoglienza attraverso l'utilizzo flessibile di impegnative di residenzialità nella misura massima dell'1,5% del totale assegnato. Trattasi di 11 impegnative gestite con modalità innovative per favorire l'accesso al circuito della residenzialità di alcune situazioni critiche che richiedono apposite corsie per ragioni di specifica gravità. Si distinguono in: • n. 7 per patologia psichiatrica cronicizzata in età anziana; • n. 2 per situazioni di emergenza/urgenza sociale e dipendenza fisica temporanea; • n. 2 per patologia terminale (attualmente non utilizzate). Con Delibera del Direttore Generale n.451 del 1/07/2015, si è provveduto alla messa a regime del programma e all'approvazione delle relative procedure. Quote aggiuntive per la residenzialità Nel corso degli anni, si sono aggiunte altre quote di rilievo sanitario al sistema delle impegnative, che si riepilogano nel prospetto che segue. Tali quote corrispondono ad altrettanti posti allocati presso alcuni Centri di Servizi e finanziati col fondo sollievo domiciliarità - parte integrante del fondo per la non autosufficienza - e con fondi ad hoc. Questi posti vengono utilizzati, in via prevalente, per assicurare la continuità assistenziale tra ospedale e territorio per quei pazienti che, in fase post acuzie, necessitano di un periodo di permanenza in un luogo protetto fino al rientro a domicilio o fino all’attivazione di altra soluzione assistenziale. Nel corso del 2016, precisamente a partire dal 29/02/2016, si è conclusa la sperimentazione avviata con deliberazione del Direttore Generale n. 534 del 12/08/2015 relativamente ai 4 posti allocati a Montecchio Maggiore, presso il Centro Servizi “La Pieve”, meglio definiti come Unità Post Acuti. L'esperienza maturata nel periodo di attivazione ha portato a valutare che il percorso più appropriato per questa tipologia di pazienti debba essere quello dell'Ospedale di Comunità. Inoltre l'Azienda Ulss, con deliberazione n. 636 del 24/10/2016, ha disposto l'attivazione presso il Centro Servizi di Chiampo di n. 2 posti per l'assistenza residenziale di persone affette da Sindrome Laterale Amiotrofica (SLA). Con il medesimo provvedimento è stato attivato anche un terzo posto da dedicare a particolari situazioni di emergenza, estendendo l'offerta anche a persone affette da patologie cronico-degenerative di diversa eziologia, con gravi problemi respiratori non gestibili a domicilio. La tabella di seguito proposta riassume la situazione delle quote aggiuntive per la residenzialità – anno 2016. 8 posti a Chiampo (2 dei quali per dimissione da ortopedia di Montecchio) MIT (Media Intensità Temporanea - sollievo) 2 posti ad Arzignano 2 posti a Sarego 4 posti a Montecchio Maggiore UPA (Unità Post Acuti) (fino al 29/02/2016) SLA/Ventilati 2 + 1 posti a Chiampo 7
L’utilizzo del Fondo Non Autosufficienza (FNA) relativo all’ADI-SAD in merito al fondo sopra indicato, è stata realizzata una prima analisi su indicazione della Conferenza dei Sindaci. Tale analisi ha permesso di evidenziare l’urgenza che i dati trasmessi dai Comuni siano raccolti con le stesse modalità individuate dalla Regione Veneto per il flusso informativo della domiciliarità, per rilevare le caratteristiche e la pesatura degli accessi SAD integrati. La gestione dell’Impegnativa di Cura Domiciliare (ICD) Il sistema delle ICD che interessa l’Area Adulti Anziani, in particolare ICDb, ICDm e ICDa, è stato caratterizzato nel 2016 da una costante collaborazione con le amministrazioni comunali e con i CDCD. Lo scopo è stato quello di garantire le adeguate procedure di accesso, verifica e monitoraggio delle attività e la costante implementazione del sistema da parte di tutti i soggetti coinvolti nell’assegnazione delle impegnative e nell’erogazione del servizio. Molte delle attività dell’anno 2016, transitate poi nel 2017, hanno poi riguardato la ridefinizione del nuovo assetto organizzativo e territoriale delle Ulss e, conseguentemente, la predisposizione di una prima ipotesi di accompagnamento del processo di unificazione delle ex Ulss 5 e ex Ulss 6, confluite nell’attuale Ulss 8 Berica. Tale ipotesi non potrà prescindere dal garantire le stesse possibilità di accesso della popolazione alla rete dei servizi, siano essi di natura domiciliare o residenziale. Il processo di unificazione parte dall’assioma che i due territori presentino differenze significative, che descrivono realtà e assetti organizzativi molto diversi tra loro. Si è stabilito allora di porre le basi per avviare il processo in questione definendo le seguenti priorità: - mettere a confronto i dati disponibili in termini di Impegnative di Residenzialità e di posti letto convenzionati e accreditati al fine di valutare una equa ridistribuzione delle risorse tra i due territori; - predisporre strumenti di governo in grado di consentire la gestione del Registro Unico della Residenzialità, attraverso procedure informatiche unitarie; - revisionare e unificare i regolamenti in vigore (UVMD e RUR); - formare il personale coinvolto nei processi di valutazione dell’utenza per assicurare una gestione omogenea delle UVMD. Inoltre nel corso del 2016 si è provveduto a consolidare/migliorare tutte quelle attività che fanno da supporto agli interventi che caratterizzano l’area, in particolare: 1. Informatizzazione delle attività dell'UVMD territoriali (SVAMA informatizzata), per il miglioramento della raccolta dei dati utili all'implementazione del flusso della residenzialità ai sensi della DGR 2961 del 28/12/2012. 