RECENSIONI E SCHEDE - PROVINCIA DI TERAMO
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recensioni e schede Giovanni Di Giannatale, Il Seminario di Atri, Nel periodo compreso tra il 1866 e il Atri, Associazione Culturale “Luigi Illuminati”, 1868 diviene l’unico Seminario in funzione, 2008, pp. 133, s.i.p. rimanendo chiusi quello di Penne e di Teramo. Lo stesso Giuseppe Montori, Presidente del L’ultima ricerca di Giovanni Di Giannatale Consiglio scolastico provinciale, nella seduta arricchisce ulteriormente il panorama degli studi del 23 ottobre 1867 del Consiglio Provinciale, sulla istruzione tra ’800 e ’900 in Provincia di esprime un giudizio positivo dichiarandolo anche Teramo. L’autore, già apprezzato docente nei meritevole di sostegno e di incoraggiamento. Licei e attuale dirigente scolastico presso il Di Giannatale ricostruisce con estrema liceo pedagogico “Giannina Milli” di Teramo, puntualità le fasi salienti della vita del Seminario, da oltre venti anni si cimenta con importanti specialmente la collaborazione tra la Curia e il risultati su questo versante così poco conosciuto municipio, la sua funzione pubblica, la prima e, soprattutto, studiato. fase “vitale e prestigiosa dominata da docenti In particolare la ricerca sul Seminario di di grande valore, e dalla figura di Romani”, Atri è un primo momento, come esplicitamente la seconda “ caratterizzata dalla progressiva ricordato dall’autore, di una trilogia sui Seminari decadenza con la chiusura temporanea nel nelle diocesi di Teramo, e Atri - Penne, istituti 1902”, “per la concorrenza esercitata dalla “privati” per la utile formazione culturale municipalità di Atri” che istituisce un “Ginnasio e spirituale dei sacerdoti che precedono e Governativo”. affiancano prima il Real Collegio “San Matteo” In effetti la crisi avvenuta durante il rettorato (1814), poi il Regio Liceo Ginnasio “Melchiorre di Don Girolamo de Marco, la chiusura Dèlfico” (1861) nella stessa formazione della conseguente nel 1902, la riapertura, e la classe dirigente locale. definitiva chiusura voluta da mons. Carlo Pensa Lo studio, analitico e molto documentato, nel 1915, sono gli ultimi momenti di una attività pone di nuovo la tradizione culturale di Atri rilevante per tutto il territorio. come un tassello fondamentale sul piano Di Giannatale chiude il suo saggio con una regionale. appendice documentaria di grande interesse: Il Seminario fondato dal Vescovo Pio le regole del Seminario volute da mons. Odescalchi (1568-1572) nel Sinodo diocesano Bonaventura Calcagnini nel 1791, l’editto del 1572, sviluppato e ampliato dai successori di riapertura di mons. Vincenzo D’Alfonso Orazio Montani (1591-1598), Tommaso nel 1848, le costituzioni e i programmi di Balbano (1599-1621), Silvestro Andreozzi insegnamento promulgati da mons. Giuseppe (1621-1648), subisce alterne vicende. Morticelli nel 1898. Riaperto dalla lungimiranza del Vescovo Ma soprattutto l’incidenza del Seminario di Vincenzo D’Alfonso nel 1848 ebbe protagonisti, Atri risulta attraverso le presenze di Ariodante tra gli altri, i professori Don Lino Romani, per Mambelli, così fortemente legato al nostro la eloquenza sacra e profana, nominato poi Risorgimento, Gabriello e Rodolfo Cherubini Rettore, Don Ariodante Mambelli per la filosofia che illustrano di nuovo la storia di Atri, con la e la matematica, Gabriello Cherubini per le riscoperta degli Acquaviva, e di un rinnovato lettere greche e Umanità, Rodolfo Cherubini municipalismo grazie alla amicizia degli eruditi per lettere greche e latine. tedeschi, in particolare di Theodor Mommsen. notizie dalla delfico - 1-2/2009 55
