Profughi sul Pianeta - dossier
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dossier Profughi sul Pianeta Quali sono gli effetti del global warming sui fenomeni migratori? E quali risposte dare ai bisogni di giustizia globale? Un confronto fra scienza, sociologia, diritti umani. Aspettando il nuovo rapporto dell’Ipcc sul clima A cura di Tiziana Finelli e Marco Fratoddi Interventi di Valerio Calzolaio, Stefano Caserini, Tiziana Finelli, Maurizio Gubbiotti, Marco Omizzolo Interviste a Cristopher Hein e Stefano Masini Con un reportage di Alessandro Grassani Hanno collaborato Eleonora Porcacchia e Michele D’Amico febbraio 2014 / La nuova ecologia 47
dossier Profughi sul Pianeta Migrazioni forzate Gli effetti del cambiamento climatico sono sempre più evidenti. Ma fino a che punto lo spostamento dei popoli ne rappresenta una conseguenza? La scienza s’interroga di Stefano Caserini cambiamenti del clima da sempre I hanno avuto un impatto sui flussi migratori degli esseri umani, in quanto la prima e più facile rispo- sta di adattamento a condizioni difficili create da variazioni clima- tiche è quella di spostarsi, abbandonando alcuni ter- ritori e colonizzandone altri. Tuttavia, l’entità di tali flussi, sia interni alle nazioni che transfrontalieri, è destinato ad aumentare notevolmente a causa del cambiamento climatico accelerato e accentuato che le attività umane stanno causando, che porterà im- patti senza precedenti sulle condizioni di sussistenza l’autore di miliardi di esseri umani. Le cause che possono Stefano Caserini, portare a migrazioni indotte dal clima sono princi- ingegnere, palmente gli “eventi estremi”, catastrofi improvvise è docente di come tempeste e inondazioni o siccità prolungate; “Mitigazione dei oppure disastri che si manifestano progressivamen- cambiamenti te, come l’innalzamento del livello del mare e una climatici” al maggiore salinizzazione delle fonti di acqua dolce. Politecnico di Senza dimenticare i disordini e i conf litti, anche Milano. È autore armati, derivanti dal depauperamento delle risorse di numerose naturali come l’acqua potabile e il cibo. pubblicazioni scientifiche e La comunità scientifica, impegnata da decenni ai divulgative, fra massimi livelli sulla grande questione del riscal- cui “A qualcuno damento globale, ha sfornato a ripetizione lavori piace caldo” di grandissimo spessore che tolgono i dubbi residui (2008), “Guida sulla realtà del riscaldamento in atto, sulla determi- alle leggende sul nante influenza umana e sulla pericolosità dei danni clima che cambia” attesi nei prossimi decenni. Ormai gli studiosi del (2009), “Imparare clima discutono sui dettagli e forniscono un quadro dalle catastrofi” sempre più preoccupante. Molti di questi studi sono (2012) e il più quasi brutali in alcuni passaggi in cui mostrano recente “Aria come per molti aspetti la realtà stia seguendo le Pulita“. Coordina previsioni più pessimistiche del passato, ad esempio la testata ghiaccio marino artico. Pur se la realtà del riscal- sull’andamento delle emissioni o la scomparsa del climalteranti.it damento globale è ormai evidente e sempre meno oggi viene messa in discussione, maggiori margini di incertezza ci sono sulla gravità dei possibili im- patti derivanti dal riscaldamento futuro, sulle con- ‘A differenza dei rifugiati politici, seguenze su scala locale del surriscaldamento del pianeta: incertezze inevitabili per valutazioni di tale i “profughi del clima” non ricevono complessità e riguardanti il futuro. protezione legale e le agenzie Onu non Innanzitutto, l’entità del riscaldamento futuro dipen- hanno un chiaro compito per assisterli’ derà da quanto gli essere umani riusciranno, nei prossimi decenni, a controllare le loro emissioni. Im- 48 La nuova ecologia / febbraio 2014
Erdene Tuya, 29 anni, traina una pecora morta a causa dello “dzud”, termine mongolo per indicare un inverno molto nevoso. Solo nel 2010, durante uno dei dzuds più severi, più di otto milioni di pecore, mucche, cavalli e cammelli sono morti in Mongolia. Migliaia di pastori non avevano altra scelta che migrare verso Ulan Bator pegni decisi e immediati potrebbero permettere di ipcc a rapporto limitare il riscaldamento a meno di 2°C rispetto ai Dal 25 al 29 marzo a Yokohama (Giappone), sarà presentata la livelli preindustriali. Se si farà poco o nulla, con alta probabilità nei prossimi secoli le temperature medie n seconda parte del Quinto rapporto dell’Ipcc sul clima (la prima è uscita a settembre) dedicata alle conseguenze socio-economiche del pianeta potrebbero essere più elevate di 4-5°C, e naturali del global warming. Alcune dati però sono già trapelati: le con conseguenze devastanti per la vita di miliardi di emissioni di CO2 aumentano «in media del 2,2% all’anno tra il 2000 persone, per gli ecosistemi e per le attività agricole. e il 2010, rispetto all’1,3% l’anno dal 1970-2000». Per contenere Al di là delle incertezze nella proiezione e quanti- entro 2 gradi l’aumento della temperatura bisognerebbe ridurre entro il ficazione su scala locale dei diversi tipi di impatti, 2050 le emissioni del 40%-70% rispetto ai livelli del 2010. A Berlino a livello globale è ormai evidente che le variazioni in aprile sarà presentato il lavoro del working group sull’adattamento e climatiche attese per i prossimi decenni non hanno infine a Copenhagen, in ottobre, la sintesi. paragoni col passato, per la loro rapidità, la loro en- info www.ipcc.ch febbraio 2014 / La nuova ecologia 49
