Porto marghera: Da Polo chimico a Porto intermoDale - Montalbetti SPA
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demolizioni e bonifiche Porto marghera: Da polo chimico a porto intermodale Nel 2020 le navi portacontainer attraccheranno in un'area di Porto Marghera, dove per oltre 40 anni si sono fabbricati prodotti chimici, attraverso la demolizione degli impianti di produzione inattivi e il completo recupero ambientale delle aree non più in produzione. Una vera case history attuata dalla Syndial del gruppo Eni n Pierfrancesco Nardizzi Ubicazione, storia e provenienza Marghera è una località di circa 5.800 ettari del comune di Venezia posta nella zona nata Malcontenta nasce il progetto per nordoccidentale della laguna. Situata sulla terraferma, (da un detto popolare ‘Mar la realizzazione di un porto commerciale g’hera’: mare che c’era) rappresenta l’appendice meridionale della conurbazione di (350 ettari), un piccolo porto dei petroli Mestre. L’attuale municipalità di Marghera, istituita nel 2005, è costituita dagli ex quar- (30 ettari), un’area industriale (700 et- tieri 13 Marghera-Catene e 18 Malcontenta. Tra il 1917 ed il 1921 nella zona denomi- tari) ed un quartiere residenziale (225 et- 5 - 2015 recycling 1
le aree ex impianti del gruppo ASD da Syndial, SPM (Servizi Porto Marghera), Dow Italia Divisione Commerciale (ex Dow Poliuretani Italia), Solvay Solexis, Arkema, Sapio, Edison, Transped, Sifa- gest, (che dall’1 gennaio 2010 è suben- trata a SPM nella titolarità degli impianti di trattamento chimico-fisico-biologico e d’incenerimento) Cofely e MPM. A seguito della sospensione dell’attività produttiva, con conseguente fermata a tempo indeterminato degli impianti del ciclo produttivo della coinsediata società Vinyls Italia, anche gli impianti di produ- zione cloro-soda e idrogeno e produzione di dicloroetano sono stati fermati nel di- cembre 2008. In data 11 Aprile 2014, al fine di favorire la reindustrializzazione e riqualificazione Impianto as 12 di Porto Marghera, Syndial ha sottoscritto tari). I primi insediamenti di Porto Mar- scambio di materie prime, prodotti e uti- con il comune di Venezia e la regione Ve- ghera, nel Veneto, sono legati al settore lities. Una rete di pipeline (di proprietà neto un contratto preliminare di cessione, petrolifero e a quello dell’agricoltura e Versalis) collega Porto Marghera con gli relativo a circa 110 ettari di terreni di pro- risalgono al 1924. Nel 1926 sorge il primo stabilimenti di Ferrara (95 Km), Mantova prietà Syndial e fabbricati di pertinenza. insediamento legato alla raffinazione (di- (125 Km) e Ravenna (169 Km), ai quali stillazione e piroscissione di oli minerali) fornisce le materie prime principali (eti- su iniziativa privata (DICSA), ceduto ad lene, propilene, benzene, cumene, etil- Cronistoria delle Agip nel 1934. Durante la seconda guerra benzene). demolizioni a Porto mondiale il porto diventa un obiettivo Oltre a Syndial, operano diverse società, Marghera sensibile per gli Alleati che lo bombar- tra le quali: Versalis, Vinyls Italia (ex Ineos darono a più riprese, bloccandone le Vinyls Italia), Autorità Portuale Venezia A partire dal 2000 Syndial avvia un com- attività e coinvolgendo purtroppo anche (Venice Newport Container and Logistics) plesso programma di decommissioning la popolazione. A guerra finita riprende che ha acquisito le aree ex Montefibre e degli impianti inattivi situati prevalente- la produzione e a partire dagli anni cin- mente nell'area del Vecchio Petrolchi- quanta Porto Marghera diventa uno dei Impianto as 5 poli industriali più conosciuti del Paese, sino a raggiungere negli anni sessanta la massima espansione, sia dal punto di vista delle attività produttive che da quello demografico. Con la crisi del settore chi- mico in Italia, iniziato principalmente dalla fine degli anni ’80 il polo chimico di Porto Marghera ha conosciuto una fase ca- lante nella quale si è assistito ad una continua e costante contrazione in ter- mini di produzione e di occupati. Situazione attuale Attualmente il complesso industriale, dove operano varie società, è dotato di una rete di tubazioni che consente lo 2 recycling 5 - 2015
