RECENSIONI E SCHEDE - PROVINCIA DI TERAMO

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recensioni e schede

  Giovanni Di Giannatale, Il Seminario di Atri,           Nel periodo compreso tra il 1866 e il
Atri, Associazione Culturale “Luigi Illuminati”,      1868 diviene l’unico Seminario in funzione,
2008, pp. 133, s.i.p.                                 rimanendo chiusi quello di Penne e di Teramo.
                                                          Lo stesso Giuseppe Montori, Presidente del
   L’ultima ricerca di Giovanni Di Giannatale         Consiglio scolastico provinciale, nella seduta
arricchisce ulteriormente il panorama degli studi     del 23 ottobre 1867 del Consiglio Provinciale,
sulla istruzione tra ’800 e ’900 in Provincia di      esprime un giudizio positivo dichiarandolo anche
Teramo. L’autore, già apprezzato docente nei          meritevole di sostegno e di incoraggiamento.
Licei e attuale dirigente scolastico presso il            Di Giannatale ricostruisce con estrema
liceo pedagogico “Giannina Milli” di Teramo,          puntualità le fasi salienti della vita del Seminario,
da oltre venti anni si cimenta con importanti         specialmente la collaborazione tra la Curia e il
risultati su questo versante così poco conosciuto     municipio, la sua funzione pubblica, la prima
e, soprattutto, studiato.                             fase “vitale e prestigiosa dominata da docenti
   In particolare la ricerca sul Seminario di         di grande valore, e dalla figura di Romani”,
Atri è un primo momento, come esplicitamente          la seconda “ caratterizzata dalla progressiva
ricordato dall’autore, di una trilogia sui Seminari   decadenza con la chiusura temporanea nel
nelle diocesi di Teramo, e Atri - Penne, istituti     1902”, “per la concorrenza esercitata dalla
“privati” per la utile formazione culturale           municipalità di Atri” che istituisce un “Ginnasio
e spirituale dei sacerdoti che precedono e            Governativo”.
affiancano prima il Real Collegio “San Matteo”            In effetti la crisi avvenuta durante il rettorato
(1814), poi il Regio Liceo Ginnasio “Melchiorre       di Don Girolamo de Marco, la chiusura
Dèlfico” (1861) nella stessa formazione della         conseguente nel 1902, la riapertura, e la
classe dirigente locale.                              definitiva chiusura voluta da mons. Carlo Pensa
   Lo studio, analitico e molto documentato,          nel 1915, sono gli ultimi momenti di una attività
pone di nuovo la tradizione culturale di Atri         rilevante per tutto il territorio.
come un tassello fondamentale sul piano                   Di Giannatale chiude il suo saggio con una
regionale.                                            appendice documentaria di grande interesse:
   Il Seminario fondato dal Vescovo Pio               le regole del Seminario volute da mons.
Odescalchi (1568-1572) nel Sinodo diocesano           Bonaventura Calcagnini nel 1791, l’editto
del 1572, sviluppato e ampliato dai successori        di riapertura di mons. Vincenzo D’Alfonso
Orazio Montani (1591-1598), Tommaso                   nel 1848, le costituzioni e i programmi di
Balbano (1599-1621), Silvestro Andreozzi              insegnamento promulgati da mons. Giuseppe
(1621-1648), subisce alterne vicende.                 Morticelli nel 1898.
   Riaperto dalla lungimiranza del Vescovo                Ma soprattutto l’incidenza del Seminario di
Vincenzo D’Alfonso nel 1848 ebbe protagonisti,        Atri risulta attraverso le presenze di Ariodante
tra gli altri, i professori Don Lino Romani, per      Mambelli, così fortemente legato al nostro
la eloquenza sacra e profana, nominato poi            Risorgimento, Gabriello e Rodolfo Cherubini
Rettore, Don Ariodante Mambelli per la filosofia      che illustrano di nuovo la storia di Atri, con la
e la matematica, Gabriello Cherubini per le           riscoperta degli Acquaviva, e di un rinnovato
lettere greche e Umanità, Rodolfo Cherubini           municipalismo grazie alla amicizia degli eruditi
per lettere greche e latine.                          tedeschi, in particolare di Theodor Mommsen.

