RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - giovedì 7 novembre 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – giovedì 7 novembre 2019

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Mazzette e regali nel subappalto. Indagati dirigenti della Fincantieri (Piccolo, 3 articoli)
Electrolux, a Porcia 48 milioni di euro per gli investimenti del biennio 2020-21 (M. Veneto)
La manovra rischia di frenare la NewCo che gestirà l'A4 (M. Veneto)
Contratto da 1,2 miliardi sul Tpl. A giorni la firma con il consorzio (Piccolo e M. veneto, 2 articoli)
Ufficio scolastico, Daniela Beltrame in pole position per la direzione (M. Veneto)
Opposizioni contro il ritorno alle Province: «Non ci sono benefici» (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 9)
Cgil dura con il Pd: «Non ostacoli la conversione a gas della centrale A2A» (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Ferriera, salta il vertice al Mise: «Trieste scalzata da Taranto» (Piccolo Trieste)
Azzerati gli ordini garantiti. Scatta l'allarme per Lavinox (M. Veneto Pordenone)
Ambiente servizi, arrivano le ingiunzioni per pagare i dipendenti vittoriosi in appello (M. Veneto Pn)
Atap, contapasseggeri e autobus a due piani (M. Veneto Pordenone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Mazzette e regali nel subappalto. Indagati dirigenti della Fincantieri (Piccolo)
Francesco Furlan - Benvenuti nel Pianeta Fincantieri di Porto Marghera. Operai bengalesi e albanesi
sfruttati e pagati anche 4 euro all'ora da imprenditori connazionali. Funzionari e dirigenti di Fincantieri
disposti, da un lato, a chiudere un occhio e, dall'altro, a ricevere mazzette o regali dalle imprese sub-
affidatarie, per consentire loro di completare i lavori in più ore rispetto al monte-ore stabilito dal contratto.
Un imprenditore bengalese arrestato, 34 le persone indagate. Ventidue sono i responsabili legali, bengalesi
e albanesi, di 19 imprese, quasi tutte con sede nel Veneziano, dei sub-appalti della cantieristica navale.
Dodici sono funzionari e dirigenti della Fincantieri. Tra loro Antonio Quintano (52 anni, di Oriago di Mira),
direttore di stabilimento, che proprio ieri ha partecipato a Marghera al varo della Costa Firenze, senza però
fare cenno all'inchiesta che lo vede coinvolto. I 34 sono accusati, a vario titolo, di sfruttamento della
manodopera, corruzione tra privati, dichiarazione fraudolenta e fatture false. Lo sfruttamentoIeri mattina
sono state 80 le perquisizioni dell'inchiesta eseguite su ordine del pubblico ministero Giorgio Gava dal
Nucleo di polizia economica e finanziaria della Finanza di Venezia, tra Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria,
Marche, Campania, Puglia e Sicilia. I finanzieri sono entrati nelle sedi di Fincantieri di mezza Italia (accessi
anche al Palazzo della Marineria di Trieste, ndr). La scorsa estate, a dare il la alle indagini, era stata la
denuncia presentata da oltre venti operai stanchi di essere sfruttati e di lavorare per prendere - quando
andava bene - 6 euro all'ora, in alcuni casi 5 o anche 4. I controlli della Finanza hanno permesso di svelare il
sistema della "paga globale". Le aziende - tra queste Gold Bengol, Hera Cruise, Arcobaleo, Cnb, srl con sede
tra Mestre e Marghera - risultavano pagare i dipendenti in modo corretto ma, attraverso l'introduzione di
voci fittizie come la trattenuta per un anticipo del Tfr dato in passato o indicando un numero di ore lavorare
inferiore al dato reale, dimezzavano di fatto lo stipendio dei lavoratori, che spesso erano obbligati a
retrocederlo. In alcuni casi i datori di lavoro trattenevano anche gli 80 euro voluti dal governo Renzi,
portandoli poi in detrazione fiscale. E' in questo quadro che, con ordinanza del gip Francesca Zancan, è
stato messo ai domiciliari l'imprenditore bengalese Mohammad Shafique (44 anni) sottoposto a un
sequestro preventivo di 200 mila euro per sfruttamento di manodopera.La corruzioneSfruttamento e
corruzione, che chiama in causa funzionari e dirigenti della società che, tra il 2015 e il 2019, hanno lavorato
o avuto rapporti con lo stabilimento di Marghera. Stando al quadro tracciato dalla procura, in cambio di
somme di denaro (piccole dazioni di 3-5mila euro), regali come un orologio o un computer, chiudevano un
occhio sullo sfruttamento del lavoro e garantivano un prolungamento del monte ore inizialmente stabilito
per completare un appalto aumentando così gli introiti per le aziende. In altri casi il regalo o la somma di
denaro arrivava in cambio dell'iscrizione dell'azienda nell'elenco dei fornitori consultato da Fincantieri. GLI
indagatiI dodici funzionari e dirigenti sono tutti indagati per corruzione tra privati e, con l'eccezione di
Andrea Bregante (42 anni, di Chiavari, oggi responsabile degli acquisti del cantiere di Castellamare) sono
indagati anche in concorso per sfruttamento del lavoro. Oltre a Quintano ci sono Francesco Ciaravola (50
anni, di Castellamare di Stabia), responsabile del Centro Bordo di Marghera. E ancora: Vito Cardella (44
anni, di Palermo), Carlo De Marco, triestino di 72 anni, Luca De Rossi, 50enne di Mira, Alessandro Ganzit,
40, di Tavagnacco (Udine), Paolo Reatti, 55 anni, di Trieste, Matteo Romeo (48, di Treviso), Massimo Stefani
(48, di Fiesso d'Artico), Mauro Vignoto, 49 anni di Spinea, e Francesco Zanoni, 65, di Mirano. Indagati che
ora potranno cercare di dimostrare la loro estraneità ai fatti contestati. L'azienda Notizia dell'indagine
arrivata in un giorno di festa, a Marghera, per il varo della Costa Firenze, e a pochi giorni della consegna
della Carnival Panorama. In una nota Fincantieri «rivendica la propria estraneità rispetto ai fatti cui le
indagini si riferiscono. Stiamo assicurando piena collaborazione agli inquirenti e auspichiamo che verrà
dimostrata la completa estraneità dei propri dipendenti. Laddove invece le accuse venissero confermate, la
società adotterà immediati provvedimenti nei confronti di dipendenti che si fossero resi responsabili di
condotte illecite, lesive dell'immagine della società».

