Porsche 356, laddove iniziò la leggenda
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24 AUTO D’EPOCA Porsche 356, laddove iniziò la leggenda Non si tratta d’una semplice vicenda La 356 ® Come molte vetture divenu- fino a 2, con una gamma di potenze che d’auto d’epoca nella quale, sostanzial- te iconiche, anch’essa ebbe una storia spaziava dai 40 ai 130 CV delle Carrera mente, una vecchia signora, su cui lo longeva, che si snodò dall’immediato 2,0. Il successo straordinario della 356 scorrere del tempo ha posato il suo im- periodo post-bellico fino al 1966. Au- è da assoggettare in gran parte al ma- placabile logorio, viene riportata ai fasti tomobile architettonicamente derivata gnifico comportamento su strada, sunto della giovinezza; no… quella che abbia- dal Maggiolino, ma dalle fattezze deci- di maneggevolezza e leggerezza, e alle mo assaporato, attraverso il calmo in- samente sportive e con caratteristiche prestazioni notevoli in rapporto alla ci- cedere narrativo, dalle inflessioni sviz- di guidabilità invidiabili, fu considera- lindrata. Rispetto alle sportive degli anni zero tedesche, del signor Mario Mirolo, ta il primo rampollo di serie della real ‘30 era anche piuttosto confortevole e è una storia saldamente intrecciata a casata di Stoccarda e madre di quella pratica, con la presenza di 2 cantucci legami familiari lunghi mezzo secolo variante quasi sacra denominata “Car- posteriori, seppur di ridicole dimensioni, ed è una bellissima testimonianza d’un rera”. Pure la tanto blasonata 911 le do- che ne miglioravano la fruibilità quoti- restauro durato quattro anni e sei mesi, vette gran parte del suo patrimonio ge- diana anche da parte delle famiglie. La nel quale l’amicizia si è rivelata il vero netico. ® Lungo il cammino produttivo, sua grande affidabilità le consentiva un elemento catalizzante. come è normale che sia, subì costanti utilizzo giornaliero per andare in ufficio modifiche e miglioramenti, mantenen- e, la domenica, per correre in pista. do però la medesima filosofia di base: Soggetto e protagonista della trama, pianale scatolato in acciaio, carrozzeria Un po’ di storia ® Siamo nell’agosto una stupenda Porsche 356 A T1 del coupé o cabriolet 2+2 posti, unità boxer del 1947 a Gmünd in Kärnten, Carinzia. 1957. Su di essa, abbiamo avuto il pri- 4 cilindri, raffreddata ad aria e mon- Lì, in una dismessa segheria austriaca vilegio di salire per un breve tragitto tata posteriormente a sbalzo per una lontana dalla distruzione alleata sulla fra le assolate, gennaine, vie d’Asco- proverbiale motricità in uscita di curva, Germania, nacquero le 356. Furono pio- na; quanta poesia in quel raffinato sa- nonché sospensioni a barra di torsio- niere in assoluto nell’ereditare il nome lotto d’altri tempi, quanta magia nel ne. Il motore, che nelle prime versioni Porsche da colei che le ispirò già dal gorgogliare tipico, dalla timbrica quasi sembrava semplicemente essere stato 1939, prima che il clamore delle armi fluviale, di quel suo motore boxer im- traslato da un Maggiolino, era origina- venisse a sovrastare il suono della vita, mancabilmente istallato al posteriore. riamente d’1,1 litri, ma fu irrobustito ossia la meravigliosa Typ 64 (o VK Typ
