Io sono Diara ed io sono Kito - ECPAT Italia
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io sono Diara ed io sono Kito Diara e Kito sono due nomi tipici keniani. Per noi rappresenteranno le bambine ed i bambini beneficiari del nuovo progetto che abbiamo avviato nel 2016 in Kenya. Attraverso i loro occhi condivideremo con voi l’andamento ed i progressi del progetto stesso, ma soprattutto cercheremo di farvi conoscere l’Africa, cercando di sgombrare il campo da pregiudizi e stereotipi esattamente come se foste degli africani.
Un messaggio da Ragumo: We wish to sincerely thank the Ecpat Team for their generous contribution which has had a positive impact on the children and has also boosted the morale of the teachers since they are now able to teach a motivated class. Kudos Ecpat. (Ragumo staff) Ciao io sono Collins! Frequento la Ragumo Ciao, io sono Chalsea! Frequento la Ragumo Primary School, che si trova nella zona Primary School. Io vivo in questo grande orientale di Kisumo. Tu forse non lo sai, ma continente che sia chiama Africa e si trova l'Africa è un continente molto grande. Mi piace vicino all'Europa. Il mio Paese ha molte molto la mia scuola perchè ho degli insegnanti ricchezze e risorse. Mi piace molto andare a molto buoni e bravi. Io sono fortunato, perchè scuola, ho dei bravi insegnanti, ma soprattutto stando a scuola sia al mattino che al mi piace il fatto di poter mangiare a scuola con pomeriggio, non gioco molto in strada. La i miei amici. Nella mia scuola si segue un strada è un po' pericolosa, purtroppo anche programma alimentare ed a me piacciono facendo molta attenzione, si corre il rischio di molto i fagioli. Vi ringrazio anche a nome della trovare delle mine. Vi ringrazio, anche a nome mia famiglia perchè posso andare a scuola, della mia famiglia perchè state rendendo la stare con i miei amici e soprattutto mangiare mia scuola ancora più bella. insieme a loro. Per iniziare a conoscerci Il Kenya é noto soprattutto per le sue eccellenze sportive. Tuttavia, negli ultimi dieci anni le notizie di politica ed alcuni tragici atti terroristici hanno aperto i telegiornali e giornali di tutto il mondo. É un Paese accogliente ed i suoi paesaggi attirano il turismo da ogni parte del mondo. Ci sono 44 tribù riconosciute ufficialmente. Le principali sono i Kikuyus, i Luhyas, i Luo, i Maasai, i Kisiis, i Kurias, i Tessos. I Luos vivono vicino ai laghi ed ai fiumi, la gran parte sono stanziati lungo le rive del lago Vittoria a Kisumu Bondo, Homabay e Migori. Ragumo, comunità dove ECPAT sta realizzando il progetto, si trova a Kisumu. I Luos sono la principale tribù, sebbene dopo l’acquisto di grossi appezzamenti di terreni siano presenti anche i Kisiis e Luhyas. Il Kenya è un Paese indipendente dal 1963, prima di allora è stata una delle colonie del Regno Unito. Il primo presidente è stato Mzee Jommo Kenyatta, seguito da Daniel Arap Moi, Mwai Kibaki e l'attuale Uhuru Muigai Kenya, figlio del primo presidente. Attualmente la popolazione keniana è di circa 44 milioni di persone. L'attuale situazione politica in Kenya ora può essere definita “liquida” e fragile. I leader politici, in diverse occasioni internazionali sono stati invitati a preservare le diversità culturali, ma al contempo a fare il possibile per mantenere la pace tra le varie tribù. Le violenze avvenute subito dopo le elezioni del 2007/08, hanno lasciato un segno negativo nella mente della popolazione. Il primo settembre 2017 la corte suprema del Kenia ha annullato l’esito delle elezioni presidenziali dell’8 agosto 2017. Le elezioni si sono svolte il 26 ottobre e il 30 ottobre 2017 la carica del presidente Kenyatta è stata confermata. Anche dopo le elezioni, le tensioni politiche sono rimaste elevate. Ci sono tensioni con sfondi politici o sociali in diverse zone del Paese, così come nelle città. Si segnalano episodi isolati di incendi a luoghi di culto e attentati a personalità religiose. Come accennato, in tutto il Paese vi è il pericolo di attentati terroristici. L’organizzazione terroristica somala Al Shabaab ha messo in atto le sue minacce dopo l’entrata delle truppe keniane in Somalia e dal 2012 ha compiuto parecchi attentati in Kenia.