2. Rispetto delle scadenze e della qualità nell'invio del flusso sulla residenzialità extraospedaliera. 3. Entrata a regime delle progettualità innovative e sperimentali ai sensi della DGR n. 457/2007, cosiddette "Sezioni Specifiche". 4. Recupero della spesa sanitaria ai sensi della DGR n 2358/2013. 5. Monitoraggio della informatizzazione del Prontuario Farmaceutico Aziendale a disposizione dei medici operanti nelle strutture di Assistenza Residenziale e Semiresidenziale extraospedaliere. 6. Rispetto delle scadenze per il congelamento/scorrimento/pagamento delle ICD. Di seguito si propongono alcuni dati di attività riferiti all’anno 2016. 8
2016 TIPOLOGIA DI ASSISTENZA N. giornate di N. posti N. utenti presenza CENTRO DIURNO PER PERSONE ANZIANE NON AUTOSUFFICIENTI 68 99 16.313 di cui persone non autosufficienti con IR/QRS ULSS 5 29 5.457 di cui persone autosufficienti privati senza IR 47 8.020 di cui persone non autosufficienti privati senza IR 20 2.356 di cui persone non autosufficienti con IR/QRS altre ULSS Regione 1 354 di cui fuori ULSS 1 126 CENTRO DI SERVIZI PER PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI (compresi Centri di Serivizio per Religiosi) 1.583 2.215 555.319 persone non autosufficienti con IR/QRS ULSS 5 (esclusi SAPA e stati vegetativi) 1040 279.645 persone non autorisfficienti con IR/QRS Altre ULSS Regione 156 42.299 MIT+UTAP+ventilati (assimilabili ai NAISS) 94 5.467 nucleo SAPA 36 1.842 persone non autorufficienti privati senza IR 882 149.191 persone autorsufficienti 387 73.741 di cui fuori ULSS 11 3.134 CENTRI DI SERVIZI CON UDO PER AUTOSUFFICIENTI 172 266 64.399 STATI VEGETATIVI PERMANENTI 6 2.196 IMPEGNATIVE DI CURA DOMICILIARE teste Utenti con basso bisogno assistenziale (ICDb) 656 Utenti con medio bisogno assistenziale (ICDm) 68 Utenti con alto bisogno assistenziale (ICDa) 37 Quali sono le principali fonti di finanziamento delle politiche attuate? Ci sono delle differenze dalle altre aree del piano e rispetto al passato? Quali possono essere i principali fattori di spiegazione di tali differenze? Le principali fonti di finanziamento delle politiche attuate nell’anno 2016 sono il Fondo sanitario indistinto e il Fondo Regionale per la non Autosufficienza. In riferimento a queste, non si osservano incrementi significativi rispetto al passato. Le assegnazioni per la residenzialità rimangono annualmente invariate, a fronte di un bisogno sempre crescente di impegnative di residenzialità che si registra nel territorio. A riprova di ciò, si segnala la numerosa presenza di ospiti privati paganti in proprio nei Centri di Servizi. La gestione del fondo, d’altro canto, si è concentrata nel 2016 come in passato nella copertura delle quote per inserimenti definitivi, ritenuti prioritari, anche per il livello di gravità accertato, rispetto ai ricoveri temporanei. Parimenti è stata sostenuta la domiciliarità, attraverso il potenziamento delle ICD, supportato dal servizio di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), nonché dall’attivazione di specifico fondo regionale dedicato alla realizzazione dei Caffè della memoria di Valdagno e Lonigo, quale forma di supporto le famiglie con significativo carico assistenziale. Qual è il livello di sussidiarietà del sistema di offerta che caratterizza l’area? Sebbene il sistema di offerta sia articolato in modo da garantire risposte sociali e socio sanitarie al crescere dei bisogni dell’utenza – dagli interventi a sostegno della domiciliarità fino agli inserimenti 9
in nucleo ad elevata complessità sanitaria quali le sezioni SAPA e SVP- la differenziata offerta di residenzialità presente nel territorio sembra rallentare la crescita e lo sviluppo di una cultura della domiciliarità. Di contro, i Centri di Servizi presenti nel territorio, in rete con l’A.Ulss e i Comuni, assicurano risposte articolate, qualificate e tempestive ai bisogni dell’utenza in situazioni di gravità. I Centri di Servizi si pongono come riferimento per i cittadini, in quanto enti più vicini alla vita e alle relazioni che l’individuo sviluppa nel suo contesto. La famiglia, dal canto suo, svolge un ruolo di corpo intermedio tra l’Ente pubblico e il Centro di Servizi nella fase in cui è ancora possibile mantenere la persona inserita nel suo contento di vita abituale. B1.1 I risultati e le criticità Sono disponibili indicatori utili per descrivere i risultati raggiunti? Negli ultimi anni sta aumentando progressivamente il livello di conoscenza dei fenomeni e dei mutamenti che caratterizza l’area in oggetto. Tale maggior consapevolezza è legata all’implementazione