Unipol per il clima IL CAMBIAMENTO CLIMATICO E IL RUOLO DELLE ASSICURAZIONI IN ITALIA - Gruppo Unipol
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L’impegno e il contributo di Unipol per rispondere alle sfide del cambiamento climatico Da molti anni ormai, e con sempre mag- In questo contesto, caratterizzato dall’e- giore evidenza scientifica, il nostro pia- mergere di nuove e più complesse fonti di neta è alle prese con gli effetti prodotti rischio sia per le imprese che per le per- dai cambiamenti del clima. Si tratta di sone, il ruolo delle imprese assicurative un fenomeno destinato a produrre con- diventa rilevante per la previsione delle seguenze assai rilevanti sul piano econo- caratteristiche dei rischi, in stretta col- mico e sociale, così come sulla vita delle laborazione con le Istituzioni e la Pubbli- persone, delle imprese e delle nazioni, ca Amministrazione, sia per individuare alterando profondamente le vocazioni politiche di prevenzione e di intervento, di alcuni territori e la stessa percezione al fine di accrescere la resilienza, diffon- degli eventi climatici con i quali siamo dendo ed incrementando competenze e abituati a convivere. conoscenze dei rischi presso gli impren- ditori e i cittadini. Nel secolo scorso la problematica con- nessa agli aspetti del mutamento clima- Come Gruppo Unipol consideriamo i fe- tico, era considerata essenzialmente di nomeni del cambiamento climatico e dei pertinenza delle aziende produttive, in suoi effetti sulla vita economica e sociale, particolare di quelle energetiche e di tra- uno dei temi di maggiore impatto cui con- sformazione di materie prime, mentre tribuire per accrescere la sicurezza del le politiche pubbliche erano indirizzate Paese. Forti di un’esperienza pluriennale soprattutto a ridurre le emissioni climal- nella promozione di iniziative di Welfare teranti incidendo sui fattori produttivi. integrativo e di innovative forme di colla- Anche a seguito dell’accresciuto rilievo borazione tra Pubblica Amministrazione della questione e dei suoi effetti, negli e imprese private, intendiamo mettere a ultimi anni, è invece divenuto prioritario disposizione della comunità le competen- promuovere la consapevolezza sulla ne- ze tecniche e professionali acquisite nella cessità di intervenire sugli ambienti an- nostra attività assicurativa. Il dossier che tropizzati, cioè sui grandi conglomerati presentiamo è un primo contributo che urbani e sulle aree sulle quali si è svilup- muove in questa direzione. pato in maniera più intensiva l’intervento umano. L’obiettivo è soprattutto quello Ci spinge la consapevolezza che, di fron- di definire scelte e politiche capaci di te alla sfida rappresentata dai forti affrontare le conseguenze del cambia- cambiamenti climatici del Pianeta e dei mento climatico, organizzando e diffon- conseguenti effetti per il nostro Paese, dendo forme innovative di prevenzione e è necessario unire le forze per costruire di resilienza. Vanno esattamente in que- modelli di intervento e strumenti capaci sta direzione sia il “Libro Verde” sull’as- di offrire risposte imprenditorialmente sicurazione contro le calamità naturali innovative ed efficaci ai nuovi bisogni e antropogeniche pubblicato dalla Com- sociali. missione Europea nel 2013, che la “Stra- tegia per l’adattamento al cambiamento climatico” definita dal Governo Italiano. Carlo Cimbri
Unipol per il clima 3 SOMMARIO 1 LA SFIDA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO E DEI DISASTRI NATURALI 3 1/1 Evidenze scientifiche dei cambiamenti climatici a livello globale 3 1/2 Indicatori climatici e di impatti dei cambiamenti climatici in europa e Italia 5 1/3 Alcune considerazione sugli impatti economici dei cambiamenti climatici 10 2 IL DISSESTO IDROGEOLOGICO: L’EMERGENZA ITALIANA 15 2/1 Il rischio idrogeologico nel nostro paese 15 2/2 Alcune valutazioni economiche del dissesto idrogeologico in Italia 16 3 L’ASSICURAZIONE COME PARTE DEL DIBATTITO 19 3/1 Il ruolo del pubblico e dell’assicurazione: modelli di governance per la gestione del rischio 19 3/2 Il ruolo dell’assicurazione nel promuovere la protezione dal rischio 23 3/3 Il dibattito sulla normativa italiana 29 4 PROPOSTE PER UN’ECONOMIA PIÙ RESILIENTE 32 BIBLIOGRAFIA 34
Unipol per il clima 4 1 LA SFIDA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO E DEI DISASTRI NATURALI 1 /1 EVIDENZE SCIENTIFICHE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI A LIVELLO GLOBALE La ricerca scientifica ha fatto notevoli passi in avanti nell’analisi dei cambia- menti climatici, grazie a una migliore comprensione delle cause e degli impat- ti, come illustrato nei quattro volumi del Quinto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (Intergovernmental Panel of Climate Change). ll riscaldamento del sistema climatico globale è inequivocabile. A partire dagli anni ‘50 del novecento, sono stati osser- vati cambiamenti senza precedenti su scale temporali che variano da decenni a millenni. Gli indicatori climatici mostrano chiara- mente che l’atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, la criosfera si è ridotta, il livello medio globale del mare si è alzato e che, nonostante gli sforzi di alcuni paesi, le emissioni di gas serra sono aumentate in maniera consistente negli ultimi de- cenni, provocando un ulteriore aumento delle loro concentrazioni atmosferiche (vedi Figura 1).
