SANTA CROCE - Alunni Irene Pulli, Eleonora Sani ALTERNANZA SCUOLA LAVORO classe IV E - liceo michelangiolo

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SANTA CROCE - Alunni Irene Pulli, Eleonora Sani ALTERNANZA SCUOLA LAVORO classe IV E - liceo michelangiolo
ALTERNANZA SCUOLA LAVORO classe IV E
 Il Nuovo INVITO ALL’ARTE A.SC. 2017-2018
           Lezione del 5 aprile 2019
                  Alunni
         Irene Pulli, Eleonora Sani
        Liceo Classico Michelnagiolo

             SANTA CROCE
SANTA CROCE - Alunni Irene Pulli, Eleonora Sani ALTERNANZA SCUOLA LAVORO classe IV E - liceo michelangiolo
Santa Croce

                                         Storia
Santa Croce è la più grande chiesa francescana del mondo. Risale alla fine del XIII secolo,
quando i Francescani, che si spostavano dall’Umbria in giro per l’Italia, giunsero a Firenze
stabilendosi al di fuori delle mura. Costruirono inizialmente una piccola cappella, poi alla
fine del 1200 con l’arrivo dei fedeli e dunque di finanziamenti per la costruzione di una
chiesa più grande, poiché il loro interesse era parlare al popolo, fecero costruire prima una
piazza all’aperto e poi la chiesa di Santa Croce. Questo è il primo esempio nella storia di
grande piazza davanti ad una chiesa, infatti, prima di questa, le chiese medioevali si
affacciavano su piccole piazze. L’interno, come prevede l’ideale di povertà dei francescani,
è spoglio e le dimensioni sono dovute alla necessità di comunicare con il maggior numero
di credenti. Il progetto iniziale è opera di Arnolfo di Cambio, architetto molto rinomato
all’epoca, che però non terminò il lavoro, la facciata, infatti, venne realizzata alla fine
dell’800, quando Firenze era capitale, da Niccolò Matas in stile neogotico.

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Santa Croce

                                        BASILICA
STRUTTURA

Santa Croce è una chiesa gotica a croce latina, priva di apside ma con solo la cappella
maggiore dunque la forma ricorda quella del Tao, simbolo dei Francescani. È divisa in tre
navate e un transetto, si eleva verso l’alto ed è molto luminosa per le numerose finestre
allungate e colorate in tipico stile Gotico. Gli archi di divisione tra la navata centrale e
quelle laterali sono a sesto acuto. Possiamo, però, definire il Gotico fiorentino “mediato”,
infatti, l’elevazione della chiesa verso l’alto è interrotta da una cornice marcapiano per
assopire l’idea del Gotico poiché a Firenze era ancora molto popolare lo stile romanico.
Come in tutte le altre chiese risalenti a prima della controriforma nelle quali la parte
riservata al clero e quella riservata al popolo erano divise da un tramezzo fatto eliminare
da Vasari dopo il Concilio di Trento, il pulpito, realizzato da Benedetto da Maiano, si trova a
metà della navata centrale. Il grande rosone che illumina la chiesa di una luce colorata ci
suggerisce ancora lo stile gotico. In fondo alla chiesa non si trova l’apside ma tante
cappelle, la posizione centrale è occupata dalla Cappella Maggiore, che si differenzia dalle
altre per grandezza. Fin dall’inizio, infatti, le principali famiglie fiorentine pagarono per
farsi costruire delle cappelle e per farle affrescare da artisti importanti per potervici
inserire le loro tombe. La chiesa diventò così un luogo di sepoltura e con gli anni diventò
luogo di sepoltura per personaggi importanti come: Galileo Galilei, Michelangelo
Buonarroti, Dante Alighieri, Niccolò Machiavelli, Vittorio Alfieri, Gioacchino Rossini e Ugo
Foscolo.

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CAPPELLA MAGGIORE

Realizzata da Agnolo Gaddi, figlio di Taddeo Gaddi, uno dei più importanti discepoli di
Giotto, nella seconda metà del 1300, riporta la storia della Vera Croce, un complesso di
storie contenute nella Leggenda Aurea del domenicano Jacopo da Varagine (1228-1298),
che ebbe grande fortuna fino alla Controriforma. Si tratta di una delle storie più amate dai
francescani che per questo la fecero dipingere in più occasioni.