dossier Profughi sul Pianeta tità e vastità. Ci si attendono pesanti conseguenze ampio – includendo anche disastri legati a eventi sulle attività agricole e sulla sovranità alimentare, estremi – e la migrazione forzata delle persone. Ma e quindi sui flussi migratori su scala globale. Ma le cause che portano alla migrazione delle persone il cambiamento climatico può portare a migrazioni sono molteplici. Salvo casi estremi, come la devasta- forzate non solo a causa del degrado ambientale che zione di un territorio o la sua scomparsa per effetto riduce le risorse esistenti (come quelle alimentari), dell’aumento del livello del mare, non è facile definire ma in quanto può causa- in quale misura il cambiamento climatico sia singo- re la concorrenza per le larmente la causa della migrazione forzata. In altre ‘Nel 2080 le risorse rimaste, da cui il possibile sviluppo di con- parole, mentre un legame c’è, il nesso di causalità sui singoli casi è più difficile da valutare. variazioni climatiche f litti armati, che a loro volta spingono le persone A causa di queste incertezze il tema è stato poco con- potrebbero indurre alla fuga. siderato formalmente nelle decisioni fino ad oggi ad emigrare Alcuni studi hanno g ià adottate nell’ambito della convenzione Onu sul clima (Unfccc), pur se il problema è noto e sono studiati fino a 6,7 milioni mostrato l’esistenza di un anche i problemi di tipo geopolitico che potrebbero legame fra le variazioni derivare dalle migrazioni. A differenza dei rifugiati di messicani a causa climatiche, le rese agrico- politici, i “migranti climatici” non ricevono prote- della diminuzione le e i flussi migratori. Ad esempio, alcuni studiosi zione legale e le agenzie Onu non hanno un chiaro compito per assisterli. Un tema che ha avuto molta delle rese agricole’ (vedi la bibliografia in cal- copertura mediatica è quello delle piccole isole del ce, ndr) hanno trovato un pacifico, come Tuvalu, Kiribati o le Isole Marshall significativo legame fra e le Maldive nell’Oceano Indiano, che corrono il ri- le rese agricole in Messico e i tassi di emigrazione schio di diventare praticamente inabitabili perché verso gli Stati Uniti: una riduzione del 10% delle sommerse. Ma queste nazioni hanno una popolazio- rese agricole ha comportato un aumento del 2% del ne complessiva di circa 500mila persone, mentre i numero di emigranti che hanno tentato di attraver- numeri sono molto maggiori in Africa o in Asia. sare la frontiera con gli Stati Uniti. Sulla base di diversi scenari di riscaldamento globale e di capa- Altri studi hanno stimato in almeno 250 milioni le per- cità di adattamento, gli autori hanno stimato per il sone in movimento entro la metà del XXI secolo 2080 che le variazioni climatiche potrebbero indurre per sfuggire agli impatti dei cambiamenti climatici, all’emigrazione da 1,4 a 6,7 milioni di messicani (dal quali l’innalzamento del livello del mare, le siccità 2 al 10% dell’attuale popolazione fra 15 e 65 anni) a prolungate e la desertificazione, una maggiore fre- causa della diminuzione delle rese agricole. quenza e intensità di eventi meteo estremi. L’Africa, le aree densamente popolate dei mega delta asiatici Una prima difficoltà su questo tema è che le migra- e piccole nazioni insulari sono quelle da cui ci si zioni legate ai cambiamenti climatici non sono facil- attende il maggior numero di migranti. Ma è un mente e univocamente identificabili. C’è una consoli- problema che riguarderà anche l’area mediterranea, data letteratura scientifica che evidenzia l’esistenza che si sta scaldando a una velocità molto superiore di un legame tra il cambiamento climatico in senso alla media globale. n il libro saperne di più Aria pulita Feng S., Krueger A.B., Oppenheimer M. Mondadori, Milano 2013, pp. 170, 15 euro (2010) “Linkages among climate change, Polveri fini e blocchi del traffico sono espressioni ormai crop yields and Mexico–US cross-border entrate nella nostra quotidianità. Se ne discute da molti anni migration”. PNAS, 107, 14257–14262. e ogni volta è “emergenza smog”: ma quello dell’inquinamento White G. (2011) “Climate change and è un problema strutturale e non può essere affrontato in modo migration: security and borders in a warming superficiale e discontinuo. Quali sono le origini del famigerato Pm10 e quali le world”. Oxford University Press. possibili strategie per ridurne i livelli? Il libro illustra gli effetti degli inquinanti Myers N. (2002) “Environmental refugees: atmosferici più nocivi e soggetti alle norme europee, suggerendo le misure a growing phenomenon of the 21st century” per contrastarli. Ma spiega anche come, rinnovando e investendo con coraggio (2001) Phil. Trans. R. Soc. Lond. 357, per modificare il nostro sistema energetico e insediativo, potremo davvero 609–613. raggiungere risultati decisivi, utili anche per un’altra grande questione, quella International organization for migration (Iom) del riscaldamento globale. www.iom.int 50 La nuova ecologia / febbraio 2014
Illusioni concrete Il fotografo che ha realizzato gli scatti pubblicati in questo servizio presenta il proprio lavoro. E lancia una proposta… rofughi, rifugiati o il reporter P migranti ambientali. Non hanno un vero nome e per il diritto Alessandro Grassani ha raccontato internazionale nemmeno uno grandi eventi status. Sembrano invisibili eppure internazionali di nel 2050 raggiungeranno i 200 attualità ma con milioni. Inseguendo la speranza il tempo la sua di un futuro migliore nelle città, attenzione si è si trovano spesso davanti alla spostata verso le loro “ultima illusione”. Sono un tematiche sociali fotografo documentarista, il mio viaggiando per lavoro è sempre teso alla ricerca oltre 30 paesi di storie poco conosciute o nuovi e pubblicando i punti di vista. Da tre anni seguo i suoi reportage migranti ambientali per accendere su testate come i riflettori sulla loro situazione “The New York prima che diventi una catastrofe Times”, “National conclamata: nel mio progetto cerco Geographic” e di raccontare la loro vita attraverso ‘Insieme possiamo essere testimoni dei cambiamenti “Sunday Times”. foto, video e interviste. in corso nel nostro mondo. E dar voce a quelle persone I suoi lavori sono che altrimenti non sarebbero nemmeno sentite’ stati esposti in I migranti ambientali sono persone Italia, Londra, che non possono più vivere nei Madrid, Tokyo, loro villaggi – resi inabitabili dai portato a termine ed è in via di Le metropoli crescono sempre più New York, Parigi, cambiamenti climatici – e sono pubblicazione, ndr). per l’arrivo dei profughi climatici. Los Angeles e ai costrette a emigrare. In alcuni casi In ogni paese utilizzo lo stesso Io ho iniziato a documentare Recontres i cambiamenti climatici hanno schema narrativo: racconto le il fenomeno delle migrazioni d’Arles. Sono letteralmente cancellato le loro storie di chi combatte contro ambientali e vorrei continuare a stati premiati terre, in altri le hanno rese invivibili i cambiamenti climatici nelle