Post-democrazia - Il Discorso

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Post-democrazia - Il Discorso
Post-democrazia
   “Ma tutto è divenuto, non ci sono fatti eterni: cosi come
non ci sono verità        assolute. Per conseguenza il
filosofare storico è da ora in poi necessario, e con esso la
virtù della modestia.”

  F. Nietzsche. Umano troppo umano

È vero che oggi non ci sono più i partiti di una volta. È
questo perché oggi viviamo lo stadio della post-democrazia
come la chiama Colin Crouch. È la situazione, oltre ogni
ideologia e credenza, oltre ogni religione e confini. I
partiti della destra della sinistra o di centro sono gruppi (o
clubs chiusi) sempre meno legati a visioni del mondo. La morte
dei partiti è qui.

Come scrive Alain De Benoist “La dicotomia destra-sinistra
viene spesso fatta risalire alla Rivoluzione francese,
dimenticando in tal modo che essa è davvero pienamente entrata
nel discorso pubblico solo alla fine del XIX secolo. Alla
vigilia della Rivoluzione, lo spartiacque principale non
oppone la «destra» e la «sinistra», ma un’aristocrazia
fondiaria dotata di potere politico e una borghesia mercantile
acquisita alle idee liberali. Nessuno, in quell’epoca, difende
veramente il popolo… I liberali riprendono quell’idea
fondamentalmente moderna consistente nel vedere nello
«sradicamento dalla natura e dalla tradizione il gesto
emancipatore per eccellenza e l’unica via d’accesso a una
società “universale” e “cosmopolita». Benjamin Constant, per
citare solo lui, è il primo a celebrare quella disposizione
della «natura umana» che induce a «immolare il presente
all’avvenire»…Che oggi la «sinistra», nella sua quasi
totalità, sia divenuta riformista, che abbia aderito
all’economia di mercato, che si sia progressivamente separata
dai lavoratori e dalle classi popolari, non è certo una
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rivelazione. Lo spettacolo della vita politica ne è
un’ininterrotta dimostrazione. Per questo, ad esempio, le
grida della sinistra sono così deboli nella grande tormenta
finanziaria mondiale attuale: semplicemente, essa non è
disposta più della destra a prendere le misure che
permetterebbero di intraprendere una vera guerra contro
l’influenza planetaria della Forma-Capitale. Come osserva
Serge Halimi, «la sinistra riformista si distingue dai
conservatori per il tempo di una campagna elettorale grazie a
un effetto ottico. Poi, quando le è data l’occasione, si
adopera a governare come i suoi avversari, a non disturbare
l’ordine economico, a proteggere l’argenteria della gente del
castello» (Socialismo, nè sinistra nè destra di Alain De
Benoist.)

La verità è che nulla sarà più come prima. Nella post-
democrazia la situazione politica ed economica esprime una
nuova cultura post-industriale e cultura bancaria, nel senso
che i rapporti di produzione e di scambio, la distribuzione
dei redditi, le condizioni del lavoro dovranno radicalmente
mutare per dar vita ad un turbo – capitalismo a dimensione
planetaria, temperato dall’ intervento dello stato, con molti
poveri e   esclusi.

Lo slogan “nulla sarà come prima” è lo slogan di post-
democrazia. Lucca Bacceli analizza il pensiero di Crouch per
la nuova regola di post-democrazia e           scrive:     «La
postdemocrazia      si   traduce     in   un   processo     di
“commercializzazione della cittadinanza” che stravolge lo
schema elaborato da T.H. Marshall. Una serie di servizi che
costituivano dei diritti garantiti dallo status di cittadini
vengono messi sul mercato e gestiti con logica commerciale,
anche a prescindere dalla proprietà, pubblica o privata, delle
agenzie che li erogano. Un colossale progetto globale di
smantellamento del welfare state passa attraverso
l’individuazione di successive aree da aprire al mercato ed
alla privatizzazione: il WTO è stato istituito precisamente
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per questo scopo. Crouch rileva che la trasformazione del
mercato da strumento a principio assoluto, la trasformazione
in merce di ogni bene e servizio, produce effetti perversi
anche sul piano strettamente economico. E il fatto che il
pubblico si occupi di erogare servizi solo per quella parte
residuale degli utenti che non interessa al mercato finisce
per degradarne la qualità e di fatto per escludere gli utenti
dalla cittadinanza. Questo processo non sarà compiuto
“fintanto che la fornitura dell’istruzione, dei servizi
sanitari e degli altri servizi tipici del welfare state non
saranno subappaltati a estese catene di fornitori privati,
così che il governo non sia più responsabile della loro
produzione di quanto la Nike lo sia delle scarpe su cui mette
il marchio”. Ma già oggi l’ideologia del mercato si traduce
nell’affermazione di un modello giacobino che concentra il
potere politico al centro senza livelli intermedi di azione
politica. Mentre i cittadini perdono potere il processo
elettorale democratico si avvicina “a una campagna di
marketing basata abbastanza apertamente sulle tecniche di
manipolazione usate per vendere prodotti».

La principale causa del declino della democrazia risiede
insomma per Crouch nel “forte squilibrio in via di sviluppo
tra il ruolo degli interessi delle grandi aziende e quelli di
tutti gli altri gruppi” «Crouch ipotizza alcune misure per
contrastare questo processo, senza indulgere nell’utopia:
l’abolizione del capitalismo rimane un sogno, il suo
‘dinamismo’ e il suo ‘spirito intraprendente’ sono una risorsa
irrinunciabile. Ma è possibile trovare una nuova forma di
compromesso della democrazia con gli interessi delle aziende
multinazionali così come in passato si sono trovate altre
forme di compromesso con le industrie nazionali, e ancor prima
con il potere militare e con le Chiese. Questo sarà possibile,
fra l’altro, se i cittadini eserciteranno una pressione non
solo attraverso i partiti ma sui partiti. In altri termini
occorre rovesciare la tendenza dei partiti a “incoraggiare il
massimo livello di minima partecipazione”. Quelle in cui
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aderisce ad alcune proposte istituzionali di Philippe
Schmitter non sono forse le migliori pagine del libro di
Crouch. Assai più interessante è l’affermazione che occorre
“invertire la prospettiva consueta adottata dal mondo politico
su cosa sia democrazia e cosa la sua negazione”. Il sistema
dei partiti mostra in genere scarso allarme per le pressioni
degli interessi economici, mentre insiste sui rischi di
antidemocraticità dei nuovi movimenti che si affermano di
volta in volta sulla scena. Le “nuove creatività dirompenti
all’interno del demos”. Sono invece un antidoto alla
postdemocrazia e possono permettere di reindirizzare il
malcontento dagli obiettivi e dai capri espiatori dei
movimenti reazionari verso le vere cause dei problemi. Per
Crouch “c’è bisogno di un mercato aperto dove concorrere a
definire identità politiche, che rimanga all’esterno, ma
ancora abbastanza vicino, all’arena oligopolistica dei partiti
esistenti. […] La politica democratica dunque ha bisogno di un
contesto dove i vari gruppi e movimenti facciano sentire le
proprie voci in modo energico, caotico e chiassoso: sono loro
il vivaio della futura vitalità democratica”. In altri
termini, non c’è da scandalizzasi per il conflitto sociale.»