Unipol per il clima 5 0,4 Media combinata delle anomalie 0,2 nella tempeatura della superficie terrestre e degli oceani, a livello 0 globale -0,2 (°C) -0,4 -0,6 -0,8 -1 0,1 Aumento del livello del mare 0,05 0 (m) -0,05 -0,1 -0,15 -0,2 400 Media globale della concentrazione 380 nell’aria dei gas ad effetto serra 360 CO2 (ppm) 1800 340 330 1600 320 N2O (ppb) CH4 (ppb) 320 1400 310 1200 300 300 290 1000 280 280 800 270 40 Emissioni globali di CO2 da fonte Combustibili fossili, cemento, combustione antropogenica (le informazioni 35 quantitative sulle emissioni di Silvicultura e altri usi del terreno CH4 e N2O tra il 1850 e il 1970 30 sono limitate) (GtCO2 yr-1) 25 20 Emissioni di CO2 cumulate 15 10 2000 5 1500 (GtCO2 ) 1850 1900 1950 2000 1000 Figura 1 500 Principali indicatori dei cambiamenti climatici che mostrano la relazione tra le osservazioni (a,b,c) e le emissioni di gas serra (d). Le figure 1(a) e 1(b) mostrano 0 anomalie annuali e mediate globalmente relative alla media del periodo 1986-2005 (IPCC,2014a). 1750 1750 1920 2011
Unipol per il clima 6 Box 1 Principali evidenze scientifiche riguardo al cambiamento climatico globale (IPCC 2013; IPCC 2014b): • Un aumento della temperatura media • L’estensione media annuale del ghiac- globale su terre emerse e oceani di cio marino antartico è aumentata a un 0.85 [0.65-1.06] °C nel periodo 1880- tasso pari a 1,2%-1,8% per decennio 2012 (vedi Figura 1). nel periodo 1979-2012. • La troposfera (primo strato dell’atmo- • L’estensione della copertura nevosa sfera) si è riscaldata dalla metà del XX nell’emisfero settentrionale è diminui- secolo. ta di 1,6% per decennio nei mesi di mar- • La precipitazione media stimata sul- zo e aprile, e di 11,7% per decennio nel le terre emerse alle medie latitudini mese di giugno, nel periodo 1967-2012. dell’emisfero settentrionale è aumen- • Il livello medio globale marino è aumen- tata dal 1901. tato dalla metà del XIX secolo con un • Dal 1950 in poi sono stati osservati tasso medio mai riscontrato nei 2000 cambiamenti per molti eventi meteo- anni precedenti e, in particolare, è cre- climatici estremi. sciuto di 19 cm nel periodo 1901-2010. • È molto probabile che, a livello globale, • Le concentrazioni atmosferiche di ani- il numero di giorni e notti fredde sia di- dride carbonica, metano e protossido minuito, mentre quello di giorni e notti di azoto sono aumentate a livelli senza calde sia aumentato. precedenti negli ultimi 800.000 anni. • È probabile che la frequenza delle on- Le cause principali dell’aumento del date di calore sia aumentata in vaste 40% dall’inizio del periodo industriale aree dell’Europa, dell’Asia e dell’Austra- sono state le emissioni legate all’uso lia. dei combustibili fossili e al cambiamen- • La frequenza e l’intensità delle preci- to nell’uso del suolo. pitazioni intense sono probabilmente • L’accentuarsi dell’assorbimento oceani- aumentate in Nord America e in Europa. co della CO2 nell’ultimo secolo ha pro- • Su scala globale gli oceani si sono ri- vocato un aumento dell’acidificazione scaldati nello strato superficiale di 0.11 oceanica con una diminuzione del pH [0.09-0.13] °C per decennio nel periodo degli strati marini superficiali pari a 1971-2010. Inoltre il riscaldamento oce- 0,1 unità dall’inizio dell’età industriale, anico è stato riscontrato anche a pro- equivalente a un aumento del 26% del- fondità superiori fino a 2000 metri. la concentrazione degli ioni idrogeno. • La maggior parte dei ghiacciai montani • Le proiezioni climatiche (vedi Tabella 1), ha perso massa con un tasso medio di effettuate mediante centinaia di simu- perdita pari a 226 [91-361] Gt/anno nel lazioni numeriche che tengono conto corso del periodo 1971-2009. dei diversi scenari di emissioni globali • I ghiacciai della Groenlandia hanno ac- future, mostrano alla fine del secolo: celerato la loro fusione: da 34 Gt/anno »» un aumento della temperatura me- nel periodo 1992-2001, a 215 Gt/anno dia globale compreso tra 1,5 e 4,8°C nel periodo 2002-2011. Anche l’Antar- rispetto ai livelli attuali; tide, in particolare nella parte setten- »» un aumento dell’innalzamento del trionale e occidentale, ha perso massa, livello medio globale marino com- passando da 30 Gt/anno nel periodo preso tra 26 e 98 cm; 1992-2001a 147 Gt/anno nel periodo »» un aumento della frequenza e 2002-2011. dell’intensità delle precipitazioni • L’estensione annuale media del ghiac- estreme alle medie latitudini e nelle cio marino artico è diminuita in tut- aree come il Mediterraneo te le stagioni nel periodo 1979-2012 a un tasso pari a 3,5-4,1% per de- cennio, che ha raggiunto 9,4-13,6% per decennio nella stagione estiva.
Unipol per il clima 7 2046 / 2065 2081 / 2100 Scenario Media Intervallo probabile Media Intervallo probabile RCP2.6 1.0 da 0.4 a 1.6 1.0 da 0.3 a 1.7 VARIAZIONE DELLA TEMPERATURA RCP4.5 1.4 da 0.9 a 2.0 1.8 da 1.1 a 2.6 SUPERFICIALE MEDIA GLOBALE RCP6.0 1.3 da 0.8 a 1.8 2.2 da 1.4 a 1.1 (°C) RCP8.5 2.0 da 1.4 a 2.6 3.7 da 2.6 a 4.8 Scenario Media Intervallo probabile Media Intervallo probabile RCP2.6 0.24 da 0.17 a 0.32 0.40 da 0.26 a 0.55 INNALZAMENTO DEL LIVELLO RCP4.5 0.26 da 0.19 a 0.33 0.47 da 0.32 a 0.63 MEDIO GLOBALE DEL MARE RCP6.0 0.25 da 0.18 a 0.32 0.48 da 0.33 a 0.63 (m)b RCP8.5 0.30 da 0.22 a 0.38 0.63 da 0.45a 0.82 Tabella 1 Variazione prevista della temperatura superficiale media globale dell'aria e l'innalzamento del livello medio globale del mare per la metà e la fine del XXI secolo rispetto al periodo di riferimento 1986-2005 (IPCC, 2013).
Unipol per il clima 8 1 /2 INDICATORI CLIMATICI E IMPATTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI IN EUROPA E ITALIA I cambiamenti climatici, combinandosi In Europa molti settori economici dipen- agli effetti dovuti alle pressioni dell’atti- dono dalle condizioni climatiche e risen- vità dell’uomo sulle risorse naturali, pro- tiranno direttamente delle conseguenze vocheranno notevoli impatti in varie aree degli impatti dei cambiamenti climatici, dell’Europa (IPCC 2014b, EEA 2012). come in particolare l’agricoltura, la silvi- Le regioni europee più vulnerabili sono le coltura, la pesca, il turismo estivo e inver- seguenti: nale, e il settore energetico. Importanti • l’Europa meridionale e tutto il bacino impatti sono attesi anche sulla salute del Mediterraneo, dove si sommano il umana. forte aumento delle temperature e una riduzione delle precipitazioni in zone che già soffrono di carenza idrica; • le aree montane, soprattutto le Alpi, dove le temperature aumentano rapi- damente causando lo scioglimento dif- fuso delle nevi e dei ghiacci, che a sua volta modifica la portata dei fiumi; • le zone costiere, a causa dell’innalza- mento del livello del mare abbinato a maggiori rischi di precipitazioni violen- te; • le pianure alluvionali ad alta densità di popolazione, dato l’aumento del rischio di precipitazioni forti e violente e di al- luvioni improvvise, che causano vasti danni alle zone edificate e alle infra- strutture; • l’area Scandinava, dove sono previste precipitazioni molto più intense, sem- pre più spesso sotto forma di pioggia e non di neve; • l’area Artica, dove le variazioni della temperatura saranno più elevate ri- spetto ad altre zone della Terra.