Presenze che preludono al decisivo contributo Francesco Brunetti, Sacra ac Profana Apru- storico e storiografico di Luigi Sorricchio, e tii monumenta. Fragmenta, a cura di Roberto delineano una vitale attività culturale cittadina Ricci, Provincia di Teramo, Biblioteca Provin- perdurante tra Ottocento e Novecento fino a ciale “M. Delfico”, Teramo 2008, pp. XXIII – Luigi Illuminati. 115, s.i.p. Ancor più lo studio di Di Giannatale Quasi in punta di piedi, l’abitus del culto rinverdisce con profitto il ruolo e la funzione dei del documento è cucito addosso al curatore Seminari attraverso la attuazione del Tridentino dell’opera, Roberto Ricci, anche nella normale nelle nostre diocesi, e la stessa modulazione deambulazione quotidiana, portando o riportan- della “Ratio studiorum” di Padre Claudio do di nuovo un po’ tutti noi a tale venerazione Acquaviva nei mutati contesti sociali e culturali Non è una dimensione riduttiva. In tempi in- della modernità. certi resta quasi unico terreno sicuro e solido. E ancora quanto le città vescovili di Teramo, Ci difenderà dalle mutevoli mode, punto di arri- Atri, Campli, Penne segnano il territorio nella vo o ennesima falsa partenza di tanti, di troppi. formazione spirituale e cetuale specialmente in Il polverone da loro sollevato sembra offu- età moderna attraverso i Seminari, i conventi, scare, quasi annullare il lavoro serio. L’eroe i luoghi comunque di riflessione, di studio, di Francesco Brunetti segue sempre, direttamente pietà. o indirettamente, Campli farnesiana o la storio- Non secondaria la fondazione dei Passionisti grafia abruzzese. ad Isola del Gran Sasso (1839-1847) e la Quasi una guida ed un’esortazione ad anda- presenza di S.Gabriele dell’Addolorata. A re avanti. “Due anni interi camminai luogo per riguardo Di Giannatale ha avviato accurate e luogo l’Abruzzo”, così Brunetti. Poi aggiunge inedite ricerche, che speriamo presto conoscere - anche lui ha bisogno di una auctoritas per e apprezzare nella sua interezza, unitamente a giustificare tanta erudita fatica - “in un servizio una sintesi del suo lavoro più che ventennale, rilevante del Re”. ormai credo, necessaria. A Roberto Ricci sembra giungere in aiuto il Uno studio utile perché farà emergere ancora mutato clima della ricerca storica. il problema della istruzione pubblica e privata Forse non era necessario. I recenti conversi nell’Ottocento, con le ritrovate differenze, e ad indirizzi più ragionevoli sono stati gli alfieri diffidenze (anche di recente Di Giannatale si è della storia delle strutture, di una ricerca quan- soffermato con un apposito saggio sul controllo titativa presto abbandonata. Questo salutare dell’istruzione ecclesiastica da parte dei primi esercizio non conveniva ai frettolosi. Forse per governi unitari sul Seminario di Teramo) e nello stanchezza congenita, nel documento, impervio stesso tempo come dialettica e complementarietà da decifrare, solo apparentemente non gratifi- delle istituzioni per un continuo affinamento cante, pochi hanno continuato ad addentrarsi. formativo ed educativo. Bello invece camminare a lungo. Un fiore, un Questo, credo, è il terreno di una riflessione fungo, anche uno solo a volte, premierà la lun- originale e, nello stesso tempo, specifica perché ga marcia più di un facile raccolto in tempi di interessa proprio il nostro territorio provinciale effimera abbondanza. Conoscere una singola rispetto alle scelte generali già note, con le collina è già impresa difficile. accettazioni e le mediazioni possibili. Una storia della istruzione pubblica e privata La sola area di Campli ha bisogno di soli- presente già “in nuce” con questo importate tari, pazienti ricercatori. Il tempo galantuomo contributo. li premierà. Sappiamo bene come la nuova nu- merazione dei fuochi, lo spunto originario della ricerca del Brunetti, avesse uno scopo fiscale. Roberto Ricci Poi approdò ad una resa. I sudditi del tempo 56 notizie dalla delfico - 1-2/2009
