PROGETTO POSTUMIA, PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO

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PROGETTO POSTUMIA, PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO
PROGETTO POSTUMIA, PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE
E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO

ANTONELLA TRAVERSO, AURORA CAGNANA, PAOLA CHELLA, MARTA CONVENTI,
PATRIZIA GARIBALDI, EUGENIA ISETTI, IRENE MOLINARI, GIULIO MONTINARI,
ANNA MARIA PASTORINO, FEDERICA PETRACCIA, GUIDO ROSSI, ROBERTO SCEVOLA

    Nel novembre 2013 veniva segnalato all’allora            di Serra Riccò in località Izosecco da Agostino Pede-
Soprintendenza per i Beni Archeologici il rinveni-           monte, che subito la portò a Genova per venderla ad
mento fortuito, in Comune di Isola del Cantone da            un calderaio, nella speranza di ricavarne una discreta
parte del Sig. Enrico Righi1, di un piccolo nucleo di        somma. Nella bottega del calderaio fu riconosciuta da
oggetti in ceramica e metallo riferibili alla seconda Età    un umanista che segnalò il reperto al Governo, il qua-
del Ferro e con tutta probabilità pertinenti ad un cor-      le prontamente lo acquistò e, riconoscendone il valore
redo tombale andato distrutto per le arature. Questi         storico, lo espose nel Duomo (PASTORINO 1995).
materiali, da considerarsi per molti aspetti, una sorta          La sua prima edizione in latino apparve nel 1520
di fossile guida per la fase della romanizzazione della      a Parigi ad opera di Agostino Giustiniani e poi dallo
Liguria montana, riproponevano prepotentemente il            stesso fu ripubblicata nel 1537 in lingua volgare negli
tema del percorso appenninico della Via Postumia, via        Annali di Genova4. Proprio qui troviamo il primo ten-
consolare aperta nel 148 a.C. per collegare Aquileia         tativo di ricostruzione del tratto occidentale della via
con il Mare Ligure e Genova.                                 Postumia “..E di là da giogo di Ricò, il quale è discosto
    Da questo spunto nasce il “Progetto Postumia”,           dalla Marina quattordici miglia, si offende la villa di
avviato dalla Soprintendenza nel 2014 in collabora-          Buzalla, ed il Borgo dei Fornari, terre dei nobili Spinoli
zione con il Museo di Archeologia Ligure del Comu-           col fiume Scrivia, e l’antica via Posthumia, oggi nomi-
ne di Genova, progetto tutt’ora in corso, grazie al qua-     nata via Costuma ossia Costumia, per la quale si va a
le professionalità diverse, si sono poste l’obiettivo di     Ronco, all’Isola, ad Arquata, a Serravalle ed a Nove:..” e
inquadrare i nuovi dati, i rinvenimenti occorsi negli        oltre “…Per congiungere Genova alla via Aurelia, che
ultimi decenni, le fonti storico documentali e archeo-       passava di là da’ gioghi fu aperta la via Postumia ed è
logiche già esistenti ma, soprattutto, l’obiettivo più       presso a poco la moderna, detta de’ gioghi, che per Pon-
generale di rivalutare i percorsi alternativi al tradizio-   tedecimo, Arquata, Libarna, Serravalle giunge a Novi e
nale tracciato indicato dagli studi correnti.                a Tortona”5. Questa ipotesi di percorso privilegiava un
    Questo preliminare contributo specifico si prefigge      passaggio attraverso la Valle Scrivia con confini della
di inquadrare alcuni dei nuovi dati acquisiti in vista di    Tavola di Polcevera estesi ai territori dell’Oltregiogo.
una loro rilettura anche in chiave storico epigrafica.           Egli cita inoltre una iscrizione, oggi dispersa, che
                                                             sarebbe stata collocata su un ponte non meglio iden-
     Lo stato dell’arte                                      tificato dello Scrivia “Via Costuma Placentiam“6; il
     Il tema legato al disegno del tracciato occidentale     percorso quindi indicato da Giustiniani attraverso la
della via Postumia rappresenta uno degli soggetti            Valle Scrivia fu poi accettato anche dagli studi succes-
dell’archeologia ligure più dibattuti dall’Ottocento         sivi fino alla prima metà dell’Ottocento7.
fino ad oggi. Basti pensare alla quantità di monografie          A questo proposito di particolare interesse in
e contributi dedicati a questo argomento a partire dal-      seguito all’esame dei documenti manoscritti si è rive-
la giornata di studi tenutasi nel 1994 a Palazzo Duca-       lata una interessante testimonianza del padre domeni-
le, sulla Tavola di Polcevera prima della sua collocazio-    cano Gio Maria Borzino (1619-1696), che in un suo
ne al Museo Civico di Archeologia Ligure2.                   trattato sulle antichità liguri8 ha dato una ulteriore
     La tavola di Polcevera infatti è uno dei documenti      ricostruzione dello stato dei confini e dei territori trat-
più antichi nel quale viene fatto esplicito riferimento      tati dalla Tavola della Valpolcevera, basandosi su topo-
alla via Postumia e al suo tracciato3. Secondo la tradi-     nimi ancora esistenti nella seconda metà del Seicento.
zione fu rinvenuta nel 1506 nei pressi di Pedemonte          A fronte delle sue conoscenze, il Borzino restituisce

                                                                                                                    203
PROGETTO POSTUMIA, PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO
A. TRAVERSO, A. CAGNANA, P. CHELLA, M. CONVENTI, P. GARIBALDI, E. ISETTI, I. MOLINARI, G. MONTINARI, A.M. PASTORINO, F. PETRACCIA, G. ROSSI, R. SCEVOLA