Unipol per il clima 9 BOX 2 Risultati emersi dal Rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) “Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2012” Il decennio (2004–2013) è stato il più cal- estensioni minime estive di ghiaccio ma- do in Europa, con un aumento della tem- rino sono state rilevate nel 2007, 2011 e peratura superficiale sulle terre emerse 2012. La fusione dei ghiacciai continen- di 1.3°C rispetto al livello preindustriale tali della Groenlandia è raddoppiata da- (un aumento superiore all’aumento glo- gli anni ‘90. bale - vedi Figura 2). Le proiezioni clima- Dal 1850 i ghiacciai alpini hanno perso tiche mostrano per la fine del XXI secolo circa 2/3 del loro volume e questo trend un possibile innalzamento della tempera- potrebbe continuare anche in futuro. tura media in Europa tra i 2.4°C (RCP4.5) e 4.1°C (RCP8) rispetto ai livelli attuali con i Il livello medio marino (vedi Figura 5) sta maggiori aumenti nell’area Artica e Medi- crescendo causando un aumento del ri- terranea (vedi Figura 3). schio di inondazioni costiere. Il livello medio globale marino è cresciuto di 1,7 mm/anno Le ondate di calore sono aumentate in nel XX secolo e di 3 mm/anno nell’ultimo frequenza e durata provocando migliaia ultimo decennio. Le proiezioni climatiche di morti nell’ultimo decennio. La durata mostrano un ampio intervallo di risultati, media delle ondate di calore è raddoppia- ma probabilmente nel XXI secolo l’innalza- ta e la frequenza dei giorni caldi è triplica- mento del livello medio globale marino sarà ta nell’Europa occidentale. Le proiezioni superiore a quello del XX secolo. climatiche mostrano un’intensificazione delle ondate di calore in Europa che po- I cambiamenti climatici hanno anche un trebbero causare un numero più elevato ruolo nella trasmissione di alcune malat- di morti in assenza di specifiche misure di tie che potranno provocare impatti rile- adattamento. vanti sulla salute umana. Stanno avendo luogo vari cambiamenti La precipitazione media sta diminuendo nella biodiversità: fioriture anticipate di in Europa meridionale e sta aumentando piante e di fitoplancton e zooplancton, mi- in Europa settentrionale (vedi Figura 4). grazioni di piante e animali a latitudini più Le proiezioni climatiche indicano che tale settentrionali o ad altitudini più elevate. trend continuerà anche in futuro. I cam- Alcuni studi mostrano un rischio potenzia- biamenti climatici potranno causare un le di future estinzioni. aumento di inondazioni fluviali a causa dell’intensificazione del ciclo dell’acqua Diminuisce la disponibilità di risorse causato dalle temperature più alte, in idriche per l’agricoltura nell’Europa me- particolare in Europa settentrionale. ridionale, mentre potrebbero essere più abbondanti in altre aree. La stagione di I fenomeni di siccità stanno diventando crescita di numerose colture in Europa si più intensi e frequenti in Europa meri- è allungata e il trend potrebbe continuare dionale. Le portate fluviali minime estive anche in futuro, insieme a un’espansione potranno diminuire significativamente in delle colture situate nelle latitudini me- Europa meridionale e anche in varie altre ridionali verso le latitudini settentrionali. aree europee. Le proiezioni climatiche mostrano che il raccolto per alcune colture diminuirà in L’area dell’Artico si sta riscaldando più Europa centrale e meridionale a causa velocemente delle altre aree europee: le delle ondate di calore.
Unipol per il clima 10 Figura 2 Figura 2 (creata il 25 giugno 2014) Tendenza di giorni caldi in Europa, osservata nel periodo 1960-2013 http://www.eea.europa.eu/data-and-maps/figures/decadal-average-trends-in-mean-4 Fonte: EEA
Unipol per il clima 11 Figura 3 Annual, RCP 4.5 Summer, RCP 4.5 Winter, RCP 4.5 Annual, RCP 4.5 Summer, RCP 4.5 50° 50° 50° 50° 50° 40° 40° 40° 40° 40° 0° 10° 20° 30° 40° 0° 10° 20° 30° 40° 0° 10° 20° 30° 40° 0° 10° 20° 30° 40° 0° 10° 20° 30° 40° Annual, RCP 8.5 Summer, RCP 8.5 Winter, RCP 8.5 Winter, RCP 4.5 Annual, RCP 8.5 Summer, RCP 8.5 Annual, RCP 4.5 Summer, RCP 4.5 Winter, RCP 4.5 50° 50° 50° 50° 50° 50° 50° 50° 50° 50° 40° 40° 40° 40° 40° 40° 40° 40° 40° 40° 0° 4.5 Annual, RCP 10° 20° 30° 40° Summer, RCP 4.5 0° 10° 20° Winter, RCP 4.5 30° 40° 0° 10° 20° 30° 40° 40° 0° 10° 20° 30° 40° 0° 10° 20° 30° 40° 0° 10° 20° 30° 40° 0° 10° 20° 30° 40° 0° 10° 20° 30° 40° 0° 10° 20° 30° 40° 50° 50° 50° Winter, RCPchange Projected 8.5 in annual, summer and winter temperature for the forcing scenarios RCP 4.5 and RCP 8.5 Annual, RCP 8.5 Projected Summer, change RCP 8.5 in annual, summer and winter Winter, temperature RCP 8.5 for the forcing sce 40° 40° 40° Outside coverage 50° 2 50° o C 0° to 10° 20° o 3 2.5 30° to40° o3 .50° 10° 4 to 20° o4 .530° 40°5 to2 .0°5 o25.5 to3 10° 6 20° >.5 6 30° 40° 50° 4 .5 5 .5 6 6 o C 1.5 5 5 5 5 2t t t t 50° 50° 2 . 3 3 . 4 . 4.5 t o 5to . 5.5 t o o 3 t o o4 to o5 to > t . 5 t . 5 t . 5 Annual, RCP 8.5 Summer, RCP 8.5 1 2 Winter,2RCP 8.5 3 3 4 4 5 5 Figura 3 Proiezioni climatiche 40° 40° 50° 40° 50° 50° 40° di temperatura media 40° superficiale annuale, estiva e invernale, in Europa 40° 0° 10° 20° 40° 30° 40° alla fine del XXI secolo20° 40° 40° 0° 10° 20° 30° 40° 0° 10° 20° 30° 40° 0° 10° 30° 40° rispetto al presente per lo scenario emissivo medio 0° 10° 20° 30° 40° 0° 10° 20° 30° 40° 0° 10° 20° 30° 40° orcing scenarios RCP 4.5 and RCP 8.5 basso RCP4.5 (pannello Projected Projected changechange in annual, in annual, summer summer and winter and temperature forwinter the forcingtemperature scenarios RCP 4.5 for the8.5forcing scenarios and RCP RCP 4.5 superiore) and e per RCP 8.5 lo scenario Outside coverage Outside coverage business as usual RCP 8.5 2 5 3 5 4 5 5 5 6 6 C (pannello o inferiore). Outside coverage 6 o C 5t o o 2. 5t o o 3. 5t o o 4. 5t o o 5. 5t o > > 1. 2t 2. 3t 3. 4t 4. 5t 5. 2 o C to o 2.5 to 3 o 3.5 to 4 o 4.5 to 5 o 5.5 to 6 > 6 1.5 2t 2.5 3t 3.5 4t 4.5 5t 5.5 http://www.eea.europa.eu/ data-and-maps/figures/ projected-changes-in- annual-summer-1 Fonte: EEA
Unipol per il clima 12 Figura 4 Figura 4 Tendenza della precipitazione media in Europa nel periodo 1960-2014 http://www.eea.europa.eu/data-and-maps/figures/observed-changes-in-annual-precipitation-1961-4 Fonte: EEA
Unipol per il clima 13 Figura 5 -30° -20° -10° 0° 10° 20° 30° 40° 50° 60° 70° Projected change in relative sea level metre > 0.7 60° 0.6 to 0.7 0.5 to 0.6 0.4 to 0.5 50° 0.3 to 0.4 0.2 to 0.3 0.1 to 0.2 0 to 0.1 50° -0.1 to 0 -0.2 to -0.1 -0.3 to -0.2 -0.4 to -0.3 40° < -0.4 Countries 40° 0 500 1000 1500 km 0° 10° 20° 30° 40° -30° -20° -10° 0° 10° 20° 30° 40° 50° 60° 70° 60° 50° 50° Figura 5 Innalzamento del livello marino nella regione europea: tendenza del 40° livello marino assoluto (da misure satellitari) nel periodo 1992–2013 40° (Figura 5(a); proiezione di innalzamento del livello marino per la fine del secolo rispetto ai livelli 0 500 1000 1500 km attuali secondo lo scenario 0° 10° 20° 30° 40° 30° emissivo medio-basso RCP4.5 (Figura 5(b)). Trend in absolute sea level across Europe based on satellite measurements (1992–2013) mm/year http://www.eea.europa. eu/data-and-maps/ –4 –3 –2 –1 0 1 2 3 4 5 6 7 indicators/sea-level-rise-2/ assessment) Fonte: EEA
