Commentari Spirituali sull'Apocalisse di Santa Madeleine Sophie Barat (1779-1865) attraverso la sua corrispondenza
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Commentari Spirituali sull’Apocalisse di Santa Madeleine Sophie Barat (1779-1865) attraverso la sua corrispondenza Desidero, prima di tutto, rivolgere i miei più calorosi ringraziamenti a Madre Antonella Orlando, religiosa del Sacro Cuore, assistente religiosa del UNIEASC, alla professoressa Luisa Consoli Nicolosi, presidente delle ex alunne del Sacro Cuore di Catania, al preside del Liceo Musicale di Catania, professore Carmelo Giudice, alla professoressa Erminia Di Mauro, per avermi offerto l'opportunità di prendere la parola nella giornata celebrativa del 150° anniversario della morte di Santa Madeleine Sophie Barat, fondatrice della Società del Sacro Cuore, morte avvenuta a Parigi nel 1865; sono particolarmente commossa e lieta di parlare qui, nei locali dove era l'Istituto del Sacro Cuore, nel quale ho frequentato tutte le classi dalla scuola materna alla licenza liceale; ricordo bene le care Madri e le gentili professoresse, che mi hanno così bene trasmesso l'amore per la storia, per l'italiano, per il greco, per il latino e per l'arte; nominarle in questa sede è giusto e opportuno: Madri Cattaneo, Ciani, Maria Finocchiaro, Angelina Las Casas, Maria Miceli; le professoresse Chines, Cosentino, Rina Patti, Liliana Patti, Elena Perroni. Devo a loro, e a mio padre, mio maestro di vita e di scienza, se ho avuto la gioia e il privilegio di insegnare per cinquant'anni Stona del Cristianesimo, Letteratura Cristiana Antica e Letteratura Latina Medievale da assistente prima e poi da professore ordinario nella Facoltà di Lettere dell'Università di Catania e nell'Istituto Universitario di Magistero catanese. Devo, inoltre, alle care Madri Elvira Nannarone e Marta Szucs l'attitudine all'ordine ma non ho fatto, però, purtroppo, tesoro delle loro sagge disposizioni sull'osservanza del silenzio, necessità e importanza del quale mi era stato sempre raccomandato da mia madre che mi diceva: "Conta fino a 10 prima di parlare e poi non parlare lo stesso!" Non senza motivo Antoine Vergote (1921-2013), psicologo e antropologo belga, nel suo studio sull'analisi del linguaggio scriveva: "II silenzio è il miglior linguaggio". Ma entriamo, ora, in medias res e ricordiamo le citazioni e l'utilizzazione dell’Apocalisse nelle epistole redatte da Madre Madeleine Sophie Barat. È prassi nell'analizzare uno scritto esaminare il background culturale, gli insegnanti e le letture fatte dallo scrittore. Nel caso della giovane Madeleine Sophie sappiamo che fu educata e istruita dal fratello Luigi, suo padrino di battesimo, più grande della sorella di una decina di anni; Luigi intuendo le potenzialità della sorella la istruì con severità - anche quando si trasferirono a Parigi - facendole raggiungere una cultura linguistica, biblica, filosofica e teologica vasta e notevole, rara per una giovane donna di quei tempi. Madeleine Sophie ebbe anche l'opportunità di frequentare padre Varin, amico di suo fratello, attivo apostolo di un movimento di rinnovamento di fede e vita cristiana in Francia, con loro apprese sicuramente a leggere e commentare l'Antico e il Nuovo Testamento e, quindi, anche l'Apocalisse. Una curiosità: essendo nata a Joigny, presso Auxerre , la notte del 12 al 13 Dicembre 1779, Madeleine Sophie avrà avuto l'opportunità di vedere nel tesoro della Cattedrale di Auxerre il 1