una ricostruzione grafica dei territori interessati dalla                        con gancio a gomito (PASTORINO – TRAVERSO 2015)
Tavola e del percorso della Postumia sul versante dello                          pressochè identico a questi due dalla frazione di Colle
Scrivia.                                                                         della Guardia (PASTORINO PEDEMONTE 1999) ed
    Nel 1815 il Canonico tortonese Angelo Bottazzi,                              alcune pareti di anfore dalle frazioni Cascina Cagnola
che con le sue ricerche inaugurò gli studi sul sito di                           e Casaleggio, sempre da Isola del Cantone sulla spon-
Libarna, propose un percorso in valle Scrivia fino a                             da idrografica destra dello Scrivia. Sulla sponda idro-
Savignone individuando come valico il passo della                                grafica sinistra dello Scrivia, dalla Frazione di Giretta,
Crocetta d’Orero per raggiungere da qui la Val Secca                             sul confine ligure-piemontese, sono segnalate invece
e poi la Val Polcevera (BOTTAZZI 1815, pp. 46-47).                               due monete di età romana: un asse di Traiano ed una
Diversamente il Celesia ipotizzò un percorso che sali-                           moneta di Gordiano Pio (CORNERO P. – PEDEMONTE
va per la Val Polcevera fino a Pontedecimo, al passo                             S. 1981).
della Vittoria e la valle Scrivia – e qui attraversando:                             Il complesso di elementi rinvenuti, oggetto in altra
la pieve di Borgo Fornari, Isolabuona, Ronco, Isola                              sede di uno studio più dettagliato, ma soprattutto le
del Cantone e Pietrabissara – raggiungeva finalmente                             tre maskenfiebel e le quattro borchie a scudetto, costi-
Libarna (CELESIA 1863, p. 43).                                                   tuiscono certamente quello che si può definire un tas-
    L’idea del nuovo percorso che costituisce in oggi la                         sello importante per la loro ricorrenza in associazione,
lectio accolta dai più, e cioè il passaggio attraverso pian                      identificabile come caratteristica ligure anche nel caso
delle Reste e la Bocchetta9 si fa strada solo a partire dal                      dei confronti padani da Libarna (PASTORINO, VENTU-
XX secolo.                                                                       RINO GAMBARI 1991), e dal territorio veronese (SAL-
    Secondo il Monaco (IDEM 1936) questo nuovo                                   ZANI 1990); questi oggetti rimandano ad una datazio-
tracciato doveva utilizzare il passo della Bocchetta per                         ne genericamente compresa tra la fine del III secolo e
raggiungere Gavi e Serravalle, mentre secondo Man-                               la metà del I secolo a.C. (VENTURINO GAMBARI 1983)
noni e Pasquinucci10 la via doveva, sempre attraverso                            ma, con un livello di precisione forse maggiore, in
la Bocchetta, giungere a Fraconalto prima di arrivare                            pieno periodo di apertura proprio della Via Postu-
a Libarna.                                                                       mia11.
                                                                                     La presenza dell’amalgama, nella quale si posso
    Nuove evidenze archeologiche in Valle Scrivia                                ancora riconoscere una staffa ed una borchia a scudet-
    Questo materiale ritrovato recentemente proviene                             to, nonché del chiodo in ferro del tipo triangolare per
dall’estremo Nord ligure della valle dello Scrivia, e                            incastri, fa presumere ci si trovi di fronte, qui a Isola
precisamente dalla Località Colle della Guardia, sulle                           del Cantone, ai resti di un’area sepolcrale, intaccata
alture dell’abitato di Isola del Cantone, in sponda                              dalle arature occorse negli ultimi anni sul sito. Potreb-
idrografica destra del Torrente Scrivia; il sito è rappre-                       be trattarsi infatti dell’esito della fusione sul rogo
sentato da un ampio ed agevole passo che incide la                               funebre di una parte del corredo e di un chiodo per
dorsale tra le vette del Bric Prodonno (457 m s.l.m.)                            legno di una cassetta (?).
e il monte Cagnola (882 m s.l.m.)sulla direttrice                                    Alla luce del rinvenimento di queste fibule di tra-
Nord/Sud, alla quota di 390 metri s.l.m. (fig. 1).                               dizione ligure con una cronologia relativamente circo-
    Il complesso dei materiali rinvenuti è costituito da                         scritta, sia a S. Agata di Pressana (VR) sia a Rio della
sei frammenti di laterizi e pareti ceramiche non deter-                          Pieve presso Libarna (AL), non a caso proprio lungo
minabili, da 21 elementi metallici (bronzo) e un chio-                           la linea ideale della Postumia, invita a rivedere il per-
do (ferro). Tra questi si segnalano in particolare: parti                        corso della via consolare, spostandone il transito
di almeno due fibule realizzate in una variante del tipo                         appenninico tra Isola del Cantone e Genova, rivalu-
maskenfiebel con terminazione a globetto, quattro                                tando quindi quel percorso tangente l’asta dello Scri-
borchiette in forma di scudetto, una spirale in bronzo                           via già proposto negli studi più antichi e poi inspiega-
con traccia di innesto di gancio in ferro (forse fibbia                          bilmente sostituito dalla variante Bocchetta.
di cintura), un disco ornamentale laminare a profilo                                 Questi ritrovamenti in alta Valle Scrivia permetto-
circolare sempre in bronzo con punzonatura radiale                               no di ipotizzare un percorso da Isola del Cantone
ed un’amalgama composta da almeno altre due bor-                                 almeno fino al centro dell’abitato di Busalla, che trova
chie a scudetto e una staffa (fig. 2).                                           riscontro nelle titolature tutt’ora esistenti delle strade,
    Tali ritrovamenti si associano ad altre evidenze                             forse relitto di antica memoria, le quali mantengono,
simili quali un altro esemplare di maskenfiebel del tipo                         ad esempio, il nome di Postumia per la via interna

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PROGETTO POSTUMIA, PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO
PROGETTO POSTUMIA,   PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO

della frazione Villavecchia di Ronco Scrivia e per                crinale o di costa, che vanno ragionevolmente e prio-
quella che si snoda nel centro di Isola del Cantone,              ritariamente presi in esame, nel tentativo di indivi-
proprio davanti alla chiesa di S. Michele in Campo-               duare uno o più possibili percorsi di avvicinamento
lungo, della quale si ha notizia a partire dal 1216.              alla costa ed al centro di Genua o di allontanamento
    Se si adotta questo nuovo asse, da Busalla proce-             da essa.
dendo verso Sud, ci si imbatte in altri siti già noti e                Tra le popolazioni antiche, e i Liguri in questo non
riconfermati dai recenti rinvenimenti sporadici di                costituiscono un’eccezione, si segnala il fatto che siano
laterizi e un piccolo peso in piombo di età romana da             sempre privilegiati i percorsi che permettono di viag-
loc. Cian da Pila, tra la frazione Ponte di Savignone e           giare per creste o crinali, raggiungendo la quota desi-
Casella – da dove negli anni ’80 furono recuperati                derata nella maniera più indolore possibile e tenendo-
frammenti di ceramica a vernice nera molto fluitata –             si prevalentemente sulla stessa.
(PASTORINO 1981). Da qui proviene anche un arco di                     Si può pertanto presupporre che i Romani, nel
fibula12, che sembra potersi ricondurre a modelli tardi           tracciare le vie consolari, dovendo valicare una catena
La Tène.                                                          montuosa, continuassero con la stessa strategia, riuti-
    Queste nuove e vecchie evidenze archeologiche                 lizzando percorsi preesistenti che permettessero un
autorizzano quindi a rivalutare seriamente un percorso            aumento o diminuzione progressivi di quota, con
da Isola del Cantone fino a Casella, dove ci si trova             cambi di pendenza, fin dove possibile, diluiti e distri-
direttamente posizionati in prossimità ed in vista della          buiti in lunghezza.
porta appenninica più agevole e diretta al mare: il valico             La presente ricerca, assumendo come postulato lo
di Crocetta d’Orero.                                              snodo della Bocchetta individua due crinali o percorsi
    Questo che, per altro, rappresenta il valico appenni-         di costa, non soltanto interessati da tracciati di comu-
nico più basso d’Italia (m 461 s.l.m.) è poco distante            nicazione di accertata importanza almeno in età stori-
(meno di 500 metri) dal punto ove avvenne uno dei                 ca (analogamente a quello che porta al Passo della
rinvenimenti storici più noti del secolo scorso: il cosid-        Bocchetta), ma altresì punteggiati da innumerevoli
detto “tesoretto di Niusci”13.                                    aree di frequentazione di età tardo-repubblicana,
    Il ripostiglio monetale di Niusci, Serra Riccò, rinve-        imperiale e tardo-antica, quando non da veri e propri
nuto all’inizio del 1900 nella frazione di Crocetta               siti che si collegherebbero con tali percorsi.
d’Orero, è stato interpretato da più parti 14 come sti-                Se questa volta si parte dalla costa in direzione
pe/deposito votivo formatosi nel corso del tempo (III-I           dell’Appennino, è possibile individuare un primo per-
sec. a.C.15) e connesso con il passo che metteva in               corso, sulla sponda orografica sinistra del bacino del
comunicazione la Val Polcevera con la Valle Scrivia.              Polcevera/Secca, che si diparte dall’altura di Granaro-
    Si trattava di migliaia di monete d’argento in gran           lo17 e, dopo aver lambito, tenendosi sempre ad una
parte disperse, composte da dracme e oboli massalioti             quota vicina alla isoipsa 300 s.l.m., i borghi di mezza
coniati a Marsiglia o imitati in area padana da probabili         costa di Fregoso e Begato, raggiunge il sito di età
zecche di area appenninica16. Il ripostiglio è interpretato       romana di Campora di Gemignano. Qui, lavori per la
come tesoro dei Viturii, forse formatosi a seguito di             realizzazione di una strada, proveniente dalla sotto-
rituali/consuetudini di pagamento per il passaggio di             stante frazione alla metà degli anni ’70 del secolo scor-
persone e merci lungo l’importantissimo percorso.                 so, portarono al recupero di copiosi frammenti cera-
Degna di nota e di approfondimento la circolazione di             mici inquadrabili in due distinte fasi cronologiche
queste monete in uno dei punti più importanti dell’iti-           (D’AMBROSIO 1985a, pp.70-71). Alla prima, risalente
nerario da Genova all’area padana quando la presenza              ad un orizzonte tardo-repubblicano, rimandano le
romana appare ben consolidata e circolano altre mone-             anfore di produzione tirrenica di area centroitalica
te, come sappiamo dal testo della Tavola di Polcevera,            inquadrabili tra le greco-italiche tarde e le prime
dove si fa specifico riferimento ai vittoriati.                   Dressel 1A, unitamente a produzioni grezze locali e a
                                                                  ceramica fine da mensa, come la vernice nera di pro-
    Per una rilettura delle evidenze archeologiche                duzione “minore” e la sigillata italica.
    in Val Polcevera                                                   Alla seconda, con una cesura piuttosto netta (forse
    Il quadro morfologico dell’Alta Valpolcevera, una             un vero e proprio abbandono?), sarebbero riferibili
volta oltrepassato il valico di Crocetta, si presenta             alcuni laterizi del tipo tegolone ad alette e coppo che
sostanzialmente articolato su due possibili tracciati di          Mannoni (IDEM 1980) propone di interpretare come