Unipol per il clima 14 L’Italia rappresenta una delle aree euro- Contemporaneamente l’intensità delle pee più vulnerabili agli impatti attesi dei precipitazioni è aumentata raggiungendo cambiamenti climatici. Come in Europa, valori significativi in alcune aree dell’Italia anche in Italia i cambiamenti climatici settentrionale (in estate e autunno) e in rischiano di amplificare le differenze re- alcune aree dell’Italia centrale (in autunno gionali in termini di qualità e disponibilità e in inverno). In generale si riscontra una delle risorse naturali. diminuzione degli eventi di precipitazione L’aumento della temperatura media in di bassa intensità e l’aumento degli eventi Italia è superiore a quello globale ed euro- più intensi in alcune regioni dell’Italia set- peo con un aumento negli ultimi 200 anni tentrionale (Desiato et al., 2014). di circa 1,4°C. Il rateo di crescita in Italia Le proiezioni dei modelli climatici indica- è circa il doppio rispetto a quello globale no che gli eventi estremi di temperatura e (vedi Tabella 2). Questo andamento è co- di precipitazione potranno diventare più erente con l’aumento di frequenza delle intensi e frequenti durante il resto del XXI ondate di calore (triplicatasi negli ultimi secolo. 50 anni). Invece le precipitazioni medie sono diminuite di circa il 5% nel periodo 1800-2011, raggiungendo il 7% nell’Italia settentrionale. Il numero di giorni piovosi sul territorio italiano si è ridotto del 10% per secolo (equivalente a -9 giorni piovosi all’anno) (Desiato et al., 2014). Tabella 2 TREND TEMPERATURA MEDIA TREND TEMPERATURA MEDIA Tendenza della PERIODO GLOBALE (DA IPCC 2007) ITALIANA [°C/DECENNIO] temperatura media [°C/DECENNIO] superficiale italiana su 1812-2011 diversi periodi e confronto 0.109±0.006 - (ULTIMI 200 ANNI) con le tendenze a livello globale 1912-2011 (Desiato et al., 2014; 0.142±0.015 - (ULTIMI 100 ANNI) ISAC-CNR) 1962-2011 0.34±0.04 - (ULTIMI 50 ANNI) 1982-2011 0.38±0.08 - (ULTIMI 30 ANNI) 1856-2005 0.104±0.009 0.045±0.012 1906-2005 0.130±0.015 0.074±0.018 1956-2005 0.27±0.04 0.13±0.03 1981-2005 0.54±0.12 0.18±0.05
Unipol per il clima 15 BOX 3 Le vulnerabilità agli impatti attesi dei cambiamenti climatici in Italia (Castellari e Artale, 2009; Castellari et al., 2014): • Possibile peggioramento delle con- agricola, soprattutto per le colture di dizioni già esistenti di forte pre sione frumento, ma anche di frutta e verdura; sulle risorse idriche, con conse uente ri- la coltivazione di ulivo, agrumi, vite e duzione della qualità e della disponibi- grano duro potrebbe diventare possi- lità di acqua, soprattutto in estate nelle bile nel Nord dell’Italia, mentre nel Sud regioni meridionali e nelle piccole isole. e nel Centro la coltivazione del mais • Possibili alterazioni del regime idro-ge- potrebbe peggiorare e risentire anco- ologico che potrebbero aumentare il ra di più della diminuita disponibilità di rischio di frane, flussi di fango e detri- acqua irrigua. ti, crolli di roccia e alluvioni lampo. Le • Possibili ripercussioni sulla salute zone maggiormente esposte al rischio umana, specialmente per i gruppi più idro-geologico comprendono la val- vulnerabili della popolazione, per via le del fiume Po (con un aumento del di un possibile aumento di malattie e rischio di alluvione) e le aree alpine e mortalità legate al caldo, di malattie appenniniche (con il rischio di alluvioni cardio-respiratorie da inquinamento lampo). atmosferico, di infortuni, decessi e ma- • Possibile degrado del suolo e rischio lattie causati da inondazioni e incendi, più elevato di erosione e desertifica- di disturbi allergici e cambiamenti nel- zione del terreno, con una parte signi- la comparsa e diffusione di malattie di ficativa dell’Italia meridionale classi- origine infettiva, idrica e alimentare. ficata a rischio di desertificazione e • Potenziali danni per l’economia italiana diverse regioni del Nord e del Centro nel suo complesso, dovuti principal- che mostrano condizioni preoccupanti. mente alla possibilità di un ridotto po- • Maggior rischio di incendi boschivi e tenziale di produzione di energia idroe- siccità per le foreste, con la zona alpina lettrica, a un’offerta turistica invernale e le regioni insulari (Sicilia e Sardegna) ridotta (o più costosa), a una minore at- che mostrano le maggiori criticità. trattività turistica della stagione estiva • Maggior rischio di perdita di biodiversi- e al calo della produttività nel settore tà e di ecosistemi naturali, soprattutto dell’agricoltura e della pesca. Sono pos- nelle zone alpine e negli ecosistemi sibili anche effetti sulle infrastrutture montani. urbane e rurali con possibili interruzio- • Maggior rischio di inondazione ed ero- ni o inaccessibilità della rete di traspor- sione delle zone costiere, a causa di una to, con danni agli insediamenti umani e maggiore incidenza di eventi meteoro- alle attività socio-economiche. logici estremi e dell’innalzamento del livello del mare. • Potenziale riduzione della produttività
Unipol per il clima 16 1 /3 ALCUNE CONSIDERAZIONE SUGLI IMPATTI ECONOMICI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI Nel mondo e in Europa: L’Europa ha subito due disastri naturali di A partire dal 1980 il numero degli even- grande intensità: ti catastrofali è andato aumentando costantemente (Figura 6). Come già 1. L’inondazione avvenuta in maggio/ ricordato, la comunità scientifica è con- giugno 2013 nell’Europa centrale e ori- corde sul fatto che tale incremento sia entale, che ha provocato ingenti danni in larga parte riconducibile all’aumento in Germania, Austria, Repubblica Ceca, esponenziale delle emissioni inquinanti Ungheria e Svizzera con danni econom- derivanti dell’attività dell’uomo registrato ici pari a 16,5 miliardi di US$ e danni as- nell’ultimo secolo . sicurati pari a 4,1 miliardi di US$. I principali eventi naturali che hanno af- 2. Intense tempeste di grandine alla fine flitto l’Europa sono principalmente le al- di luglio 2013, in aree urbane in Germa- luvioni e, in numero minore, le tempeste e nia e Francia, che hanno provocato il le temperature estreme. danno più elevato mai registrato per un evento di questo tipo (circa 3,8 miliardi L’aumento degli eventi catastrofali ha di US$). determinato anche un aumento significa- tivo dei decessi (Figura 7), riconducibile principalmente alle temperature es- treme (ondate di calore e di gelo). Anche le perdite economiche sono state caratterizzate da un trend in crescita costante (Figura 8): in questo caso l’au- mento degli eventi catastrofali, correlato all’aumento del valore dei beni esposti al rischio di essere colpiti da eventi estremi, ha determinato una crescita delle perdite economiche. In questi termini i principali danni sono stati determinati da alluvioni e smottamenti. Nel solo anno 2013 le perdite econom- iche totali a livello mondiale, causate da disastri naturali e antropogenici, sono state pari a 140 miliardi di US$, di cui solo 45 miliardi assicurati (principalmente per inondazioni e grandine), e le vittime sono stata circa 26.000 (Swiss Re, 2014).