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Presenze che preludono al decisivo contributo          Francesco Brunetti, Sacra ac Profana Apru-
storico e storiografico di Luigi Sorricchio, e        tii monumenta. Fragmenta, a cura di Roberto
delineano una vitale attività culturale cittadina     Ricci, Provincia di Teramo, Biblioteca Provin-
perdurante tra Ottocento e Novecento fino a           ciale “M. Delfico”, Teramo 2008, pp. XXIII –
Luigi Illuminati.                                     115, s.i.p.

   Ancor più lo studio di Di Giannatale                   Quasi in punta di piedi, l’abitus del culto
rinverdisce con profitto il ruolo e la funzione dei   del documento è cucito addosso al curatore
Seminari attraverso la attuazione del Tridentino      dell’opera, Roberto Ricci, anche nella normale
nelle nostre diocesi, e la stessa modulazione         deambulazione quotidiana, portando o riportan-
della “Ratio studiorum” di Padre Claudio              do di nuovo un po’ tutti noi a tale venerazione
Acquaviva nei mutati contesti sociali e culturali         Non è una dimensione riduttiva. In tempi in-
della modernità.                                      certi resta quasi unico terreno sicuro e solido.
   E ancora quanto le città vescovili di Teramo,      Ci difenderà dalle mutevoli mode, punto di arri-
Atri, Campli, Penne segnano il territorio nella       vo o ennesima falsa partenza di tanti, di troppi.
formazione spirituale e cetuale specialmente in           Il polverone da loro sollevato sembra offu-
età moderna attraverso i Seminari, i conventi,        scare, quasi annullare il lavoro serio. L’eroe
i luoghi comunque di riflessione, di studio, di       Francesco Brunetti segue sempre, direttamente
pietà.                                                o indirettamente, Campli farnesiana o la storio-
   Non secondaria la fondazione dei Passionisti       grafia abruzzese.
ad Isola del Gran Sasso (1839-1847) e la                  Quasi una guida ed un’esortazione ad anda-
presenza di S.Gabriele dell’Addolorata. A             re avanti. “Due anni interi camminai luogo per
riguardo Di Giannatale ha avviato accurate e          luogo l’Abruzzo”, così Brunetti. Poi aggiunge
inedite ricerche, che speriamo presto conoscere       - anche lui ha bisogno di una auctoritas per
e apprezzare nella sua interezza, unitamente a        giustificare tanta erudita fatica - “in un servizio
una sintesi del suo lavoro più che ventennale,        rilevante del Re”.
ormai credo, necessaria.                                  A Roberto Ricci sembra giungere in aiuto il
   Uno studio utile perché farà emergere ancora       mutato clima della ricerca storica.
il problema della istruzione pubblica e privata           Forse non era necessario. I recenti conversi
nell’Ottocento, con le ritrovate differenze, e        ad indirizzi più ragionevoli sono stati gli alfieri
diffidenze (anche di recente Di Giannatale si è       della storia delle strutture, di una ricerca quan-
soffermato con un apposito saggio sul controllo       titativa presto abbandonata. Questo salutare
dell’istruzione ecclesiastica da parte dei primi      esercizio non conveniva ai frettolosi. Forse per
governi unitari sul Seminario di Teramo) e nello      stanchezza congenita, nel documento, impervio
stesso tempo come dialettica e complementarietà       da decifrare, solo apparentemente non gratifi-
delle istituzioni per un continuo affinamento         cante, pochi hanno continuato ad addentrarsi.
formativo ed educativo.                               Bello invece camminare a lungo. Un fiore, un
   Questo, credo, è il terreno di una riflessione     fungo, anche uno solo a volte, premierà la lun-
originale e, nello stesso tempo, specifica perché     ga marcia più di un facile raccolto in tempi di
interessa proprio il nostro territorio provinciale    effimera abbondanza. Conoscere una singola
rispetto alle scelte generali già note, con le        collina è già impresa difficile.
accettazioni e le mediazioni possibili.
   Una storia della istruzione pubblica e privata         La sola area di Campli ha bisogno di soli-
presente già “in nuce” con questo importate           tari, pazienti ricercatori. Il tempo galantuomo
contributo.                                           li premierà. Sappiamo bene come la nuova nu-
                                                      merazione dei fuochi, lo spunto originario della
                                                      ricerca del Brunetti, avesse uno scopo fiscale.