non potevano, non sopportavano, un’ulteriore nia. Così segnala al lettore l’errato etimo se non pressione fiscale. Fosse o non fosse risponden- la cantonata sull’origine di Colonnella, ricorda te alla realtà, anche la precedente numerazione a tutti come essa fosse lì prima ancora di essere dei fuochi, in base ad essa si imponevano le tas- al confine del Regno di Napoli, quindi non Co- se ed in particolare l’acquisto obbligatorio del lonne d’Ercole quasi a difesa del Regno. sale era già considerata eccessiva rispetto alla Il Brunetti “ non badò ch’era edificata prima loro capacità contributiva. Restò il risultato del che il Reame fosse istituito, e colà terminato”. lungo faticoso viaggio del Brunetti. È il punto Con senso dell’umorismo e altrettanta sottile di approdo, speriamo solo temporaneo, della e garbata ironia il curatore dell’opera registra. stessa ricerca di Roberto Ricci. Per ricostruirlo, Tuttavia troppi ricorsi da parte sua ai cosiddetti per renderci questi “Fragmenta”, ha anch’egli “omenovi”. Ma, ricordo, al buon e fin troppo camminato tanto attraverso le carte, i mano- educato e rispettoso Ricci, sono costoro già tra- scritti mutili talvolta di non facile lettura. Lo montati. hanno accompagnato eruditi e studiosi, contem- Per fortuna, aggiungo. Certe opere, nel con- poranei del Brunetti, e giù fino al Savini. Tutti fronto con i ben più robusti e duraturi Antinori, ricordati con gratitudine ed amore. Ventitrè pa- Palma e con lo stesso rigoroso Savini, insegna- gine di bibliografia ordinata cronologicamente no davvero? Altri documenti sono stati davve- nel secondo volume, costituisce i Fragmenta, ro consultati ed assimilati criticamente? Siamo e accuratissimi indici onomastici e toponoma- davvero in presenza di nuovi costruttivi contri- stici in entrambi i volumi. Una dura fatica. Ne buti? Sia quel che sia, da parte del nostro curato- valeva la pena. Nella bellissima sub – regione re Roberto Ricci, ciò ci interessa, i nessi con la di Campli vi vissero generazioni di Brunetti cultura del tempo, con la stessa decadenza se non fra gli altri, da sola illustrata con le sue Chiese, trascurato abbandono da parte dei successori di istituzioni, governi, notizie di antichi archivi, Brunetti, sono tutti pazientemente ricostruiti. Ri- l’immagine di una Italia seria, colta, purtroppo vivono ai nostri occhi Luciano Camarra di Chie- poco conosciuta, meritava la fatica e la dotta ti, il suo concittadino Niccolò Toppi, i napoleta- impresa. Quella di Francesco Brunetti e del suo ni Bartolomeo Chiocchiarello e Carlo De Lellis. appassionato curatore. Viene ribadito, era stato già sottolineato in un Il percorso materiale ed umano del Brunet- altro lavoro del Ricci, l’incoraggiante rapporto ti viene seguito, fra l’altro, attraverso le dotte e gli stimoli suggeriti dall’opera dell’Ughelli. note dell’Antinori e poi del Palma. Del primo Ricordati gli interessanti profili di personaggi bisogna avere un gran rispetto non esente da un e famiglie dell’amata Campli. La consultazione reverenziale timore. Questa sorta di Muratori, da parte di Brunetti di archivi privati ed opere Aquilano, di origini bolognesi se non fiorenti- oggi scomparse. La ricchezza materiale di Cam- ne, si noti bene, aveva avuto una fondamentale pli sottolineata dal Palma, altro illustre concit- frequentazione napoletana. Tutti questi per- tadino, riappare ai nostri occhi con le semplici, sonaggi, incluso lo stesso Brunetti non erano argute parole dell’acuto prelato nella narrazione espressione di una cultura