mico. In questa area, di circa 43 ettari, attività di bonifica dei cicli impiantistici - acido solforico concentrato e oleum, erano ubicati impianti costruiti a partire dell'impianto Clorosoda, oggetto di ven- con una produzione giornaliera comples- dal periodo di realizzazione della prima dita alla società Medio Piave Marghera. siva di circa 800 t/die (Impianti AS 2-9- zona industriale fino agli anni Cinquanta- 11), utilizzato principalmente per uso in- Sessanta. I cicli produttivi interessati terno dello stabilimento; dalle dismissioni sono: Cantiere Syndial (Eni) - solfato sodico e ammonico, rispettiva- - linea cloro-solventi–cloruro di vinile a Porto Marghera, mente con produzioni di 200 e 700 t/ (PVC) Area ASD die (AS 7-12); - linea acetici - idrammina sodico-ammonica, prodotto - linea inorganici L’intervento di decommissioning che sta intermedio per la produzione di capro- - linea isocianati realizzando Eni-Syndial è all’interno de- lat- tame (PR15) per circa 200 t/die; - Tale iniziativa era finalizzata all'allonta- gli impianti ex Acido Solforico e Derivati acido nitrico concentrato, circa 200 t/ namento delle lavorazioni chimiche dall'a- (ASD) presenti a Porto Marghera. Que- die (AS5). rea urbana e dalla viabilità ordinaria e a sti impianti, realizzati alla fine degli anni - Nell’impianto AS4 avveniva lo stoccag- rendere disponibili le aree industriali per ‘50, occupano una superficie di circa 25 gio e la movimentazione del solfato so- nuove attività produttive. ettari, dotata di banchina per la movi- dico/ammonico. Lo zolfo, materia prima, Le demolizioni hanno interessato anche mentazione via mare dei principali pro- proveniva principalmente dal Medio le strutture di servizio dell’area della dotti solidi in ingresso (zolfo) e in uscita Oriente e veniva scaricato da grandi navi “Centrale Termoelettrica Nord”, l’im- (solfato ammonico, utilizzato come fer- presso la banchina Sali e poi, una volta pianto di refrigerazione, le linee inter- tilizzante e solfato sodico). Gli addetti reso liquido mediante fusione in appo- connecting ed una serie di fabbricati di- erano circa 300, ai quali si deve som- site vasche riscaldate con vapore, ve- smessi. mare il personale addetto alle manuten- niva combusto nei forni per la produ- Nell'area del Nuovo Petrolchimico sono zioni. Negli impianti, interconnessi fra zione di anidride solforosa, intermedio stati completati il decommissioning e le loro, venivano principalmente prodotti: per la produzione dell’acido solforico. Area di demolizione 5 - 2015 recycling 3
Gli impianti cido solforico. Lo zolfo solido e sfuso, alla rinfusa. Questa sezione è stata ab- proveniente da miniere, veniva stoccato bandonata negli anni ‘80 in quanto obso- AS 12/13 – (AS12) Era un impianto che in un ampio piazzale; da qui veniva cari- leta (dalla pirite si otteneva lo zolfo me- produceva contemporaneamente solfato cato, mediante pala meccanica, in vasche diante il processo di arrostimento in forni). ammonico, utilizzato in agricoltura come interrate e rivestite in materiale antiacido, AS 1/2/9/11 – Nei forni dell’impianto AS fertilizzante, e solfato sodico, utilizzato riscaldate con una serpentina dove cir- 1-2 (forni 4,6,7) veniva bruciato lo zolfo, nell’industria dei saponi. La soluzione ac- colava vapore a 5 atmosfere. In queste precedentemente liquefatto, ottenendo quosa dei due Sali proveniente, come sot- vasche