Post-democrazia - Il Discorso
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Post-democrazia “Ma tutto è divenuto, non ci sono fatti eterni: cosi come non ci sono verità assolute. Per conseguenza il filosofare storico è da ora in poi necessario, e con esso la virtù della modestia.” F. Nietzsche. Umano troppo umano È vero che oggi non ci sono più i partiti di una volta. È questo perché oggi viviamo lo stadio della post-democrazia come la chiama Colin Crouch. È la situazione, oltre ogni ideologia e credenza, oltre ogni religione e confini. I partiti della destra della sinistra o di centro sono gruppi (o clubs chiusi) sempre meno legati a visioni del mondo. La morte dei partiti è qui. Come scrive Alain De Benoist “La dicotomia destra-sinistra viene spesso fatta risalire alla Rivoluzione francese, dimenticando in tal modo che essa è davvero pienamente entrata nel discorso pubblico solo alla fine del XIX secolo. Alla vigilia della Rivoluzione, lo spartiacque principale non oppone la «destra» e la «sinistra», ma un’aristocrazia fondiaria dotata di potere politico e una borghesia mercantile acquisita alle idee liberali. Nessuno, in quell’epoca, difende veramente il popolo… I liberali riprendono quell’idea fondamentalmente moderna consistente nel vedere nello «sradicamento dalla natura e dalla tradizione il gesto emancipatore per eccellenza e l’unica via d’accesso a una società “universale” e “cosmopolita». Benjamin Constant, per citare solo lui, è il primo a celebrare quella disposizione della «natura umana» che induce a «immolare il presente all’avvenire»…Che oggi la «sinistra», nella sua quasi totalità, sia divenuta riformista, che abbia aderito all’economia di mercato, che si sia progressivamente separata dai lavoratori e dalle classi popolari, non è certo una
rivelazione. Lo spettacolo della vita politica ne è un’ininterrotta dimostrazione. Per questo, ad esempio, le grida della sinistra sono così deboli nella grande tormenta finanziaria mondiale attuale: semplicemente, essa non è disposta più della destra a prendere le misure che permetterebbero di intraprendere una vera guerra contro l’influenza planetaria della Forma-Capitale. Come osserva Serge Halimi, «la sinistra riformista si distingue dai conservatori per il tempo di una campagna elettorale grazie a un effetto ottico. Poi, quando le è data l’occasione, si adopera a governare come i suoi avversari, a non disturbare l’ordine economico, a proteggere l’argenteria della gente del castello» (Socialismo, nè sinistra nè destra di Alain De Benoist.) La verità è che nulla sarà più come prima. Nella post- democrazia la situazione politica ed economica esprime una nuova cultura post-industriale e cultura bancaria, nel senso che i rapporti di produzione e di scambio, la distribuzione dei redditi, le condizioni del lavoro dovranno radicalmente mutare per dar vita ad un turbo – capitalismo a dimensione planetaria, temperato dall’ intervento dello stato, con molti poveri e esclusi. Lo slogan “nulla sarà come prima” è lo slogan di post- democrazia. Lucca Bacceli analizza il pensiero di Crouch per la nuova regola di post-democrazia e scrive: «La postdemocrazia si traduce in un processo di “commercializzazione della cittadinanza” che stravolge lo schema elaborato da T.H. Marshall. Una serie di servizi che costituivano dei diritti garantiti dallo status di cittadini vengono messi sul mercato e gestiti con logica commerciale, anche a prescindere dalla proprietà, pubblica o privata, delle agenzie che li erogano. Un colossale progetto globale di smantellamento del welfare state passa attraverso l’individuazione di successive aree da aprire al mercato ed alla privatizzazione: il WTO è stato istituito precisamente
per questo scopo. Crouch rileva che la trasformazione del mercato da strumento a principio assoluto, la trasformazione in merce di ogni bene e servizio, produce effetti perversi anche sul piano strettamente economico. E il fatto che il pubblico si occupi di erogare servizi solo per quella parte residuale degli utenti che non interessa al mercato finisce per degradarne la qualità e di fatto per escludere gli utenti dalla cittadinanza. Questo processo non sarà compiuto “fintanto che la fornitura dell’istruzione, dei servizi sanitari e degli altri servizi tipici del welfare state non saranno subappaltati a estese catene di fornitori privati, così che il governo non sia più responsabile della loro produzione di quanto la Nike lo sia delle scarpe su cui mette il marchio”. Ma già oggi l’ideologia del mercato si traduce nell’affermazione di un modello giacobino che concentra il potere politico al centro senza livelli intermedi di azione politica. Mentre i cittadini perdono potere il processo elettorale democratico si avvicina “a una campagna di marketing basata abbastanza apertamente sulle tecniche di manipolazione usate per vendere prodotti». La principale causa del declino della democrazia risiede insomma per Crouch nel “forte squilibrio in via di sviluppo tra il ruolo degli interessi delle grandi aziende e quelli di tutti gli altri gruppi” «Crouch ipotizza alcune misure per contrastare questo processo, senza indulgere nell’utopia: l’abolizione del capitalismo rimane un sogno, il suo ‘dinamismo’ e il suo ‘spirito intraprendente’ sono una risorsa irrinunciabile. Ma è possibile trovare una nuova forma di compromesso della democrazia con gli interessi delle aziende multinazionali così come in passato si sono trovate altre forme di compromesso con le industrie nazionali, e ancor prima con il potere militare e con le Chiese. Questo sarà possibile, fra l’altro, se i cittadini eserciteranno una pressione non solo attraverso i partiti ma sui partiti. In altri termini occorre rovesciare la tendenza dei partiti a “incoraggiare il massimo livello di minima partecipazione”. Quelle in cui
aderisce ad alcune proposte istituzionali di Philippe Schmitter non sono forse le migliori pagine del libro di Crouch. Assai più interessante è l’affermazione che occorre “invertire la prospettiva consueta adottata dal mondo politico su cosa sia democrazia e cosa la sua negazione”. Il sistema dei partiti mostra in genere scarso allarme per le pressioni degli interessi economici, mentre insiste sui rischi di antidemocraticità dei nuovi movimenti che si affermano di volta in volta sulla scena. Le “nuove creatività dirompenti all’interno del demos”. Sono invece un antidoto alla postdemocrazia e possono permettere di reindirizzare il malcontento dagli obiettivi e dai capri espiatori dei movimenti reazionari verso le vere cause dei problemi. Per Crouch “c’è bisogno di un mercato aperto dove concorrere a definire identità politiche, che rimanga all’esterno, ma ancora abbastanza vicino, all’arena oligopolistica dei partiti esistenti. […] La politica democratica dunque ha bisogno di un contesto dove i vari gruppi e movimenti facciano sentire le proprie voci in modo energico, caotico e chiassoso: sono loro il vivaio della futura vitalità democratica”. In altri termini, non c’è da scandalizzasi per il conflitto sociale.» La post-democrazia è un prodotto dell’élite burocratiche, cosi la politica diventa una storia farsa e questo perché “la massa dei cittadini svolge un ruolo passivo, acquiescente, persino apatico, limitandosi a reagire ai segnali che riceve. A parte lo spettacolo della lotta elettorale, la politica viene decisa in privato dall’interazione tra i governi eletti e le élite che rappresentano quasi esclusivamente interessi economici» Crouch. Ci troviamo da qualche parte nella parabola discendente della democrazia. Le aziende non sono semplicemente organizzazioni, ma concentrazioni di potere. Ecco perché non esiste oggi una destra o una sinistra politica ma solo élite economiche e élite burocratiche. Oggi cittadini, partiti, suindicati, sono forme passive della democrazia. Oggi sottolinea Crouch «più lo Stato rinuncia ad intervenire sulle vite della gente comune, rendendole indifferenti verso la
