RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - venerdì 6 marzo 2020

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 6 marzo 2020

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Quarantena finita per i primi quattro. Stretta sui controlli nelle case di riposo (M. Veneto, 2 articoli)
I contagiati salgono a 23 Un caso sospetto all'Itis: scatta lo stop alle visite (Piccolo)
«Questa malattia umilia gli anziani. Mica sono inutili» (Piccolo)
I medici di base ai cittadini: «Non venite in ambulatorio» (Piccolo)
Coop, in 3 mila senza lavoro: gli stipendi possono slittare (M. Veneto)
E alla Flex parte la cassa integrazione fino a giugno (Piccolo)
Quando il virus bussa in fabbrica: ecco cosa fare per evitare guai (M. Veneto)
In Fvg grande paralisi di negozi e turismo: ko il 75% delle aziende (Piccolo)
Dipendente ammalata in Comune a Staranzano. Blindati a casa altri tre (Piccolo)
Scuole chiuse e figli a casa: rette scontate alle famiglie (Piccolo)
Teledidattica rallentata dalla banda larga, inefficace in molte zone (M. Veneto)
Industriali Fvg con Bonomi. Ma resta l'incognita Illy (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 10)
Stato di agitazione alla Sirti: proclamato anche lo sciopero (M. Veneto Udine)
Dentesano non supera la crisi, è fallito (M. Veneto Udine)
Fvg Strade: ponte Fella in ritardo, la colpa è di Comuni e imprese (M. Veneto Udine)
Piano anti-crisi al Ponte Rosso. Soluzioni azienda per azienda (M. Veneto Pordenone)
Ecco materie prime e saldo della paga di gennaio: la Colombin respira (Piccolo Trieste)
I sindacati e Serracchiani in campo sugli sfratti Rfi (Piccolo Trieste)
Le assunzioni in agenda 106: la Municipale ne prende 26 (Piccolo Trieste)
Cgil: «Il piano di A2A è concreto. Chiederemo impegni vincolati» (Piccolo Gorizia-Monfalcone, 2
art.)Autotrasporti e mondo del lavoro: «Una ricchezza per la nostra città» (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Bini: «Il Comune chiarisca se vuole le Terme marine» (Piccolo Gorizia-Monfalcone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)

Quarantena finita per i primi quattro. Stretta sui controlli nelle case di riposo (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - L'emergenza sanitaria non è assolutamente finita - anzi -, ma nella gestione della crisi
legata alla diffusione del coronavirus in Friuli Venezia Giulia c'è una prima, per quanto piccola, nota positiva
ed è legata alla fine della contumacia domiciliare per quattro persone che dopo i quattordici giorni di
isolamento - dalla data del contatto con il contagiato, evidentemente proveniente da fuori regione date le
tempistiche - sono potute tornare alla "vita normale".Ieri, intanto, il vicepresidente Riccardo Riccardi ha
incontrato i vertici delle case di riposo della regione per fare il punto della situazione e aumentare la
sorveglianza nelle strutture. È palese, infatti, la preoccupazione dei vertici sanitari per l'eventuale contagio
di una o più persone anziane perché, come noto, il coronavirus è potenzialmente letale soprattutto nelle
fasce d'età più avanzate. Al termine dell'incontro le principali residenze per anziane hanno comunicato le
nuove disposizioni. La Quiete di Udine, ad esempio, ha reso noto di aver interrotto l'accesso ai visitatori e di
aver istituito un punto informazioni con due numeri di telefono dedicati, allo scopo di tutelare la salute dei
propri residenti, del personale e della comunità. Lo stesso discorso, quindi, vale per l'Azienda di servizi alla
persona "Casa per anziani di Cividale" che annullerà, pure, tutte le uscite degli ospiti, a eccezione
ovviamente di quelle sanitarie già programmate e improrogabili. Per quanto riguarda Sereni Orizzonti,
inoltre, nelle residenze del gruppo da giorni hanno libero accesso soltanto i collaboratori aziendali: direttori
amministrativi e sanitari, infermieri, operatori socio-sanitari, psicologi, addetti alle cucine e alle pulizie. Per
quanto riguarda il conto dei contagi, andando oltre, il totale a ieri sera ha toccato 23 unità con l'aumento di
un contagiato rispetto a mercoledì. Anche in questo caso si tratta di un cittadino residente a Remanzacco e
correlato all'ormai "famoso" convegno dell'università di Udine. A proposito di Remanzacco, quindi, pure
due dei quattro casi registrati nella serata di mercoledì sono di residenti nel Comune. Tra questi, uno è l'ex
sindaco della cittadina friulana Dario Angeli. Gli altri due episodi di positività, invece, portano a Tavagnacco
e a Precenicco con la Regione che sta ricostruendo l'iter professionale e personale delle due persone negli
ultimi giorni per capire il "ceppo" da cui ha avuto origine il contagio. Con il caso di ieri, dunque, sono 13 i
contagiati in provincia di Udine - di cui due ricoverati in ospedale -, 5 a Trieste - sempre con due ricoverati,
tra cui il consigliere regionale Igor Gabrovec - e altrettanti a Gorizia.
Anche la Quiete sospende le visite. «Preoccupati per i nostri parenti»
testo non disponibile

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I contagiati salgono a 23 Un caso sospetto all'Itis: scatta lo stop alle visite (Piccolo)
Marco Ballico - Il contatore del coronavirus in Friuli Venezia Giulia sale ancora. Il totale è di 23 contagiati (5
a Trieste, 5 a Gorizia, 13 a Udine) dopo i 5 nuovi casi resi noti ieri, giorno in cui la Regione ha comunicato
che il lavoro d'aula, interrotto per la positività del consigliere Igor Gabrovec, resterà paralizzato fino al 22
marzo, mentre è già pronto un pacchetto di misure a favore dei dipendenti: dal lavoro agile alle deroghe
sulle assenze dal lavoro per gravi motivi. Dall'Itis di Trieste, in serata, è poi arrivato lo stop alle visite agli
oltre 400 ospiti della struttura assistenziale: si teme la positività di una operatrice. Riccardo Riccardi,
assessore regionale alla Salute, continua ad aggiornare dal fronte dell'emergenza. Ieri, in videoconferenza
con i quattro prefetti, ha informato che i sintomi manifestati su un treno regionale Venezia-Trieste dalla
donna di Lodi fatta scendere a Udine e trasportata in ambulanza al Santa Maria della Misericordia non
erano riconducibili al virus. Insieme a Mauro Stradi, rappresentante della Federazione italiana pediatri, è
stato lanciato anche un appello alla politica al fine di semplificare alcune procedure, per arrivare ad
esempio quanto prima alla sdematerializzazione delle ricette. «Oggi - ha spiegato Franzin - il paziente deve
venire in ambulatorio a ritirare il promemoria cartaceo, un passaggio che non dovrebbe servire. Anche per il
certificato di malattia, magari per una persona che è stata operata, è tutto demandato al medico di
medicina generale che deve rilasciare il documento per l'Inps: serve limitare queste situazioni»...