veniva liquefatto a una tempera- anidride solforosa (SO2). L’anidride sol- toprodotto, dal reparto Caprolattame (che tura di circa 120 °C. Una volta liquido, lo forosa prodotta nei forni 4 e 6 veniva uti- è la base per ottenere diversi tipi di nylon) si faceva passare attraverso dei filtri per lizzata nell’impianto PR15, mentre quella veniva via via concentrata su due linee eliminare le impurezze. Successivamente prodotta dal forno 7, mediante un pro- di produzione mediante successive eva- lo zolfo liquido veniva inviato ai forni 4,6,7 cesso catalitico che utilizzava come ca- porazioni e, come stadio finale, mediante dei reparti di produzione oleum o anidride talizzatore pentossido di vanadio, a con- una centrifugazione. Considerata la di- solforosa. tatto con l’aria calda si tramutava in ani- versa granulometria dei due Sali si pro- Stoccaggio serbatoi – Parte finale degli dride solforica (SO3). Quest’ultima ve- cedeva, a valle della centrifugazione, me- impianti, dove venivano stoccati gli acidi niva assorbita in una soluzione di acido diante vagliatura, alla separazione degli prodotti a vario titolo. L’oleum veniva solforico diluito per produrre o acido sol- stessi. Infine, i Sali venivano essiccati. stoccato in serbatoi orizzontali, l’acido forico concentrato al 98% o, nel reparto L’essiccamento avveniva in forni a tam- solforico in serbatoi verticali, completi AS11, oleum (acido solforico concen- buro rotante alimentati a metano. ciascuno del proprio bacino di conteni- trato al 115%). Tali prodotti - acido sol- (AS13) L’impianto trattava una soluzione mento. forico o oleum - erano utilizzati come ma- di spurgo proveniente dalla sezione di la- Questi acidi erano sia distribuiti all’in- terie di base per altre reazioni all’interno vaggio del solfato ammonico del reparto terno dello stabilimento, sia venduti a di altri impianti (Caprolattame) o ceduti AS12 per produrre Solfonitrato granulare, terzi. a terzi. anch’esso utilizzato come fertilizzante. Stoccaggio pirite - Era costituito da un Nell’impianto AS9 si trattavano tutti gli Anche in questo caso avveniva una con- piazzale dove la pirite veniva stoccata effluenti gassosi - aria che inevitabilmente centrazione mediante evaporazione della Impianto AS 9 (zona forno 6) soluzione. AS 7 – Produceva solfato ammonico da una soluzione acquosa proveniente dal reparto Caprolattame e dal reparto di pro- duzione cianuro di potassio. Questa so- luzione subiva un trattamento simile a quello del reparto AS12, consistente in una concentrazione mediante successiva evaporazione e, infine, centrifugazione ed essicamento. Il solfato ammonico cristal- lino veniva utilizzato come fertilizzante in agricoltura. AS 5 – Tecnologia di base dell’impianto era la concentrazione dell’acido nitrico al 53% mediante distillazione sotto vuoto, fino a una concentrazione del 68%, e me- diante distillazione estrattiva con acido solforico per ottenere acido nitrico con- centrato al 99%. Tale acido concentrato veniva utilizzato negli impianti per la pro- duzione dei poliuretani. L’acido solforico utilizzato per essiccare l’acido nitrico ve- niva a sua volta riconcentrato mediante una evaporazione sotto vuoto. Fusione e stoccaggio zolfo – Questa se- zione era l’inizio della produzione dell’a- 4 recycling 5 - 2015