farlo, ma ho bisogno dell’aiuto al Sony world e a loro non resta che scappare, campagne e poi cerco i profughi concreto di tutti. Perché oggi, photography perché lì non avrebbero nessun climatici che sono emigrati in solo noi tutti insieme possiamo awards, futuro! Spesso poverissimi, non città e racconto la loro storia. continuare a essere testimoni Days Japan hanno risorse per cercare fortuna Il titolo del progetto L’ultima dei grandi cambiamenti in corso international nelle società occidentalizzate illusione si riferisce alla speranza nel nostro mondo e dar voce a awards, PX3 e quindi si fermano nelle aree dei migranti ambientali di trovare quelle persone che altrimenti non international urbane dei loro paesi d’origine (già una vita migliore nelle città; sarebbero nemmeno “sentite”. awards, sovraffollate) con conseguenze tuttavia, una volta arrivati, a causa International sociali e igieniche disastrose. della loro mancanza di risorse photography e di opportunità, il loro sogno Per sostenere il progetto di awards, Memorial Dopo essermi chiesto chi fossero di un futuro diverso e migliore Alessandro Grassani scrivete a Mario Giacomelli i migranti ambientali, ho cercato si trasforma nella loro “ultima info@alessandrograssani.com e premio Fnac. di capire da dove arrivano e dove illusione”. La scelta di questi tre indicando come oggetto “Donazione vanno: ho deciso di percorrere luoghi è stata dettata dalla volontà migranti ambientali”, vi saranno il loro cammino e raccontare le di rappresentare le diverse tipologie inviate le modalità per contribuire loro storie e di documentare la di cambiamenti climatici che e come ringraziamento riceverete migrazione più devastante causata provocano le migrazioni ambientali una stampa a edizione limitata e dai cambiamenti climatici: quella verso le metropoli: dall’estremo autografata, a vostra scelta, tratta rurale/urbana. Il mio progetto freddo della Mongolia al processo dal reportage. Migranti ambientali: l’ultima di desertificazione in Kenya, illusione include tre capitoli: passando per inondazioni, cicloni e info www.alessandrograssani.com Mongolia, Bangladesh e infine innalzamento del livello del mare in www.facebook.com/ Kenya (quest’ultimo è stato appena Bangladesh. environmentalmigrants febbraio 2014 / La nuova ecologia 51
dossier Profughi sul Pianeta Nel Delta del Gange contadini tagliano l’erba per il bestiame su quella che era una volta un’isola abbandonata, l’isola di Gazura, ora sommersa dal fiume Meghna, in Bangladesh Ad Ulan Bator, in Mongolia, una donna fuori dalla sua Gher (casa tradizionale mongola). Proprio sullo sfondo si stagliano gli edifici moderni della città 52 La nuova ecologia / febbraio 2014
Rimozione globale Entro il 2050, anche nello scenario migliore, almeno 200 milioni di donne e uomini potrebbero essere costretti a lasciare le proprie terre. Così i migranti diventano profughi di Valerio Calzolaio ll’interno della storia e della geogra- zione, la fuga diventano forzate e inevitabili, talora A fia delle migrazioni sono emerse repentine. La storia e la geografia delle migrazioni innumerevoli variabili di gruppi, segnalano disastri cosmici (eruzioni, terremoti), di- di abbandoni, di motivi. Prendendo sastri climatici (inondazioni e siccità innanzitutto, in considerazione i soggetti che mi- uragani, cicloni, tifoni, tempeste di polveri e di sab- grano, è stato proposto di definire bie), disastri insediativi agricoli e industriali diretti propriamente “migrante ambientale” chi non riesce (frane, valanghe, inquinamenti) e indiretti (incendi, più a garantirsi sostentamento nella terra d’origine incidenti). a causa principalmente di fattori ambientali. Per il deterioramento dell’ambiente e non per i caratteri Da qualche decennio assistiamo a due fenomeni pa- dell’ecosistema, per l’impoverimento della comunità ralleli: l’aumento dei “disastri” provocati dall’uomo e non per la povertà originaria, per un impatto sul e l’aumento del numero di persone coinvolte (dovuto luogo di residenza e non per una localizzazione sba- alla loro intensità e all’aumento della popolazione, gliata. Tali fattori possono essere distinti per fat- in particolare urbana). I cambiamenti climatici ne tore o ecosistema che va in crisi (acqua dolce, aria, sono una rilevante origine. All’attenzione dell’o- suolo, bosco, mare), per cause umane vicine (defore- pinione pubblica si è imposta la più complessiva stazione, inquinamento del suolo o di risorse come questione del nesso fra migrazioni e cambiamenti l’acqua, crescita demografica, infrastrutturazione) climatici. Gli scienziati osservano un aumento delle e lontane (effetti delle moderne siccità e desertifi- emissioni antropiche di anidride carbonica rispetto cazione, fenomeni climatici estremi). Oppure per la a un paio di secoli fa e uno squilibrio nel ciclo bioge- destinazione scelta, interna (lo stesso Stato, dalla ochimico del carbonio rispetto a circa mezzo secolo campagna alla città, dall’in- fa: è aumentata la concentra- l’autore terno al mare), vicina (Stati zione atmosferica di anidride Valerio Calzolaio è stato eletto limitrofi più ricchi), lontana (un altro Stato, addirittura ‘Da qualche carbonica, in modo sempre più veloce, prima aumentava poi è deputato dal un altro continente). decennio assistiamo diminuita (per il concomitan- 1992 al 2001 te riscaldamento climatico) nel gruppo DS, I migranti ambientali sarebbero a due fenomeni la capacità di assorbimento dal 1996 al 2001 è stato divenuti, diventano, possono divenire profughi ambientali paralleli: l’aumento di anidride carbonica da par- te degli ecosistemi, aumenta sottosegretario secondo il grado di forzatura dei “disastri” così ancor più velocemente la all’abbandono (a parte chi concentrazione di anidride al ministero dell’Ambiente. vuole e programma di an- provocati dall’uomo carbonica atmosferica, si ac- È stato consulente Onu, darsene): chi potrebbe anche restare ma decide comunque e quello del numero centua l’effetto serra (anche per l’aumento di altri gas). del segretariato di andarsene, chi è obbligato e di persone coinvolte’ della Convenzione deve andarsene. La massima Ecco i grandi cambiamenti per la lotta alla forza dell’obbligo consente di climatici antropici