«Questa malattia umilia gli anziani. Mica sono inutili» (Piccolo)
Un ritornello «offensivo», dicono a una voce sola i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil. Nel mirino la
distrazione del messaggio di un Covid-19 letale solo per i vecchi. Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil del Fvg, con i
segretari Roberto Treu, Renato Pizzolitto e Magda Gruarin, scrivono una lettera aperta contro chi «umilia i
tanti anziani italiani e della regione, dove più di un cittadino su 4 ha più di 65 anni e ben 100mila persone
superano gli 80, collocandosi in quella fascia dove la mortalità del coronavirus, dati alla mano, sfiora il
15%»I morti, riassumono, «non sono numeri». E gli anziani non vanno percepiti «come persone dalla scarsa
rilevanza sociale». Al contrario, il loro è un ruolo indispensabile a sostegno delle famiglie, «che senza l'aiuto
di un nonno non potrebbero conciliare lavoro e vita privata, crescere i figli, specie in questi giorni di
chiusura di scuole e spazi di aggregazione», Treu, Pizzolitto e Gruarin lanciano anche un allarme sulla
situazione degli anziani non autosufficienti assistiti a domicilio e nelle case di riposo: «Per loro, e per il
personale che li assiste, sono indispensabili nuove regole».--M.B.

I medici di base ai cittadini: «Non venite in ambulatorio» (Piccolo)
Andrea Pierini - Sale d'attesa piene, mancanza di chiarezza sulle norme e presidi sanitari carenti. L'Ordine
dei medici, la Federazione dei pediatri, i Medici di medicina generale e quelli della continuità assistenziale
rilanciano l'invito alla popolazione a non affollare gli ambulatori visto che, peraltro, tre medici di base sono
stati costretti a stare in quarantena a seguito del contatto con alcuni pazienti che avevano contratto il
Covid-19. Dino Trento, presidente dell'Ordine di Trieste, ha ricordato che «questo è un momento in cui
nessuno può tirarsi indietro. Abbiamo avuto tre medici in quarantena, in Italia sono 70: questo significa che
100 mila cittadini non hanno il proprio punto di riferimento. Purtroppo dopo un avvio ottimo le persone
sono tornate ad affollare gli ambulatori e questa non è una cosa buona. In caso di dubbi bisogna contattare
il proprio medico al telefono». La Regione Fvg ha attivato il numero 800500300 per le richieste di
informazioni mentre per le emergenze è sempre operativo il 112. Francesco Franzin, della Federazione
italiana medicina di famiglia, ha aggiunto che «ci sono pazienti che si recano in ambulatorio anche con la
febbre. Questo significa non seguire le raccomandazioni mettendo a rischio i medici che sono indispensabili
per la prima assistenza sanitaria».

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Coop, in 3 mila senza lavoro: gli stipendi possono slittare (M. Veneto)
Maura Delle Case - La temporanea sospensione dei servizi educativi dell'infanzia e delle attività didattiche in
tutte le scuole di ogni ordine e grado non ha costretto forzatamente a casa solo studenti e corpo
insegnante, ma anche i tanti lavoratori a libro paga delle cooperative che nelle scuole forniscono servizi in
appalto.Educatori, figure tecniche e ausiliare occupate in cucine, mense, nelle attività di pulizia e
sorveglianza. Un esercito che in Friuli Venezia Giulia conta circa 3 mila lavoratori ed è composto
principalmente da donne, circa il 60 per cento, che ora rischia non vedersi corrispondere lo stipendio
relativo al periodo di inattività "forzata". «Si tratta di personale che al momento è stato messo in
sospensione essendo chiuse le strutture scolastiche ed educative all'interno delle quali generalmente opera
- spiega il segretario di Fisascat Cisl Fvg, Athos Di Stefano -. In assenza del servizio, le cooperative non
possono fatturare all'ente appaltante (si tratta in genere del Comune sul quale insiste l'istituto) il che si
ripercuote sul personale che a quel punto non può essere pagato».Il problema si è generato con l'ordinanza
firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza, e dal presidente della Regione Massimiliano Fedriga,
che imponeva una prima sospensione dei servizi scolastici in Friuli Venezia Giulia, per poi essere aggravato
dal decreto legge appena licenziato dal Governo giallorosso che ha esteso lo stop delle lezioni fino al 15 di
marzo. Sindacato e associazioni di categoria si sono confrontati martedì e hanno sottoscritto ben 20 accordi
per altrettante coop attive in regione che forti di queste intese potranno ora rivolgersi all'Inps per l'accesso
al fondo di integrazione salariale. In caso di accoglimento positivo della domanda, il fondo coprirà la parte di
retribuzione persa da ogni lavoratore, a seguito della sospensione oraria, per l'80 per cento lordo del
valore.Il punto è stato fatto come detto martedì da Emanuele Iodice (Fp Cgil Fvg), Fiorella Luri (Fp Cisl),
Athos Di Stefano (Fisascat Cisl Fvg), Paolo Bernardis (Uil Fpl Fvg) insieme a Federica Visentini di Legacoop e
a Tania Vescul e Paolo Tonassi di Confcooperative, d'accordo sull'emergenza che sta vivendo il settore e
sulla necessità di ricorrere immediatamente al fondo d'integrazione salariale. Firmate le intese, ora la palla
passa alle cooperative che dovranno inviare le rispettive richieste all'Inps, per via telematica, allegando gli
accordi sottoscritti da sindacati dei lavoratori e associazioni di categoria. L'auspicio è che l'Istituto proceda
poi, una volta ricevute le richieste, con sollecitudine.«Se tutto andrà bene, ci vorranno almeno una trentina
di giorni. Ma il grosso problema - conclude il rappresentante della Cisl Di Stefano - non sarà tanto sulla
busta paga di febbraio, che verrà pagata tra il 10 e il 20 di questo mese con una decurtazione di qualche
giorno (le scuole sono state chiuse, al netto del ponte delle Ceneri, dal 27 febbraio), ma su quella di marzo,
in pagamento ad aprile, che per effetto del decreto legge appena approvato praticamente dimezzata».

E alla Flex parte la cassa integrazione fino a giugno (Piccolo)

Flex è al momento l'unica azienda triestina a ricorrere all'ammortizzatore sociale in conseguenza a quanto
verificatosi in Cina con riferimento all'epidemia di coronavirus. L'altro giorno la direzione dello stabilimento
e le organizzazioni sindacali hanno firmato l'accordo per la Cassa integrazione ordinaria, che durerà 13
settimane a partire da lunedì 9 fino a metà giugno. Il provvedimento riguarda 485 addetti diretti, mentre si
sta definendo l'intesa anche per i quasi cento lavoratori somministrati con contratto "staff leasing". Il
segretario della Uilm Trieste-Gorizia, Antonio Rodà, ha spiegato che nelle prime due settimane il personale
sarà diviso in due gruppi da 240 unità per garantire l'alternanza nella gestione dell'ammortizzatore.
Nell'impossibilità di convocare un'assemblea, le modalità della Cigo sono state illustrate reparto per
reparto. L'approvvigionamento di materiale dalla Cina, che rappresenta l'80% di quanto lavorato da Flex per
Nokia, è crollato, al punto che il lavoro è sceso a meno della metà di quanto era stato programmato. Rodà
chiede alla Regione di fare il punto su Flex, per evitare che il ricorso alla Cassa diventi strutturale. --Magr.