                                    Roberto Ricci     Poi approdò ad una resa. I sudditi del tempo

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non potevano, non sopportavano, un’ulteriore           nia. Così segnala al lettore l’errato etimo se non
pressione fiscale. Fosse o non fosse risponden-        la cantonata sull’origine di Colonnella, ricorda
te alla realtà, anche la precedente numerazione        a tutti come essa fosse lì prima ancora di essere
dei fuochi, in base ad essa si imponevano le tas-      al confine del Regno di Napoli, quindi non Co-
se ed in particolare l’acquisto obbligatorio del       lonne d’Ercole quasi a difesa del Regno.
sale era già considerata eccessiva rispetto alla           Il Brunetti “ non badò ch’era edificata prima
loro capacità contributiva. Restò il risultato del     che il Reame fosse istituito, e colà terminato”.
lungo faticoso viaggio del Brunetti. È il punto        Con senso dell’umorismo e altrettanta sottile
di approdo, speriamo solo temporaneo, della            e garbata ironia il curatore dell’opera registra.
stessa ricerca di Roberto Ricci. Per ricostruirlo,     Tuttavia troppi ricorsi da parte sua ai cosiddetti
per renderci questi “Fragmenta”, ha anch’egli          “omenovi”. Ma, ricordo, al buon e fin troppo
camminato tanto attraverso le carte, i mano-           educato e rispettoso Ricci, sono costoro già tra-
scritti mutili talvolta di non facile lettura. Lo      montati.
hanno accompagnato eruditi e studiosi, contem-             Per fortuna, aggiungo. Certe opere, nel con-
poranei del Brunetti, e giù fino al Savini. Tutti      fronto con i ben più robusti e duraturi Antinori,
ricordati con gratitudine ed amore. Ventitrè pa-       Palma e con lo stesso rigoroso Savini, insegna-
gine di bibliografia ordinata cronologicamente         no davvero? Altri documenti sono stati davve-
nel secondo volume, costituisce i Fragmenta,           ro consultati ed assimilati criticamente? Siamo
e accuratissimi indici onomastici e toponoma-          davvero in presenza di nuovi costruttivi contri-
stici in entrambi i volumi. Una dura fatica. Ne        buti? Sia quel che sia, da parte del nostro curato-
valeva la pena. Nella bellissima sub – regione         re Roberto Ricci, ciò ci interessa, i nessi con la
di Campli vi vissero generazioni di Brunetti           cultura del tempo, con la stessa decadenza se non
fra gli altri, da sola illustrata con le sue Chiese,   trascurato abbandono da parte dei successori di
istituzioni, governi, notizie di antichi archivi,      Brunetti, sono tutti pazientemente ricostruiti. Ri-
l’immagine di una Italia seria, colta, purtroppo       vivono ai nostri occhi Luciano Camarra di Chie-
poco conosciuta, meritava la fatica e la dotta         ti, il suo concittadino Niccolò Toppi, i napoleta-
impresa. Quella di Francesco Brunetti e del suo        ni Bartolomeo Chiocchiarello e Carlo De Lellis.
appassionato curatore.                                 Viene ribadito, era stato già sottolineato in un
    Il percorso materiale ed umano del Brunet-         altro lavoro del Ricci, l’incoraggiante rapporto
ti viene seguito, fra l’altro, attraverso le dotte     e gli stimoli suggeriti dall’opera dell’Ughelli.
note dell’Antinori e poi del Palma. Del primo          Ricordati gli interessanti profili di personaggi
bisogna avere un gran rispetto non esente da un        e famiglie dell’amata Campli. La consultazione
reverenziale timore. Questa sorta di Muratori,         da parte di Brunetti di archivi privati ed opere
Aquilano, di origini bolognesi se non fiorenti-        oggi scomparse. La ricchezza materiale di Cam-
ne, si noti bene, aveva avuto una fondamentale         pli sottolineata dal Palma, altro illustre concit-
frequentazione napoletana. Tutti questi per-           tadino, riappare ai nostri occhi con le semplici,
sonaggi, incluso lo stesso Brunetti non erano          argute parole dell’acuto prelato nella narrazione
espressione di una cultura provinciale.                del sacco da parte del Guisa nel 1557.