globali: la siccità e alla utilizzare il concetto di “disastro”: vi sono moltissi- temperatura media globale della Terra aumenta, desertificazione mi colpiti, morti e feriti, emergenza e aiuto esterno, cresce il numero e l’intensità di fenomeni estremi, (Unccd) nel comunque la residenza delle vittime in quei luoghi cambiano significativamente la distribuzione del- 2002 e dal è manomessa per un poco o a lungo. Le questioni le precipitazioni e i fenomeni collegati (alluvioni e 2006 al 2009. si spostano sull’intensità e prevedibilità di eventi siccità innanzitutto), s’innalza il livello medio del Ha pubblicato improvvisi (soprattutto quelli meteorologici estremi) mare, si sciolgono ghiacciai. Ecco i grandi effetti diversi saggi e o sulla progressione e inesorabilità di alcuni eventi dannosi dei cambiamenti, con il rischio di reazioni volumi, fra cui lenti (erosione, desertificazione, innalzamento del a catena: più e più intensi disastri naturali, acidifi- “Ecoprofughi” mare), che rendono alla fine obbligatorio l’abban- cazione degli oceani, desertificazione, diffusione di (2011). dono delle case e dei luoghi di residenza. La migra- malattie e indebolimenti di costellazioni geniche, febbraio 2014 / La nuova ecologia 53
dossier Profughi sul Pianeta «Anche l’Italia rischia» migrazioni di specie e mutamenti genetici negli eco- Le conseguenze per l’agricoltura secondo Stefano Masini, sistemi, migrazioni umane forzate da habitat dove responsabile ambiente di Coldiretti non è più possibile sopravvivere. uello della migrazione Quali pratiche si potrebbero Gli impatti da prendere in esame sono molteplici, non tutti sono globali, non tutti sono univoci, non tut- ti sono certi. Ci continueranno a essere migranti Q climatica è un fenomeno complesso che coinvolge anche adottare per arginare il fenomeno? Innanzitutto l’agricoltura può contribuire a ridurre le emissioni (anche profughi, cioè forzati a migrare) per ragioni l’Italia. E che mette a rischio, in di CO2 e di altri gas serra fornendo ambientali che non possono oggi essere oggetto di diverse maniere, le nostre colture biomassa per finalità energetiche, norme internazionali (pur se meritano ovviamente e l’identità stessa dell’agricoltura in sostituzione delle fonti fossili. attenzione, cooperazione e aiuto internazionale, as- italiana. A sottolinearlo è Stefano Inoltre nell’adozione di pratiche sistenza concreta). Concentriamo e sperimentiamo Masini, responsabile ambiente di agricole che favoriscano il norme generali e astratte di aiuto e assistenza solo Coldiretti. sequestro del carbonio nella verso i profughi climatici. Un primo accordo fra sin- biomassa nel caso di coltivazioni goli governi risale a una decina di anni fa, Tuvalu I cambiamenti e Nuova Zelanda, quest’ultima tuttavia ha respinto climatici sono qualche mese fa la prima richiesta di “rifugiato cli- un pericolo per ‘I fenomeni violenti, matico” avanzata da un cittadino di Kiribati. il nostro settore oltre a procurare danni agroalimentare? permanenti alle aziende, Complessivamente, al 2050 il rischio di divenire Gli effetti si fanno spezzano i legami identitari profughi climatici, anche nello scenario migliore, sentire sulle attività con le produzioni locali’ riguarda almeno 200 milioni di persone. Per assi- agricole attraverso stere profughi climatici deve esistere la minaccia variazioni qualitative fondata di un obbligo immediato o prevedibile di e quantitative delle produzioni, arboree e nei suoli nel caso delle emigrare. La tempistica, la durata e la destinazio- alterando gli stadi fenologici del colture erbacee. Per quanto ne dell’emigrazione devono avere aspetti concertati sistema fitopatologico e le esigenze riguarda le tecniche agronomiche, (più che volontari), all’interno di attività attuative irrigue e di lavorazione. Un’ulteriore incoraggio l’introduzione conseguenza è lo spostamento di appropriate successioni degli areali produttivi e la modifica colturali, l’utilizzo di cover crops, di alcune vocazionalità d’area, l’introduzione di particolari tecniche ‘Gli impatti da prendere con il rischio di vanificare ingenti di lavorazione, coltivazione e in considerazione non sono investimenti da parte delle imprese gestione degli interfilari. agricole. Quali politiche suggerisce univoci. Sperimentiamo C’è una relazione fra dissesto Coldiretti? norme generali di aiuto idrogeologico, cambiamenti climatici e abbandono dei campi? La riforma della Pac ha sancito il ruolo “multifunzionale” e assistenza solo verso L’abbandono dell’attività dell’agricoltura, servono dunque agricola, specie in aree interne politiche di sostegno alla capacità i profughi ambientali’ e di montagna, attualmente è del settore di fornire servizi, non più legato a difficoltà di tipo solo semplice produzione di generi economico o reddituale e semmai alimentari. Questo processo, di un obiettivo Onu. Negli ultimi anni la questio- costituisce una concausa dei in realtà, si configura come ne dei rifugiati ambientali è diventata prioritaria fenomeni di dissesto, a fronte una vera e propria rivoluzione nell’agenda internazionale, nello scorso decennio di una carenza manutentiva del culturale che dovrebbe essere molto ne ha discusso anche l’Unhcr, poi è stato cre- territorio, esercitata storicamente accompagnata da politiche chiare, ato il segretariato speciale per i Disaster induced dagli agricoltori. Tuttavia, con lungimiranti e coerenti, con la cross-border displacement, la Nansen initiative l’intensificarsi dei fenomeni violenti consapevolezza che investire su (www.nanseninitiative.org). Da qualche anno l’Or- e dei disastri, che oltre a procurare chi presidia il territorio significa ganizzazione mondale per le migrazioni e l’istituto danni permanenti alle strutture anche risparmiare, ad esempio, sui francese SciencesPo pubblicano i volumi State of the aziendali sono sempre più in grado costi delle emergenze alluvionali environmental migration. Anche la Un-university di alterare le caratteristiche di un e dei dissesti idrogeologici. di Bonn ha un dipartimento che si occupa di Envi- territorio, spezzandone il legame Con interventi economici e ronmental migration, social vulnerability & adapta- identitario con le produzioni locali, normativi programmati, attività tion e ha prodotto diversi documenti. Tra i rapporti cominciano a delinearsi anche di monitoraggio e prevenzione più citati sul tema, infine, c’è il Foresight Report fenomeni di abbandono dell’attività che agiscano sulle cause di del Regno Unito, a conferma che questo fenomeno è agricola causati dal cambiamento vulnerabilità, oltre che sugli effetti. ormai nel vivo del dibattito sul clima. n climatico. (Michele D’Amico) 54 La nuova ecologia / febbraio 2014