politica, più facilmente le multinazionali possono mungere, più o meno indisturbate, la collettività…Nel tentativo di diventare il più possibile simili alle aziende private, gli enti pubblici devono anche spogliarsi di un aspetto intrinseco del loro ruolo: la loro autorità. Bisogna notare che questa perdita di autorità non si estende fino a intaccare il centro politico del governo nazionale. In effetti, lunghi dall’arrivare alla sparizione del potere statale sognata dai libertari, lo Stato delle privatizzazioni concentra il potere politico nell’ellissi: un nucleo centrale ristretto che interagisce soprattutto con le élite dei suoi pari nel settore affaristico privato. La cosa funziona così. I poteri minori o intermedi, in particolare le amministrazioni locali, devono trasformare le loro attività secondo il modello acquirente/fornitore tipico del mercato. Il ruolo di potere politico viene quindi risucchiato da esse e spostato al centro. Inoltre il governo centrale privatizza molte delle sue stesse funzioni a consulenti e fornitori di vario genere. Tuttavia rimane un nucleo politico irriducibile che costituisce la componente eletta della democrazia capitalista del Paese, che non può essere svenduta (ma può essere soggetta a compromessi con le lobby) e che esercita il potere ultimo, almeno riguardo alle decisioni se e come privatizzare e appaltare. Questo nucleo diviene sempre più piccolo col progredire delle privatizzazioni, ma non può essere eliminato del tutto, pena il crollo delle nozioni di Stato e democrazia. Più si ha privatizzazione e applicazione del modello mercantile per l’erogazione del servizio pubblico, specie a livello locale, più si deve imporre il modello giacobino di democrazia centralizzata e una cittadinanza senza livelli intermedi di azione politica.». [1] La sovrastruttura oggi non attinente la politica come rapporti umani ma è il principio fondamentale del denaro. Cosi la sovrastruttura è il denaro. I membri dell’élite delle multinazionali conoscono che il nuovo significato della politica non è l’idea politica ma il denaro. E come dice J.
Baudrillard [2] il denaro, nel momento cruciale dell’aumento, viene negato come valore di scambio e trasformato dalla “dépense” in un valore di lusso indivisibile. In tal mondo questo diviene omologo all’oggetto unico e indivisibile che è il quadro come segno. Tra il denaro, divenuto materia di lusso per la perdita del suo valore di scambio economico e il quadro divenuto segno di prestigio – cioè elemento di quel corpus limitato costituito dalla pittura – per la perdita del suo valore simbolico si stabilire non più equivalenza, ma una partita aristocratica. Cosi la speculazione rende impossibile l’estensione totale degli scambi reali. Provocando una circolazione istantanea del valore falsa, fulminando il modello economico, la speculazione manda in cortocircuito anche quella catastrofe che sarebbe la commutazione libera di tutti gli scambi. In altre parole viviamo ciò che la rende possibile è la sostituzione mediatica degli eventi, delle idee, della storia, che fa si che più li si scruterà, meglio se ne distingueranno i dettagli per afferrarne le cause più essi cesseranno di esistere più essi cesseranno di essere esistiti. Cosi valori e verità nel metabolismo non sono più come azioni, bensì come forme virtuali. Come diceva Hegel ci troviamo in pieno nella vita in se stessa mobile, di ciò che è morto. Il valore diventa una logica della mercanzia, è lo stadio fattale, che non esiste più equivalenza, nè naturale, non esiste legge del valore, ma solo un’epidemia del post- valore, come esiste un’epidemia della verità come post – verità. Note: 1. Colin Crouch: Post – democracy. Yale University. Press. 2005. 2. Jean Baudrillard: Pour un critique de l’économie politique du signe Ed. Gallimard. Paris 1972. Apostolos Apostolou Docente di Filosofia
Volterra 22 | Lunedì 4 gennaio Volterra illumina, una grande azione collettiva con protagonista la luce VOLTERRA ILLUMINA UNA GRANDE AZIONE COLLETTIVA CON PROTAGONISTA LA LUCE UNISCE SIMBOLICAMENTE I COMUNI DELLA TOSCANA E TUTTA LA COMUNITÀ PER VOLTERRA 2022 Lunedì 4 gennaio i lumi di alabastro portatori di luce passeranno simbolicamente di mano in mano tra tutti i sindaci dei comuni sostenitori, in una staffetta virtuale che diverrà poi reale coinvolgendo tutta la comunità fino ad accendere il cuore della città
Condividere un simbolo per condividere un progetto. È questo il significato più profondo di Volterra Illumina, l’iniziativa che segna una nuova tappa nel percorso di Volterra, finalista
toscana a Capitale italiana della cultura 2022. Volterra Illumina è una staffetta di luce. Lunedì 4 gennaio il Sindaco Giacomo Santi accenderà un I Lumina, lume di alabastro divenuto simbolo della candidatura, e lo passerà virtualmente al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, al Presidente del Consiglio Regionale Antonio Mazzeo e ai Sindaci dei 53 Comuni sostenitori per giungere in piazza dei Priori, il cuore di Volterra, dove si trova la grande installazione di alabastro luminoso Arnioni in piazza. Qui sarà raccolto nuovamente dal Sindaco e Presidente del Consiglio Regionale Antonio Mazzeo per raggiungere tutti componenti della comunità dell’alabastro e poi i cittadini e – simbolicamente – tutti coloro che appoggiano il progetto di Rigenerazione umana di Volterra 2022. Si può partecipare all’appuntamento in due modi: dal vivo, recandosi alle 18 in piazza dei Priori a Volterra con il proprio I Lumina, nel rispetto delle normative sanitarie e seguendo le indicazioni di posizionamento fornite dagli organizzatori; oppure in streaming seguendo la diretta Facebook sulle pagine di Volterra 2022 Capitale della cultura, Comune di Volterra e InToscana e postando sui canali social le immagini del proprio lume acceso a sostegno della candidatura con l’hashtag #volterra22. Al momento, in poco più di 20 giorni, sono stati venduti oltre 1.000 I Lumina, un dato record che segna il gradimento di questo progetto che abbina la sapienza dei Maestri artigiani alabastrai di Volterra al design contemporaneo di Luisa Bocchietto. I LUMINA è acquistabile (anche lunedì 4 gennaio) al Consorzio Turistico Volterra Valdicecina, in Piazza dei Priori n. 19/20, tutti i giorni 9,30/13 e 14/18 (telefono 0588/87257; mail info@volterratur.it); prezzo 14 Euro, si effettuano spedizioni.