La post-democrazia è un prodotto dell’élite burocratiche, cosi
la politica diventa una storia farsa e questo perché “la
massa dei cittadini svolge un ruolo passivo, acquiescente,
persino apatico, limitandosi a reagire ai segnali che riceve.
A parte lo spettacolo della lotta elettorale, la politica
viene decisa in privato dall’interazione tra i governi eletti
e le élite che rappresentano quasi esclusivamente interessi
economici» Crouch.     Ci troviamo da qualche parte nella
parabola discendente della democrazia. Le aziende non sono
semplicemente organizzazioni, ma concentrazioni di potere.
Ecco perché non esiste oggi una destra o una sinistra politica
ma solo élite economiche e élite burocratiche. Oggi cittadini,
partiti, suindicati, sono forme passive della democrazia. Oggi
sottolinea Crouch «più lo Stato rinuncia ad intervenire sulle
vite della gente comune, rendendole indifferenti verso la
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politica, più facilmente le multinazionali possono mungere,
più o meno indisturbate, la collettività…Nel tentativo di
diventare il più possibile simili alle aziende private, gli
enti pubblici devono anche spogliarsi di un aspetto intrinseco
del loro ruolo: la loro autorità. Bisogna notare che questa
perdita di autorità non si estende fino a intaccare il centro
politico del governo nazionale. In effetti, lunghi
dall’arrivare alla sparizione del potere statale sognata dai
libertari, lo Stato delle privatizzazioni concentra il potere
politico nell’ellissi: un nucleo centrale ristretto che
interagisce soprattutto con le élite dei suoi pari nel settore
affaristico privato. La cosa funziona così. I poteri minori o
intermedi, in particolare le amministrazioni locali, devono
trasformare le loro attività secondo il modello
acquirente/fornitore tipico del mercato. Il ruolo di potere
politico viene quindi risucchiato da esse e spostato al
centro. Inoltre il governo centrale privatizza molte delle sue
stesse funzioni a consulenti e fornitori di vario genere.
Tuttavia rimane un nucleo politico irriducibile che
costituisce la componente eletta della democrazia capitalista
del Paese, che non può essere svenduta (ma può essere soggetta
a compromessi con le lobby) e che esercita il potere ultimo,
almeno riguardo alle decisioni se e come privatizzare e
appaltare. Questo nucleo diviene sempre più piccolo col
progredire delle privatizzazioni, ma non può essere eliminato
del tutto, pena il crollo delle nozioni di Stato e democrazia.
Più si ha privatizzazione e applicazione del modello
mercantile per l’erogazione del servizio pubblico, specie a
livello locale, più si deve imporre il modello giacobino di
democrazia centralizzata e una cittadinanza senza livelli
intermedi di azione politica.». [1]

La sovrastruttura oggi non attinente la politica come rapporti
umani ma è il principio fondamentale del denaro. Cosi la
sovrastruttura è il denaro. I membri dell’élite delle
multinazionali conoscono che il nuovo significato della
politica non è l’idea politica ma il denaro. E come dice J.
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Baudrillard [2] il denaro, nel momento cruciale dell’aumento,
viene negato come valore di scambio e trasformato dalla
“dépense” in un valore di lusso indivisibile. In tal mondo
questo diviene omologo all’oggetto unico e indivisibile che è
il quadro come segno. Tra il denaro, divenuto materia di lusso
per la perdita del suo valore di scambio economico e il quadro
divenuto segno di prestigio – cioè elemento di quel corpus
limitato costituito dalla pittura – per la perdita del suo
valore simbolico si stabilire non più equivalenza, ma una
partita aristocratica. Cosi la speculazione rende impossibile
l’estensione totale degli scambi reali. Provocando una
circolazione istantanea del valore falsa, fulminando il
modello economico, la speculazione manda in cortocircuito
anche quella catastrofe che sarebbe la commutazione libera di
tutti gli scambi. In altre parole viviamo ciò che la rende
possibile è la sostituzione mediatica degli eventi, delle
idee, della storia, che fa si che più li si scruterà, meglio
se ne distingueranno i dettagli per afferrarne le cause più
essi cesseranno di esistere più essi cesseranno di essere
esistiti. Cosi valori e verità nel metabolismo non sono più
come azioni, bensì come forme virtuali. Come diceva Hegel ci
troviamo in pieno nella vita in se stessa mobile, di ciò che è
morto. Il valore diventa una logica della mercanzia, è lo
stadio fattale, che non esiste più equivalenza, nè naturale,
non esiste legge del valore, ma solo un’epidemia del post-
valore, come esiste un’epidemia della verità come post –
verità.

  Note:

1. Colin Crouch: Post – democracy. Yale University. Press.
2005.
2. Jean Baudrillard: Pour un critique de l’économie politique
du signe Ed. Gallimard. Paris 1972.
                                          Apostolos Apostolou

                                          Docente di Filosofia
Post-democrazia - Il Discorso
Volterra   22   |  Lunedì  4
gennaio Volterra illumina,
una grande azione collettiva
con protagonista la luce

                   VOLTERRA ILLUMINA
       UNA GRANDE AZIONE COLLETTIVA CON PROTAGONISTA LA LUCE

UNISCE SIMBOLICAMENTE I COMUNI DELLA TOSCANA E TUTTA LA COMUNITÀ PER
                           VOLTERRA 2022

    Lunedì 4 gennaio i lumi di alabastro portatori di luce
passeranno simbolicamente di mano in mano tra tutti i sindaci
dei comuni sostenitori, in una staffetta virtuale che diverrà
poi reale coinvolgendo tutta la comunità fino ad accendere il
                      cuore della città
Condividere un simbolo per condividere un progetto. È questo
il significato più profondo di Volterra Illumina, l’iniziativa
che segna una nuova tappa nel percorso di Volterra, finalista
toscana a Capitale italiana della cultura 2022.

Volterra Illumina è una staffetta di luce. Lunedì 4 gennaio il
Sindaco Giacomo Santi accenderà un I Lumina, lume di alabastro
divenuto simbolo della candidatura, e lo passerà virtualmente
al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, al
Presidente del Consiglio Regionale Antonio Mazzeo e ai Sindaci
dei 53 Comuni sostenitori per giungere in piazza dei Priori,
il cuore di Volterra, dove si trova la grande installazione di
alabastro luminoso Arnioni in piazza. Qui sarà raccolto
nuovamente dal Sindaco e Presidente del Consiglio Regionale
Antonio Mazzeo per raggiungere tutti componenti della comunità
dell’alabastro e poi i cittadini e – simbolicamente – tutti
coloro che appoggiano il progetto di Rigenerazione umana di
Volterra 2022.

Si può partecipare all’appuntamento in due modi: dal vivo,
recandosi alle 18 in piazza dei Priori a Volterra con il
proprio I Lumina, nel rispetto delle normative sanitarie e
seguendo le indicazioni di posizionamento fornite dagli
organizzatori; oppure in streaming seguendo la diretta
Facebook sulle pagine di Volterra 2022 Capitale della cultura,
Comune di Volterra e InToscana e postando sui canali social le
immagini del proprio lume acceso a sostegno della candidatura
con l’hashtag #volterra22.