Impianto AS 12 (zona insacco) Impianto stoccaggio serbatoi conteneva anidride solforosa e ossidi di progressiva: primo fra tutti l’impianto del apparecchiature di rivestimenti in piombo, azoto - mediante assorbimento in solu- Caprolattame dove si produceva nylon 6. vetro e resine speciali. Nel dicembre 2012 zione acquosa di soda caustica o ammo- A seguire si è avuta la cessazione di tutte l’area ASD è stata ceduta da Syndial a niaca. I liquidi che ne risultavano erano le produzioni, ultima in ordine di tempo Venice New Port, per il progetto di am- riciclati negli impianti. quella dell’impianto AS5, adibito alla con- pliamento del sedime portuale, sopraci- PR15 – In questo impianto, partendo da centrazione dell’acido nitrico, nel 2006. tato, assieme alla limitrofa area ex Mon- materie prime quali ammoniaca in solu- L’impianto era fortemente caratterizzato tefibre, dove verrà realizzato un terminale zione al 25%, nitrito sodico al 30% e ani- dagli aspetti corrosivi dei prodotti e delle portuale e piattaforma logistica. I lavori di dride solforosa gas, si produceva idros- materie prime presenti nei cicli e vedeva demolizione nell’area ASD verranno con- silammindisolfonato sodico/ammonico un particolare utilizzo di materiali speciali, clusi entro il primo trimestre 2016. Le che veniva inviato a sua volta come ma- quali il tantalio, o l’impiego nelle linee e attività di demolizioni e bonifiche sono teria prima al reparto Caprolattame. La reazione fra le sostanze precedente- Impianto stoccaggio pirite, forni 1 e 2 mente citate avveniva in una colonna ver- ticale con anelli di riempimento mante- nuta a circa 0°C mediante 5 gruppi fri- goriferi dedicati. L’impianto prevedeva anche una serie di vasche dove si pro- duceva solfito e bisolfito ammonico dalla reazione di una soluzione di ammoniaca e anidride solforosa. Questa soluzione prodotta nelle vasche veniva a sua volta inviata alla colonna per produrre ulte- riore idrossilammindisolfonato. Le demolizioni A seguito della crisi della chimica di base, dagli anni 2000, la fermata degli impianti a valle che utilizzavano i prodotti è stata 5 - 2015 recycling 5
I vari reparti dell'area state avviate nel 2013, a seguito di una che viene definita in gergo “demolizione quanto riguarda invece i manufatti e gli gara con assegnazione a evidenza pub- primaria”. Per quanto riguarda gli edifici edifici in cemento armato o laterizio della blica alla quale hanno partecipato alcuni e gli impianti in carpenteria metallica que- “demolizione secondaria” è stato neces- fra i più qualificati operatori nazionali del sta fase consiste in una riduzione dimen- sario eseguire una ulteriore attività di fran- settore demolizioni e bonifiche di impianti sionale denominata in gergo “a bocca di tumazione seguita a terra con pinze fran- complessi. Ad oggi risulta conclusa la forno” che può essere eseguita mediante tumatrici con profilo delle ganasce diverso mappatura dei cicli, la loro decontamina- ulteriori tagli con cesoie di dimensioni da quelle utilizzate nelle demolizione pri- zione, la bonifica dei rivestimenti esterni maggiori montate su escavatori con bracci maria ed in grado di “deferrizzare” il ce- per coibentazione e completate le boni- standard in grado di lavorare a livello del mento armato, cioè di separare i ferri di fiche dei cicli impiantistici. Attualmente le terreno con elevata produttività, oppure armatura dal cemento e riducendo la pez- attività hanno raggiunto la fase più visi- mediante taglio con cannello ossipropa- zatura massima delle macerie a poche bile, per la quale è richiesto il maggior im- nico eseguito da operatori a terra. Per decine di centimetri di diametro. L’abilità piego di mezzi e manodopera. Le aziende Impianto AS 1/2/9/11 che stanno eseguendo i lavori di demoli- zioni, per potere eseguire i lavori com- missionati secondo i dettami della regola dell’arte della demolizione industriale, hanno messo in campo tutte le tecniche e le tecnologie più performanti presenti attualmente sul mercato. Trovandosi di fronte ad un impianto industriale rimasto fuori servizio da diversi anni, pur avendo adottato tecniche di bonifica in grado di raggiungere performances di pulizia ele- vatissime, per aumentare i livelli di sicu- rezza Syndial ha preteso di privilegiare le tecniche di demolizione definite “a freddo”, cioè in grado di minimizzare i ri- schi di incendio ed esplosione soprattutto durante la prima fase delle demolizione 6 recycling 5 - 2015