                                                           Ne fecero le spese “le vettovaglie (trovate)
   Dunque Ludovico Antonio Antinori ricono-            in abbondanza e vini generosi di ogni sorta e
sce allo studioso di Campli il merito di un’opera      perfetti e vecchi infino a trent’anni”.
in cui “si prefisse di rammentare tutti i castelli         Tutto è frutto di una ricostruzione segno di
esistenti o distrutti, le loro insigni memorie sa-     lenta maturazione.
cre e profane, antiche e recenti… senza indica-            Proprio come i vini citati dal Palma. Ricci
re il minimo castelletto se prima non lo avesse        aveva già ripercorso la rete familiare dei Bru-
veduto…”.                                              netti. Era questa la forza e il limite della classe
   Poi però non gli risparmia i suoi appunti,          dirigente italiana del passato. “Protagonista del
buttati là col solito garbo ed un pizzico di iro-      cosiddetto ceto oligarchico locale su base cen-

notizie dalla delfico - 1-2/2009                                                                       57
sitaria”, questa famiglia “avrà ambizioni politi-        fatto di cronaca accaduto nella Parigi di Luigi
che e culturali non soltanto locali grazie ad ami-       Filippo e ricostruito su un impianto narrativo
cizie stabilite tramite i Farnese e gli Acquaviva        curatissimo in ogni sua parte.
con i poteri del periodo”.
   Il limite di questo ordito cauto ed accorto si            Il dipinto bello ed enigmatico di Marino
coglie negli stessi criteri ai quali dovrebbe ispi-      Melarangelo, in antiporta, e il bel prologo sul
rarsi ed attenere lo storico.                            Carnevale parigino anticipano l’atmosfera in-
   È sempre l’attento Ricci a ricordarlo in un           quietante che pervade l’intera vicenda. Ne sono
precedente lavoro, anche questo un tassello de-          protagonisti i coniugi Fanny Sebastiani e Théo-
gli sviluppi presenti. “ Nel compositor dell’hi-         bald duca di Choiseul-Praslin, rampolli di an-
storia desiderarsi l’ingegno più maturo che              tiche e aristocratiche famiglie, il cui matrimo-
acuto, accompagnato da un pesato giudizio, e             nio dall’iniziale idillio, nel giro di pochi anni,
dal buon abito della prudenza”. Così il gesui-           evolve prima in difficile convivenza e quindi in
ta Agostino Moscardi, docente di eloquenza al            ragnatela che tutto imprigiona e uccide.
Collegio Romano, nella sua “Arte historica” del              Sullo sfondo, una fitta schiera di personaggi,
1636.                                                    familiari, amici, servitori - che partecipano in
   Da essa il Brunetti trarrà una sua filosofia ci-      varia misura all’evolversi dei fatti. Intervengo-
vile, come anticipato brillantemente dallo stes-         no, nella parte finale, persino due celebri lette-
so Ricci in “L’opera di Francesco Brunetti nella         rati come Cousin e Hugo che in un appassiona-
storia e nella storiografia d’Abruzzo” (1997).           to carteggio si scambiano notizie e impressioni
   È un ritratto quasi perfetto dell’uomo ba-            sull’accaduto, rivelando particolari illuminanti
rocco. Purtroppo sopravvisse ancora nel tardo            e svelando, nell’ultima pagina, il mistero na-
Settecento ed oltre. Sarà stroncato, dovrà sop-          scosto dietro il delitto di cui si narra.