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Quando il virus bussa in fabbrica: ecco cosa fare per evitare guai (M. Veneto)
Elena Del Giudice - Che cosa fare nel malaugurato caso in cui un dipendente sia positivo al coronavirus?
Quali procedure sanitarie vanno attivate? È necessario chiudere stabilimento e uffici e mandare tutti a casa,
oppure no? Quali disposizioni impartire al camionista che deve consegnare un carico in azienda? Sono
esempi di domande - e ce ne sono a centinaia - che gli imprenditori del Friuli Venezia Giulia, e non solo, si
stanno ponendo per essere nelle condizioni di affrontare al meglio questa emergenza. Ora quelle domande
hanno una risposta.«Mercoledì - spiega Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico e
vicepresidente di Confindustria Fvg - abbiamo avuto un incontro con l'assessore regionale alla Salute
Riccardo Riccardi proprio per approfondire i protocolli da attivare in caso di contagio all'interno di
un'azienda». In risposta alle esigenze degli industriali e in generale di tutte le imprese della regione, ecco le
linee guida per tutelare la salute negli ambienti di lavoro. Il documento, composto da una decina di pagine,
parte dalle definizioni, ovvero che cosa si intende per persona "ad alto rischio di esposizione" al Sars-CoV-2
per arrivare alle indicazioni per il datore di lavoro e i collaboratori, che sono le stesse già fornire a livello
nazionale a sostegno dello smart working, dove possibile, l'invito ad evitare riunioni e incontri, a
regolamentare gli spazi destinati alla ristorazione, a mantenere 1 metro di distanza tra le postazioni di
lavoro (ma anche in mensa), l'evitare i contatti stretti, il curare l'igiene delle mani. Seguono poi le istruzioni
sulla pulizia degli ambienti in caso di presenza di un addetto positivo al coronavirus. E ancora, se si presenta
al lavoro un dipendente con sintomatologia respiratoria, anche lieve, o asintomatico ma che dichiara di
essere stato in contatto nei 14 giorni precedenti, con un caso di Covid-19 «non va adibito ad attività
lavorativa, deve indossare una mascherina chirurgica e deve tornare a casa da dove contatterà il medico di
famiglia».Per il periodo che questa persona resta in azienda, deve restare lontano da altri soggetti presenti.
Se un lavoratore sviluppa febbre e sintomi respiratori durante la propria attività, gli addetti al primo
soccorso «dovranno indossare e far indossare al soggetto con i sintomi una mascherina e far allontanare
altri lavoratori o utenti, e chiamare il 112». Saranno le autorità sanitarie competenti a individuare i contatti
che la persona positiva al virus ha avuto in azienda e a disporre la misura della "quarantena". Seguono
indicazioni sulle trasferte all'estero o i rientri dall'estero, mentre - per chi non l'avesse fatto - si ribadisce
che è necessario l'aggiornamento del documento di Valutazione dei rischi in relazione, per l'appunto,
all'infezione da Sars-CoV-2, che preveda le procedure da adottare per la prevenzione e per la gestione di
eventuali casi. Le linee guida, che saranno trasmesse dalle associazioni di categoria alle singole imprese, si
sommano ad un capillare lavoro di approfondimento e di informazione che Confindustria Fvg, ma anche le
altre associazioni di categoria, hanno messo in campo in favore degli associati.«Ancora quando l'emergenza
coronavirus era confinata alla Cina - rimarca Agrusti - ci siamo mossi e abbiamo attivato un numero
telefonico dedicato per fornire informazioni e consulenza alle imprese, inizialmente rivolto a coloro che
temevano o avevano già problemi di approvvigionamento di componenti dal Far East. Col passare del
tempo il ventaglio delle richieste si è ampliato comprendendo le indicazioni su quali disposizioni
precauzionali adottare, quali i comportamenti più opportuni per la riduzione del rischio, il dettaglio delle
normative emanate... Devo dire - ancora Agrusti - che le aziende si sono mosse con grande responsabilità e
buon senso e hanno assunto subito comportamenti idonei a ridurre il più possibile il rischio».

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In Fvg grande paralisi di negozi e turismo: ko il 75% delle aziende (Piccolo)
Commercio e turismo, ma anche servizi alla persona, trasporto e agroalimentare. Sono i settori più
duramente colpiti dall'emergenza coronavirus secondo l'indagine del Centro studi Cna, che fotografa
l'impatto dell'epidemia sulle micro e piccole imprese. I dati sui primi effetti della crisi, relativi a un campione
di seimila piccole imprese del territorio nazionale, fotografano la medesima situazione che si registra in
anche in regione.Anche in Fvg quasi tre imprese su quattro accusano ricadute negative dall'emergenza
sanitaria provocata dal coronavirus. L'85% prevede un peggioramento dei risultati economici per il 2020. Il
68% ritiene molto probabile il ricorso ad ammortizzatori sociali. Trasporto persone e turismo i settori più
esposti. La rilevazione è stata effettuata dalla Cna presso micro e piccole imprese attraverso un
questionario che ha ricevuto 6.327 risposte. Il 72,4% delle imprese interpellate sta registrando effetti diretti
sulla propria attività in primo luogo come conseguenza della flessione della domanda, ma anche per
difficoltà nei rapporti con i fornitori e problemi logistici. Le maggiori criticità riguardano il trasporto persone
con il 98,9% che registra una drammatica contrazione della domanda. A seguire il turismo con l'89,9%, poi
moda (79,9%), e agroalimentare. La Cna regionale rileva, attraverso i suoi uffici e i contatti con le imprese
artigiane, la connotazione di drammaticità che sta assumendo soprattutto il settore del turismo: «Ci
riferiscono di continue cancellazioni di viaggi e pernottamenti nelle nostre località turistiche - afferma il
direttore Cna Fvg, Roberto Fabris - che fa il pari con il trasporto di persone, noleggio con conducenti, taxi. A
ciò vanno ad aggiungersi problematiche sul trasporto delle merci, che cominciano a risentire di qualche
anomalia sul territorio nazionale (zone rosse). Ma anche l'agroalimentare è coinvolto, così come registriamo
una contrazione dei servizi alla persona». Cna Fvg chiede che a livello nazionale si tenga conto della
specificità della regione, «perché siamo adiacenti a una zona rossa e rischiamo di avere molti dei problemi
del Veneto senza però ricevere aiuto specifico». Oltre a questa prima attenzione, sul piano regionale il
responsabile regionale della Cna, Fabris, fa presente che tra le imprese in difficoltà, in primis quelle dei
settori del turismo e del commercio, vanno comprese categorie al momento colpite in misura minore, ma
che stanno ugualmente soffrendo, quali servizi persona e trasporto.

