PROGETTO POSTUMIA, PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO
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PROGETTO POSTUMIA, PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO ANTONELLA TRAVERSO, AURORA CAGNANA, PAOLA CHELLA, MARTA CONVENTI, PATRIZIA GARIBALDI, EUGENIA ISETTI, IRENE MOLINARI, GIULIO MONTINARI, ANNA MARIA PASTORINO, FEDERICA PETRACCIA, GUIDO ROSSI, ROBERTO SCEVOLA Nel novembre 2013 veniva segnalato all’allora di Serra Riccò in località Izosecco da Agostino Pede- Soprintendenza per i Beni Archeologici il rinveni- monte, che subito la portò a Genova per venderla ad mento fortuito, in Comune di Isola del Cantone da un calderaio, nella speranza di ricavarne una discreta parte del Sig. Enrico Righi1, di un piccolo nucleo di somma. Nella bottega del calderaio fu riconosciuta da oggetti in ceramica e metallo riferibili alla seconda Età un umanista che segnalò il reperto al Governo, il qua- del Ferro e con tutta probabilità pertinenti ad un cor- le prontamente lo acquistò e, riconoscendone il valore redo tombale andato distrutto per le arature. Questi storico, lo espose nel Duomo (PASTORINO 1995). materiali, da considerarsi per molti aspetti, una sorta La sua prima edizione in latino apparve nel 1520 di fossile guida per la fase della romanizzazione della a Parigi ad opera di Agostino Giustiniani e poi dallo Liguria montana, riproponevano prepotentemente il stesso fu ripubblicata nel 1537 in lingua volgare negli tema del percorso appenninico della Via Postumia, via Annali di Genova4. Proprio qui troviamo il primo ten- consolare aperta nel 148 a.C. per collegare Aquileia tativo di ricostruzione del tratto occidentale della via con il Mare Ligure e Genova. Postumia “..E di là da giogo di Ricò, il quale è discosto Da questo spunto nasce il “Progetto Postumia”, dalla Marina quattordici miglia, si offende la villa di avviato dalla Soprintendenza nel 2014 in collabora- Buzalla, ed il Borgo dei Fornari, terre dei nobili Spinoli zione con il Museo di Archeologia Ligure del Comu- col fiume Scrivia, e l’antica via Posthumia, oggi nomi- ne di Genova, progetto tutt’ora in corso, grazie al qua- nata via Costuma ossia Costumia, per la quale si va a le professionalità diverse, si sono poste l’obiettivo di Ronco, all’Isola, ad Arquata, a Serravalle ed a Nove:..” e inquadrare i nuovi dati, i rinvenimenti occorsi negli oltre “…Per congiungere Genova alla via Aurelia, che ultimi decenni, le fonti storico documentali e archeo- passava di là da’ gioghi fu aperta la via Postumia ed è logiche già esistenti ma, soprattutto, l’obiettivo più presso a poco la moderna, detta de’ gioghi, che per Pon- generale di rivalutare i percorsi alternativi al tradizio- tedecimo, Arquata, Libarna, Serravalle giunge a Novi e nale tracciato indicato dagli studi correnti. a Tortona”5. Questa ipotesi di percorso privilegiava un Questo preliminare contributo specifico si prefigge passaggio attraverso la Valle Scrivia con confini della di inquadrare alcuni dei nuovi dati acquisiti in vista di Tavola di Polcevera estesi ai territori dell’Oltregiogo. una loro rilettura anche in chiave storico epigrafica. Egli cita inoltre una iscrizione, oggi dispersa, che sarebbe stata collocata su un ponte non meglio iden- Lo stato dell’arte tificato dello Scrivia “Via Costuma Placentiam“6; il Il tema legato al disegno del tracciato occidentale percorso quindi indicato da Giustiniani attraverso la della via Postumia rappresenta uno degli soggetti Valle Scrivia fu poi accettato anche dagli studi succes- dell’archeologia ligure più dibattuti dall’Ottocento sivi fino alla prima metà dell’Ottocento7. fino ad oggi. Basti pensare alla quantità di monografie A questo proposito di particolare interesse in e contributi dedicati a questo argomento a partire dal- seguito all’esame dei documenti manoscritti si è rive- la giornata di studi tenutasi nel 1994 a Palazzo Duca- lata una interessante testimonianza del padre domeni- le, sulla Tavola di Polcevera prima della sua collocazio- cano Gio Maria Borzino (1619-1696), che in un suo ne al Museo Civico di Archeologia Ligure2. trattato sulle antichità liguri8 ha dato una ulteriore La tavola di Polcevera infatti è uno dei documenti ricostruzione dello stato dei confini e dei territori trat- più antichi nel quale viene fatto esplicito riferimento tati dalla Tavola della Valpolcevera, basandosi su topo- alla via Postumia e al suo tracciato3. Secondo la tradi- nimi ancora esistenti nella seconda metà del Seicento. zione fu rinvenuta nel 1506 nei pressi di Pedemonte A fronte delle sue conoscenze, il Borzino restituisce 203
A. TRAVERSO, A. CAGNANA, P. CHELLA, M. CONVENTI, P. GARIBALDI, E. ISETTI, I. MOLINARI, G. MONTINARI, A.M. PASTORINO, F. PETRACCIA, G. ROSSI, R. SCEVOLA una ricostruzione grafica dei territori interessati dalla con gancio a gomito (PASTORINO – TRAVERSO 2015) Tavola e del percorso della Postumia sul versante dello pressochè identico a questi due dalla frazione di Colle Scrivia. della Guardia (PASTORINO PEDEMONTE 1999) ed Nel 1815 il Canonico tortonese Angelo Bottazzi, alcune pareti di anfore dalle frazioni Cascina Cagnola che con le sue ricerche inaugurò gli studi sul sito di e Casaleggio, sempre da Isola del Cantone sulla spon- Libarna, propose un percorso in valle Scrivia fino a da idrografica destra dello Scrivia. Sulla sponda idro- Savignone individuando come valico il passo della grafica sinistra dello Scrivia, dalla Frazione di Giretta, Crocetta d’Orero per raggiungere da qui la Val Secca sul confine ligure-piemontese, sono segnalate invece e poi la Val Polcevera (BOTTAZZI 1815, pp. 46-47). due monete di età romana: un asse di Traiano ed una Diversamente il Celesia ipotizzò un percorso che sali- moneta di Gordiano Pio (CORNERO P. – PEDEMONTE va per la Val Polcevera fino a Pontedecimo, al passo S. 1981). della Vittoria e la valle Scrivia – e qui attraversando: Il complesso di elementi rinvenuti, oggetto in altra la pieve di Borgo Fornari, Isolabuona, Ronco, Isola sede di uno studio più dettagliato, ma soprattutto le del Cantone e Pietrabissara – raggiungeva finalmente tre maskenfiebel e le quattro borchie a scudetto, costi- Libarna (CELESIA 1863, p. 43). tuiscono certamente quello che si può definire un tas- L’idea del nuovo percorso che costituisce in oggi la sello importante per la loro ricorrenza in associazione, lectio accolta dai più, e cioè il passaggio attraverso pian identificabile come caratteristica ligure anche nel caso delle Reste e la Bocchetta9 si fa strada solo a partire dal dei confronti padani da Libarna (PASTORINO, VENTU- XX secolo. RINO GAMBARI 1991), e dal territorio veronese (SAL- Secondo il Monaco (IDEM 1936) questo nuovo ZANI 1990); questi oggetti rimandano ad una datazio- tracciato doveva utilizzare il passo della Bocchetta per ne genericamente compresa tra la fine del III secolo e raggiungere Gavi e Serravalle, mentre secondo Man- la metà del I secolo a.C. (VENTURINO GAMBARI 1983) noni e Pasquinucci10 la via doveva, sempre attraverso ma, con un livello di precisione forse maggiore, in la Bocchetta, giungere a Fraconalto prima