Sword Art Online:Volume 2 Capitolo 4 - Renna dal naso rosso (Aincrad 46esimo Piano, Dicembre 2023)
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‘Sword Art Online:Volume 2 Capitolo 4 Renna dal naso rosso (Aincrad 46esimo Piano, Dicembre 2023) Parte 1 «Vorpal Strike» brillò nell’oscurità, e con la sua luce rosso sangue gli HP di due mostri insettiformi andarono a zero. Confermando con la visione laterale che i mostri fossero finiti in frantumi poligonali, riposi la spada subito dopo essermi sbloccato, e mi voltai per bloccare l’attacco di una mandibola grossa e acuminata. Poi usai la medesima «Sword Skill» per finirlo; Emise un Giiii prima di morire e frantumarsi in mille pezzi. Questa potente abilità per le spade a mano singola era apparsa per la prima volta tre giorni fa, Quando la mia «Abilità con le Spade ad una mano» aveva raggiunto il livello 950, e si era dimostrata estremamente utile. Sebbene avesse un tempo di recupero piuttosto lungo, la sua portata era lunga circa il doppio della lunghezza della lama della spada; ed il fatto che sviluppava la stessa potenza di un attacco con una lancia a due mani la rendeva davvero interessante. Ovviamente se l’avessi usata in battaglia contro altri giocatori, loro avrebbero saputo sfruttare il suo punto debole contro di me in un baleno. Ma l’IA dei mostri non poteva competere con cose come questa. Potevo usarla e spazzare via i mostri con la sua luce rossa in tutta sicurezza. Dopo aver lottato per ore sotto la lfioca luce delle fiaccole, sentivo che la mia concentrazione stava scemando. Non riuscivo più a contrattaccare a dovere alle loro mandibole o al loro muco acido. Sebbene attaccassero in gruppi numerosi, questi mostri non erano uno scherzo. Questo posto si trovava appena tre piani al di sotto della linea del fronte al 49esimo piano, e questi erano mostri molto potenti. Sebbene fossi a posto con il mio livello, se mi avessero attaccato in gruppo e mi avessero colpito, sarei finito ben presto nella zona gialla. Per affrontare questi rischi e scendere in un livello già conquistato c’era solo una ragione. Questo era il posto migliore per guadagnare punti esperienza tra le aree di allenamento attualmente conosciute. Le formiche giganti che spuntavano dalle cave intorno al crepaccio erano forti, ma i loro HP e le loro difese erano molto bassi. Finché evitavi i loro attacchi potevi spazzarle via con facilità. Ma come avevo detto prima, quest’area brulicava di questi esseri, ed una volta circondato non ci sarebbe voluto molto per morire, quindi non era un’area molto adatta ai solo player. Dato che era un’area molto gettonata per l’allenamento, ad ogni squadra era concessa solo un’ora di allenamento. Ero l’unico solo player presente. Persino ora riconoscevo volti famosi allineati all’entrata del dungeon. C’erano un bel po’ di espressioni annoiate che scrutavano da questa parte. Fosse stata solo impazienza, sarebbe stato normale. Ma quella gente parlava di me come "L’Idiota più Potente" o "Imbroglione" – ma ovviamente io non ne sapevo niente. Il mio timer mostrava 57 minuti. Decisi di concludere spazzando via l’ultima ondata di mostri. Feci un respiro profondo, per attingere alla poca concentrazione che mi era rimasta. Mentre i mostri si avvicinavano sia da destra che da sinistra, lanciai un pugnale a quella a destra per rallentarla e uccisi quella a sinistra con la combo a tre colpi «Sharpnail». Voltandomi verso l’altra,
usai «Vorpal Strike» per spazzare via l’altra formica. Durante il periodo di impedimento seguente all’uso di quell’abilità, usai il mio guanto destro per ripulirmi dell’acido che mi aveva colpito. Con un suono elettronico, i miei HP calarono leggermente, poi colpii forte il suolo per saltare. In aria colpii la parte molle del dorso della formica e la uccisi. Per le altre due usai delle catene a sei colpi per eliminarmi. Prima che apparisse il successivo gruppo di formiche dalle loro tane, me la squagliai. Dopo aver percorso i trenta metri di quella vallata in cinque secondi, rotolai fuori dalla piccola entrata prima di riprendere fiato. Annaspando in cerca d’aria, mi chiesi se quel bisogno fosse solo mentale o se anche il mio corpo fosse nelle medesime situazioni. In ogni caso mi sentivo lo stomaco contratto, ed incapace di trattenere i conati, così mi accasciai al suolo come una foglia secca. Mentre ero steso al suolo, sentii molti passi affrettarsi verso di me. Sebbene fossero tutte persone che conoscevo, non riuscii neppure a salutarle. Agitando flebilmente la mano per salutarli, sentii una voce familiare ed infastidita. "Il mio livello ed il vostro sono già alti a sufficienza, quindi oggi non prenderò parte all’azione. Ascoltatemi. Non lasciate che la formazione si disgreghi, e prestate sempre attenzione alle persone intorno a voi. Non vergognatevi se doveste trovarvi nei guai e vi dovesse servire aiuto, gridate e correrò ad aiutarvi. E inoltre, scappate non appena la regina esce allo scoperto." Dopo aver ascoltato le direttive del loro leader, cinque o sei risposero con "Si!" oppure "Ho!", e il rumore di passi si allontanò gradualmente. Respirai pesantemente un paio di volte, e dopo essermi finalmente riposato, mi alzai in piedi e mi poggiai ad un albero con la mano destra. "Prendi!" Afferrai con piacere la pozione curativa, la stappai con il pollice, e la bevvi avido. Sebbene sapesse leggermente di limone amaro, in quel momento per me era deliziosa. Buttai a terra la bottiglietta vuota, la osservai svanire in una tenue luce rossa e alzai lo sguardo. Klein, il leader della gilda «Fuurinkazan» che avevo conosciuto all’inizio di SAO, indossava ancora la sua sudicia bandana, aprì la bocca e parlò con quel suo volto dalla barba sfatta: "Kirito, mettila come ti pare, questo è decisamente assurdo. A che ora sei venuto oggi?" "Eh... alle 8 del mattino." Dopo aver risposto con voce roca, Klein mostrò un’espressione esagerata di disappunto. "Ehi ehi, sono già le due del pomeriggio, sei stato qui per sei ore. In un posto del genere poi, vuoi morire per caso?" "Tranquillo. Durante l’attesa posso riposarmi per due ore." "Quindi se non si presenta nessuno saresti disposto a continuare a combattere!" "Ecco perché ho scelto questo orario per venire. Se fossi venuto durante il giorno avrei dovuto aspettare per cinque o sei ore."