Dipendente ammalata in Comune a Staranzano. Blindati a casa altri tre (Piccolo)
Tiziana Carpinelli - Non guarda in faccia nessuno, non risparmia i colletti bianchi, non fa sconti agli
amministrativi. Il più indesiderato degli ospiti, alla fine, ha varcato la soglia della casa di tutti i cittadini,
entrando direttamente nel cuore del palazzo municipale: ieri mattina il coronavirus è sbarcato a
Staranzano, piazza Dante 26. Lo ha certificato l'Azienda sanitaria, con notifica al Comune. Una dipendente
amministrativa, che non opera a diretto contatto con il pubblico, nel senso che non presta attività allo
sportello, è risultata positiva al test del Covid-19. Da lunedì mattina era a casa dal lavoro. Il suo contagio,
secondo quanto confermato ieri pomeriggio dal sindaco Riccardo Marchesan, «è riconducibile al ceppo
Hera». E «tre colleghi che hanno lavorato la settimana prima a stretto contatto con la dipendente sono stati
precauzionalmente messi in quarantena, benché in buona salute».Per tale motivo saranno ovviamente
assenti nei prossimi giorni...

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Scuole chiuse e figli a casa: rette scontate alle famiglie (Piccolo)
Laura Tonero, Marco Bisiach - «Nessuno dovrà pagare per un servizio del quale non sta usufruendo».
L'assessore all'Educazione del Comune di Trieste Angela Brandi, con le scuole chiuse per l'emergenza
coronavirus, sgombra il campo da ogni dubbio: «Alle famiglie dei bambini che frequentano i nidi (mille nei
comunali più altri 200 nei convenzionati, ndr) e i Sis pomeridiani dalla retta verranno defalcate queste
giornate di assenza forzata». Altro capitolo, che verrà gestito perseguendo lo stesso principio, riguarda la
retta per la mensa scolastica. Ogni giorno, attraverso le società Dussman e Camst, il Comune di Trieste
fornisce 10 mila pasti nelle scuole. «Anche in questo caso - spiega Brandi - per queste giornate di mancata
fruizione della mensa non chiederemo un euro. Chi ha già pagato in anticipo il servizio per l'intero anno
scolastico, si vedrà defalcare l'importo che fa riferimento a queste settimane dal versamento che farà per il
prossimo anno. Per chi invece non usufruirà più del servizio mensa comunale, è previsto un rimborso entro
la fine dell'anno scolastico». La macchina che "sforna" giornalmente i pasti ora si è fermata. Il Comune, in
assenza della prestazione, non pagherà le società per queste settimane a fornelli spenti. Così come non
verranno versate le rette relative a queste giornate alle strutture convenzionate. Un ente pubblico, fanno
notare in Municipio, non può pagare per un servizio che non è stato fornito. Lo stesso Codice civile
all'articolo 1463 prevede che, «nei contratti con prestazioni corrispettive, la parte liberata per la
sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta non può chiedere la controprestazione». «È una
situazione unica, attendevamo indicazioni dal Comune per capire come muoversi anche con i bimbi che
ospitiamo a regime non convenzionato», spiega Lara Timeus del nido "Mondo Incantato": «Nella struttura
abbiamo tre maestre ed è ovvio che i loro stipendi andranno versati». Un problema che non è indifferente a
Brandi, che auspica che «nella manovra sul deficit vengano previste misure a sostegno di queste situazioni,
così come per chi deve sostenere costi di baby-sitter». Anche a Gorizia, ovviamente, questi sono giorni di
asili chiusi e di genitori alle prese con il non facile compito di conciliare la gestione dei figli con il lavoro.
Anche per questo il Comune sta riflettendo sulle misure da adottare per cercare di venire incontro alle
famiglie. Dal punto di vista prettamente economico il calcolo delle tariffe dei servizi educativi del capoluogo
isontino prevede che, a seconda del numero di giorni in cui i bambini non usufruiscono del servizio durante
il mese, il costo totale da pagare per i genitori cali fino a un massimo del 50%. E dunque un primo aiuto, in
tal senso, c'è già. «Per il resto, ovvero per misure più importanti e incisive per agevolare le famiglie, ci
stiamo confrontando ma è prematuro sbilanciarsi», spiega l'assessore comunale al Welfare e ai Servizi
educativi Silvana Romano, riferendosi alla possibilità di prevedere ad esempio rimborsi completi delle rette
qualora la chiusura delle strutture per l'emergenza coronavirus si dovesse protrarre più a lungo, anche oltre
la metà di marzo: «Dovremo sicuramente valutare la situazione anche con l'assessorato al Bilancio, per
capire che tipo di margini di manovra esistano. In ogni caso credo che in questo momento, al di là del dato
economico e del pagamento delle rette, il grosso problema delle famiglie sia la gestione dei figli con scuole
e asili chiusi, ed essendo io stessa una nonna so bene quali sono le difficoltà. Penso soprattutto a tutti quei
genitori che lavorano, anche da autonomi, e che magari non hanno parenti nelle vicinanze che possono
supportarli». Intanto il Comune di Gorizia è già pronto a riaprire i suoi tre asili nido, le due scuole d'infanzia
e le strutture dei servizi educativi pomeridiani al Centro Lenassi non appena sarà possibile. «Abbiamo
sanificato tutti gli spazi e i giochi, uno per uno, per quando arriverà il via libera alla riapertura», conferma
Romano. Stesse operazioni ovviamente hanno riguardato anche le scuole statali della città.

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Teledidattica rallentata dalla banda larga, inefficace in molte zone (M. Veneto)
Giacomina Pellizzari - Emergenza sanitaria da coronavirus, le scuole del futuro stanno attivando le lezioni
online, ma la grande assente resta sempre la banda larga. La rete super potente che dovrebbe consentire
agli studenti di partecipare alle videoconferenze o di scaricare i materiali didattici più o meno pesanti. È
questo il vero problema con cui i dirigenti scolastici stanno facendo i conti per garantire l'attività didattica a
tutti gli allievi costretti a interrompere le lezioni dal virus arrivato dalla Cina. È un problema noto che si
evidenzia nel momento in cui la rete serve per ovviare alle conseguenze dell'emergenza sanitaria in atto. Gli
istituti scolastici sono cablati, l'Insiel assicura di aver collegato alla rete pubblica 418 scuole, la lentezza della
rete si fa sentire in molte, troppe, case dove la banda larga non arriva. «Tutti coloro che abitano nei posti
dove la banda larga è scarsa - spiega il professore di Informatica, Paolo Coppola - avranno difficoltà».Reti
piattaformeTenendo conto delle connessioni deboli, i tecnici sono al lavoro ovunque. Non solo all'università
dove già oggi, se i test garantiranno un servizio di qualità, alcuni Dipartimenti renderanno disponibili online,
oltre ai corsi già erogati a distanza, alcune lezioni in modalità streaming o in podcast. Dalla prossima
settimana il servizio sarà esteso gradualmente a tutti i corsi di laurea. L'ateneo, rispetto alle scuole, è più
attrezzato: «Utilizziamo - spiega il referente per i sistemi informativi Renato Spoletti - la rete Garr quella che
interconnette ad altissima capacità università, centri di ricerca, biblioteche, musei e scuole e le piattaforme
che supportano la teledidattica». Stiamo parlando di Moodle o Microsoft teams. Ma questi sono solo alcuni
esempi di piattaforme gratuite. Le stesse che vengono utilizzate all'istituto Malignani, la scuola collegata
assieme al liceo Marinelli e allo Zanon alla rete Garr. «Eravamo pronti, abbiamo un'esperienza decennale»
spiega il dirigente scolastico, Andrea Carletti, ricordando che per i docenti si tratta di un'attività facoltativa
come per gli studenti.Il collegio docentiI presidi possono decidere di attivare la didattica a distanza solo
dopo aver sentito il collegio dei docenti. Ma in emergenza sanitaria anche questo può trasformarsi in una
difficoltà. Al Malignani, a esempio, non c'è un'aula in grado di accogliere i 320 professori seduti a un metro
di distanza. Diverso il discorso al liceo artistico Sello dove, come spiega la dirigente scolastica Rossella
Rizzatto, «utilizziamo la cosiddetta "classe capovolta" istituita tre anni fa, nell'ambito del biennio
sperimentale». Il progetto, infatti, ha già ottenuto il via libera dal Collegio dei docenti. «Anche se per certi
punti di vista - continua la preside - siamo attrezzati, lunedì valuterò con un gruppo ristretto di professori
come inserire le videoconferenze e altri strumenti per implementare l'attività a distanza». I docenti del Sello
si stanno organizzando anche per le lezioni via Skype, alcune sono state sperimentate ieri.Nelle primarieSe
nelle scuole superiori l'attività a distanza in qualche modo viene garantita, nelle scuole primarie e nelle
medie è più complicato farlo. Anche perché ci sono ancora molte famiglie che non hanno la possibilità di
collegarsi alla rete internet e tanto meno di acquistare il computer ai figli. In quel caso gli adolescenti
utilizzano il telefonino, magari ricorrendo alle promozioni che tutti i gestori telefonici riservano ai
giovanissimi. Ma gli alunni per scaricare i documenti hanno bisogno del supporto dei genitori...

