Aristotele - Facoltà di Lettere e Filosofia

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Aristotele
Necessità di un ritorno alla prima teoria della metafora, da cui derivano
     tutte le teorie successive.
Metafora come trasferimento a un oggetto del nome che è proprio di un
     altro (Poetica, 1457-1459a); nome generico per i tropi.

Il trasferimento avviene
a)   Dal genere alla specie (genus pro specie: Quivi s’è ferma la mia nave:
     fermare per ancorare > sineddoche generalizzante in Sigma per il
     Gruppo µ); vedi anche /animali/ per «uomini»: albero di Porfirio,
     definizione povera.

b)   Dalla specie al genere (sineddoche species pro genus: mille e mille
     gloriose imprese: mille e mille per molte > sineddoche particolarizzante in
     Sigma per il Gruppo µ)
a)    Da specie a specie: metafora a tre termini (propriamente: specie-genere-
      specie: il dente della montagna: la cima sta al genere aguzzo come vi sta
      il dente: A:B=C:B). Es. di Aristotele: /Poi che con l’arma di bronzo gli
      attinse la vita/; /Poi che con la coppa di bronzo recise l’acqua/, dove
      /attingere/ e /recidere/ sono due casi del genere «togliere: passaggio da
      specie a specie.

      Problema: cosa si trasferisce e cosa si perde? Via vai di proprietà,
      condensazione.
      A ben vedere questo caso rientra nel quarto tipo, perché si tratta sempre
      di una proporzione a quattro termini, anche se non esplicitata: la cima
      sta alla montagna come il dente sta alla bocca.

a)    Per analogia: metafora basata su una proporzione a quattro termini
      (B:A=D:C) (La vecchiaia è la sera della vita: “La vecchiaia (B) sta alla
      vita (A) come la sera (D) sta al giorno(C);
      Questa formula spiega anche le catacresi: metafore che colmano vuoti
      della lingua (es. collo della bottiglia, gambe del tavolo).

In entrambi questi tipi sono in gioco similarità e opposizioni. > sviluppi della
      metaforologia successiva
Nel modello di Aristotele Eco mette in luce un equivoco e una lucida intuizione, che ne
giustificano la ripresa nella tradizione successiva:

• Equivoco: nel passaggio dai primi tre tipi all’ultimo, Aristotele cambia gioco: nei primi tre tipi
  discute come funziona la produzione e l’interpretazione della metafora, nell’ultimo cosa la
  metafora ci fa conoscere, in che cosa accresce la conoscenza dei rapporti tra le cose.

• La proporzione aristotelica è lo schema astratto e infinitamente riempibile di una conoscenza
  che è molto più ricca. La tradizione metaforologica successiva assume la teoria della
  proporzione come spiegazione del meccanismo metaforico, riducendo la metafora ad una
  catena di tautologie («La metafora è quella cosa che ci consente una conoscenza analogica
  – cioè metaforica»), e lascia cadere l’intuizione più interessante di Aristotele, secondo cui la
  metafora non è solo ornamento del discorso ma soprattutto strumento di conoscenza (far
  metafore «è segno di una naturale disposizione dell’ingegno»): significa scorgere o pensare
  la somiglianza delle cose.

• Per comprendere le metafore si attiva un andirivieni ermeneutico (costituito da diversi
  movimenti inferenziali: abduzione o ipotesi, induzione, deduzione), che parte dalla
  similitudine per inferire un codice che la renda plausibile, ampliando così il modo di vedere il
  metaforizzato ma anche il mondo dell’autore.

• La proporzione fondante non esiste prima della metafora, va trovata sia da chi la inventa sia
  da chi la interpreta. La conoscenza metaforica è conoscenza di dinamismi del reale: le
  metafore migliori sono quelle che mostrano la cultura in azione, i dinamismi stessi della
  semiosi.
Dizionario / Enciclopedia
Differenza di statuto logico tra le proprietà messe in gioco tra i primi due tipi di
metafore e gli ultimi due:
• I primi due tipi si basano su una descrizione semantica di tipo dizionariale
  (proprietà concettuali, semantiche: semi comuni – modo ∑ per il Gruppo µ)
• gli ultimi due su una descrizione semantica di tipo enciclopedico (proprietà
  empiriche, semiologiche: parti comuni – modo ∏ per il Gruppo µ).