Klein rimase scioccato e rispose "Idiota". Si tolse quindi la katana dal fianco e si sedette accanto a me. "...Riguardo la tua forza, mi è bastato vederti il primo giorno qui in SAO per capirlo... a che livello sei adesso?" Mantenere il segreto su certe cose era la chiave per rimanere in vita. Non chiederlo, era quindi una regola non scritta in SAO. Ma finora non c’era mai stato motivo di tenerlo nascosto a Klein, quindi risposi onestamente. "Oggi sono arrivato al livello 69." La mano con cui si grattava il mento si fermò improvvisamente, e gli occhi seminascosti dalla bandana si aprirono per lo stupore. "...Fai sul serio? Da quanto sei a dieci livelli sopra di me – e poi non capisco. Ultimamente stai livellando molto più di prima. Sicuramente ti stai allenando anche nelle ore del giorno in cui qui viene poca gente. Perché ti spingi a tanto? Non voglio sentire una risposta come......"per finire il gioco". Anche se diventi il più forte di tutti, il ritmo di certe cose verrebbe comunque stabilito dalle gilde più potenti come la CdS." "Non badarci; Sono diventato un maniaco dei livelli. Guadagnare punti exp mi fa sentire in pace con me stsso." Guardandomi rispondere con un sorriso sornione, Klein mise su un’espressione molto severa. "Non scherzare... lo so anch’io quanto sia faticosa una vita del genere. Giocare da solo è incredibilmente spossante per la mente...anche se il tuo livello si avvicina a 70, stare da soli in quest’area è decisamente fuori questione. Vuoi correre il rischio, ma avrai un limite anche tu. Che senso ha livellare così tanto se poi rischi di morire per la stanchezza? Fuurinkazan è una gilda composta da Klein e amici che ha conosciuto anche prima di SAO. I suoi membri sono una cricca che detesta gli sforzi non necessari, e come suo leader, Klein, non fa eccezione. E’ una brava persona, ma per una persona del genere, preoccuparsi in questo modo per uno come me, temo che sia perché deve, affinché io capisca quali siano le sue ragioni. Per aiutare Klein, che non è molto bravo con le parole, aprii bocca con un sorriso. "Tranquillo, non devi più fingere di essere preoccupato. Vuoi sapere se il mio obiettivo è la Flag Mob, giusto?" Flag Mob è un mostro necessario per completare una quest. Appare sia una volta ogni poche ore che una volta ogni parecchi giorni, ma tende spesso ad apparire vicino al Boss, quindi non è uno scherzo. Quindi per abbatterlo, spesso i giocatori devono approntare squadre molto simili a quelle per sconfiggere i Boss. Klein mostrò un’espressione dura e si grattò la mascella. "...Non che mi interessasse scoprirlo..."
"Non devi più nasconderlo. Il fatto che hai pagato per avere informazioni sul Boss di Natale da Argo...anche io ho comprato le stesse informazioni da lei." "Cosa?!" Klein spalancò occhi e bocca. "Quella Argo... il suo soprannome, Ratto, non è solo per scena allora." "Quella ragazza venderebbe qualsiasi tipo di informazione, persino i suoi status. Comunque, sappiamo che il nostro obiettivo è il Boss di Natale, ed io ho comprato tutte le informazioni reperibili da un NPC. Quindi saprai che è per questo che sto accumulando quanti più punti esperienza possibili e non ho intenzione di fermarmi." "Ah... scusami. Ora si che la cosa ha un senso." Klein si grattò la testa e continuò. "Mancano 5 giorni alla vigilia di Natale... tutte le gilde stanno cercando di livellare prima che appaia il Boss di Natale, anche solo di un livello se possibile. Ma gli idioti che si allenano a soli per tutta la notte sono rari. Fortunatamente la mia gilda ha dieci membri, quindi abbiamo buone chance di abbattere il Boss. Sai, dato che è un’occasione da «Una Volta L’Anno» questo Flag Mob, non è ceto una cosa che puoi sperare di cacciare da solo. "......." Incapace di rispondere, mi limitai a fissare l’erba secca e marroncina. Un anno dopo l’inizio di SAO, praticamente intorno al secondo Natale, cominciò a spargersi una voce per tutto Aincrad. Un mese fa, gli NPC su tutti i piani hanno cominciato a parlare tutti della stessa quest. Si mormorava che durante il Mese dell’Agrifoglio, e cioè nella notte del 24 Dicembre, in una foresta, sotto i rami di un albero immenso, il mostro leggendario «Nicholas il Rinnegato» avrebbe fatto la sua comparsa. A chiunque fosse riuscito a sconfiggerlo, sarebbero andati tutti i tesori che portava nella sacca che teneva dietro la schiena. Persino le gilde che si occupavano solo di completare il gioco stavolta si erano interessate. Speravano che i tesori quali soldi, armi ed oggetti li avrebbero aiutato durante le loro caccie ai Boss di livello. Vediamola in questo modo, in un mondo crudele come SAO, questo era visto un po’ come il regalo di Natale, quindi perché non accettarlo? Ma un solo player come me all’inizio non aveva alcun interesse nella faccenda. Non occorreva che me lo dicesse Klein che un avversario del genere era fuori dalla portata di un giocatore solo. E con i soldi che ottenevo con il game clearing, avrei potuto comprarmi una casa se avessi voluto. Ma cosa più importante, non volevo che come risultato del combattimento contro il Flag Mob, fossi diventato famoso e finire sulla bocca di tutti. Ma due settimane fa – presi una decisione a 180 gradi dopo aver sentito le informazioni di un NPC. Da quel giorno, sono venuto qui a livellare come un pazzo, sotto le risate di scherno di tutti gli altri.
Klein, che era rimasto in silenzio, alla fine disse: "Quindi haa che fare con quell’informazione – «L’Oggetto di Resurrezione»." "...Ah." Ora che la conversazione era arrivata a questo punto, non c’era più bisogno di nasconderlo. Sospirai un buon numero di volte e poi risposi. "Capisco quello che provi...Non avrei mai sognato che ci potesse essere un oggetto simile. «La borsa di Nicholas contiene un oggetto leggendario che può riportare i morti alla vita.» ...però...come molte persone, penso fosse solo una bugia. O piuttosto chiamiamola una menzogna, magari si tratta di una frase di quando SAO era ancora un comune VRMMO...e cioè, questo oggetto avrebbe fatto resuscitare i giocatori quanto ancora non c’era la «Pena di Morte». Ma SAO è cambiato. C’è una sola penalità adesso, la morte del giocatore. Non voglio ricordare quei momenti, ma questo è qello che ci disse quel Kayaba." Ricordai l’incidente del tutorial il primo giorno, quando il falso GM Akihiko ci parlò del nostro futuro. Qualsiasi giocatore i cui HP fossero scesi a zero sarebbe sparito dal server e non avrebbe fatto ritorno a casa. Non penso che stesse mentendo...però... "Non c’è nessuno che possa confermare che la morte in questo mondo equivalga alla morte nel mondo reale." Dissi quelle parole. Proprio allora, Klein storse il naso e rimarcò: "Moriamo e torniamo vivi dall’altra parte, e Kayaba ci affronterebbe dicendo «Ho mentito» ? Per favore, questa questione è chiusa da ani ormai. Se si trattasse di un pessimo scherzo sarebbe bastato rimuovere il Nerve Gear ai giocatori e sarebbe tutto finito. Ma non possiamo farlo, quindi è tutto vero. Se gli HP scendono a zero, il Nerve Gear diventa un forno a microonde e ti frigge il cervello. Se così non fosse, tutte le persone che son ostate uccise dai mostri e che gridavano "Non voglio morire" mentre finivano in frantumi, che ne è stato di loro allora?" "Sta zitto!" Shouting loud enough to surprise myself, I interrupted Klein's speech. "Se pensi che non capisco nemmeno questo genere di cose, allora non ho niente da dirti... Certo, Kayaba lo ha detto il primo giorno, ma qualche tempo fa il leader dei CdS che combattono al fronte, Heathcliff disse questo: finché c’è anche solo l’un per cento di probabilità di salvare un compagno, dobbiamo fare tutto quello che possiamo per salvarli, e chi non è d’accordo non merita di formare alcun party. Anche se non mi piace quell’uomo, quello che dice è giusto. Sto rincorrendo quella chance. Supponiamo che i morti non siano tornati nel mondo reale, né siano veramente morti, e che invece siano stati trasferiti in una sorte di area riservata, ad attendere il risultato finale di questo gioco. Allora ecco trovata una ragione per cercare «L’Oggetto di Resurrezione»." Con una risoluzione insolita per me, tirai in ballo lo scenario che avevo messo su solo per incoraggiare me stesso. Klein mise da parte la sua rabbia e mi guardò con un misto di pietà e tristezza.