di arrivare pieno periodo di apertura proprio della Via Postu- a Libarna. mia11. La presenza dell’amalgama, nella quale si posso Nuove evidenze archeologiche in Valle Scrivia ancora riconoscere una staffa ed una borchia a scudet- Questo materiale ritrovato recentemente proviene to, nonché del chiodo in ferro del tipo triangolare per dall’estremo Nord ligure della valle dello Scrivia, e incastri, fa presumere ci si trovi di fronte, qui a Isola precisamente dalla Località Colle della Guardia, sulle del Cantone, ai resti di un’area sepolcrale, intaccata alture dell’abitato di Isola del Cantone, in sponda dalle arature occorse negli ultimi anni sul sito. Potreb- idrografica destra del Torrente Scrivia; il sito è rappre- be trattarsi infatti dell’esito della fusione sul rogo sentato da un ampio ed agevole passo che incide la funebre di una parte del corredo e di un chiodo per dorsale tra le vette del Bric Prodonno (457 m s.l.m.) legno di una cassetta (?). e il monte Cagnola (882 m s.l.m.)sulla direttrice Alla luce del rinvenimento di queste fibule di tra- Nord/Sud, alla quota di 390 metri s.l.m. (fig. 1). dizione ligure con una cronologia relativamente circo- Il complesso dei materiali rinvenuti è costituito da scritta, sia a S. Agata di Pressana (VR) sia a Rio della sei frammenti di laterizi e pareti ceramiche non deter- Pieve presso Libarna (AL), non a caso proprio lungo minabili, da 21 elementi metallici (bronzo) e un chio- la linea ideale della Postumia, invita a rivedere il per- do (ferro). Tra questi si segnalano in particolare: parti corso della via consolare, spostandone il transito di almeno due fibule realizzate in una variante del tipo appenninico tra Isola del Cantone e Genova, rivalu- maskenfiebel con terminazione a globetto, quattro tando quindi quel percorso tangente l’asta dello Scri- borchiette in forma di scudetto, una spirale in bronzo via già proposto negli studi più antichi e poi inspiega- con traccia di innesto di gancio in ferro (forse fibbia bilmente sostituito dalla variante Bocchetta. di cintura), un disco ornamentale laminare a profilo Questi ritrovamenti in alta Valle Scrivia permetto- circolare sempre in bronzo con punzonatura radiale no di ipotizzare un percorso da Isola del Cantone ed un’amalgama composta da almeno altre due bor- almeno fino al centro dell’abitato di Busalla, che trova chie a scudetto e una staffa (fig. 2). riscontro nelle titolature tutt’ora esistenti delle strade, Tali ritrovamenti si associano ad altre evidenze forse relitto di antica memoria, le quali mantengono, simili quali un altro esemplare di maskenfiebel del tipo ad esempio, il nome di Postumia per la via interna 204
PROGETTO POSTUMIA, PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO della frazione Villavecchia di Ronco Scrivia e per crinale o di costa, che vanno ragionevolmente e prio- quella che si snoda nel centro di Isola del Cantone, ritariamente presi in esame, nel tentativo di indivi- proprio davanti alla chiesa di S. Michele in Campo- duare uno o più possibili percorsi di avvicinamento lungo, della quale si ha notizia a partire dal 1216. alla costa ed al centro di Genua o di allontanamento Se si adotta questo nuovo asse, da Busalla proce- da essa. dendo verso Sud, ci si imbatte in altri siti già noti e Tra le popolazioni antiche, e i Liguri in questo non riconfermati dai recenti rinvenimenti sporadici di costituiscono un’eccezione, si segnala il fatto che siano laterizi e un piccolo peso in piombo di età romana da sempre privilegiati i percorsi che permettono di viag- loc. Cian da Pila, tra la frazione Ponte di Savignone e giare per creste o crinali, raggiungendo la quota desi- Casella – da dove negli anni ’80 furono recuperati derata nella maniera più indolore possibile e tenendo- frammenti di ceramica a vernice nera molto fluitata – si prevalentemente sulla stessa. (PASTORINO 1981). Da qui proviene anche un arco di Si può pertanto presupporre che i Romani, nel fibula12, che sembra potersi ricondurre a modelli tardi tracciare le vie consolari, dovendo valicare una catena La Tène. montuosa, continuassero con la stessa strategia, riuti- Queste nuove e vecchie evidenze archeologiche lizzando percorsi preesistenti che permettessero un autorizzano quindi a rivalutare seriamente un percorso aumento o diminuzione progressivi di quota, con da Isola del Cantone fino a Casella, dove ci si trova cambi di pendenza, fin dove possibile, diluiti e distri- direttamente posizionati in prossimità ed in vista della buiti in lunghezza. porta appenninica più agevole e diretta al mare: il valico La presente ricerca, assumendo come postulato lo di Crocetta d’Orero. snodo della Bocchetta individua due crinali o percorsi Questo che, per altro, rappresenta il valico appenni- di costa, non soltanto interessati da tracciati di comu- nico più basso d’Italia (m 461 s.l.m.) è poco distante nicazione di accertata importanza almeno in età stori- (meno di 500 metri) dal punto ove avvenne uno dei ca (analogamente a quello che porta al Passo della rinvenimenti storici più noti del secolo scorso: il cosid- Bocchetta), ma altresì punteggiati da innumerevoli detto “tesoretto di Niusci”13. aree di frequentazione di età tardo-repubblicana, Il ripostiglio monetale di Niusci, Serra Riccò, rinve- imperiale e tardo-antica, quando non da veri e propri nuto all’inizio del 1900 nella frazione di Crocetta siti che si collegherebbero con tali percorsi. d’Orero, è stato interpretato da più parti 14 come sti- Se questa volta si parte dalla costa in direzione pe/deposito votivo formatosi nel corso del tempo (III-I dell’Appennino, è possibile individuare un primo per- sec. a.C.15) e connesso con il passo che metteva in corso, sulla sponda orografica sinistra del bacino del comunicazione la Val Polcevera con la Valle Scrivia. Polcevera/Secca, che si diparte dall’altura di Granaro- Si trattava di migliaia di monete d’argento in gran lo17 e, dopo aver lambito, tenendosi sempre ad una parte disperse, composte da dracme e oboli massalioti quota vicina alla isoipsa 300 s.l.m., i borghi di mezza coniati a Marsiglia o imitati in area padana da probabili costa di Fregoso e Begato, raggiunge il sito di età zecche di area appenninica16. Il ripostiglio è interpretato romana di Campora di Gemignano. Qui, lavori per la come tesoro dei Viturii, forse formatosi a seguito di realizzazione di una strada, proveniente dalla sotto- rituali/consuetudini di pagamento per il passaggio di stante frazione alla metà degli anni ’70 del secolo scor- persone e merci lungo l’importantissimo percorso. so, portarono al recupero di copiosi frammenti cera- Degna di nota e di approfondimento la circolazione di mici inquadrabili in due distinte fasi cronologiche queste monete in uno dei punti più importanti dell’iti- (D’AMBROSIO 1985a, pp.70-71). Alla prima, risalente nerario da Genova all’area padana quando la presenza ad un orizzonte tardo-repubblicano, rimandano le romana appare ben consolidata e circolano altre mone- anfore di produzione tirrenica di area centroitalica te, come sappiamo dal testo della Tavola di Polcevera, inquadrabili tra le greco-italiche tarde e le prime dove si fa specifico riferimento ai vittoriati. Dressel 1A, unitamente a produzioni grezze locali e a ceramica fine da mensa, come la vernice nera di pro- Per una rilettura delle evidenze archeologiche duzione “minore” e la sigillata italica. in Val Polcevera Alla seconda, con una cesura piuttosto netta (forse Il quadro morfologico dell’Alta Valpolcevera, una un vero e proprio abbandono?), sarebbero riferibili volta oltrepassato il valico di Crocetta, si presenta alcuni laterizi del tipo tegolone ad alette e coppo che sostanzialmente articolato su due possibili tracciati di Mannoni (IDEM 1980) propone di interpretare come 205