sempre più sistematica del flusso FAR, che dal 2015 consente una lettura dei dati maggiormente approfondita. Solo a partire dal 2016 si è iniziato a fare concreto uso dei dati presenti nel gestionale sopra citato; attraverso le analisi che possono essere effettuate si è dato avvio ad un percorso di approfondimenti e riflessioni, che aiuteranno a ri-definire azioni e progettualità sempre più in linea con l’evoluzione dei bisogni del territorio. Quali sono i fattori che hanno favorito il raggiungimento dei risultati? Il principale fattore che ha fa favorito il raggiungimento dei risultati nell’anno 2016, come già negli anni precedenti, è stato il processo continuo di confronto e scambio con i vari attori coinvolti nell’attivazione e nella gestione di servizi e interventi che afferiscono all’area. La sinergia degli Enti pubblici e privati ha consentito di affinare ulteriormente la capacità di risposta ai bisogni del territorio, in un virtuoso ciclo di miglioramento continuo. Dove si sono incontrate le principali difficoltà? Nell'ambito della domiciliarità Come già accennato in precedenza, nel corso del 2016 la gravità delle situazioni ha imposto il ricorso a servizi residenziali in luogo di quelli a domicilio, specialmente in fase di dimissioni ospedaliere. Alcune criticità permangono in fase di definizione della presa in carico complessiva dell’utente, con particolare riferimento all’integrazione tra il Servizio comunale di Assistenza Domiciliare, di natura sociale, e il servizio ADI dell’Azienda Ulss, di natura sanitaria. Si rileva infine la necessità di favorire il processo di omogeneità dei regolamenti comunali attualmente applicati, per favorire equità e parità di ai servizi del territorio. Nell'ambito della residenzialità Il territorio, come già sottolineato in più occasioni, è caratterizzato da un importante numero di posti autorizzati e accreditati per la residenzialità dedicata a persone anziane non autosufficienti. In termini di posti letto, quindi, il fabbisogno territoriale non può che ritenersi soddisfatto. Ciò nonostante, il numero di Impegnative di Residenzialità assegnate con Fondo della Non Autosufficienza Regionale è sotto stimato rispetto al bisogno. Permane quindi anche nel 2016 una numerosa presenza di utenti che accedono ai Centri di Servizi sostenendo interamente la retta prevista. In particolare, si riscontra tale fenomeno in concomitanza con le dimissioni ospedaliere di persone che, in seguito a eventi patologici significativi e in presenza di rete familiare assente o in 10
difficoltà, ricorrono all'ingresso privato nei Centri di Servizi in attesa di potere accedere all'Impegnativa di Residenzialità. Quali sono le considerazioni degli stakeholder? Gli stakeholders del territorio rilevano anche nel 2016 il gradimento degli ospiti dei Centri di Servizi e dei comitati di rappresentanza dei famigliari degli ospiti. B1.2 I progetti Qual è stato il grado di progettualità dell’area? Nel 2016 si è proseguito con il Progetto sollievo a favore della domiciliarità. Si tratta di un'iniziativa promossa dalla Regione Veneto con DGR n. 1873/2013 a favore dei malati di demenza del territorio e dei loro caregiver. Lo scopo è quello di offrire strategie innovative di sostegno e di accompagnamento, dando “sollievo” dal carico assistenziale per alcune ore ai familiari e nello stesso tempo offrendo attività di orientamento, di stimolazione cognitiva, di mantenimento e ricreativa ai pazienti. L’iniziativa si è concretizzata nel territorio del Distretto Ovest attraverso la realizzazione di alcuni “Caffè della Memoria”. In un primo momento le attività sono state avviate a Valdagno, dove da ottobre 2015 è stata data risposta a 14 ospiti, intrattenuti da un gruppo di 13 volontari formati. A seguire, nel 2016 è stato inaugurato un Caffè della Memoria a Lonigo, le cui attività hanno avuto inizio da gennaio 2017, con la partecipazione di 5 ospiti e 4 volontari. Le attività con il malato sono sostenute da volontari formati e professionisti dell'Ulss con programmi studiati per agire sulle capacità relazionali, funzionali-motorie e cognitive residue della persona. Sono poi stati programmati incontri per il paziente/familiari/caregiver e volontari: informativi/formativi, psico-educativi, di counseling individuale, nonché gruppi di supporto volti all’ascolto e alla condivisione delle difficoltà nella presa in carico. Si è poi proceduto a valutare la sostenibilità dell’ipotesi di riconversione di un numero di IDR (inizialmente in numero di 10 sulle attuali 753) da dedicare ai ricoveri temporanei per pazienti in dimissione ospedaliera. Questo approfondimento ha visto un’azione congiunta tra U.O. residenzialità extraospedaliera e COT, e mira al coinvolgimento di tutti i Centri di Servizi che insistono nel territorio dell’attuale Distretto Ovest (ex Ulss 5 Ovest Vicentino), con l’obiettivo di gestire il fondo dedicato alla residenzialità extraospedaliera in maniera sempre più rispondente ai bisogni del territorio Inoltre, oggetto di attenzione è stata