                                                                                                                             205
A. TRAVERSO, A. CAGNANA, P. CHELLA, M. CONVENTI, P. GARIBALDI, E. ISETTI, I. MOLINARI, G. MONTINARI, A.M. PASTORINO, F. PETRACCIA, G. ROSSI, R. SCEVOLA

spia di una ridistribuzione antropica nelle aree rurali a                        del secolo scorso, hanno portato al rinvenimento di
seguito della crisi produttivo/demografica tardo impe-                           cospicue attestazioni di materiali di età tardo-repub-
riale.18                                                                         blicana (I sec. a.C.), in associazione con un muro a
    Gli studiosi che hanno proposto i tracciati della                            secco che corre lungo il crinale, di incerta interpreta-
Postumia, hanno anche ipotizzato una discesa piutto-                             zione, ipoteticamente identificabile come muro di
sto improvvisa fino al fondovalle, lambendo la frazio-                           confine. Questo sito sembra fare sistema (per lo meno
ne di Cremeno, il cui immediato circondario (Case                                nella sua prima fase d’occupazione) con un edificio in
Santin) ha restituito una moneta romana di età impe-                             muratura posto qualche decina di metri più in basso,
riale (GARIBALDI 1985, p.22), per poi raggiungere il                             in direzione della Val Bisagno, in posizione forse più
“punto fermo” del ponte “ad decimum lapidem”, ossia                              riparata dai venti, il quale poi continua ad esistere per
Pontedecimo, e risalire verso il Passo della Bocchetta,                          tutta l’età imperiale, in località Costa Bottuin (DAVI-
senza tuttavia dimenticare la possibile variante del cri-                        TE, TORRE 1992, pp. 91-92).
nale di San Cipriano/Serra19.                                                        Il crinale su cui è ubicata la struttura finisce in val
    Se si ammette l’esistenza, almeno fino a Campora                             Bisagno ed è delimitato, a Nord e Sud, da due solchi
di Geminiano, di un percorso in costa di età antica,                             vallivi, sede di percorsi mettono tuttora in comunica-
forse già preromana (MANNONI 1980, p.15 e più                                    zione l’alta val Bisagno e il territorio di Molassana (>
ampiamente GARIBALDI 1985) e dovendo tener conto                                 Molliciana?), con la Val Polcevera, attraverso i valichi
del nuovo ruolo ora assegnato alla Valle Scrivia al pas-                         di Pino e di Trensasco, entrambi da tale contesto con-
so di Crocetta di Orero, si deve per forza usare un per-                         trollabili. Non è superfluo rimarcare l’importanza
corso in costa; attraverso la zona di Casanova di S.                             strategica di un sistema come questo, dal punto di
Olcese, dopo aver lambito una serie di terrazzi di mez-                          vista del controllo del territorio, ma anche delle per-
za costa e promontori antropizzati, analoghi a Cam-                              correnze intervallive e di crinale. Si aggiunga a questo
pora di Geminiano. E questo areale è effettivamente                              dato la notizia del rinvenimento sporadico, nell’areale
ricco di spunti di ricerca, degni di approfondimento.                            immediatamente sottostante, dove sarebbe poi stata
    Il primo elemento d’interesse è infatti costituito                           aperta la galleria di Pino, ma già in Val Polcevera, di
dalla presenza di ben quattro toponimi “vico” o                                  tegoloni “probabilmente tardo romani” (lettera del-
“vigo”, distribuiti in un’area di soli 10 kmq: uno dei                           l’ispettore onorario Torrazza alla Soprintendenza
quattro è tra l’altro attraversato dal percorso in costa                         datata 05/02/1987).
appena accennato (Vigo di Casanova, in vicinanze di                                  Ulteriore elemento di interesse è infine costituito
un toponimo castello di sicuro interesse storico).                               dal rinvenimento, effettuato dagli scriventi, di un
Seguono Vicomorasso, Vigo d’Orero e, più a fondo                                 monolite apparentemente regolarizzato, ubicato qual-
valle, vicino a Manesseno, Arvigo.                                               che centinaio di metri ad O della località Vigo, lungo
    Di questi, Vicomorasso e Vigo d’Orero sono noti                              il tracciato di mezza costa. Ricerche tra le fonti orali
per il rinvenimento di sporadici frammenti di laterizi                           locali segnalano che esso fu rinvenuto casualmente,
e ceramica grezza (GARIBALDI 1985, fig.3 p.23 e                                  sepolto in profondità, negli anni ‘70, nel corso del
BIANCHI 1996, p.67).                                                             rifacimento della “strada vecchia”, che correva qualche
    Recenti studi di topografia denunciano un legame                             metro più a monte e lì ricollocato. Suggestiva, ma per
molto stretto tra il vicus -sorta di agglomerazione                              ora priva di elementi certi che possano suffragarla,
amministrativa, a volte luogo di mercato, derivazione                            l’ipotesi che possa trattarsi di un “termine”.
del forum ed emanazione di una vicina civitas od oppi-                               Un variante al percorso appena proposto poteva
dum- ed una strada di primaria importanza. Inoltre                               percorre invece la bassa Val Polcevera, in sponda
associata al vicus, vi è la presenza di viasii vicani, carica                    destra come attestato anche dalla Peuntigeriana, la
pubblica di emanazione “cittadina” forse non indige-                             quale indica come prima tappa una località ad figlinas
na, preposti alla manutenzione stessa del tracciato                              a VII miglia da Genova, identificata ormai concorde-
(TARPIN2002, p. 66 e pp.82-83).20                                                mente con l’attuale località di Fegino (Tab.Peut. II,
    Dopo aver superato Vigo di Casanova, il tracciato                            5)21. La via dopodiché attraversava il Polcevera in un
in costa lambisce, a poche centinaia di metri dalla cre-                         punto non ancora precisato (forse a Barchette22) e sali-
sta, il crinale Val Polcevera/Val Bisagno, sul quale si                          va il crinale di spartiacque tra Secca e Polcevera, pre-
trova un sito di controllo territoriale, Costa Bastia,                           sumibilmente nella zona di Morego. Tale crinale si
dove scavi per la posa del metanodotto, negli anni ’80                           sviluppa in direzione Sud a partire dalla dorsale