A. TRAVERSO, A. CAGNANA, P. CHELLA, M. CONVENTI, P. GARIBALDI, E. ISETTI, I. MOLINARI, G. MONTINARI, A.M. PASTORINO, F. PETRACCIA, G. ROSSI, R. SCEVOLA spia di una ridistribuzione antropica nelle aree rurali a del secolo scorso, hanno portato al rinvenimento di seguito della crisi produttivo/demografica tardo impe- cospicue attestazioni di materiali di età tardo-repub- riale.18 blicana (I sec. a.C.), in associazione con un muro a Gli studiosi che hanno proposto i tracciati della secco che corre lungo il crinale, di incerta interpreta- Postumia, hanno anche ipotizzato una discesa piutto- zione, ipoteticamente identificabile come muro di sto improvvisa fino al fondovalle, lambendo la frazio- confine. Questo sito sembra fare sistema (per lo meno ne di Cremeno, il cui immediato circondario (Case nella sua prima fase d’occupazione) con un edificio in Santin) ha restituito una moneta romana di età impe- muratura posto qualche decina di metri più in basso, riale (GARIBALDI 1985, p.22), per poi raggiungere il in direzione della Val Bisagno, in posizione forse più “punto fermo” del ponte “ad decimum lapidem”, ossia riparata dai venti, il quale poi continua ad esistere per Pontedecimo, e risalire verso il Passo della Bocchetta, tutta l’età imperiale, in località Costa Bottuin (DAVI- senza tuttavia dimenticare la possibile variante del cri- TE, TORRE 1992, pp. 91-92). nale di San Cipriano/Serra19. Il crinale su cui è ubicata la struttura finisce in val Se si ammette l’esistenza, almeno fino a Campora Bisagno ed è delimitato, a Nord e Sud, da due solchi di Geminiano, di un percorso in costa di età antica, vallivi, sede di percorsi mettono tuttora in comunica- forse già preromana (MANNONI 1980, p.15 e più zione l’alta val Bisagno e il territorio di Molassana (> ampiamente GARIBALDI 1985) e dovendo tener conto Molliciana?), con la Val Polcevera, attraverso i valichi del nuovo ruolo ora assegnato alla Valle Scrivia al pas- di Pino e di Trensasco, entrambi da tale contesto con- so di Crocetta di Orero, si deve per forza usare un per- trollabili. Non è superfluo rimarcare l’importanza corso in costa; attraverso la zona di Casanova di S. strategica di un sistema come questo, dal punto di Olcese, dopo aver lambito una serie di terrazzi di mez- vista del controllo del territorio, ma anche delle per- za costa e promontori antropizzati, analoghi a Cam- correnze intervallive e di crinale. Si aggiunga a questo pora di Geminiano. E questo areale è effettivamente dato la notizia del rinvenimento sporadico, nell’areale ricco di spunti di ricerca, degni di approfondimento. immediatamente sottostante, dove sarebbe poi stata Il primo elemento d’interesse è infatti costituito aperta la galleria di Pino, ma già in Val Polcevera, di dalla presenza di ben quattro toponimi “vico” o tegoloni “probabilmente tardo romani” (lettera del- “vigo”, distribuiti in un’area di soli 10 kmq: uno dei l’ispettore onorario Torrazza alla Soprintendenza quattro è tra l’altro attraversato dal percorso in costa datata 05/02/1987). appena accennato (Vigo di Casanova, in vicinanze di Ulteriore elemento di interesse è infine costituito un toponimo castello di sicuro interesse storico). dal rinvenimento, effettuato dagli scriventi, di un Seguono Vicomorasso, Vigo d’Orero e, più a fondo monolite apparentemente regolarizzato, ubicato qual- valle, vicino a Manesseno, Arvigo. che centinaio di metri ad O della località Vigo, lungo Di questi, Vicomorasso e Vigo d’Orero sono noti il tracciato di mezza costa. Ricerche tra le fonti orali per il rinvenimento di sporadici frammenti di laterizi locali segnalano che esso fu rinvenuto casualmente, e ceramica grezza (GARIBALDI 1985, fig.3 p.23 e sepolto in profondità, negli anni ‘70, nel corso del BIANCHI 1996, p.67). rifacimento della “strada vecchia”, che correva qualche Recenti studi di topografia denunciano un legame metro più a monte e lì ricollocato. Suggestiva, ma per molto stretto tra il vicus -sorta di agglomerazione ora priva di elementi certi che possano suffragarla, amministrativa, a volte luogo di mercato, derivazione l’ipotesi che possa trattarsi di un “termine”. del forum ed emanazione di una vicina civitas od oppi- Un variante al percorso appena proposto poteva dum- ed una strada di primaria importanza. Inoltre percorre invece la bassa Val Polcevera, in sponda associata al vicus, vi è la presenza di viasii vicani, carica destra come attestato anche dalla Peuntigeriana, la pubblica di emanazione “cittadina” forse non indige- quale indica come prima tappa una località ad figlinas na, preposti alla manutenzione stessa del tracciato a VII miglia da Genova, identificata ormai concorde- (TARPIN2002, p. 66 e pp.82-83).20 mente con l’attuale località di Fegino (Tab.Peut. II, Dopo aver superato Vigo di Casanova, il tracciato 5)21. La via dopodiché attraversava il Polcevera in un in costa lambisce, a poche centinaia di metri dalla cre- punto non ancora precisato (forse a Barchette22) e sali- sta, il crinale Val Polcevera/Val Bisagno, sul quale si va il crinale di spartiacque tra Secca e Polcevera, pre- trova un sito di controllo territoriale, Costa Bastia, sumibilmente nella zona di Morego. Tale crinale si dove scavi per la posa del metanodotto, negli anni ’80 sviluppa in direzione Sud a partire dalla dorsale 206
PROGETTO POSTUMIA, PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO appenninica e termina alla confluenza tra i due tor- Campora, entrambe segnalate per il solo rinvenimen- renti Secca e Polcevera. Questa zona si caratterizza per to di sporadici e più tardi tegoloni (MANNONI 1995, la dolcezza dei versanti e la buona esposizione, unita pp.95 e ss.). A questo punto la viabilità moderna all’abbondanza d’acqua, nonché la bassa acclività, scende drasticamente verso il fondovalle (Valleregia e vista la possibilità di passare dai 150 m, s.l.m. di Pedemonte), ma è possibile rintracciare una continua- Morego ai 450 di Serra Riccò con un cambio di pen- zione di quella storica, che invece si mantiene in quo- denza lieve e graduale, senza saliscendi. Lungo questo ta, immediatamente sotto la località “case Castello”, crinale, due sono i siti di accertata occupazione in età così denominata per i resti di un castello tre-quattro- antica, preromana e tardoantica. centesco scavato nei primi anni ‘70 del secolo scorso. Il primo è il sito d’altura in località San Cipriano; (AA.VV. 1971, p.3)24. Il tratto di dorsale soprastante occupa la