          Vegetale

          Albero                               Fusto

   Pioppo/Faggio/Pino                           Rami

                                                Foglie
              ∑                            ∏

Necessità di una considerazione più flessibile dei rapporti fra proprietà dizionariali e
proprietà enciclopediche, suddivise secondo necessità contestuali.
La semantica e la retorica contemporanee hanno cercato di sfuggire a
un modello ad albero per adottare un modello ad assi ortogonali, con le
Proprietà Sigma (concettuali) sull’asse delle ordinate e le Proprietà Pi
(empiriche) sull’asse delle ascisse:

Proprietà Sigma                  Proprietà Pi
Imbarcazione

Nave                             > di legno, con chiglia, vele, ecc. di
                        varie fogge

Caravella                        > di legno, con chiglia, vele, ecc. di
                        foggia particolare
Su questo modello si basa la distinzione tra sineddoche e metonimia:
• se la sineddoche è la specie per il genere, si giustifica perché per
  nominare la caravella si parli delle navi di Colombo, ma è consentita
  anche una sineddoche da genere a specie: la caravella di Cook
  salpava verso l’Australia; il destino degli animali razionali (per il
  destino umano).
• Invece nel caso della metonimia (i legni di Colombo) nomino l’oggetto
  attraverso una delle sue proprietà empiriche o enciclopediche:
  nomino la materia per l’oggetto.

Aristotele evitava una serie di problemi derivanti da queste distinzioni,
perché non distingueva tra sineddoche, metafora e metonimia ma solo
tra quattro specie di metafora.
Albero di Porfirio (233-305 ca.)
• Isagoge, Introduzione alle Categorie di Aristotele
• Problema della natura degli universali: generi e specie hanno esistenza in sé oppure
  sono concezioni della mente?
• Indipendentemente dai suoi riferimenti metafisici, l’albero è pensato come
  rappresentazione di relazioni logiche.
• Dottrina dei cinque predicabili: genere, specie, differenza, proprio, accidente.
• I cinque predicabili stabiliscono il modo della definizione per ciascuna delle dieci
  categorie di Aristotele. Per esempio quello delle sostanze permette di definire l’uomo
  come animale razionale mortale.

• L’albero delle sostanze aspira ad essere un insieme gerarchico e finito di generi e
  specie: genere è ciò cui è subordinata la specie; specie è ciò che è subordinato a un
  genere. Genere e specie sono mutualmente definibili e quindi complementari. Un
  genere può essere predicato delle proprie specie, mentre le specie appartengono al
  genere.
• Il rapporto da specie a generi superiori è un rapporto di iponimi a iperonimi > metodo
  ante litteram di analisi componenziale, dove le differenze sono condizioni necessarie e
  sufficienti per distinguere un essere da un altro e rendere il definiens coestensivo al
  definiendum: se animale razionale mortale, allora necessariamente uomo, e viceversa
  (Eco, Dall’albero al labirinto, 2007: 15-19).
Chiarimenti su sema, semema, classema

Rinvio alla semantica di Greimas (1917-1992)
Unità dell’ analisi semantica greimasiana
             Metalinguaggio descrittivo
• Lessema = lemma di un dizionario, potenzialità di significazione; è composto da un
  insieme di semi (unità minime di contenuto); prodotto dallo sviluppo storico di una
  lingua; es. uomo, donna, alto, lungo, largo, ecc.