Impianto AS 11/9 (zona forno 4) le compongono (profilati metallici) ese- guito con utensili a cesoia montati su escavatori a braccio lungo che riescono ad avere altezze operative fino oltre 40 metri. Questi escavatori sono dotati di al- lestimenti speciali che permettono di la- vorare a quote elevate pur mantenendo condizioni di stabilità eccellenti in virtù del sovradimensionamento del contrappeso e del carro cingolato. Le strutture in car- penteria vengono sezionate ed accom- pagnate a terra partendo dalle porzioni più alte dei fabbricati fino a quelle più basse. Le tubazioni e le apparecchiature contenute all’interno degli edifici vengono anch'esse sezionate dopo la preventiva bonifica. Sia i rottami metallici che le ma- cerie da demolizione vengono gestiti in maniera pianificata e organica nel can- tiere grazie a caricatori semoventi a po- degli operatori ha permesso, in alcuni demolizione allestiti con braccio lungo in lipo per l’handling dei rottami metallici e casi, di eseguire dei micro crolli control- grado di seguire la demolizione delle strut- escavatori con benna e pale per la movi- lati di piccole porzioni di solai o pilastri ture delle apparecchiature sia in carpen- mentazione delle macerie. I materiali ven- eseguendo degli indebolimenti progres- teria metallica che in cemento armato in gono accumulati per tipologia e, nel caso sivi dei pilastri fino al collasso controllato maniera progressiva e costante dall’alto del cemento, protetti dal dilavamento de- della parte di struttura individuata. Per verso il basso. Le strutture in carpente- gli agenti atmosferici mediante teli in po- queste importanti demolizioni nel can- ria metallica alte, invece, vengono demo- litene in attesa della operazioni di carat- tiere sono presenti escavatori speciali da lite mediante il taglio degli elementi che terizzazione analitica eseguita da labora- Montalbetti Spa: dall'industria alle bonifiche Montalbetti Spa nasce nel 1979 ma la famiglia Montalbetti è attiva dal secondo dopoguerra nel recupero di materiali ferrosi e nello smantella- mento di impianti industriali in disuso. Fra i maggiori lavori effettuati da questa realtà nata in provincia di Varese vi sono l'Alfa Romeo di Arese, le ex Falck, la ex raffineria Agip di Rho. Una presenza sul mercato che è testimoniata dal fatturato di circa 80 milioni di euro e da tre sedi opera- tive fisse costituite dall'impianto di trasformazione di Cairate (VA) da 80.000 m2 di cui 6.000 coperti (allestito con 3 gru ponte e magnete, 3 presse a cesoia da 1.000 t e 700 t, 2 presse impacchettatrici da 500 t) e che comprende anche le officine di manutenzione dei mezzi (5.000 m2 di cui 1.500 coperti), dall'impianto di Zocco (VI) per un totale di 40.000 m2 (quasi completamente coperti, adibiti a impianto di recupero metalli e con binari ferroviari annessi) e l'impianto di Castelseprio (VA) da 16.000 m2 di cui 2.000 coperti (adibito a centro di recupero e in cui una zona è adibita allo stoccaggio di elementi riutilizzabili e provenienti da smantel- lamenti come carriponte, pompe, valvole, ecc.). Una vocazione verso l'in- dustria che ha permesso all'azienda di crescere e fornire nel tempo il ci- clo integrato che va dalla semplice demolizione fino alla bonifica più complessa con la consegna dell'area per gli usi successivi. 5 - 2015 recycling 7