sommità di una collina situata a nord del- ancor oggi è denominato con il toponimo “Pian delle l’abitato e le sue prime propaggini orientali. Fu indi- Barche”, ormai sul crinale Polcevera/Scrivia.25 viduato negli anni successivi al secondo conflitto, Si segnala il dato rilevante che da questo crocevia anche a seguito di sbancamenti per l’installazione di seguendo vero Est il crinale Polcevera/Scrivia, è possi- una batteria antiaerea che ne obliterò la sommità e bile giungere con lieve discesa al valico di Crocetta, venne scavato tra la fine degli anni ‘60 ed i primi anni posto a 460 m. ‘80 del secolo scorso. Anche in questo caso come a Campora di Geminiano, sono state riconosciute due Dati cartografici, toponomastici e linguistici fasi di occupazione, interrotte da un lungo iato. in relazione al territorio della Valpolcevera (D’AMBROSIO 1985b, p.49) e alla sua viabilità antica Particolarmente significativa è la prima fase testi- Il progetto è partito dal riesame di una serie di dati moniata da ceramica a vernice nera per lo più d’imi- toponomastici importanti contenuti nella Tavola di tazione, ma con una significativa presenza di importa- Polcevera, presuponnendo a monte una clusterizzazio- zioni dall’Etruria settentrionale marittima (kylix 82 ne tra tipologie geografiche che dovevano esser note con anse non ripiegate ad orecchia) datate tra III e agli arbitri relatori quali: flumina (in numero di sei), primi decenni del II sec. a.C., da anfore greco-italiche rivii (in numero di quattro), comvalis (una), fontes (in transizionali e Dressel 1A e da comune depurata pro- numero di due), montes (in numero di otto) ed altre dotta al tornio, genericamente assegnabile ad età tar- ancora che saranno oggetto di disamina più dettagliata. dorepubblicana, oltre a qualche frammento di sigillata L’analisi del repertorio cartografico storico 26, com- italica (I sec. a.C.). preso fra il 1500 e la cartografia sabauda ottocentesca, Da notare, per quanto riguarda la grezza locale, la integrato dall’esame di documenti del periodo 1200- significativa presenza di impasti riferibili, grazie agli 1800 27, permette di fare alcune considerazioni, qui inclusi, alla cosiddetta “produzione di Ponente” (ofio- preliminarmente presentate, sulle identificazioni liti del gruppo di Voltri), classe ceramica attestata toponomastiche dei siti citati nella Tavola di Polceve- anche nell’oppidum di Genua23. ra, anche in relazione alle caratteristiche morfologiche Procedendo verso N, dopo poco più di 1 chilome- che devono aver avuto un ruolo non secondario nel tro si raggiunge la località di Favareto, ai piedi della determinare scelte di transito e di comunicazione fra quale sorge la nota cappella campestre di San Michele la costa e l’oltregiogo in una parte ben definita del di Castrofino, la cui antichità di fondazione è testimo- territorio della Valpolcevera. niata da un’epigrafe murata all’interno dell’edificio di Partendo dal riesame della toponomastica, la culto, collocabile tra VI e VIII sec. d.C (PETRACCO documentazione rinvenuta consente di analizzare nel- SICARDI 1985, p.90; DE VINGO, FRONDONI 2003, la loro evoluzione linguistica alcuni toponimi presen- con bibliografia precedente). La maggior parte degli ti nella Tavola di Polcevera che possono identificarsi specialisti non ha potuto sottrarsi alla constatazione con luoghi che ancora oggi conservano una forte asso- che la dedicazione indichi la presenza di un castrum nanza col nome antico, primi fra tutti Fons in Mani- posto su un confine, spingendosi ad ipotizzare che da celo e Flovium Lemuris, due elementi cardine nella qui passasse il limes di età bizantina collocato a difesa descrizione territoriale dei confini individuati dalla dei Longobardi incombenti. Tavola stessa e significativi nell’economia generale Proseguendo e piegando in direzione Est lungo la della ricostruzione topografica antica anche in relazio- mezza costa, la strada lambisce le località di Serra e di ne col passaggio della via Postumia. 207
A. TRAVERSO, A. CAGNANA, P. CHELLA, M. CONVENTI, P. GARIBALDI, E. ISETTI, I. MOLINARI, G. MONTINARI, A.M. PASTORINO, F. PETRACCIA, G. ROSSI, R. SCEVOLA L’identificazione Lemuris=Lemme e Fons Manice- cazione potrebbe derivare la successiva coincidenza lo=Manesseno, costituisce uno dei due cardini di que- del rio Tulelasca, come torrente che viene dal Tuledo- sto lavoro con rilevanti implicazioni nella determina- ne, quindi identificabile ora con uno dei rivi che affe- zione dei citati confini e conseguentemente della rico- riscono alla zona del Tullo in senso lato (il rio Ciaiè o struzione dei territori (ager publicus e ager privatus dei il Rio Sardorella). Viturii Langenses), quando invece queste identificazio- Per quanto concerne il presente studio occorre ni in passato 28 si presentavano diverse per ragioni non dimenticare che nella stessa Tavola il tracciato genericamente attribuibili alla topografia degli stessi della Postumia viene citato quattro volte, con riferi- luoghi. mento a tre località diverse (una viene ripetuta due Sulla base ora di una serie di documenti tra cui volte). Di esse, una si situa in prossimità del rivo l’organizzazione delle Circoscrizioni Plebane della Vinelasca, una presso la convalle ceptiema ed una terza Valpolcevera, l’attuale sito di Manesseno può esser in prossimità della fonte ad manicelo. identificato con Immanicen appartenente alla Pieve di In particolare quest’ultima può assumere significa- S. Ulcisio (odierna S. Olcese) e quindi facilmente assi- to rilevante, se si identifica Manicelo con Manesseno, milabile con Fons in Manicelo; circa invece l’identifi- per localizzare la via consolare sulla sponda idrografica cazione di Lemor con il Fiume Lemme di cui nel corso sinistra del Polcevera. dei secoli (fra 1500 e 1800) si può ripercorrere tutto Questa ubicazione sulla riva sinistra merita di esser il passaggio da Lemor a Lemme (Lemor fl., Lenior f. o approfondita alla luce di quanto riportato dalla Tabu- Lentor, Leino fluvius, Lemo)29 non sembrano esservi la Peutingeriana in base alla quale una strada romana dubbi, compresa la dedica della pieve di S. Maria in (forse la via Postumia33) toccava ad Figlinas, quasi cer- Lemore fra le località di Francavilla Bisio e S. Cristo- tamente l’odierna Fegino, sulla destra orografica del foro di Gavi (AL) di cui si ha notizia a partire dall’an- Polcevera e quanto richiamato dai documenti del no 1000. 