I Lumina in alabastro design Luisa Bocchietto – ph Guido Mencari L’ALABASTRO PER VOLTERRA 2022 Volterra 2022 vuole nuovamente mettere l’alabastro al centro della città, per un ritorno alla materia prima, con nuove forme di creatività che riaffermeranno la rilevanza dei progetti intorno alla pietra di luce in un percorso di conoscenza e partecipazione che coinvolge tutta la comunità verso Volterra 22. Per questo nel dossier di candidatura si trova 22 designer per 22 artigiani, l’iniziativa curata dalla designer internazionale Luisa Bocchietto, già Presidente e ora Senator di WDO (World Design Organization), con il patrocinio e il contributo della Regione Toscana, da cui sono nati Arnioni in piazza e I Lumina. Arnioni in piazza è la suggestiva installazione di pietre grezze d’alabastro collocata in Piazza dei Priori, nel cuore della città (fino ad aprile 2021). Gli arnioni, con le loro
forme “pettinate” a una scala più grande possibile, illuminati al loro interno, mettono in evidenza la varietà dei colori e delle venature del materiale. L’opera valorizza la qualità dell’alabastro e la capacità delle imprese locali di lavorarlo per trarne prodotti eccellenti. Un materiale sempre diverso, che rende unica ogni opera. Come unici, ognuno con le proprie trasparenze, sono i lumi portacandele in alabastro I Lumina, ideati sempre da Luisa Bocchietto e primi oggetti di design della collezione 2020/2021. Gli eleganti lumi portacandela dialogano con l’opera pubblica e ne rappresentano il suo aspetto privato, in una simbolica condivisione di valori e progetti tra città e partecipanti. Nell’ambito della iniziative dedicate alla pietra volterrana si trova anche la nuova collana culturale del Comune di Volterra Volaterrae Arte e cultura, realizzata in collaborazione con Pacini Editore. Il primo volume, curato da Ilario Luperini con la collaborazione di Renato Casini e Marco Ricciardi e le foto di Dante Ghilli, è dedicato alla Torre Pendente in alabastro e s’intitola SOLIDE TRASPARENZE. L’alabastro di Volterra, pietra gessosa formatasi 6-7 milioni di anni fa, è considerato il più pregiato d’Europa e cambia aspetto, colorazione e consistenza al variare della composizione chimica del terreno, mostrando diverse venature che rendono ogni oggetto unico e non replicabile. In epoca etrusca fu utilizzato per la produzione di urne cinerarie e Volterra divenne il centro di produzione di questo prezioso materiale. Poche testimonianze ne attestano l’uso nel Medioevo, ma è alla metà del ‘500 che si afferma una vera rinascita della sua lavorazione. Oggi Volterra è un centro di manifattura esclusivo di questa pietra naturale dalle magnifiche trasparenze. LA CANDIDATURA
Volterra è una delle dieci città finaliste al titolo di Capitale italiana della cultura 2022. Il progetto complessivo, presentato nel dossier dal titolo Rigenerazione umana, mette al centro la rigenerazione delle persone e delle comunità, ponendosi come esempio di sperimentazione e punto di riferimento per la rinascita dell’Italia attraverso i centri di media dimensione e i loro territori. Temi di grande dibattito che, alla luce della recente pandemia, hanno assunto ulteriore centralità. Il dossier trova forza propulsiva nelle esperienze di rigenerazione umana che hanno modellato la città, in particolare quella dell’ex Ospedale Psichiatrico, dove si conserva parte del graffito di Nannetti capolavoro dell’art brut, e quella della pluripremiata UBU, Compagnia della Fortezza, la più importante e longeva esperienza di teatro- carcere nel mondo, condotta da Armando Punzo, che ha creato un innovativo e unico modello di ricerca culturale in continua evoluzione. Il dossier di candidatura di Volterra è scaricabile al link https://volterra22.it/wp-content/uploads/Dossier_Volterra.pdf #Volterra22 #rigenerazioneumana ———————– Segui Volterra 22 volterra22.it | info@volterra22.it Partecipa e condividi con l’hashtag #Volterra2022 e segui il percorso su Facebook e Instagram
2021, PORDENONELEGGE: PREVIEW DELLE INIZIATIVE IN ARRIVO, BILANCIO DI UN ANNO “SPECIALE”. OLTRE 2 MILIONI E 500MILA VISUALIZZAZIONI, PIU’ DI 300 EVENTI DIGITALI PORDENONE –Il momento più difficile? Certamente alle soglie del primo lockdown, quando le attività sono state improvvisamente sospese, con tempistiche indefinite e senza un
piano alternativo per portarle avanti. L’esperienza più gratificante? Sicuramente la celebrazione della 21^ edizione di pordenonelegge con molti eventi in presenza: consapevoli di poter accogliere il pubblico con massima attenzione alla sicurezza e di arrivare via streaming a quantinon potevano presenziare. La promessa più importante? «Nel 2021 ci saremo – afferma il presidente di Fondazione Pordenonelegge Michelangelo Agrusti – Perché la cultura è una necessità umana e sociale di primissimo piano, oltre che un valore, anche economico, per il territorio». A poche ore dalla conclusione di un 2020 a dir poco traumatico per tutti, e senza dubbio per il vasto arcipelago della cultura, Fondazione Pordenonelegge traccia un bilancio dell’anno che sarà ricordato come quello della grande “svolta digitale”: «Ci siamo reinventati in pochissimo tempo – racconta ancora Agrusti – trasformando le iniziative impraticabili in presenza in altrettanti eventi per il pubblico del web, ma anche inventando nuovi format specifici per il periodo di lockdown e i mesi complessi del distanziamento. Quando c’è stata la possibilità di riprendere l’attività in presenza abbiamo varato protocolli di sicurezza molto seri a garanzia della fruizione degli eventi, e adesso, nell’ultimo miglio della seconda ondata, ci siamo nuovamente riorganizzati online. Flessibilitàè una parola chiave che ci accompagnerà anche per il 2021: forti dell’esperienza acquisita in questi mesi proporremo speriamo in presenza, le nostre iniziative (e ne avremo anche di nuove sia durante l’anno che per il festival), sfruttando l’opportunità ormai validamente sperimentata del digitale». Nel frattempo, un primo bilancio 2020 sottolinea il boom di visualizzazioni per i contenuti digitali proposti: sono state oltre 2 milioni e 500mila, e oltre 300 sono stati gli eventi, gli incontri, i progetti video e le videoproduzioni proposte online a cura di Fondazione Pordenonelegge – quasi uno al giorno! – incluso il festival di settembre e gli altri eventi culturali seguiti quest’anno.