A causa del ciclone Aila che ha colpito il Bangladesh nel maggio del 2009, migliaia di persone sono ancora senza casa e lavoro nel distretto Dacope. L’intera area, un tempo terreno agricolo, è ora interamente prosciugata a causa delle infiltrazioni di acqua di mare provocate dal ciclone Una donna porta in braccio il figlio nel villaggio inondato di Debnagar, in Bangladesh. Sullo sfondo la casa allagata febbraio 2014 / La nuova ecologia 55
dossier Profughi sul Pianeta Convivenza verde Favorire processi di pace rimuovendo le cause ambientali dei conflitti. E abbattere l’impronta ecologica delle missioni Onu. La prospettiva dell’environmental peacekeeping di Marco Omizzolo Il peacekeeping verde o environmen- I tal peacekeeping rappresenta la prospettiva più avanzata delle Na- zioni Unite sul fronte della lotta globale ai cambiamenti climatici e ai conflitti ambientali. Si tratta di una forza d’intervento (Caschi verdi) sotto il diretto controllo del Consiglio di sicurezza dell’Onu, capace di operare sul terreno quale elemento d’interposizio- ne tra le parti in guerra, con funzioni di monitorag- gio dei processi di pace nelle aree post-conflitto e as- sistenza dei principali attori politici nell’applicazione degli accordi sottoscritti. La sua specificità consiste in un’originale capacità d’intervento sulle emergenze ambientali oggetto del conflitto, nei disastri naturali la cui rilevanza genera la reale compromissione della tenuta istituzionale del paese e sui relativi profughi l’autore ambientali, grazie a un’esplicita competenza tecnico- Marco Omizzolo scientifica e operativa. coordina Legambiente Con il peacekeeping verde si afferma una nuova con- per la provincia sapevolezza globale sulle questioni ambientali che di Latina ed è può condurre a una reale svolta ambientalista in presidente del seno alle Nazioni Unite. Lo stesso Segretario ge- circolo Larus nerale, Ban Ki-moon, nel 2011 definisce il cambia- di Sabaudia, ha mento climatico una miscela diabolica che potreb- conseguito un be creare pericolosi vuoti di sicurezza, capace di Phd in Sociologia, esacerbare le minacce già presenti e minaccia essa un master in stessa alla pace e alla sicurezza internazionale. Cooperazione Una dichiarazione che ha condizionato gli equili- a Bruxelles e in bri geopolitici internazionali. Il peacekeeping verde Peacekeeping non è ancora operativo a causa della resistenza di internazionale paesi come la Cina, gli Stati Uniti e la Germania, presso l’università Roma 3. Dirige la casa ‘I piccoli Stati insulari editrice Istisss Editore. Ha intenzionati a non dilatare ulteriormente le “in- gombranti” competenze del Consiglio di sicurezza. del Pacifico, minacciati pubblicato “La Il timore riguarda l’organizzare una nuova com- dall’innalzamento dei globalizzazione delle campagne” pagnia specializzata di Caschi Blu, raddoppiando costi e impegni. Un’obiezione che in realtà nasconde mari, ritengono la lotta (2013), in la volontà delle grandi lobby (in particolare del pe- preparazione trolio, del nucleare e dei beni naturali privatizzati) per il controllo delle risorse “Mutamenti d’impedire una svolta ambientalista globale. I paesi una minaccia paragonabile climatici e profughi che, invece, sostengono il peacekeeping verde sono quelli che più degli altri hanno avuto esperienza di- al terrorismo’ ambientali nella retta dei disastri naturali e dei conflitti ambientali. società globale”. Tra questi, i piccoli Stati insulari sparsi nell’O- 56 La nuova ecologia / febbraio 2014
Folla e ingorghi sono la cartolina di Dhaka, considerata la città che cresce più velocemente al mondo. La capitale del Bangladesh ha una popolazione di 14 milioni che aumenterà secondo le previsioni a 50 milioni entro il 2050. Dhaka ha oltre 300mila nuovi immigrati all’anno ceano Pacifico e in quello Indiano, costantemente Il peacekeeping verde rimodula in chiave ambienta- minacciati dall’innalzamento del livello dei mari lista anche le operazioni di peacekeeping tradizio- causato dal global warming, che ritengono la lotta nali. Il Programma ambientale della Nazioni Unite per il controllo delle risorse ambientali una minac- (Unep) ha lanciato, in occasione del ventesimo anni- cia alla sicurezza paragonabile alla proliferazione versario della Giornata internazionale della pace, un nucleare o al terrorismo. Considerando i drammi progetto formativo per 16 missioni di peacekeeping di milioni di uomini e donne costrette a fuggire con il compito d’integrare la gestione dell’ambiente e dai loro paesi per la concomitanza di disastri am- delle risorse naturali nella loro pianificazione. Fino bientali e conflitti armati, diventa difficile dare loro a dicembre 2011, sotto la direzione del Dipartimento torto. L’Europa resta alla finestra. Non si esprime, per le operazioni di peacekeeping (Dpko), per quelle se non con una timidezza che non fa onore al Vec- 16 missioni (15 di peacekeeping più la spedizione chio Continente. in Afghanistan) erano impegnati 121.591 effettivi, febbraio 2014 / La nuova ecologia 57