1642 dei Padri del Comune, in base ai quali una Inoltre, in attesa di nuovi dati dal territorio che “strada romana” passava in luogo Barchetta presso confermino l’ubicazione a Manesseno di una sorgente Bolzaneto dove sappiamo esserci ancor oggi una “via d’acqua30, possiamo ricordare che nel 1806: “ il colle Barchetta”. La presenza sulla cartografia più antica di di Maniceno fiancheggiato da due torrenti, e ricco di un “Ponte Barchette” 34 potrebbe suffragare quest’ipo- una fonte perenne, la quale benché negletta da’ coloni tesi, anche se si tratta di un documento che risale alla e sconosciuta da’ proprietarij, fu loro indicata come metà del 1500. utilissima a campestri lavori, da un colto ingegnere...” Tuttavia, ai fini del presente lavoro, ha rivestito un Già Nino Lamboglia (IDEM 1939 pp. 218 ss) ave- ruolo di primo piano uno dei documenti storicamen- va insistito particolarmente nell’identificare tutta una te più vicini al ritrovamento della Tavola di Polcevera serie di toponimi della Tavola in corrispondenza di (1507), il testo del Giustiniani, il quale trent’anni una ben definita porzione di territorio oggi compresa dopo ci tramanda anche i dettagli relativi al luogo del fra la cresta appenninica, dal Passo della Vittoria al rinvenimento: in un podere in località di Izosecco; a Monte Tullo e il torrente Secca fino alla sua confluen- questo proposito su un documento cartografico di za col torrente Sardorella presso Manesseno: M. metà del XVII secolo il sito di Izosecco viene identifi- Boplo, fons Lebriemelus, M. Claxelus, M. Prenicus cato con la bella collina su cui sorge la chiesa di S. (presso l’odierna Pernecco) e molti altri (iugum Blu- Maria di Pedemonte35. Questo elemento ci consente stiemelum, M. Berigiema ecc.) senza tuttavia insistere ora di identificare con un certo margine di precisione particolarmente sulle implicazioni che queste identifi- il luogo di rinvenimento della Tavola, in una zono cazioni potevano avere in merito alla rilettura dei con- poco distante (meno di un km) dalla risorgiva di fini individuati dalla Sententia Minuciorum. Manesseno, dove la Tavola stessa riferisce …”trans L’identificazione già da lui proposta del Tullo= viam Postumiam, recta regione in fontem in Manice- Tuledone sembra giustificata non solo dal punto di lum”, in luogo dell’area tradizionalmente definita vista linguistico 31 ma anche etimologico 32 come come Isola di Pedemonte. “monte che ha un rigonfiamento” in accordo con la sua morfologia, facilmente riconoscibile da ogni pun- to visuale della dorsale d’oltre giogo, nonostante l’al- tezza contenuta (m 600 ca s.l.m.). Da questa identifi- 208
PROGETTO POSTUMIA, PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO Relazioni tra comunità costiere e dell’entroterra geno- to di anfora punica (MELLI 1985). vese: considerazioni archeologiche Per contro, in pieno areale appenninico, nei corredi Nell’ambito dello studio sulle testimonianze relati- sepolcrali di Savignone, in Valle Scrivia, e di Valbreven- ve alla via Postumia e al suo tracciato, si considerano na sono presenti elementi fortemente connessi a modelli in questa sede anche i reperti provenienti dal territorio settentrionali, nel primo la decorazione ceramica a stra- toccato dall’asse viario romano, molti dei quali con- lucido di ambiente golasecchiano e la fibula Certosa di servati presso il Museo di Archeologia Ligure di tipo ticinese ( seconda metà V sec. a.C.) e, nel secondo, Genova e oggetto di recenti studi che suggeriscono la fibula a sanguisuga di tipo tardo alpino (Golasecca III alcuni spunti utili a mettere a fuoco le relazioni tra le A1) (DE MARINIS 1998, pp. 59 – 75). comunità costiere e quelle dell’entroterra genovese. Le carte di diffusione delle fibule Certosa di tipo Come noto, Genova è fondata in corrispondenza ticinese, variante Terzan X – n e delle fibule a drago di un approdo favorevole e nel punto della costa ligu- tipo Cerinasca d’Arbedo (DE MARINIS 1988) mostrano re più vicino ai passi appenninici che collegano la con chiarezza i rapporti privilegiati tra l’area ligure e costa genovese con l’entroterra e l’area padana, lungo quella di Golasecca, concentrati lungo l’asse tra Valle le valli perpendicolari al mare: il percorso lungo il tor- Scrivia e Val Polcevera sino a Genova. Infatti il corredo rente Orba che conduce fino al passo del Turchino, della tomba 30 della necropoli preromana appartiene quello dal valico di Crocetta d’Orero verso la Valle ad una donna certamente originaria dall’area della Cul- Scrivia e il percorso dalla Val Polcevera di nuovo alla tura di Golasecca e vissuta a Genova nella seconda metà Valle Scrivia ampiamente utilizzato durante l’Età del del V secolo a.C., forse proprio a seguito della strategia Ferro. di alleanze matrimoniali miranti a consolidare questo Il tracciato della Via Postumia proposto ora dal pre- importante itinerario commerciale. sente studio analizza, prediligendolo per molte delle Come è stato evidenziato (MELLI 2014) sono ragioni già esposte, uno di questi percorsi ossia l’agevole numerosi, nei corredi della necropoli preromana di corridoio di passaggio attraverso la Valpolcevera, valle Genova, gli indicatori di identità etnica; e tra questi che si estende con direzione nord-sud dalla costa fino al occorre sottolineare la forte presenza delle fibule crinale appenninico dove valichi, a quote relativamente caratteristiche delle culture celtiche occidentali – basse (461 m s.l.m.), permettono un facile collegamento soprattutto le fibule Certosa (in numero di 10), alcu- verso la Valle Scrivia e l’area padana. ne addirittura d’argento dalle tombe 30 e 57, un’altra Ininterrottamente, dalla fine del VII secolo a.C., di bronzo di tipo ticinese dalla tomba 39, e le fibule a l’approdo protetto di Genova è stato frequentato dalla sanguisuga di tipo tardoalpino C dalle tombe 30 e 55. rotta che collegava il Tirreno alle coste della Francia Questi indicatori sono presenti anche nei livelli di abi- Meridionale, divenendo lo snodo attraverso cui le tato (DE MARINIS 1998), infatti fibule Certosa pro- merci mediterranee etrusche, massaliote e magnogre- vengono anche da Santa Maria in Passione e da San che sono state veicolate nei centri costieri circonvicini Silvestro. raggiunti con piccolo cabotaggio e, lungo i percorsi Come un indicatore di identità etnica potrebbe terrestri, nell’entroterra e verso i mercati della Pianura essere interpretata anche l’unica tomba a cista litica Padana e dell’Italia settentrionale. In particolare alcu- ritrovata in area periferica alla necropoli e già violata ni rinvenimenti e siti possono essere messi in relazione in antico, forse indizio di una differenziazione degli con le direttrici terrestri da Genova attraverso la Val- spazi sepolcrali utilizzati dalle diverse componenti polcevera: etniche della comunità genovese (MELLI 2002). Nelle Il Castellaro di Sestri Ponente (V secolo a.C.), che sepolture della necropoli risulta inoltre significativa condivideva con l’insediamento genovese il controllo (circa il 20%) la presenza di olle, ollette, scodelle tron- dell’imbocco della stessa Valpolcevera, presenta rinve- coconiche, fusaiole in ceramica di impasto locale a nimenti di ceramica a vernice nera (seconda metà V- superfici lisciate e levigate, che provengono da oltre inizi IV sec. a.C.) anfore vinarie etrusche e fibule a 20 tombe e da rinvenimenti fuori tomba. drago tipo Cerinasca d’Arbedo (DE MARINIS 1998). D’altra parte le analisi sulle ceramiche di impasto L’insediamento di Monte Carlo (fine V – III seco- rinvenute nell’oppidum di S. Silvestro hanno permes- lo a.C.), dove, accanto alla ceramica di produzione so di individuare rapporti commerciali tra Genova e le locale, sono presenti fibule tipo Certosa di tipo ticine- tribù liguri dell’immediato Ponente nell’ampia dia- se, un vago di collana in pasta di vetro e un frammen- cronia tra il V secolo a.C. e la prima età imperiale 209