Oltre 10.000 visualizzazioni ha registrato l’evento con Mauro Corona a pordenonelegge e ben 8.600 per l’inaugurazione del festival con Massimo Recalcati, 3.700 per l’incontro con Chiara Valerio, 1.400 per Antonio Scurati, 1.100 per Gianrico Carofiglio. E ancora i primi 8 viaggi digitali, nella primavera–estate 2020, hanno registrato oltre 8.000 visualizzazioni. «Siamo partiti nel vivo del lockdown con i video del percorso #Iorestoacasaeleggo – spiegano i curatori di pordenonelegge Gian Mario Villlata (direttore artistico), Alberto Garlini e Valentina Gasparet – Quindi abbiamo proseguito con altre novità online, come la staffetta di poesie che ha scandito il countdown per la Giornata mondiale del 21 marzo, e ancora il progetto 100 titoli in 100 minuti raccontati dai video di 80 scrittori, i Viaggi digitali d’autore, il Dantedì, la presentazione in 5 lingue dell’antologia dedicata alla Giovane Poesia Italiana, il Premio Hemingway riorganizzato in chiave digitale, il contest “Sposta la tua mente al dopo”, il corso Pensare, narrare e promuovere, le Rime digitali e in queste ultime settimane i progetti “Ti porto un libro” con il Porto di Trieste e la video produzione dedicata a Umberto Saba. In modalità mista, parte in presenza e parte online, abbiamo realizzato varie iniziative nel corso dell’anno: oltre a pordenonelegge attraverso la PNLEGGETV, alcuni eventi di “Viaggio dentro al libro”, della Scuola di scrittura pordenonescrive, gli eventi legati alla poesia e al Premio Umberto Saba. Altre iniziative sono state realizzate del tutto in presenza, come la prima edizione del Premio letterario Friuli Venezia Giulia e la partnership per Art&Food, LaFiera!». E sono 109 le comunicazioni diffuse da Fondazione Pordenonelegge nel corso dell’anno, per quasi un centinaio di newsletter. «Un modo per
essere più vicini al pubblico, che ha dimostrato di premiarci con l’ultima campagna di crowdfunding in questo dicembre 2020 – spiega Michela Zin, Direttore di Fondazione Pordenonelegge – I 2021 codici a disposizione sono andati esauriti con due giorni di anticipo rispetto alla scadenza, e possiamo contare sin d’ora su 340 “Amici” del Festival. Coltiveremo al meglio le opportunità dischiuse dallo streaming, anche se ci auguriamo di tornare prima possibile alle modalità in presenza che hanno scandito le attività dei primi otto anni di vita della Fondazione». E tanti sono gli eventi già in vista: il primissimo domenica 3 gennaio, quando si ripartirà con il video racconto di Paolo Rumiz dedicato a “Moby Dick” di Herman Melville, online dalle 18 sui canali social di pordenoneleggee del Porto di Trieste nell’ambito del progetto “Ti porto un libro”. Tante le iniziative in arrivo: Fondazione Pordenonelegge cura, per esempio, sul piano artistico e organizzativo il Premio Hemingway, promosso a fine giugno dal Comune di Lignano e, nel mese di ottobre, il festival GEOgrafie promosso dal Comune di Monfalcone. «Siamo pronti ad affrontare con fiducia il 2021 considerata l’esperienza acquisitain quest’annata particolare – osserva Michela Zin – consapevoli dell’importante ruolo che svolgiamo per il nostro territorio e per le nuove generazioni. Oltre ai progetti in corso, ci saranno diverse iniziative per le scuole, riprenderemo la progettualità sviluppata con la Regione per il Premio Umberto Saba Poesia e il Premio Letterario Friuli Venezia Giulia e lavoreremo a nuovi progetti: ricorrere al digitale apre strade che concorrono ad articolare più efficacemente le nostre iniziative future che vogliamo, però, poter far rivivere al più presto in presenza. L’appuntamento clou del 2021 è intanto già in cartellone: pordenonelegge 2021 si terrà dal 15 al 19 settembre e siamo al lavoro per un’edizione ancora una volta memorabile». Press ufficiostampa@volpesain.com
Il signor Cardinaud Come tutte le domeniche mattina Monsieur Cardinaud si è recato a messa, all’uscita ha raggiunto la migliore pasticceria del paese dove ha acquistato dei deliziosi dolcetti per il pranzo domenicale, ha passeggiato sul lungomare intrattenendosi con i notabili del paese e per finire, come al solito, si è seduto al bar per l’aperitivo: un vermout per lui e uno sciroppo di ribes per il suo figlioletto Julien. Sono le undici e mezza precise, le onde si infrangono vicino alla riva, ed è ora di rientrare per il pranzo. La casa di Cardinaud è un villino dai mattoni rosa, appena ristrutturato, con un bel portone di legno di quercia naturale lucidata di fresco, dove spicca ben in evidenza la targa di mattone con il suo nome: “Hubert Cardinaud”. Il suo orgoglio.
Tutto sembra essere come sempre perfetto, ma all’improvviso entrando in casa si rende conto che qualche cosa non va. Non c’è il consueto profumo dell’arrosto che Marthe, sua moglie, cucina tutte le domeniche: la casa è pervasa da un forte odore di bruciato, la tavola non è apparecchiata, le finestre sul retro sono aperte e le tende sono gonfie come un pallone. Marthe è sparita. Come nel più classico “tutti lo sapevano, ma il marito è l’ultimo a saperlo”, per Monsieur Cardinaud da quel momento comincia una corsa contro il tempo per cercare di ritrovare la moglie: per amore o per riprendersi quella vita perfetta che lui, figlio di un umile cestaio, si era così faticosamente conquistato? D’altronde tutti glielo avevano detto che Marthe, bella, misteriosa e insofferente non era adatta a lui. La sua modesta famiglia si era opposta con tutte le forze a quel matrimonio con la ragazza che si dava troppe “arie”, ma lui si era innamorato di lei. Simenon con la consueta acutezza psicologica ci racconta di un amore eroico, capace di non indietreggiare di fronte al tradimento e alla vergogna. Il romanzo fu critto a Fontenay – Le – Comte nel 1941 e nel 1956 il regista Gilles Granger ne trasse un film, “Sangue alla testa”, con Jean Gabin nel ruolo del protagonista. Georges Simenon segna il passaggio dal giallo classico inglese, in cui è centrale per l’investigatore e il lettore capire “chi è stato”, al “che cosa è successo” nell’esistenza di un individuo e nella sua vicenda umana per portarlo a compiere un così efferato delitto. Georges Simenon, romanziere francese di origine belga è il quindicesimo autore più tradotto di sempre.