portare la prova degli effetti della Rivoluzione             La storia è raccontata attraverso lettere e
Francese prima, del Romanticismo poi.                    pagine di diario. Documento dopo documen-
   Era ormai inadeguato, forse lo era già ai tem-        to si assiste al corrompersi del rapporto della
pi dello stesso Brunetti.                                coppia in un reciproco scambio di accuse che,
   Figuriamoci la tempesta, soprattutto le tem-          reali o pretestuose che siano, caricano di ten-
peste scatenate, in particolare nei cuori femmi-         sione l’ambiente. Con l’arrivo dell’istitutrice
nili, dall’arrivo in Italia di ”fini” ribelli quali il   Henriette, la situazione di fatto precipita. Alla
Byron quasi due secoli più tardi quando questa           violenta gelosia di Fanny, Theobald oppone un
“rete” abilmente, troppo educatamente e cauta-           crudele quanto incomprensibile “regolamen-
mente, costruita si ostinava ancora a sopravvi-          to familiare” che tende a limitare fortemente i
vere.                                                    contatti della madre con i propri figli, affidan-
                                                         do alla istitutrice ogni potere. Di fronte a una
                               Gennaro Incarnato         tale decisiva soluzione, per Fanny Sebastiani,
                                                         esclusa e perdente, non resta che affidarsi alla
  Aida Stoppa, Delitto nel cuore, Lanciano,              preghiera, preghiera verso Dio, verso il marito
Carabba, 2008, pp. 227, e 18,00.                         Theobald (suo amore perduto), e persino verso
                                                         l’istitutrice Henriette che di volta in volta sono i
   Uno dei pregi più rilevanti di Delitto nel            destinatari delle sue insistenti, disperate richie-
cuore, romanzo di Aida Stoppa, è nella bellezza          ste che mai trovano accoglienza.
della scrittura. È un piacere attraversare queste            Viene qui usato e ottimamente proposto un
pagine di mozartiana perfezione, se così può             raffinato tema letterario, quello del lamento da-
dirsi, dove la leggerezza delle parole si poggia         vanti alla porta chiusa dell’amante, (il cosiddet-
su di un fraseggio incisivo e sui ritmi incalzanti       to “paraclausithyron”, letteralmente “davanti
di un racconto tanto drammatico quanto avvin-            alla porta chiusa”), motivo ricorrente nella let-
cente, che trae libera ispirazione da un celebre         teratura classica e medievale che qui finisce per

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comprendere anche una delle più suggestive va-          quelle degli Atridi, dei Pelopidi, dei Labdacidi,
rianti, quella del “dialogo con la porta chiusa”        il soffio dell’implacabile Anànche” (p. 193).
o, anche, del dialogo con chi di quella porta è             Solo l’ultima pagina del libro, nel contesto
a guardia (in questo caso l’istitutrice Henriette)      di un imprevedibile colpo di scena, svelerà fi-
cui si chiede invano di intercedere.                    nalmente il grande segreto che incombeva sulle
    Se fin dall’inizio il lettore sa che un terribile   vite dei personaggi. A questo punto, completato
delitto verrà commesso, “un delitto nel cuore”          l’inventario dei fatti in gioco, resterà al lettore
come lo stesso titolo rivela, tuttavia nulla lascia     il compito e la responsabilità di valutare auto-
presagire chi ucciderà e chi sarà ucciso. Ciascu-       nomamente la storia terribile che ha ascoltato e
no dei personaggi sembra capace di qualsiasi            di districarsi tra le maschere e i velami che con-
gesto in qualunque momento. Chiunque ha tito-           fondono ragione e delitto, vittime e colpevoli,
lo e motivo per uccidere, chiunque sembra su-           vivi e morti.
scitare nell’altro un odio bastante all’omicidio.           Aida Stoppa: scrittrice “di parole e di cose”,
    Nell’economia del romanzo e nella logica            di forma e di contenuto, proviene da una lunga
di una narrazione polifonica priva di un io nar-        militanza nella didattica e nella critica d’arte.