Al momento, in poco più di 20 giorni, sono stati venduti oltre
1.000 I Lumina, un dato record che segna il gradimento di
questo progetto che abbina la sapienza dei Maestri artigiani
alabastrai di Volterra al design contemporaneo di Luisa
Bocchietto.

I LUMINA è acquistabile (anche lunedì 4 gennaio) al Consorzio
Turistico Volterra Valdicecina, in Piazza dei Priori n. 19/20,
tutti i giorni 9,30/13 e 14/18 (telefono 0588/87257; mail
info@volterratur.it); prezzo 14 Euro, si effettuano
spedizioni.
I Lumina in alabastro   design Luisa Bocchietto – ph Guido
  Mencari

L’ALABASTRO PER VOLTERRA 2022

Volterra 2022 vuole nuovamente mettere l’alabastro al centro
della città, per un ritorno alla materia prima, con nuove
forme di creatività che riaffermeranno la rilevanza dei
progetti intorno alla pietra di luce in un percorso di
conoscenza e partecipazione che coinvolge tutta la comunità
verso Volterra 22.

Per questo nel dossier di candidatura si trova 22 designer per
22 artigiani, l’iniziativa curata dalla designer
internazionale Luisa Bocchietto, già Presidente e ora Senator
di WDO (World Design Organization), con il patrocinio e il
contributo della Regione Toscana, da cui sono nati Arnioni in
piazza e I Lumina.

Arnioni in piazza è la suggestiva installazione di pietre
grezze d’alabastro collocata in Piazza dei Priori, nel cuore
della città (fino ad aprile 2021). Gli arnioni, con le loro
forme “pettinate” a una scala più grande possibile, illuminati
al loro interno, mettono in evidenza la varietà dei colori e
delle venature del materiale. L’opera valorizza la qualità
dell’alabastro e la capacità delle imprese locali di lavorarlo
per trarne prodotti eccellenti. Un materiale sempre diverso,
che rende unica ogni opera.

Come unici, ognuno con le proprie trasparenze, sono i lumi
portacandele in alabastro I Lumina, ideati sempre da Luisa
Bocchietto e primi oggetti di design della collezione
2020/2021. Gli eleganti lumi portacandela dialogano con
l’opera pubblica e ne rappresentano il suo aspetto privato, in
una simbolica condivisione di valori e progetti tra città e
partecipanti.

Nell’ambito della iniziative dedicate alla pietra volterrana
si trova anche la nuova collana culturale del Comune di
Volterra Volaterrae Arte e cultura, realizzata in
collaborazione con Pacini Editore. Il primo volume, curato da
Ilario Luperini con la collaborazione di Renato Casini e Marco
Ricciardi e le foto di Dante Ghilli, è dedicato alla Torre
Pendente in alabastro e s’intitola SOLIDE TRASPARENZE.

L’alabastro di Volterra, pietra gessosa formatasi 6-7 milioni
di anni fa, è considerato il più pregiato d’Europa e cambia
aspetto, colorazione e consistenza al variare della
composizione chimica del terreno, mostrando diverse venature
che rendono ogni oggetto unico e non replicabile. In epoca
etrusca fu utilizzato per la produzione di urne cinerarie e
Volterra divenne il centro di produzione di questo prezioso
materiale. Poche testimonianze ne attestano l’uso nel
Medioevo, ma è alla metà del ‘500 che si afferma una vera
rinascita della sua lavorazione. Oggi Volterra è un centro di
manifattura esclusivo di questa pietra naturale dalle
magnifiche trasparenze.

LA CANDIDATURA
Volterra è una delle dieci città finaliste al titolo di
Capitale italiana della cultura 2022. Il progetto complessivo,
presentato nel dossier dal titolo Rigenerazione umana, mette
al centro la rigenerazione delle persone e delle comunità,
ponendosi come esempio di sperimentazione e punto di
riferimento per la rinascita dell’Italia attraverso i centri
di media dimensione e i loro territori. Temi di grande
dibattito che, alla luce della recente pandemia, hanno assunto
ulteriore centralità.

Il dossier trova forza propulsiva nelle esperienze di
rigenerazione umana che hanno modellato la città, in
particolare quella dell’ex Ospedale Psichiatrico, dove si
conserva parte del graffito di Nannetti capolavoro dell’art
brut, e quella della pluripremiata UBU, Compagnia della
Fortezza, la più importante e longeva esperienza di teatro-
carcere nel mondo, condotta da Armando Punzo, che ha creato un
innovativo e unico modello di ricerca culturale in continua
evoluzione.

Il dossier di candidatura di Volterra è scaricabile al link
https://volterra22.it/wp-content/uploads/Dossier_Volterra.pdf

#Volterra22 #rigenerazioneumana

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2021, PORDENONELEGGE: PREVIEW
DELLE INIZIATIVE IN ARRIVO,
BILANCIO     DI    UN    ANNO
“SPECIALE”. OLTRE 2 MILIONI E
500MILA VISUALIZZAZIONI, PIU’
DI 300 EVENTI DIGITALI

PORDENONE –Il momento più difficile? Certamente alle soglie
del primo lockdown, quando le attività sono state
improvvisamente sospese, con tempistiche indefinite e senza un
piano alternativo per portarle avanti. L’esperienza più
gratificante? Sicuramente la celebrazione della 21^ edizione
di pordenonelegge con molti eventi in presenza: consapevoli di
poter accogliere il pubblico con massima attenzione alla
sicurezza e di arrivare via streaming a quantinon potevano
presenziare. La promessa più importante? «Nel 2021 ci saremo –
afferma il presidente di Fondazione Pordenonelegge
Michelangelo Agrusti – Perché la cultura è una necessità umana
e sociale di primissimo piano, oltre che un valore, anche
economico, per il territorio». A poche ore dalla conclusione
di un 2020 a dir poco traumatico per tutti, e senza dubbio per
il vasto arcipelago della cultura, Fondazione Pordenonelegge
traccia un bilancio dell’anno che sarà ricordato come quello
della grande “svolta digitale”: «Ci siamo reinventati in
pochissimo tempo – racconta ancora Agrusti – trasformando le
iniziative impraticabili in presenza in altrettanti eventi per
il pubblico del web, ma anche inventando nuovi format
specifici per il periodo di lockdown e i mesi complessi del
distanziamento. Quando c’è stata la possibilità di riprendere
l’attività in presenza abbiamo varato protocolli di sicurezza
molto seri a garanzia della fruizione degli eventi, e adesso,
nell’ultimo miglio della seconda ondata, ci siamo nuovamente
riorganizzati online. Flessibilitàè una parola chiave che ci
accompagnerà anche per il 2021: forti dell’esperienza
acquisita in questi mesi proporremo speriamo in presenza, le
nostre iniziative (e ne avremo anche di nuove sia durante
l’anno che per il festival), sfruttando l’opportunità ormai
validamente sperimentata del digitale».