Unipol per il clima 17 Figura 6 1000 Allagamenti 800 577 600 Smottamenti Tempeste 400 379 Siccità 240 Temperature estreme 200 60 Incendi Figura 7 200.000 Allagamenti 138.153 Smottamenti 4583 Tempeste 5.000 4.000 3565 Siccità 3.000 Temperature estreme 2.000 1645 Incendi 1.000 Figura 8 200.0 Allagamenti 160.0 128,1 129,7 120.0 Smottamenti 88,7 Tempeste 80.0 Siccità 40.0 Temperature estreme 16,7 Incendi 1971-1980 1981-1990 1991-2000 2001-2010 Figura 6 Figura 7 Figura 8 Numero di disastri naturali in Europa per Numero di vittime in Europa per decade Perdite economiche (aggiustate al decade suddivisi per tipologia di evento suddivise per tipologia di evento (World 2012) in Europa per decade suddivise (World Meteorological Organization, Meteorological Organization, 2014) per tipologia di evento (World 2014) Meteorological Organization, 2014)
Unipol per il clima 18 Figura 9 Perdite assicurate 18.000 1 2 Perdite totali 16.000 14.000 12.000 3 10.000 4 8.000 5 6.000 6 4.000 7 8 8 9 10 2.000 0 giugno 2013 agosto 2002 ottobre 2000 novembre 1994 luglio 1997 agosto 2002 giugno 2010 giugno 2007 giugno 2007 gennaio 1995 agosto 2005 In Italia: zati delle popolazioni dalle zone colpite, Figura 9 In Italia esistono pochi studi di tipo aggre- ecc.). Le alluvioni con maggiore gato e settoriale che analizzano il costo danno economico in Europa dei danni degli impatti dei cambiamenti Questo studio sottolinea che i danni eco- (Munich Reinsurance climatici (e.g. l’impatto di questi costi sul nomici sarebbero potenzialmente mag- Company, Geo Risks PIL nazionale). giori (nell’ordine di 20-30 miliardi di Euro) Research, NatCatSERVICE, se fossero misurati in termini di conse- CEDIM, 2014) Carraro (2008), ha realizzato uno studio guenze sulle possibilità di consumo delle su quattro aree vulnerabili: le Alpi, le zone famiglie, più che in termini di PIL. LEGENDA: costiere, le zone aride e a rischio di deser- 1. Germay, Austria, Czech tificazione, e le aree vulnerabili al rischio Inoltre, aspetti come interruzione di ser- Republic, Hungary, Switzerland idrogeologico. vizi essenziali, costi di trasferimento delle 2. Germay, Austria, Czech Questo studio mostra che, in uno scena- popolazioni colpite e, ovviamente, impatti Republic, Hungary, Moldava, Switzerland, Slovakia rio di aumento della temperatura media sulla salute hanno componenti non mone- 3. Italy, Switzerland, France globale superficiale entro il 2050 di circa tarie e sociali di difficile determinazione. 4. Italy 0,93°C rispetto al valore attuale, i danni Nonostante l’incertezza e la non comple- 5. Poland, Czech Republic, provocati dai cambiamenti climatici po- tezza di queste stime economiche a livello Slovakia, Germay, Austria 6. Germay, Austria, Italy, Czech trebbero essere pari allo 0,12-0,16% del nazionale, da questi studi emerge l’effica- Republic, Romania, Bulgaria, PIL, ammontando a circa 20-30 miliardi di cia dal punto di vista socioeconomico del- Ukraine, UK, Russia Euro di mancata produzione di beni e ser- le misure di adattamento agli impatti dei 7. Croatia, Germany, Hungary, vizi con riferimento al PIL del 2009. cambiamenti climatici. Romania, Slovakia, Czech Republic, Poland, Austria 8. UK Con un aumento della temperatura media 9. France, Germany, Belgium, superficiale pari a 1,2°C i danni economici Luxembourg, Netherlands potrebbero ammontare fino allo 0,2% del 10. Austria, France, Germany, Hungary, Slovenia, Switzerland PIL. Inoltre, i costi potranno aumentare nella seconda metà del secolo, con una riduzione del PIL nel 2100 sei volte più grande rispetto al 2050. Queste prime stime economiche devono però essere in- terpretate con cautela, perché prendono in considerazione solo marginalmente gli eventi estremi e non considerano tutti gli aspetti sociali degli impatti (ad esempio, deterioramento della salute, incremento di mortalità, eventuali spostamenti for-
Unipol per il clima 19 Figura 10 0,8 / 0,9 Figura 10 Indice della capacità 0,7 / 0,8 di adattamento al 0,6 / 0,7 cambiamento climatico degli Stati europei 0,5 / 0,6 (Rielaborazione a cura di Unipol dei dati della Notre 0,4 / 0,5 Dame University, 2014)
Unipol per il clima 20 2 IL DISSESTO IDROGEOLOGICO: L’EMERGENZA ITALIANA 2 /1 IL RISCHIO IDROGEOLOGICO NEL NOSTRO PAESE Il dissesto idrogeologico rappresenta si- Gli interventi dell’uomo che hanno pro- curamente il più vulnerabile tra i settori dotto e continuano a produrre un aumen- chiave del nostro Paese, a causa della ti- to del rischio, in relazione alle mutate picità del territorio nazionale, fortemen- condizioni climatiche sono i seguenti: te antropizzato e a elevata percentuale • le attività dell’uomo lungo le aste flu- montagnosa e collinare. viali, e in particolare l’urbanizzazione che ha ridotto localmente lo spazio di L’aumento nella frequenza e intensità del- espansione naturale degli alvei; le precipitazioni estreme (già riscontrato • le mutate pratiche agricole e forestali e previsto dalle proiezioni climatiche in (campi più estesi, arature più profonde, Italia), associato all’elevata esposizione ri-modellazione sistematica dei ver- di centri abitati e infrastrutture a feno- santi, abbandono di aree coltivate), che meni di questo tipo e alla vulnerabilità possono favorire la franosità, super- a livello di governance in molte parti del ficiale e profonda, e diversi fenomeni territorio nazionale, causerà un aumento erosivi; del rischio climatico nel settore del disse- • la scarsa o totale assenza di manuten- sto idrogeologico. zione delle opere di drenaggio delle acque superficiali lungo le strade, con Questo provocherà maggiori danni a conseguenze per l’innesco e il volume strutture abitative, infrastrutture turi- delle colate di detrito e di fango. stiche, energetiche e di trasporto, all’in- columità delle popolazioni residenti e ad Questi fattori, combinati con i cambia- attività economiche come l’agricoltura e menti climatici, rendono la maggior parte la pesca. del territorio italiano vulnerabile a eventi estremi meteoclimatici. Il territorio nazionale dagli anni ’50 ha subito una trasformazione dell’uso del suolo, che si è tradotta in un notevole cambiamento idrologico in grado di pro- durre impatti rilevanti in concomitanza di eventi estremi meteoclimatici (Brath et al., 2006).