206
PROGETTO POSTUMIA,   PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO

appenninica e termina alla confluenza tra i due tor-             Campora, entrambe segnalate per il solo rinvenimen-
renti Secca e Polcevera. Questa zona si caratterizza per         to di sporadici e più tardi tegoloni (MANNONI 1995,
la dolcezza dei versanti e la buona esposizione, unita           pp.95 e ss.). A questo punto la viabilità moderna
all’abbondanza d’acqua, nonché la bassa acclività,               scende drasticamente verso il fondovalle (Valleregia e
vista la possibilità di passare dai 150 m, s.l.m. di             Pedemonte), ma è possibile rintracciare una continua-
Morego ai 450 di Serra Riccò con un cambio di pen-               zione di quella storica, che invece si mantiene in quo-
denza lieve e graduale, senza saliscendi. Lungo questo           ta, immediatamente sotto la località “case Castello”,
crinale, due sono i siti di accertata occupazione in età         così denominata per i resti di un castello tre-quattro-
antica, preromana e tardoantica.                                 centesco scavato nei primi anni ‘70 del secolo scorso.
    Il primo è il sito d’altura in località San Cipriano;        (AA.VV. 1971, p.3)24. Il tratto di dorsale soprastante
occupa la sommità di una collina situata a nord del-             ancor oggi è denominato con il toponimo “Pian delle
l’abitato e le sue prime propaggini orientali. Fu indi-          Barche”, ormai sul crinale Polcevera/Scrivia.25
viduato negli anni successivi al secondo conflitto,                  Si segnala il dato rilevante che da questo crocevia
anche a seguito di sbancamenti per l’installazione di            seguendo vero Est il crinale Polcevera/Scrivia, è possi-
una batteria antiaerea che ne obliterò la sommità e              bile giungere con lieve discesa al valico di Crocetta,
venne scavato tra la fine degli anni ‘60 ed i primi anni         posto a 460 m.
‘80 del secolo scorso. Anche in questo caso come a
Campora di Geminiano, sono state riconosciute due                    Dati cartografici, toponomastici e linguistici
fasi di occupazione, interrotte da un lungo iato.                    in relazione al territorio della Valpolcevera
(D’AMBROSIO 1985b, p.49)                                             e alla sua viabilità antica
    Particolarmente significativa è la prima fase testi-             Il progetto è partito dal riesame di una serie di dati
moniata da ceramica a vernice nera per lo più d’imi-             toponomastici importanti contenuti nella Tavola di
tazione, ma con una significativa presenza di importa-           Polcevera, presuponnendo a monte una clusterizzazio-
zioni dall’Etruria settentrionale marittima (kylix 82            ne tra tipologie geografiche che dovevano esser note
con anse non ripiegate ad orecchia) datate tra III e             agli arbitri relatori quali: flumina (in numero di sei),
primi decenni del II sec. a.C., da anfore greco-italiche         rivii (in numero di quattro), comvalis (una), fontes (in
transizionali e Dressel 1A e da comune depurata pro-             numero di due), montes (in numero di otto) ed altre
dotta al tornio, genericamente assegnabile ad età tar-           ancora che saranno oggetto di disamina più dettagliata.
dorepubblicana, oltre a qualche frammento di sigillata               L’analisi del repertorio cartografico storico 26, com-
italica (I sec. a.C.).                                           preso fra il 1500 e la cartografia sabauda ottocentesca,
    Da notare, per quanto riguarda la grezza locale, la          integrato dall’esame di documenti del periodo 1200-
significativa presenza di impasti riferibili, grazie agli        1800 27, permette di fare alcune considerazioni, qui
inclusi, alla cosiddetta “produzione di Ponente” (ofio-          preliminarmente presentate, sulle identificazioni
liti del gruppo di Voltri), classe ceramica attestata            toponomastiche dei siti citati nella Tavola di Polceve-
anche nell’oppidum di Genua23.                                   ra, anche in relazione alle caratteristiche morfologiche
    Procedendo verso N, dopo poco più di 1 chilome-              che devono aver avuto un ruolo non secondario nel
tro si raggiunge la località di Favareto, ai piedi della         determinare scelte di transito e di comunicazione fra
quale sorge la nota cappella campestre di San Michele            la costa e l’oltregiogo in una parte ben definita del
di Castrofino, la cui antichità di fondazione è testimo-         territorio della Valpolcevera.
niata da un’epigrafe murata all’interno dell’edificio di             Partendo dal riesame della toponomastica, la
culto, collocabile tra VI e VIII sec. d.C (PETRACCO              documentazione rinvenuta consente di analizzare nel-
SICARDI 1985, p.90; DE VINGO, FRONDONI 2003,                     la loro evoluzione linguistica alcuni toponimi presen-
con bibliografia precedente). La maggior parte degli             ti nella Tavola di Polcevera che possono identificarsi
specialisti non ha potuto sottrarsi alla constatazione           con luoghi che ancora oggi conservano una forte asso-
che la dedicazione indichi la presenza di un castrum             nanza col nome antico, primi fra tutti Fons in Mani-
posto su un confine, spingendosi ad ipotizzare che da            celo e Flovium Lemuris, due elementi cardine nella
qui passasse il limes di età bizantina collocato a difesa        descrizione territoriale dei confini individuati dalla
dei Longobardi incombenti.                                       Tavola stessa e significativi nell’economia generale
    Proseguendo e piegando in direzione Est lungo la             della ricostruzione topografica antica anche in relazio-
mezza costa, la strada lambisce le località di Serra e di        ne col passaggio della via Postumia.

                                                                                                                            207
A. TRAVERSO, A. CAGNANA, P. CHELLA, M. CONVENTI, P. GARIBALDI, E. ISETTI, I. MOLINARI, G. MONTINARI, A.M. PASTORINO, F. PETRACCIA, G. ROSSI, R. SCEVOLA

    L’identificazione Lemuris=Lemme e Fons Manice-                               cazione potrebbe derivare la successiva coincidenza
lo=Manesseno, costituisce uno dei due cardini di que-                            del rio Tulelasca, come torrente che viene dal Tuledo-
sto lavoro con rilevanti implicazioni nella determina-                           ne, quindi identificabile ora con uno dei rivi che affe-
zione dei citati confini e conseguentemente della rico-                          riscono alla zona del Tullo in senso lato (il rio Ciaiè o
struzione dei territori (ager publicus e ager privatus dei                       il Rio Sardorella).
Viturii Langenses), quando invece queste identificazio-                              Per quanto concerne il presente studio occorre
ni in passato 28 si presentavano diverse per ragioni                             non dimenticare che nella stessa Tavola il tracciato
genericamente attribuibili alla topografia degli stessi                          della Postumia viene citato quattro volte, con riferi-
luoghi.                                                                          mento a tre località diverse (una viene ripetuta due
    Sulla base ora di una serie di documenti tra cui                             volte). Di esse, una si situa in prossimità del rivo
l’organizzazione delle Circoscrizioni Plebane della                              Vinelasca, una presso la convalle ceptiema ed una terza
Valpolcevera, l’attuale sito di Manesseno può esser                              in prossimità della fonte ad manicelo.
identificato con Immanicen appartenente alla Pieve di                                In particolare quest’ultima può assumere significa-
S. Ulcisio (odierna S. Olcese) e quindi facilmente assi-                         to rilevante, se si identifica Manicelo con Manesseno,
milabile con Fons in Manicelo; circa invece l’identifi-                          per localizzare la via consolare sulla sponda idrografica
cazione di Lemor con il Fiume Lemme di cui nel corso                             sinistra del Polcevera.
dei secoli (fra 1500 e 1800) si può ripercorrere tutto                               Questa ubicazione sulla riva sinistra merita di esser
il passaggio da Lemor a Lemme (Lemor fl., Lenior f. o                            approfondita alla luce di quanto riportato dalla Tabu-
Lentor, Leino fluvius, Lemo)29 non sembrano esservi                              la Peutingeriana in base alla quale una strada romana
dubbi, compresa la dedica della pieve di S. Maria in                             (forse la via Postumia33) toccava ad Figlinas, quasi cer-
Lemore fra le località di Francavilla Bisio e S. Cristo-                         tamente l’odierna Fegino, sulla destra orografica del
foro di Gavi (AL) di cui si ha notizia a partire dall’an-                        Polcevera e quanto richiamato dai documenti del
no 1000.                                                                         1642 dei Padri del Comune, in base ai quali una
    Inoltre, in attesa di nuovi dati dal territorio che                          “strada romana” passava in luogo Barchetta presso
confermino l’ubicazione a Manesseno di una sorgente                              Bolzaneto dove sappiamo esserci ancor oggi una “via
d’acqua30, possiamo ricordare che nel 1806: “ il colle                           Barchetta”. La presenza sulla cartografia più antica di
di Maniceno fiancheggiato da due torrenti, e ricco di                            un “Ponte Barchette” 34 potrebbe suffragare quest’ipo-
una fonte perenne, la quale benché negletta da’ coloni                           tesi, anche se si tratta di un documento che risale alla
e sconosciuta da’ proprietarij, fu loro indicata come                            metà del 1500.
utilissima a campestri lavori, da un colto ingegnere...”                             Tuttavia, ai fini del presente lavoro, ha rivestito un
    Già Nino Lamboglia (IDEM 1939 pp. 218 ss) ave-                               ruolo di primo piano uno dei documenti storicamen-
va insistito particolarmente nell’identificare tutta una                         te più vicini al ritrovamento della Tavola di Polcevera
serie di toponimi della Tavola in corrispondenza di                              (1507), il testo del Giustiniani, il quale trent’anni
una ben definita porzione di territorio oggi compresa                            dopo ci tramanda anche i dettagli relativi al luogo del
fra la cresta appenninica, dal Passo della Vittoria al                           rinvenimento: in un podere in località di Izosecco; a
Monte Tullo e il torrente Secca fino alla sua confluen-                          questo proposito su un documento cartografico di
za col torrente Sardorella presso Manesseno: M.                                  metà del XVII secolo il sito di Izosecco viene identifi-
Boplo, fons Lebriemelus, M. Claxelus, M. Prenicus                                cato con la bella collina su cui sorge la chiesa di S.
(presso l’odierna Pernecco) e molti altri (iugum Blu-                            Maria di Pedemonte35. Questo elemento ci consente
stiemelum, M. Berigiema ecc.) senza tuttavia insistere                           ora di identificare con un certo margine di precisione
particolarmente sulle implicazioni che queste identifi-                          il luogo di rinvenimento della Tavola, in una zono
cazioni potevano avere in merito alla rilettura dei con-                         poco distante (meno di un km) dalla risorgiva di
fini individuati dalla Sententia Minuciorum.                                     Manesseno, dove la Tavola stessa riferisce …”trans
    L’identificazione già da lui proposta del Tullo=                             viam Postumiam, recta regione in fontem in Manice-
Tuledone sembra giustificata non solo dal punto di                               lum”, in luogo dell’area tradizionalmente definita
vista linguistico 31 ma anche etimologico 32 come                                come Isola di Pedemonte.
“monte che ha un rigonfiamento” in accordo con la
sua morfologia, facilmente riconoscibile da ogni pun-
to visuale della dorsale d’oltre giogo, nonostante l’al-
tezza contenuta (m 600 ca s.l.m.). Da questa identifi-