"Davvero?" La sua voce adesso era calma e pacata. "Kirito...non l’hai ancora dimenticato, huh, la tua ultima gilda... E sono passati sei mesi ormai da allora..." IVoltai lo sguardo e dissi qualcosa per proteggermi. "E come potrei...sono morti tutti tranne me..." "Si chiamava «Gatti Neri della Luna Piena» vero? Non erano una gilda di quelle che cercano di completare il gioco, eppure si avventuravano molto vicino alla linea del fronte, e alla fine qualcuno fece scappare un allarme trappola. Questa non è colpa tua, e nessuno potrebbe biasimarti. Piuttosto dovresti essere grato di essere sopravvissuto." "Non è vero...è stata colpa mia. Che fosse impedirgli di avvicinarsi alla linea del fronte, di non fargli aprire quella cassa o di assicurarmi che fossero scappati; avrei potuto fare una qualsiasi di queste cose." —Se non avessi nascosto le mie abilità ai miei compagni. Il dolore che mi provocava non poter dire questo a Klein mi stava mordendo ferocemente. Prima che potesse dire qualsiasi parola di conforto, mi forzai a finire quello che avevo iniziato a dire: "Ovviamente, potrebbe non esistere neppure quell’un per cento di probabilità. Ma che possa esistere il Boss di Natale, che possa sconfiggerlo da solo, che esiste questo oggetto della Resurrezione, o che le coscienze dei morti siano state conservate...tutte queste speranze sono come granelli di sabbia nel deserto. Però...però non è ancora zero. E per questo devo impegnarmi al massimo. Piuttosto...Klein, non penso che tu ti sia buttato in questa rottura solo per un po’ di soldi no? Quindi anche tu avrai una ragione come me, no?" In risposta alla mia domanda, Klein grugnì, e rispose ponendo il fodero a terra: "Non sono un sognatore come te. E’ solo che...prima, anche io avevo un amico che poi è morto. Se non faccio tutto quello che posso per aiutarlo, non riuscirei a dormire la notte..." Rivolsi a Klein un sorriso. "Allora è lo stesso." "Non è lo stesso. Il nostro obiettivo principale è ancora il tesoro......ma così in pochi sarebbe tremendo se sbucasse una formica gigante o chissà cos’altro. Vado a dare una controllata." "Ah, ah." Annuendo appena, chiusi gli occhi e mi appoggiai con la schiena al tronco dell’albero. Le parole del mio amico sembravano lontane, eppure vivide. "E sono preoccupato per te. Non lo faccio solo per avere informazioni, scemo. Se ti azzardi a morire in un posto del genere, giuro che non userò quell’oggetto per resuscitarti!"
Part 2 “Grazie per il tuo aiuto. Lo accetteremo con gioia. Per favore, coprici finché non raggiungiamo l’uscita.” Queste furono le prime parole che il leader dei «Gatti Neri della Luna Piena», Keita, mi rivolse. Erano passati ben cinque mesi da quando era iniziato SAO. Per poter recuperare materiali per forgiare armi, mi ero avventurato per i labirinti a dieci piani sotto la linea del fronte dell’epoca. Come Beater, mi ero dato da fare sin dall’inizio, sfruttando l’esperienza accumulata come beta tester. Adottando un approccio da solo player, mi aveva permesso di accumulare punti esperienza in maniera molto efficiente. Avevo raggiunto il punto di poter sconfiggere i mostri del fronte anche tutto da solo. D conseguenza, cacciare ad un livello più basso era diventata una cosa semplice e noiosa per me. Lungo la strada per uscire dal labirinto, avevo incontrato un party che scappava, inseguito da un’orda di mostri. Come solo player, mi resi conto immediatamente che si trattava di un team non bilanciato. In una squadra di cinque elementi, l’unico che poteva combattere da ariete era un tizio con una mazza e uno scudo. Poi c’era un ladro armato solo con una daga, uno con una staffa a due mani e due lancieri. Tuttavia, non appena il tipo con la mazza subiva troppi danni, non c’era nessuno che potesse dargli il cambio. Come risultato, questo tipo di squadra poteva solo arretrare lentamente. Per determinare le loro capacità, controllai gli hit points di ognuno di loro. Sembravano più che sufficienti per permettergli di raggiungere in sicurezza l’uscita. Ma sarebbero stati spacciati se avessero trovato un altro gruppo di mostri lungo la strada. Dopo aver atteso esitante per un po’, sbucai dal mio nascondiglio e parlai al tipo con la staffa che sembrava essere il leader. “Vuoi che vi dia una mano?” Il tipo con la staffa mi osservò confuso e sorpreso, e dopo un attimo di esitazione annuì. “Scusa per il disturbo, ma se avverti pericolo scappa immediatamente.” Annuii e poi estrassi la spada che portavo dietro la schiena, mandando un grido al tipo con la mazza per dargli il cambio. Poi partii all’assalto contro i mostri. Il nemico era un gruppo di goblin che avevo sconfitto a vagonate mentre cacciavo per conto mio. Avrei potuto sconfiggerli facilmente se avessi dato fondo alle mie abilità. Anche se non fossi riuscito a difendermi da un attacco, sarei durato per un sacco di tempo grazie alla mia abilità «battle healing» che mi permetteva di recuperare gradualmente gli HP. Però ero preoccupato. Non dei goblin, ma dei giocatori che stavo aiutando. In genere, era considerato scortese se un giocatore di alto livello scendesse a cacciare e fare casino ai livelli inferiori. Se la cosa andava avanti per parecchio, il giocatore veniva ammonito e veniva mandata un’istanza per prendere provvedimenti alle gilde dei piani alti. Il giocatore sarebbe finito quindi nella lista di quelli dal comportamento indecoroso e sarebbe stato sottoposto ad una vasta