La leggenda narra del "sacro legno" che sarà usato per la Croce di Gesù. Il legno è quello
dell'albero nato sulla tomba di Adamo, che il re Salomone fa abbattere per costruire il
Tempio, e che finisce per essere utilizzato in un ponte. La Regina di Saba, venuta a trovare
Salomone, in procinto di attraversare questo ponte, ha una visione e capisce che quel
legno rappresenta il destino del mondo e la salvezza del genere umano e si inchina ad
adorarlo. La leggenda continua trecento anni dopo la morte in croce e la Resurrezione di
Gesù, con la regina cristiana Elena, madre dell'imperatore Costantino, che ritrova la Croce
del Signore in Terra Santa e la riporta a Gerusalemme. Successivamente la Vera Croce sarà
trafugata dal re persiano Cosroe e l'imperatore cristiano Eraclio (575-641) farà guerra ai
persiani per riprenderla e riportarla a Gerusalemme.

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CAPPELLA BARDI

I Bardi erano una ricca famiglia di banchieri fiorentini che fallirono alla fine del ‘300.
Prestarono sia alla Francia che all’Inghilterra, all’epoca in conflitto fra loro, molto denaro
che però non tornò mai indietro portando i Bardi alla rovina. Il fallimento di questa famiglia
giovò ai Medici, che all’epoca non erano importanti come i Bardi, e li aiutò ad ottenere
molto prestigio nell’ambito bancario.

Le famiglie che desideravano un luogo di sepoltura dentro Santa Croce sovvenzionavano la
chiesa, e acquistavano una cappella, anche per assicurarsi una parte di paradiso. I Bardi
per realizzare gli affreschi della loro cappella chiamarono uno degli artisti più importanti e
famosi dell’epoca: Giotto.

Questa cappella è dedicata a San Francesco, qui Giotto rappresenta una serie di momenti
della vita del Santo. Lo stile di Giotto si riconosce in parte per gli occhi a mandorla che
caratterizzano i suoi soggetti. Nella scena del compianto di San Francesco si può notare il
distacco di Giotto dallo stile bizantino, stile ieratico, grazie all’effetto di profondità che
provocano i frati disposti intorno alla tomba del Santo. Inoltre le figure non sono statiche e
inespressive ma quasi tutte piangono per la morte di San Francesco, si vedono proprio le
lacrime che solcano le guance dei frati.

A causa dell’alluvione del 4 novembre 1966 la cappella non si è conservata completamente
indenne.

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TOMBA DI MICHELANGELO BUONARROTI

Progettata dal Vasari, ma non realizzata da lui, la
tomba di Michelangelo è una tomba parietale anche
se il corpo di Michelangelo si trova sepolto sotto terra,
ma soprattutto ha una struttura piramidale, come
quasi tutte le tombe rinascimentali, con la cuspide
rivolta verso il cielo. La tomba dell’artista è circondata
da tre statue che rappresentano le tre arti esercitate
da Michelangelo: la pittura a destra, la scultura al
centro, e l’architettura a sinistra. Nel mezzo è
sistemata l’arte principale di Michelangelo ed è
rappresentata in un atteggiamento pensante e
insoddisfatta per la morte del suo artefice. In alto ci
sono due quadrati con al loro interno tre cerchi che
rappresentano sempre le tre arti maestre, simbolo
dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze. In mezzo si
può osservare il busto di Michelangelo e sopra di esso
una pietà che si rifà alle varie pietà di Michelangelo.

CENOTAFIO DI DANTE ALIGHIERI

                                                   Il corpo di Dante Alighieri si trova a Ravenna,
                                                   dunque, questo è solo un monumento in
                                                   onore del grandissimo poeta. Fu realizzato
                                                   nell’800 quando, nel Risorgimento, Dante fu
                                                   riscoperto e divenne l’uomo della cultura
                                                   italiana. Piangono il poeta le figure
                                                   dell’Italia e della Poesia di Stefano Ricci,
                                                   impostate su uno stile neoclassico
                                                   alla Canova, ma contaminate dallo spirito
                                                   neomedievale, romantico e celebrativo del
                                                   tempo. Questo cenotafio venne cantato
                                                   da Ugo Foscolo nel carme Dei Sepolcri e alla
                                                   sua realizzazione si Giacomo Leopardi nel
                                                   comporre la canzone Sopra il monumento di
                                                   Dante.