208
PROGETTO POSTUMIA, PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO

    Relazioni tra comunità costiere e dell’entroterra geno-           to di anfora punica (MELLI 1985).
vese: considerazioni archeologiche                                         Per contro, in pieno areale appenninico, nei corredi
    Nell’ambito dello studio sulle testimonianze relati-              sepolcrali di Savignone, in Valle Scrivia, e di Valbreven-
ve alla via Postumia e al suo tracciato, si considerano               na sono presenti elementi fortemente connessi a modelli
in questa sede anche i reperti provenienti dal territorio             settentrionali, nel primo la decorazione ceramica a stra-
toccato dall’asse viario romano, molti dei quali con-                 lucido di ambiente golasecchiano e la fibula Certosa di
servati presso il Museo di Archeologia Ligure di                      tipo ticinese ( seconda metà V sec. a.C.) e, nel secondo,
Genova e oggetto di recenti studi che suggeriscono                    la fibula a sanguisuga di tipo tardo alpino (Golasecca III
alcuni spunti utili a mettere a fuoco le relazioni tra le             A1) (DE MARINIS 1998, pp. 59 – 75).
comunità costiere e quelle dell’entroterra genovese.                       Le carte di diffusione delle fibule Certosa di tipo
    Come noto, Genova è fondata in corrispondenza                     ticinese, variante Terzan X – n e delle fibule a drago
di un approdo favorevole e nel punto della costa ligu-                tipo Cerinasca d’Arbedo (DE MARINIS 1988) mostrano
re più vicino ai passi appenninici che collegano la                   con chiarezza i rapporti privilegiati tra l’area ligure e
costa genovese con l’entroterra e l’area padana, lungo                quella di Golasecca, concentrati lungo l’asse tra Valle
le valli perpendicolari al mare: il percorso lungo il tor-            Scrivia e Val Polcevera sino a Genova. Infatti il corredo
rente Orba che conduce fino al passo del Turchino,                    della tomba 30 della necropoli preromana appartiene
quello dal valico di Crocetta d’Orero verso la Valle                  ad una donna certamente originaria dall’area della Cul-
Scrivia e il percorso dalla Val Polcevera di nuovo alla               tura di Golasecca e vissuta a Genova nella seconda metà
Valle Scrivia ampiamente utilizzato durante l’Età del                 del V secolo a.C., forse proprio a seguito della strategia
Ferro.                                                                di alleanze matrimoniali miranti a consolidare questo
    Il tracciato della Via Postumia proposto ora dal pre-             importante itinerario commerciale.
sente studio analizza, prediligendolo per molte delle                      Come è stato evidenziato (MELLI 2014) sono
ragioni già esposte, uno di questi percorsi ossia l’agevole           numerosi, nei corredi della necropoli preromana di
corridoio di passaggio attraverso la Valpolcevera, valle              Genova, gli indicatori di identità etnica; e tra questi
che si estende con direzione nord-sud dalla costa fino al             occorre sottolineare la forte presenza delle fibule
crinale appenninico dove valichi, a quote relativamente               caratteristiche delle culture celtiche occidentali –
basse (461 m s.l.m.), permettono un facile collegamento               soprattutto le fibule Certosa (in numero di 10), alcu-
verso la Valle Scrivia e l’area padana.                               ne addirittura d’argento dalle tombe 30 e 57, un’altra
    Ininterrottamente, dalla fine del VII secolo a.C.,                di bronzo di tipo ticinese dalla tomba 39, e le fibule a
l’approdo protetto di Genova è stato frequentato dalla                sanguisuga di tipo tardoalpino C dalle tombe 30 e 55.
rotta che collegava il Tirreno alle coste della Francia               Questi indicatori sono presenti anche nei livelli di abi-
Meridionale, divenendo lo snodo attraverso cui le                     tato (DE MARINIS 1998), infatti fibule Certosa pro-
merci mediterranee etrusche, massaliote e magnogre-                   vengono anche da Santa Maria in Passione e da San
che sono state veicolate nei centri costieri circonvicini             Silvestro.
raggiunti con piccolo cabotaggio e, lungo i percorsi                       Come un indicatore di identità etnica potrebbe
terrestri, nell’entroterra e verso i mercati della Pianura            essere interpretata anche l’unica tomba a cista litica
Padana e dell’Italia settentrionale. In particolare alcu-             ritrovata in area periferica alla necropoli e già violata
ni rinvenimenti e siti possono essere messi in relazione              in antico, forse indizio di una differenziazione degli
con le direttrici terrestri da Genova attraverso la Val-              spazi sepolcrali utilizzati dalle diverse componenti
polcevera:                                                            etniche della comunità genovese (MELLI 2002). Nelle
    Il Castellaro di Sestri Ponente (V secolo a.C.), che              sepolture della necropoli risulta inoltre significativa
condivideva con l’insediamento genovese il controllo                  (circa il 20%) la presenza di olle, ollette, scodelle tron-
dell’imbocco della stessa Valpolcevera, presenta rinve-               coconiche, fusaiole in ceramica di impasto locale a
nimenti di ceramica a vernice nera (seconda metà V-                   superfici lisciate e levigate, che provengono da oltre
inizi IV sec. a.C.) anfore vinarie etrusche e fibule a                20 tombe e da rinvenimenti fuori tomba.
drago tipo Cerinasca d’Arbedo (DE MARINIS 1998).                           D’altra parte le analisi sulle ceramiche di impasto
    L’insediamento di Monte Carlo (fine V – III seco-                 rinvenute nell’oppidum di S. Silvestro hanno permes-
lo a.C.), dove, accanto alla ceramica di produzione                   so di individuare rapporti commerciali tra Genova e le
locale, sono presenti fibule tipo Certosa di tipo ticine-             tribù liguri dell’immediato Ponente nell’ampia dia-
se, un vago di collana in pasta di vetro e un frammen-                cronia tra il V secolo a.C. e la prima età imperiale