gamma di punizioni. Anche se questa poteva essere vista come una situazione d’emergenza, ero comunque preoccupato. Se non avessi fatto attenzione, mi avrebbero bollato come Beater invece di mostrare gratitudine. Quindi rallentai di proposito i miei movimenti, impiegando più tempo del necessario per abbattere i mostri. All’epoca non potevo sapere che la mia decisione avrebbe condotto ad un errore irreparabile. Il gruppo di goblin venne finalmente sconfitto dopo aver fatto più volte a cambio con il tipo con la mazza, dopo che ebbe ripristinato i suoi HP con delle pozioni. Quando questo party di cinque persone si mise ad esultare rimasi sconcertato. Si scambiarono tutti il cinque per celebrare la vittoria. Anche se imbarazzato, sorrisi e strinsi le mani di tutti quelli che me le porgevano. L’unica ragazza del party, una ragazza dai capelli neri e dalla lunga lancia, mi strinse la mano con entrambe le sue mentre ripeteva tra le lacrime: “Grazie...... Grazie mille. Avevo tanta paura...... quando sei venuto ad aiutarci, sono stata molto felice. Grazie infinite.” Sentire quelle parole da una ragazza che stava piangendo mi fece sentire un’emozione indescrivibile. In quel momento fui felice di essere stato abbastanza forte da poterli aiutare. Anche se ero un solo player dall’inizio del gioco, quella non era la prima volta che aiutavo qualcuno nei guai. Tuttavia, durante gli attacchi organizzati lungo la linea del fronte, era una regola tacita aiutarsi a vicenda. Dato che sarebbe arrivato il giorno in cui avrei avuto bisogno di aiuto, aiutavo tutti quelli che potevo senza pretendere nulla in cambio. E poi di solito chi veniva aiutato, ringraziava al massimo a parole. Era il modo migliore per gestire il prezioso silenzio tra una battaglia appena conclusa e quella che sarebbe iniziata subito dopo. Però, loro – i «Gatti Neri della Luna Piena» erano diversi. Il party era sopraffatto dalla gioia persino dopo aver vinto un round di una battaglia, e ognuno si complimentava con l’altro per gli sforzi. Quando mi proposi di accompagnarli all’uscita, per loro fu come se fosse partita una di quelle ridicole fanfare della vittoria dei vecchi RPG a giocatore singolo. Probabilmente erano un po’ come una famiglia. In effetti, erano le persone come loro, quelle che stavano affrontando nel migliore dei modi la follia pura chiamata SAO. “Ero preoccupato per le poche pozioni rimaste...... Se non è un problema, possiamo tornare insieme all’uscita.” Keita annuì e poi rise verso di me. “Grazie mille per il tuo aiuto.” No, quando finalmente compresi che l’unico a trovarla un’esperienza rinfrancate ero io, erano ormai passati sei mesi dalla scomparsa dei «Gatti Neri della Luna Piena». Come giocatore che aveva scelto la strada del solo player per accumulare potere, difendere qualcuno molto più debole di me donava l’impagabile sensazione di soddisfazione che si prova quando sai che tutti dipendono da te.. Lungo la strada del ritorno accettai l’invito di Keita ad un pub per bere qualcosa. Così brindammo per l’occasione, con del vino rosso che loro consideravano costoso. Quando le mie presentazioni
furono terminate, Keita mi chiese esitante informazioni sul mio livello quando l’atmosfera si fu calmata. Mi aspettavo questa domanda. Perciò avevo pensato ad un numero fasullo piuttosto probabile. Il numero che avevo pensato era tre livelli sopra il loro livello medio...... ma era anche venti livelli al di sotto del mio vero livello. “Huh! Puoi giocare da solo da queste parti al tuo livello attuale?” La mia espressione triste quando risposi a Keita lo sorprese. “Non c’è bisogno di parlare in questi termini...... gioco da solo, ma attacco solo nemici isolati evitando il loro campo visivo. Però non è un metodo molto efficace.” “Oh...... Ho capito, allora...... Anche se potrà sembrare improvviso....... Ma credo che molte gilde ti inviteranno ad unirti molto presto...... Quindi, ti andrebbe di unirti alla nostra gilda?” “Huh......?” Vedendo che non sapevo cosa rispondere, il volto di Keita, che era tutto rosso per l’emozione, si mosse per parlare di nuovo. “Guarda, al nostro livello attuale possiamo esplorare tranquillamente il labirinto in cui eravamo prima. Per quanto riguarda le abilità per salire sopra...... dovresti aver compreso le nostre circostanze. L’unica persona che può fungere da ariete è Tetsuo. Ma la sua ripresa non è in grado di tenere testa ai danni che subisce. Quindi le battaglie diventano man mano più impossibili. Se avessimo un altro compagno che si unisse a noi, le cose si semplificherebbero di non poco. Poi...... Sachi, vieni qui un momento.” Keita alzò la mano e chiamò ad alta voce la ragazza corvina che usava la lancia. La piccola ragazza chiamata Sachi si avvicinò timidamente reggendo un bicchiere di vino rosso e annuì quando la guardai. Keita poggiò una mano sulla fronte di Sachi prima di continuare e poi disse: “L’abilità primaria di questa ragazza, come puoi vedere, è di usare la lancia lunga a due mani. Ma la sua abilità è inferiore rispetto a quella dell’altro utilizzatore di lance del nostro gruppo. Quindi vorrei sfruttare quest’occasione per convertirla in un’utilizzatrice di spada e scudo. Finora non ne abbiamo mai avuto l’occasione. E poi non abbiamo molta familiarità con le spade ad . Ti va di farle da insegnante?”