Ha scritto circa cinquecento romanzi, 75 dei quali, insieme a 28 racconti, hanno come protagonista il famoso commissario Maigret. Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21: Una maratona culturale per festeggiare l’anno nuovo Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21 si prepara a celebrare l’inizio del nuovo anno con un programma speciale il 31 dicembre dalle ore 21: una maratona di oltre quattro ore, in streaming e in tv, con spettacoli musicali e teatrali. Nonostante l’emergenza sanitaria abbia costretto a ripensare i progetti per le feste di Natale, Parma vuole far sentire la propria vicinanza agli appassionati di cultura e regalare, ai suoi cittadini e agli estimatori, una serata unica, un momento di svago e di serenità. Proposte culturali di alto livello per un appuntamento con numerosi artisti, che entrano nelle case del pubblico da luoghi simbolo della città, come il Teatro Regio, l’Auditorium Paganini e il Teatro Due. La serata sarà trasmessa sui canali social ufficiali di Parma 2020+21 e su 12 TV Parma, e avrà la media partnership di Gazzetta di Parma.
L’iniziativa, nel programma di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21, è realizzata dal Comune di Parma, con il contributo del MiBACT e della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con la Fondazione Teatro Regio di Parma, La Toscanini e Fondazione Teatro Due. Main sponsor della serata è Enel, che ne ha permesso la realizzazione. Dal Teatro Regio, tre voci importanti del panorama musicale italiano: il cantautore Fabio Concato con un raffinato trio capitanato dal talentuoso pianista Paolo Di Sabatino; la cantautrice e polistrumentista Marina Rei in un assolo e Nada, grande interprete della storia musicale dagli anni 70. Curato da Giovanni Sparano del Barezzi Festival, l’insolito e unico concerto è organizzato e prodotto dalla Fondazione Teatro Regio di Parma. La musica classica sarà un’altra dei protagonisti della serata. Dall’Auditorium Paganini, la Filarmonica Arturo Toscanini, diretta da Giuseppe Grazioli, proporrà, in un concerto di circa un’ora, i brani: Johann Strauss, Il Pipistrello, Ouverture; Jacques Offenbach, Gaîté Parisienne; Benjamin Britten, Soirées Musicales suite su musiche di Rossini, op. 9; Gioachino Rossini, La Cenerentola, Ouverture; Georges Bizet, Carmen Suite. Ancora musica, sempre dall’Auditorium progettato da Renzo Piano per la città, con L’Orchestra giovanile Toscanini NEXT. L’ensemble è un progetto innovativo nato per dare una formazione trasversale e un’opportunità di lavoro a giovani musicisti: un’orchestra formata da 51 musicisti under 35 che nasce e si sviluppa in Emilia-Romagna, con un’impronta nazionale, al servizio della comunità. L’interazione e commistione tra generi e stili è la cifra di riconoscimento della sua attività produttiva. Il 31 dicembre eseguirà per il pubblico in streaming Next for Verdi, con Roger Catino, direttore e arrangiatore – che firma trascrizioni e arrangiamenti – e Matteo Mazzoli, baritono e voce recitante. I brani che saranno eseguiti, per un concerto di un’ora: Sinfonie e Preludi da Nabucco, Vespri Siciliani, Traviata, Forza Del Destino,
Ernani, Luisa Miller; Luisa Miller, “Quando le sere al placido”; Aida, Ballabili; La Traviata, Zingarelle e Mattadori; Jerusalem, Ballabili; Rigoletto, “Cortigiani vil razza dannata”; Il Trovatore, Coro di Zingari; Rigoletto, Zitti Zitti; Nabucco, Gli Arredi Festivi; Messa da Requiem, Requiem, Dies irae, Lagrimosa, Libera me domine. Sempre la Toscanini NEXT, porta in scena un secondo concerto di 45 minuti: Take for six, con Andrea Coruzzi, fisarmonica e sax soprano; Alessandro Salaroli, sax soprano e contralto; Luca Crusco, sax contralto e tenore; Ethan Bonini, sax tenore; Eoin Setti, sax contralto e baritono; Marco Carnesella, batteria. I brani proposti: Astor Piazzolla, Adiós Nonino; Iller Pattacini, Pescatore di stelle; Piazzolla, Esqualo; Nino Rota, La dolce vita; John Kander, New York, New York; Scott Joplin, The entertainer; Paul Desmond, Take five; George Gershwin, Lady, Be Good; Chick Corea, Armando’s Rumba; Popolare, Klezmer; Giuseppe Verdi, Il Trovatore, Finale Ballabili. E non solo musica: la Fondazione Teatro Due offrirà il meglio del Cabaret Des Artistes, riprendendo alcuni degli sketch comici e
satirici realizzati dagli attori dell’Ensemble Teatro Due nel 2019. Un pastiche di musica, canzoni, suggestioni letterarie e poetiche, un cocktail teatrale leggero, divertente, spiritoso e surreale: Cabaret des artistes è nato con l’idea di ricreare l’atmosfera dei cabaret francesi, tedeschi, inglesi degli anni ’20 e ’30. Il distillato offerto al pubblico la notte dell’ultimo dell’anno è un promemoria del desiderio e del bisogno di tornare a teatro e, insieme, un regalo che possa innescare una nuova voglia di futuro. Gli artisti coinvolti nel Cabaret des Artistes, ideato e diretto da Walter Le Moli, sono: Roberto Abbati, Paolo Bocelli, Laura Cleri, Cristina Cattellani, Gigi Dall’Aglio, Paola De Crescenzo, Davide Gagliardini, Luca Nucera, Massimiliano Sbarsi, Nanni Tormen, Marcello Vazzoler, Emanuele Vezzoli con Nicola Nicchi, Carlo Sella, Francesca Tripaldi e insieme a Roberta Bonora, Alessio Del Mastro, Ilaria Mustardino, Chiara Sarcona, Maria Sessa. Le musiche sono curate da Alessandro Nidi ed eseguite dalla Kleine Kabarett Orchestra composta da Alessandra Mauro al pianoforte, Simona Cazzulani al violino, Anna Vita alla tromba, Elena Vita al sax e Denise Miraglia alla batteria. L’ultimo giorno dell’anno sarà all’insegna della cultura, con un appuntamento imperdibile per chiudere un 2020 così difficile e mostrare come Parma Capitale Italiana della Cultura non si sia mai fermata: l’appuntamento è al 2021 col l’auspicio che la cultura possa riprendere a scandire, con rinnovato vigore, la vita della città. Monfalcone, città di luce e meraviglia per i più piccoli