frammento di un messale con miniature eseguite in conformità al modello iconografico di stampo apocalittico. Inoltre, a Parigi, avrà visto le vetrate delle chiese gotiche che hanno motivi e rappresentazioni attinti dall'Apocalisse, libro sacro che svolge un tema iconografico e teologico di grande intensità drammatica - come scriveva incisivamente l'esegeta Paul Beauchamp. Teniamo presente che Jacques Le Goff nel suo bel volume Le merveilleux dans l'Occident medieval, Paris 1978 (traduzione italiana del 1983) indica nella Apocalisse e nella Genesi le uniche fonti e gli unici serbatoi del meraviglioso biblico. Ed in verità l'ultimo libro del Nuovo Testamento è pieno di immagini e figure pittoresche, misteriose, affascinanti e fantastiche. La Santa Madre, però, non cita i passi dove sono contenute queste immagini, ma passi dei capitoli 22 e 14, passi non numerosi ma significativi ed emblematici, tratti alcuni dalla parte conclusiva dell'opera (capitolo 22) ed altri tratti dalla parte centrale del libro sacro (capitolo 14). Nel capitolo 22 vi è l'annunzio della prossima venuta di Gesù, per portare il premio ai suoi fedeli e rendere a ciascuno conformemente al suo agire; l'ultima visione dell'apostolo Giovanni è quella di un nuovo cielo e di una nuova terra, di una città santa, della nuova Gerusalemme, tutta di oro puro, con il muro di diaspro e le fondamenta del muro adornate di ogni sorta di pietre preziose, le dodici porte sono di dodici perle. Nel capitolo 14,4 è descritto l'agnello con centoquarantaquattromila che recavano scritto in fronte il nome dell'agnello (cioè Cristo) e il nome del Padre suo: essi sono quelli che seguono l'Agnello dovunque egli vada; nel capitolo 14,13 è riportata una voce dal cielo che diceva: "Beati i morti che d'ora innanzi muoiono nel Signore! Sì, dice lo Spirito, si riposeranno dalle loro fatiche, perché le opere loro li accompagnano". La venuta di Cristo è espressa chiaramente nei capitoli 21 e 22 ma si può intravedere lungo il corso dell'opera, già nel primo capitolo del libro sacro leggiamo: "Rivelazione di Gesù Cristo che Dio ha donato a Lui affinché mostri ai suoi servi quel che presto ha da accadere... Beato chi legge e quanti ascoltano le parole della profezia e osservano ciò che in essa è scritto, perché il tempo del suo compimento è vicino". Non sfugge al lettore attento la corrispondenza fra le espressioni del capitolo 1 e quelle del capitolo 14. La Santa Madre utilizzando e commentando passi dei capitoli 22 e 14 ha colto, probabilmente con sensibilità e spirito critico ed illuminato che il leit motiv, il motivo conduttore dell'opera è l'annunzio della venuta di Cristo che viene per aprire ai suoi seguaci la porta della Gerusalemme celeste, dare a "quei felici che muoiono nel Signore" (Apoc. 14,13) la felicità eterna. I passi dei due capitoli sono, quindi, nella stessa ottica:l'annunzio della venuta di Cristo. } Nota bene il più grande storico del mondo antico del XX secolo, Santo Mazzarino, che l’essenza del Cristianesimo è l’attesa continua del Regno di Dio: Signor nostro, vieni ( maranatha : œrcou } kÚrie „hsoà, Apoc. 22,20). Ricordiamo ora, in breve, i passi citati nelle lettere della Santa Madre; ci limitiamo solo ai temi e ai concetti fondamentali per non superare il tempo stabilito; ovviamente tutti i passi sono stati tradotti e schedati in modo completo, essi sono a disposizione di chi vuole confrontarli. Il capitolo 22 è commentato in tre epistole: 2
- nell'esegesi di Apocalisse 22,21: "Egli verrà presto" (lettera 29, inviata nel 1808 alla Madre Philippine Duchesne) raccomanda alla consorella di abbandonare il passato alla misericordia di Dio, di correggere con fedeltà il presente e di avere un completo abbandono alla volontà di Dio per l'avvenire. - Nell'esegesi di Apocalisse 22,11: "Che il peccatore pecchi ancora, che l'uomo buono viva ancora nel bene, che il santo si santifichi ancora" (lettera 65, inviata a Madre Philippine Duschesne nel 1811) la Santa Madre scrive alla sua corrispondente che ella sarebbe contenta se venisse a sapere che la consorella avanza nella virtù dell'umiltà e della dolcezza ed è di supporto nelle contraddizioni inseparabili dalla vita. Riportando, poi, letteralmente