• Sema o figura semica = unità minima di contenuto (cfr. femi o tratti distintivi; figure),
  relazionale e non sostanziale, parte del lessema; il suo valore si determina sempre
  all’interno di una categoria semantica (esempi di semi: femminile/maschile;
  verticale/orizzontale; esteriorità/interiorità)

• Nucleo semico = insieme dei semi (nucleari) che costituiscono un lessema, minimo
  semico permanente (invariante); es. NS del lessema testa: estremità, superatività

• Semi contestuali (Classemi): selezione contestuale di semi; accezioni particolari di un
  termine che dipendono dal suo inserimento nella catena sintagmatica dell’enunciato;
  es. Testa di un corteo / Rompersi la testa ): i classemi modificano il nucleo semico nei
  diversi contesti (varianti), producendo diversi effetti di senso;

• Semema = risultato della combinazione di nucleo semico e classemi.
• Un semema (metaforizzante) ne sostituisce un altro (metaforizzato)
 perché hanno un sema in comune, come La volpe del deserto per
 Rommel, in quanto entrambi sono astuti.

• La  nozione di sema risente dell’atomismo tipico delle prime
 semantiche componenziali. In una rappresentazione enciclopedica
 intervengono non solo proprietà atomiche, ma anche frames o
 sceneggiature. Le metafore di azione implicano storie complesse e lo
 scambio non avviene tra semplici proprietà atomiche ma tra nodi di
 storie.
Isotopia

Ricorrenza di categorie semiche che assicurano la
coesione e la coerenza di un testo e rendono possibile
disambiguare gli enunciati.
Semi e lessemi
              spazialità   Dimensio-   verticalità   Orizzonta-   Prospetti-   Lateralità
       Semi                nalità                    lità         vità
Lessemi
Alto          +            +           +             –            –            –

Basso         +            +           +             –            –            –

Lungo         +            +           –             +            +            –

Corto         +            +           –             +            +            –

Largo         +            +           –             +            –            +

Stretto       +            +           –             +            –            +

Vasto         +            –

Spesso        +            –
Lessema e Semema
• Lessema testa: parte del corpo unita al collo
• A)
  • a testa scoperta
  • lavarsi la testa
  • una testa bianca

• B)
  • Spaccare la testa
  • Rompersi la testa

  • Pagare tanto a testa
  • Una taglia sulla testa
  • Testa coronata
  • Testa calda
• Primo Nucleo semico di testa

 A) Estremità+ superiorità+ verticalità
 •La testa di un palo
 •Essere alla testa della ditta
 •Avere debiti fin sopra la testa

 B) estremità+anteriorità+orizzontalità+continuità
 •Testa di una trave
 •Testa di un canale
 •Stazione di testa

 C) estremità+anteriorità+orizzontalità+discontinuità
 •Vettura di testa
 •Testa del corteo
 •Perdere la testa

 Nucleo semico = semi comuni (semi nucleari) che costituiscono il lessema
 testa: estremità, superatività (superiore+anteriore).
 Semi contestuali (classemi) = i restanti, che si attivano a seconda del
 contesto della frase.
• Secondo nucleo semico di testa: sfericità

• A) sfericità
  • testa di una cometa
  • Testa di spillo
  • Testa di zucca

  B) sfericità+solidità
  • Rompersi la testa
  • Avere la testa dura
  • Testa d’uovo

  C) Sfericità+solidità+contenitore
  • Mettersi in testa una cosa
  • Imbottirsi la testa
Proporzione e condensazione
• Nominando una cosa col nome di un’altra le si nega delle qualità che
 le sono proprie.

• Due immagini si sovrappongono, due cose divengono diverse eppure
 riconoscibili > ircocervo concettuale.

• L’effetto della proporzione è simile a quello che Freud ha chiamato
 “condensazione”: cadono i tratti che non coincidono e si rafforzano
 quelli comuni (sogno, motto di spirito). La condensazione può essere
 descritta in termini di acquisto e perdita di proprietà o semi.

• I processi di condensazione mostrano la povertà della spiegazione
 proporzionale.
Tesauro
Cannocchiale aristotelico, 1655
• Ripresa del modello aristotelico: metafora è termine generico per ogni
  tipo di tropo.