l’attivazione di percorsi dedicati per l’accesso ai nuclei Alzheimer riguardanti 4 unità di offerta presenti in altrettanti Centri di Servizi presenti sul territorio del distretto Ovest (Villa Serena di Valdagno e di Lonigo, Bisognin di Sarego, e La Pieve Montecchio Maggiore), per un totale di 82 posti. Tutti i progetti previsti sono stati attivati? Il Progetto sollievo ha proseguito il suo percorso nel 2016, con l’inaugurazione di un Caffè della Memoria sito a Lonigo. In merito alle altre progettualità descritte al paragrafo precedente, il 2016 ha visto la collaborazione tra vari servizi ed enti per uno studio di fattibilità che ha stabilito limiti e potenzialità di una evoluzione nella gestione del fondo regionale dedicato alla residenzialità extraospedaliera. Il nuovo assetto territoriale e le nuove esigenze emerse nel 2017 relative al sistema della semi – residenzialità e della media intensità contribuiranno ad un’analisi ancora più dettagliata e contestualizzata, per arrivare alla definizione di una modalità di gestione del sistema delle impegnative più aderente ai bisogni del territorio. 11
B2. AREA DI INTERVENTO “Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio” B2. Area “Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio”: uno sguardo d’insieme” Gli obiettivi informativi che caratterizzano questa sezione possono essere sintetizzati nelle seguenti domande: La popolazione pediatrica 0-18 anni residente nel territorio dell’ex Ulss 5 al 31/12/2016 è pari a 33.786 con un numero di 1.483 nuovi nati, dato che evidenzia una lieve decrescita negli ultimi anni. La presenza di nati stranieri, che nei precedenti anni ha manifestato un trend in aumento, negli ultimi tre si è invece progressivamente ridotta passando dai 584 del 2011 ai 354 del 2016, pari ad un calo del 40%. La popolazione 0-14 anni è invece al 31.12.2016 di 26.299 soggetti, pari al 14,6% sul totale di 179.624 residenti. La popolazione residente straniera conta oggi 4.198 minori dai 0 ai 14 anni; ciò corrisponde al 16% del totale della popolazione 0-14 anni. Tale percentuale risulta ancora tra le più alte a livello nazionale. La popolazione 0-14 anni è così distribuita nel territorio dell’ex Ulss: 8.760 (33,3%) al Punto Salute Nord, 10.838 (41,2%) al Punto Salute Centro e 6.701 (25,5%) al Punto Salute Sud. Diversa è invece la distribuzione territoriale dei minori immigrati in rapporto al totale dei minori: 3,7% al Punto Salute Nord, 7,7% al Punto Salute Centro e 4,5% al Punto Salute Sud. L’87,8% della popolazione pediatrica è assistita dal Pediatra di Libera Scelta, il restante 12,2% dal Medico di Medicina Generale (dati relativi all'anno 2015). Lo stato di salute della popolazione pediatrica dell’attuale Distretto Ovest rispecchia il trend demografico e l’evoluzione epidemiologica nazionale ed europea. Si è verificato infatti un cambiamento importante delle principali cause di morte e delle malattie tra 0-18 anni, che sono ora rappresentate da anomalie e malattie congenite, malattie croniche, incluse quelle neurologiche e mentali, incidenti e tumori. I nostri dati più recenti, relativi al 2015, rilevano 220 minori con malattia rara prevalente e 1.867 con patologia cronica, per un totale di 2.087 minori affetti da importante patologia, con una prevalenza del 6,0% sul totale della popolazione pediatrica di 0 -18 anni. La cronicità è diventata quindi una realtà che coinvolge l’organizzazione dei servizi, la capacità di fare rete, la programmazione e la possibilità di predisporre percorsi ad hoc realmente efficaci. Si deve far notare, inoltre, che alla complessità dei casi si aggiungono la complessità assistenziale, la necessità di una maggiore qualificazione del personale sanitario e sociosanitario addetto all’assistenza, un maggior coinvolgimento assistenziale delle famiglie, sempre più impegnate nella gestione domiciliare quotidiana della cronicità. Promuovere e tutelare la salute del bambino, dell’adolescente e della sua famiglia diventa quindi una responsabilità pubblica, nell’ottica di una utilità collettiva e con fini sanitari e sociali, che si esplica attraverso azioni di tipo preventivo rivolte alla comunità e, nel caso di fasce di popolazione a rischio, con prestazioni di diagnosi e cura caratterizzate da equità e fruibilità di accesso ai servizi sociosanitari. In ambito consultoriale, la politica degli interventi è stata caratterizzata da: - mantenimento dei livelli di attività da parte di ciascuna Unità di Offerta con particolare attenzione a garantire l’omogeneità degli interventi sul territorio; - miglioramento degli aspetti organizzativi relativi all’integrazione con gli Ospedali nella presa in carico delle utenti dei Consultori Familiari. In merito alla U.O. Protezione e Tutale del Minore, l’obiettivo generale è contrastare il maltrattamento, l’abuso e la trascuratezza a danno di minori di età, comprendendo anche la violenza assistita. Le situazioni rilevate vengono segnalate dall'Autorità Giudiziaria, dalle Forze dell'Ordine e dalle Istituzioni come la Scuola, i Comuni, i Servizi o dai cittadini. 12