                                                                                                                                209
A. TRAVERSO, A. CAGNANA, P. CHELLA, M. CONVENTI, P. GARIBALDI, E. ISETTI, I. MOLINARI, G. MONTINARI, A.M. PASTORINO, F. PETRACCIA, G. ROSSI, R. SCEVOLA

(MILANESE 1995).                                                                 tigal) può essere però sostituita da 1/20 del raccolto di
    Tra queste, le ceramiche del “Genovesato occiden-                            frumento e 1/6 della produzione di vino. Interessante
tale”, prodotte localmente con argille provenienti                               e da approfondire a questo proposito è il toponimo
dall’area a ovest di Sestri Ponente sono state messe in                          del torrente Vinelasca, come “il corso d’acqua tra le
relazione con il castellaro di Sestri Ponente e la stessa                        vigne”. Queste riflessioni fanno ipotizzare che l’agro
tribù dei Vituri. Nei livelli dell’abitato genovese sulla                        pubblico comprendesse territori collinari, con acclivi-
collina di Castello si assiste a un intensificarsi della                         tà dolce adatta a questo tipo di colture, oltre a confer-
presenza di ceramica grezza prodotta con le argille del                          mare la presenza di vigneti e una produzione di vino
Gruppo di Voltri tra il I secolo a. C. e il I secolo d.C.,                       di cui sarebbe interessante approfondire l’entità; in
che raggiunge il 95% (MILANESE 1995, pp. 22-25).                                 questo senso la possibilità di una produzione di derra-
Questa produzione, cui si devono anche pesi da telaio                            te per il commercio verso Genova e il suo porto giu-
e laterizi, è realizzata a tornio lento o addirittura senza                      stificherebbe l’interesse di Genova per le produzioni
tornio. La presenza di questi vasi in ceramica grezza                            agricole dei Vituri.
nei livelli dell’abitato sarebbe da collegare al loro uti-
lizzo come contenitori commerciali di prodotti ali-                                  I documenti medievali
mentari dell’economia agro-silvo-pastorale delle tribù                               L’edizione tra il 1969 ed il 2000 delle carte dei
liguri dei Viturii, piuttosto che alla funzione di vasel-                        diversi monasteri genovesi con possedimenti in Val
lame domestico. E’ stato rilevato anche che le cerami-                           Polcevera ed in particolare alcuni regesti dei notai
che grezze liguri del Gruppo di Voltri presenti nel-                             impegnati sul territorio della Polcevera stessa, consen-
l’Oppidum avevano copiato, prima le forme grezze                                 te ora, alla luce delle considerazioni di natura archeo-
dell’Etruria meridionale che arrivavano a Genova e                               logica, di reinquadrare storicamente i documenti
poi, in epoca tardo repubblicana, la ceramica comune                             medievali polceveraschi e pedapenninici. In particola-
di importazione tirrenica, che costituisce, evidente-                            re i lavori del Ferretto (1909) e di Cipollina (1939) 36
mente, il modello da imitare.                                                    delineano il territorio alle spalle di Rivarolo come
    E’ stato anche ipotizzato (DE MARINIS 1998) un                               areale interessato dal passaggio di una viabilità di
progressivo aumento della componente ligure indige-                              grande percorrenza; ci si riferisce ad esempio ad un
na nell’emporio di Genova, in corrispondenza del                                 atto di vendita registrato dai notai De Sigestro Ange-
declino del commercio etrusco, tra III e II secolo a.C.,                         lino e Nepitella Joachino del 26 luglio 1258 relativo
quando il percorso da Genova attraverso la Valpolce-                             ad una cessione di casa con terra in territorio Riparioli
vera e la valle dello Scrivia assume la funzione di asse                         propter ecclesiam Sancti Petrae cui terrae et domui cohe-
di penetrazione dei prodotti verso la Padania, sia pure                          ret superius via inferius glarea de Tanatorbela. Deve poi
in tono minore rispetto al flusso etrusco del V secolo,                          esser rilevata la citazione in un atto più tardo redatto
ma comunque in forma significativa come attestereb-                              dal Notaio Lanfranco da Oneglia del 1386 “loca sive
bero i siti di San Cipriano e di Campora di Magnerri,                            pasagia infrascritta …posita in Granarolo prope per
proprio nel momento in cui si colloca cronologica-                               viam publicam qua itur sursum ad garbum” dove si
mente il ripostiglio di Niusci.                                                  potrebbe leggere la presenza di una via pubblica tra
    La Tavola di Polcevera, che documenta puntual-                               Granarolo e la collina del Garbo.
mente il percorso della via consolare su cui qui si è                                Per quanto concerne invece l’ipotesi di un traccia-
ragionato, permette di ipotizzare alcuni aspetti del-                            to orientale della via, si segnala che i quattro toponimi
l’organizzazione del territorio e delle relazioni econo-                         contenti la radice vicus sono tali già in età medievale
miche e giuridico-amministrative tra le popolazioni                              come richiama un atto del Notaio Bartolomeo de For-
liguri dell’entroterra, Genova e Roma alla fine del II                           nari del 2 novembre 1252 nel quale si fa riferimento
secolo, quando la via Postumia ed un castelum roma-                              alle località di Trensasco e Vicomorasso.
no, Castello Aliano, segnano il territorio. L’agro pub-                              Si rilevano appena le numerosissime conferme che
blico del popolo romano è infatti costituito dai terri-                          attestano la denominazione, a partire dal 1150 (Libri
tori che i Romani avevano acquisito in seguito a pre-                            Iurium 340) della montagna di Ceta, ai confini della
cedenti confische. Secondo la Tavola, i Viturii posso-                           tenuta di Runco, con la località di Borgo Fornari,
no “possederlo”, cioè occuparlo, goderne e sfruttarlo                            identificazione in realtà già proposta da Petracco Sic-
(fruique) pagando la tassa di 400 nummi vittoriati                               cardi (1989): tra questi documenti l’atto più antico
all’anno al Tesoro Pubblico di Genova. La tassa (vec-                            contenente la denominazione di Ceta è quello relativo