Nel frattempo, un primo bilancio 2020 sottolinea il boom di
visualizzazioni per i contenuti digitali proposti: sono state
oltre 2 milioni e 500mila, e oltre 300 sono stati gli eventi,
gli incontri, i progetti video e le videoproduzioni proposte
online a cura di Fondazione Pordenonelegge – quasi uno al
giorno! – incluso il festival di settembre e gli altri eventi
culturali seguiti quest’anno.
Oltre 10.000 visualizzazioni ha registrato l’evento con Mauro
Corona a pordenonelegge e ben 8.600 per l’inaugurazione del
festival con Massimo
Recalcati, 3.700 per
l’incontro con Chiara
Valerio,     1.400    per
Antonio Scurati, 1.100
per Gianrico Carofiglio.
E ancora i primi 8 viaggi
digitali,          nella
primavera–estate    2020,
hanno registrato oltre
8.000 visualizzazioni. «Siamo partiti nel vivo del lockdown
con i video del percorso #Iorestoacasaeleggo – spiegano i
curatori di pordenonelegge Gian Mario Villlata (direttore
artistico), Alberto Garlini e Valentina Gasparet – Quindi
abbiamo proseguito con altre novità online, come la staffetta
di poesie che ha scandito il countdown per la Giornata
mondiale del 21 marzo, e ancora il progetto 100 titoli in 100
minuti raccontati dai video di 80 scrittori, i Viaggi digitali
d’autore, il Dantedì, la presentazione in 5 lingue
dell’antologia dedicata alla Giovane Poesia Italiana, il
Premio Hemingway riorganizzato in chiave digitale, il contest
“Sposta la tua mente al dopo”, il corso Pensare, narrare e
promuovere, le Rime digitali e in queste ultime settimane i
progetti “Ti porto un libro” con il Porto di Trieste e la
video produzione dedicata a Umberto Saba. In modalità mista,
parte in presenza e parte online, abbiamo realizzato varie
iniziative nel corso dell’anno: oltre a pordenonelegge
attraverso la PNLEGGETV, alcuni eventi di “Viaggio dentro al
libro”, della Scuola di scrittura pordenonescrive, gli eventi
legati alla poesia e al Premio Umberto Saba. Altre iniziative
sono state realizzate del tutto in presenza, come la prima
edizione del Premio letterario Friuli Venezia Giulia e la
partnership per Art&Food, LaFiera!». E sono 109 le
comunicazioni diffuse da Fondazione Pordenonelegge nel corso
dell’anno, per quasi un centinaio di newsletter. «Un modo per
essere più vicini al pubblico, che ha dimostrato di premiarci
con l’ultima campagna di crowdfunding in questo dicembre 2020
– spiega Michela Zin, Direttore di Fondazione Pordenonelegge –
I 2021 codici a disposizione sono andati esauriti con due
giorni di anticipo rispetto alla scadenza, e possiamo contare
sin d’ora su 340 “Amici” del Festival. Coltiveremo al meglio
le opportunità dischiuse dallo streaming, anche se ci
auguriamo di tornare prima possibile alle modalità in presenza
che hanno scandito le attività dei primi otto anni di vita
della Fondazione». E tanti sono gli eventi già in vista: il
primissimo domenica 3 gennaio, quando si ripartirà con il
video racconto di Paolo Rumiz dedicato a “Moby Dick” di Herman
Melville, online dalle 18 sui canali social di pordenoneleggee
del Porto di Trieste nell’ambito del progetto “Ti porto un
libro”.

Tante le iniziative in arrivo: Fondazione Pordenonelegge cura,
per esempio, sul piano artistico e organizzativo il Premio
Hemingway, promosso a fine giugno dal Comune di Lignano e, nel
mese di ottobre, il festival GEOgrafie promosso dal Comune di
Monfalcone. «Siamo pronti ad affrontare con fiducia il 2021
considerata l’esperienza acquisitain quest’annata particolare
– osserva Michela Zin – consapevoli dell’importante ruolo che
svolgiamo per il nostro territorio e per le nuove generazioni.
Oltre ai progetti in corso, ci saranno diverse iniziative per
le scuole, riprenderemo la progettualità sviluppata con la
Regione per il Premio Umberto Saba Poesia e il Premio
Letterario Friuli Venezia Giulia e lavoreremo a nuovi
progetti: ricorrere al digitale apre strade che concorrono ad
articolare più efficacemente le nostre iniziative future che
vogliamo, però, poter far rivivere al più presto in presenza.
L’appuntamento clou del 2021 è intanto già in cartellone:
pordenonelegge 2021 si terrà dal 15 al 19 settembre e siamo al
lavoro per un’edizione ancora una volta memorabile».

Press ufficiostampa@volpesain.com
Il signor Cardinaud

Come tutte le domeniche mattina Monsieur Cardinaud si è recato
a messa, all’uscita ha raggiunto la migliore pasticceria del
paese dove ha acquistato dei deliziosi dolcetti per il pranzo
domenicale, ha passeggiato sul lungomare intrattenendosi con i
notabili del paese e per finire, come al solito, si è seduto
al bar per l’aperitivo: un vermout per lui e uno sciroppo di
ribes per il suo figlioletto Julien.

Sono le undici e mezza precise, le onde si infrangono vicino
alla riva, ed è ora di rientrare per il pranzo.

La casa di Cardinaud è un villino dai mattoni rosa, appena
ristrutturato, con un bel portone di legno di quercia naturale
lucidata di fresco, dove spicca ben in evidenza la targa di
mattone con il suo nome: “Hubert Cardinaud”. Il suo orgoglio.
Tutto sembra essere come sempre perfetto, ma all’improvviso
entrando in casa si rende conto che qualche cosa non va. Non
c’è il consueto profumo dell’arrosto che Marthe, sua moglie,
cucina tutte le domeniche: la casa è pervasa da un forte odore
di bruciato, la tavola non è apparecchiata, le finestre sul
retro sono aperte e le tende sono gonfie come un pallone.

Marthe è sparita.

Come nel più classico “tutti lo sapevano, ma il marito è
l’ultimo a saperlo”, per Monsieur Cardinaud da quel momento
comincia una corsa contro il tempo per cercare di ritrovare la
moglie: per amore o per riprendersi quella vita perfetta che
lui, figlio di un umile cestaio, si era così faticosamente
conquistato?

D’altronde tutti glielo avevano detto che Marthe, bella,
misteriosa e insofferente non era adatta a lui. La sua modesta
famiglia si era opposta con tutte le forze a quel matrimonio
con la ragazza che si dava troppe “arie”, ma lui si era
innamorato di lei.

Simenon con la consueta acutezza psicologica ci racconta di un
amore eroico, capace di non indietreggiare di fronte al
tradimento e alla vergogna.

Il romanzo fu critto a Fontenay – Le – Comte nel 1941 e nel
1956 il regista Gilles Granger ne trasse un film, “Sangue alla
testa”, con Jean Gabin nel ruolo del protagonista.

Georges Simenon segna il passaggio dal giallo classico
inglese, in cui è centrale per l’investigatore e il lettore
capire “chi è stato”, al “che cosa è successo” nell’esistenza
di un individuo e nella sua vicenda umana per portarlo a
compiere un così efferato delitto.

Georges Simenon, romanziere francese di origine belga è il
quindicesimo autore più tradotto di sempre.
Ha scritto circa cinquecento romanzi, 75 dei quali, insieme a
28 racconti, hanno come protagonista il famoso commissario
Maigret.