AUTO D’EPOCA 25 La nostra vettura Si tratta d’una splendida Porsche 356 A T1 / Pre-T2 del 1957, il cui restauro si è appena concluso dopo più di 4, appas- sionati anni. Mario Mirolo, il proprie- tario: «Devo molto alla mia squadra; a Chico, per il fantastico lavoro eseguito sul motore, a Mauro, per il suo perfe- zionismo su ogni dettaglio, a Graziano, per l’incredibile maestria che ha dimo- strato sulla carrozzeria, a Tony (Santa), per l’impeccabile creazione tappezziera, a Erich Schwaller, per aver eseguito sal- 60 K 10). A concepirle, lo stesso Ferdi- ti con distribuzione ad aste e bilancieri dature magistrali ed esser stato mentore nand, appena liberato dalla prigionia, nonché albero su bronzine. La scocca e il e ispiratore di tutti noi nella sua officina assieme a suo figlio Ferry, a Karl Rabe, pianale, malgrado la linea risultasse ge- di Gordevio dov’è stata creata la magia… Erwin Komenda e al carrozziere Frede- neralmente invariata, subirono un totale Questo percorso di restauro, crogiolo rich Weber. Erano la reinterpretazione in rinnovamento. Esteticamente, la serie d’interminabili ore di lavoro, si è rivela- chiave agonistica d’una piccola vettura A si differenziava dalla sua progenitrice to soprattutto una questione d’amicizia le cui parti derivavano quasi integral- anche per un parabrezza panoramico e stima». ® In quanto alla dimensione mente dal Maggiolino Volkswagen. Typ curvato, costituito da un unico pezzo. umana, la 356 ha d’altronde sempre 356 era, semplicemente, la sigla relati- Gli indicatori di direzione frontali erano rappresentato un punto fermo nella fa- va alla numerazione del progetto. ® Fu sempre integrati nella griglia del clac- miglia Mirolo. «Ho respirato automobi- l’inizio d’un percorso straordinario, che son e tutti i modelli si caratterizzavano li fin da piccino; mio padre era titolare ebbe incredibili acuti, fin dall’ingresso per una maniglia del cofano anteriore d’un minuscolo ma rinomato garage della Porsche nell’olimpo dei costruttori modificata con stemma Porsche incas- senza rappresentanza a Binningen, nel durante il Salone di Ginevra del ’49, che sato. Dal marzo del 1957, le luci poste- Canton Basilea Campagna. In seguito, vi la vide protagonista con due esemplari riori presentavano una forma a goccia. lavorai anch’io per apprendere il mestie- esposti. Quell’anno, venne pure stipulato re di meccanico. Riparavamo macchine un accordo con la Carrozzeria Reutter, La T2 ® Nel 1957 si giunse, non repen- d’un certo pregio. Ricordo, in particola- futura dirimpettaia a Stoccarda, che se- tinamente ma gradualmente, alla T2, re, una Citroën che, in seguito, fu donata gnò l’avvio dei processi d’industrializ- che sfoggiava interni migliorati, leva al Museo dei Trasporti di Lucerna. Tra zazione della 356 grazie all’utilizzo, per del cambio arretrata, frizione con mol- le vetture sulle quali facevamo tagliandi la scocca, dell’acciaio in sostituzione la a diaframma, scatola dello sterzo ZF, regolari, c’era pure questa 356, allora dell’alluminio. Pure, fu il tempo di Max carburatori Solex 32ND1X e nuovo sca- stupenda nella sua livrea rossa». Era di Hoffmann, colui il quale avrebbe conqui- rico inglobato nei rostri dei paraurti. Vi proprietà del signor Peter Bühlmann, stato i mercati del Nord America e, nel furono, inoltre, alcuni cambiamenti che la cui madre ne era venuta a conoscen- 1954, incoraggiato la realizzazione d’u- riguardarono il posizionamento delle za nei primi anni Settanta grazie al suo na delle auto più famose della storia, la luci di servizio, mentre il tachimetro e lo impiego presso l’ufficio tecnico della se- 356 Speedster, il primo amore di James strumento della temperatura olio/livello zione della circolazione di Basilea Cam- Dean. ® I Porsche recuperarono l’offi- carburante si scambiarono di posizione. pagna. Egli la guidò fino al 1978 quando, cina di Stoccarda nel 1952 e aprirono la Due anni dopo, la T2 fu a sua volta sosti- affrontando una curva, andò fuori strada fabbrica di Zuffenhausen (proprio dove tuita dalla 356 B-T5. a causa della rottura del mozzo d’una si trova la sede odierna). Fu un fiorire ruota (difetto di costruzione assai noto, di modelli e motorizzazioni, fino a quel In pista ® Le 356 ebbero un successo poi risolto dalla T2). «Ne fu così spaven- fatidico 1955 nel quale venne