dossier Profughi sul Pianeta Figli del disastro umano tra militari e civili. L’iniziativa è la conseguenza Responsabilità antropiche e calamità naturali. Parla Cristopher del dettagliato rapporto Greening the blue helmets Hein, fondatore del Centro italiano per i rifugiati dell’Unep, che ha esaminato l’impatto ambienta- le delle diverse missioni di pace, dimostrando la a Convenzione di nel proprio ordinamento normativo: possibilità di migliorarne in modo significativo la sostenibilità ambientale. Se da un lato le missioni di peacekeeping svolgono un ruolo fondamentale L Ginevra definisce dal 1951 rifugiato colui che “temendo Finlandia e Svezia. Nel resto del mondo si sta ancora riflettendo. L’Onu non è molto favorevole per la stabilità dei paesi reduci da conflitti armati, a ragione di essere perseguitato alla modifica della Convenzione dall’altro costituiscono un’ipoteca seria per le risorse per motivi di razza, religione, di Ginevra, perché porterebbe naturali. Esse rappresentano la componente più ri- nazionalità, appartenenza a un confusione nelle varie nazioni. levante nel calcolo delle emissioni di anidride carbo- determinato gruppo sociale o per Chi si trova oggi nella condizione di nica dell’intero sistema delle Nazioni Unite. Secondo le sue opinioni politiche, si trova rifugiato ambientale? un’analisi del Gruppo per la gestione dell’ambiente fuori del paese di cui è cittadino Parliamo di coloro che subiscono (Emg) del 2008, le operazioni di mantenimento del- e non può o non vuole, a causa le conseguenze dei cambiamenti la pace da sole rappresentano oltre il 56% dell’im- di questo timore, avvalersi della climatici. La grande inondazione pronta di carbonio dell’Onu; ciò equivale a circa protezione di questo paese; oppure in Pakistan dello scorso agosto, 1,75 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, pari al che, non avendo cittadinanza e anche se non nettamente complesso delle emissioni della città di Londra. trovandosi fuori del paese in cui collegabile al riscaldamento aveva residenza abituale a seguito globale. Parliamo degli abitanti Per rendere minimo l’impatto ecologico il Dpko, in di tali avvenimenti, non può o non di piccole isole nel nord del collaborazione con il Dipartimento di assistenza sul vuole tornarvi per il timore di cui Pacifico che rischiamo di sparire campo (Dfs), ha definito nel giugno 2009 un indirizzo sopra”. Non è però contemplata per effetto dell’aumento del livello strategico in materia di rispetto dell’ambiente che la fattispecie del “rifugiato del mare. Molto più esteso poi il stabilisce alcune linee guida e obiettivi precisi su ambientale”. Ne abbiamo parlato fenomeno dell’avanzamento del temi come acqua ed energia, insieme a misure di con Cristopher Hein, fondatore deserto nella regione africana del controllo in ogni fase delle missioni. Lo scopo è di ri- e direttore dal 1990 del Centro Sahel, iniziato intorno agli anni durre il consumo di risorse naturali e la produzione italiano per i rifugiati (Cir), già Settanta. Le ripercussioni per le di rifiuti, salvaguardare l’ambiente e la salute della funzionario dell’agenzia delle zone abbandonate sono devastanti: popolazione. Il rapporto dell’Unep ha fatto il punto Nazioni Unite per i rifugiati si crea una spirale per cui minor sull’avanzamento di questo programma, individuan- (Unhcr) fino al 1989. do nella spedizione Unifil in Libano il case d’eccellen- za per i progressi conseguiti dall’introduzione di buo- Da quando si è diffusa la ‘Occorre un’assunzione ne pratiche green. È stato ad esempio introdotto l’uso definizione di “rifugiato di responsabilità di auto elettriche, come nel caso della Un Interim ambientale”? a livello globale. Force in Libano nella sede della missione (Naqoura), Tradizionalmente si Ma esiste la volontà insieme a un impianto di riciclaggio utilizzato dalla distingue fra disastri politica di farlo?’ comunità locale, l’impiego di generatori di energia causati dall’essere umano ad elevata efficienza, l’utilizzo di pannelli solari e o dalla natura. I rifugiati la creazione di impianti di riciclaggio per bottiglie sono figli unicamente della prima popolazione significa meno cura e di plastica, lattine e vetro. Tuttavia, malgrado i suc- categoria. Con il protocollo di di conseguenza, più vulnerabilità cessi, restano alcuni limiti alla diffusione di questa Kyoto si è cominciato a valutare per il territorio. nuova politica, da un sistema generale incapace di la situazione di coloro che Quali sono le responsabilità verificare l’attuazione del programma, dall’insuffi- devono fuggire perché la propria dei cosiddetti paesi sviluppati ciente condivisione delle migliori esperienze, dalla sopravvivenza è messa a rischio da nell’aggravamento delle condizioni carenza nella diffusione di tecnologie più efficienti calamità naturali, ma ci troviamo climatiche? E crede che gli stessi e da una cultura ambientalista che fatica ad affer- in una zona grigia. Bisogna Stati dovrebbero farsi carico di marsi. chiedersi se il termine “rifugiato” accogliere i rifugiati? sia appropriato. D’altra parte Ormai il peso della mano umana I cambiamenti climatici contribuiscono, senza dubbio, parlare di migranti implicherebbe è un’evidenza scientifica ed è a generare conflitti armati nel mondo e alla viola- una volontarietà di coloro che necessaria un’assunzione di zione sistematica di diritti umani. Il peacekeeping si spostano, così come i termini responsabilità a livello mondiale, verde potrebbe fornire un contributo sostanziale “sfollati” o “espulsi” risulterebbero anche da parte di quei paesi che alla costruzione della pace, al suo mantenimento, riduttivi. non sono direttamente coinvolti alla lotta ai cambiamenti climatici, ai suoi effetti su Com’è stata accolta a livello o toccati dalle emergenze. Il milioni di persone e sugli ecosistemi naturali. Su- internazionale questa figura? problema è se esiste o meno la perpotenze, lobby e tentennamenti incomprensibili Soltanto due paesi hanno volontà politica di farlo. n permettendo. contemplato il rifugiato ambientale (Eleonora Porcacchia) 58 La nuova ecologia / febbraio 2014