Parma Capitale Italiana della
Cultura 2020+21: Una maratona
culturale per festeggiare
l’anno nuovo

Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21 si prepara a celebrare
l’inizio del nuovo anno con un programma speciale il 31 dicembre dalle
ore 21: una maratona di oltre quattro ore, in streaming e in tv, con
spettacoli musicali e teatrali.

Nonostante l’emergenza sanitaria abbia costretto a ripensare i
progetti per le feste di Natale, Parma vuole far sentire la propria
vicinanza agli appassionati di cultura e regalare, ai suoi cittadini e
agli estimatori, una serata unica, un momento di svago e di serenità.

Proposte culturali di alto livello per un appuntamento con numerosi
artisti, che entrano nelle case del pubblico da luoghi simbolo della
città, come il Teatro Regio, l’Auditorium Paganini e il Teatro Due.

La serata sarà trasmessa sui canali social ufficiali di Parma 2020+21
e su 12 TV Parma, e avrà la media partnership di Gazzetta di Parma.
L’iniziativa, nel programma di Parma Capitale Italiana della Cultura
2020+21, è realizzata dal Comune di Parma, con il contributo del
MiBACT e della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con la
Fondazione Teatro Regio di Parma, La Toscanini e Fondazione Teatro
Due.

Main sponsor della serata è Enel, che ne ha permesso la realizzazione.

Dal Teatro Regio, tre voci importanti del panorama musicale italiano:
il cantautore Fabio Concato con un raffinato trio capitanato dal
talentuoso   pianista    Paolo   Di   Sabatino;   la   cantautrice   e
polistrumentista Marina Rei in un assolo e Nada, grande interprete
della storia musicale dagli anni 70. Curato da Giovanni Sparano del
Barezzi Festival, l’insolito e unico concerto è organizzato e prodotto
dalla Fondazione Teatro Regio di Parma.

La musica classica sarà un’altra dei protagonisti della serata.
Dall’Auditorium Paganini, la Filarmonica Arturo Toscanini, diretta da
Giuseppe Grazioli, proporrà, in un concerto di circa un’ora, i brani:
Johann Strauss, Il Pipistrello, Ouverture; Jacques Offenbach, Gaîté
Parisienne; Benjamin Britten, Soirées Musicales suite su musiche di
Rossini, op. 9; Gioachino Rossini, La Cenerentola, Ouverture; Georges
Bizet, Carmen Suite.

Ancora musica, sempre dall’Auditorium progettato da Renzo Piano per la
città, con L’Orchestra giovanile Toscanini NEXT. L’ensemble è un
progetto innovativo nato per dare una formazione trasversale e
un’opportunità di lavoro a giovani musicisti: un’orchestra formata da
51 musicisti under 35 che nasce e si sviluppa in Emilia-Romagna, con
un’impronta nazionale, al servizio della comunità. L’interazione e
commistione tra generi e stili è la cifra di riconoscimento della sua
attività produttiva.

Il 31 dicembre eseguirà per il pubblico in streaming Next for Verdi,
con Roger Catino, direttore e arrangiatore – che firma trascrizioni e
arrangiamenti – e Matteo Mazzoli, baritono e voce recitante.

I brani che saranno eseguiti, per un concerto di un’ora: Sinfonie e
Preludi da Nabucco, Vespri Siciliani, Traviata, Forza Del Destino,
Ernani, Luisa Miller; Luisa Miller, “Quando le sere al placido”; Aida,
Ballabili; La Traviata, Zingarelle e Mattadori; Jerusalem, Ballabili;
Rigoletto, “Cortigiani vil razza dannata”; Il Trovatore, Coro di
Zingari; Rigoletto, Zitti Zitti; Nabucco, Gli Arredi Festivi; Messa da
Requiem, Requiem, Dies irae, Lagrimosa, Libera me domine.

Sempre la Toscanini NEXT, porta in scena un secondo concerto di 45
minuti: Take for six, con Andrea Coruzzi, fisarmonica e sax soprano;
Alessandro Salaroli, sax soprano e contralto; Luca Crusco, sax
contralto e tenore; Ethan Bonini, sax tenore; Eoin Setti, sax
contralto e baritono; Marco Carnesella, batteria. I brani proposti:
Astor Piazzolla, Adiós Nonino; Iller Pattacini, Pescatore di stelle;
Piazzolla, Esqualo; Nino Rota, La dolce vita; John Kander, New York,
New York; Scott Joplin, The entertainer; Paul Desmond, Take five;
George Gershwin, Lady, Be Good; Chick Corea, Armando’s Rumba;
Popolare, Klezmer; Giuseppe Verdi, Il Trovatore, Finale Ballabili.

E non solo musica: la Fondazione Teatro Due offrirà il meglio del
Cabaret Des Artistes, riprendendo alcuni degli sketch comici e
satirici realizzati dagli attori dell’Ensemble Teatro Due nel 2019. Un
pastiche di musica, canzoni, suggestioni letterarie e poetiche, un
cocktail teatrale leggero, divertente, spiritoso e surreale: Cabaret
des artistes è nato con l’idea di ricreare l’atmosfera dei cabaret
francesi, tedeschi, inglesi degli anni ’20 e ’30. Il distillato
offerto al pubblico la notte dell’ultimo dell’anno è un promemoria del
desiderio e del bisogno di tornare a teatro e, insieme, un regalo che
possa innescare una nuova voglia di futuro.

Gli artisti coinvolti nel Cabaret des Artistes, ideato e diretto da
Walter Le Moli, sono: Roberto Abbati, Paolo Bocelli, Laura Cleri,
Cristina Cattellani, Gigi Dall’Aglio, Paola De Crescenzo, Davide
Gagliardini, Luca Nucera, Massimiliano Sbarsi, Nanni Tormen, Marcello
Vazzoler, Emanuele Vezzoli con Nicola Nicchi, Carlo Sella, Francesca
Tripaldi e insieme a Roberta Bonora, Alessio Del Mastro, Ilaria
Mustardino, Chiara Sarcona, Maria Sessa. Le musiche sono curate da
Alessandro Nidi ed eseguite dalla Kleine Kabarett Orchestra composta
da Alessandra Mauro al pianoforte, Simona Cazzulani al violino, Anna
Vita alla tromba, Elena Vita al sax e Denise Miraglia alla batteria.

L’ultimo giorno dell’anno sarà all’insegna della cultura, con un
appuntamento imperdibile per chiudere un 2020 così difficile e
mostrare come Parma Capitale Italiana della Cultura non si sia mai
fermata: l’appuntamento è al 2021 col l’auspicio che la cultura possa
riprendere a scandire, con rinnovato vigore, la vita della città.