MOMENTI DI ANIMAZIONE ITINERANTE I momenti di animazione itinerante per la gioia dei più piccoli proseguono a Monfalcone nelle giornate del 23, 28, 29 e 30 dicembre e del 4 gennaio (dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17). Con partenza dal Christmas Village in piazza della Repubblica si articolano lungo le vie del centro, nelle aree pedonali e limitrofe, ossia Via Battisti, Piazza Cavour, Via S. Ambrogio, Piazza della Repubblica, Piazzetta Unità, Via Oberdan, Via Duca d’Aosta, Viale San Marco. Il programma, a cura di Gaia Eventi, prevede momenti di animazione classica, con sketch e giochi nel rispetto delle regole anti-Covid e spettacoli di vario genere: bolle di sapone, magia comica, magia classica, giocoleria classica/comica, cabaret. Il servizio di sicurezza e di controllo per evitare assembramenti è assicurato dal Comune di Monfalcone che promuove l’iniziativa nell’ambito del Natale monfalconese. Per le giornate in cui si deve restare a casa, in seguito all’entrata in vigore del nuovo DPCM, la Biblioteca di Monfalcone ha ideato un nuovo servizio: con il “Prestito a sorpresa” i bibliotecari propongono una selezione di bellissimi libri di narrativa, saggi, riviste, audiolibri e dvd da mettere a disposizione delle famiglie. Basta scegliere le borse a sorpresa in base alla fascia d’età, da ritirare in Biblioteca, da lunedì 28 a mercoledì 30 dicembre e il 4 gennaio, con orario 9.00 – 13.30 e 15.00 – 19.00 (martedì solo la mattina). Rimane inoltre attivo il prestito a domicilio attraverso l’invio di una mail all’indirizzo biblioteca@comune.monfalcone.go.it e si conclude mercoledì 23 dicembre l’iniziativa “Clicca e ascolta” per condividere il piacere della lettura rimanendo comodamente a
casa con la presenza on line di un Lettore in Cantiere. E.L. PIU’ VELOCE DELLA LUCE Un progetto per avvicinare i giovani e il grande pubblico, a Trieste Città della Scienza Un progetto per mettere in luce le eccellenze scientifiche di Trieste, in una connessione con i giovani proiettati al futuro: con “Più veloce della luce” l’Associazione culturale Opera Viva è entrata nei centri di ricerca e nei laboratori nazionali e internazionali della “Città della Scienza”, che ha ospitato Esof 2020, per avvicinare il mondo scientifico ai giovani e, tramite loro, arrivare al grande pubblico. Con un approccio didattico, che guarda ai temi attuali della ricerca scientifica e consente di toccare con mano i campioni di studio e le strumentazioni, il progetto è stato ideato e diretto da Lorena Matic, con l’organizzazione di Opera Viva, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), il Centro Internazionale di Fisica Teorica “Abdus Salam” (ICTP), il Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologia (ICGEB) e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS). Sostenuto dalla Regione FVG – Assessorato alla cultura, con il contributo anche delle Fondazioni Casali e della ZKB, il progetto gode inoltre del parternariato dei Comuni di Trieste, Monfalcone e Capodistria, delle Obalne Galerije Piran Istituzione Museale del Ministero
della Cultura Sloveno, RTV Koper Capodistria e vede la partecipazione delle scuole superiori di Trieste e del Ginnasio Carli di Capodistria. “Più veloce della luce” si è al momento concretizzato in un Docufilm di 35 minuti, in cui 13 giovani studenti rispondono a domande in vari campi della scienza: astronomia, fisica, matematica, oceanografia e virologia. Dalle risposte si evince la loro capacità di ragionamento, intelligenti anche a sfruttare tutta la creatività che li contraddistingue quando un argomento ignoto richiede la risposta. A conclusione di ogni quesito viene poi indicata la giusta definizione da parte di cinque scienziati coinvolti. Sono state realizzate inoltre cinque video lezioni, che saranno distribuite alle scuole, con la partecipazione di Massimo Ramella dell’INAF Osservatorio Astronomico di Trieste (“Come si è formato il Sistema Solare: alla ricerca di indizi”), Francesco Longo dell’Università di Trieste e dell’INFN sezione di Trieste (“Verso l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande”), Stefano Luzzatto dell’ICTP (“La geometria frattale”), Paola Del Negro dell’OGS (“Il pianeta blu”) e Tea Carletti dell’ICGEB (“Virologia, varie ed eventuali”). Il tutto visibile tramite i canali web dell’Associazione: you tube: assocOPERAVIVA Facebook: OPERA VIVA Trieste www.assocoperaviva.it Il titolo del progetto strizza l’occhiolino a un modo di dire che ricorda FASTER THAN THE SPEED OF LIGHT di Superman, personaggio che “accorreva” per risolvere subito un problema, ma il concetto è in antitesi con i protocolli della scienza, che sebbene chiamata ad accorrere con soluzioni veloci necessita di un tempo lento dato dallo studio e sperimentazione, valutazione e verifica finale. In programma anche altre iniziative che saranno organizzate in
base all’evolversi dell’emergenza sanitaria. — PREMIO LETTERARIO CATERINA PERCOTO 2020, VINCE L’AUTORE PADOVANO MARIO ZANGRANDO Va a Mario Zangrando, padovano classe 1982, laureato in Comunicazione e Storia contemporanea, impegnato con la ONG Medici con l’Africa Cuamm, nel tempo al fianco di narratori come Paolo Rumiz per il libro “Il bene ostinato e Alessandro Mari per il libro e reading “La strada per l’Africa”, l’8^ edizione del Premio letterario Caterina Percoto, promosso dal Comune di Manzano-Assessorato alla Cultura, dedicata a un tema estratto dalle parole della grande autrice friulana: “La noia, questa bava schifosa. Questo frigido serpente che paralizza tutti i moti del cuore” (Novelle scelte, 1880). La noia è appunto il filo rosso che permea il racconto vincitore “Come si muore da queste parti”, sul quale si è registrata piena convergenza da parte della Giuria del Percoto, guidata da Elisabetta Pozzetto e composta anche dall’Assessore alla Cultura del Comune di Manzano Silvia Parmiani, dal presidente Arlef William Cisilino e da Elisabetta Feruglio, Valter Peruzzi, Walter
Mario Zangrando Tomada e Cristina Qualizza. «Il racconto di Mario Zangrando ha convinto la Giuria del Premio – spiega la presidente, Elisabetta Pozzetto – per la sua capacità di restituire il tema con profondità e grazia, attraverso uno stile scorrevole e mai banale. La trattazione dell’argomento della noia che tutto paralizza tra le sue viscide spire, così come tramandata da Caterina Percoto, viene calata nell’esperienza di un protagonista anziano che attraverso un espediente amaro e leggero esorcizza la noia, la solitudine e la morte incombente, acuita dalla pandemia. Un fine vita dignitoso, un estremo saluto ai cari che ci lasciano, un distacco sereno sono beni di cui la pandemia ci ha spesso privato e che mai come ora ci paiono drammaticamente persi». Al secondo posto in questa edizione 2020 del Premio Percoto si registra un ex aequo, con i racconti dell’autrice udinese Barbara Cimbaro, “L’ufficio 22 dell’ala verde al secondo piano”, e di Gianfranco Pellegrini che ha scelto la lingua friulana per dare voce al suo “Diauladis”: «un testo, quest’ultimo – spiega ancora Elisabetta Pozzetto – che utilizza il friulano per raccontare l’ambiente della politica regionale e la città di Trieste attraverso l’io narrante del protagonista, portavoce del Presidente della Regione, alle prese con le novità legate alla pandemia e ai nuovi stili di