Il primo obiettivo specifico che il Servizio persegue è di riportare la situazione del minore ad una minima condizione di sicurezza, con il consenso e l’aiuto del genitore, quando ciò è possibile. Quando il pregiudizio a danno del minore è conclamato o sussiste un rischio di pregiudizio e viene a mancare la possibilità di operare in regime di beneficità, l’ U.O. Protezione e Tutela del Minore provvede a segnalare all’Autorità Giudiziaria. Oltre alla presa in carico psico sociale del minore e della sua famiglia, il Servizio, attraverso il C.A.S.F., procede, laddove necessario, al collocamento extrafamiliare, in contesto comunitario o in affido. Per garantire a “tutto tondo” il processo di tutela, l’U.O., attraverso i Referenti Territoriali dell’Ufficio del Garante dei Diritti della Persona, laddove il minore rimane privo temporaneamente o definitivamente dell’esercente della responsabilità genitoriale, provvede ad individuare e poi seguire un Tutore Volontario debitamente formato allo scopo. La presenza di educatori professionali all’interno dell’U.O. permette inoltre di sviluppare la relazione genitore - bambino, mediante l’educativa domiciliare e/o gli incontri protetti e la disciplina dei rapporti, solitamente in ottemperanza a quanto predisposto dalla Autorità Giudiziaria. Accanto a ciò, il Servizio si occupa di gestire le situazioni di emergenza al fine di stabilizzare in tempi rapidi la situazione di pregiudizio e garantire una sufficiente tutela per il minore. B2.1 I risultati e le criticità La salute e il quadro delle malattie in ambito materno-infantile hanno notevolmente cambiato negli ultimi decenni il quadro epidemiologico, caratterizzato ora da un’importante riduzione delle malattie acute e da un progressivo aumento delle malattie cronico-degenerative, dall’emergere di “nuove” problematiche (autismo, ADHD, DSA...), dalla diminuzione delle nascite e da un allungamento dell’aspettativa di vita, da un sensibile aumento delle problematiche psicopatologiche, neurologiche e mentali, dei tumori e degli incidenti. L’attuale situazione socio-economica sta inoltre manifestando i suoi effetti nella sfera sociale, sanitaria e culturale; aumenta il disagio nelle famiglie già in difficoltà, e si creano sempre più disuguaglianze tra la popolazione. L’integrazione socio-sanitaria sta diventando quindi una strategia e un valore aggiunto fondamentale per interpretare in modo completo l’obiettivo di tutelare la salute ed il benessere della popolazione. La gestione integrata del paziente garantisce la continuità dell’assistenza tra ospedale e territorio, con un impiego coordinato ed uniforme delle risorse. In particolare, l’adozione di un approccio ai bisogni per percorsi clinico-assistenziali (PDTA) ha rappresentato nel 2016 una sfida vincente per garantire la continuità dell’assistenza tra ospedale e territorio. Sono stati infatti implementati due PDTA: - “Dimissioni protette 0 – 18 anni”, che ha portato ad una continuità della presa in carico dei minori con gravi patologie genetiche e croniche, supportando le famiglie nella cura domiciliare. I minori in assistenza domiciliare (ADIMED) sono stati 14, di cui 4 tracheostomizzati in ventilazione meccanica e 2 con PEG (alimentazione meccanica). Inoltre, 13 hanno necessitato di pulsossimetro domiciliare per il monitoraggio della capacità respiratoria in situazioni di prematurità. - “Responsabilità genitoriale”, relativo alla protezione e tutela del minore. Si è creata una rete assistenziale di protezione che ha interessato vari reparti ospedalieri (Pediatria, Pronto Soccorso, OGN, Direzione Medica) e servizi territoriali (Dipartimento Salute Mentale, SerD, CF, Età Evolutiva). Il coinvolgimento sempre più pervasivo della Pediatria di Libera Scelta nella gestione domiciliare delle patologie e nella partecipazione attiva nelle UVMD in qualità di caregiver dei casi complessi ha migliorato la compliance familiare e ha esitato nella la riduzione degli accessi impropri al Pronto Soccorso. Permangono tuttavia ancora delle difficoltà nella gestione dei casi complessi a domicilio. Tali difficoltà sono legate a: − rarità, complessità e univocità dei casi stessi, che rendono più difficile il percorso diagnostico e assistenziale. L’elevata complessità assistenziale dei casi causa altresì alcune difficoltà nell’acquisire nuove competenze da parte degli operatori (ADI..); 13