Monfalcone, città di luce e
meraviglia per i più piccoli
MOMENTI    DI                         ANIMAZIONE
ITINERANTE
I momenti di animazione itinerante per la gioia dei più
piccoli proseguono a Monfalcone nelle giornate del 23, 28, 29
e 30 dicembre e del 4 gennaio (dalle 10 alle 12 e dalle 15
alle 17). Con partenza dal Christmas Village in piazza della
Repubblica si articolano lungo le vie del centro, nelle aree
pedonali e limitrofe, ossia Via Battisti, Piazza Cavour, Via
S. Ambrogio, Piazza della Repubblica, Piazzetta Unità, Via
Oberdan, Via Duca d’Aosta, Viale San Marco.
Il programma, a cura di Gaia Eventi, prevede momenti di
animazione classica, con sketch e giochi nel rispetto delle
regole anti-Covid e spettacoli di vario genere: bolle di
sapone, magia comica, magia classica, giocoleria
classica/comica, cabaret.
Il servizio di sicurezza e di controllo per evitare
assembramenti è assicurato dal Comune di Monfalcone che
promuove l’iniziativa nell’ambito del Natale monfalconese.
Per le giornate in cui si deve restare a casa, in seguito
all’entrata in vigore del nuovo DPCM, la Biblioteca di
Monfalcone ha ideato un nuovo servizio: con il “Prestito a
sorpresa” i bibliotecari propongono una selezione di
bellissimi libri di narrativa, saggi, riviste, audiolibri e
dvd da mettere a disposizione delle famiglie. Basta scegliere
le borse a sorpresa in base alla fascia d’età, da ritirare in
Biblioteca, da lunedì 28 a mercoledì 30 dicembre e il 4
gennaio, con orario 9.00 – 13.30 e 15.00 – 19.00 (martedì solo
la mattina).

Rimane inoltre attivo il prestito a domicilio attraverso
l’invio                di               una              mail
all’indirizzo biblioteca@comune.monfalcone.go.it e si conclude
mercoledì 23 dicembre l’iniziativa “Clicca e ascolta” per
condividere il piacere della lettura rimanendo comodamente a
casa con la presenza on line di un Lettore in Cantiere.

E.L.

PIU’ VELOCE DELLA LUCE Un
progetto per avvicinare i
giovani e il grande pubblico,
a Trieste Città della Scienza
Un progetto per mettere in luce le eccellenze scientifiche di
Trieste, in una connessione con i giovani proiettati al
futuro: con “Più veloce della luce” l’Associazione culturale
Opera Viva è entrata nei centri di ricerca e nei laboratori
nazionali e internazionali della “Città della Scienza”, che ha
ospitato Esof 2020, per avvicinare il mondo scientifico ai
giovani e, tramite loro, arrivare al grande pubblico.

Con un approccio didattico, che guarda ai temi attuali della
ricerca scientifica e consente di toccare con mano i campioni
di studio e le strumentazioni, il progetto è stato ideato e
diretto da Lorena Matic, con l’organizzazione di Opera Viva,
in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica
(INAF), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), il
Centro Internazionale di Fisica Teorica “Abdus Salam” (ICTP),
il Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e
Biotecnologia (ICGEB) e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e
di Geofisica Sperimentale (OGS). Sostenuto dalla Regione FVG
– Assessorato alla cultura, con il contributo anche delle
Fondazioni Casali e della ZKB, il progetto gode inoltre del
parternariato dei Comuni di Trieste, Monfalcone e Capodistria,
delle Obalne Galerije Piran Istituzione Museale del Ministero
della Cultura Sloveno, RTV Koper Capodistria e vede la
partecipazione delle scuole superiori di Trieste e del
Ginnasio Carli di Capodistria.

“Più veloce della luce” si è al momento concretizzato in un
Docufilm di 35 minuti, in cui 13 giovani studenti rispondono a
domande in vari campi della scienza: astronomia, fisica,
matematica, oceanografia e virologia. Dalle risposte si evince
la loro capacità di ragionamento, intelligenti anche a
sfruttare tutta la creatività che li contraddistingue quando
un argomento ignoto richiede la risposta. A conclusione di
ogni quesito viene poi indicata la giusta definizione da parte
di cinque scienziati coinvolti.

Sono state realizzate inoltre cinque video lezioni, che
saranno distribuite alle scuole, con la partecipazione
di Massimo Ramella dell’INAF Osservatorio Astronomico di
Trieste (“Come si è formato il Sistema Solare: alla ricerca di
indizi”), Francesco Longo dell’Università di Trieste e
dell’INFN sezione di Trieste (“Verso l’infinitamente piccolo e
l’infinitamente grande”), Stefano Luzzatto dell’ICTP (“La
geometria frattale”), Paola Del Negro dell’OGS (“Il pianeta
blu”) e Tea Carletti dell’ICGEB (“Virologia, varie ed
eventuali”).

Il tutto visibile tramite i canali web dell’Associazione: you
tube: assocOPERAVIVA

Facebook: OPERA VIVA Trieste www.assocoperaviva.it

Il titolo del progetto strizza l’occhiolino a un modo di dire
che ricorda FASTER THAN THE SPEED OF LIGHT di Superman,
personaggio che “accorreva” per risolvere subito un problema,
ma il concetto è in antitesi con i protocolli della scienza,
che sebbene chiamata ad accorrere con soluzioni veloci
necessita di un tempo lento dato dallo studio e
sperimentazione, valutazione e verifica finale.

In programma anche altre iniziative che saranno organizzate in
base all’evolversi dell’emergenza sanitaria.

—

PREMIO LETTERARIO CATERINA
PERCOTO 2020, VINCE L’AUTORE
PADOVANO MARIO ZANGRANDO
Va a Mario Zangrando, padovano classe 1982, laureato in
Comunicazione e Storia contemporanea, impegnato con la ONG
Medici con l’Africa Cuamm, nel tempo al fianco di narratori
come Paolo Rumiz per il libro “Il bene ostinato e Alessandro
Mari per il libro e reading “La strada per l’Africa”, l’8^
edizione del Premio letterario Caterina Percoto, promosso dal
Comune di Manzano-Assessorato alla Cultura, dedicata a un tema
estratto dalle parole della grande autrice friulana: “La noia,
questa bava schifosa. Questo frigido serpente che paralizza
tutti i moti del cuore” (Novelle scelte, 1880). La noia è
appunto il filo rosso che permea il racconto vincitore “Come
si muore da queste parti”, sul quale si è registrata piena
convergenza da parte della Giuria del Percoto, guidata da
Elisabetta Pozzetto e composta anche dall’Assessore alla
Cultura del Comune di Manzano Silvia Parmiani, dal presidente
Arlef William Cisilino e da Elisabetta Feruglio, Valter
Peruzzi, Walter
Mario Zangrando

Tomada e Cristina Qualizza.          «Il racconto di Mario
Zangrando ha convinto la Giuria del Premio – spiega la
presidente, Elisabetta Pozzetto – per la sua capacità di
restituire il tema con profondità e grazia, attraverso uno
stile scorrevole e mai banale. La trattazione dell’argomento
della noia che tutto paralizza tra le sue viscide spire, così
come tramandata da Caterina Percoto, viene calata
nell’esperienza di un protagonista anziano che attraverso un
espediente amaro e leggero esorcizza la noia, la solitudine e
la morte incombente, acuita dalla pandemia. Un fine vita
dignitoso, un estremo saluto ai cari che ci lasciano, un
distacco sereno sono beni di cui la pandemia ci ha spesso
privato e che mai come ora ci paiono drammaticamente persi».