e per esteso il capitolo 22,11 scrive alla Madre che da qualche anno loro erano più ferventi e, quindi, le espressioni severe del passo non devono essere applicate a loro. - Nell'esegesi di Apocalisse 22,20: "Vieni, Signore Gesù" scrive a Madre Olympe de Causans (lettera 37 del 1861) che ha appreso con dolore la persistenza della sua malattia, ma che l'ha raccomandata al cuore divino, perché le faccia comprendere che le sue sofferenze - purgatorio sulla terra -purificano il suo cuore e lo preparano alla venuta di Cristo, al quale ella risponderà con confidenza e gioia: "Vieni, Signore Gesù". Eugenio Corsini nota con perspicacia che l'Apocalisse è una lettura dell'Antico Testamento interpretato alla luce della venuta di Cristo e l'invocazione che è risuonata nel tempo dell'attesa è contenuta nelle Scritture antiche (Eugenio Corsini, Apocalisse prima e dopo, Torino, SEI, 1980). Il capitolo 14 è commentato in otto epistole: - nell'esegesi di Apocalisse 14,4: "Essi seguiranno l'Agnello dovunque egli va" la Santa Madre scrive a Madre Henriette Granon (lettera 1 del 1831) di essere compiaciuta di vedere Rosina (figlia di Madre Henriette) di cominciare la sua carriera religiosa sotto felici auspici; la sua anima così condiscendente alle azioni della grazia ne approfitterà; del resto Madre Henriette pregherà e si santificherà per lei per farne una sposa fedele, dopo averla generata; Rosina deve cantare al cantico delle vergini e seguire l'agnello dovunque egli vada. - Il versetto 14,4: "Essi seguiranno l'Agnello dovunque egli vada" è citato e commentato da Madre Barat in altre due lettere: nella lettera 5 del 1856 e nella 2 del 1858. - A Madre Henriette de Schaunenbourg (lettera 5 del 1856) Madre Madeleine Sophie assicura che pregherà per la bambinaia d'Arco, per confortare e incoraggiare la bambinaia che soffre da molto tempo, la Santa Madre fa riferimento alle giovani sante che nel cielo seguono l'Agnello (Apoc. 14,4) e si rallegrano di avere acquisito una corona eterna per un momento di persecuzione e di sofferenza. - Alla Signorina Adèle de Wittgenstein (lettera 2 del 1858) raccomanda di aprirsi ai consigli della virtuosa zia( Madre Davidoff) che la guiderà e la sosterrà. Se in effetti Dio la chiamerà al Sacro Cuore Madre Barat lavorerà di concerto con la cara zia per farla corrispondere ai benefici del divino sposo, per seguirlo dovunque egli vada, secondo le parole della Santa Scrittura; da questa espressione si evince che la Santa Madre vedeva Cristo nell'Anello di Apocalisse 14,4. La lettera si chiude con una espressione emblematica: felice destino quando l'anima corrisponde a questo richiamo divino. Questo concetto è ripreso nella esegesi di 14,13: "Felici i morti che muoiono nel Signore". Il versetto è citato e commentato in cinque lettere: - nella lettera 196 del 1837, inviata a Madre Adélaide di Rozeville la Santa Madre Madeleine Sophie considera che Dio continua ad affliggerci sul campo della salute, la morte continua a mietere vittime delle quali la Società ha tanto bisogno. Ma la Santa Madre esorta anche se stessa a sforzarsi di pensare alla fondazione eterna, al Cielo e dire: "Felici i morti che muoiono nel Signore". 3
- Nella lettera 69 del 1847 a Madre Alexandrine de Riencourt scrive alla consorella che il Buon Maestro la vuole distaccata dal mondo. Deve credere che è dolce potere applicare questa massima dello Spirito Santo nell'Apocalisse: "Felici i morti che muoiono nel Signore". Si noti che Madre Barat considera l'Apocalisse ispirata dallo Spirito Santo. - Nella lettera 414 del 1849 a Madre Adélaide de Rozeville scrive che si fortificheranno nella volontà di vivere rinunziando e distaccandosi da tutto quello che riguarda la natura, dicendo. "Felici i morti che muoiono nel Signore". In effetti si muore nel Signore, si entra nel suo seno, quando