“Ehi! Mi stai trattando come una ragazzina!” Sachi fece una linguaccia e sorrise, prima di aggiungere: “Questo è dovuto tutto al fatto che finora attaccavo il nemico dalla distanza. Se fosse sorta improvvisamente la necessità di ingaggiare il nemico dalla corta distanza, è ovvio che mi sarei sentita spaventata.” “Finché ti riparerai con lo scudo sarai al sicuro. Quante volte devo ripeterlo per fartelo capire...... sul serio. Hai sempre avuto troppa paura.” Io conoscevo solo la tragica situazione del fronte, dove molti morivano miseramente. No, secondo la mia opinione, in qualsiasi MMORPG i giocatori competevano incessantemente per le risorse. Quindi, il loro modo di fare era allo stesso tempo atipico ed affascinante. Quando Keita si accorse che lo stavo osservando, arrossì timido e aggiunse: “Ah....... I membri della nostra gilda in realtà sono tutti membri del club di informatica dello stesso istituto scolastico. Infatti lei vive molto vicino a casa mia...... Ah, non preoccuparti se qui sono tutti troppo gentili a volte. Riuscirai ad integrarti alla perfezione.” Tutti in quel gruppo, Keita incluso, erano bravi ragazzi. Era una cosa che avevo capito fin dal viaggio di ritorno fatto insieme. Mi sentii in colpa quando ingannai quei ragazzi e forzai un sorriso. “Allora...... Permettetemi di unirmi a voi. E inoltre, prendetevi cura di me, per favore.” Con un secondo ariete, l’equilibrio del team dei Gatti Neri aumentò drasticamente
No, se qualcuno di loro avesse avuto dei dubbi alla mia unione, avrebbero scoperto che per qualche strano motivo, i miei HP non calavano mai. Tuttavia, questi ragazzi avevano creduto a quello che gli avevo detto, e cioè che questo mio cappotto aveva status difensivi e di recupero formidabili, una vera bugia—e non hanno mai dubitato di me. Durante le battaglie, io dovevo occuparmi solo di difendere il gruppo, lasciando che i miei compagni abbattessero i mostri per guadagnare punti. Keita e gli altri livellarono in fretta, e dopo appena una settimana che mi ero unito a loro, ci stavamo allenando al piano di sopra. Eravamo seduti in una zona sicura del dungeon. Keita stava mangiando un bento che Sachi gli aveva preparato mentre mi raccontava il suo sogno tutto eccitato, “Ovviamente la sicurezza dei nostri alleati è la cosa più importante per noi. Però...se la sicurezza fosse stata l’unica cosa che ci interessava, avremmo potuto barricarci nella città iniziale. Dato che ci stiamo allenando così duramente, speriamo di poter entrare tra i clearer un giorno. La linea del fronte è così fuori la nostra portata che possiamo lasciarla solo alle gilde più forti come i Cavalieri del Sangue e alla Divina Alleanza dei Draghi...eh, Kirito, qual è la differenza tra noi e loro?” “Eh...un, le informazioni. Ricevono continuamente informazioni sulle aree in cui l’allenamento è più efficiente, come ottenere le migliori armi, e così via.” Questo era il motivo per cui mi trovavo nella squadra d’attacco, ma Keita non sembrava contento della mia risposta. “Questa...è chiaramente una motivazione. Ma pensavo si trattasse di forza di volontà. Il loro desiderio di proteggere i loro compagni e gli altri giocatori insomma. E che fosse a causa di questo desiderio che riuscissero a vincere le battaglie contro i boss. Noi siamo quelli che vengono protetti, ma i nostri sentimenti non sono da meno dei loro. Quindi...Sento che se continuiamo ad impegnarci duramente, riusciremo a raggiungere il loro livello un giorno.” “Si…Hai ragione.” Anche se dissi così, non credevo che le motivazioni di cui parlava fossero poi tanto nobili. Il motivo per cui i clearer spiccavano tra tutti gli altri è che avevano sempre degli spadaccini che spiccavano tra migliaia di giocatori. Se davvero volessero completare SAO per proteggere gli altri, avrebbero dovuto condividere informazioni e tutto il resto con i giocatori meno forti. In questo modo avrebbero fatto aumentare facilmente il livello degli altri, così da far aumentare il numero di persone che si sarebbero unite alle loro file. Il motivo per cui non agivano in quel modo è perché speravano di essere i più forti. Ovviamente questo valeva anche per me. Infatti, avevo l’abitudine di sgusciare via silenziosamente di notte per andare ad allenarmi da solo lungo la linea del fronte. Questo mi permise di mantenere le distanze con il livello degli altri membri dei Gatti Neri. Anche se sapevo come sarebbe andata a finire, continuai a tradirli. Comunque sia, ero convinto che se il loro livello fosse continuato ad aumentare, saremmo stati in grado di lottare lungo le il fronte. E pensavo che l’idealismo di Keita avrebbe potuto cambiare gli altri clearers. Infatti, i Gatti Neri stavano migliorando con quella che si poteva definire una velocità anomala. Ci allenavamo in un posto che utilizzavano anche quelli che combattevano al fronte ormai. Sapevo
tutto di quel luogo, sia i posti più pericolosi che quelli più proficui. Continuavo a guidarli con maestria, scegliendo sempre le soluzioni migliori, facendo salire il livello medio dei Gatti Neri molto al di sopra di quello della maggior parte degli altri giocatori. Quando mi ero unito eravamo a dieci piani dalla linea del fronte, ma il distacco era sceso rapidamente a cinque. Continuammo a guadagnare esperienza e col, e presto riuscimmo a risparmiare abbastanza da costruirci una base. Tuttavia c’era un problema. La trasformazione in spadaccina di Sachi non poteva andare oltre. Non c’era nulla da fare. Quando si affrontava un gruppo di mostri selvaggi, una delle cose più importanti era mantenere la calma ed il coraggio per resistere fino alla fine. Fin da quando era cominciato SAO, molti giocatori erano morti proprio perché si erano spaventati ed erano andati nel panico. Se proprio dovevo dirlo, Sachi era la tipica ragazza impaurita che nessuno si sarebbe sognato di sfruttare come ariete in battaglia. Non c’era alcun bisogno che Sachi combattesse in quel modo, dato che i miei status superavano di gran lunga le difese che potevano darle i suo scudo. Ma gli altri membri non erano d’accordo. O piuttosto, non volevano che io fossi l’unico ariete e che mi stancassi troppo. Anche se non diceva niente poiché il morale della truppa era ottimo, io sapevo che Sachi cominciava a non sopportare oltre quella pressione. Poi una notte, Sachi sparì dal nostro accampamento. Tutti pensavano che il motivo per il quale non riuscivamo a localizzarla sulla mappa era perché fosse entrata da sola in un dungeon. Questo fece preoccupare tutti i membri che si misero subito a cercarla. Io ero l’unico ad insistere nel cercarla fuori dai dungeon. Il motivo era che esistevano vari luoghi in cui non era possibile rintracciarla. In realtà possedevo già l’abilità di alto livello 'Tracciatura' che permetteva di rintracciare persino i nemici. Ma ovviamente non potevo dirlo ai miei amici. Mentre Keita e gli altri correvano verso il dungeon di quel livello, Io andai nella stanza di Sachi, attivai la mia abilità, e seguii le orme verde chiaro che erano apparse. Le piccole impronte si dirigevano in una direzione che tutti, me compreso, non si aspettavano. Era sparita nei pressi di una fogna abbastanza distante dalla strada principale. Abbassai la testa e ci entrai, e vidi che in un angolo buio in cui non ci sarebbe dovuto essere altro che acqua, Sachi era accovacciata con indosso un mantello nuovo, uno di quelli che rendevano invisibili. “...Sachi.” Quando la chiamai, ebbe un sussulto e alzò la testa mormorando, “Kirito...come sapevi che ero qui?” Esitai su cosa risponderle e alla fine decisi. “Istinto.” “...Capisco.”
Sachi sorrise e poi affondò la faccia tra le ginocchia. Mi sforzai per pensare a qualcosa di adeguato da dire, e dissi qualcosa che mancava terribilmente di creatività, “...Sono tutti preoccupati per te. Hanno persino mandato delle persone nel dungeon per cercarti. Sbrighiamoci e torniamo dai.” Stavolta calò un lungo silenzio. Dopo qualche minuto, stavo per ripetere le stesse cosa, ma la voce flebile di Sachi mi raggiunse per prima, “Ehi, Kirito, scappiamo via.” Risposi d’istinto, “Scappare...da cosa?” “Da questa città, dai Gatti Neri, dai mostri...da SAO.” Non ero abituato a trattare con le ragazze—o altre persone in generale, quindi ci misi un po’ ad afferrare. Dopo averci pensato su per bene, risposi timidamente, “Vorresti...che commettessimo un doppio suicidio?” Dopo un breve silenzio, Sachi sorrise. “Fufu...si, potrebbe andare bene...no, scusa. Ho mentito. Se avessi avuto il coraggio di suicidarmi non m isarei mai nascosta in questa città...né sarei scesa in battaglia. Siedi anche tu.” Non sapendo cosa fare, mi sedetti accanto a Sachi sul pavimento di pietra. Dall’entrata semicircolare potevo vedere le luci della città come se fossero delle stlle. “...Ho paura della morte. Ho così tanta paura da non riuscire più a dormire la notte.” Alla fine Sachi ammise la realtà. “Perché è successa una cosa del genere? Perché non possiamo lasciare il gioco? Perché rischiamo la vita anche se è solo un gioco? Cosa potrebbe guadagnarci quel Kayaba da tutto questo? Che senso ha tutto questo...” Potevo dare una risposta a ciascuna di quelle cinque domande. Ma sapevo che Sachi non voleva realmente sapere la realtà. Feci del mio meglio per pensare e dissi, “Probabilmente non c’è alcun senso...e nessuno potrebbe guadagnarci qualcosa. Quando le cose sono diventate così, tutti abbiamo perso le cose a noi più care.” Trattenni le lacrime mentre raccontavo un’enorme bugia alla ragazza. Avevo mentito a me stesso per essere più forte, e avevo goduto della soddisfazione di questo segreto quando ero entrato nei Gatti Neri. In un certo senso, li avevo solo usati. In quel momento, avrei dovuto dire tutto a Sachi. Se solo avessi avuto un briciolo di sincerità, avrei dovuto rivelarle la mia terribile vera natura. In quel modo avrei potuto davvero alleviare un po’ del suo dolore, e si sarebbe potuta anche rilassare.