tori accreditati e di avvio delle operazioni di apposite procedure a tutela della sicu- Il futuro dell'area di smaltimento/recupero secondo i det- rezza. In questo ambito, che per Syndial è il primo e più importante obiettivo azien- Monte Syndial tami delle vigenti normative in campo am- bientale. Il cantiere oggi impegna circa dale, è stato per la prima volta sotto- Venice Newport Container and Logistics 50 persone. Per i lavori di demolizione scritto il “Patto per la Sicurezza”, con Spa (VNCL) ha acquisito l’area tra il 2010 vengono utilizzate numerose macchine cui i lavoratori delle imprese terze e della e il 2011 fondendo assieme l’area AS operatrici, principalmente Liebherr e stessa azienda Eni si impegnano a ga- Syndial e l’area ex Montefibre. P.M.I., equipaggiate di cesoie idrauliche rantire e mettere quotidianamente in pra- L’area di circa 90 ettari è destinata ad un di potenza ragguardevole che arrivano al tica i migliori standard comportamentali importante progetto di riqualificazione: da superare le centinaia di tonnellate di a tutela della sicurezza. ex area industriale a polo logistico por- sforzo, quindi capaci di sezionare parti in tuale, con la creazione di due terminal per ferro di notevole spessore, e uniche per I materiali recuperati/smaltiti nel la movimentazione dei container - uno tra- altezza, poiché consentono di lavorare cantiere ASD: dizionale e l’altro ad alta capacità -asser- oltre i 40 metri in totale sicurezza, privi- - ferro recuperato: 13.000 tonnellate, di vito al futuro progetto off-shore al largo legiando operazioni eseguite a distanza. cui una parte significativa in acciaio inos- della Laguna di Venezia. Nell’area ASD è in corso la bonifica forse sidabile; La localizzazione dell’area MonteSyndial più complessa finora realizzata a Porto - tantalio: qualche tonnellata; nella penisola cosiddetta del “Nuovo Pe- Marghera, sia per le problematiche con- - piombo: 100 tonnellate circa (era utiliz- trolchimico”, con un fronte banchina di seguenti alla demolizione di strutture in zato come rivestimento antiacido su ser- oltre 1600 mt, è perfettamente funzio- altezza, sia per la presenza all’interno di batoi e tubazioni); nale alla gestione del terminal contenitori tubazioni e apparecchiature di residui - macerie da demolizioni degli edifici e che sarà in grado di gestire da 1.5 a 1.9 acidi corrosivi, nonché di materiali refrat- delle strutture in calcestruzzo: circa milioni di TEU (container) all’anno con col- tari nei forni e nelle caldaie. Tutte attività 25.000 tonnellate; legamenti stradali e ferroviari dedicati. che, per la loro specificità e complessità, - rifiuti pericolosi: oltre 5000 tonnellate, A tale riguardo, la prima fase di costru- necessitano per ogni singolo intervento tra i quali 500 tonnellate di melme acide zione della nuova banchina in area Ex di uno sviluppo progettuale “ad hoc” e derivanti dalle bonifiche dei cicli. Montefibre, di circa 600 mt e con un piaz- demiced srl al servizio delle lavorazioni edili speciali DEMICED, con oltre 30 anni di esperienza e lo sguardo Ulteriore attività del settore decommissioning e smontaggi è quella puntato sul futuro, offre qualità e rapidità del servizio, si- dello smaltimento, che DEMICED garantisce a copertura totale at- curezza nell’esecuzione, rispetto dell’ambiente: tutto ciò traverso il trasporto, lo stoccaggio provvisorio, il recupero ed il trat- rende l’impresa capace di affrontare con efficienza ogni tamento e smaltimento dei rifiuti speciali. tipo di cantiere nel settore delle lavorazioni edili speciali. Con l’ottenimento delle certificazioni ISO 9000, OHSAS 18000 e DEMICED opera oggi su 5 principali settori di attività: ISO 14000, DEMICED dimostra la sua attenzione alla salute e alla demolizioni edili, civili, industriali e marittime, decommis- sicurezza di lavoratori, partner e collettività coinvolti dalle attività sioning, smontaggi industriali e bonifiche, lavorazioni spe- dell’azienda. ciali, drenaggio acquiferi e movimentazione li- quidi, costruzioni e demolizioni. Oltre alle demolizioni più tradizionali, l'azienda offre un’ampia gamma di servizi specialistici: ri- conversione aree industriali dismesse, rimozione di rifiuti da serbatoi e linee di processo e/o ser- vizio, demolizioni speciali a seguito di incendi e crolli. Alle attività di smontaggio sono affiancati tutti i servizi di bonifica dedicati che possono in- teressare sia la struttura, che gli impianti, che il terreno, comprendendo anche la bonifica delle falde acquifere ed il trattamento on-site delle sostanze inquinanti. 8 recycling 5 - 2015