• La creatività metaforica non è immediata, richiede esercizio e lavoro:
  • studio   di cataloghi, antologie, emblemi (imitazione del già detto,
    intertestualità)
  • Combinatoria: sistema del contenuto organizzato in modo enciclopedico, a
    partire dalle categorie di Aristotele

• Diversamente da Aristotele, distingue piano ontologico e piano
 linguistico: i trasferimenti metaforici non sono più garantiti da rapporti
 ontologici ma dalla struttura del linguaggio: i nodi più alti diventano
 classemi o selezioni contestuali dei nodi più bassi
        > sistema gerarchizzato di semi, rete di interpretanti, semiosi illimitata.
Vico
La scienza nuova, 1725 e 1744: teoria generale dell’origine e delle
funzioni del linguaggio in relazione allo sviluppo delle istituzioni.

• Andamento metaforico del linguaggio aurorale: nativa relazione
 onomatopeica tra parole e cose (dimensione naturale).

• Attenzione per la diversità delle lingue: «le lingue, come i costumi,
 nascono dalla risposta dei gruppi umani all’ambiente materiale in cui
 vivono»; tutti i gruppi umani condividono la stessa logica del
 linguaggio, ma «hanno guardato a questi universali materiali con
 aspetti diversi, vale a dire hanno diversamente pertinentizzato il loro
 universo».

• Il lavoro metaforico è sempre motivato: la proposta catacretica
 avviene «per trasporti di nature o per proprietà naturali o per effetti
 sensibili».
• Lingua degli dei: uomini imbestiati, dominati dai sensi e dalla fantasia e sprovvisti di
 raziocinio: espressione muta, fatta di gesti, rappresentazioni emblematiche e ammassi
 irrelati di sineddochi e metonimie (universali fantastici: un solo aspetto, il più rilevante e
 sensuoso dell’oggetto definito, diviene un tipo; analogie tra cose distanti).

• Lingua degli eroi: fase patriarcale e del potere aristocratico: procedure simboliche e
 corpose, produzione di metafore come catacresi: invenzione di un termine nuovo a
 partire da due già noti e uno presupposto ma inespresso. (generalizzazione fantastica,
 che estende la parte al tutto).

• Lingua degli uomini: avvento della ragione e costituzione delle repubbliche: linguaggio
 emancipato dalla sacralità delle formule e dalla naturale somiglianza delle cose, le
 parole diventano espressione di astrazioni (universalità). Il linguaggio diviene una
 istituzione tra le altre, basata sulla convenzione. Ma si conserva l’attività metaforizzante
 come principio permanente della produzione linguistica.

Antropologia culturale: sviluppo della specie umana dall’animismo primitivo al regno della
coscienza, che si instaura con l’uso dei segni convenzionali. L’uomo diviene un essere
“discreto”, capace di astrarre e sceverare. Ma gli elementi fantastico-passionali, già
messi in rilievo dal materialismo classico di Epicuro e Lucrezio nella genesi del
linguaggio, permangono come strategie adattative del linguaggio (Formigari, Il
linguaggio. Storia delle teorie, Laterza 2001: 139-142)
Rappresentazione componenziale e pragmatica
                  del testo
• Ricerca di una spiegazione del meccanismo metaforico basata su una semantica
 componenziale in formato di enciclopedia e che tenga conto anche delle regole di una
 semantica del testo.

• Una semantica dizionariale consente di capire il funzionamento della sineddoche ma
 non della metafora.

• La rappresentazione componenziale in forma di enciclopedia assume la forma di un
 reticolo di proprietà non organizzate gerarchicamente > semiosi illimitata: ogni segno è
 definito da altri segni, definiti a loro volta da altri segni.

• Nella rappresentazione enciclopedica la similarità fra due semi o proprietà semantiche
 è data dal fatto che in un sistema del contenuto tali proprietà vengono nominate dallo
 stesso interpretante, indipendentemente dal fatto che gli oggetti nominati designati da
 quell’interpretante presentino similarità percettive (es.: uso dell’interpretante/bianco/
 per designare il colore dei denti e quello delle pecore).
• Ma la metafora mette in gioco non solo similarità ma anche opposizioni: la coppa e lo
  scudo sono simili per forma (concava e rotonda) ma opposti per funzione
  (pace/guerra).