210
PROGETTO POSTUMIA,   PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO

a una disputa tra i signori di Pobbieto ed i consoli di           che località corrispondesse Langasco nel 1000 e sco-
Genova (Atti SLP parte II vol. II pag 363) a cui segue            prire la sua non coincidenza con il borgo eponimo
il documento registrato dal Notaio Maestro Salmone                attuale.
(FERRETTO 1909) del 17 settembre 1222 con il quale                    In due pergamene di datazione alta del monastero
il Ministro dell’Ospedale di S. Stefano e Ruggerio di             di San Siro infatti, redatte l’una nel 993 l’altra nel
Fiacone si dividono beni in Fiaccone e Ceta: “…                   1003, si osserva che autore e notaio sembrano essere
Altropervenit pecia una terre qu(a)e est in ceta ubi dici-        la stessa persona pur essendo state redatte in due luo-
tur bedole cui coheret superius constat montis de ceta            ghi diversi: la prima in villa Langasina la seconda in
inferius strata publica”.                                         Montanici (BASILI, POZZA 1974). Oggetto dei docu-
    Preziose indicazioni circa l’esistenza nell’area di           menti sono lasciti di beni terrieri posti gli uni in Villa
Ceta/Borgo Fornari di una strada di fondo valle diret-            Langasina, gli altri in loco et fundo Montanisi, seu in
ta a Genova viene invece da un documento del Liber                Iuvo atque in Veroni et in Ricau. Le località menziona-
Iurium I (pag 461 b, Cod. A fol 188 v) nel quale si fa            te possono trovare corrispondenza con luoghi gravi-
riferimento ad un trattato di pace tra Genovesi e Tor-            tanti intorno alla via dei Giovi che agevolmente oggi
tonesi i quali si promettono di scacciare i decaduti              possiamo identificare con Montanesi, Giovo e Riccò,
marchesi di Gavi dal loro territorio: “…et si forte               tutti sulla sponda idrografica destra del Riccò. Nessu-
assaltus fieret vel stremitta aut preda a predictis marchio-      no di questi siti si trova però nella Valle del Verde.
nisbus vel ab aliqua persona in stratam vel extra stratam             Dai due documenti sembra desumersi inoltre che
eundo per terram Ianuam ….”.                                      intorno al 1000 queste località facessero parte di un
    In merito poi ad altri toponimi ricorrenti nella              comprensorio definito genericamente villa Langasina,
Tavola di Polcevera, merita un attento riepilogo il ter-          ovvero la località che è oggetto dei rogiti. Pertanto si
mine flovium Lemorem per il quale moltissimi docu-                può affermare che nell’Alto Medioevo il Langasco fos-
menti medievali confermano la coincidenza con il                  se un comprensorio molto più ampio e di esso faces-
piemontese Lemme: vengono qui citati alcuni tra le                sero parte alcune località quali Montanesi, i Giovi,
numerose testimonianze quali: un atto del 22 agosto               Riccò: pertanto l’identificazione dell’antico territorio
1009 conservato tra le pergamene di S. Siro (Atti Sto-            dei Langates con l’attuale borgo di Langasco quindi
ria Patria) con il quale Rufino prete dona dei beni in            sarebbe, non solo troppo riduttiva, ma anche risalente
Basaluzzo e Fiume Lemore; un ulteriore atto del 1127              a un’epoca posteriore alla metà del XII secolo.
in cui tali Giovanni Oberto e Pietro fu Rustico ven-
dono al Comune di Genova le parti di un mulino in                     SENTENTIA MINUCIORUM.
flumine Lemore presso il borgo di Voltaggio (Libri                    Spunti storici per una rinnovata indagine giuridica
Iurium f. 239); in ultimo la titolatura della pieve di S.             Gli aspetti giuridici della controversia del 117 a.C.
Maria in Lemore presso S. Cristoforo di Gavi, proprio             tra Genuati e Viturii Langenses, registrata dalla Tavola
lungo il corso del Lemme.                                         di Polcevera, si colloca in una fase storica particolar-
    Nulla invece pare provenire che possa chiarire il             mente delicata nella definizione dei rapporti agrari,
significato del nome Pontedecimo e la sua origine, sal-           con speciale riferimento alla gestione dell’ager publi-
vo il fatto che esso si trova citato a partire in epoca           cus, oggetto – sin dalla rogatio graccana – di proposte
relativamente alta, a partire dal 1197 riferibile ad un           di ridefinizione e redistribuzione, tanto tra privati,
atto di trasmissione di un fondo registrato tra gli scrit-        quanto tra comunità: esemplare, sotto questo profilo,
ti del notaio Joannes Ferrarius de Pontedecimum,                  è la lex agraria epigraphica del 111 a.C., che avrebbe
ripreso da un documento di poco successivo nel quale              comportato la riqualificazione dei rapporti possessorii
si fa riferimento a de insulis pontsdecimi (FERRETTO              anche in ambito provinciale37.
1909).                                                                Orbene, l’esigenza di determinare esattamente i
    Questione di cruciale importanza ai fini del pro-             rapporti giuridici correnti tra ager privatus e ager
getto è l’identificazione del territorio dei langates –           publicus avrebbe originato, unitamente alla crescente
langenses così come indicati nella Tavola di Polcevera.           difficoltà di individuarne confini e dimensioni, mol-
Se la tradizionale identificazione è legata all’attuale           teplici controversie segnatamente nel II secolo d.C.: al
ubicazione del borgo di Langasco, così come proposto              contenzioso tra Neapolis e Nola nel periodo compreso
a partire da Petracco Siccardi (1958), piccolo centro ai          tra il 195 e 183 a.C., sarebbero seguiti – per indicare
piedi della via per la Bocchetta, è curioso chiarire a            solo i più significativi – quelli tra Pisae e Luna (168

                                                                                                                             211
A. TRAVERSO, A. CAGNANA, P. CHELLA, M. CONVENTI, P. GARIBALDI, E. ISETTI, I. MOLINARI, G. MONTINARI, A.M. PASTORINO, F. PETRACCIA, G. ROSSI, R. SCEVOLA

a.C.), Ateste e Patavium (141 a.C.), Ateste e Vicetia                                Eppure, le ragioni che giustificherebbero rinnovate
(135 a.C.). In tutte le circostanze accennate i contrasti                        indagini giuridiche sulla sententia Minuciorum sono
tra comunità variamente legate a Roma avevano indotto                            molteplici: struttura, contenuti ed applicazione costi-
le medesime a richiedere al Senato l’attivazione di un                           tuiscono altrettante aree suscettibili di approfondi-
arbitrato, implicante la designazione di senatori (sovente                       mento entro una logica tutt’altro che meramente
un collegio costituito da magistrati in carica o ex magi-                        ‘antiquaria’, in quanto aperta alla ricerca dei prodromi
strati) 38. che si sarebbero recati sul posto e, assunte                         del moderno arbitrato lato sensu internazionale.
approfondite informazioni, sarebbero tornati a Roma
per studiare la soluzione. Essa sarebbe stata annunciata in                          I) La controversia è del tutto peculiare quanto
via definitiva alla presenza delle comunità litiganti, appo-                         ai litiganti.
sitamente convocate, ed avrebbe assunto la forma del                                 Genuati e Viturii hanno un rapporto politico
senatusconsultum: a fronte di ulteriori lamentele, relative                      ‘asimmetrico’ con Roma: i primi sono foederati con
all’applicazione della sententia senati, i componenti del                        quest’ultima ed, effettivamente, in virtù degli ottimi
collegio arbitrale sarebbero rimasti a disposizione, sul                         rapporti intercorrenti con l’Urbe, ‘longa manus’ di essa
modello delle magistrature dandis adsignandis iudicandis                         dopo la conquista del territorio ligure nel 197 a.C.
rese operative in analoghi contesti.                                             (nonché fedeli nel tempo, dato che Genua aveva
     Se, dunque, la controversia tra Genuati e Viturii si                        dimostrato ostilità ai Cartaginesi nella guerra anniba-
ascriveva ad uno schema più volte invalso nel cinquan-                           lica e Magone Barca l’aveva distrutta); i secondi, uni-
tennio precedente, diverse sono le ragioni che ne legit-                         tamente ad altri gruppi che compaiono marginalmen-
timano una rinnovata analisi giuridica. Non va dimen-                            te nella tavola, erano invece adtributi, ossia dispone-
ticato che, nei decenni finali del XIX secolo, illustri stu-                     vano di un territorio proprio e di diritti personali, ma
diosi si occuparono della Tavola di Polcevera, reputan-                          non di autonomia giurisdizionale ed amministrativa,
dola di capitale interesse per lo studio ‘dinamico’ dei                          in ciò dipendendo dai Genuati. Le modalità di questa
rapporti correnti tra Roma e le comunità assoggettate,                           relazione trilaterale (Roma, Genuati e Viturii) è già, in
nella prospettiva di una più ampia ricerca circa le origi-                       quanto tale, meritevole di approfondimento, con spe-
ni e le tecniche poste a fondamento del moderno arbi-                            ciale attenzione a quelli tra la comunità federata e
trato internazionale. Si pensi al Mommsen che, intento                           quella attribuita alla stessa (riecheggianti, mutatis
a raccogliere materiale per il suo monumentale Corpus                            mutandis, i rapporti tra la città egemone e le comunità
di iscrizioni latine, predispose una copia della Tabula in                       di diritto latino). Da ciò discendono anche le discus-
sole sei ore il 26 Novembre 1844, durante una memo-                              sioni sorte circa la qualificazione dell’arbitrato: non
rabile permanenza genovese che Giuliana Lanata ha                                esattamente ‘internazionale’ (considerato la disomo-
raccontato nelle pagine forse più suggestive dei suoi                            geneità delle posizioni e la friabilità del piano politi-
Esercizi di memoria (1989). Lo studioso tedesco avreb-                           co-diplomatico), né amministrativo (tale essendo
be poi basato sull’arbitrato in parola le pagine riservate                       considerato quello che integra un puro atto di gover-
allo statuto delle comunità rientranti nello schema                              no) ma, piuttosto, federale (ossia espressione di quel
dell’adtributio nel terzo volume del suo mirabile Römi-                          potere egemonico che si colloca a metà strada tra pro-
sches Staatsrecht (LEIPZIG, 1887, 765 ss.), aprendo la                           tettorato e dominio, soprattutto in Italia, e che richia-
strada a lavori moderni poi sfociati negli studi recenzio-                       ma naturalmente la funzione arbitrale di Roma quan-
ri di Luraschi e Laffi; oltre a Mommsen, si sarebbero                            do pace e ordine siano poste in pericolo da contrasti
occupati della sententia Minuciorum, sempre sul finire                           tra comunità satelliti).
dell’Ottocento, Rudorff e De Ruggiero, al fine di
approfondirne gli aspetti tecnico-giuridici. Nel Nove-                                II) I profili della competenza e della costituzione
cento hanno prevalso, invece, approcci epigrafici,                                    del collegio arbitrale appaiono problematici.
archeologici e paleografici, interrotti soltanto dagli                                Nelle controversie tra Genuati e Viturii la compe-
spunti che Max Kaser – in Zeitschrift für Savigny Stif-                          tenza sarebbe spettata al magistrato iure dicundo di
tung, RA, 62, 1942, 68 ss. – ha tratto dalla Tabula per                          Genua, come testimoniato dalla l. 43. Questi, infatti,
illustrare la tipologia dei diritti fondiari nella tarda                         risulta avere imprigionato e condannato alcuni Viturii
repubblica romana; né recenti valutazioni hanno recato                           ob inourias, cioè per avere occupato terre che i Genua-
elementi innovativi ad una ricostruzione giuridica                               ti ritenevano di propria spettanza: il motivo del ricor-
sostanzialmente ferma alla fine dell’Ottocento39.                                so (come una sorta di appellatio) al Senato romano è