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ANNUNCIAZIONE CAVALCANTI

Questo altorilievo, realizzato intorno al 1453, in pietra serena è opera di Donatello. Lo
sfondo, realizzato con lo stile dello Schiacciato conferisce alla scena la profondità che nella
stessa epoca Brunelleschi aveva solo teorizzato. In origine questa annunciazione era
interamente ricoperta d’oro, ora presente solo nelle zone meno esposte agli agenti
atmosferici. È collocata a metà della navata destra e deve il suo nome al fatto che nacque
per i Cavalcanti, che avevano qui la tomba di famiglia (oggi non più esistente e non più
ricostruibile con certezza). La scena evangelica è inserita all'interno di un'elegante edicola
rinascimentale che funge da palcoscenico, una sorta di finestra che si apre davanti lo
spettatore e lascia intravedere l'interno di una stanza dove i due protagonisti, l'angelo e la
Vergine, sono rappresentati nel momento immediatamente successivo all'evento
miracoloso, ovvero l'apparizione del messaggero divino.

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All’interno della chiesa sono presenti due importanti chiostri.

Il primo chiostro, detto "di Arnolfo" con riferimento a Arnolfo di Cambio al quale è stato
attribuito, è stato progettato insieme al refettorio in una delle fasi costruttive iniziali del
complesso: Il chiostro era diviso in due parti da un fabbricato perpendicolare alla chiesa
che si congiungeva all'ultima campata del refettorio.

All'ala centrale erano addossati innumerevoli monumenti funebri, tanto che questo
chiostro fu detto "dei morti". Nel 1869 l’edificio centrale venne demolito e nel 1870 fu
abbattuto anche il corpo di fabbrica rivolto verso la piazza, ricostruito in forme che
richiamano l'attiguo loggiato trecentesco sopraelevato

Il secondo chiostro, noto anche come ‘chiostro del Brunelleschi’, nonostante fosse stato
ultimato molti anni dopo la sua morte, è costituito da un porticato inferiore, su colonne in
pietra serena, che presenta volte a crocera, ed una loggia superiore. Qui vi erano le varie
celle dei frati, ora chiuse e gran parte occupate dalla biblioteca nazionale di Firenze.

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                               CAPPELLA DEI PAZZI
La cappella fu commissionata a Brunelleschi da Andrea de’ Pazzi nel 1429, ma i lavori si
protrassero a lungo anche dopo la morte dell’architetto nel 1446, e non venne mai
ultimata perché la famiglia subì le conseguenze della Congiura ordita contro i Medici da
Jacopo e Francesco de' Pazzi insieme all'arcivescovo di Pisa Francesco Salviati.
Nel corso dell'agguato Giuliano, fratello di Lorenzo il Magnifico fu ucciso in duomo durante
la messa il 26 aprile 1478. Solo l’interno, infatti, fu costruito da Brunelleschi.

La struttura della cappella è rettangolare e la cupola è divisa in 12 costoloni, uno per ogni
apostolo. Come nella sagrestia vecchia il soffitto della scarsella, che comprende un terzo
dell’intero edificio, lungo circa undici braccia fiorentine, rappresenta la volta celeste il 4
luglio del 1442. In quel periodo Renato D’Angiò stava percorrendo l’Italia per cercare di
unificarla dopo essere stato scacciato da Napoli e molti avevano fiducia in lui.

La cupoletta centrale è decorata da tondi e stemma della famiglia Pazzi (due delfini
contrapposti) in terracotta invetriata, opera di Luca della Robbia. Per questa cappella
Brunelleschi commissiona i della Robbia poiché aveva litigato con Donatello per i tondi che
aveva realizzato per la Sagrestia Vecchia, troppo colorati per i suoi gusti.