Al secondo posto in questa edizione 2020 del Premio Percoto si
registra un ex aequo, con i racconti dell’autrice udinese
Barbara Cimbaro, “L’ufficio 22 dell’ala verde al secondo
piano”, e di Gianfranco Pellegrini che ha scelto la lingua
friulana per dare voce al suo “Diauladis”: «un testo,
quest’ultimo – spiega ancora Elisabetta Pozzetto – che
utilizza il friulano per raccontare l’ambiente della politica
regionale e la città di Trieste attraverso l’io narrante del
protagonista, portavoce del Presidente della Regione, alle
prese con le novità legate alla pandemia e ai nuovi stili di
vita. La noia generata dal nuovo contesto potrebbe produrre
pensieri creativi e spirito critico: esattamente quanto il
protagonista teme e vuole evitare. La noia, quindi, come perno
centrale del plot: come motore di strategie e contromosse che
alimentano lo sviluppo della trama e ci portano a riflettere
sulla comunicazione politica e le sue tecniche, così come
sull’utilizzo dei media in rapporto agli “intrighi di
palazzo”, contrapposti dall’autore al mondo della natura». Ed
è sempre la noia a guidare le dinamiche e le nuance fantasy
del racconto di Barbara Cimbaro: una storia ambientata negli
uffici pubblici e contestualizzata nel nostro tempo con
adesione scrupolosa ai dettagli e alla descrizione dei
personaggi, eppure capace di farci volare nel tempo e nello
spazio, per raccontare il “sentimento” della noia visto e
vissuto da una donna friulana che l’ha monitorata, aggirata e
temuta come una “malattia nascosta”, per tutta la vita.

Numerosissimi i testi e gli autori in gara all’edizione 2020
del Premio Percoto: quarto posto per la pluripremiata autrice
triestina Laura Daniele, già Premio Calvino, con “In vino
veritas”, al quinto posto la livornese Anna Tancredi con
“Bravi ragazzi”, quindi via via Chiara Magris (Manzano) con
“Quotidianità” e dal Belgio Ilena Baldassini con “Marta”,
quindi Sabrina Del Sal di Trieste con “Non saper che
fare”, Renzo Brollo di Gemona con “L’accelerazionista” e
l’autore udinese Luca Ponti con “Alchimie”. «Esprimo ampia
soddisfazione sul risultato raggiunto e l’ampia partecipazione
all’8^ edizione del Premio Percoto – spiega l’Assessore alla
Cultura del Comune di Manzano, Silvia Parmiani – Ben il 40%
degli autori in gara proviene da fuori regione, fino alla
Sardegna con partecipanti anche all’estero (Belgio e Austria).
La Regione FVG è rappresentata in ogni sua parte, dalla zona
montana    a   Trieste.     Sono    dati   sono    piuttosto
significativi circa la crescente importanza che sta acquisendo
il Premio Percoto, non solo a livello regionale come ben
dimostra il primo premio assegnato a un autore di Padova. Un
modo per celebrare al meglio la grande Caterina Percoto,
autrice alla quale abbiamo voluto dedicare          il Premio
Letterario Percoto, fiore all’occhiello del         Comune di
Manzano».

Ma il Premio Percoto, come sempre, si è rivolto anche ai più
piccoli con le categorie rivolte a studenti giovani e
giovanissimi. Per la sezione Scuola primaria e secondaria di
primo grado vince Leonardo Bertolano di Corno di Rosazzo, con
il racconto ‘ La zanzara pantera’, il secondo premio va
a Noemi Toppano di Mereto di Tomba con ‘La noia’, Nella
sezione scuola secondaria di secondo grado primo premio
all’udinese Anna Chiara Pippan con ‘Lettera di dimissioni
della noia’, secondo premio a Caterina Bertolano di Corno di
Rosazzo per ‘The snake’.

È forte l’attesa per incontrare in presenza il vincitore,
Mauro Zangrando, e tutti gli altri premiati e
partecipanti: l’appuntamento è adesso con la primavera
2021, non appena lo stemperamento della pandemia in essere
renderà possibile l’organizzazione della           cerimonia
di Premiazione, concepita come una grande          “festa di
approfondimento letterario”. Sarà anche l’occasione per il
lancio della nuova call per la 9^ edizione del Premio
Percoto. Aggiornamenti sul sito www.comune.manzano.ud.it

MARIO ZANGRANDO, VINCITORE PREMIO PERCOTO 2020

Mario Zangrando (1982) è laureato a in Comunicazione e Storia
contemporanea, lavora presso l’ONG Medici con l’Africa Cuamm,
ha studiato a Trieste e a Padova, attualmente vive a
Conegliano (TV).

Nel marzo 2019 il suo soggetto “Parrocchie da incubo” è tra i
vincitori della selezione Detour Pitch 2019 all’interno
del Detour Film Festival presieduto da Francesco
Bonsembiante          e       diretto         da        Marco
Segato (https://www.detourfilmfestival.com/vincitori-detour-pi
tch-2019/). Il 31 maggio 2018 il suo soggetto “Costellazioni,
Rivoluzioni, Cospirazioni” è stato premiato alla call for
ideas 800 idee per l’Università di Padova dalla giuria
presieduta                       da                      Anna
Maria Testa (https://www.unipd.it/sites/unipd.it/files/2018053
1p.pdf)

Nel 2017 ha lavorato col narratore Alessandro Mari alla
realizzazione del libro “La strada per l’Africa” e
al reading “Dove comincia la strada per l’Africa?”,
collaborando alla realizzazione dei testi portati in scena
dalla compagnia AriaTeatro presso l’Aula magna dell’Università
di Padova. In seguito ha lavorato assieme a Claudio Piersanti,
ad AriaTeatro e a Medici con l’Africa Cuamm alla realizzazione
di un altro recital sul tema delle diseguaglianze in salute
presentato alle edizioni 2017 del Festival dell’Economia di
Trento e della Fiera delle Parole di Padova. Nel 2016 ha
partecipato come studente alla prima edizione del Master in
Sceneggiatura Carlo Mazzacurati.

In precedenza ha collaborato alla realizzazione dei libri “Il
bene ostinato” di Paolo Rumiz (Feltrinelli 2011), “La radice
di un grande albero” di Luigi Accattoli (San Paolo 2013) ed
alle ricerche d’archivio per il film-documentario “Medici con
l’Africa” di Carlo Mazzacurati (Argonauti 2012).