Unipol per il clima 21 L’estensione delle aree a criticità idro- È difficile però separare i contributi dei geologica del territorio italiano è pari al diversi fattori che influiscono sui disa- 9,8% del territorio nazionale, del quale stri meteoclimatici (variabilità climatica il 6,8% coinvolge direttamente zone con di origine naturale e legata all’attività beni esposti (e.g. centri urbani, infrastrut- umana, esposizione e vulnerabilità del ture, aree produttive, ecc.) strettamente territorio). A oggi sono in corso studi con connessi con lo sviluppo economico del modelli climatici che cercano di isolare il Paese (dati dei Piani per l’Assetto Idroge- contributo dei cambiamenti climatici di ologico - PAI). Inoltre l’Annuario dei dati origine umana, provocati dalle emissioni ambientali (ISPRA, 2008) mostra che più di gas serra e aerosol nei singoli eventi dell’80% dei comuni italiani sono inte- estremi (problema di attribuzione delle ressati almeno da qualche area a forte cause), ma i risultati sono ancora pochi. criticità idrogeologica. Nonostante questa complessità, l’elevata vulnerabilità territoriale impone una pia- Questi dati sono consistenti con quelli nificazione e un’attuazione economica- del rapporto “Ecosistema rischio 2013 mente integrata ed efficace delle misure - Monitoraggio sulle attività delle ammi- di adattamento. nistrazioni comunali per la mitigazione del rischio idrogeologico”, a cura del Di- Le aree più vulnerabili in Italia: partimento della Protezione Civile e di In Italia, le aree che possono considerarsi Legambiente (2014), che mostrano come più vulnerabili sono: il rischio frane e alluvioni interessi 6.633 1. le aree montane (Alpi e Appennini); comuni italiani (il 82% del totale). L’inda- 2. le aree nel bacino del Fiume Po; gine effettuata da Legambiente mostra 3. alcune aree costiere dell’Italia meridio- come in 1.109 comuni siano presenti abi- nale e insulare. tazioni in aree golenali, in prossimità de- gli alvei dei fiumi e in aree a rischio frana. Le aree montane, anche se meno popo- Nel 58% dei casi (779 amministrazioni) late come quelle di alta quota, possono le aree a rischio vedono la presenza di presentare elevati livelli di pericolosità fabbricati industriali, nel 18% le intervi- e possono mettere a rischio centri abita- ste mostrano come sono state costruite ti o infrastrutture viarie anche distanti, strutture sensibili come scuole e ospedali causando perdite economiche ingenti in aree a rischio idrogeologico, mentre nel nelle aree di maggior pregio e sviluppo 24% dei casi ci siano strutture ricettive e turistico. commerciali. Infine, nell’11% dei comuni intervistati sono stati tombinati o coper- ti corsi d’acqua e sono state urbanizzate le aree sovrastanti, con evidenti rischi di disastri in caso di piogge eccessive.
Unipol per il clima 22 2 /2 ALCUNE VALUTAZIONI ECONOMICHE DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO IN ITALIA Una valutazione economica del dissesto Negli ultimi 50 anni, i principali eventi idrogeologico, indotto dai cambiamenti alluvionali in Italia hanno avuto un costo climatici (naturali generati dall’uomo) e diretto discernibile in termini di PIL na- delle relative misure di adattamento, ri- zionale e alto in valore assoluto. sulta quanto mai problematica, tenendo conto della complessità nell’attribuire Dopo gli episodi calamitosi del ‘51, ’66 alla forzante climatica i costi del disse- e ’72 tali costi diretti si sono mantenuti sto idrogeologico futuro (Bosello et al., al di sotto dello 0,5% del PIL, ma dalla 2014). È difficile determinare il contri- fine degli anni ‘80 questo valore non ha buto sull’andamento dei costi associati mostrato alcun trend decrescente, evi- a fenomeni di dissesto idrogeologico denziando una permanente vulnerabilità futuro dovuto ai cambiamenti climatici del nostro Paese agli eventi alluvionali (aumento della frequenza e dell’intensi- (vedi Figura 11). In questo periodo la spe- tà degli eventi estremi) e quello dovuto sa totale per rimediare ai danni relativi dal variare delle condizioni di contesto supera i 16 miliardi di Euro (ISPRA 2007, socio-economico (e.g. maggior densità di 2008). popolazione, di infrastrutture, di ricchez- za immobilizzata nelle zone di rischio, uso del suolo in presenza di buone o cattive pratiche – disboscamento incontrollato, abusivismo ecc.). È importante ricordare che nel nostro Paese la maggior parte degli interventi a prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico, posta in essere o pianifi- cata, non considerano l’effetto dei cam- biamenti climatici, ma limitano i futuri danni derivanti da una vulnerabilità co- munque già presente e accertata. Anche facendo affidamento sull’analisi dei dati storici non si riesce a distinguere tra co- sto del danno in assenza di intervento, costo di ripristino, e costo di messa in sicurezza o prevenzione. In altre parole il costo di inazione, il costo dell’adattamen- to reattivo e il costo dell’adattamento precauzionale non sono distinguibili. Infine è importante evidenziare che in Italia le somme stanziate per interventi strutturali sono solo in parte collegate ai danni effettivamente sofferti.
Unipol per il clima 23 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 4,5 1951 1954 1957 1966 1968 1970 1972 1976 1977 1978 1981 1982 1983 1984 1986 1987 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Figura 11 Costo dei principali eventi alluvionali in Italia (1951- 2011) in % del PIL (Berti et al., 2012).