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Industriali Fvg con Bonomi. Ma resta l'incognita Illy (M. Veneto)
Elena Del Giudice - La competizione si gioca a tre, con sullo sfondo ancora un'incognita. Parliamo della corsa
alla presidenza di Confindustria nazionale che vede in gara Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda e
imprenditore del bio-medicale, Licia Mattioli, oggi vice presidente di Confindustria per
l'internazionalizzazione e imprenditrice nel settore dei gioielli e Giuseppe Pasini, presidente degli industriali
di Brescia e imprenditore nel campo dell'acciaio. L'incognita rimane Andrea Illy, l'industriale triestino del
caffè e già presidente di Altagamma, che sebbene non abbia partecipato alla prima fase di selezione dei
potenziali candidati, su richiesta di altri imprenditori si è reso disponibile all'incarico.Difficile fare previsioni
sul potenziale vincitore, anche perché molte associazioni territoriali si devono ancora esprimere, e quindi
contare le preferenze diventa arduo. Pare però che in Fvg la maggioranza abbia già scelto Carlo Bonomi.
Non ha mai nascosto la sua preferenza per il presidente di Assolombarda Michelangelo Agrusti, leader non
solo degli industriali pordenonesi ma anche dei giuliano-isontini essendo presidente di Confindustria Alto
Adriatico. E sulla stessa linea c'è quindi anche Sergio Razeto. Non si è ancora espresso ufficialmente
Giuseppe Bono, ad di Fincantieri e presidente della Confindustria regionale. E nemmeno Anna Mareschi
Danieli, leader di Confindustria Udine, che probabilmente preferisce attendere di conoscere quali siano le
indicazioni degli associati.La voce di Andrea Illy si è fatta sentire in provincia di Udine, grazie ad un incontro
organizzato da Germano Scarpa, presidente di Biofarma, presso la sede della sua azienda a Mereto di
Tomba, nel corso del quale il presidente di Illy Caffè ha spiegato la propria posizione e le proprie scelte. Se
le candidature sono note - ufficializzate il 23 gennaio - ora la data cruciale sarà quella del 26 marzo quando
il consiglio generale di Confindustria si esprimerà, anche sulla base del lavoro svolto dai tre "saggi" incaricati
di valutare il gradimento degli industriali del Paese su chi debba essere il prossimo presidente. Sono Andrea
Bolla, Maria Carmela Colaiacovo e Andrea Tomat i tre che dovranno dirimere la cosa e, evidentemente,
anche tenere conto dei voti potenziali per Illy.Diciamo che nel novero delle "liturgie" di Confindustria,
quella di quest'anno pare quella meno rituale e potenzialmente in grado di riservare sorprese. E in questo
senso si inserisce, probabilmente, la mossa di Andrea Illy, che si sarebbe espresso criticamente proprio nei
confronti dei meccanismi che governano la fase di selezione delle candidature (una fra tutte la raccolta di
una percentuale significativa di adesioni, di fatto, solo su un nome senza nulla sapere dei programmi
dell'aspirante alla leadership).Il conto alla rovescia dunque è iniziato e il cronoprogramma prevede, come
detto, la data del 26 marzo per la designazione del successore di Vincenzo Boccia, che avverrà con voto
segreto, che sarà poi nominato il 25 maggio.

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CRONACHE LOCALI

Stato di agitazione alla Sirti: proclamato anche lo sciopero (M. Veneto Udine)
Maura Delle Case - Sale la tensione tra i lavoratori del gruppo Sirti. All'apertura della procedura di
licenziamento collettivo per 764 persone, le maestranze hanno risposto a livello nazionale proclamando lo
stato di agitazione e un pacchetto di 4 ore di sciopero. Quando incroceranno le braccia i dipendenti del
cantiere di Basiliano, che occupa sessantasei dipendenti, lo si deciderà nelle prossime ore, non appena i
sindacati di categoria troveranno il modo di comunicare con i lavoratori. Al momento infatti l'emergenza
Coronavirus esclude la possibilità di effettuare un'assemblea "ordinaria". «Troveremo forme alternative - fa
sapere David Bassi di Fiom Cgil Udine - per comunicare ai lavoratori la situazione e decidere insieme quando
effettuare questo pacchetto di 4 ore di sciopero che vuol essere anzitutto un messaggio forte nei confronti
del ministero dello Sviluppo economico. Il Mise deve infatti convocare, con urgenza, un tavolo con il quale
affrontare la vertenza Sirti - continua Bassi - e in generale la grave situazione di difficoltà che attraversa il
settore delle infrastrutture delle telecomunicazioni in Italia». Un tavolo che le parti sociali hanno già chiesto
al ministro Stefano Patuanelli ormai un mese fa ma che a oggi non ha ancora una data. Le difficoltà in Sirti
non sono purtroppo una novità. Già un anno fa l'azienda aveva aperto infatti una procedura di mobilità per
830 persone - venti delle quali occupate a Basiliano - chiusa grazie a un accordo sindacale che prevedeva
l'attivazione del Contatto di solidarietà e una serie di altri interventi di ristrutturazione. La medicina pare
non essere bastata: nei giorni scorsi Sirti ha presentato una nuova procedura di licenziamento collettivo con
numeri appena inferiori rispetto alla precedente, prevede infatti un esubero di 764 dipendenti in luogo di
830. Quanti di questi interessino lo stabilimento di Basiliano non si ancora e in questo senso l'incontro con
l'azienda andato in scena mercoledì a Roma non è stato dirimente. «Ci hanno solo ribadito lo stato di
difficoltà vissuto dall'impresa e la decisione di aprire la procedura di mobilità - fa sapere dal canto suo
Fabiano Venuti di Fim Cisl Fvg -. Il prossimo incontro si terrà al ministero dello Sviluppo economico dove
cercheremo di capire in che stato versa realmente l'azienda, se la situazione sia davvero così critica e se vi
siano strade alternative a quella drastica dei licenziamenti». La palla passa dunque al ministero guidato da
Stefano Patuanelli al quale i sindacati di categoria già un mese fa si erano rivolti chiedendo un incontro
dedicato alla situazione di crisi delle imprese legate al settore delle infrastrutture di telecomunicazione.