A. TRAVERSO, A. CAGNANA, P. CHELLA, M. CONVENTI, P. GARIBALDI, E. ISETTI, I. MOLINARI, G. MONTINARI, A.M. PASTORINO, F. PETRACCIA, G. ROSSI, R. SCEVOLA (MILANESE 1995). tigal) può essere però sostituita da 1/20 del raccolto di Tra queste, le ceramiche del “Genovesato occiden- frumento e 1/6 della produzione di vino. Interessante tale”, prodotte localmente con argille provenienti e da approfondire a questo proposito è il toponimo dall’area a ovest di Sestri Ponente sono state messe in del torrente Vinelasca, come “il corso d’acqua tra le relazione con il castellaro di Sestri Ponente e la stessa vigne”. Queste riflessioni fanno ipotizzare che l’agro tribù dei Vituri. Nei livelli dell’abitato genovese sulla pubblico comprendesse territori collinari, con acclivi- collina di Castello si assiste a un intensificarsi della tà dolce adatta a questo tipo di colture, oltre a confer- presenza di ceramica grezza prodotta con le argille del mare la presenza di vigneti e una produzione di vino Gruppo di Voltri tra il I secolo a. C. e il I secolo d.C., di cui sarebbe interessante approfondire l’entità; in che raggiunge il 95% (MILANESE 1995, pp. 22-25). questo senso la possibilità di una produzione di derra- Questa produzione, cui si devono anche pesi da telaio te per il commercio verso Genova e il suo porto giu- e laterizi, è realizzata a tornio lento o addirittura senza stificherebbe l’interesse di Genova per le produzioni tornio. La presenza di questi vasi in ceramica grezza agricole dei Vituri. nei livelli dell’abitato sarebbe da collegare al loro uti- lizzo come contenitori commerciali di prodotti ali- I documenti medievali mentari dell’economia agro-silvo-pastorale delle tribù L’edizione tra il 1969 ed il 2000 delle carte dei liguri dei Viturii, piuttosto che alla funzione di vasel- diversi monasteri genovesi con possedimenti in Val lame domestico. E’ stato rilevato anche che le cerami- Polcevera ed in particolare alcuni regesti dei notai che grezze liguri del Gruppo di Voltri presenti nel- impegnati sul territorio della Polcevera stessa, consen- l’Oppidum avevano copiato, prima le forme grezze te ora, alla luce delle considerazioni di natura archeo- dell’Etruria meridionale che arrivavano a Genova e logica, di reinquadrare storicamente i documenti poi, in epoca tardo repubblicana, la ceramica comune medievali polceveraschi e pedapenninici. In particola- di importazione tirrenica, che costituisce, evidente- re i lavori del Ferretto (1909) e di Cipollina (1939) 36 mente, il modello da imitare. delineano il territorio alle spalle di Rivarolo come E’ stato anche ipotizzato (DE MARINIS 1998) un areale interessato dal passaggio di una viabilità di progressivo aumento della componente ligure indige- grande percorrenza; ci si riferisce ad esempio ad un na nell’emporio di Genova, in corrispondenza del atto di vendita registrato dai notai De Sigestro Ange- declino del commercio etrusco, tra III e II secolo a.C., lino e Nepitella Joachino del 26 luglio 1258 relativo quando il percorso da Genova attraverso la Valpolce- ad una cessione di casa con terra in territorio Riparioli vera e la valle dello Scrivia assume la funzione di asse propter ecclesiam Sancti Petrae cui terrae et domui cohe- di penetrazione dei prodotti verso la Padania, sia pure ret superius via inferius glarea de Tanatorbela. Deve poi in tono minore rispetto al flusso etrusco del V secolo, esser rilevata la citazione in un atto più tardo redatto ma comunque in forma significativa come attestereb- dal Notaio Lanfranco da Oneglia del 1386 “loca sive bero i siti di San Cipriano e di Campora di Magnerri, pasagia infrascritta …posita in Granarolo prope per proprio nel momento in cui si colloca cronologica- viam publicam qua itur sursum ad garbum” dove si mente il ripostiglio di Niusci. potrebbe leggere la presenza di una via pubblica tra La Tavola di Polcevera, che documenta puntual- Granarolo e la collina del Garbo. mente il percorso della via consolare su cui qui si è Per quanto concerne invece l’ipotesi di un traccia- ragionato, permette di ipotizzare alcuni aspetti del- to orientale della via, si segnala che i quattro toponimi l’organizzazione del territorio e delle relazioni econo- contenti la radice vicus sono tali già in età medievale miche e giuridico-amministrative tra le popolazioni come richiama un atto del Notaio Bartolomeo de For- liguri dell’entroterra, Genova e Roma alla fine del II nari del 2 novembre 1252 nel quale si fa riferimento secolo, quando la via Postumia ed un castelum roma- alle località di Trensasco e Vicomorasso. no, Castello Aliano, segnano il territorio. L’agro pub- Si rilevano appena le numerosissime conferme che blico del popolo romano è infatti costituito dai terri- attestano la denominazione, a partire dal 1150 (Libri tori che i Romani avevano acquisito in seguito a pre- Iurium 340) della montagna di Ceta, ai confini della cedenti confische. Secondo la Tavola, i Viturii posso- tenuta di Runco, con la località di Borgo Fornari, no “possederlo”, cioè occuparlo, goderne e sfruttarlo identificazione in realtà già proposta da Petracco Sic- (fruique) pagando la tassa di 400 nummi vittoriati cardi (1989): tra questi documenti l’atto più antico all’anno al Tesoro Pubblico di Genova. La tassa (vec- contenente la denominazione di Ceta è quello relativo 210
PROGETTO POSTUMIA, PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO a una disputa tra i signori di Pobbieto ed i consoli di che località corrispondesse Langasco nel 1000 e sco- Genova (Atti SLP parte II vol. II pag 363) a cui segue prire la sua non coincidenza con il borgo eponimo il documento registrato dal Notaio Maestro Salmone attuale. (FERRETTO 1909) del 17 settembre 1222 con il quale In due pergamene di datazione alta del monastero il Ministro dell’Ospedale di S. Stefano e Ruggerio di di San Siro infatti, redatte l’una nel 993 l’altra nel Fiacone si dividono beni in Fiaccone e Ceta: “… 1003, si osserva che autore e notaio sembrano essere Altropervenit pecia una terre qu(a)e est in ceta ubi dici- la stessa persona pur essendo state redatte in due luo- tur bedole cui coheret superius constat montis de ceta ghi diversi: la prima in villa Langasina la seconda in inferius strata publica”. Montanici (BASILI, POZZA 1974). Oggetto dei docu- Preziose indicazioni circa l’esistenza nell’area di menti sono lasciti di beni terrieri posti gli uni in Villa Ceta/Borgo Fornari di una strada di fondo valle diret- Langasina, gli altri in loco et fundo Montanisi, seu in ta a Genova viene invece da un documento del Liber Iuvo atque in Veroni et in Ricau. Le località menziona- Iurium I (pag 461 b, Cod. A fol 188 v) nel quale si fa te possono trovare corrispondenza con luoghi gravi- riferimento ad un trattato di pace tra Genovesi e Tor- tanti intorno alla via dei Giovi che agevolmente oggi tonesi i quali si promettono di scacciare i decaduti possiamo identificare con Montanesi, Giovo e Riccò, marchesi di Gavi dal loro territorio: “…et si forte tutti sulla sponda idrografica destra del Riccò. Nessu- assaltus fieret vel stremitta aut preda a predictis marchio- no di questi siti si trova però nella Valle del Verde. nisbus vel ab aliqua persona in stratam vel extra stratam Dai due documenti sembra desumersi inoltre che eundo per terram Ianuam ….”