Unipol per il clima 24 Tabella 3 Fondi REGIONI n. di interventi (Milioni di Euro) Abruzzo 144 117.9 Basilicata 214 102.6 Calabria 449 391.3 Campania 287 384.1 Emilia-Romagna 300 277.9 Friuli Venezia Giulia 72 87,2 Lazio 275 303.8 Liguria 115 113.2 Lombardia 478 422.0 Marche 248 148.0 Molise 74 53.0 Piemonte 458 243.6 Puglia 212 314.9 Sardegna 98 148.9 Sicilia 407 608.2 Toscana 528 410.0 Tabella 3 Importi finanziati dal MATTM per Trentino - Alto Adige 61 38.5 ogni regione italiana dal 1998 al 2012 nel quadro del D.L. 180/98 (ISPRA Umbria 90 100.8 ReNDiS - www.rendis.isprambiente. it). Infine, ulteriori fondi stanziati dal Valle d’Aosta 29 31.1 2009 al 2011 a mezzo ordinanza per le emergenze idrogeologiche ammon- Veneto 171 175.3 tano a più di 1 miliardo di Euro, di cui 585,7 milioni di Euro solo nel 2010 (Legambiente-PCN, 2010). TOTALE 4710 4473
Unipol per il clima 25 Il database internazionale sugli eventi Quest’analisi ribadisce che la maggior catastrofici EM-DAT, considerando un più parte dei costi del dissesto idrogeolo- ampio set di eventi1, mostra danni econo- gico in Italia deriva da vulnerabilità pre- mici per l’Italia per il periodo 1951-2012 esistenti. Inoltre questa analisi propone pari a circa 18 miliardi di Euro, di cui quasi una valutazione degli effetti indotti dagli 17 imputabili alle sole alluvioni, mentre i eventi alluvionali sulla capacità produtti- rimanenti ai fenomeni franosi. va dell’Italia, che potranno ammontare nel 2050 a un totale di 457 milioni di Euro, 155 Analizzando le spese per le misure di ri- dei quali imputabili ai cambiamenti clima- duzione del rischio geologico e idraulico, tici (Flörke et al., 2011). finanziate dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (nel quadro del D.L. 180/982), nel perio- do 1998-2012 risultano finanziate in Ita- lia 4.710 opere di mitigazione del rischio idrogeologico, per più di 4 miliardi di Euro, (vedi Tabella 3) come emerge dal database ISPRA ReNDiS (Repertorio Na- zionale degli interventi per la Difesa del Suolo). Stimare il costo dei possibili futuri danni diretti e indiretti di disastri imputabili ai cambiamenti climatici è molto comples- so e poca letteratura scientifica è dispo- nibile. Un tender del Direttorato Generale Ambiente (DG ENV) della Commissione Europea stima i costi diretti e indiretti 1 - I criteri definitori di evento catastrofico degli eventi alluvionali fluviali nei prossi- per EM-DAT sono: 10 o più vittime, 100 o più mi 50 anni per l’Europa con un focus na- persone “colpite”; una dichiarazione ufficiale zionale. Per l’Italia, se il livello di protezio- di stato di emergenza, una richiesta ufficiale ne resterà costante, il potenziale danno di aiuti internazionali. diretto atteso da alluvioni nel 2050 sarà di 1,6 miliardi di Euro, senza considerare 2 - Il decreto si basa su i) l’identificazione i potenziali impatti socioeconomici sulla delle aree classificate a rischio elevato popolazione (ad esempio costi per la sa- e molto elevato (ossia regioni vulnerabili lute, costi di evacuazione/trasferimento soggette a pericolosità da frana), ii) la de- o perdita di ore lavorate). Circa un terzo finizione di misure di riduzione dei rischi, in (550 milioni di Euro) di questi costi da particolare di opere di ingegneria, ma anche danni diretti è attribuibile ai cambiamenti misure di mitigazione “non strutturali” (cioè il climatici, mentre il resto è da attribuirsi monitoraggio strumentale, delocalizzazio- alle dinamiche di crescita economica. ne, le tecniche a basso impatto ambientale).
Unipol per il clima 26 3 L’ASSICURAZIONE COME PARTE DEL DIBATTITO 3 /1 IL RUOLO DEL PUBBLICO E DELL’ASSICURAZIONE: MODELLI DI GOVERNANCE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO In Italia il modello tradizionale di gestione A ciò si deve aggiungere che il sistema at- dei danni causati dagli eventi catastro- tuale distribuisce in modo iniquo oneri e fali, di natura esclusivamente pubblica, è tutele, perché estrae risorse dalla fiscali- arrivato a un livello di tale insostenibilità tà generale dispensando gli evasori fisca- economica che già nel 2012, con il decre- li e pesando invece su chi non è proprieta- to legge n°59 del 15 maggio, lo Stato di- rio di immobili o di beni a rischio. Inoltre, chiarava che non avrebbe più coperto le non incentiva comportamenti virtuosi di spese di ricostruzione. Esiste inoltre una protezione o di mitigazione del rischio, storica incertezza sul diritto, sull’entità e poiché i risarcimenti sono redistribuiti a sui tempi di risarcimento, tutti elementi pioggia, senza tenere in considerazione che aumentano la vulnerabilità non solo variabili legate alla singola esposizione al del singolo individuo ma dell’intero si- rischio. stema economico. I dati mostrano che storicamente i risarcimenti statali hanno Tutto ciò ha portato, negli ultimi anni, alla coperto solo una percentuale che varia maturazione di una consapevolezza sem- dal 50% all’80% dei danni alle abitazio- pre più diffusa sulla necessità di pensare ni private (Chieppa et al., 2014). Questo a modelli di prevenzione e gestione delle avviene poiché l’attuale sistema italiano catastrofi naturali condivisi tra pubblico non prevede l’accantonamento di riser- e privato, che adottino meccanismi di na- ve per far fronte agli eventi catastrofali tura assicurativa per gestire l’incertezza e ciò determina il fatto che le risorse e gli ingenti risarcimenti. necessarie per sbloccare gli indennizzi debbano essere individuate di volta in Già nel 2010 l’OCSE sottolineava come volta, generando tempi di liquidazione “gli strumenti per il finanziamento ed il non prevedibili. Soprattutto per le picco- trasferimento del rischio, come i prodotti le e medie imprese, questo può generare, assicurativi, possono avere un ruolo fon- oltre al mancato ripristino del danno ma- damentale nella riduzione degli impatti teriale diretto, una serie di danni indiretti economici dei rischi catastrofali.” (OECD, (da mancata produzione, da perdita di 2010) Coerentemente, l’Unione Europea immagine e di mercato, di natura finan- nell’azione 8 della strategia comunitaria ziaria, …) che possono valere in termini per l’adattamento ai cambiamenti clima- economici anche molto di più del danno tici, pubblicata nel 2013, si è data l’obiet- materiale. tivo di diffondere prodotti assicurativi e