Curiosità sul Kenya e sull’Africa: contro ogni pregiudizio, stereotipo e luogo comune Chi ben conosce ECPAT, sa bene che quando avviamo un progetto vogliamo raggiungere velocemente gli obiettivi che ci poniamo. Purtroppo mentre se ne avvia uno, lo sfruttamento sessuale commerciale dei minori diviene un’emergenza altrove. Onestamente, quando abbiamo iniziato a pensare all’Africa, non abbiamo avuto dubbi. Sappiamo bene che molti possano pensare che il nostro intervento sia superfluo, considerato che di questo Paese, bene o male, se ne sia occupato un po’ chiunque: dai privati cittadini alle corporate social responsibility delle aziende, dai gruppo di amici alle parrocchie, dalle ONG alle agenzie delle Nazioni Unite. Molti però non sanno, che tra i nostri beneficiari indiretti, c’è anche la popolazione alla quale ci rivolgiamo per condividere i nostri progetti. Attraverso questo piccolo spazio vogliamo provare a dire la verità sull’Africa: vogliamo sgombrare il campo da ogni pregiudizio, stereotipo e luogo comune. Per iniziare, vi segnaliamo la testimonianza, di Eliza Anyangwe, una giornalista camerunense freelance ed editor del Guardian’s global development professionals network, una comunità online che si occupa di sviluppo e questioni umanitarie. Riportiamo il testo di un video che potete vedere sul sito della rivista Internazionale (http://www.internazionale.it/video/2015/06/24/contro-i-luoghi-comuni-sull-africa) “Gli Africani non vogliono le vostre magliette puzzolenti ed altri falsi miti”.Facciamo il gioco delle associazioni di idee. Io dico una parola e voi mi dite la prima cosa che vi viene in mente. Pronti? Africa. Avete pensato una di queste parole. Guerra. Safari. Ebola. Il Re Leone. Tranquilli, non siete i soli. Infatti, stando a quello che dicono i media occidentali, nel continente ci sono solo morte distruzione e malattia. Non c’è da stupirsi,le notizie funzionano così. “Se sanguina, pubblicalo” e l’Africa non fa eccezione. Il problema non è che le notizie veicolano stereotipi negativi sull’Africa, ma che la nostra percezione è rimasta la stessa da quando Jhon Lok ha parlato di “bestie senza casa” nel 1561. Gli stereotipi sono ovunque. Pensate alla scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, criticata perché ha creato personaggi che non sono “autenticamente africani”. A quanto pare l’intera letteratura sull’Africa ha sempre la stessa copertina. Il ricercatore della Colombia Simon Stevens ha scoperto che se scrivete una storia legata al continente, indipendentemente dall’argomento e dall’ambientazione, la copertina mostrerà sicuramente un albero di acacia. Anche l’industria della moda ama gli stereotipi sull’Africa. Per Louis Vuitton l’Africa sono solo cuccioli di leone, giraffe e (udite udite) una pila di valigie al tramonto. Recita l’adagio: “un’immagine vale molto di più di mille parole”, e così i pubblicitari hanno trovato una soluzione. Se gli indiani di America andavano in giro con i lupi, noi africani amiamo correre accanto ai leopardi [...] ci sono un’infinità di esempi come questo. Nei film hollywoodiani, l’africano è un signore della guerra, uno schiavo, un bambino soldato, un oggetto del desiderio sessuale o una comparsa che fa la parte del dignitario straniero. Come faccio a sapere che è africano? Basta guardare come è vestito. E la fantascienza? Fateci caso, non ci sono africani nel futuro. Anche l’industria degli aiuti non fa che diffondere gli stessi stereotipi di un continente caotico dove accadono cose disumane. A quanto pare l’importante è commuoversi, non pensare allo sviluppo e alla dignità. Dopotutto i Band Aid pongono una domanda pertinente, ma almeno lo sanno che è Natale? Sì lo sanno. Ora però questo approccio sta finalmente cambiando, soprattutto grazie a internet. Si avete capito bene ai ragazzi africani piace confrontarsi su facebook come tutti gli altri ragazzi del mondo, ma soprattutto usano la rete per raccontare al mondo le loro storie. E spesso ne approfittano per smascherare inutili e pericolosi stereotipi. “Voglio donare un milione di magliette al popolo africano che ne ha un grande bisogno” Nessuno vuole le tue vecchie magliette! mi hanno dato solo una schifosa maglietta! La riduzione del costo degli smartphone e della trasmissione dei dati permetterà agli africani di partecipare alla conversazione globale online. Secondo le previsioni, in Africa gli abbonamenti alla telefonia mobile passeranno da 635
