CHE COSA SI INTENDE PER CLONAZIONE ?

Pagina creata da Christian Carrara
 
CONTINUA A LEGGERE
CHE COSA SI INTENDE PER CLONAZIONE ?
CHE COSA SI INTENDE
       PER CLONAZIONE ?

                                            La clonazione è diventata un argo-
                                            mento popolare grazie al caso della
                                            pecora Dolly. Da allora, anche se
                                            della questione si parla frequente-
                                            mente, troppo spesso non si ha pe-
                                            rò un’idea precisa circa il significato
                                            scientifico del termine, né tantome-
                                            no circa le sue implicazioni etiche.
                                            Preliminarmente, occorre pertanto
                                            spiegare il concetto.

La parola “clonazione” deriva dal greco “klon” che significa germoglio o ramo-
scello.

In biologia essa indica la possibilità di duplicare il patrimonio genetico di qual-
siasi essere vivente. Questo significa che, attraverso l’ingegneria genetica, è
teoricamente possibile fare una copia esatta di una cellula, di un batterio, di
un animale, di una pianta… o dello stesso uomo.

Conseguentemente, il soggetto che nasce attraverso la manipolazione gene-
tica può non avere né padre né madre, in quanto i cromosomi necessari al
suo sviluppo vengono semplicemente estratti dall’ovulo che li contiene, e fatti
sviluppare senza neanche impiegare gli spermatozoi.

                                                                                20
CHE COSA SI INTENDE PER CLONAZIONE ?
DOV
      DOVE NASCONO I DUBBI ETICI ?

Se questa è la clonazione, si comprende facilmente quanti e quali dubbi etici
possano derivarne.

                                    La questione etica nasce dal fatto che la
                                    clonazione rappresenta una forma di ripro-
                                    duzione che non necessita di alcun contat-
                                    to sessuale (riproduzione asessuata). Chi
                                    contesta la clonazione, afferma che ben-
                                    ché l’evoluzione tecnica lo consenta,
                                    l’uomo non dovrebbe mai tentare di sosti-
                                    tuirsi a Dio manipolando i processi che
                                    danno inizio alla vita.

Ma al di là di questo aspetto, a lasciare sgomenti è l’idea che sia possibile
“fotocopiare” un essere vivente, la cui dignità e nobiltà è legata anche
all’unicità ed irripetibilità della sua esperienza. E'stata infatti espressa preoc-
cupazione per il possibile ampio numero di bambini identici che possono ri-
sultare da quest’operazione. Tali ansie sono attualmente ingiustificate, per-
ché ciò non è verosimile dal momento che il metodo ha possibilità numeriche
molto limitate. La stessa tecnologia applicata precedentemente agli animali
ha dimostrato che la percentuale di nascite vive dal trasferimento di un singo-
lo embrione è di circa il 20 % nei migliori laboratori. Perciò, anche se si otte-
nessero 15 embrioni in buona salute, duplicati da un singolo embrione (il che

                                                                                21
CHE COSA SI INTENDE PER CLONAZIONE ?
oltretutto non è attualmente possibile) e si trasferissero singolarmente in 15
differenti uteri, il numero possibile di aspettative di nascita non sarebbe mag-
giore di tre.

C' è anche un'altra preoccupazione, ossia che una più grande proporzione di
malformazioni si verificherebbero in bambini concepiti con l'  uso della clona-
zione embrionale. Per quanto questo problema non può essere adeguata-
mente conosciuto fino a che tali metodiche non vengano ampiamente speri-
mentate, l'esperienza degli stessi procedimenti con animali suggerisce che la
preoccupazione è vera. Non solo, l' esperienza di venti anni di procreazione in
vitro ha dimostrato quanto è reale tale apprensione (ad. es. spina bifida, mal-
formazioni cardiache, ecc.).

Infine, sono state sollevate preoccupazioni sulle conseguenze per l'    evoluzio-
ne delle specie e della diversità genetica tra gli esseri umani. La vita si diffon-
de e si evolve proprio grazie alla "diversità", che con la clonazione verrebbe
turbata. E'la paura di "effetti imprevedibili" nel quadro biologico dei geni, so-
prattutto nel contesto di clonazione per trapianto nucleare in cui milioni di co-
pie potrebbero, in teoria, essere prodotti da una sola persona. Non si deve
poi trascurare che sono sempre possibili errori da laboratorio che potrebbero
portare all'
           insorgere di alcuni danni irreversibili sulla natura umana.