− difficile supporto al nucleo familiare con minori gravi (supporto psicologico alla coppia nella elaborazione ed accettazione della patologia, sensi di colpa per la nascita di un bambino non sano…). Il supporto appare indispensabile per evitare condizionamenti nelle relazioni tra coniugi, per le scelte di lavoro da affrontare, per l’impatto economico e sociale, per la programmazione della vita familiare futura, per i rapporti con altri figli sani eccetera; − difficoltà di creare una rete di professionisti, per definire un percorso di presa in carico globale ed individuazione delle responsabilità (chi fa che cosa). Altro ambito emergente nell’area infanzia-adolescenza-famiglia è quello legato ai nuovi e sempre più complessi bisogni che coinvolgono la fascia della preadolescenza e dell’adolescenza (disturbi comportamentali, disturbi di personalità con manifestazioni di acuzie, comportamenti a rischio - agiti autolesivi..). Questi bisogni hanno assunto nel tempo una dimensione rilevante sia nella numerosità delle richieste che nella complessità della loro gestione, che deve essere sempre più multidisciplinare attraverso il coinvolgimento di più Servizi aziendali (IAF - NPI - Salute Mentale - Ser.D.). A tale ambito manca inoltre una rete di collocamento e assistenza residenziale, sia aziendale che regionale, che possa accogliere i ragazzi in fase di grave acuzie. L’U.O.S. Consultorio Familiare mantiene la propria caratterizzazione di servizio rivolto alla prevenzione e alla cura della persona nelle diverse fasi della vita e nelle sue varie forme di aggregazione, dal singolo alla coppia, alla famiglia, fino al gruppo. Inoltre, la presenza di personale ostetrico nei CF ha consentito di proseguire con la presa in carico di gravidanze, in particolare di donne straniere, per le quali non infrequentemente si è rivelato fondamentale l’intervento del servizio di Mediazione Culturale. Va sottolineata la funzionalità del protocollo in uso con l’Ospedale nelle Interruzioni Volontarie di gravidanza (IVG): ad oggi circa il 60% dei certificati viene rilasciato dal CF, percentuale che sale al 73% se si fa riferimento alle donne residenti nel territorio dell’ex Ulss 5. Il dato appare particolarmente rilevante se confrontato con il 30% dei certificati rilasciati che si registra a livello nazionale. L’utilizzo di questo protocollo consente alla donna di disporre di uno spazio di riflessione adeguato all’individuazione di possibili alternative, oltre che di fruire di un diretto riferimento post intervento finalizzato all’assunzione di efficaci metodi contraccettivi e conseguentemente a prevenire recidive. Ad oggi oltre il 60% delle utenti (in percentuale ancora maggiore per le donne straniere) ritorna per il controllo post-IVG; si tratta di un dato soddisfacente, in costante aumento, ma che occorrerà cercare di incrementare, senza ovviamente ledere l’autonoma determinazione della paziente. Malgrado la rilevazione non permetta di inferire rapporti certi di causalità, vale la pena osservare che circa il 20% delle utenti richiedenti l’IVG decide, dopo la riflessione offerta in CF, di proseguire con la gravidanza. Rispetto alle situazioni di violenza domestica, il CF è stato impegnato nella raccolta delle segnalazioni (talora provenienti dagli sportelli di ascolto gestiti dal volontariato), ma anche nella presa in carico terapeutica, se necessaria. Oltre a ciò, sono stati forniti sostegno e accompagnamento della donna nella relazione con le forze dell'ordine e la magistratura, interfacciandosi, nel caso di presenza di minori, anche con il preposto servizio di tutela. Relativamente alle attività collettive di prevenzione e sostegno, si conferma l'efficacia della peer education nell'Educazione alla Sessualità e all'Affettività proposta nelle scuole superiori. L’attività di prevenzione necessiterà in futuro di una maggiore collaborazione tra UO per creare una rete e poter individuare una programmazione generale fondata sulle peculiarità della “popolazione bersaglio”, definendo le priorità di intervento. Va detto in ogni caso che l’attuazione degli interventi preventivi mantiene la sua rilevanza in una prospettiva di contenimento della richiesta di prestazioni individuali e di miglioramento dello stato di salute della popolazione. Di seguito si propongono alcuni dati sull’attività di prevenzione e sostegno anno 2016. Attività di prevenzione e sostegno N° partecipanti 4.923 N° incontri 883 14
I grafici che seguono rappresentano l’attività ostetrico ginecologica e la tipologia dell’utenza che ha utilizzato l’ambulatorio. Area ostetrico ginecologica (totale N=932) 15
Utenza senza mandato (totale N=584) Utenza con mandato (totale N=191) 16
Nell’ambito della Tutela Minori, si segnalano per l’anno 2016 i seguenti risultati: • Si è ottemperato a quanto previsto nel “Protocollo D’Intesa Comuni-Azienda ULSS n.5 Ovest- Vicentino”, con particolare riferimento alla presa in carico di minori in situazione di pregiudizio e/o a rischio di pregiudizio. Nello specifico, l’U.O. ha provveduto a redigere il Progetto Quadro e il P.E.I. per ogni minore collocato in ambiente extrafamiliare, ha attivato n.198 U.V.M.D. (Unità Valutative Multidimensionali) a cui hanno partecipato gli operatori comunali interessati alla predisposizione dei progetti, la valutazione e il monitoraggio dei minori collocati, oltre che l’U.V.M.D. di fine anno riassuntiva della situazione di ciascun Comune relativamente alla presa in carico dei minori residenti, redigendo ed inviando puntualmente i verbali degli incontri. • E’ proseguito il lavoro in équipe e il coordinamento multiprofessionale: ciò si ritiene sia necessario e