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Cisint: occorre dare una svolta. Fiom: il modello va cambiato
Giulio Garau - «Ringrazio la magistratura, è fondamentale e necessaria questa azione di pulizia. Mette in
luce che il subappalto è fonte di illegalità e ha creato degli schiavi. Sono tre anni che dico che il subappalto
non può reggere. Ora è l'occasione di dare una svolta, bisogna eliminarlo e Fincantieri deve puntare, per il
suo bene, ad aumentare il numero dei lavoratori diretti». Il sindaco Anna Cisint, che abita nel quartiere
operaio di Panzano a Monfalcone dove Fincantieri ha il suo cantiere più grande e moderno d'Italia e dove
parlare dei risvolti negativi, spesso penali, del subappalto estremo è un amaro pane quotidiano, risponde
come sempre senza peli sulla lingua. Al di là di quelli che saranno gli sviluppi dell'indagine di Venezia, «sono
tre anni che ripeto che il sistema del subappalto così non può più reggere - dice Cisint - genera schiavi,
incapacità di mantenimento, basse professionalità, dumping salariale e bassa qualità. Fincantieri non può
più permetterselo e deve contribuire a ridare valore al lavoro». Quello di Cisint è diventato un mantra che
ripete ogni volta che si trova faccia a faccia anche con l'ad della Fincantieri, Giuseppe Bono. «Questa è
l'occasione per andare verso l'eliminazione del subappalto - insiste - e verso un modello produttivo diverso.
Il 25 novembre c'è un nuovo recruiting day per Fincantieri e la navalmeccanica, e a Monfalcone devono
presentarsi solo aziende sane in grado di dare un contratto adeguato. È un punto di partenza fondamentale
anche per Fincantieri per ottenere più professionalità e qualità. Perciò dico anche che l'azienda deve
aumentare i lavoratori diretti, arrivare a una quota significativa. Avere lavoratori diretti riporta la legalità, la
professionalità, ma anche la qualità perchè chi è assunto si sente parte dell'azienda, può essere valorizzato
e lavora meglio. Aiuterà il lavoro e l'azienda. Quest'ennesima inchiesta è l'occasione buona per una svolta».
Una posizione condivisa da un sindacato come la Fiom. «Da anni stiamo denunciando tutte le irregolarità e
illegalità sul fronte subappalto - dichiara il segretario della Fiom di Gorizia, Livio Menon - anche se è anche
evidente che prima di dare giudizi o di esprimerci su quanto accaduto attenderemo la conclusione delle
indagini». Ma sulla necessità di cambiare modello produttivo la Fiom, come Cisint, ha le idee chiare.
«Auspichiamo nuove politiche di partnership da parte della Fincantieri con grandi aziende per limitare gli
appalti - spiega Menon - e solo un rapporto con aziende più grandi, in grado di garantire diritti, salari e
sicurezza dei lavoratori potrà eliminare irregolarità e illegalità. Da anni lo ripetiamo. Come il fatto che se si
punta solo al contenimento dei costi questo è il risultato».Sul fronte politico i consiglieri regionali Pd Diego
Moretti e Roberto Cosolini rinnovano l'appello al governatore Fedriga «perché si faccia promotore di un
accordo tra le parti affinché gli attuali lavoratori e i futuri 2mila», secondo l'annuncio recente di nuove
assunzioni, «godano degli stessi diritti e garanzie».
Le imprese coinvolte a Marghera. Dazioni avvenute anche a Trieste
testo non disponibile

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Electrolux, a Porcia 48 milioni di euro per gli investimenti del biennio 2020-21 (M. Veneto)
Elena Del Giudice - Una cifra imponente, 300 milioni di euro, dal 2019 al 2021 negli stabilimenti italiani di
Electrolux. Un risultato impensabile nel 2014 quando si profilava un disimpegno del colosso
dell'elettrodomestico dal nostro Paese, e il cui merito va certamente all'azienda, che ha dimostrato di voler
credere nelle potenzialità delle sue fabbriche, ma anche a sindacati e lavoratori che hanno lottato per
costruire un futuro alternativo al declino. Un futuro che è già realtà e che proseguirà con il dispiegamento
della quota parte di risorse assegnate al prossimo biennio. Dei 300 milioni, circa 98 sono stati impegnati
quest'anno (di cui 15 a Porcia), oltre 107 milioni lo saranno nel 2020 e un centinaio circa nel 2021. Di questi,
28 milioni sono destinati a Porcia il prossimo anno, e altri 15 nel 2021, con una quota significativa
intercettata dal prodotto, oltre che dal processo. Prevista infatti una nuova gamma di lavatrici per la
fabbrica pordenonese, innovativa sia nell'aspetto della connettività, che della sostenibilità, con
apparecchiature sempre più efficienti, a basso consumo di energia e attente nell'uso delle risorse,
dall'acqua ai detersivi. Il punto è stato fatto ieri al ministero dello Sviluppo economico nell'ambito degli
incontri periodici di monitoraggio sull'accordo siglato nel 2014 con sindacati, Regioni e lo stesso ministero,
in calce al piano industriale che il Gruppo aveva definito per gli stabilimenti italiani. Ora quel piano è di
fatto superato ad eccezione che per Solaro. Lo stabilimento che produce lavastoviglie è infatti più indietro
del previsto rispetto alla tabella di marcia, con volumi non in linea con le previsioni ed eccedenze fino ad
ora gestite con gli ammortizzatori sociali, in scadenza. Ma su questo l'incontro al Mise si è concluso con una
apertura: ovvero la proroga degli ammortizzatori sociali anche per il 2020. «Un risultato assolutamente
positivo - è il commento di Roberto Zaami, segretario provinciale della Uilm - perché questo ci garantisce un
altro anno di visibilità in attesa che gli investimenti sulla nuova linea di prodotto possano venire realizzati e
generare quell'aumento dei volumi indispensabile per la tenuta dei livelli occupazionali».In realtà anche
Porcia ha ancora alcune eccedenze, una trentina di addetti, al netto delle uscite incentivate di questi mesi.
Ma non è un numero tale da preoccupare e soprattutto, «se le previsioni per il 2020 saranno confermate
con una stima di volumi per Porcia attorno alle 850 mila apparecchiature - ancora Zaami - l'intenzione è
quella di gestire con attenzione il calendario produttivo e la flessibilità», per evitare che gli esuberi si
generinino. Non dimenticando, però, che a Porcia l'occupazione cresce, soprattutto quella legata ai centri di
ricerca, innovazione e sviluppo che incrementano l'organico anno su anno, organico che ha ormai raggiunto
il migliaio di unità.Infine, a margine del summit al Mise, Fim, Fiom e Uilm del Gruppo, hanno deciso di
concocare un incontro per discutere della piattaforma per il rinnovo del contratto di secondo livello,
scaduto ormai da tempo. Già individuata una data, quella del 21 novembre, per l'avvio del confronto a
Bologna. Dopodiché, stante l'indisponibilità delle aziende a discutere di integrativo in concomitanza con la
vertenza legata al contratto nazionale, l'integrativo sarà tema per il prossimo anno.-