Che ne sarà dunque dell’unicità e irripetibilità individuale? La domanda fon-
damentale a cui dobbiamo cercare di rispondere è: l'      unicità di una persona
(ossia il suo valore e la propria dignità) è assegnata dall' unicità dei suoi geni
o dall'
      unicità della sua esperienza/storia personale? La domanda si può an-
che intendere in quest'    altro modo: che cos'   è un' individualità personale?
L’esperienza scientifica e le sue prospettive di applicazione possono aiutarci
a capire meglio.

Al riguardo bisogna dire che l'      individualità biologica non coincide con
l’individualità personale, perché la persona rappresenta qualcosa di più am-
bio della sua realtà biologica, ossia dell’insieme di organi che la compongono.
L' uomo è il suo corpo biologico, ma non è solo il suo corpo. Per quanto una
persona venga prodotta con la duplicazione embrionale, se mancherà della
sua unicità genetica non mancherà però della sua unicità individuale, proprio
come nel caso dei gemelli identici. In questo senso, non è il fatto della dupli-
cazione biologica (gemelli identici) che fa problema, ma eventuali dubbi sulla
maggiore possibilità dell’insorgenza di malformazioni, o di interferenze sulla
personalità di coscienza di un essere vivente, vale a dire sulla autocoscienza
della propria dignità e sulla coscienza sociale che egli si vede attributa dagli
altri.

                                                                                 22
CHE COSA SI INTENDE PER CLONAZIONE ?
LA STORIA DI DOLLY:

Molti avranno sentito parlare della pecora Dolly. Come mai un semplice ovino
si è meritato l’attenzione del mondo accademico fino a diventare un caso in-
ternazionale?

I primi esperimenti di clonazione ven-
nero effettuati già negli anni ’50 sulle
rane. Ma il 5 luglio 1996 in Scozia,
presso il Roslin Institute, si è speri-
mentata con successo la clonazione
del primo mammifero della storia.
Si tratta della famosa pecora Dolly
creata prelevando cellule dalla mam-
mella di un altro ovino dell’età di 6 an-
ni. Purtroppo Dolly è vissuta poco. In-
fatti, a soli 5 anni, manifestò i segni di
un invecchiamento precoce, tra cui
una forma di artrite particolarmente in-
solita per un animale di quell’età.

Si è ipotizzato che, per essere clonata da un esemplare adulto, alla nascita
Dolly avesse l’età genetica di 6 anni, e fosse quindi destinata ad un’esistenza

                                                                             23
più breve. Questo ha fatto aumentare l’inquietudine per una tecnica, che, al-
meno in teoria, potrebbe essere applicata anche all’uomo.

Ad esempio, in un film di fantapolitica dal titolo “I ragazzi venuti dal Brasile”,
ad essere clonato era, nientemeno che Adolf Hitler. Fortunatamente, il cine-
ma assicura sempre il lieto fine, ma nel farlo ci ammonisce che la realtà può
essere diversa !

                                                                               24
…E SE INVECE DI ORGANISMI COMPLETI
       SI CLONASSERO SOLO ORGANI E TESSUTI ?

La questione etica può cambiare radicalmente se, invece di organismi com-
pleti, si pone il problema della clonazione di singoli organi o tessuti. In tal ca-
so, i dubbi etici sarebbero ridimensionati dalla finalizzazione di quest’attività
alla tutela della salute e alla preservazione della vita umana di fronte alla mi-
naccia di malattie finora considerate incurabili.

La stampa ha parlato molto della clonazione umana. In realtà, la maggior par-
te degli scienziati non è interessata a realizzare cloni umani. Quello che gli
scienziati tentano di fare è produrre cellule umane clonate che possano esse-
re utili nella cura di alcune malattie.

L’incubo della duplicazione dell’uomo resta dunque un’ipotesi confinata al
campo della fantascienza. La scienza, quella vera, è più interessata a lavora-
re su un’altra ipotesi: quella di coltivare in laboratorio singoli organi o tessuti
per “riparare” all’occorrenza l’organismo umano.

Ecco come la clonazione potrebbe funzionare in questi casi: immaginiamo di
avere un individuo affetto da una malattia degenerativa del cervello come
l’Alzeimer o il Parkinson. Rispetto a queste patologie con le terapie attual-
mente esistenti si riesce a stento a ridurre i sintomi. L’uso della clonazione
prospetta invece una concreta speranza di cura per questi casi: la speranza è
cioè quella di rimpiazzare i tessuti danneggiati con cellule nuove: le cosiddet-
te cellule staminali.
                                                                                25
COSA SONO LE STAMINALI ?