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PROGETTO POSTUMIA,   PER UNA REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE E DEI DATI MATERIALI RELATIVI AD UN ANTICO PERCORSO VIARIO

determinato, in ultima istanza, da tali atti di privazio-         le, prescrizioni e prassi preesistenti, modificandole
ne della libertà personale, rispetto ai quali non vi              solo per quanto strettamente necessario: ecco l’enne-
sarebbe stata altra forma d’impugnazione. Quanto                  sima prova di due grandi carte vincenti ‘giuridiche’ [e
alla costituzione del collegio, Quinto e Marco Minu-              non solo] di Roma, vale a dire il tradizionalismo e il
cio Rufo erano parenti di colui che nel 197 a.C. aveva            pragmatismo). Sotto il profilo della tecnica arbitrale,
sottomesso i Liguri (Cic. Brut. 18.73; Liv. 32.27-31;             si tratta di una costruzione davvero ineludibile per
Zon. 9.16) ed avevano probabilmente conservato una                quanti vogliano studiarne gli sviluppi nelle epoche
sorta di patronato sui Genuati: in quel momento non               successive, di cui va esaminato l’eventuale reimpiego
pare rivestissero cariche magistratuali, per quanto fos-          in circostanze posteriori analoghe.
sero senatori e quindi pare le avessero ricoperte in pas-             Riconoscimento del diritto di proprietà dei Viturii
sato (la pretura, forse). Si tratterebbe di capire perché         sul loro ager privatus. Esso può essere venduto, eredi-
il senato abbia inviato due privati e quale tipo di rap-          tato e non è soggetto ad alcun vectigal (ll. 5-6): è pro-
porto funzionale esistesse tra di essi e l’assemblea sena-        blematica la qualificazione, perché verrebbe definito
toria (se meramente ‘referente’, ‘decisionale e vinco-            ‘privato’ non l’agro dei singoli, ma quello della comu-
lante’, ‘decisionale e non vincolante’): certamente, il           nità langense, in opposizione a quello publicus, ossia
loro responso avrebbe assunto la forma del senatuscon-            dato ad essa da Genua in semplice uso (Mommsen;
sultum. Bisognerebbe infine chiarire la portata del               contra, Kaser).
lemma sententia, che appare fuorviante sotto molte-                   Fissazione dei confini dell’agro privato (ll. 6-13) e
plici profili (suggerendo l’idea errata di un ‘processo’;         pubblico (ll. 13-23) dei Viturii.
deformando il profilo di competenza, considerato che                  Diritti e obblighi dei singoli Viturii e della loro
spesso si impiegava l’espressione sententia senatuscon-           intera comunità verso i Genuati, cui spetta la titolarità
sulti per le ordinarie deliberazioni senatorie; obliteran-        dell’ager publicus (ll. 23-42): la sententia distingue poi
do il fatto che sententia allude ad un responso giuri-            l’agro pubblico in campi coltivati, compascua e prata.
sprudenziale, mentre ‘sentenza’ in termini appropriati            Riguardo i primi, i Viturii devono pagare una somma
è espressa da iudicium).                                          annua complessiva a Genua (400 vittoriati oppure, in
                                                                  mancanza, un ventesimo del grano e un sesto del
     III) La struttura e il contenuto dell’arbitrato              vino): per raggranellare questa somma, l’assemblea dei
     richiedono approfondimenti per le specificità                Viturii – a maggioranza dei suoi componenti – può
     che evidenziano.                                             attribuire il possesso temporaneo o permanente di
     Una prima parte dà conto delle parti, dei giudici,           singoli lotti a propri membri oppure anche a Genuati
delle circostanze in cui viene pronunciata la decisione           (ma non ad altri), sempre dietro pagamento di un vec-
(a Roma alla presenza delle parti), nonché della data             tigal pro portione (ma senza potere cacciare gli occu-
(ll. 1-5), analogamente – e il dato va approfondito               panti già insediatisi da un certo lasso di tempo). I
anche rispetto ad altri arbitrati del II secolo a.C. – alla       compascua di entrambe le comunità sono liberamente
inscriptio nelle rogationes legislative o all’inizio della        utilizzabili da entrambi i popoli per il pascolo e la rac-
formula nel processo privato, atteso che il punto di              colta di legname, mentre i prata saranno gestiti dai
riferimento deve essere, in ogni caso, rappresentato              Viturii che li possedevano già il 1 Settembre dell’anno
dai trattati internazionali. Una seconda parte contiene           della sentenza, potendo avere ad essi accesso anche le
il testo della sentenza (ll. 5-45), mentre la terza i nomi        quattro comunità minori indicate in arbitrato senza
dei rappresentanti delle parti (l. 46): la natura arbitra-        possibilità di allargarne la superficie, ma solo – all’esi-
le del documento spiega l’assenza sia di una qualche              to di una procedura concordata con i Viturii – mutar-
forma di sanctio preordinata al rispetto dei contenuti,           ne la destinazione d’uso.
sia di prescrizioni relative alla durata dell’assetto di              Ordinanza di rilascio, entro sei mesi, dei Viturii
interessi scaturito dalla decisione.                              imprigionati e invito ai litiganti a rivolgersi agli stessi
     Grazie ad una pur preliminare rassegna sul conte-            arbitri, se vi fossero ulteriori motivi di contrasto (ll.
nuto sostanziale del testo, si rilevano molteplici singo-         42-45).
larità, che discendono dal carattere trilaterale, asim-               Per il territorio di cui si parla sarebbe, in questo
metrico e scalare di arbitri e parti, facendone un capo-          contesto, interessante approfondire quali meccanismi
lavoro di equilibrio e moderazione (pur col perduran-             e quali ricadute politiche, giuridiche ed amministrati-
te intento di preservare, nel modo più ampio possibi-             ve abbia implicato il passaggio di una via consolare

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