provinciale. del sacco da parte del Guisa nel 1557. Ne fecero le spese “le vettovaglie (trovate) Dunque Ludovico Antonio Antinori ricono- in abbondanza e vini generosi di ogni sorta e sce allo studioso di Campli il merito di un’opera perfetti e vecchi infino a trent’anni”. in cui “si prefisse di rammentare tutti i castelli Tutto è frutto di una ricostruzione segno di esistenti o distrutti, le loro insigni memorie sa- lenta maturazione. cre e profane, antiche e recenti… senza indica- Proprio come i vini citati dal Palma. Ricci re il minimo castelletto se prima non lo avesse aveva già ripercorso la rete familiare dei Bru- veduto…”. netti. Era questa la forza e il limite della classe Poi però non gli risparmia i suoi appunti, dirigente italiana del passato. “Protagonista del buttati là col solito garbo ed un pizzico di iro- cosiddetto ceto oligarchico locale su base cen- notizie dalla delfico - 1-2/2009 57
sitaria”, questa famiglia “avrà ambizioni politi- fatto di cronaca accaduto nella Parigi di Luigi che e culturali non soltanto locali grazie ad ami- Filippo e ricostruito su un impianto narrativo cizie stabilite tramite i Farnese e gli Acquaviva curatissimo in ogni sua parte. con i poteri del periodo”. Il limite di questo ordito cauto ed accorto si Il dipinto bello ed enigmatico di Marino coglie negli stessi criteri ai quali dovrebbe ispi- Melarangelo, in antiporta, e il bel prologo sul rarsi ed attenere lo storico. Carnevale parigino anticipano l’atmosfera in- È sempre l’attento Ricci a ricordarlo in un quietante che pervade l’intera vicenda. Ne sono precedente lavoro, anche questo un tassello de- protagonisti i coniugi Fanny Sebastiani e Théo- gli sviluppi presenti. “ Nel compositor dell’hi- bald duca di Choiseul-Praslin, rampolli di an- storia desiderarsi l’ingegno più maturo che tiche e aristocratiche famiglie, il cui matrimo- acuto, accompagnato da un pesato giudizio, e nio dall’iniziale idillio, nel giro di pochi anni, dal buon abito della prudenza”. Così il gesui- evolve prima in difficile convivenza e quindi in ta Agostino Moscardi, docente di eloquenza al ragnatela che tutto imprigiona e uccide. Collegio Romano, nella sua “Arte historica” del Sullo sfondo, una fitta schiera di personaggi, 1636. familiari, amici, servitori - che partecipano in Da essa il Brunetti trarrà una sua filosofia ci- varia misura all’evolversi dei fatti. Intervengo- vile, come anticipato brillantemente dallo stes- no, nella parte finale, persino due celebri lette- so Ricci in “L’opera di Francesco Brunetti nella rati come Cousin e Hugo che in un appassiona- storia e nella storiografia d’Abruzzo” (1997). to carteggio si scambiano notizie e impressioni È un ritratto quasi perfetto dell’uomo ba- sull’accaduto, rivelando particolari illuminanti rocco. Purtroppo sopravvisse ancora nel tardo e svelando, nell’ultima pagina, il mistero na- Settecento ed oltre. Sarà stroncato, dovrà sop- scosto dietro il delitto di cui si narra. portare la prova degli effetti della Rivoluzione La storia è raccontata attraverso lettere e Francese prima, del Romanticismo poi. pagine di diario. Documento dopo documen- Era ormai inadeguato, forse lo era già ai tem- to si assiste al corrompersi del rapporto della pi dello stesso Brunetti. coppia in un reciproco scambio di accuse che, Figuriamoci la tempesta, soprattutto le tem- reali o pretestuose che siano, caricano di ten- peste scatenate, in particolare nei cuori femmi- sione l’ambiente. Con l’arrivo dell’istitutrice nili, dall’arrivo in Italia di ”fini” ribelli quali il Henriette, la situazione di fatto precipita. Alla Byron quasi due secoli più tardi quando questa violenta gelosia di Fanny, Theobald oppone un “rete” abilmente, troppo