• Di qui la rilevanza di una semantica dei casi: Soggetto agente (A), Oggetto su cui
  l’agente esercita la sua azione (O), Contro-Agente (CA), Strumento usato dall’agente
  (S), Proposito o scopo dell’azione (P), ecc. (cfr. Tesnière, Greimas, Fillmore,
  Bierwisch): validi per l’analisi dei predicati (verbi): /stare/ per «ancorare»: lo star fermo
  è l’effetto (proposito) dell’ancorarsi (sema per semema); /una macchina saldamente
  ancorata/ per «parcheggiata» (semema per sema: una rappresentazione enciclopedica
  di /fermarsi/ deve comprendere anche i suoi strumenti come l’ancora)

• Passaggio all’analisi degli argomenti (sostantivi, oggetti come risultato di un’azione
  produttiva): Richiamo alle 4 cause aristoteliche (efficiente, formale, materiale, finale)
   • Agente o Causa (A)
   • Materia (M)
   • Forma (F)
   • Fine o Proposito (P)

Es.: /casa/ > F (tetto), A (cultura), M (mattoni) F (rifugio)
casa/tetto: rapporto classicamente pensato come sineddotico (parte/tutto, genere/specie)
Casa/rifugio: rapporto classicamente considerato metonimico
• Una rappresentazione enciclopedica in termini casuali elimina la
 differenza tra sineddoche e metonimia: la foglia è un sema del
 semema albero tanto quanto lo è il seme, anche se la prima vi appare
 come componente morfologica (Forma) e il secondo come causa e
 origine (Agente).

• In questa prospettiva la metonimia diventa la sostituzione di un
 semema con uno dei suoi semi (/Bere una bottiglia/ per «bere del
 vino») o di un sema con il semema a cui appartiene (/Piangi o
 Gerusalemme/ per «pianga il popolo d’Israele»: tra le proprietà
 enciclopediche di Israele c’è: città santa degli ebrei).

• Questo tipo di sostituzione metonimica è lo “spostamento” di cui parla
 Freud: come sullo spostamento si opera la condensazione, così su
 questi scambi metonimici si opera la metafora.
Metonimia
• Perché si è imposta una distinzione fra sineddoche in Pi e metonimia, dal
 momento che dovrebbero rappresentare due tipi uguali di rapporto
 semema/sema, ovvero una metonimia? (cfr. Jakobson, che ha unificato una
 serie di fenomeni fondati sulla contiguità sotto il nome di metonimia).

• La risposta è di tipo storico-fenomenologico: priorità della percezione visiva e
 delle caratteristiche morfologiche delle cose (un corpo è rotondo o rosso, un
 suono è grave o forte, una sensazione tattile è calda o ispida, ecc.). Solo in
 un secondo tempo si è in grado di stabilire le cause, la materia di cui
 l’oggetto è fatto, i suoi fini o funzioni. Per questo la sineddoche
 particolarizzante, che si basa sul rapporto tra un oggetto e le sue parti, ha
 ottenuto uno status privilegiato: è lo status privilegiato della percezione
 rispetto ad altri tipi di conoscenza, che si possono chiamare ‘giudizi’, ma si
 basano su inferenze successive (relative all’origine o ai fini di una cosa).
Topic, frames, isotopie
• «La semiotica del codice è uno strumento operativo che serve a una
 semiotica della produzione segnica […]. Dovrà dunque essere un principio
 metodologico della ricerca semiotica quello per cui la delineazione di campi e
 assi semantici, e la descrizione di codici come attualmente funzionanti, può
 essere compiuta quasi sempre solo in occasione dello studio delle condizioni
 comunicative di un dato messaggio» (Eco 1975, § 2.13).

• Sotto la pressione di un certo contesto, una data porzione di enciclopedia
 viene attivata e proposta come ‘spalliera svedese’ (Eco 1971) per sostenere
 e spiegare gli scambi metonimici e i loro esiti metaforici.