R-EVOLUTION 2020, 30 MINUTI
CON GIOVANNA BOTTERI: domani
MARTEDI 22 DICEMBRE DALLE 18
IN ESCLUSIVA
PORDENONE – È uno dei volti più amati e familiari del
giornalismo televisivo italiano: osservatrice attenta della
realtà statunitense, per essere stata corrispondente RAI da
New York per oltre 12 anni, ma anche sguardo vigile sul “far
East” del mondo da dove ha raccontato, nella prima linea di
Pechino, l’irrompere della pandemia in Cina e quindi in tutto
il pianeta, Giovanna Botteri è analista di vaglia degli
scenari geopolitici e come inviata speciale ha seguito alcuni
dei più rilevanti avvenimenti internazionali, come il crollo
dell’Unione Sovietica e l’inizio dei bombardamenti su Baghdad
nel 2003. Vincitrice 2015 del premio Speciale Luchetta e
presidente della Giuria 2020, in esclusiva per la Digital
edition 2020 Giovanna Botteri con la sua analisi chiuderà,
martedì 22 dicembre, il cartellone di R-evolution dedicato al
Turnover” nel pianeta virale. Appuntamento alle 18, come
sempre sul sito e sulla pagina facebook del Teatro Verdi di
Pordenone, come tutti gli interventi di R-evolution sarà poi
consultabile sul canale youtube del Teatro Verdi Pordenone.
“Trenta minuti con Giovanna Botteri” è un’occasione davvero
imperdibile che R-evolution offre per spaziare con lo
sguardo a tutto campo verso il 2021, partendo dai due grandi
competitor, Stati Uniti e Cina, per focalizzare sull’Europa e
infine sull’Italia, sempre più alle prese con la criticità
della seconda ondata pandemica, in prospettiva di un complesso
avvio del nuovo anno, stretto fra l’attesa campagna di
vaccinazione e il rischio di una terza ondata.

«Da parte di Pechino – anticipa Giovanna Botteri – c’è la
piena consapevolezza che la questione economica fra USA e Cina
vada ben al di là del presidente eletto, e che le cose
cambieranno poco con Biden. Questo perché la questione cinese
è fondamentale nel mercato globale internazionale: la Cina è
un competitor che gioca molto forte sull’export, con una
valuta sottovalutata che non rispecchia l’andamento
internazionale e con regole che non sono giudicate corrette
dagli altri partecipanti al mercato internazionale. La Cina
non ha bisogno dei prodotti americani, che sono parte limitata
delle sue importazioni, al contrario le importazioni di merci
cinesi negli USA sono molto più consistenti. La Cina punta a
un know how che non abbia più bisogno di Apple, Microsoft e
prodotti USA: per questo il tema 5G e Huawei è assolutamente
centrale nella prospettiva dei rapporti fra i due Paesi.
E l’egemonia globale della Cina punta al primato tecnologico
per controllare il mondo, non a quello militare come hanno
fatto gli Stati Uniti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale
ad oggi. La comunicazione aggressiva di Trump è stata solo
fumo negli occhi: di fatto ha prodotto faticosamente un
accordo che era stato sottoscritto due giorni prima dello
scoppio della pandemia, adesso i colloqui ripartiranno con
altri interlocutori, con grande difficoltà per arrivare ad un
qualsiasi agreement». E per l’Italia, ci sono chance residue
rispetto alla Via della seta? «L’opzione Cina resta una
possibilità, se a portarla avanti saranno interlocutori
competenti e preparati – spiega Giovanna Botteri – In questo
caso potremmo spuntare buoni accordi per Pechino ma anche per
noi, con il beneplacito degli Stati Uniti».

R-evolution. Cronache dal futuro del mondo è il format di
Lezioni di storia del nostro tempo promosso dal Teatro Verdi
Pordenone con interventi curati per l’Associazione Europa
Cultura da Daniela Volpe e Paola Sain. Il montaggio dei video
proposti è stato realizzato dal regista Tommaso Lessio. La
Digital Edition 2020 trova il sostegno dell’ufficio
EuropDirect del Comune di Pordenone e di web partner
Esploratori Culturali CGN ed ha il patrocinio dell’Ordine dei
Giornalisti del Friuli Venezia Giulia.
Proclamati i vincitori di “Un
libro da consigliare 2020”,
nella cerimonia online ieri,
18 dicembre.
Un Libro da Consigliare è organizzato dal Sistema
Bibliotecario BiblioGO! e capitanato dal Consorzio Culturale
del Monfalconese, nell’ambito delle attività del progetto
regionale di promozione della lettura LeggiAMO 0-18.

Da “Le avventure di Pinocchio” a “Lo strano caso del dottor
Jekyll e Mister Hyde”; da Lewis Carroll ad Agata Christie, da
“Divisa in due” a “La macchina del tempo”, dalle fiabe ai
fantasy, i consigli di lettura descritti nei 222 elaborati
(dei quali 146 delle medie e 76 delle superiori) dei 286 i
ragazzi partecipanti in tutto, sono stati tutti creativi,
generosi, curati, entusiasti. E per questo dare dei premi (dal
primo al terzo classificato, per ciascuna delle cinque
categorie in gara) è stato difficilissimo per i giovani
giurati (anch’essi dagli 11 ai 18 anni). I premi affidati sono
stati apprezzatissimi buoni acquisto, naturalmente per dei
libri ma anche per diverso materiale tecnologico (tablet,
computer, …).

Alla fine i lavori – tutti meritevoli – hanno restituito il
valore di un’iniziativa importante per i ragazzi, per le
scuole, per gli insegnanti che hanno seguito il progetto e per
le biblioteche che hanno collaborato: la valenza educativa,
sociale, artistica della lettura, soprattutto in un’età così
delicata come quella tra gli 11 e 18 anni, è uscita in tutta
la sua potenzialità, confermando l’importanza di iniziative
come questa (e le decine di altre che LeggiAMO 0-18 mette in
campo quotidianamente) per lasciare campo libero
all’espressione dei giovani lettori e per accompagnarli
attraverso la condivisione della lettura e dei libri.

Un Libro Da Consigliare, organizzato nell’ambito di LeggiAMO
0-18 dal Sistema Bibliotecario BiblioGO! e capitanato dal
Consorzio Culturale del Monfalconese, è un progetto nato nel
2008 da un’idea della Biblioteca di Monfalcone ed è arrivato,
per la sua 13esima edizione a coinvolgere tutti i ragazzi
(11-18 anni) che risiedono in regione: i consigli di lettura
che sono stati presentati potevano essere elaborati scritti,
illustrazioni, video, composizioni musicali o fotografie.

Le scelte più numerose sono cadute sugli elaborati scritti
(91) contro 55 disegni, 42 foto, 32 video e 2 canzoni; alcuni
elaborati sono stati proposti da gruppi di più ragazzi, mentre
altri da persone singole (solitamente i ragazzi più grandi);
la tipologia del video è stata molto sfruttata dai più giovani
tra i lettori (dagli 11 ai 14 anni) che hanno sviluppato in
gruppo ben 24 video, mentre i ragazzi delle superiori ne hanno
prodotti 8, tutti girati singolarmente. I lavori sono arrivati
dalle scuole, da gruppi di ragazzi e ragazzi singoli di tutte
le province: la più coinvolta quella di Gorizia (culla del
progetto originario), seguita da quella di Udine.

Si conferma, dunque, la forza del concorso “Un libro da
consigliare”, il cui scopo è proprio quello di creare
relazione, rendendo i ragazzi parte attiva nei consigli di
lettura: in questo modo ogni ragazzo – con l’aiuto dei suoi
coetanei – può e potrà trovare lungo la sua strada i libri che
fanno    al   caso   suo,    che   possano    coinvolgerlo,
emozionarlo, arricchirlo.

Qui l’elenco dei primi classificati (le seconde e le terze
posizioni          sono          disponibili           sul
sito www.unlibrodaconsigliare.it e nel video della
premiazione), in allegato e ai link di seguito i lavori
vincitori.

Elaborati scritti Scuole Secondarie di I° grado
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