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La manovra rischia di frenare la NewCo che gestirà l'A4 (M. Veneto)
Giacomina Pellizzari - La manovra del Governo rischia di rallentare la nascita della Società autostrada Alto
Adriatico che gestirà l'A4 al posto di Autovie Venete. Se effettivamente la legge di bilancio 2020 limiterà
all'1 per cento la quota di ammortamento finanziario deducibile del costo dei beni devolvibili, il piano
finanziario di Autovie sarà da rifare. La questione preoccupa il presidente, Maurizio Castagna: «Il
trasferimento della nuova concessione alla NewCo - chiarisce - è un presupposto indispensabile per il
completamento della terza corsia anche nel tratto Portogruaro-San Donà di Piave».Il tema è stato
analizzato, ieri, dall'assemblea dei soci di Autovie Venete che ha approvato il bilancio. «La norma contenuta
nel disegno di legge di Bilancio - spiega Castagna - condiziona fortemente gli equilibri del nuovo Piano
finanziario di Autovie Venete. Sono in corso le simulazioni sugli effetti finanziari che provocherà il nuovo
sistema di ammortamento dei beni che Autovie Venete conferirà alla NewCo, si parla di alcuni migliaia di
euro l'anno. Saranno quantificati anche i possibili ritardi sulla tabella di marcia della NewCo che prevede
l'avvio nei primi mesi del 2020 senza, però, fissare una data ultima. «La nuova norma impatterà molto sul
piano finanziario della nuova società, stiamo facendo le simulazioni auspicando che non divenga legge»
aggiunge l'amministratore unico di Autostrade Alto Adriatico, Anna Di Pasquale, nel far notare che «la
norma è stata introdotta solo per le concessionarie autostradali». C'è già chi ipotizza, infatti,
l'anticostituzionalità della norma.La NewCoLa società autostradale Alto Adriatico (Saaa) è stata costituita
dalle Regioni Friuli Venezia Giulia (67%) e Veneto (33%) il 17 aprile 2018 «per gestire l'affidamento della
nuova concessione - ricorda Castagna - a una società per azioni in house a totale capitale pubblico». La
NewCo ha redatto il proprio Piano economico finanziario e dopo aver ottenuto il parere favorevole
dell'Autorità di regolamentazioni di trasporti (Art), lo scorso luglio, il documento è stato approvato dal Cipe
e ora la delibera è al vaglio della Corte dei Conti. I prossimi passaggi prevedono la registrazione della
delibera da parte della Corte dei Conti, l'aggiornamento del Piano economico finanziario, il decreto
interministeriale di approvazione dell'Accordo di cooperazione, la patrimonializzazione della NewCo e la
chiusura delle trattative con Cassa depositi e prestiti e Banca europea degli investimenti per definire i
contratti di finanziamento e rendere operativa la società.I dati di bilancioBuoni i dati di bilancio illustrati da
Giorgio Damico, direttore dell'Area amministrazione e finanza. Nonostante i minori ricavi da pedaggio,
grazie all'attenta gestione dei costi e a minori accantonamenti, l'utile prima delle imposte pari a 20 milioni
253 mila euro è in linea con l'esercizio precedente (19 milioni 845 mila euro). I minori ricavi da pedaggio (2
milioni) sono dovuti al mancato incremento tariffario e al calo del traffico leggero quantificato nel 3,5%,
mentre quello pesante è rimasto invariato. Nell'esercizio precedente, i volumi di traffico erano stati di 48
milioni 311 mila veicoli, di cui 35 milioni 378 mila leggeri e 12 milioni 933 mila pesanti. In quello appena
concluso, invece, raggiungono 47 milioni 772 mila veicoli (-1,1%): 34 milioni 657 mila (-2%) leggeri, 13
milioni 115 mila (+ 1,4%) pesanti. Il fatturato raggiunge 210 milioni 504 mila euro, mentre l'utile netto è
salito a 6 milioni 582 mila euro (+ 2 milioni rispetto a un anno fa). Un risultato atteso per il presidente
Castagna: «Nell'attuale situazione noi per primi abbiamo suggerito agli utenti di utilizzare la viabilità
normale per gli spostamenti di breve e medio raggio consapevoli dei disagi che i lavori comportano. Certo è
- precisa - che il calo del traffico leggero non è stato compensato, per quanto riguarda i chilometri percorsi,
dalla crescita di quello pesante, che anzi, sta segnando un rallentamento. Un trend - ha aggiunto - che si sta
confermando anche nel bimestre luglio-agosto 2019». In uno scenario così mutevole, sia dal punto di vista
economico sia normativo, l'attenzione deve restare alta e altrettanto il pressing congiunto di Autovie e
delle Regioni su Roma».