Tuttavia, l’unica cosa che feci fu mentirle ancora, per difendere solo me stesso. “...Tu non morirai.” “Perché dici questo?” “...Anche allo stato attuale, i Gatti Neri sono una gilda potente. Abbiamo anche raggiunto un livello piuttosto altro. Se rimani nella gilda, sarai al sicuro. E poi non devi per forza diventare una spadaccina.” Sachi alzò lo sguardo e mi mostrò un espressione fiduciosa. Ma non riuscii a guardarla dritto negli occhi e spostai lo sguardo. “...Sul serio? Pensi che possa sopravvivere fino alla fine? E tornare alla realtà?” “Ahh...non morirai. Sopravviverai fino al giorno in cui il gioco verrà completato.” Erano parole vuote e non avrebbero convinto nessuno. Eppure Sachi si avvicinò a me, adagiò la testa contro la mia spalla e pianse. Dopo un po’ mandai un messaggio a Keita e gli altri e riportai Sachi al nostro hotel. Sachi andò in camera sua pe riposare, ed io scesi al bar al primo piano per aspettare il ritorno degli altri. Dissi loro un paio di cose—Sachi aveva bisogno di molto più tempo per diventare una spadaccina, e se possibile avrebbe preferito continuare ad usare la lancia. L’ariete avrei continuato a farlo io. Keita e gli altri si chiedevano cosa fosse successo tra me e Sachi, ma poi accettarono allegramente la mia proposta. Sospirai per il sollievo, ma questo non risolveva la questione principale. Dalla notte successiva, Sachi venne a dormire in camera mia. Disse che se fosse rimasta insieme a me non sarebbe morta, e sarebbe stata in grado di dormire. Così facendo non potevo più sgattaiolare via nottetempo per allenarmi. E il mio senso di colpa per aver mentito a Sachi e gli altri non diminuiva affatto. Per qualche motivo, questi ricordi sono compressi come una palla di neve nella mia mente, quindi non riesco a ricordare molto bene. Una cosa di cui ero certo è che io e Sachi non abbiamo avuto una relazione. Non abbiamo mai dormito insieme nello stesso letto, non ci siamo mai accoccolati, non abbiamo mai parlato d’amore né ci siamo mai guardati. Eravamo più come due gatti randagi che si leccavano le ferite. Sachi si dimenticava delle sue paure quando stava con me, ed io mi affidavo a lei per affogare i miei sensi di colpa. Esatto—Fu grazie a Sachi se per la prima volta mi resi conto in prima persona di questo tipo di problemi relativi a SAO. Prima di allora non avevo compreso la portata del terrore suscitato dal gioco. Mi limitavo ad abbattere sistematicamente i mostri come avevo fatto durante il beta test, e mi premuravo di livellare a dovere. Io non ero il Paladino Heathcliff, ma da quel che potevo ricordare, i miei HP non erano mai finiti nella zona rossa.
Mi affidavo facilmente alle mie vaste risorse. Una volta capito che c’erano così tante persone terrorizzate a morte da questo gioco, mi sentii come sollevato dai miei sensi dio colpa. Ovviamente fu tutto merito del difendere Sachi e gli altri Gatti Neri. Per mia stessa soddisfazione, dimenticai di aver nascosto il mio livello per entrare nella gilda, dimenticai di essere stato io a salvarli, facendogli credere che sarebbero potuti diventare una gilda di alto livello. Tutte le notti, prima di addormentarmi avrei consolato Sachi, dicendole ‘non morirai, non morirai, ce la farai’ come un mantra. Ogni volta, Sachi mi faceva un sorriso e si addormentava tranquilla. Ma alla fine, anche Sachi morì. Meno di un mese dopo quella notte in cui la trovai, fu uccisa da un mostro avanti ai miei occhi, ed il suo corpo e la sua anima andarono in frantumi. Quel girono, Keita voleva comprare una casetta e farne la nostra base, prese il denaro che avevamo messo da parte e andò a parlare con i giocatori che ne erano proprietari. Sachi, Io e gli altri membri stavamo ridendo mentre osservavamo che la lista degli oggetti comuni ai membri della gilda era praticamente vuota. Ma dopo un po’, Tetsuo, il tipo con la mazza disse, “Andiamo nel dungeon nel frattempo, proviamo la funzione e facciamo prendere un colpo a quel tipo.” Andammo in un dungeon in cui non eravamo mai entrato, che si trovava a soli 3 piani dal fronte. Ovviamente avevo già combattuto in quel posto, sapevo che si potevano guadagnare tanti soldi e in fretta, ma anche che era pieno di trappole. Ma non dissi niente a loro. I nostri livelli erano adeguati, quindi la caccia stava proseguendo bene. Dopo un’ora avevamo guadagnato la cifra che ci eravamo prefissati, e proprio quando stavamo per tornare e fare acquisti per rifornirci, il membro della gilda che fungeva da ladro scovò una cesta del tesoro. Gli dissi di ignorarla. Ma quando mi chiese il perché, non potevo di certo rispondere che da questo piano in poi le trappole erano quasi impossibili da disinnescare, e quindi potei solo scrollare le spalle e dire che il mio istinto non si fidava. L’allarme suonò violento, e i mostri si riversarono in quella stanza come un’onda impetuosa. Capendo immediatamente che le cose si stavano mettendo male, dissi a tutti di usare i cristalli di emergenza e di scappare. Ma quella era un’area in cui non si potevano utilizzare cristalli—fu allora che tutti quanti, me compreso, caddero nel panico. Il primo a morire fu il ladro che aveva attivato l’allarme. Poi toccò a Tetsuo, e l’uomo con la lancia lo seguì subito dopo. Io usai tutte le abilità che avevo tenuto nascoste, sbaragliando ondate di mostri alla volta. Ma ce n’erano troppi e non riuscii a distruggere la cesta che continuava a suonare.