vita. La noia generata dal nuovo contesto potrebbe produrre pensieri creativi e spirito critico: esattamente quanto il protagonista teme e vuole evitare. La noia, quindi, come perno centrale del plot: come motore di strategie e contromosse che alimentano lo sviluppo della trama e ci portano a riflettere sulla comunicazione politica e le sue tecniche, così come sull’utilizzo dei media in rapporto agli “intrighi di palazzo”, contrapposti dall’autore al mondo della natura». Ed è sempre la noia a guidare le dinamiche e le nuance fantasy del racconto di Barbara Cimbaro: una storia ambientata negli uffici pubblici e contestualizzata nel nostro tempo con adesione scrupolosa ai dettagli e alla descrizione dei personaggi, eppure capace di farci volare nel tempo e nello spazio, per raccontare il “sentimento” della noia visto e vissuto da una donna friulana che l’ha monitorata, aggirata e temuta come una “malattia nascosta”, per tutta la vita. Numerosissimi i testi e gli autori in gara all’edizione 2020 del Premio Percoto: quarto posto per la pluripremiata autrice triestina Laura Daniele, già Premio Calvino, con “In vino veritas”, al quinto posto la livornese Anna Tancredi con “Bravi ragazzi”, quindi via via Chiara Magris (Manzano) con “Quotidianità” e dal Belgio Ilena Baldassini con “Marta”, quindi Sabrina Del Sal di Trieste con “Non saper che fare”, Renzo Brollo di Gemona con “L’accelerazionista” e l’autore udinese Luca Ponti con “Alchimie”. «Esprimo ampia soddisfazione sul risultato raggiunto e l’ampia partecipazione all’8^ edizione del Premio Percoto – spiega l’Assessore alla Cultura del Comune di Manzano, Silvia Parmiani – Ben il 40% degli autori in gara proviene da fuori regione, fino alla Sardegna con partecipanti anche all’estero (Belgio e Austria). La Regione FVG è rappresentata in ogni sua parte, dalla zona montana a Trieste. Sono dati sono piuttosto significativi circa la crescente importanza che sta acquisendo il Premio Percoto, non solo a livello regionale come ben dimostra il primo premio assegnato a un autore di Padova. Un modo per celebrare al meglio la grande Caterina Percoto,
autrice alla quale abbiamo voluto dedicare il Premio Letterario Percoto, fiore all’occhiello del Comune di Manzano». Ma il Premio Percoto, come sempre, si è rivolto anche ai più piccoli con le categorie rivolte a studenti giovani e giovanissimi. Per la sezione Scuola primaria e secondaria di primo grado vince Leonardo Bertolano di Corno di Rosazzo, con il racconto ‘ La zanzara pantera’, il secondo premio va a Noemi Toppano di Mereto di Tomba con ‘La noia’, Nella sezione scuola secondaria di secondo grado primo premio all’udinese Anna Chiara Pippan con ‘Lettera di dimissioni della noia’, secondo premio a Caterina Bertolano di Corno di Rosazzo per ‘The snake’. È forte l’attesa per incontrare in presenza il vincitore, Mauro Zangrando, e tutti gli altri premiati e partecipanti: l’appuntamento è adesso con la primavera 2021, non appena lo stemperamento della pandemia in essere renderà possibile l’organizzazione della cerimonia di Premiazione, concepita come una grande “festa di approfondimento letterario”. Sarà anche l’occasione per il lancio della nuova call per la 9^ edizione del Premio Percoto. Aggiornamenti sul sito www.comune.manzano.ud.it MARIO ZANGRANDO, VINCITORE PREMIO PERCOTO 2020 Mario Zangrando (1982) è laureato a in Comunicazione e Storia contemporanea, lavora presso l’ONG Medici con l’Africa Cuamm, ha studiato a Trieste e a Padova, attualmente vive a Conegliano (TV). Nel marzo 2019 il suo soggetto “Parrocchie da incubo” è tra i vincitori della selezione Detour Pitch 2019 all’interno del Detour Film Festival presieduto da Francesco Bonsembiante e diretto da Marco Segato (https://www.detourfilmfestival.com/vincitori-detour-pi tch-2019/). Il 31 maggio 2018 il suo soggetto “Costellazioni,
Rivoluzioni, Cospirazioni” è stato premiato alla call for ideas 800 idee per l’Università di Padova dalla giuria presieduta da Anna Maria Testa (https://www.unipd.it/sites/unipd.it/files/2018053 1p.pdf) Nel 2017 ha lavorato col narratore Alessandro Mari alla realizzazione del libro “La strada per l’Africa” e al reading “Dove comincia la strada per l’Africa?”, collaborando alla realizzazione dei testi portati in scena dalla compagnia AriaTeatro presso l’Aula magna dell’Università di Padova. In seguito ha lavorato assieme a Claudio Piersanti, ad AriaTeatro e a Medici con l’Africa Cuamm alla realizzazione di un altro recital sul tema delle diseguaglianze in salute presentato alle edizioni 2017 del Festival dell’Economia di Trento e della Fiera delle Parole di Padova. Nel 2016 ha partecipato come studente alla prima edizione del Master in Sceneggiatura Carlo Mazzacurati. In precedenza ha collaborato alla realizzazione dei libri “Il bene ostinato” di Paolo Rumiz (Feltrinelli 2011), “La radice di un grande albero” di Luigi Accattoli (San Paolo 2013) ed alle ricerche d’archivio per il film-documentario “Medici con l’Africa” di Carlo Mazzacurati (Argonauti 2012). R-EVOLUTION 2020, 30 MINUTI CON GIOVANNA BOTTERI: domani MARTEDI 22 DICEMBRE DALLE 18