Unipol per il clima 28 prodotti finanziari in grado di aumentare rendere più sostenibili per le casse dello la resilienza ai cambiamenti climatici. An- Stato le spese legate agli eventi catastro- che il “Libro verde sull’assicurazione con- fali e sollevare in questo modo la società tro le calamità naturali e antropogeniche” dal doverne pagare i costi complessivi, (Commissione Europea, 2013), riconosce può favorire l’innalzamento del livello di la necessità di aumentare la penetrazio- attenzione e conoscenza dei rischi lega- ne sul mercato delle assicurazioni contro ti al cambiamento climatico, innescando le catastrofi naturali e di “sviluppare ap- comportamenti virtuosi di tutela, pre- pieno le potenzialità dei premi delle assi- venzione e adattamento. Il premio per un curazioni e di altri prodotti finanziari per rischio è infatti determinato ponderando la sensibilizzazione sulla prevenzione e il livello di esposizione del singolo assicu- l’attenuazione dei rischi e per la resilienza rato: più bassa è l’esposizione più basso a lungo termine degli investimenti e delle sarà il costo della polizza. decisioni commerciali”. A livello italiano, la Strategia Nazionale Inoltre, l’assicurazione funziona grazie a di Adattamento, in corso di emanazione, un meccanismo mutualistico di redistri- riconosce che il settore assicurativo gio- buzione del rischio tra soggetti più deboli ca un ruolo chiave nel processo di adatta- (famiglie e PMI) o più esposti, a soggetti mento ai cambiamenti climatici. tecnicamente più attrezzati (Compagnie Costruire un modello di governance che assicurative nazionali e mercato riassicu- preveda l’adozione di meccanismi assicu- rativo internazionale) o meno vulnerabili. rativi di natura pubblico-privata, oltre a In uno scenario come quello italiano, ca- ratterizzato da una bassissima propen- sione ad assicurarsi, mentre l’85% dei co- muni e quasi 500 mila imprese si trovano FLOOD RE su un’area ad alta criticità idrogeologica UN FONDO PUBBLICO-PRIVATO INGLESE PER GARANTIRE (Legambiente e Protezione Civile, 2011), L’ACCESSO ALL’ASSICURAZIONE per i motivi storici di cui sopra, il modello assicurativo da solo non può funzionare. In Inghilterra ABI (l’Associazione degli Assicuratori Britannici) e il Go- Infatti, il rischio di antiselezione (ossia il verno Inglese hanno sottoscritto nell’aprile 2013 un protocollo d’inte- fenomeno per cui si assicurano solo i sog- sa per la creazione di un fondo di riassicurazione, denominato Flood getti maggiormente esposti al rischio) e Re, di matrice pubblico-privato, attraverso il quale garantire l’accesso contemporaneamente l’elevato rischio di all’assicurazione contro le alluvioni a tutti i cittadini e a un costo con- azzardo morale (ossia il fenomeno per il trollato e accessibile3. quale i soggetti non assumono compor- Gli elementi chiave del sistema: tamenti virtuosi poiché non hanno i giusti • Flood Re è un fondo gestito e finanziato dagli assicuratori, attraver- incentivi per farlo), non rendono il model- so il versamento di una quota fissa di imposte da parte del settore e lo sostenibile economicamente. il pagamento per le quote di rischio passate al fondo. Il legislatore ha il ruolo di definire le re- • Gli assicuratori hanno la possibilità di spostare il rischio alluvione gole del sistema e di predisporre le con- delle famiglie particolarmente esposte direttamente sul fondo, a un dizioni perché esso possa funzionare, ge- prezzo concordato per tutto il mercato dall’accordo con il Governo. I nerando quindi un mercato di riferimento premi associati al rischio alluvione saranno calcolati sulla base delle che allinei la domanda e l’offerta in modo fasce di reddito. Il livello di rischio per cui ci si avvale del fondo è sta- efficiente, e ha il dovere di intervenire to calcolato rappresentare l’1%-2% del mercato. laddove alcuni bisogni non trovano una ri- • Nel caso di alluvione i cittadini o le imprese il cui rischio è stato spo- sposta nel mercato. Il caso dell’Inghilterra stato sul fondo si confrontano con il proprio assicuratore, che a sua per questa fattispecie è significativo. volta si rivarrà sul fondo. https://www.abi.org.uk/Insurance-and-savings/Topics-and-issues/ Flooding/Government-and-insurance-industry-flood-agreement/
Unipol per il clima 29 Ma quali sono le condizioni di funziona- tamente ad affrontarne le conseguenze mento di un’assicurazione per le cata- finanziarie, anche perché fanno affida- strofi naturali che contribuiscano a pro- mento sulle reti sociali o sul soccorso muovere l’adattamento al cambiamento dello Stato (azzardo morale). In secondo climatico? luogo, l’obbligatorietà ristabilisce il prin- cipio di mutualità e risolve il problema Partendo dall’analisi degli strumenti a di- della selezione avversa, per cui i gruppi di sposizione delle compagnie assicurative, persone che si sentono a più alto rischio va tenuta in considerazione una peculia- sottoscrivono l’assicurazione, mentre rità degli eventi catastrofali: il fatto che quelli che non percepiscono un tale livello essi possono danneggiare contempora- di rischio reputano superfluo contrarre la neamente molti beni in una zona circo- polizza. La selezione avversa implica una scritta (si pensi alle alluvioni o alle tem- crescita esponenziale dei premi, perché il peste di vento). Si tratta di un’anomalia rischio che l’evento accada è troppo alto; rispetto alle altre tipologie di rischio co- questo genera un collasso del sistema. perte dalle assicurazioni sui beni (assicu- Un altro meccanismo rilevante, che può razione contro furto o incendio), perché essere introdotto per la copertura effi- è improbabile, sebbene non impossibile, ciente dei rischi da catastrofe naturale, che beni limitrofi vengano colpiti con- è quello dei pool assicurativi, cioè di con- temporaneamente su larga scala come sorzi composti da assicuratori che condi- nel caso di calamità naturali. Per gestire vidono il rischio di alcuni eventi, espan- i rischi di questo tipo, che vengono de- dendo così la capacità di assorbimento finiti correlati, l’assicurazione ricorre a del sistema. In questo modo diventa pos- due tecniche principali. La prima consi- sibile offrire una copertura contro espo- ste nell’aggregare in un’unica polizza as- sizioni e rischi aggregati, altrimenti non sicurativa varie tipologie di rischi non assicurabili a causa dell’azzardo morale, correlati (incendio o alluvione, tempesta dell’esiguità del mercato o del costo ec- o terremoto); dato che ciascun rischio è cessivo dei sinistri. I pool possono, quindi, indipendente da ogni altro contemplato venire a integrare sistemi di aggregazio- dalla polizza, il rischio cumulato coperto ne obbligatoria di prodotti o di assicura- è ridotto. L’aggregazione delle garanzie in zione obbligatoria. un unico prodotto assicurativo è esem- plificativa della solidarietà generale fra Il sistema che stiamo definendo neces- contraenti: pertanto la copertura delle sita però di un ruolo dello Stato che va calamità naturali può essere introdotta al di là di quello normativo. Esistono in- mediante l’estensione obbligatoria di fatti dei rischi così grandi che nessuna rischi semplici, come l’incendio, a quelli assicurazione o pool di assicuratori può metereologici. coprire interamente senza rischiare di fallire, mettendo in pericolo tutti i suoi Una seconda tecnica consiste nell’am- assicurati. In una forma di partenariato pliare il pool dei soggetti assicurati per pubblico-privato lo Stato ha il compito limitare al massimo la probabilità di un’e- di fungere da riassicuratore di ultima levata correlazione fra i singoli rischi, istanza assumendosi i rischi superiori a a causa di una potenziale calamità. In un dato livello di danno. In altre parole, la questo contesto, l’obbligatorietà di as- possibilità per le compagnie assicurative sicurarsi contro le calamità naturali può di assicurarsi a propria volta rappresenta rappresentare un’opzione valida per risol- un passaggio essenziale per l’implemen- vere la scarsa propensione dei contraenti tazione di un sistema che sia economica- ad assicurarsi contro rischi considerati mente efficiente. improbabili. Spesso persone e imprese sottovalutano il rischio reale di essere colpite da una calamità (sono “miopi al rischio”) e non sono preparate adegua-
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