RTI RTI Montalbetti SpA e Demiced Srl Montalbetti SpA – mandataria demolizioni civili ed industriali Demiced Srl – mandante demolizioni civili ed industriali, bonifiche MCA e lane minerali AZIENDE IN SUBAPPALTO (tutte locali): Decom Srl – demolizioni civili ed industriali Euroedile Srl – ponteggi e opere provvisionali zale di 12,3 ettari di retro-banchina, è Posizionata a 8 miglia al largo dalla co- CFM Srl – bonifiche MCA stata finanziata dal Ministero dello Svi- sta dove i fondali hanno una profondità luppo economico attraverso uno speci- naturale di almeno 20 metri, la piatta- Migen SpA – bonifiche e lavaggi fico documento siglato tra Ministero, re- forma Offshore si compone di una diga impianti ed apparecchiature industriali gione del Veneto, Comune di Venezia ed foranea lunga 4.2 chilometri al cui interno Porto Industriale Società Cooperativa Autorità Portuale di Venezia nel gennaio troveranno spazio un terminal energe- – pulizie e facchinaggi del 2015. tico e un terminal container in grado di Per quanto riguarda la banchina ex Mon- ospitare contemporaneamente due navi Chelab Srl – monitoraggi tefibre, l’attività di progettazione è stata portacontainer di ultima generazione. e analisi ambientali regolarmente appaltata e completata, con Il progetto prevede la connessione in R&C Lab Srl – monitoraggi la definizione di un progetto definitivo. perfetta sinergia con 4 terminal di terra: e analisi ambientali Quindi sono maturi i tempi per la defini- Montesyndial (Marghera), Chioggia, zione dell’appalto complessivo dell’opera Mantova e Porto Levante. Il trasferi- CMEV Società Cooperativa – impianti (costo ipotizzato circa 35 milioni di e) mento dei container dalle navi oceani- elettrici per la costruzione della banchina e della che a terra sarà organizzato con spe- relativa area retrostante attinente ai piaz- ciali navi autoaffondanti – chiamate STAFF DI CANTIERE zali (utilizzando i 100 milioni assegnati “Mama Vessel” – appositamente stu- Projet Manager dalla Legge di Stabilità 2014). diate per Venezia capaci dimezzare i tempi di percorrenza tra la piattaforma arch. Bonassi Daniele Offshore e i terminal a terra. Direttore Tecnico/Progettista Terminal Onshore- Si creerà così una sorta di nastro tra- ing. Poroli Ivan Offshore di Venezia sportatore continuo che nasce dal lavoro Responsabile Tec./Organizzativo sinergico di gru, carrelli di trasferimento Il progetto del terminal Offshore di Ve- dei container e dalle “mama vessel”: un geom. Romanelli Marco nezia sarà una “macchina portuale” for- mix perfetto in grado di ridurre fortemente Capo Cantiere mandataria temente innovativa, in grado – anche in i tempi di percorrenza Offshore-Onshore geom. Pili Tullio virtù della sua connessione con più basi rispetto alle normali imbarcazioni oggi Capo Cantiere mandante portuali – di soddisfare i requisiti di mer- sul mercato e che, combinato con i pon- cato di accessibilità nautica e spazi ope- toni di carico (“cassette”), consente sig. Marchetti Matteo rativi portuali, risultando un’opera strate- una movimentazione a ciclo continuo ed gica per la crescita di Venezia, dell’Italia un sistema che lavora sempre a pieno e dell’Europa. regime. 5 - 2015 recycling 9
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