Popoli che resistono Sono i gruppi più deboli, dalle piccole isole del Pacifico all’Alaska, a subire le conseguenze più gravi dei cambiamenti climatici. Ecco come stanno tentando di difendersi e isole Carteret in La consapevolezza di avere margini Ninglick accanto al mare di Bering. L Papua Nuova Guinea sono diventate il primo sito al mondo in cui di azione molto limitati ha spinto i governi delle piccole isole del Pacifico ad assumere negli ultimi Il fiume Ninglick gira intorno al villaggio su tre lati prima della foce. Negli anni il fiume ha costantemente si sono dovuto spostare tutti i anni un ruolo attivo nella ricerca eroso il terreno con un ritmo senza residenti a causa del cambiamento di soluzioni: in primo luogo hanno precedenti e a velocità insolita a climatico. Sebbene le comunità locali cercato di stipulare accordi bilaterali causa del cambiamento climatico. Un abbiano combattuto una battaglia con i paesi confinanti circa la rapporto della sezione dell’esercito l’autrice ventennale, costruendo muraglie e sistemazione dei propri migranti; statunitense specializzata in Tiziana Finelli piantando mangrovie, già nel 2005 la poi hanno portato al centro del ingegneria e progettazione (Usace) è laureata maggior parte delle isole è diventata dibattito dell’Onu la questione ha previsto che il punto più alto del in Scienze inabitabile, con enormi maree che del cambiamento climatico. villaggio potrebbe essere sott’acqua internazionali hanno lavato via interi raccolti e Durante la conferenza di Doha nel entro il 2017. Dopo una serie di e diplomatiche avvelenato quello che rimaneva dicembre 2012, in occasione del incontri pubblici e indagini che presso con il sale. Il governo si è trovato rapporto Unep intitolato The Pacific coprono quasi due decenni, i residenti l’università costretto a pianificare l’evacuazione environment and climate change hanno deciso nel 2007 di trasferire di Bologna, totale delle isole. Trasferimento che outlook, i leader della Alleanza dei l’intero villaggio su un pendio erboso collabora dal non si sta dimostrando semplice su Nelson Island, nove 2008 con sia perché mancano i fondi utili a miglia a monte. La Legambiente ricollocare le famiglie, sia perché costruzione di un nuovo occupandosi parte della popolazione lo rifiuta. villaggio è l’unica maniera di educazione Dicono che lì sono nati e cresciuti, lì per la comunità di restare allo sviluppo hanno trascorso la loro vita e vogliono insieme. e cooperazione rimanerci. Anche a costo di finire FOTO: planet prepare internazionale. sott’acqua. Nonostante questi Dal 2009 sforzi, non esiste una segue per Quello delle Carteret non è destinato pianificazione statale l’associazione il a rimanere un caso isolato. Tutte per il trasferimento delle dossier “Profughi le piccole isole del Pacifico popolazioni. Proprio ambientali: affronteranno a breve questo stesso ‘Dicono che lì sono nati e cresciuti, questa incertezza ha cambiamento tipo di problemi. Con i suoi 33 atolli lì hanno trascorso la loro vita e spinto gli Inuit a dare climatico e e isole che sporgono dall’acqua per vogliono rimanerci. Anche a costo risonanza internazionale migrazioni pochi metri e si estendono per 5.000 di finire sott’acqua’ alle problematiche che forzate”, che chilometri lungo l’Oceano, le isole mettono a rischio la loro offre una Kiribati sono da anni minacciate stessa sopravvivenza. Nel panoramica dall’innalzamento del mare e da piccoli Stati insulari (Aosis) hanno 2005, l’Inuit circumpolar conference sull’emergenza tempeste sempre più intense. La ribadito come i cambiamenti climatici (Icc), una ong che rappresenta circa umanitaria maggior parte degli atolli sono molto stiano generando eventi estremi più 155mila persone di Canada, Usa, dei migranti bassi e Tarawa, l’isola principale, è frequenti e intensi con conseguenze Groenlandia e Russia, ha presentato ambientali. oramai pericolosamente sovraffollata gravi per l’intero pianeta. una petizione all’Inter american a causa del numero sempre maggiore commission on human rights (Iachr) di persone provenienti dalle isole Paese diverso ma stesso destino per denunciare la violazione dei diritti esterne. Vari sono stati i tentativi da per gli eskimesi dell’Alaska che umani risultante dal cambiamento parte del presidente Anote Tong di hanno resistito per migliaia di anni climatico provocato dalle azioni e porre all’attenzione internazionale la in condizioni climatiche tra le più dalle omissioni degli Stati Uniti. situazione. Nel 2012 ha ipotizzato difficili al mondo, ma adesso un La vicenda legale non è ancora di costruire isole artificiali, sul tipo nuovo nemico li sta costringendo ad terminata ed è contornata da tante delle piattaforme petrolifere, per abbandonare i villaggi: le inondazioni insidie, ma è servita per porre farci vivere il suo piccolo popolo. Ha causate dal riscaldamento globale all’attenzione di tutti questa terribile inoltre avviato trattative con il regime che fa sciogliere i ghiacci costieri e tragedia che il popolo eskimese sta militare delle Fiji per acquistare circa il sottoterra normalmente gelato che vivendo ma che potrebbe coinvolgere 5.000 acri di terra libera presso si trasforma in pantano. Newtok è molti altri popoli nel futuro. l’isola Vanua Levu. un villaggio Yupik situato sul fiume (TIZIANA FINELLI) febbraio 2014 / La nuova ecologia 59
dossier Profughi sul Pianeta Risposta resiliente Coordinare gli interventi della cooperazione internazionale per l’adattamento e promuovere l’economia low carbon. Come affrontare un’emergenza sempre più evidente di Maurizio Gubbiotti dati dell’ormai imminente quinto zionale poiché la figura del “profugo ambientale” non I rapporto dell’Ipcc sul clima, il brac- è contemplata, non essendo stato riconosciuto come cio scientifico dell’Onu, rischiano “rifugiato” dalla Convenzione di Ginevra del 1951, di far impallidire quelli diffusi in né dal protocollo supplementare del 1967. A.F. così precedenza che già addebitavano ha ripresentato ricorso il 16 ottobre per vedersi ri- all’azione umana gran parte delle conosciuto il suo diritto di senza terra ma non ha responsabilità dei mutamenti climatici. Perché al di ancora ottenuto risposta. Kiribati è parte dell’arcipe- là di quei sei milioni di persone che ogni anno ven- lago polinesiano, a cui appartengono anche isole fino gono riconosciute come profughi ambientali, coloro a pochi anni fa sconosciute come Tuvalu, assurte che perdono tutto a causa delle emergenze naturali all’onore delle cronache perché si stanno inabissando sono davvero tantissimi. Basti dire che secondo l’In- a causa dei mutamenti climatici. ternal displacement monitoring centre di Ginevra lo scorso anno sono rimaste senza un tetto 32,4 milioni D’altronde è almeno dal 2008 che il numero di pro- di persone e il 98% di queste (circa 31,75 milioni) è fughi ambientali ha superato quelli da guerra. In stata vittima di eventi legati al clima. Solo le allu- quell’anno infatti 4,6 milioni sono stati profughi in vioni in India hanno distrutto le abitazioni di 6,9 fuga da guerre