imprescindibile nel trattamento di situazioni traumatiche di elevata complessità. Attraverso il confronto, l’équipe stessa garantisce che i metodi e gli strumenti di intervento siano il più possibile tendenti all’obiettività e alla sistematicità, evitando, al contempo, il rischio dell’interpretazione soggettiva ed estemporanea. • Gli operatori hanno potuto usufruire della formazione e della supervisione; sono stati aggiornati sulla letteratura scientifica e hanno potuto discutere e condividere le buone prassi e le modalità di intervento. • Per i casi più complessi, per i quali l’U.O. Protezione e Tutela del Minore ha ritenuto necessario l’intervento anche di altri Servizi, è stata attivata la COT (Centrale Operativa Territoriale). L’UVMD è stato poi lo strumento principe attraverso cui sono stati definiti i P.C.A. (Percorsi Clinici Assistenziali) di ogni singolo caso. • Per quanto concerne le prestazioni di psicoterapia e di sostegno psicologico, è stato garantito il monitoraggio per tutte le situazioni, soprattutto sul piano psico - educativo e sociale. Tuttavia, non è stato possibile garantire interventi più analitici con i quali, indubbiamente, si ottengono risultati più efficaci a medio e lungo termine. Accanto a ciò, l’apporto degli psicologi nella fase valutativa si è limitato a quello richiesto dall’Autorità Giudiziaria, mentre nelle rimanenti valutazioni lo psicologo è entrato sporadicamente. • Si registrano la presa in carico di un’utenza in fascia d’età più elevata e il conseguente aumento significativo dei costi per il collocamento, laddove necessario, di adolescenti in contesto comunitario. Di seguito si propongono alcuni dati relativi alle attività della tutela minori, anno 2016. SERVIZIO TUTELA MINORI Anno 2015 Anno 2016 N. utenti (minori) 439 400(*) N. minori in affido 60 53 N. minori inseriti in struttura 107 91 assistenza diurna 29 26 assistenza residenziale 41 35 assistenza domiciliare 37 30 (*)stima Si precisa che: • n. 2 minori in affido intrafamiliare hanno anche usufruito di un affido diurno eterofamiliare; • la quasi totalità dei minori inseriti in comunità hanno un’età compresa tra i 13 e i 18 anni e per nessuno di essi è previsto il rientro nella famiglia d'origine prima della maggiore età; • l'affido familiare inizia, nella maggior parte dei casi, in fasce d'età inferiori e l'accoglienza prosegue spesso fino alla maggiore età (affidi sine-die), e a volte oltre. Sicuramente l'affido familiare rappresenta la risposta privilegiata per i minori compresi nelle fasce d'età più basse, mentre per la maggior parte degli adolescenti si rendono necessarie altre soluzioni. 17
C.A.S.F. (Centro per l’Affido e Solidarietà Familiare) Sensibilizzazione Nel corso dell’anno 2016 si è provveduto a distribuire su tutto il territorio, con la collaborazione delle Amministrazioni Comunali, il materiale informativo riguardante l'affido familiare (manifesti e locandine). Si è realizzato un segnalibro, disegnato da una volontaria privata, finalizzato alla sensibilizzazione dell’affido familiare e distribuito nelle Biblioteche dei Comuni dell’ex Ulss 5. Si sono tenuti contatti con l’Associazione Famiglie Affidatarie “Il sogno di Lele” di Valdagno, con alcune scuole, con amministrazioni comunali ed altre agenzie del territorio. Seguimento famiglie affidatarie Famiglie Famiglie Famiglie in attesa 2016 affidatarie/appoggio affidatarie di parenti di affido/appoggio nord 18 4 17 centro 7 7 6 sud 10 1 4 fuori Ulss 4 1 3 totale 39 13 30 Nell’anno 2016 n. 39 famiglie affidatarie hanno accolto altrettanti minori in affido eterofamiliare e n. 3 minori in altrettanti progetti di appoggio. Inoltre n.13 famiglie affidatarie di parenti hanno accolto n. 17 familiari minori di età all’interno della loro famiglia. Complessivamente, n. 52 famiglie affidatarie sono state coinvolte in progetti di affido/appoggio a favore di n. 57 minori (n. 60 in affido e n. 3 in appoggio). Nell’anno 2016 sono stati effettuati n. 125 interventi di monitoraggio con le famiglie aventi affidi in corso. Gestione banca risorse famiglie affidatarie Le famiglie presenti nel 2016 nella Banca Risorse Famiglie Affidatarie sono state n. 69, cui vanno aggiunte n. 13 famiglie di parenti. Tutti gli affidi familiari vengono rendicontati e monitorati attraverso il sistema informatico “Gemini” della Regione Veneto. Semestralmente viene compilata la scheda relativa ad ogni minore in affido eterofamiliare e intrafamiliare. Sulla base di tali schede la Regione provvede ad erogare all’Ente il contributo previsto per le famiglie che accolgono un minore in affido. B2.2 I progetti Pur nella complessità dei bisogni, delle problematiche emergenti e dei contesti socioeconomico e familiare, si è lavorato nel 2016 per dare risposta nei tempi e con qualità alle necessità dell’utenza, con una presa in carico complessiva dell’utente, senza determinare disuguaglianze e ridurre la qualità dell’offerta. Ciò è il frutto di un approccio e una presa in carico globale dei bisogni, caratterizzato da interventi effettuati da équipe multiprofessionali composte da psicologi, NPI, terapisti (logopedisti, fisioterapisti, terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva), educatori ed assistenti sociali. I PDTA, in questo senso, hanno favorito l’integrazione tra servizi e la risposta globale dei bisogni dell’utente. Nel 2016 è stato poi riattivato il Team per l’autismo. Inoltre, sono state assegnate secondo la tempistica regionale le ICD, predisponendo criteri obiettivi e appropriati per rispondere equamente ai bisogni degli utenti pediatrici e delle loro famiglie. Si sono condivisi con la Pediatria di Libera Scelta percorsi clinico-assistenziali e modalità organizzative ambulatoriali, facilitando in questo 18