Quando gli HP di Sachi calarono a zero, lei allungò la mano come se avesse voluto dirmi qualcosa. Nei suoi occhi lucidi c’era ancora tutta la fiducia che aveva in me, come se non stesse succedendo per davvero. Non ricordo come sono sopravvissuto. Quando mi ripresi, nella stanza non c’erano più mostri né i miei 4 alleati. Ma anche in quella situazione avevo perso solo circa la metà dei miei HP. Incapace di pensare, tornai all’hotel. Keita, che aveva poggiato sul tavolo la chiave della nostra nuova casa, ci stava aspettando, ascoltò la mia storia—di come erano morti i 4 compagni, di come ero sopravvissuto, e rimase in silenzio. Disse qualcosa riguardo come i “beater” come me non avevano il diritto di unirsi a loro. Scappò via da quella città, e io lo seguii, e lo vidi saltare giù dalla balaustra del piano, nel vuoto infinito in cui galleggiava Aincrad. Quello che aveva detto Keita era vero. Senza appello. Fu la mia arroganza a causare la morte dei 4 membri dei Gatti Neri della Luna Piena—no, di tutti e 5. Se non mi avessero mai incontrato sarebbero rimasti nelle zone sicure, e non avrebbero mai attivato quella trappola. Per sopravvivere in SAO, non bisognava affidarsi a statistiche numeriche e livelli, ma avere informazioni utili. Io avevo fatto aumentare a dismisura i loro livelli ma avevo taciuto sulle informazioni. Era una tragedia che avevo causato con le mie mani, e avevo ucciso io stesso Sachi, proprio io che avevo giurato di proteggerla. Se mi ha maledetto alla fine, non posso certo biasimarla. Il motivo per cui cercavo l’oggetto di resurrezione, era per poter sentire le ultime parole che non aveva potuto dirmi. Part 3 Durante i 4 giorni prima di Natale, il mio livello aumentò ancora, fino a 70. In quel periodo non avevo dormito per nulla. Sarebbe stato questo il prezzo da pagare. A volte avevo emicranie terribili, come se mi avessero piantato dei coltelli nel cranio, ma pensavo che anche se mi fossi steso, non sarei riuscito comunque a dormire. Dal nostro incontro quel giorno, la gilda di Klein, i Fuurinkazan, non erano più tornati ad allenarsi lì. Io continuai ad allenarmi insieme ad altre gilde, cacciando da solo le formiche meccaniche. Alla fine quei giocatori avevano cominciato a guardarmi non più come una cosa ridicola, bensì disgustosa. Ormai quasi nessuno mi rivolgeva lo sguardo, se osservavo qualcuno, questi distoglieva rapidamente lo sguardo. Tra i giocatori in caccia del mostro di Natale, la domanda più frequente era sotto quale abete sarebbe apparso «Nicholas il Rinnegato» —riguardo questa domanda, avevo approfittato dei tempi di attesa per il mio turno di allenamento, e avevo ottenuto un’informazione molto attendibile. Avevo raggiunto il punto indicato dalle coordinate che avevo comprato da vari venditori di informazioni, ma anche se avevo trovato quelli che sembravano alberi di Natale, essi non erano
abeti, bensì pini. Gli aghi di pino sono differenti. Gli aghi degli abeti erano più affusolati e lunghi. Lo sapevo perché nel mondo reale avevo entrambe le piante nel mio giardino dietro casa. Qualche mese fa mi stavo allenando al trentacinquesimo piano in uno stranissimo dungeon chiamato "Foresta Perduta", ed in un punto particolare avevo trovato un albero enorme e ricurvo. Pensai che potesse esserci un motivo per quella sua forma insolita, magari il punto di inizio di una qualche missione secondaria e avevo iniziato ad investigare con cautela, ma non scoprii nulla. In ogni caso si trattava di un abete. A Natale – cioè quella notte, il mostro speciale «Nicholas il Rinnegato» sarebbe dovuto apparire sotto quell’albero. Sentii il suono che mi avvisava che ero arrivato al livello 70 senza alcuna emozione, e dopo che la formica meccanica di fronte a me fu svanita, estrassi un cristallo del teletrasporto. Senza nemmeno salutare i giocatori più vicini, andai dritto al piano in cui avevo l’alloggio, cioè nella città più grande del quarantanovesimo piano. Alzai lo sguardo per osservare la torre dell’orologio presente nella piazza, e notai che mancavano tre ore alla mezzanotte. Forse desiderosi di passare insieme la Vigilia, la piazza era piena di coppiette. Li oltrepassai in fretta per tornare all’albergo. Entrando in camera mia, aprii immediatamente il baule per l’equipaggiamento presente lì dentro, e presi tutte i cristalli curativi, disintossicanti, le pozioni e simili. Non appena presi una spada ad una mano dalla mia scorta, confermando la sua durabilità, la scambiai con quella che portavo dietro la schiena. Inoltre cambiai anche il mio cappotto e l’armatura. Quando ebbi finito stavo per chiudere quando vidi qualcosa nell’inventario e la mia mano si fermò. Lì, oltre alla scritta «Sé stessi» scritta nella mia parte dell’inventario, c’era anche un’altra etichetta che recitava «Sachi». Quello era il risultato di una buona relazione tra due giocatori, ma non al livello di quelli che avevano stipulato il «Matrimonio» —con la quale era possibile persino mettere in comune oggetti e denaro. In questo caso invece, si condividevano solo gli oggetti spostati nella sezione in comune tra i due giocatori. Sachi, che non si era mai dichiarata e non mi aveva mai preso nemmeno la mano, mi aveva chiesto di creare questa sezione condivisa poco prima di morire. Quando le chiesi il motivo mi diede una risposta difficile da accettare, cioè per un rapido scambio di pozioni curative e simili—se fosse stato il vero motivo, esisteva già una sezione comune a tutti i membri della gilda. Ma alla fine avevo accettato e avevo creato quella sezione in comune solo tra Sachi e me. Anche se lei era morta, la sezione era rimasta. Ovviamente nella lista degli amici c’era ancora il nome di Sachi, ma sarebbe rimasta sempre grigia, e cioè non contattabile. E le poche pozioni rimaste nell’inventario, anche quelle era meglio non usarle. Dopo sei mesi, dopo che aveva rimosso la sezione condivisa con la gilda, non ero ancora in grado di rimuovere quella sezione che mi aveva unito a Sachi. Ovviamente—il motivo non era perché credevo che potesse essere resuscitata— Avevo paura che facendolo avrei pian piano cominciato a rimuovere anche il suo ricordo. Chiusi la finestra dopo aver osservato il nome di Sachi per ben dieci minuti. Mancavano due ore alla mezzanotte.