• Questa pressione contestuale è data:
  • A) dalla identificazione di un tema o topic, dalla scelta di un percorso di
    interpretazione o isotopia
  • B) dal riferimento a frames o sceneggiature intertestuali che permettono di stabilire
    di cosa si sta parlando ma anche sotto quale profilo, a quali fini e in quale direzione
    (Lector in fabula)
Metafore banali e metafore aperte
Le metafore sono metonimie che si ignorano e che un tempo lo
diventeranno (p.184).
        Es. L’albero da sedere

        /albero/                       /panca/

        F: tronco, fronde, verticale   F: orizzontale

        A: natura                      A: cultura

        M: legno                       M: legno

        P: frutti                      P: sedersi

 Albero e panca si identificano su un nodo alto dell’albero (sono entrambi
 vegetali) e si oppongono su un nodo basso (uno è lavorato, l’altro no):
 condensazione attraverso una serie di spostamenti. Metafora povera: non si
 apprende molto.
• Es. La casa degli uccelli

        /casa/                         /uccelli/
        F: rettangolare, chiusa,       F: alati, ecc.
        coperta
        A: cultura                     A: cultura
        M: terra (inorganico)          M:terra (organico)
        P: riparo                      P: volare nell’aria

 Identificazione delle materie in base a una logica degli
 elementi (terra, aria, acqua, fuoco)
                                   /aria/
                      F: Informe
                      A: natura
                      M: aria
                      P: non riparo
Primo abbozzo di regola

«Ispezionando il contenuto, nei primi due termini che esso offre, si
trovino semi più o meno simili (omonimi) che spingano a ipotizzare una
terza unità semantica che presenti con quella metaforizzante pochi
semi simili e molti dissimili e che si componga con la prima entro un
albero di Porfirio dove si dà unità su un nodo molto alto ma
disuguaglianza sui nodi più bassi […]. Sarà ‘buona’ la metafora che
non consente di arrestare subito la ricerca (come era avvenuto per la
panca), ma permetta ispezioni diverse, complementari e contraddittorie
[...] un corto circuito che, a volerlo dipanare in tutti i suoi passaggi,
porterebbe via troppo tempo» (Eco 1984: 187).
Cinque regole
1.   Si costruisca una prima rappresentazione componenziale del semema
     metaforizzante (veicolo): questa rappresentazione deve magnificare solo
     le proprietà che il contesto ha suggerito come rilevanti, narcotizzando le
     altre (Eco, 1979) > primo tentativo abduttivo.
2.   Si individui nella enciclopedia un altro semema che possegga uno o più
     degli stessi sememi del semema veicolo ed esibisca al contempo altri semi
     interessanti. Questo semema diventa un candidato per il ruolo di semema
     metaforizzato (tenore). Per “stessi sememi” si intendono semi esprimibili
     attraverso lo stesso interpretante. Altri semi ‘interessanti’ sono quelli
     rappresentabili da interpretanti diversi, ma tali che possano essere opposti
     secondo qualche incompatibilità ipercodificata (aperto/chiuso, morto/vivo,
     ecc.).
3.   Si selezioni una o più di queste proprietà o semi diversi e si costruisca su
     di essi un albero di Porfirio tale che queste coppie di opposizioni si
     congiungano a un nodo superiore.
4.   Tenore e veicolo esibiscono un rapporto interessante quando le loro
     diverse proprietà o semi si incontrano a un nodo comparativamente molto
     alto dell’albero di Porfirio.
5.   Si controlli se, sulla base della metafora ipotizzata, si possono individuare
     nuove relazioni semantiche, in modo da arricchire il potere cognitivo del
     tropo.
• La riuscita della metafora dipende dal formato socioculturale dell’enciclopedia dei
    soggetti interpretanti.
•   La produzione di metafore si basa su un ricco tessuto culturale: reti di interpretanti che
    decidono della similarità e della dissimilarità delle proprietà > semiosi illimitata.
•   Possibilità di metafore nuove, aurorali, le cui condizioni sono:
      • Un contesto capace di rivitalizzare una metafora morta o catacresizzata (il collo
        della bottiglia).
      • Nel passaggio da una sostanza semiotica ad un’altra si può rivitalizzare una
        metafora (es. i ritratti di Modigliani reinventano la metafora /Collo di cigno/; la
        flessibilità rappresentata visivamente può reinventare una metafora catacresizzata);
      • Un tropo spento può funzionare come nuovo per chi vi si accosti con sguardo
        fresco.
•   Questi tropi innovativi nascono sempre sulla base di un soggiacente tessuto semiotico.
    Anche le metafore più ingenue sono fatte con detriti di altre metafore. I confini tra primi
    e ultimi tropi non sono materia di semantica ma di pragmatica dell’interpretazione.
•   A lungo si è pensato che per capire una metafora occorresse conoscere il codice (o
    l’enciclopedia), in realtà, la metafora è lo strumento che ci consente di capire meglio il
    codice.
•   La metafora non si lascia definire in modo semplice (salto, sostituzione, similitudine
    abbreviata, analogia). Dal punto di vista semiotico, il processo di produzione e
    interpretazione della metafora è lungo e tortuoso.
Eco, Metafora e semiotica interpretativa,
              in A.M. Lorusso, Metafora conoscenza, 2005
• La metafora presuppone un significato letterale
• Non si dà spiegazione della metafora se non accettando una qualche
    semantica componenziale. Tuttavia una interpretazione della metafora
    richiede una semantica componenziale che non sia basata solo su semi
    dizionariali ‘atomici’, bensì su rappresentazioni semantiche in forma
    enciclopedica.
•   La metafora non descrive un mondo possibile, come se dire che l’uomo è una
    canna pensante implicasse un universo in cui gli uomini sono canne. La
    metafora è tale proprio perché gli uomini non sono canne.
•   Le proprietà su cui gioca la metafora non sono reali ma culturali.
•   La prova che una espressione è metaforica è che, se la prendo letteralmente,
    appare falsa.
•   L’interpretazione metaforica è un processo abduttivo.
• Sotto l’apparente corto circuito metaforico (per cui la similarità tra due termini
 pare scattare per la prima volta) sta un tessuto ininterrotto di contiguità
 culturalizzate.