. intorno al 1000 queste località facessero parte di un In merito poi ad altri toponimi ricorrenti nella comprensorio definito genericamente villa Langasina, Tavola di Polcevera, merita un attento riepilogo il ter- ovvero la località che è oggetto dei rogiti. Pertanto si mine flovium Lemorem per il quale moltissimi docu- può affermare che nell’Alto Medioevo il Langasco fos- menti medievali confermano la coincidenza con il se un comprensorio molto più ampio e di esso faces- piemontese Lemme: vengono qui citati alcuni tra le sero parte alcune località quali Montanesi, i Giovi, numerose testimonianze quali: un atto del 22 agosto Riccò: pertanto l’identificazione dell’antico territorio 1009 conservato tra le pergamene di S. Siro (Atti Sto- dei Langates con l’attuale borgo di Langasco quindi ria Patria) con il quale Rufino prete dona dei beni in sarebbe, non solo troppo riduttiva, ma anche risalente Basaluzzo e Fiume Lemore; un ulteriore atto del 1127 a un’epoca posteriore alla metà del XII secolo. in cui tali Giovanni Oberto e Pietro fu Rustico ven- dono al Comune di Genova le parti di un mulino in SENTENTIA MINUCIORUM. flumine Lemore presso il borgo di Voltaggio (Libri Spunti storici per una rinnovata indagine giuridica Iurium f. 239); in ultimo la titolatura della pieve di S. Gli aspetti giuridici della controversia del 117 a.C. Maria in Lemore presso S. Cristoforo di Gavi, proprio tra Genuati e Viturii Langenses, registrata dalla Tavola lungo il corso del Lemme. di Polcevera, si colloca in una fase storica particolar- Nulla invece pare provenire che possa chiarire il mente delicata nella definizione dei rapporti agrari, significato del nome Pontedecimo e la sua origine, sal- con speciale riferimento alla gestione dell’ager publi- vo il fatto che esso si trova citato a partire in epoca cus, oggetto – sin dalla rogatio graccana – di proposte relativamente alta, a partire dal 1197 riferibile ad un di ridefinizione e redistribuzione, tanto tra privati, atto di trasmissione di un fondo registrato tra gli scrit- quanto tra comunità: esemplare, sotto questo profilo, ti del notaio Joannes Ferrarius de Pontedecimum, è la lex agraria epigraphica del 111 a.C., che avrebbe ripreso da un documento di poco successivo nel quale comportato la riqualificazione dei rapporti possessorii si fa riferimento a de insulis pontsdecimi (FERRETTO anche in ambito provinciale37. 1909). Orbene, l’esigenza di determinare esattamente i Questione di cruciale importanza ai fini del pro- rapporti giuridici correnti tra ager privatus e ager getto è l’identificazione del territorio dei langates – publicus avrebbe originato, unitamente alla crescente langenses così come indicati nella Tavola di Polcevera. difficoltà di individuarne confini e dimensioni, mol- Se la tradizionale identificazione è legata all’attuale teplici controversie segnatamente nel II secolo d.C.: al ubicazione del borgo di Langasco, così come proposto contenzioso tra Neapolis e Nola nel periodo compreso a partire da Petracco Siccardi (1958), piccolo centro ai tra il 195 e 183 a.C., sarebbero seguiti – per indicare piedi della via per la Bocchetta, è curioso chiarire a solo i più significativi – quelli tra Pisae e Luna (168 211
A. TRAVERSO, A. CAGNANA, P. CHELLA, M. CONVENTI, P. GARIBALDI, E. ISETTI, I. MOLINARI, G. MONTINARI, A.M. PASTORINO, F. PETRACCIA, G. ROSSI, R. SCEVOLA a.C.), Ateste e Patavium (141 a.C.), Ateste e Vicetia Eppure, le ragioni che giustificherebbero rinnovate (135 a.C.). In tutte le circostanze accennate i contrasti indagini giuridiche sulla sententia Minuciorum sono tra comunità variamente legate a Roma avevano indotto molteplici: struttura, contenuti ed applicazione costi- le medesime a richiedere al Senato l’attivazione di un tuiscono altrettante aree suscettibili di approfondi- arbitrato, implicante la designazione di senatori (sovente mento entro una logica tutt’altro che meramente un collegio costituito da magistrati in carica o ex magi- ‘antiquaria’, in quanto aperta alla ricerca dei prodromi strati) 38. che si sarebbero recati sul posto e, assunte del moderno arbitrato lato sensu internazionale. approfondite informazioni, sarebbero tornati a Roma per studiare la soluzione. Essa sarebbe stata annunciata in I) La controversia è del tutto peculiare quanto via definitiva alla presenza delle comunità litiganti, appo- ai litiganti. sitamente convocate, ed avrebbe assunto la forma del Genuati e Viturii hanno un rapporto politico senatusconsultum: a fronte di ulteriori lamentele, relative ‘asimmetrico’ con Roma: i primi sono foederati con all’applicazione della sententia senati, i componenti del quest’ultima ed, effettivamente, in virtù degli ottimi collegio arbitrale sarebbero rimasti a disposizione, sul rapporti intercorrenti con l’Urbe, ‘longa manus’ di essa modello delle magistrature dandis adsignandis iudicandis dopo la conquista del territorio ligure nel 197 a.C. rese operative in analoghi contesti. (nonché fedeli nel tempo, dato che Genua aveva Se, dunque, la controversia tra Genuati e Viturii si dimostrato ostilità ai Cartaginesi nella guerra anniba- ascriveva ad uno schema più volte invalso nel cinquan- lica e Magone Barca l’aveva distrutta); i secondi, uni- tennio precedente, diverse sono le ragioni che ne legit- tamente ad altri gruppi che compaiono marginalmen- timano una rinnovata analisi giuridica. Non va dimen- te nella tavola, erano invece adtributi, ossia dispone- ticato che, nei decenni finali del XIX secolo, illustri stu- vano di un territorio proprio e di diritti personali, ma diosi si occuparono della Tavola di Polcevera, reputan- non di autonomia giurisdizionale ed amministrativa, dola di capitale interesse per lo studio ‘dinamico’ dei in ciò dipendendo dai Genuati. Le modalità di questa rapporti correnti tra Roma e le comunità assoggettate, relazione trilaterale (Roma, Genuati e Viturii) è già, in nella prospettiva di una più ampia ricerca circa le origi- quanto tale, meritevole di approfondimento, con spe- ni e le tecniche poste a fondamento del moderno arbi- ciale attenzione a quelli tra la comunità federata e trato internazionale. Si pensi al Mommsen che, intento quella attribuita alla stessa (riecheggianti, mutatis a raccogliere materiale per il suo monumentale Corpus mutandis, i rapporti tra la città egemone e le comunità di iscrizioni latine, predispose una copia della Tabula in di diritto latino). Da ciò discendono anche le discus- sole sei ore il 26 Novembre 1844, durante una memo- sioni sorte circa la qualificazione dell’arbitrato: non rabile permanenza genovese che Giuliana Lanata ha esattamente ‘internazionale’ (considerato la disomo- raccontato nelle pagine forse più suggestive dei suoi geneità delle posizioni e la friabilità del piano politi- Esercizi di memoria (1989). Lo studioso tedesco