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Dentesano non supera la crisi, è fallito (M. Veneto Udine)
Luana de Francisco - Una tavola apparecchiata, tanti volti sorridenti e il piacere dei sapori genuini della terra
friulana. La famiglia Dentesano amava raccontare così, con una fotografia più eloquente di tante parole, la
filosofia del proprio lavoro. Una storia lunga, la sua, sorretta da passione e sapienza imprenditoriale e
cresciuta fino a espandere brand e rete commerciale fuori dei confini regionali. Di quel patrimonio, da ieri,
non resta che il ricordo. Il tribunale di Udine ha dichiarato l'azienda fallita, mettendo la parola fine
all'estremo tentativo di rilancio che il "Salumificio Dentesano srl" di Percoto di Pavia di Udine aveva
dimostrato a partire dall'agosto 2019, quando lo stesso collegio giudicante lo aveva ammesso alla
procedura del concordato preventivo in continuità.Una strada impervia, ma nella quale i fratelli Paolo e
Federico Dentesano avevano voluto credere, certi di avere trovato una chance di sinergia con un partner
industriale bergamasco, a sua volta attivo nella produzione e vendita di salumi, pronto a ragionare in
termini di sistema. L'alleanza, alla fine, è sfumata e a loro non è rimasto che alzare bandiera bianca,
abbandonare anche le ultime speranze e rassegnarsi a presentare istanza di autofallimento. Ad analoga
conclusione era pervenuta la Procura, con la richiesta presentata dal pm Luca Olivotto.La sentenza è stata
emessa dal tribunale presieduto dal giudice Francesco Venier (a latere, il giudice relatore Andrea Zuliani e la
collega Annalisa Barzazi), che ha nominato curatore la commercialista udinese e già commissario giudiziale
Francesca Linda, e che ha fissato per luglio l'adunanza dei creditori. A presiederla sarà il giudice delegato
Zuliani.«La trattativa con il possibile partner non è pervenuta ai risultati sperati, non garantendo in
particolare una continuità all'altezza delle aspettative: il mantenimento dei valori aziendali, a cominciare
dalla forza lavorativa», spiega l'avvocato udinese Maurizio Conti, che insieme al collega Maurizio Borra, di
Vicenza, ha seguito l'azienda. Una ventina i dipendenti, di cui due in età pensionabile, distribuiti tra gli
stabilimenti di Percoto e di Campolongo al Torre. Per tutti, la settimana scorsa era stata chiesta la cassa
integrazione straordinaria per cessazione di attività. «A salvaguardia degli interessi di tutti, stake holders ed
economia territoriale più in generale - continua il legale -, la famiglia ha ritenuto più corretto chiedere il
fallimento in proprio».La «tensione finanziaria» rilevata dall'azienda nella rendicontazione presentata
l'estate scorsa in tribunale ammontava a 2,5 milioni di euro di debiti. Un'impasse che i suoi amministratori
avevano comunque ritenuto di poter superare attraverso «azioni industriali e commerciali mirate». La
documentazione evidenziava comunque anche voci attive del patrimonio pari a circa 8,5 milioni di euro. «Le
attività produttiva e commerciale registrano sensibili miglioramenti rispetto agli ultimi esercizi», avevano
fatto sapere in una nota. E nel periodo di gestione in concordato, sotto la sorveglianza del tribunale di
Udine, l'attività aveva dato segnali positivi, per quanto comunque ancora non sufficienti a scongiurare il
fallimento.Ed è ancora al loro legale che i fratelli Dentesano affidano il ringraziamento ai propri dipendenti,
alcuni passati attraverso la prima generazione, quella che con Sergio, nel 1954, diede vita all'azienda, e una
nuova promessa. «Faranno tutto il possibile - conclude l'avvocato Conti - per trovare altre soluzioni, magari
con nuovi partner in fase di concordato fallimentare, per rientrare, anche se con quote minoritarie e,
soprattutto, per mantenere vivo il marchio».

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Fvg Strade: ponte Fella in ritardo, la colpa è di Comuni e imprese (M. Veneto Udine)
Amaro. I ritardi sono dovuti ai Comuni e alle imprese. Così Raffaele Fantelli, presidente di Fvg Strade, replica
alle proteste degli ex sindaci per i lavori al ponte sul Fella. Perché - avevano sottolineato i primi cittadini -
dall'istituzione del senso unico alternato sul ponte Fella è trascorso quasi un anno e mezzo e gli
automobilisti della Carnia, del Canal del Ferro, della Valcanale e del Gemonese si ritrovano, più volte al
giorno, in coda davanti al semaforo. E così gli ex sindaci di Amaro, Cavazzo Carnico, Enemonzo, Moggio
Udinese e Verzegnis, Silvano Tomaciello, Dario Iuri, Paolo Iussa, Renato Filaferro, Renzo Lunazzi e Luciano
Sulli, e il consigliere comunale di Tolmezzo, Walter Marcon, hanno deciso di costituire un Comitato e di
organizzare una manifestazione di protesta per denunciare i ritardi e i disagi che quel cantiere mai aperto
sta provocando nelle vallate. Un'iniziativa condivisa anche dai sindaci di Amaro e Venzone, Laura Zanella e
Amedeo Pascolo, che haanno sollecitato l'avvio dei lavori con una lettera a Fantelli, all'assessore Fvg alle
Infrastrutture, Graziano Pizzimenti, e all'Anas.«La società ha finora fatto tutto il possibile per accelerare e
iniziare i lavori - replica Fantelli -, possiamo anche fare dei cronoprogrammi, ma su alcune variabili come ad
esempio quelle delle procedure d'appalto e di affidamento, non possiamo garantire tempi certi». Per il
ponte sul Fella la giunta regionale ha stanziato i fondi e «dopo una prima fase dov'è stato istituito il senso
unico alternato e sono stati eseguiti dei primi lavori di manutenzione scongiurando la chiusura totale del
ponte - prosegue Fantelli -, è partita una fase di progettazione per individuare la soluzione migliore che
riporti la viabilità a doppio senso ed elimini le carenze strutturali emerse sul manufatto. La scelta è ricaduta
sulla ristrutturazione del ponte che, prima di essere effettuata, necessita di sistemare il ponte ferroviario a
fianco per essere usato come alternativa nella fase dei lavori sul manufatto principale. Con oltre due mesi di
ritardo da parte del Comune di Venzone - sottolinea Fantelli - abbiamo ricevuto in carico il ponte ferroviario
dai Comuni e abbiamo tempestivamente avviato la procedura di gara per l'individuazione dell'operatore
economico». Una fase nella quale sono arrivati altri problemi. «Il primo appaltatore in graduatoria è stato
escluso perché non ha superato le verifiche di congruità, mentre il secondo, un costituendo
raggruppamento temporaneo d'impresa, è risultato congruo. Ma - spiega Fantelli - anche su questo
operatore, che stiamo sollecitando per la documentazione, sono state necessarie ulteriori verifiche
obbligatorie per legge gestite nel minor tempo possibile dai nostri uffici. Speriamo di riuscire ad aggiudicare
l'appalto e di non dover scalare ancora la graduatoria. Spiace constatare che sia il primo sia il secondo
operatore siano imprese del territorio».La conclusione è lapidaria: «La società ha finora fatto tutto il
possibile, e di più, per accelerare e iniziare i lavori, garantire le corrette procedure a tutela dell'interesse e
denaro pubblico, ma su alcune variabili come le procedure d'appalto e di affidamento - chiude Fantelli -, i
tempi non dipendono solo da noi. Comuni e anche ex amministratori, con i quali siamo sempre stati
disponibili, lo sanno bene».