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Contratto da 1,2 miliardi sul Tpl. A giorni la firma con il consorzio (Piccolo)
«No, altri ricorsi non risultano e non sono certamente attesi». Graziano Pizzimenti non si aspetta brutte
sorprese dopo l'ultima sentenza del Consiglio di Stato favorevole alla Regione nel lungo contenzioso con
Busitalia sui contenuti del bando per la gestione unica del trasporto pubblico per quel che riguarda i servizi
automobilistici di trasporto di persone urbani ed extraurbani e i servizi marittimi. L'assessore alle
Infrastrutture conferma dunque l'iter che porterà a una partenza del nuovo servizio verosimilmente dal
primo luglio del 2020. La prossima settimana, a quanto pare giovedì 14 novembre, ci dovrebbe intanto
essere la firma con il consorzio Tpl Fvg Scarl sul contratto decennale (con opzione per un ulteriore
quinquennio) da 1,2 miliardi di euro per un'offerta all'utenza che l'assessore anticipa «più efficiente e non
più costosa». Determinante il parere, reso noto a fine agosto, dei giudici romani che hanno respinto come
«inammissibile» il tentativo estremo della società nazionale che, in Ati con Autoguidovie, ha cercato per
anni, ripetutamente, di vedersi assegnare la gara, la prima in Italia a bacino unico regionale. Manca ora solo
l'appuntamento ufficiale con Regione e Tpl Fvg Scarl al tavolo e, dopo una lunga serie di intoppi, Pizzimenti
preferisce rimanere prudente. Ma pare essere davvero tutto pronto per una sigla che aprirà la fase
«decisiva», sottolinea l'assessore, quella degli incontri sul territorio - ne sono già stati pianificati 14 - per
verificare le esigenze dei territori, in particolare di quelli delle aree marginali, soprattutto montane. «Sarà
un'approfondita interlocuzione con gli enti locali - precisa - in modo da comprendere le esigenze dei
territori e mettere quindi a punto una programmazione completa». Il bando prevede 3 milioni di km
aggiuntivi a disposizione dei cittadini, ma appunto le situazioni locali, rispetto a quando la giunta
Serracchiani avviò l'operazione nel 2014, vanno rivalutate. «Si tratterà di fare un ragionamento
sull'opportuno di sommare km a quelli esistenti o prevedere invece nuove corse». Il confronto sarà anche
con le quattro aziende del consorzio: Trieste Trasporti, Apt Gorizia, Saf Udine e Atap Pordenone. Una fase
che durerà almeno 6 mesi, come previsto in gara d'appalto, e che concretizzerà un piano di lavoro da
mettere in campo dal secondo semestre del 2020. Il "pacchetto" garantisce comunque sin dall'avvio un
risparmio per la Regione di 13 milioni all'anno, soldi che il Pd, in una recente audizione in IV commissione,
ha chiesto vengano indirizzati alla voce dei trasporti regionali. In agenda anche il rinnovo del parco mezzi
con 540 autobus nuovi della più recente classe di emissioni e l'investimento di 7,3 milioni in tecnologia, di
cui 2,7 milioni a favore dei soggetti a ridotta mobilità e 684.000 euro a sostegno della mobilità ciclabile e sui
bus. Si provvederà inoltre, sempre all'interno dei 3 milioni di km aggiuntivi, all'incremento del servizio di
trasporto scolastico con 30.000 km/anno, al potenziamento dei collegamenti diretti ai principali poli
ospedalieri del territorio (+10.200 km/anno) e a nuove prestazioni flessibili per le strutture sanitarie
(+20.000 km/anno).Quanto alle tariffe, con la conferma dell'omologazione regionale già introdotta, fa
sapere l'assessorato, ci sarà una rimodulazione dei costi, con abbonamenti e scontistiche differenziate. Di
certo, dal primo gennaio e per tutto il primo semestre, ritocco dell'inflazione a parte, non ci saranno novità
rispetto al 2019.

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Bonus studenti, bus e treni scontati per oltre 30 mila famiglie friulane (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - I risultati del primo anno di sperimentazione del servizio che permette alle famiglie
friulane di acquistare un abbonamento extraurbano per i figli iscritti a scuola oppure all'università - fino al
compimento del 27º anno di età - con il 50% di sconto si chiude con un successo. «Anche superiore alle
aspettative», secondo Graziano Pizzimenti, assessore alle Infrastrutture che ha presentato i dati finali per
l'anno scolastico 2019/2020 considerato come la possibilità di acquistare i tagliandi a prezzo ridotto si sia
chiusa lo scorso 31 ottobre.Complessivamente le autocertificazioni, cioè volgarmente le richieste
presentate e accolte, sono state 29 mila 527, per un totale di 32 mila e 76 abbonamenti emessi. «Questo
perché alcune famiglie - ha spiegato Pizzimenti - hanno potuto usufruire di più di un abbonamento, ad
esempio per il secondo figlio, che tra l'altro è valso uno sconto ancora maggiore e pari al 60% del prezzo».
Analizzando i dati per singoli territori, quindi, si scopre che la maggior parte degli abbonamenti è stata
staccata all'interno dell'ex provincia di Udine, mentre quella minore a Trieste. Un dato di per sè logico se
pensiamo da un lato all'ampiezza del territorio da Tarvisio a Lignano e, dall'altro, al fatto che il meccanismo
di scontistica non si applicasse ai trasporti urbani penalizzando, quindi, una città come Trieste. Nel
dettaglio, sia come sia, parliamo di 14 mila 293 abbonamenti emessi dall'udinese Saf, 8 mila 578 dall'Atap di
Pordenone, 4 mila 464 da Trenitalia, 3 mila 695 dall'Apt di Gorizia, 721 da Trieste Trasporti e 325 dalle
Ferrovie Udine-Cividale.«Il ticket annuale è talmente conveniente - ha continuato l'assessore - che, ad
esempio, a uno studente di Udine iscritto all'università di Trieste conveniva sottoscrivere l'abbonamento
invece di acquistare un biglietto singolo due volte alla settimana». La Regione, per il servizio, aveva
investito in via sperimentale 6,3 milioni di euro, spalmati sul bilancio triennale, ma il superamento dei
target di aspettativa - la giunta ipotizzava 30 mila abbonamenti, ne sono stati raggiunti 2 mila in più - ha
fatto sì che nei vari assestamenti siano stati inseriti fondi per un totale di poco più di 7 milioni.Finita la fase
sperimentale, la Regione ora punta ancora più in alto con Pizzimenti che promette di quantomeno provare
ad allargare il servizio anche al trasporto urbano, a partire dal prossimo anno, per venire incontro alle
esigenze di chi vive e studia in città. «Prima di tutto vale la pena evidenziare - ha concluso Pizzimenti - come
il meccanismo di scontistica non sia in versione una tantum, perché verrà confermato anche nel 2020.
Detto questo, ho intenzione di proporre alla giunta di allargare il beneficio anche per il trasporto urbano. I
costi ulteriori? Tra i 3,5 e i 4 milioni. Non sarà facile e non voglio fare promesse a nessuno, però ci proverò
appoggiandomi anche al gruppo della Lega, a partire dal suo presidente a piazza Oberdan Mauro Bordin, da
sempre in prima linea per l'approvazione di una misura capace di inserirsi nel pacchetto di iniziative varate
a favore delle famiglie friulane al pari del bonus bebè e degli sconti per gli asili nido».