rante, risulta tuttavia centrale la figura della du-    Dopo i significativi riscontri avuti nel campo
chessa, alla cui voce sembra lasciato uno spa-          della narrativa, raggiunge uno straordinario
zio privilegiato. La sua è la voce del rimpianto.       risultato con questo romanzo, frutto al tempo
Come stregata da un beffardo specchio di Nar-           stesso di felice intuizione e di rigoroso metodo
ciso che irride alla condizione presente, Fanny         di lavoro. Disegnato con cura artigianale, “De-
rimpiange il tempo dell’infanzia ormai lontano,         litto nel cuore” unisce al fascino della ricostru-
rimpiange la bellezza perduta, rimpiange anche          zione storica, realizzata con singolare capacità
il luogo della breve felicità familiare che pure        visionaria, una emozionante suspense che resta
ha vissuto, luogo identificato nella splendida te-      viva fino alla fine. Su questo punto l’autrice
nuta di Vaux le Vicomte, proprietà di famiglia.         gioca quasi alla pari con il lettore e lungo la
    E se nei giardini di Vaux riconosciamo tut-         narrazione non teme di rivelare indizi e allusio-
te le caratteristiche del “locus amoenus” (“Ho          ni sulla vera natura dell’enigma nascosto, per
sempre davanti agli occhi - scrive una delle            poi rimescolare subito le carte, in attesa di un
amiche di Fanny - il parco sontuoso, i corsi            finale che giungerà assolutamente inatteso nei
d’acqua pura, il castello con i suoi splendori          modi e nei contenuti.
regali, le vetrate aperte sui giardini”, p.57),
dobbiamo riconoscere anche il suo contraltare,                                             Fausto Eugeni
il “locus horridus”, rappresentato qui dalla fa-
miglia stessa, trasformata in una potente trap-            Raffaello Ajello, Eredità medievali. Parali-
pola nella quale gli abitanti della casa cadono         si giudiziaria. Profilo storico di una patologia
prigionieri.                                            italiana, Collana “Frontiera d’Europa: Studi e
    In questo mondo alla rovescia nel quale in-         Testi”, Napoli, Istituto per la storia sociale del
timità ed estraneità finiscono per coincidere           Mezzogiorno, 2008.
l’identità di ciascuno appare fortemente distor-
ta. Nessuno dei personaggi si riconosce nell’im-           La Collana “Frontiera d’Europa”: Studi e
magine esterna che di essi gli altri si sono for-       Testi, dell’Istituto per la Storia sociale del Mez-
mata e, di fatto, nessuno sembra capire cosa re-        zogiorno, si arricchisce ora di un nuovo e fon-
almente stia accadendo mentre una verità fatale         damentale contributo di Raffaele Ajello. Questi
e inafferrabile sovrasta minacciosa tutto e tutti.      firma il volume, il terzo, dopo quelli già editi
L’autrice fa dire al personaggio Victor Hugo, in        nell’ultimo triennio: il primo, curato da chi scri-
una delle lettere inviate all’amico Cousin, “Su         ve (Romualdo de STERLICH, Lettere a Gio-
questa famiglia soffia un vento che ricorda le          vanni Bianchi 1754-1775, a cura di Giuseppe
sventure delle grandi famiglie greche antiche:          F. de Tiberiis, A.T.E., Napoli 2006; il secondo

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dovuto a Dario LUOGNO (Consensus gentium,              vesiana, e le sue analisi realistiche, non si è più
criteri di legittimazione dell’Ordine giuridico        tenuto conto della sua diagnosi e non si è nep-
moderno, A.T.E., Napoli 2008, in due volumi).          pur tentata un’efficace terapia: la storiografia
Il lavoro che viene presentato ora costituisce la      giuridica italiana ha trasformato la requisitoria
sintesi del pensiero dell’Autore maturato nella        in un’apoteosi. Le Università presentano ai gio-
riflessione sulla crisi attuale degli ordinamen-       vani giuristi l’immagine di un costante primato
ti giuridici e sui precedenti storici che l’hanno      che la nostra civiltà avrebbe saputo mantenere
causata; riflessione e sintesi che vengono da          in Europa dall’antichità romana in poi, attraver-
lontano, dagli anni di docenza nella Cattedera         so le barbare traversie successive.