IN ESCLUSIVA PORDENONE – È uno dei volti più amati e familiari del giornalismo televisivo italiano: osservatrice attenta della realtà statunitense, per essere stata corrispondente RAI da New York per oltre 12 anni, ma anche sguardo vigile sul “far East” del mondo da dove ha raccontato, nella prima linea di Pechino, l’irrompere della pandemia in Cina e quindi in tutto il pianeta, Giovanna Botteri è analista di vaglia degli scenari geopolitici e come inviata speciale ha seguito alcuni dei più rilevanti avvenimenti internazionali, come il crollo dell’Unione Sovietica e l’inizio dei bombardamenti su Baghdad nel 2003. Vincitrice 2015 del premio Speciale Luchetta e presidente della Giuria 2020, in esclusiva per la Digital edition 2020 Giovanna Botteri con la sua analisi chiuderà, martedì 22 dicembre, il cartellone di R-evolution dedicato al Turnover” nel pianeta virale. Appuntamento alle 18, come sempre sul sito e sulla pagina facebook del Teatro Verdi di Pordenone, come tutti gli interventi di R-evolution sarà poi consultabile sul canale youtube del Teatro Verdi Pordenone. “Trenta minuti con Giovanna Botteri” è un’occasione davvero imperdibile che R-evolution offre per spaziare con lo sguardo a tutto campo verso il 2021, partendo dai due grandi competitor, Stati Uniti e Cina, per focalizzare sull’Europa e infine sull’Italia, sempre più alle prese con la criticità della seconda ondata pandemica, in prospettiva di un complesso avvio del nuovo anno, stretto fra l’attesa campagna di vaccinazione e il rischio di una terza ondata. «Da parte di Pechino – anticipa Giovanna Botteri – c’è la piena consapevolezza che la questione economica fra USA e Cina vada ben al di là del presidente eletto, e che le cose cambieranno poco con Biden. Questo perché la questione cinese è fondamentale nel mercato globale internazionale: la Cina è un competitor che gioca molto forte sull’export, con una valuta sottovalutata che non rispecchia l’andamento
internazionale e con regole che non sono giudicate corrette dagli altri partecipanti al mercato internazionale. La Cina non ha bisogno dei prodotti americani, che sono parte limitata delle sue importazioni, al contrario le importazioni di merci cinesi negli USA sono molto più consistenti. La Cina punta a un know how che non abbia più bisogno di Apple, Microsoft e prodotti USA: per questo il tema 5G e Huawei è assolutamente centrale nella prospettiva dei rapporti fra i due Paesi. E l’egemonia globale della Cina punta al primato tecnologico per controllare il mondo, non a quello militare come hanno fatto gli Stati Uniti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. La comunicazione aggressiva di Trump è stata solo fumo negli occhi: di fatto ha prodotto faticosamente un accordo che era stato sottoscritto due giorni prima dello scoppio della pandemia, adesso i colloqui ripartiranno con altri interlocutori, con grande difficoltà per arrivare ad un qualsiasi agreement». E per l’Italia, ci sono chance residue rispetto alla Via della seta? «L’opzione Cina resta una possibilità, se a portarla avanti saranno interlocutori competenti e preparati – spiega Giovanna Botteri – In questo caso potremmo spuntare buoni accordi per Pechino ma anche per noi, con il beneplacito degli Stati Uniti». R-evolution. Cronache dal futuro del mondo è il format di Lezioni di storia del nostro tempo promosso dal Teatro Verdi Pordenone con interventi curati per l’Associazione Europa Cultura da Daniela Volpe e Paola Sain. Il montaggio dei video proposti è stato realizzato dal regista Tommaso Lessio. La Digital Edition 2020 trova il sostegno dell’ufficio EuropDirect del Comune di Pordenone e di web partner Esploratori Culturali CGN ed ha il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia.
Proclamati i vincitori di “Un libro da consigliare 2020”, nella cerimonia online ieri, 18 dicembre. Un Libro da Consigliare è organizzato dal Sistema Bibliotecario BiblioGO! e capitanato dal Consorzio Culturale del Monfalconese, nell’ambito delle attività del progetto regionale di promozione della lettura LeggiAMO 0-18. Da “Le avventure di Pinocchio” a “Lo strano caso del dottor Jekyll e Mister Hyde”; da Lewis Carroll ad Agata Christie, da “Divisa in due” a “La macchina del tempo”, dalle fiabe ai fantasy, i consigli di lettura descritti nei 222 elaborati (dei quali 146 delle medie e 76 delle superiori) dei 286 i ragazzi partecipanti in tutto, sono stati tutti creativi, generosi, curati, entusiasti. E per questo dare dei premi (dal primo al terzo classificato, per ciascuna delle cinque categorie in gara) è stato difficilissimo per i giovani giurati (anch’essi dagli 11 ai 18 anni). I premi affidati sono stati apprezzatissimi buoni acquisto, naturalmente per dei libri ma anche per diverso materiale tecnologico (tablet, computer, …). Alla fine i lavori – tutti meritevoli – hanno restituito il valore di un’iniziativa importante per i ragazzi, per le scuole, per gli insegnanti che hanno seguito il progetto e per le biblioteche che hanno collaborato: la valenza educativa, sociale, artistica della lettura, soprattutto in un’età così delicata come quella tra gli 11 e 18 anni, è uscita in tutta la sua potenzialità, confermando l’importanza di iniziative come questa (e le decine di altre che LeggiAMO 0-18 mette in campo quotidianamente) per lasciare campo libero all’espressione dei giovani lettori e per accompagnarli
attraverso la condivisione della lettura e dei libri. Un Libro Da Consigliare, organizzato nell’ambito di LeggiAMO 0-18 dal Sistema Bibliotecario BiblioGO! e capitanato dal Consorzio Culturale del Monfalconese, è un progetto nato nel 2008 da un’idea della Biblioteca di Monfalcone ed è arrivato, per la sua 13esima edizione a coinvolgere tutti i ragazzi (11-18 anni) che risiedono in regione: i consigli di lettura che sono stati presentati potevano essere elaborati scritti, illustrazioni, video, composizioni musicali o fotografie. Le scelte più numerose sono cadute sugli elaborati scritti (91) contro 55 disegni, 42 foto, 32 video e 2 canzoni; alcuni elaborati sono stati proposti da gruppi di più ragazzi, mentre altri da persone singole (solitamente i ragazzi più grandi); la tipologia del video è stata molto sfruttata dai più giovani tra i lettori (dagli 11 ai 14 anni) che hanno sviluppato in gruppo ben 24 video, mentre i ragazzi delle superiori ne hanno prodotti 8, tutti girati singolarmente. I lavori sono arrivati dalle scuole, da gruppi di ragazzi e ragazzi singoli di tutte le province: la più coinvolta quella di Gorizia (culla del progetto originario), seguita da quella di Udine. Si conferma, dunque, la forza del concorso “Un libro da consigliare”, il cui scopo è proprio quello di creare relazione, rendendo i ragazzi parte attiva nei consigli di lettura: in questo modo ogni ragazzo – con l’aiuto dei suoi coetanei – può e potrà trovare lungo la sua strada i libri che fanno al caso suo, che possano coinvolgerlo, emozionarlo, arricchirlo. Qui l’elenco dei primi classificati (le seconde e le terze posizioni sono disponibili sul sito www.unlibrodaconsigliare.it e nel video della premiazione), in allegato e ai link di seguito i lavori vincitori. Elaborati scritti Scuole Secondarie di I° grado
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