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Ufficio scolastico, Daniela Beltrame in pole position per la direzione (M. Veneto)
Chiara Benotti - La dirigente friulana, Daniela Beltrame, è nella "short list" delle candidature per la poltrona
più ambita dell'Ufficio regionale. È in pole position per la dirigenza, un ruolo che aveva già svolto in passato.
Le indiscrezioni trapelano dai palazzi romani e si incrociano sul nome dell'attuale Capo dipartimento per la
programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali a Viale Trastevere: Beltrame
ha un curricolo di alto livello, esperienza indiscussa e incarichi che riempiono dieci pagine di portfolio
professionale. «Beltrame ha manifestato la volontà di rientrare in Friuli: con tutte le carte in regola per
candidarsi alla nomina di direttore generale di primo livello - conferma Adriano Zonta vertice sindacale
regionale Flc-Cgil -. L'Ufficio scolastico friulano in aprile 2019 è tornato di primo livello, dopo il
declassamento deciso nel 2015 dall' allora Governo Renzi. L'attuale reggenza in via Santi Martiri scadrà a
fine 2019: serve un direttore di primo livello alla scuola friulana. Chiediamo il potenziamento della
macchina amministrativa dell'istruzione, che è sottorganico nella sede in via Santi Martiri a Trieste». La
partita della nomina si gioca sottotraccia: la decisione spetta al ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti.
«Entro fine anno saranno in scadenza anche le reggenze dei vertici negli ex Provveditorati regionali - ha
segnalato Zonta -. Gli uffici dell'istruzione periferica di Udine, Gorizia e Pordenone hanno il reggente unico
Dino Castiglioni. L'organico dovrà essere aggiornato in fretta». Per l'incarico dei top manager della scuola
l'osservatorio politico romano "giallo-rosso" segnala qualche cambio di rotta anche nel Nordest, ma nulla di
certo. «Mi sto occupando del decreto scuola - il senatore leghista Mario Pittoni non si scuce sulle nomine -.
Presenterò 15 emendamenti». Il 24 giugno 2019 è scaduto il termine delle candidature al vertice
dell'istruzione friulana: la nomina era attesa prima di Ferragosto, poi la crisi politica ha rinviato la partita.
«L'attuale reggente Patrizia Pavatti non dovrebbe avere i requisiti per gestire l'ufficio regionale - ha
valutato Zonta - riclassificato. Grazie a Pavatti per la gestione egregia, ma è dirigente nel Convitto Paolo
Diacono a Cividale del Friuli e non rientra nella fascia dei funzionari di primo livello». I giri di valzer dei
dirigenti in via Santi Martiri in due anni: Alida Misso, Jgor Giacomini e Pavatti. «L'incarico dirigenziale di
livello generale avrà durata triennale - recita il bando scaduto il 24 giugno -. Il procedimento di
conferimento è avviato».

Opposizioni contro il ritorno alle Province: «Non ci sono benefici» (M. Veneto)
Non si placa lo scontro tra maggioranza e opposizione sulla riforma degli enti locali. Vagliato in
commissione, il testo ha ricevuto il giudizio negativo di Furio Honsell (OpenFvg), per cui si è passati da una
visione sin troppo innovativa con le Uti a una retrograda, che non porterà sviluppo, né aggregazione e
tantomeno la coesione dei Comuni. Franco Iacop (Pd), invece, trova svilito il peso dei Consigli comunali,
mentre a parlare di svuotamento dell'interesse dei Comuni all'area vasta è Tiziano Centis (Cittadini),
secondo il quale l'obiettivo principale del centrodestra è quello di riportare in vita le Province quali enti
intermedi tra i Comuni e la Regione. E se Francesco Russo (Pd), denuncia la scarsezza di risorse per i Comuni
che impedisce sul nascere ogni riforma, e la troppa discrezionalità lasciata ai sindaci - «non si capisce quale
dovrebbe essere il beneficio, per un sindaco, di entrare a far parte di una Comunità, così come non è chiaro
chi avrà il compito di impegnarsi per le politiche di area vasta» -, Massimo Moretuzzo (Patto) e il collega
Giampaolo Bidoli sostengono che la riforma suggerire una intenzione, mentre si dovrebbe indicare una
strategia avendo una visione complessiva di futuro della Regione. L'elemento della obbligatorietà non può
bastare per bocciare le Udi, ha sottolineato pure Chiara Da Giau (Pd). Diversa l' opinione di Lorenzo Tosolini
(Lega), convinto che i Comuni tornano a essere protagonisti delle loro scelte, «i Comuni - ha affermato -
possono costruirsi il proprio futuro mentre prima erano stati spogliati di ogni decisione per le Uti». Dello
stesso avviso Mauro Di Bert (Progetto Fvg/Ar): «Il ddl perfettibile, invito chi le critica a presentare proposte
da esaminare trasversalmente». Mauro Capozzella (M5s) fa notare, invece, che nel documento manca la
data di avvio della Comunità, così come mancano i termini per favorire il matrimonio tra la Comunità e i
Comuni. Pure Igor Gabrovec (Ssk) approva la riforma che va oltre l'imposizione. Detto questo il consigliere
si è astenuto perché, a suo avviso, mancano risorse e personale. Emanuele Zanon (Progetto Fvg/Ar), infine,
ritiene che nessuna riforma può dare tutte le risposte e riassumere i desiderata degli amministratori.