universitaria napoletana e dalle magistrali lezio-        È un quadro che non corrisponde miniman-
ni dei suoi precedenti scritti. In questo ultimo       te alla realtà; alcune riforme di struttura furono
saggio del Maestro (Professore Emerito di Sto-         suggerite dalla cultura illuministica d’indirizzo
ria del Diritto italiano nell’Università Federico      anglo-francese e poi imposte dalle armi napole-
II di Napoli) sono esposti i risultati di un’ampia     oniche: sono in gran parte fallite, mentre ancora
inchiesta storica diretta a dare risposta alla con-    dominano mentalità vecchie. La diagnosi idil-
trapposizione tra la realtà del presente e l’apo-      liaca della storiografia contrasta con le difficol-
logia del passato sovente falsa e derivata da in-      tà che al presente attraversa l’attività giurispru-
teressi fin troppo trasparenti. Antonio Genovesi       denziale nel nostro Paese sia nel processo civile,
e la sua scuola furono i più efficaci autori e dif-    dove si è messa in dubbio e quasi dissolta ogni
fusori della diagnosi critica su cui si fondò il Ri-   certezza, sia nel penale, dove è posta in ombra,
sorgimento italiano, e che fu molto attenta alle       fino alla vanificazione, la funzione preventiva
condizioni primitive della Giustizia, argomento        delle pene, e dove si attua sovente un regime
che l’Abate salernitano approfondì nel suo De          che i giuristi europei del Settecento definivano
Jure ac officiis epitome. Sull’idea di Nazione e       “misericordia crudele”. È questa l’espressione
di indipendenza insistette il Genovesi in una let-     di un idealismo formalistico, fondato sul segre-
tera al pennese Giuseppe de Sanctis del 3 ago-         to e sull’arbitrio di pochi e tipico dell’astratto
sto 1754: “Amico, cominciamo ancora noi ad             spiritualismo medievale. Recenti statistiche in-
avere una Patria e ad intendere quanto vantag-         ternazionali, convalidate dalle massime autorità
gio sia per una Nazione avere un proprio Prin-         italiane, pongono purtroppo la nostra macchi-
cipe”. Siamo, con questo, in Pieno Risorgimen-         na giudiziaria tra le meno efficienti del sistema
to (Cfr. Domenico FORGES-DAVANZATI,                    giudiziario europeo.
Lettere familiari dell’Abate Antonio Genovesi,            Durante l’antico regime un grave limite ca-
nella Stamperia Raimondiana, presso Domeni-            ratterizzava tutti i valori: la loro natura dedut-
co Torres, Napoli 1774, tomo I, lettera XXIV,          tiva, non sperimentale. Tuttavia l’induzione,
pp. 95-96; nella edizione milanese più accessi-        ossia la loro provenienza dal basso, dalla so-
bile curata da Gennaro Savarese per Feltrinelli        cietà civile, pur non potendo essere dimostrata
nel 1962, la lettera è alle pp. 88-89). Genovesi       poiché era irrealizzabile al tempo il suffragio
dimostrò gli obbrobri e le infamie dell’intero si-     universale, era già vigente nelle società politi-
stema economico-giuridico d’antico regime e le         che più evolute, in primo luogo in Inghilterra
sue accuse furono poi esaltate dal Carducci e da       ed in Francia, come quelle che avevano vissu-
Giovanni Gentile come le premesse dello spi-           to molti secoli di organizzazione centralizzata
rito risorgimentale. Grazie al pensiero dell’età       di interessi collettivi e di vita in comune; ma
del Risorgimento, fondato su una critica molto         certamente non in Italia, frammentata sul piano
severa del passato medievale e rinascimentale          delle istitutizioni politiche e degli ordinamenti.
specialmente in campo economico e giuridico,           Anche Oltralpe fu spesso assai aspro lo scon-
le condizioni italiane di vita hanno realizzato un     tro tra due valori provenienti dalla sfera ideale
enorme recupero dal 1861 ad oggi. Ma, negli            astratta, dedotti dalla metafisica: la sovranità
ultimi ottant’anni, dimenticata la lezione geno-       politica e l’amministrazione della giustizia; ma

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quella dialettica si è placata quando il governo     ti né espressi dal suffragio popolare. È questa
è diventato espressione diretta della volontà ge-    una conseguenza della molto breve esperienza
nerale, cui la Magistratura ha dovuto adeguarsi.     dell’organizzazione rappresentativa a sud del-
In Italia, dalla svalutazione del rapporto tra la    le Alpi e di arretratezza nella vita politica, che
base sociale ed il ceto chiamato alla gestione       ancora non riesce ad impersonare gli interessi
pubblica, è derivata la richiesta dell’Ordine giu-   comuni.
diziario di “supplire” la funzione politica nel
perseguimento di progetti autonomi, non sorret-                               Giuseppe F. de Tiberiis

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