e violenze, mentre 20 milioni le per- milioni di persone, in Nigeria di 6,1 milioni e in Pa- sone costrette a spostarsi per questioni legate al l’autore kistan, per il terzo anno di fila, di oltre un milione. cambiamento climatico. Inoltre quando pensiamo Maurizio I disastri naturali colpiscono a questa particolare figura, la Gubbiotti è di più e con effetti più pesanti prima cosa che c’immaginia- responsabile le zone in cui il tenore di vita mo è la grande massa di popo- del dipartimento è più basso e i territori sono ‘Gli investimenti lazione costretta a cercarsi un internazionale più fragili, non a caso il 98% di chi ha dovuto lasciare la saranno inefficaci altro posto dove vivere, come ad esempio le popolazioni co- di Legambiente e coordinatore propria abitazione a causa di se non si stiere spazzate via nel 2004 della Segreteria disastri ambientali è nei paesi dallo Tsunami che devastò il più poveri. coniugheranno con Sudest asiatico. Ma non dob- nazionale dell’associazione. una politica globale biamo dimenticare tanti altri È commissario In Africa sono stati costretti a fenomeni “minori” che hanno straordinario migrare per alluvioni, siccità rivolta a garantire ugualmente forti conseguenze dell’Ente parco e altri eventi meteorologici estremi 8,2 milioni di persone, la partecipazione sulle popolazioni dei territori su cui si sviluppano. Pensia- regionale Roma Natura, oltre il quadruplo della media dei cittadini nelle mo a Marocco, Tunisia e Li- membro del dei quattro anni precedenti. bia, dove ogni anno la deser- Coordinamento Un caso ci sembra emblema- sfide ambientali’ tificazione si porta via oltre nazionale del tico, quello raccontato pochi 1.000 km quadrati di terre Forum del terzo mesi fa durante i lavori della produttive. Oppure all’Egitto, settore, della quindicesima Cop a Varsavia, dal blogger Alberto dove a mangiarsi la terra è la salinizzazione, men- Segreteria Zoratti: A. F., un cittadino di 37 anni che viveva tre in Turchia 160.000 km quadrati di terra agrico- della Rete della sull’isola di Kiribati, nel mezzo del Pacifico, ha chie- la subiscono l’effetto dell’erosione. Il cambiamento pace. Fa parte sto al Tribunale per l’immigrazione di Auckland climatico, insomma, non è questione di percentuali del Comitato (Nuova Zelanda) lo status di rifugiato climatico. o di stechiometria, né di banale braccio di ferro po- esecutivo Questi infatti ha deciso di lasciare sei anni fa la litico o economico. Si tratta della vita quotidiana di dell’Associazione sua terra d’origine, insieme alla famiglia, minac- milioni di persone e del rischio di vedere comunità ong italiane e ciata dall’innalzamento delle acque. La richiesta è devastate per un clima che sta cambiando a causa del Comitato stata sempre rifiutata dal Tribunale perché le mo- di un modello di sviluppo, energetico e di globalizza- d’indirizzo della tivazioni non sarebbero ammissibili a causa della zione, del tutto insostenibile. È fondamentale quindi Fondazione con crepa su questo tema nell’assetto giuridico interna- che la politica emergente che promuove l’adattamen- il Sud. 60 La nuova ecologia / febbraio 2014
Una veduta di Korail, il più grande slum di Dhaka, in Bangladesh. Qui vivono tra le 35mila e le 70mila persone, un numero difficile da determinare esattamente to ai cambiamenti climatici e a ogni altro tipo di all’emergenza deve fare i conti con l’aumento della cambiamento ambientale globale, tenga conto del frequenza degli eventi ambientali estremi che mi- ruolo della migrazione, sia come forma che come nacciano la vita e il sostentamento delle popolazioni. conseguenza dell’adattamento. Questo non vuol dire Tali sistemi di allarme devono essere anche coor- pensare solo a trasferire lontano dalle zone vulnera- dinati con la valutazione se tali popolazioni siano bili (anche se questo può a volte essere necessario) intrappolate in aree vulnerabili, a causa di poten- individui, comunità e popolazioni. Piuttosto, vuol ziali conflitti o di tensione. Gli investimenti saranno dire porre la necessità di cambiare l’idea pervasiva inefficaci se non si coniugheranno con una politica che la migrazione rappresenti un problema o solo globale rivolta a rafforzare la resilienza e a garanti- una soluzione da “ultima spiaggia” da evitare per re la partecipazione dei cittadini nel far fronte alle ragioni politiche. sfide ambientali e della migrazione del futuro. n Data la migrazione rapida e continua di persone da molte aree altamente vulnerabili ai cambiamenti I progetti del cigno ambientali globali, in particolare nelle zone più po- Legambiente, in collaborazione con l’organizzazione Centro di vere delle grandi città costiere, sono fondamentali politiche di sviluppo sostenibile che sappiano gestire n volontariato internazionale (Cevi), promuove il progetto Profughi ambientali: Cambiamento climatico, acqua e migrazioni forzate, la crescita urbana. Cercando di combattere, ridurre cofinanziato con i fondi dell’Otto per mille della chiesa Valdese. Il ed evitare questa vulnerabilità e, allo stesso tempo, progetto vuole diffondere tra i giovani la cultura dell’accoglienza e promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso econo- della solidarietà, consegnare loro strumenti utili alla comprensione mie low carbon. Il doppio impatto dei cambiamenti dei motivi che portano sempre più persone ad abbandonare i loro ambientali e dell’aumento della popolazione segna- paesi di origine per migrare altrove. Si vuole superare la visione lano che le sfide urbane richiedono azioni immedia- del migrante come “invasore” e favorire invece la diffusione tra i te. La cooperazione internazionale e intersettoriale giovani di una cultura del rispetto, dell’accoglienza e della solidarietà sulle decisioni strategiche sono parti essenziali per e l’adozione di buone pratiche quotidiane per la salvaguardia le soluzioni a lungo termine, ma servono coerenza dell’ambiente. Info sul progetto e dossier di Legambiente sui profughi delle politiche e approcci coordinati. Ad esempio, il ambientali al link rafforzamento delle capacità di allarme e di risposta info http://tinyurl.com/profughiambientali febbraio 2014 / La nuova ecologia 61
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