si è immolato il vecchio uomo, prima di comparire davanti a chi ci deve giudicare. - Nella lettera 535 del 1857 alla Madre Louise de Limminghe ricorda tutti gli amici che stanno molto male, amici che sono sostegno della Società, ma si può dire con i Santi patriarchi: "Felici i morti che muoiono nel Signore!" Si noti quel "ma" quasi a modo di consolazione. L'espressione finale è emblematica, e svela gli intimi pensieri della Santa: "Sforziamoci che si possa dire di noi, figlia mia, moriamo a tutto, prima che le cose svaniscano dai nostri occhi". - Nella lettera 79 del 1863 a Madre Sophie Dusaussoy (nipote) la Santa Madre mostra di apprezzare la condivisione del suo dolore (la morte di Suor Agnese) da parte della sua corrispondente; nella lettera significativamente Madre Barat scrive: "Possa io giustificare questo dolce passaggio della Scrittura: "Felici i morti che muoiono nel Signore". È significativo che fra le righe si possa cogliere nella Santa Madre una umanissima paura della sofferenza e della morte, cancellata dalla fede in Dio e dalla certezza dell'altra vita, il conforto è proprio nel versetto apocalittico 14,3. In conclusione. L'Apocalisse è il libro meno letto del Nuovo Testamento per la difficile interpretazione delle immagini e dei simboli (cavalieri, trombe, aquila, dragone, coppe, bestia) perché ci si fa suggestionare dalla fantasia, ci si affida all'immaginazione, mentre bisogna interpretare le immagini tenendo presente che simboli e segni sono tutti derivati dall'Antico Testamento. L 'Apocalisse è un'esegesi puntuale di nuclei e situazioni e simboli "profetici" tratti dalla tradizione veterotestamentaria, globalmente intesa (Scritture, legislazione, culto). Così Eugenio Corsini nel suo dotto volume: Apocalisse prima e dopo. Inoltre, nei riguardi dell’Apocalisse se vi è il diffuso pregiudizio che il libro sia un preannunzio di gravi danni per la natura (terremoto, stelle del cielo che cadono sulla terra, grandine e fuoco sulla terraferma, mare trasformato in sangue) e tormenti e guai per gli uomini (gravi ustioni, cavallette che tormentano) e allora di fronte a terribili terremoti e periodi difficili per carestie e guerre diciamo comunemente che siamo in "tempi" apocalittici, che è un'"Apocalisse", quindi "apocalittico" è usato come sinonimo di tempi orribili, di guai; il nome "Apocalisse" evoca esclusivamente un'idea di distruzione, di catastrofe, di fine; il fatto è che è andato smarrito persino il significato letterale della parola Apocalisse (in greco ¢pok£luyij che vuoi dire Rivelazione, Manifestazione da ¢po (negazione) e k£luptw (nascondo). Dobbiamo fare un grande cambiamento di tendenza, comprendere il vero spirito del libro sacro e vedere che le catastrofi, le visioni terribili descritte nella prima parte dell'opera sono in funzione della parte più importante, finale dell'opera, preparano la visione della Gerusalemme celeste e il suo trionfo che cancellerà tutti i guai della terra. 4
L'Apocalisse è, quindi, un messaggio di speranza per i lettori di ieri e di oggi, una promessa di felicità eterna. Invece di dire sono tempi "apocalittici", con significato negativo, dobbiamo dire che questi di oggi sono tempi "straordinari" nei quali si può e si deve diffondere la Rivelazione di Cristo, la sua manifestazione sulla terra. I tempi di oggi nella Chiesa sono "straordinari" perché a capo di essa vi è uno "straordinario" pontefice, Francesco, che apprezza il genio femminile e vuole che la donna abbia nella Chiesa un ruolo attivo. Quanto a noi, ex alunne del Sacro Cuore - mettendo a frutto l'accurata educazione cristiana ricevuta nell'Istituto - dobbiamo partecipare attivamente alla diffusione del messaggio evangelico, dicendo con la Santa Madre Barat: “II viendra bientôt ”. Grazie dell'attenzione. . 5
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