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                                        SAGRESTIA
Uno dei luoghi più importanti degli antichi conventi,
oltre al refettorio e dove si legge il Capitolo, era la
sagrestia, punto in cui i frati durante la sera si
riunivano per discutere dei problemi principali.
Affrescata con opere del ‘200 la sala ospita il
famoso crocifisso di Cimabue risalente al 1945,
giunto a noi del tutto rovinato a causa dell’alluvione
di Firenze avvenuta nel 4 Novembre 1966. A
danneggiarlo non fu tanto l’acqua straripata dal
fiume, ma piuttosto ciò che questa portava con se
come melma e nafta, olio utilizzato nelle caldaie
fiorentine che ha corroso buona parte delle opere.

Questo viene considerato un crocifisso importante
poiché, precedente a Giotto, Cimabue è il primo a
rompere con l’arte bizantina. La figura, infatti, non è
statica; gambe e ginocchia sono spostate per dare
un senso di profondità e Cristo viene raffigurato
come patiens, sofferente quindi simile a noi uomini,
non triunphens, trionfante sulla morte.

Nella parete accanto della Sagrestia vi è una cappella raffrescata da Giovanni da Milano,
discepolo di Giotto, in cui sono rappresentate da una parte la vita di Maddalena e dall’altra
quella di Maria.

                                  CAPPELLA MEDICI
La Cappella Medici è considerata una chiesa nella chiesa, corredata da opere dei Della
Robbia, utilizzata per funzioni personali. Contiene opere del tardo rinascimento o
manierismo, periodo che si fa iniziare nel 1521 con la morte di Raffaello. Il termine
Manierismo non è tuttavia propriamente corretto in quanto viene dall’inglese manierismo,
ma in realtà si dovrebbe definire terza maniera, ovvero la terza maniera del Vasari. Vasari
divide, infatti, la storia dell’arte in tre fasi: la maniera di Giotto, la maniera del primo
Rinascimento ed infine la maniera che va da Michelangelo in poi. La terza maniera che il
Vasari fa iniziare con Andrea del Sarto intorno al 1510 successivamente perde valore e
viene ripresa dagli storici dell’arte inglese a fine 800. Tipici del manierismo sono i colori
cangianti e le torsioni. Nei dipinti infatti i colori utilizzati sono pochi e di diversa tonalità e
non vi sono punti di fuga o di riferimento in modo da coinvolgere.

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Santa Croce

                                      REFETTORIO
Il refettorio era solitamente il luogo dove
i frati si riunivano per mangiare; è
costituito da un’aula molto grande in
modo       da    poter    coinvolgere     la
popolazione povera. Tipico di questi posti
è la presenza del dipinto dell’Ultima
Cena. A Firenze se ne possono contare
circa quattordici ma quella presente nella
Chiesa di Santa Croce è considerata
l’Ultima Cena più antica, realizzata
all’inizio del 1300 da Taddeo Gaddi,
principale discepolo di Giotto.

L’opera con assenza di prospettiva rappresenta la famosa scena lungo il tavolo, affrescato
in modo schiacciato, con sopra le tipiche vettovaglie, pasto semplice e molto frugale. La
caratteristica delle Ultime Cene fiorentine è il fatto che il cattivo è molto riconoscibile in
quanto rappresentato di schiena dalla parte opposta del tavolo e con la carnagione scura,
differentemente dalle altre però i personaggi sono statici ed ieratici in quanto di stampo
ancora medievale. Nella parte superiore è raffigurato l’albero della vita che rappresenta la
genealogia della vita di Cristo.

                          TOMBA DI TINO CAMAINO
Della fine 1200 inizio 1300, la tomba di Tino Camaino è il
monumento funebre in onore dell’arcivescovo di Milano Gastone
Della Torre. Precedente alle altre presenti all’interno della chiesa,
questa è una tomba medievale; infatti si differenzia dalle tombe
rinascimentali a forma piramidale per il fatto che si trova attaccata
al muro e composta da un alto bassorilievo con le rappresentazioni
della vita. Manca di profondità e rapporti dimensionali e presenta la
tecnica dello schiacciato. Inoltre nel periodo gotico vi era l’idea dell’
horror vacui, ovvero si tendeva a riempire gli spazi vuoti unendo i
personaggi uno accanto all’altro rendendoli quasi difficilmente
identificabili. Importanti anche gli Angeli reggi-cortina considerati
l’anticipazione dell’effetto teatrale del periodo Barocco.

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