avreb- co-diplomatico), né amministrativo (tale essendo be poi basato sull’arbitrato in parola le pagine riservate considerato quello che integra un puro atto di gover- allo statuto delle comunità rientranti nello schema no) ma, piuttosto, federale (ossia espressione di quel dell’adtributio nel terzo volume del suo mirabile Römi- potere egemonico che si colloca a metà strada tra pro- sches Staatsrecht (LEIPZIG, 1887, 765 ss.), aprendo la tettorato e dominio, soprattutto in Italia, e che richia- strada a lavori moderni poi sfociati negli studi recenzio- ma naturalmente la funzione arbitrale di Roma quan- ri di Luraschi e Laffi; oltre a Mommsen, si sarebbero do pace e ordine siano poste in pericolo da contrasti occupati della sententia Minuciorum, sempre sul finire tra comunità satelliti). dell’Ottocento, Rudorff e De Ruggiero, al fine di approfondirne gli aspetti tecnico-giuridici. Nel Nove- II) I profili della competenza e della costituzione cento hanno prevalso, invece, approcci epigrafici, del collegio arbitrale appaiono problematici. archeologici e paleografici, interrotti soltanto dagli Nelle controversie tra Genuati e Viturii la compe- spunti che Max Kaser – in Zeitschrift für Savigny Stif- tenza sarebbe spettata al magistrato iure dicundo di tung, RA, 62, 1942, 68 ss. – ha tratto dalla Tabula per Genua, come testimoniato dalla l. 43. Questi, infatti, illustrare la tipologia dei diritti fondiari nella tarda risulta avere imprigionato e condannato alcuni Viturii repubblica romana; né recenti valutazioni hanno recato ob inourias, cioè per avere occupato terre che i Genua- elementi innovativi ad una ricostruzione giuridica ti ritenevano di propria spettanza: il motivo del ricor- sostanzialmente ferma alla fine dell’Ottocento39. so (come una sorta di appellatio) al Senato romano è 212
PROGETTO POSTUMIA, PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO determinato, in ultima istanza, da tali atti di privazio- le, prescrizioni e prassi preesistenti, modificandole ne della libertà personale, rispetto ai quali non vi solo per quanto strettamente necessario: ecco l’enne- sarebbe stata altra forma d’impugnazione. Quanto sima prova di due grandi carte vincenti ‘giuridiche’ [e alla costituzione del collegio, Quinto e Marco Minu- non solo] di Roma, vale a dire il tradizionalismo e il cio Rufo erano parenti di colui che nel 197 a.C. aveva pragmatismo). Sotto il profilo della tecnica arbitrale, sottomesso i Liguri (Cic. Brut. 18.73; Liv. 32.27-31; si tratta di una costruzione davvero ineludibile per Zon. 9.16) ed avevano probabilmente conservato una quanti vogliano studiarne gli sviluppi nelle epoche sorta di patronato sui Genuati: in quel momento non successive, di cui va esaminato l’eventuale reimpiego pare rivestissero cariche magistratuali, per quanto fos- in circostanze posteriori analoghe. sero senatori e quindi pare le avessero ricoperte in pas- Riconoscimento del diritto di proprietà dei Viturii sato (la pretura, forse). Si tratterebbe di capire perché sul loro ager privatus. Esso può essere venduto, eredi- il senato abbia inviato due privati e quale tipo di rap- tato e non è soggetto ad alcun vectigal (ll. 5-6): è pro- porto funzionale esistesse tra di essi e l’assemblea sena- blematica la qualificazione, perché verrebbe definito toria (se meramente ‘referente’, ‘decisionale e vinco- ‘privato’ non l’agro dei singoli, ma quello della comu- lante’, ‘decisionale e non vincolante’): certamente, il nità langense, in opposizione a quello publicus, ossia loro responso avrebbe assunto la forma del senatuscon- dato ad essa da Genua in semplice uso (Mommsen; sultum. Bisognerebbe infine chiarire la portata del contra, Kaser). lemma sententia, che appare fuorviante sotto molte- Fissazione dei confini dell’agro privato (ll. 6-13) e plici profili (suggerendo l’idea errata di un ‘processo’; pubblico (ll. 13-23) dei Viturii. deformando il profilo di competenza, considerato che Diritti e obblighi dei singoli Viturii e della loro spesso si impiegava l’espressione sententia senatuscon- intera comunità verso i Genuati, cui spetta la titolarità sulti per le ordinarie deliberazioni senatorie; obliteran- dell’ager publicus (ll. 23-42): la sententia distingue poi do il fatto che sententia allude ad un responso giuri- l’agro pubblico in campi coltivati, compascua e prata. sprudenziale, mentre ‘sentenza’ in termini appropriati Riguardo i primi, i Viturii devono pagare una somma è espressa da iudicium). annua complessiva a Genua (400 vittoriati oppure, in mancanza, un ventesimo del grano e un sesto del III) La struttura e il contenuto dell’arbitrato vino): per raggranellare questa somma, l’assemblea dei richiedono approfondimenti per le specificità Viturii – a maggioranza dei suoi componenti – può che evidenziano. attribuire il possesso temporaneo o permanente di Una prima parte dà conto delle parti, dei giudici, singoli lotti a propri membri oppure anche a Genuati delle circostanze in cui viene pronunciata la decisione (ma non ad altri), sempre dietro pagamento di un vec- (a Roma alla presenza delle parti), nonché della data tigal pro portione (ma senza potere cacciare gli occu- (ll. 1-5), analogamente – e il dato va approfondito panti già insediatisi da un certo lasso di tempo). I anche rispetto ad altri arbitrati del II secolo a.C. – alla compascua di entrambe le comunità sono liberamente inscriptio nelle rogationes legislative o all’inizio della utilizzabili da entrambi i popoli per il pascolo e la rac- formula nel processo privato, atteso che il punto di colta di legname, mentre i prata saranno gestiti dai riferimento deve essere, in ogni caso, rappresentato Viturii che li possedevano già il 1 Settembre dell’anno dai trattati internazionali. Una seconda parte contiene della sentenza, potendo avere ad essi accesso anche le il testo della sentenza (ll. 5-45), mentre la terza i nomi quattro comunità minori indicate in arbitrato senza dei rappresentanti delle parti (l. 46): la natura arbitra- possibilità di allargarne la superficie, ma solo – all’esi- le del documento spiega l’assenza sia di una qualche to di una procedura concordata con i Viturii – mutar- forma di sanctio preordinata al rispetto dei contenuti, ne la destinazione d’uso. sia di prescrizioni relative alla durata dell’assetto di Ordinanza di rilascio, entro sei mesi, dei Viturii interessi scaturito dalla decisione. imprigionati e invito ai litiganti a rivolgersi agli stessi Grazie ad una pur preliminare rassegna sul conte- arbitri, se vi fossero ulteriori motivi di contrasto (ll. nuto sostanziale del testo, si rilevano molteplici singo- 42-45). larità, che discendono dal carattere trilaterale, asim- Per il territorio di cui si parla sarebbe, in questo metrico e scalare di arbitri e parti, facendone un capo- contesto, interessante approfondire quali meccanismi lavoro di equilibrio e moderazione (pur col perduran- e quali ricadute politiche, giuridiche ed amministrati- te intento di preservare, nel modo più ampio possibi- ve abbia implicato il passaggio di una via consolare 213
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