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CRONACHE LOCALI

Cgil dura con il Pd: «Non ostacoli la conversione a gas della centrale A2A» (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Giulio Garau - «Era stato il governo di centrosinistra, tempo fa a sostenere la conversione a gas della
centrale A2A di Monfalcone e lo stesso la precedente giunta regionale guidata da Debora Serracchiani dalla
quale non erano arrivate sollevazioni sulla trasformazione a gas. Il Pd non può lavarsi le mani sulla vicenda e
nemmeno strumentalizzare per motivi politici». Durissimo il segretario della Cgil di Gorizia Thomas Casotto
sulla presa di posizione dei Dem apparsa ieri su Il Piccolo. «Vogliamo rischiare a Monfalcone un caso Ilva2? -
incalza Casotto -. Al sindacato interessano i posti di lavoro e l'ambiente. A2A va obbligata a smantellare la
centrale, bonificare l'area e garantire i posti di lavoro con la riconversione a metano». Il segretario della Cgil
è sconcertato di fronte alla posizione del Pd locale. «C'è il rischio che la centrale diventi una cattedrale nel
deserto con i lavoratori lasciati a casa - aggiunge Casotto - abbiamo visto come è stato gestito il problema
dell'amianto a Monfalcone, forse è meglio che il Pd cambi argomento. Se ci sono alternative concrete lo
dica». Non solo la Cgil, ma anche Cisl e Uil del settore sono convinti sul progetto di riconversione a gas. «La
presentazione del piano di investimenti di A2A è stato un importante momento di confronto tra le forze
produttive e sociali - recita un comunicato congiunto di Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec - . La riconversione
della centrale di Monfalcone rappresenta l'investimento più importante della società sul territorio». Una
posizione ribadita anche nell'incontro dell'11 ottobre in centrale tra Cgil, Cisl, Uil territoriali e le categorie di
settore con A2A. L'Italia, sottolineano i sindacati, «ha scelto definitivamente di uscire dal carbone nel 2025»
e attualmente «il combustibile di riferimento scelto è il gas metano». In questo scenario si inquadra il
progetto di riconversione della centrale di A2A con un investimento di circa 500 milioni di euro. A2A si è
dichiarata disponibile ad effettuare la bonifica del sito e allo smantellamento della ciminiera. Ma anche
nell'ottica del mantenimento degli attuali livelli occupazionali, ad «affrontare positivamente i temi dello
sviluppo del porto e retro porto, nonché ad investire in altre attività già presenti nel gruppo A2A di
economia circolare». Secondo i sindacati la riconversione «garantirebbe la salvaguardia ambientale così
come dimostrato dai dati sin qui rilevati attraverso il monitoraggio continuo della qualità dell'aria». Filtcem,
Flaei e Uiltec ritengono «di fondamentale importanza proseguire il confronto con A2A, finalizzato ad una
intesa che salvaguardi tutta l'occupazione diretta e l'indotto, tenendo al centro il tema ambientale e delle
bonifiche». In assenza di un accordo «anche lo smantellamento degli impianti e la bonifica dall'amianto,
rischierebbero di non trovare attuazione, condannando il territorio a convivere con area industriale
dismessa. D'altro canto pare utopistico pensare ad un intervento pubblico che possa prevedere tutto ciò a
spese della collettività, come già diversi esempi sul territorio stanno a testimoniare».

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Ferriera, salta il vertice al Mise: «Trieste scalzata da Taranto» (Piccolo Trieste)
Diego D'Amelio - Il ministero dello Sviluppo economico convoca il terzo tavolo sulla Ferriera di Servola, anzi
no. Succede tutto martedì, quando le istituzioni coinvolte e (per la prima volta) i sindacati ricevono l'invito a
presentarsi a Roma giovedì mattina per un nuovo incontro sulla riconversione dello stabilimento. Lo scarso
preavviso provoca qualche malumore tra i destinatari e il fastidio aumenta quando attorno alle nove di sera
il summit viene annullato dal Mise senza spiegazioni. I sindacati temono che sia il primo segnale della
priorità che il ministro Stefano Patuanelli dovrà dare alla bomba esplosa all'Ilva di Taranto: il timore è che la
minaccia di sganciamento di ArcelorMittal possa far diventare agli occhi del governo la Ferriera un
problema secondario, proprio mentre si apre la partita degli esuberi nelle ditte esterne. Dall'entourage del
ministro filtra però che l'annullamento è dipeso dalla difficoltà di alcuni invitati a presentarsi a Roma con
poco preavviso. L'incontro sarà recuperato nella seconda metà di novembre, ma i sindacati denunciano il
rischio di veder passare la Ferriera a questione di serie B. Fiom, Fim e Uilm sottolineano in una nota che
dalla presentazione a Roma del piano industriale di Siderurgica Triestina non si è avuta «nessuna notizia
fino al mattino del 5 novembre in cui ci veniva recapitata la convocazione al Mise per il 7 novembre (largo
anticipo!). La stessa sera ci veniva comunicato il rinvio. Evidentemente le problematiche rispetto alla
gestione della crisi dell'Ilva hanno impedito alle istituzioni di presenziare al tavolo». Cgil, Cisl e Uil si dicono
«solidali con lo sforzo del ministero e di qualche leader dell'opposizione nell'azione di difesa del sito di
Taranto, assolutamente strategico per il Paese. È paradossale però che lo stesso ministro e lo stesso partito
d'opposizione (la Lega, ndr) che a Taranto levano le barricate, a Trieste siano i promotori della chiusura di
uno stabilimento totalmente a norma con le leggi ambientali e non in crisi di mercato. Scopriamo oggi che
nel nostro Paese c'è la siderurgia di serie A e di serie B: siamo contrari a un'impostazione che vede soluzioni
diverse per due vicende industriali che dovrebbero stare in un contesto comune. Se la siderurgia italiana è
strategica, anche quella triestina dovrebbe esserlo, sempre che Trieste risulti ancora una provincia
dell'italico Stato». L'assessore al Lavoro Alessia Rosolen preferisce non entrare nel merito delle ragioni
dell'annullamento dell'incontro, ma non risparmia una tirata d'orecchi al ministero: «I tavoli vanno
programmati per tempo, soprattutto perché gli attori coinvolti sono tanti». Sul rischio del passaggio in
secondo piano della partita di Servola, Rosolen ritiene che «il governo ha certamente ben chiaro che la
partita della siderurgia è una sola: ci sono due fronti aperti, uno al Nord e uno al Sud, dunque il tema va
affrontato nel suo complesso e non può essere disgiunto». La deputata Pd Debora Serracchiani incita
intanto le parti a fare in fretta: «Auspico che in questo momento siano al lavoro i tecnici dei ministeri e
della Regione, impegnati a tappe forzate nell'aggiornamento dell'accordo di programma. Mancano 55
giorni alla fine dell'anno e al disimpegno annunciato da Arvedi: sarebbe grave trovarsi di fronte al fatto
compiuto senza aver fatto tutti i passi per evitare l'esplosione di una bomba sociale e ambientale a
Trieste». Non manca un attacco al governatore Massimiliano Fedriga: «Auspico che il commissario
straordinario della Ferriera stia dispiegando tutti i mezzi istituzionali e politici a sua disposizione per dare un
futuro certo all'area produttiva e ai lavoratori». Si sono tenute intanto ieri all'interno dello stabilimento le
assemblee degli operai delle ditte esterne Olam e Mti, che operano nelle manutenzioni meccaniche
all'interno della Ferriera. Gli incontri con il segretario provinciale della Fiom Marco Relli si sono chiusi con la
decisione di avviare le procedure per la cassa integrazione ordinaria: quella straordinaria è preclusa alle
imprese che lavorano in appalto. Sono interessati i dieci operai che la Olam inviava quotidianamente nello
stabilimento e 11 dei 16 dipendenti della Mti. La Fiom attende ora comunicazioni dalle aziende dell'indotto
Tse e Semat, mentre per i 27 della Astl sono già cominciate le procedure per il licenziamento collettivo.