Ma in concreto, che cosa sono queste “staminali” di cui tanto si parla?

                                 La loro scoperta è piuttosto recente.
                                 Si tratta di cellule il cui destino biologico non è
                                 ancora deciso Esse infatti si trovano in uno
                                 stadio dello sviluppo nel quale non è ancora
                                 ben chiaro quali caratteristiche biologiche as-
                                 sumeranno, e di quale tessuto faranno parte.
                                 In teoria, esse potranno assumere le stesse ca-
                                 ratteristiche del tessuto nel quale saranno “in-
                                 nestate”, e per questa via, eventualmente, con-
                                 tribuire a ripararlo, ove ve ne fosse bisogno.
Nelle fasi iniziali dello sviluppo umano, le cellule staminali, situate nell'    em-
brione, sono diverse da tutti i tipi di cellule esistenti nell'
                                                              organismo, ovvero da
quelle cerebrali, ossee, cardiache, muscolari, epidermiche... Si tratta delle
cosiddette staminali embrionali: cellule totipotenti, che sviluppandosi possono
assumere le caratteristice del tessuto nel quale vengono innestate. Tuttavia il
loro uso ha dato adito a parecchi dubbi etici, giacché l’embrione altro non è
se non il primo stadio di un essere umano. Usare l’embrione per la produzio-
ne di cellule staminali significherebbe dunque sacrificare una vita che non si è
ancora sviluppata per salvarne altre.

Attraverso al clonazione, gli scienziati potrebbero produrre un embrione clo-
nato utilizzando ad es. il DNA delle cellule epidermiche di un individuo. In se-

                                                                                 26
guito, preleverebbero le cellule staminali da questo embrione, trasformandole
in cellule cerebrali, o in cellule epatiche o in cellule cardiache da trapiantare.
Qui i dubbi etici sono forti: si produce un embrione non per dare vita a un
nuovo essere vivente, ma per ripararne uno sviluppato.

Tuttavia, la clonazione non è l’unico modo per ottenere le cellule staminali.
Un altro modo per ottenerle è quello di utilizzare uno dei tanti embrioni conge-
lati per finalità riproduttive. Questi sono stati in passato prodotti nelle cliniche
di tutta Europa, ed ora si pone il problema di utilizzare gli embrioni in eccesso
per finalità non riproduttive, ossia per scopi terapeutici. In tal caso, i problemi
etici sono ancora più delicati, trattandosi non di cellule ottenute prelevando
frammenti di DNA, ma di cellule ottenute attraverso l’unione in vitro di sperma
ed ovuli.

Oltre alle staminali embrionali, che sono le cellule più facilmente manipolabili
per finalità terapeutiche, esistono però anche delle staminali adulte, cioè cel-
lule staminali prelevabili da organismi adulti, e successivamente suscettibili di
essere coltivate “in vitro” senza compromettere la salute del donatore.

                                                                                 27
LA RISPOSTA DEL LEGISLATORE:

                               In concreto, da un punto di vista normativo, alla
                               classe politica è spettato il difficile compito di
                               dare risposte ai dubbi etici sollevati dalle autori-
                               tà religiose, senza tuttavia soffocare con un di-
                               vieto assoluto le prospettive aperte dalla ricer-
                               ca scientifica.

L’atteggiamento del legislatore verso il problema dell’uso di cellule staminali
per finalità di ricerca varia da un paese all’altro. In Germania, per esempio,
l’estrazione di cellule staminali da un embrione umano è considerata illegale.
In Gran Bretagna invece, essa è perfettamente legale, ma l’utilizzo degli em-
brioni umani per finalità di ricerca è consentito solo fino a quattordici giorni
dopo la fecondazione dell’ovulo: cioè finché l’embrione è solo un insieme di
cellule, grande più o meno come un quarto di testa di spillo (0,2 mm). Passati
14 gg. Le pratiche finalizzate all’estrazione di cellule staminali diventano ille-
gali, perché i tessuti embrionali tendono a differenziarsi, fino a far riconoscere
i lineamenti di un nuovo essere vivente.

                                                                                28
In molti altri paesi non esistono ancora leggi esplicite atte a disciplinare la ri-
cerca sulle cellule staminali umane. L’Italia si è recentemente data una legi-
slazione sulla procreazione assistita, per la quale si fa rinvio al successivo
paragrafo.

                                                                                29
Puoi anche leggere