milioni a 930 milioni entro la fine del 2019. Gli editori digitali africani forse non sono ancora pronti a conquistare il mondo, ma quando Kanye West ha messo sotto contratto il cantante nigeriano D’Banj, nel 2011, abbiamo capito che l’afrobeat aveva un futuro roseo. [...] Spesso sentirete cose negative sull’Africa altre volte saranno positive. Cos’altro vi aspettereste da una terra grande 30,2 milioni di chilometri quadrati, abitata da un miliardo di persone appartenenti a duemila gruppi etnici che parlano altrettante lingue diverse. Ascoltate, l’Africa non ha bisogno di essere salvata. Ha solo bisogno che quando sentite la parola Africa non abbiate più preconcetti. Sfruttamento sessuale commerciale dei minori (SSCM) Nonostante la prostituzione in Kenya sia illegale, il turismo sessuale è dilagante. Il primo allarme rispetto al fatto che questo mercato sia alimentato soprattutto dagli italiani risale al 2006. Tuttavia va chiarito, che oramai sul territorio risiedono molti italiani, per cui parlare di un vero e proprio fenomeno strettamente legato al turismo non sarebbe corretto. Parlando di clienti stranieri, primeggiano canadesi ed americani. Negli ultimi 20 anni, secondo i dati dell’UNWTO (Organizzazione Mondiale del Turismo), il flussi turistici verso l’Africa sono triplicati. Nel 2014, il turismo è aumentato del 2% … non commettiamo i soliti errori linguistici ECPAT ha sempre riservato una particolare attenzione al linguaggio: perché avvengano i grandi cambiamenti culturali cui auspichiamo, è fondamentale usare delle parole adeguate al problema. Proprio per questa ragione, elaborato il progetto ci si è posto di fronte ad un atroce dubbio di natura linguistica: parlando e scrivendo di questo progetto avremmo dovuto dire keniota oppure keniano? Interrogando l’Accademia della Crusca, abbiamo scoperto che sono corrette entrambe le formule, ma l’una non è sinonimo dell’altra. Keniota si usa in funzione di sostantivo (per es. gli abitanti sono Kenioti); Keniano si usa in funzione di aggettivo (per es. Uhuru Kenyatta è l’attuale presidente keniano). Accade in questi giorni… notizie dal Kenya Kenya: presidente Kenyatta ha giurato,inizia secondo mandato In uno stadio in festa a Nairobi, chiude crisi politica (ANSA) - IL CAIRO, 28 NOV - Il presidente kenyano Uhuru Kenyatta ha prestato giuramento insediandosi per un secondo mandato alla guida del grande paese dell'Africa orientale. Le immagini trasmesse dal sito Ktn News dallo stadio di Kasarni, a Nairobi, hanno mostrato la cerimonia fra grida di giubilo della folla e salve di cannone. La conferma era stata resa possibile dopo che una settimana fa la Corte suprema del Kenya aveva respinto i due ultimi ricorsi presentati contro il risultato dell'elezione presidenziale del mese scorso. Finisce dunque, almeno a livello istituzionale, la peggiore crisi politica dell'ultimo decennio in Kenya, la più forte economia dell'Africa orientale. (ANSA) (http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2017/11/28/kenya-presidente-kenyatta-ha-giuratoinizi a-secondo-mandato_033fae2a-0456-487d-897d-86b070004078.html)
Il sistema scolastico Iniziamo questo viaggio partendo da uno degli aspetti principali del nostro progetto: l’istruzione. Come è normale che sia, ogni Paese ha un proprio sistema scolastico. Quello keniano è così strut- turato: Il sistema scolastico keniano, essenzialmente si divide in tre “cicli”, sebbene questo termine sia relativamente corretto. Pres-scolar: cui vi accedono i bambini a partire dai 3 anni (corrisponderebbe alla nostra scuola materna) Primary school: cui vi si accede a sei anni. Questo ciclo di studi dura 8 anni (come se in Italia riunissero scuola elementare e media, anche il paragone contenutisticamente sarebbe troppo azzardato) Secondary school: vi si accede solo dopo aver concluso la primary school. Questo ciclo di studi dura 4 anni (corrisponderebbe al nostro liceo) In alternativa alla secondary school, ci sono i vocational training studies. Si tratta di corsi di forma- zione professionale della durata di 6 oppure 12 mesi Pur essendo obbligatoria la frequentazione della primary school, per accedervi è necessario pagare, ragion per cui il tasso di scolarizzazione è molto basso. IL PRIMO ANNO DEL VOSTRO PROGETTO Grazie a voi è stato possibile: -Cancelleria per oltre 200 studenti -400 libri -11 banchi per la scuola -Pasto giornaliero per i bambini di 8 classi I primi progressi La riduzione delle difficoltà economiche ha facilitato la frequentazione scolastica di molti bambini. Grazie all’introduzione del materiale scolastico, ma soprattutto dei libri, è cambiato l’approccio all’istruzione ed in alcuni casi si è registrato un rendimento migliore. Essendo stato modificato anche l’ambiente è stato possibile realizzare nuovi laboratori e la didattica ha trovato meno difficoltà nel suo svolgimento. La gioia dei bambini nel provare le nuove sedie. Basta poco per strappare un sorriso.
Le vostre donazioni sono state così distribuite: Totale in valuta Descrizione Tasso di cambio Totale in Euro locale Spese per materiale di cancelleria 120.000,00 108,5 € 1.105,99 Spese per acquisto sedie 112.500,00 108,5 € 1.036,87 Spese per acquisto tavoli 32.000,00 108,5 € 294,93 Spese per acquisto prodotti alimentari 50.000,00 108,5 € 460,83 314.500,00 € 2.898,62
1) La prima distribuzione 2) Gli incontri con i genitori dei bambini della Primary School.
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