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Azzerati gli ordini garantiti. Scatta l'allarme per Lavinox (M. Veneto Pordenone)
Giulia Sacchi - Azzerati i volumi garantiti alla Lavinox di Villotta di Chions da parte di Electrolux Professional:
scatta l'allarme dei sindacati di Fim, Fiom e Uilm e dei 110 addetti.Il lavoro è all'osso e il 16 febbraio
scadranno gli ammortizzatori, ma non c'è possibilità di rinnovo. Si teme, quindi, per il futuro delle
maestranze e delle loro famiglie.Il timore del tracollo è sempre più forte. Da quanto si è appreso, gli addetti
si stanno occupando della realizzazione di alcuni bidoni per aspirapolveri, lavorazioni "ereditate" da un sito
lombardo del Gruppo Sassoli. Altro non c'è e soprattutto, come hanno messo in luce le forze sociali, tutti gli
impegni assunti dalla proprietà sul fronte in primis degli investimenti e dell'innovazione sono stati
disattesi.La tensione è alta: azienda e sindacati sono stati convocati in Regione il 14 novembre. «La
situazione è più drammatica di sempre - non ha esitato a dichiarare il sindacalista di Fim Cisl, Denis Dalla
Libera -. I volumi di Electrolux Professional sono stati azzerati e gli addetti si stanno concentrando su alcune
lavorazioni trasferite a Villotta da un altro stabilimento dei Sassoli. I macchinari presenti in fabbrica sono
ormai obsoleti. Non ci sono né nuovi ordini né prospettive: siamo seriamente preoccupati per il futuro dello
stabilimento e dei lavoratori. Allo stato attuale, dopo il 16 febbraio non ci sarà più nulla». Quindi l'auspicio
che nel confronto in Regione la proprietà, grande assente dei tavoli precedenti, si presenti.«I Sassoli
devono presenziare: non possiamo continuare a interagire con rappresentanti dell'impresa - ha messo in
luce Dalla Libera -. La proprietà deve sedersi al tavolo e chiarire quali sono le proprie intenzioni. Questa
situazione di limbo deve finire: in ballo c'è il futuro delle maestranze e delle loro famiglie».I sindacati si
chiedono che fine abbia fatto il progetto di trasferimento della produzione del sito di Aviano della Sarinox,
che conta una ventina di addetti, nella fabbrica di Villotta. «Non vediamo passi avanti significativi nemmeno
su questo fronte - hanno dichiarato Fim, Fiom e Uilm -. I Sassoli avevano annunciato la chiusura del sito di
Aviano per concentrare la produzione in Lavinox, ma quali azioni sono state compiute? ». I sindacati hanno
rammentato ai Sassoli che «Lavinox è stata salvata dopo il fallimento grazie all'impegno delle maestranze.
Dopo il crac è infatti ripartita grazie al milione e mezzo di euro garantito col Tfr dei dipendenti. Fare sapere
ai lavoratori quale sarà il loro destino è il minimo, dopo anni di impegno e sacrifici notevoli». «Questa
vicenda va avanti da anni ed è sempre più intricata - ha commentato Roberto Zaami di Uilm -. A farne le
spese sono i lavoratori. È tempo che i Sassoli chiariscano una volta per tutte cosa intendono fare».Il
sindacalista Gianni Piccinin di Fim, che segue Sarinox, nei mesi scorsi aveva osservato che la vendita
potrebbe rappresentare un'ancora di salvezza. «Se i Sassoli non sanno cosa fare, è bene che vendano -
aveva detto -. Se dobbiamo incontrarci per scaldare la sedia, noi non ci stiamo. Vogliamo risposte serie e
concrete e un piano credibile e soprattutto sostenibile».