Quando uscii dalla stanza e mi diressi al varco del teletrasporto, continuai a pensare all’espressione di Sachi in quel momento finale, cosa stesse pensando, e soprattutto, cosa stava per dirmi. Teletrasportandomi al trentacinquesimo piano, Arrivai ad una piazza ben diversa da quella del fronte, e cioè calma e silenziosa. Siccome era così lontana dal fronte e non c’era niente di interessante, la gente doveva pensare che non valeva la pena passeggiarci. Eppure mi alzai il collare della giacca per evitare lo sguardo degli altri giocatori, lasciando in fretta quel posto. Non volendo perdere tempo a combattere mostri deboli, cominciai a correre velocissimo non appena mi fui accertato di non essere seguito da nessuno. Con il livello che avevo raggiunto nello scorso mese di allenamento, la mia agilità era schizzata alle stelle, ed i miei piedi accarezzavano la neve come piume. Il dolore alla testa non era svanito, e mi aveva reso impossibile dormire. Dopo dieci minuti di corsa ero arrivato all’entrata della foresta. Questo dungeon era composto da numerosi poligoni di quattro lati, ed ogni area era collegata all’altra, ma era impossibile attraversarla senza una mappa. Dopo aver aperto la mappa fissai le zone marchiate. Dopo aver memorizzato per bene la mappa, la chiusi ed entrai da solo in quella foresta. Dopo due battaglie che non potei evitare, arrivai di fronte agli alberi che coprivano il mio obiettivo senza alcuna difficoltà. Mancava ancora più di mezz’ora. Presto avrei affrontato da solo un boss che probabilmente si sarebbe preso la mia vita—cosa molto probabile. Non avvertivo alcuna paura. O forse era proprio quello che mi aspettavo. Morire in battaglia nel tentativo di salvare Sachi era forse l’unico modo con cui potevo accettare la mia morte— Non stavo cercando eroicamente il luogo del mio riposo eterno. Avevo causato inutilmente la morte di Sachi e degli altri, quindi non avevo il diritto di pretendere che la mia morte avesse un significato. Che senso aveva tutto questo? Mi aveva chiesto una volta Sachi. Ed io avevo risposto che non c’era. In quel momento potevo finalmente esprimere la realtà. Sachi era morta senza alcun motivo in questo gioco di morte senza senso che aveva concepito il genio folle di Kayaba Akihito. Quindi sarei morto anch’io in un posto ignoto a tutti, dimenticato da tutti, e anche la mia morte sarebbe stata inutile. Se fossi sopravvissuto allo scontro, avrei fatto diventare reale la leggenda di quell’oggetto di resurrezione. Ne ero certo. L’anima di Sachi sarebbe tornata dal Cammino della Morte o dal fiume Stige, e sarei stato finalmente in grado di udire le sue ultime parole. Alla fine—alla fine, fa speravo di sopravvivere almeno fino a quel momento... Proprio quando mi mossi per coprire gli ultimi cinque metri, diversi giocatori apparvero dal punto di teletrasporto posto alle mie spalle. Saltai su allarmato e strinsi l’elsa della spada dietro la mia schiena. Apparve un gruppo di dieci persone, e davanti a tutti c’era un ragazzo samurai con l’armatura leggera, una katana al fianco, e una bandana—Klein.
I membri principali della gilda Fuurinkazan si guardarono tutti con aria nervosa mentre si avvicinavano a me. Continuai ad osservare Klein e parlai con voce secca. “...Mi stavate seguendo?” Klein si afferrò una ciocca che spuntava dalla bandana e rispose. “Si. Abbiamo qualcuno con una buona abilità rintracciante.” “Perché?” “Perché ho comprato l’informazione secondo la quale tu hai comprato le coordinate di questo posto, e per sicurezza ho controllato il 49esimo piano, ma ho scoperto che ti stavi dirigendo qui. Sentivo che il tuo istinto di giocatore e le tue abilità erano molto forti, più di quella degli altri clearer...persino più forte di quel Heathcliff. Quindi...Kirito, non puoi morire in un posto simile.” Klein allungò la sua mano destra indicandomi con l’indice e gridò, “LASCIA PERDERE QUESTO ATTACCO SOLITARIO E FAI SQUADRA CON NOI! LA PERSONA CHE TROVA L’OGGETTO DI RESURREZIONE SE LO TIENE, OK!?” “...In questo caso...” Non riuscivo a credere che Klein mi avesse detto quelle cose perché mi vedeva come un amico, e che era preoccupato per me. “In questo caso è inutile...Dovrò attaccare da solo...” Allentai appena l’elsa della mia spada, mentre un pensiero folle cominciava a farsi largo nella mia mente. —Uccidili tutti. In passato avevo abbandonato Klein, un principiante che non sapeva niente, e mi ero diretto alla città successiva. Me ne ero pentito a lungo, ma poi fui felice di notare che era sopravvissuto e non se la cavava male. In quel momento ero seriamente tormentato dal dubbio, pur di fare questo devo uccidere uno dei miei pochi amici e morire da giocatore rosso? Il mio cuore strillava impotente che era una follia. Un altro lato di me invece gridava che meritavo di morire in quel modo e che nulla aveva più senso. Ero convintissimo che se avessi estratto la spada, non sarei più riuscito a controllarmi. E Klein mi guardava triste mentre la mia mano tremava, lottando contro sé stessa. In quel momento arrivò un terzo gruppo di intrusi. Inoltre stavolta non erano in dieci, ma tre volte di più. Fissai stordito quel party enorme e mormorai a Klein che si stava voltando per guardare, “Sembra che anche voi siate stati seguiti, Klein.”
“...Ahh, così pare...” A circa cinquanta metri da noi c’erano un po’ di persone che nei giorni scorsi avevo sorpreso a fissarmi al posto di allenamento. Adesso fissavano me e i Fuurinkazan senza dire una sola parola. Gli spadaccini della Fuurinkazan che erano vicino a Klein si avvicinarono al leader e gli sussurrarono, “Quelli sono i tizi della «Sacra Alleanza del Drago», una marmaglia disposta a diventare arancione pur di arrivare al flag boss.” Anche io avevo sentito spesso quel nome. Erano famosi come i Cavalieri del Sangue, la gilda più grande tra i clearers. Erano sicuramente al di sotto del mio livello, ma dubitavo di poterli sconfiggere tutti. Però—forse l’esito era sempre lo stesso. All’improvviso sentii che essere ucciso dal boss o da una gilda, era ugualmente squallido. Ma era sempre meglio che essere costretti a combattere contro Klein, no? Decisi di estrarre la mia spada. Non mi andava neppure di pensare. Dovevo essere come un robot e agitare la mia spada, distruggere tutto quello che avevo davanti finché non sarei stato distrutto. Ma il grido di Klein mi fermò. “FANCULO! QUEI BASTARDI!” Estrasse la katana prima che potessi fare alcunché e mi ringhiò da dietro. “Togliti da lì, Kirito! Lasciali a me! Vai a sconfiggere il boss! Non ti permetterò di morire però! Non ti perdonerò mai se muori davanti a me! Mai!” “...” Non rimaneva più molto tempo. Diedi le spalle a Klein ed entrai nell’ultima sezione senza nemmeno ringraziarlo. I grandi abeti, il posto che ricordavo, e le curve presenti nei miei ricordi, erano tutte di fronte a me in un silenzio di tomba. Quel posto non aveva una pianta poligonale come le altre aree, e brillava del bianco della neve, e sembrava un luogo alieno pivo di vita. Non appena il timer presente nella mia visuale raggiunse lo zero, da qualche parte risuonò un allarme, ed io sollevai lo sguardo per osservare la cima di un albero. Il cielo nero come la pece, o piuttosto, con la base dl livello successivo come sfondo, fu scosso da strane forme di luce. Guardandole attentamente, mi resi conto che si trattava della scia la sciata da uno strano mostro che trascinava un’enorme slitta. Raggiungendo la cima di un albero, un’ombra nera smontò dalla slitta, ed io feci qualche passo indietro.
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