educatamente e cauta- crudele quanto incomprensibile “regolamen- mente, costruita si ostinava ancora a sopravvi- to familiare” che tende a limitare fortemente i vere. contatti della madre con i propri figli, affidan- do alla istitutrice ogni potere. Di fronte a una Gennaro Incarnato tale decisiva soluzione, per Fanny Sebastiani, esclusa e perdente, non resta che affidarsi alla Aida Stoppa, Delitto nel cuore, Lanciano, preghiera, preghiera verso Dio, verso il marito Carabba, 2008, pp. 227, e 18,00. Theobald (suo amore perduto), e persino verso l’istitutrice Henriette che di volta in volta sono i Uno dei pregi più rilevanti di Delitto nel destinatari delle sue insistenti, disperate richie- cuore, romanzo di Aida Stoppa, è nella bellezza ste che mai trovano accoglienza. della scrittura. È un piacere attraversare queste Viene qui usato e ottimamente proposto un pagine di mozartiana perfezione, se così può raffinato tema letterario, quello del lamento da- dirsi, dove la leggerezza delle parole si poggia vanti alla porta chiusa dell’amante, (il cosiddet- su di un fraseggio incisivo e sui ritmi incalzanti to “paraclausithyron”, letteralmente “davanti di un racconto tanto drammatico quanto avvin- alla porta chiusa”), motivo ricorrente nella let- cente, che trae libera ispirazione da un celebre teratura classica e medievale che qui finisce per 58 notizie dalla delfico - 1-2/2009
comprendere anche una delle più suggestive va- quelle degli Atridi, dei Pelopidi, dei Labdacidi, rianti, quella del “dialogo con la porta chiusa” il soffio dell’implacabile Anànche” (p. 193). o, anche, del dialogo con chi di quella porta è Solo l’ultima pagina del libro, nel contesto a guardia (in questo caso l’istitutrice Henriette) di un imprevedibile colpo di scena, svelerà fi- cui si chiede invano di intercedere. nalmente il grande segreto che incombeva sulle Se fin dall’inizio il lettore sa che un terribile vite dei personaggi. A questo punto, completato delitto verrà commesso, “un delitto nel cuore” l’inventario dei fatti in gioco, resterà al lettore come lo stesso titolo rivela, tuttavia nulla lascia il compito e la responsabilità di valutare auto- presagire chi ucciderà e chi sarà ucciso. Ciascu- nomamente la storia terribile che ha ascoltato e no dei personaggi sembra capace di qualsiasi di districarsi tra le maschere e i velami che con- gesto in qualunque momento. Chiunque ha tito- fondono ragione e delitto, vittime e colpevoli, lo e motivo per uccidere, chiunque sembra su- vivi e morti. scitare nell’altro un odio bastante all’omicidio. Aida Stoppa: scrittrice “di parole e di cose”, Nell’economia del romanzo e nella logica di forma e di contenuto, proviene da una lunga di una narrazione polifonica priva di un io nar- militanza nella didattica e nella critica d’arte. rante, risulta tuttavia centrale la figura della du- Dopo i significativi riscontri avuti nel campo chessa, alla cui voce sembra lasciato uno spa- della narrativa, raggiunge uno straordinario zio privilegiato. La sua è la voce del rimpianto. risultato con questo romanzo, frutto al tempo Come stregata da un beffardo specchio di Nar- stesso di felice intuizione e di rigoroso metodo ciso che irride alla condizione presente, Fanny di lavoro. Disegnato con cura artigianale, “De- rimpiange il tempo dell’infanzia ormai lontano, litto nel cuore” unisce al fascino della ricostru- rimpiange la bellezza perduta, rimpiange anche zione storica, realizzata con singolare capacità il luogo della breve felicità familiare che pure visionaria, una emozionante suspense che resta ha vissuto, luogo identificato nella splendida te- viva fino alla fine. Su questo punto l’autrice nuta di Vaux le Vicomte, proprietà