alla luce la notevole anche sul piano agonistico, tato che cedette la Porsche a mio padre declinazione oggetto del nostro articolo. battendo vetture ben più potenti grazie il quale, nel 1980, la regalò a mia figlia alle loro doti di maneg- La 356 A ® Uscita di scena la 356 d’ori- gevolezza e leggerezza. gine, s’iniziò a produrre la 356 A-T1 (T1 Disputarono un nume- era l’acronimo di Technische Programm ro incredibile di gare, 1, il piano di sviluppo che mirava al mi- dominando, vincendo e glioramento generale della vettura. Ne forgiando il blasone Por- seguirono altri 3: T2, T5 e T6). Con que- sche in quest’ambito. sta variante, Porsche si distanziò ancora Tra i successi, il primo di più da quella Volkswagen che lo aveva Campionato Europeo reso celebre. Infatti, furono riprogettate Rally nel 1953, ma an- le sospensioni, pur mantenendo lo sche- che molteplici afferma- ma a barre di torsione, e fu introdotto un zioni nella categoria GT nuovo carter in lega d’alluminio conce- ed Endurance, con un pito dalla casa. La 356 A venne lanciata bottino di due 24 Ore di sul mercato con cinque motorizzazioni Le Mans nel 1951 e nel a quattro cilindri: 1’300 da 44 CV, 1’300 1952. Iconiche, le loro Super (60 CV), 1’600 (60 CV), 1’600 Super molteplici partecipazio- (75 CV), 1’500 GS Carrera (100 CV), tut- ni alle Mille Miglia.
26 AUTO D’EPOCA Claudia quando nacque. Io ne sono sol- Il rivestimento frontale e i paraurti era- tutta la sua bellezza sulla via del rodag- tanto il traghettatore che l’ha riportata no stati cambiati con quelli di una tipo gio, il suo estro nervoso, da purosangue, ai fasti d’un tempo (ci dice sorridendo)». B. «Bisogna svolgere molte ore di ricer- la sua incauta ripartizione dei pesi che la ® Cinquant’anni in famiglia e nessuno, ca per trovare pezzi che siano davvero rende tanto leggera all’avantreno. Chis- fino a quando la carrozzeria fu denudata autentici. Per fortuna, le parti in lamie- sà, poi, che non la vedrete riunire attorno in vista dei bagni decapanti presso Meier. ra della 356, tra cui anche questa che a sé, ancora una volta, questo incredibile Rafz nel Canton Zurigo, s’era accorto che sostituimmo, vengono ancora realizzati gruppo d’amici che, per lei, ha lavorato il colore d’origine era il favoloso arancio- su licenza Porsche. Stoddard, in Ohio, fino a tarda ora durante innumerevoli ne, realizzato solo su richiesta tra il ‘56 comprò gran parte degli stampi originali sere. Chissà, infine, che non la vedrete e il ’58, che oggi esibisce con orgoglio. e li portò negli Stati Uniti. Da lì, produ- incamminarsi in compagnia d’un signo- Ma fu scoperto anche altro: la 356, pri- ce per tutto il mondo». ® Ora, la 356 è re elegante e gentile verso le mitiche ma che il signor Bühlmann ne fosse il tornata in splendida forma e chissà che, strade della Mille Miglia. proprietario, aveva subito un incidente. di questi tempi, non la vedrete sfoggiare di Elias Bertini SCHEDA TECNICA Modello: Porsche 356 / 1’600 A T1 [Pre T2] / mono griglia / Elegibile 1000 MIGLIA Anno: 1957 - uscita dalla fabbrica il 17 luglio (fonte: Porsche Classic) - data d’immatricolazione 24 settembre 1957 (fonte USTRA) Carrozzeria: coupé / Colore: arancione 5711 Cilindrata: 1’582 cm³ Nr. cilindri e disposizione: 4, boxer Alesaggio: 82.5 mm / Corsa: 74 mm Rapporto di compressione: 7.5:1 Alimentazione: 2 carburatori Zenit 32NDIX Potenza massima: 44.13 kW (60 CV) a 4’500 giri/min. Cambio: manuale, sincronizzato a 4 marce (più retro) Velocità massima: 160 km/h Freni: a tamburo / Dimensioni (in mm): lunghezza 3’950 / larghezza 1’670 / altezza 1’310 passo 2’100 / Peso a vuoto: 878 kg Capacità serbatoio: 52 l VALUTAZIONE DI MERCATO In ottime condizioni, dai 100 ai 250mila franchi
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