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Piano anti-crisi al Ponte Rosso. Soluzioni azienda per azienda (M. Veneto Pordenone)
Donatella Schettini - Il consorzio Ponte Rosso-Tagliamento si mette a disposizione delle aziende per
superare il momento di difficoltà, cercando soluzioni concrete. Assume un significato particolare, per il
momento di incertezza che sta vivendo anche l'economia, l'intervento del presidente Renato Mascherin che
introduce la newsletter inviata ieri ai consorziati. «Attenzione alta sulla situazione e sui prossimi scenari -
annuncia Mascherin - e collaborazione con Confindustria Alto Adriatico».«Questa mia nota - sono le parole
del presidente del consorzio - vi raggiunge in un periodo in cui gli avvenimenti nel mondo ci hanno fatto
prendere coscienza in modo dirompente dei livelli di interconnessione esistenti a livello sociale, economico
e, ovviamente, politico. Abbiamo avuto dimostrazione quanto mai chiara del cosiddetto effetto farfalla, le
cui conseguenze sull'economia mondiale si ripercuoteranno in tempi e modi che in parte dobbiamo ancora
comprendere, ed è per questo che manteniamo alta l'attenzione e abbiamo confermato anche a
Confindustria Alto Adriatico la disponibilità a collaborare per monitorare l'evoluzione economica nel
territorio».Nessun riferimento esplicito al coronavirus, ma un riferimento alla situazione economica
nazionale e internazionale che presto dovrà fare i conti con le ricadute anche economiche indotte
dall'allerta virus.Mascherin ricorda inoltre che il consorzio già da tempo ha messo in campo una serie di
azioni per rispondere alle necessità evidenziate dalle imprese. «Oltre a questo - prosegue il presidente -, il
consorzio, nel ruolo di catalizzatore delle dinamiche di crescita aziendali, ha messo in atto una serie di
azioni per individuare mosse efficaci e servizi realmente rispondenti alle necessità del mondo dell'impresa.
Tra queste, l'attività di ascolto avviata a ottobre 2019, che prevede l'incontro in azienda con i titolari per
costruire una fotografia aggiornata delle realtà produttive e individuare gli interventi che può effettuare il
consorzio per sostenere efficacemente le spinte allo sviluppo socio-economico del tessuto
imprenditoriale».Conclude affermando che «in un momento così delicato, ci mettiamo a disposizione per
lavorare con le imprese a soluzioni concrete, anche grazie alla rete di contatti che abbiamo a livello locale,
nazionale e internazionale». Un intervento in cui Mascherin ribadisce che il consorzio è a disposizione delle
imprese per la soluzione dei problemi, soprattutto in questa fase di profonda incertezza. Il consorzio
comunica anche che sono a disposizione delle aziende spazi in tre sale per incontri, riunioni e occasione di
formazione. Inoltre, ci sono ancora lotti disponibili a disposizione delle aziende, i cui costi sono stati fissati
nel 2017 sia per la zona del Ponte Rosso sia per la zona nord di Spilimbergo.

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Ecco materie prime e saldo della paga di gennaio: la Colombin respira (Piccolo Trieste)
Massimo Greco - Roberto Bergamo, nuovo amministratore delegato della Colombin in rappresentanza degli
assetti proprietari insediatisi il 7 gennaio, è convinto che un passo alla volta la critica situazione dell'azienda
sia destinata a migliorare.Nel pomeriggio di ieri il manager veneto correlava tre notizie che dovrebbero
infondere un po' di fiducia sulla sorte della storica produttrice di tappi. La prima: è approdato in azienda un
autocarro che ha finalmente approvvigionato di materia prima la fabbrica di via dei Cosulich. Un carico
atteso da tempo, perchè da mesi ormai si lavorava solo sul magazzino. Un primo rinforzo in grado di
garantire un milione di tappi - ha puntualizzato Bergamo - perchè Colombin sta negoziando ulteriori
forniture di sughero. La seconda: l'amministratore delegato ha annunciato il bonifico del saldo relativo allo
stipendio di gennaio. Bergamo conta di provvedere con puntualità alla mesata di febbraio: la scadenza di
pagamento batte sul 10 marzo.La terza: Colombin presenterà il piano industriale di rilancio in occasione
dell'udienza al Tribunale triestino fissata nella mattinata di venerdì 20 marzo. L'appuntamento in foro
Ulpiano rientra nella discussione sulle irregolarità gestionali che sarebbero state commesse dall'ex azionista
di maggioranza (oggi socio di minoranza) Rahhal Boulgoute. Il passo in sede giudiziale ex articolo 2409 del
Codice civile era stato avviato dal collegio sindacale. Secondo Bergamo, anche su questo versante le cose si
starebbero chiarendo. Ricordiamo che svolge funzioni di commissario alla Colombin l'avvocato Enrico
Guglielmucci.Le precisazioni dell'amministratore delegato sono giunte in un momento in cui la situazione
rischiava nuovamente di surriscaldarsi, perchè gennaio era stato pagato solo parzialmente e i lavoratori
rumoreggiavano. Tra l'altro già 4-5 dipendenti hanno deciso di dimettersi, abbassando sotto quota 80
l'organico aziendale. In data 28 febbraio le sigle sindacali di categoria Cgil-Cisl-Uil avevano trasmesso a
Bergamo una richiesta di incontro mirata, oltre che sul piano industriale e sull'approvvigionamento di
materie prime, sulla questione previdenziale. Perchè i segretari Marega-Lazzarini-Di Giacomo vorrebbero
ottenere il conteggio relativo a ogni posizione lavorativa riguardo ai crediti maturati dai dipendenti «a fonte
del mancato versamento da parte aziendale al fondo di settore Arco o eventualmente a fondi privati». Non
solo: i sindacati chiedono chiarezza sul regolare versamento dei contributi Inps. Sollecitano anche l'azienda
affinchè le trattenute sindacali operate sui lavoratori tesserati vengano versate alle organizzazioni di
appartenenza. Le sigle stanno infine mettendo a punto un'iniziativa di pubblica informazione sulla
situazione Colombin. Non è facile, perchè il coronavirus non è amico di assembramenti, riunioni,
mobilitazioni. A giorni gli aggiornamenti.