di famiglia. gioca quasi alla pari con il lettore e lungo la E se nei giardini di Vaux riconosciamo tut- narrazione non teme di rivelare indizi e allusio- te le caratteristiche del “locus amoenus” (“Ho ni sulla vera natura dell’enigma nascosto, per sempre davanti agli occhi - scrive una delle poi rimescolare subito le carte, in attesa di un amiche di Fanny - il parco sontuoso, i corsi finale che giungerà assolutamente inatteso nei d’acqua pura, il castello con i suoi splendori modi e nei contenuti. regali, le vetrate aperte sui giardini”, p.57), dobbiamo riconoscere anche il suo contraltare, Fausto Eugeni il “locus horridus”, rappresentato qui dalla fa- miglia stessa, trasformata in una potente trap- Raffaello Ajello, Eredità medievali. Parali- pola nella quale gli abitanti della casa cadono si giudiziaria. Profilo storico di una patologia prigionieri. italiana, Collana “Frontiera d’Europa: Studi e In questo mondo alla rovescia nel quale in- Testi”, Napoli, Istituto per la storia sociale del timità ed estraneità finiscono per coincidere Mezzogiorno, 2008. l’identità di ciascuno appare fortemente distor- ta. Nessuno dei personaggi si riconosce nell’im- La Collana “Frontiera d’Europa”: Studi e magine esterna che di essi gli altri si sono for- Testi, dell’Istituto per la Storia sociale del Mez- mata e, di fatto, nessuno sembra capire cosa re- zogiorno, si arricchisce ora di un nuovo e fon- almente stia accadendo mentre una verità fatale damentale contributo di Raffaele Ajello. Questi e inafferrabile sovrasta minacciosa tutto e tutti. firma il volume, il terzo, dopo quelli già editi L’autrice fa dire al personaggio Victor Hugo, in nell’ultimo triennio: il primo, curato da chi scri- una delle lettere inviate all’amico Cousin, “Su ve (Romualdo de STERLICH, Lettere a Gio- questa famiglia soffia un vento che ricorda le vanni Bianchi 1754-1775, a cura di Giuseppe sventure delle grandi famiglie greche antiche: F. de Tiberiis, A.T.E., Napoli 2006; il secondo notizie dalla delfico - 1-2/2009 59
dovuto a Dario LUOGNO (Consensus gentium, vesiana, e le sue analisi realistiche, non si è più criteri di legittimazione dell’Ordine giuridico tenuto conto della sua diagnosi e non si è nep- moderno, A.T.E., Napoli 2008, in due volumi). pur tentata un’efficace terapia: la storiografia Il lavoro che viene presentato ora costituisce la giuridica italiana ha trasformato la requisitoria sintesi del pensiero dell’Autore maturato nella in un’apoteosi. Le Università presentano ai gio- riflessione sulla crisi attuale degli ordinamen- vani giuristi l’immagine di un costante primato ti giuridici e sui precedenti storici che l’hanno che la nostra civiltà avrebbe saputo mantenere causata; riflessione e sintesi che vengono da in Europa dall’antichità romana in poi, attraver- lontano, dagli anni di docenza nella Cattedera so le barbare traversie successive. universitaria napoletana e dalle magistrali lezio- È un quadro che non corrisponde miniman- ni dei suoi precedenti scritti. In questo ultimo te alla realtà; alcune riforme di struttura furono saggio del Maestro (Professore Emerito di Sto- suggerite dalla cultura illuministica d’indirizzo ria del Diritto italiano nell’Università Federico anglo-francese e poi imposte dalle armi napole- II di Napoli) sono esposti i risultati di un’ampia oniche: sono in gran parte fallite, mentre ancora inchiesta storica diretta a dare risposta alla con- dominano mentalità vecchie. La diagnosi idil- trapposizione tra la realtà del presente e l’apo- liaca della storiografia contrasta con le difficol- logia del passato sovente falsa e derivata da in- tà che al presente attraversa l’attività giurispru- teressi fin troppo