• Non discutiamo ora se queste contiguità siano date da precedenti metonimie,
 metafore, sineddochi. Sono possibilità di aggancio su proprietà definite e
 predefinite come simili, e si può inventare una metafora perché il linguaggio,
 nel suo processo di semiosi illimitata, costituisce una rete polidimensionale di
 queste connessioni possibili.

• L’immaginazione metaforica altro non è che un raziocinio che percorre in
 fretta i sentieri del labirinto semantico, e nella fretta perde il senso della loro
 struttura ferrea. L’immaginazione ‘creativa’ compie esercizi spericolati solo
 perché esiste una griglia culturale che la sostiene e le suggerisce i movimenti
 grazie alla sua rete. La griglia è la Lingua come Cultura, è l’Enciclopedia. Su
 di essa la Parola gioca, o fa esercizi, per conoscere meglio la cultura e, solo
 attraverso di essa, il mondo come ce lo rappresentiamo.
Conclusioni
• Non si può formalizzare la metafora, non si possono dare istruzioni
    perché un computer ne produca: l’efficacia di una metafora dipende
    dall’enciclopedia dei soggetti interpretanti. Per poter produrre
    metafore occorre disporre di un ricco tessuto culturale, organizzato in
    reti di interpretanti che decidono della similarità e della dissimilarità
    delle proprietà.
•   La produzione metaforica consente anche di riorganizzare in nuovi
    nodi di similarità e dissimilarità l’universo del contenuto.
•   Possono però sempre darsi metafore aurorali
•   La metafora è lo strumento che permette di capire meglio il codice (o
    l’enciclopedia).
•   Dal punto di vista semiotico, il processo di produzione della metafora
    è un percorso lungo e tortuoso.
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