Ambiente servizi, arrivano le ingiunzioni per pagare i dipendenti vittoriosi in appello (M. Veneto Pn)
La corte d'appello di Trieste in primavera aveva dato ragione a otto lavoratori di Ambiente servizi, che
avevano chiesto un inquadramento superiore, e ai sindacati Fiadel e Fp Cgil, quindi la notifica da parte del
tribunale di Pordenone delle ingiunzioni di pagamento per un importo complessivo di oltre 100 mila euro,
contro le quali l'azienda ha facoltà di opporsi. Lo hanno reso noto ieri le forze sociali. In base a quanto
disposto nei mesi scorsi, ad Ambiente servizi spetta il pagamento delle differenze retributive e di una parte
delle spese legali. L'azienda, comunque, ha già presentato ricorso in Cassazione sulla vicenda. Una mossa
analoga è stata messa in campo dai sindacati, che hanno impugnato il provvedimento della corte d'appello
che ha bocciato le richieste di altri sette lavoratori dell'impresa e delle forze sociali.«Quella in corte
d'appello era stata una vittoria importante: ora è la volta delle ingiunzioni di pagamento trasmesse dal
tribunale - ha fatto sapere il sindacalista di Fiadel Maurizio Contavalli -. Ingiunzioni che complessivamente
superano i 100 mila euro. Ricordiamo che la corte dell'appello ha riconosciuto un importante diritto delle
maestranze, accogliendo l'istanza di inquadramento superiore». Una battaglia difficile, vista anche la
partenza non positiva: il tribunale di Pordenone non aveva infatti accolto le richieste di addetti e sindacati,
ma a Trieste è stata ribaltata la sentenza. Il ricorso, insomma, era stato rigettato e compensate le spese di
causa. La questione degli inquadramenti contrattuali di alcuni dipendenti di Ambiente servizi inferiori
rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale di Federambiente, con ripercussioni negative sul fronte
retributivo e contributivo, era emersa un paio di anni fa. L'Ispettorato del lavoro era stato il primo a dare
ragione a Fiadel e Fp Cgil, che avevano sollevato il caso con un esposto. «Ambiente servizi ha presentato
comunque ricorso in Cassazione - ha fatto sapere Contavalli - e noi abbiamo fatto lo stesso per le istanze
dei sette lavoratori che sono state rigettate a Trieste». G.S.

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Atap, contapasseggeri e autobus a due piani (M. Veneto Pordenone)
Martina Milia - Un fuoco di fila di domande dell'opposizione - soprattutto da Nicola Conficoni (Pd), Marco
Salvador (Pn 1291) e Samuele Stefanoni (M5s) - ha accolto i vertici delle società partecipate del Comune
nella commissione dedicata al futuro delle aziende. L'assessore Mariacristina Burgnich, il vicepresidente
della commissione Massimo Drigo e il segretario Primo Perosa, hanno cercato di fare i
pompieri.AtapStefanoni ha subito posto il tema del sovraffollamento degli autobus, pur riconoscendo il
tentativo di risolvere il problema da parte della società. Il presidente Narciso Gaspardo non si è sottratto: lo
scorso anno sono arrivate una decina di rilievi dalla Regione alla società, quest'anno sole uno. «Con la gara
per il tpl unico regionale tutti i mezzi saranno dotati di contappasseggeri. Stiamo inoltre acquistando
autobus più alti (ndr quelli a due piani), per il trasporto scolastico. Domani (ndr oggi per chi legge), il cda
delibererà l'acquisto di 13 mezzi nuovi di cui 7 di portata più ampia in altezza. Arriveranno tra 10 mesi».
Autobus che - ha risposto incalzato da Conficoni - saranno a gasolio. Sul fronte patrimonio e quote, la
società è passata da 74 milioni del 2015 a 49 «e questo perché stiamo dismettendo gran parte delle
partecipazioni. Atap è l'unica società del tpl che aveva partecipazioni in altre aziende». Con l'avvio del
gestore unico che utili avrà il prossimo anno? «La proiezione è tra i 2 e 2, 5 milioni». fieraIl presidente di
Pordenonefiere, Renato Pujatti, torchiato più che altro da Salvador, ha spiegato che Pordenone ha la fiera
più longeva della Regione, che «il pareggio di bilancio lo avremo nel 2021 grazie all'aumento degli spazi
espositivi di Rive» e all'avvio della nuova fiera dedicata alla subfornitura navale. «Fusione con Udine?»
vuole sapere Stefanoni. «In questo momento non è utile» spiega Pujatti. Conficoni e Salvador in pressing
sull'operazione sede e sulle dimissioni del direttore generale Giovanni Blarasin. Su quest'ultimo il
presidente, Giovanni De Lorenzi, ha ribadito che «ha fatto decollare la società», ma dopo la
riorganizzazione con altri dirigenti e l'obiettivo dei soci di creare sinergie con altre società «ha capito che il
suo compito era esaurito e ha preferito lasciare anzitempo, anche perché il prossimo anno andrà in
pensione». Salvador ha incalzato sulla possibile fusione per incorporazione con Lta, ricordando che «il
concambio per Sistema ambiente è stato di 30 a 70 e quindi non vantaggioso. Hydrogea avrà la stessa
sorte?». Per De Lorenzi «Il ragionamento è prematuro». Sulla nuova sede Conficoni ha sottolineato che «il
piano finanziario non c'è» e per Stefanoni «l'operazione è folle».gea Se i conti di Gea si preannunciano
buoni per quest'anno, due restano i nodi scoperti: lo studio sul porta a porta ancora non c'è «ma si è deciso
intanto di puntare sulla raccolta del secco quindicinale per attuare risparmi» e non c'è nemmeno «la
relazione alla giunta sull'ingresso in Ecosinergie» ha risposto l'amministratore Andrea Lodolo a Salvador. «E
come mai avete annunciato l'ingresso nella società un anno fa?» ha evidenziato il consigliere.
GsmL'amministratore unico Antonio Consorti ha spiegato che la società cerca nuove aree di sosta - per
sopperire quelle che spariranno in centro - «a destra di viale Dante». Quanto alla sede «abbiamo cercato di
ampliarci all'interno del palazzo in cui siamo proprietari di una porzione - ha risposto a Fausto Tomasello
(Pd), per avere un piano intero».

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