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I sindacati e Serracchiani in campo sugli sfratti Rfi (Piccolo Trieste)
Sarà con ogni probabilità il Comune di Duino Aurisina a ospitare il tavolo al quale saranno invitati tutti gli
attori coinvolti nel problema degli sfratti degli inquilini di Rete ferroviaria italiana, che vivono negli
appartamenti del cosiddetto "Fabbricato viaggiatori" della storica Stazione di Aurisina. Il sindaco Daniela
Pallotta ha già espresso infatti un "sì" di massima alla richiesta formulata in tal senso dalle segreterie
provinciali di Spi-Cgil, Sunia e Filt. «Ci stiamo attivando sia nei confronti dell'Ater per trovare soluzioni
alternative sia con il nostro Servizio sociale - spiega a questo proposito la stessa Pallotta - e se sarà
necessario convocare un incontro in Comune saremo disponibili a farlo». Le segreterie delle sigle si sono
rivolte al Comune di Duino Aurisina «dopo che Rfi ha declinato l'invito - precisa il delegato sindacale Elio
Gurtner - a organizzare un incontro nei loro uffici di Trieste».«Bisogna valutare soluzioni praticabili -
interviene intanto sul tema anche la deputata Pd ed ex governatrice della Regione Debora Serracchiani, che
ha scritto una lettera al direttore generale di Rfi Maurizio Gentile - per questi casi dai significativi aspetti
umani e culturali, valutare soluzioni che contemperino le legittime esigenze delle famiglie, il desiderio del
territorio di non vedersi depauperato e la programmazione dell'utilizzo dei fabbricati da parte di Rfi».--U.Sa.

Le assunzioni in agenda 106: la Municipale ne prende 26 (Piccolo Trieste)
Quest'anno il Comune assumerà 106 nuovi dipendenti, di cui 26 agenti di polizia locale. È l'aspetto del
bilancio di previsione illustrato ieri mattina in conferenza stampa (vedi articolo in basso) dal capogruppo di
Forza Italia Alberto Polacco: «Dall'inizio del nostro mandato il Comune ha assunto 308 persone. Con quelle
di quest'anno faranno 414 posti di lavoro in tutto. Abbiamo sbloccato il congelamento della giunta
precedente».Le assunzioni sono comunque uno strumento con cui l'amministrazione argina il flusso dei
pensionamenti, sempre rilevante in un ente con un organico spesso di età elevata come quello di palazzo
Cheba: dal 2016 a oggi ci sono stati 123 pensionamenti. Considerato che sulle 308 assunzioni ben 156 erano
stabilizzazioni di precari, il dato complessivo assume un peso differente.La spesa per il personale equivale al
23% sul bilancio, per un totale di 101 milioni di euro. Il vicesindaco leghista Paolo Polidori ha commentato:
«Quest'anno abbiamo avuto un aumento delle spesa da tre milioni di euro a causa di scelte poco indovinate
della precedente amministrazione regionale. Senza quei costi aggiuntivi avremmo potuto assumere più
persone».

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Cgil: «Il piano di A2A è concreto. Chiederemo impegni vincolati» (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Laura Borsani - «Da un lato c'è un progetto concreto e finanziato dalla proprietà, dall'altro ipotesi
alternative, in parte anche perseguibili ma comunque non altrettanto concrete e fattibili, per le quali
peralto doverne garantire la copertura economica». Il segretario della Cgil di Gorizia e Monfalcone, Thomas
Casotto, parte da questo ragionamento per osservare: «Alla questione politica relativa alla contrarietà in
ordine alla realizzazione dell'impianto a metano a ciclo combinato si somma anche un problema
burocratico. Prendiamo atto che il Comune s'è rivolto alla magistratura per richiamare alle responsabilità
circa la procedura di riesame complessivo dell'Aia, in attesa della firma ministeriale. Il combinato disposto
di questa problematica rischia di far saltare il banco. E quindi con un mancato investimento da parte di A2A
Energiefuture e i relativi impegni sotto il profilo della tutela occupazionale, potremo trovarci di fronte a un
nulla di fatto, con la centrale termoelettrica e la sua ciminiera abbandonati, un sito fantasma».Il sindacato,
spiega Casotto, da tempo sta lavorando sulla questione relativa alla riconversione dell'impianto
termoelettrico. Assieme alle altre sigle, Cisl e Uil, intende affrontare anche le capacità di «compensazione»
e di «ulteriore sviluppo imprenditoriale» dell'azienda. Dalla quale, dice Casotto, «abbiamo avuto
un'informale disponibilità in tal senso. Abbiamo richiesto ad A2A un incontro con le Organizzazioni sindacali
per verificare e valutare quali valori aggiunti garantire al territorio e all'occupazone. Contestualmente
andremo a confrontarci con i lavoratori della centrale. Vogliamo raggiungere impegni vincolanti con
l'azienda, sempre a suo carico. Numeri e garanzie anche per l'insediamento di nuove attività, impianti di un
certo spessore dedicati alla tecnologia e alla ricerca, che qualifichino il territorio. Riteniamo infatti che sia
importante reindustrializzare la nostra area, tenendo conto su tutto delle priorità, ossia assieme
all'occupazione, la sicurezza e la salute. Un progetto complessivo inoltre coniugato con l'ambiente».Casotto
parla dell'importanza di raggiungere «un accordo a favore del territorio». E aggiunge: «Al momento
ragioniamo con i dati concreti. Ritengo opportuno essere pragmatici. Quindi arrivare a chiudere il percorso
di uscita dal carbone e vincolare A2A a precise condizioni. Diversamente significherebbe dover considerare
il rischio che l'azienda non faccia alcunché lasciando il sito così com'è, oppure che prosegua seguendo le
proprie scelte senza assicurare alcun tipo di compensazione. A metterci le risorse finanziarie è A2A,
proprietaria del sito». Il sindacato guarda al progetto di realizzazione dell'impianto a metano a ciclo
combinato: «La centrale a gas naturale - argomenta il sindacalista - meno impattante. Arpa ha indicato nel
traffico l'elemento di maggiore peso sotto il profilo delle emissioni inquinanti, rispetto a tutte le attività
produttive della città». Si sofferma sull'aspetto occupazionale: «Oltre a perseguire il mantenimento dei
propri dipendenti, come abbiamo già avuto modo di sapere dall'azienda, verrà considerato l'insediamento
di ulteriori attività, per favorire altra occupazione e permettere un maggiore sviluppo, compresa la
disponibilità dell'utilizzo della banchina dello stabilimento, nonché nuove politiche energetiche. Rimane
punto fermo chiaramente la salvaguardia della sicurezza e della salute, per le quali manteniamo la dovuta
attenzione».Casotto conclude: «A nostro avviso questa rappresenta un'occasione che non va perduta e
gestita con i dovuti criteri. A2A si è detta disponibile ad un incontro con le Organizzazioni sindacali che
andremo a effettuare quanto prima possibile. Nè escludiamo, peraltro, forme di mobilitazione dei lavoratori
qualora la situazione non si evolva in modo ragionevole e con buonsenso. Non vorremmo che A2A possa
dire in futuro di non aver voluto fare nulla perché non le è stato possibile».
«Il turbogas in città non è essenziale. Terna chiede un sito nel Nord Italia»
L'osservazione di Pin, consigliere comunale di m5s (testo non disponibile)

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