trasparenti. Antonio Genovesi denziale nel nostro Paese sia nel processo civile, e la sua scuola furono i più efficaci autori e dif- dove si è messa in dubbio e quasi dissolta ogni fusori della diagnosi critica su cui si fondò il Ri- certezza, sia nel penale, dove è posta in ombra, sorgimento italiano, e che fu molto attenta alle fino alla vanificazione, la funzione preventiva condizioni primitive della Giustizia, argomento delle pene, e dove si attua sovente un regime che l’Abate salernitano approfondì nel suo De che i giuristi europei del Settecento definivano Jure ac officiis epitome. Sull’idea di Nazione e “misericordia crudele”. È questa l’espressione di indipendenza insistette il Genovesi in una let- di un idealismo formalistico, fondato sul segre- tera al pennese Giuseppe de Sanctis del 3 ago- to e sull’arbitrio di pochi e tipico dell’astratto sto 1754: “Amico, cominciamo ancora noi ad spiritualismo medievale. Recenti statistiche in- avere una Patria e ad intendere quanto vantag- ternazionali, convalidate dalle massime autorità gio sia per una Nazione avere un proprio Prin- italiane, pongono purtroppo la nostra macchi- cipe”. Siamo, con questo, in Pieno Risorgimen- na giudiziaria tra le meno efficienti del sistema to (Cfr. Domenico FORGES-DAVANZATI, giudiziario europeo. Lettere familiari dell’Abate Antonio Genovesi, Durante l’antico regime un grave limite ca- nella Stamperia Raimondiana, presso Domeni- ratterizzava tutti i valori: la loro natura dedut- co Torres, Napoli 1774, tomo I, lettera XXIV, tiva, non sperimentale. Tuttavia l’induzione, pp. 95-96; nella edizione milanese più accessi- ossia la loro provenienza dal basso, dalla so- bile curata da Gennaro Savarese per Feltrinelli cietà civile, pur non potendo essere dimostrata nel 1962, la lettera è alle pp. 88-89). Genovesi poiché era irrealizzabile al tempo il suffragio dimostrò gli obbrobri e le infamie dell’intero si- universale, era già vigente nelle società politi- stema economico-giuridico d’antico regime e le che più evolute, in primo luogo in Inghilterra sue accuse furono poi esaltate dal Carducci e da ed in Francia, come quelle che avevano vissu- Giovanni Gentile come le premesse dello spi- to molti secoli di organizzazione centralizzata rito risorgimentale. Grazie al pensiero dell’età di interessi collettivi e di vita in comune; ma del Risorgimento, fondato su una critica molto certamente non in Italia, frammentata sul piano severa del passato medievale e rinascimentale delle istitutizioni politiche e degli ordinamenti. specialmente in campo economico e giuridico, Anche Oltralpe fu spesso assai aspro lo scon- le condizioni italiane di vita hanno realizzato un tro tra due valori provenienti dalla sfera ideale enorme recupero dal 1861 ad oggi. Ma, negli astratta, dedotti dalla metafisica: la sovranità ultimi ottant’anni, dimenticata la lezione geno- politica e l’amministrazione della giustizia; ma 60 notizie dalla delfico - 1-2/2009
quella dialettica si è placata quando il governo ti né espressi dal suffragio popolare. È questa è diventato espressione diretta della volontà ge- una conseguenza della molto breve esperienza nerale, cui la Magistratura ha dovuto adeguarsi. dell’organizzazione rappresentativa a sud del- In Italia, dalla svalutazione del rapporto tra la le Alpi e di arretratezza nella vita politica, che base sociale ed il ceto chiamato alla gestione ancora non riesce ad impersonare gli interessi pubblica, è derivata la richiesta dell’Ordine giu- comuni. diziario di “supplire” la funzione politica nel perseguimento di progetti autonomi, non sorret- Giuseppe F. de Tiberiis notizie dalla delfico - 1-2/2009 61
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