modo l’accessibilità dell’utenza pediatrica ai servizi e riducendo gli accessi impropri al Pronto soccorso. Lo snellimento delle procedure per erogare in tempi brevi relazioni e certificazioni cliniche dirette all'utenza ha permesso di rispettare anche per l’anno 2016 i tempi di assegnazione dell’OSS ai minori con necessità di integrazione scolastica già all’inizio della scuola. Si è dovuta invece limitare l’attività di prevenzione nelle scuole, concentrando l’attività su progetti mirati. Per quanto riguarda i consultori familiari, questi hanno pienamente realizzato le progettualità previste per l’anno 2016, nelle tempistiche e negli interventi svolti (DGRV n. 2011/15, DGRV 2171/13 e DDR 19/2015), relative rispettivamente alla “Prosecuzione degli interventi a favore della persona e della famiglia: sviluppo dei Consultori Familiari Pubblici” e “Attuazione del sistema di interventi per la prevenzione e il contrasto delle Mutilazioni Genitali Femminili”. In particolare, quest’ultima progettualità ha visto l’attuazione di numerosi interventi che hanno interessato Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta, insegnanti, operatori sociali e sanitari, mediatori linguistico-culturali e, soprattutto, oltre 4.000 studenti delle Scuole Superiori del territorio. Le iniziative svolte sono state integrate nell’attività istituzionale dei Consultori Familiari, dando luogo ad una proficua sinergia che sta mantenendo la sua efficacia anche dopo il termine del Progetto. Per quanto infine attiene alla Tutela Minori, nel corso del 2016 sono state aperte sul nostro territorio n. 10 nuove tutele nell’ambito del Progetto Tutori. Complessivamente, n. 55 minori hanno un tutore che esercita la responsabilità genitoriale in vece dei genitori. Tale nomina è temporanea per n. 27 minori e definitiva, cioè fino al raggiungimento della maggiore età, per i rimanenti n. 28. La “Banca Tutori volontari” dell’ Ulss conta n. 32 tutori volontari dei quali n. 24 sono attivi, la maggioranza con più tutele. B2.3 L’immigrazione vista dall’area In quest’area si rappresenta l’attività del Servizio di Mediazione Culturale. Il Servizio, che lavora su mandato Comunale e in collaborazione con i servizi socio sanitari, si è fatto carico di realizzare la progettualità regionale che riguarda il tema dell’immigrazione, in particolare nella fascia di età materno - infantile. Scopo del servizio è fornire una risposta alle difficoltà di comunicazione che sorgono tra operatori e utenti provenienti da paesi stranieri; inoltre, ha l’obiettivo di favorire - in senso più ampio - l’integrazione sociale e il benessere psicofisico degli utenti. Opera in favore di una migliore funzionalità ed efficacia nella prevenzione, nella cura e nella riabilitazione, attraverso il miglioramento della comunicazione fra operatori ed utenti e della conoscenza e del corretto utilizzo dei servizi da parte dell’utenza ‘straniera’. Il Servizio interviene anche nella scuola, su richiesta degli istituti scolastici, per favorire l’integrazione degli alunni di origine straniera, con i finanziamenti della progettualità triennale regionale (PTI 2014-2016). Si rivolge poi a diversi enti presenti sul territorio; in primo luogo i Comuni, poi altri Enti pubblici e del privato sociale, fornendo, su richiesta, gli interventi di mediazione culturale (a fronte del pagamento dei singoli Enti pubblici o privati). Nel 2016 il Servizio ha usufruito di un’équipe composta da uno psicologo e un educatore, che si avvalgono della collaborazione di 20 mediatori culturali provenienti da vari paesi. Il mediatore culturale è una figura professionale che svolge la funzione di collegamento tra operatori e utenti stranieri, traducendo il linguaggio ed esplicitando aspetti culturali e comportamentali che potrebbero essere fonte di fraintendimenti. Le lingue parlate dai mediatori, che corrispondono a quelle delle etnie maggioritarie presenti in zona, sono le seguenti: albanese, rumeno, serbo-croato, russo, francese, inglese, spagnolo, cinese, hindi, punjabi, urdu, bangla, arabo, lingue africane. Il Servizio, in ambito socio - sanitario: • organizza gli interventi di mediazione sui singoli casi tra operatori dei servizi, reparti Ulss, utenti, famiglie immigrate, relativamente ai problemi sanitari e sociali; 19
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