"Poco avvenente per stupro", "vergogna"

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“Poco avvenente per stupro”,
«vergogna»
«E’ una vergogna che non ha alcuna giustificazione. Una
sentenza indegna, tanto più deprecabile perché emessa da un
collegio giudicante, come si apprende dagli organi
d’informazione, formato da tre donne». Così la presidente
della Commissione regionale pari opportunità (Cpo ndr) delle
Marche, Meri Marziali, interviene sulla sentenza della Corte
di Appello di Ancona che nelle motivazioni si riferisce alla
vittima come «troppo mascolina e poco avvenente per essere
oggetto di attrazione sessuale». Impugnato dal procuratore
generale Sergio Sottani, il verdetto di assoluzione, che
ribaltava la condanna di primo grado, è stata ora annullato
dalla Cassazione. «Non è possibile pensare che in Italia
afferma Marziali- la giustizia passi per l’avvenenza o meno di
una persona. Se cosi’ fosse, ci troveremo al cospetto di una
pericolosa regressione dell’intero sistema». «I termini usati
dal collegio giudicante prosegue la Marziali- sono non solo
offensivi e mortificanti per tutte le donne, ma determinano un
vulnus sul piano dell’etica e lanciano un messaggio pericoloso
alle nuove generazioni, già alle prese con una società che
infonde poche certezze e, in alcuni casi, sembra annullare
anche i traguardi raggiunti». Marziali apprezza quanto
dichiarato dal Pg Sottani che «giustamente ha ribadito la
necessità di evitare che nei processi l’uso dei termini possa
costituire una forma di ulteriore violenza dei confronti delle
vittime. Un concetto probabilmente sfuggito alle tre donne del
collegio giudicante. La nostra speranza è che ci sia una presa
di coscienza collettiva conclude la presidente della Cpoche
permetta di raggiungere nuove frontiere di giustizia,
indipendenza e pieno riconoscimento del ruolo svolto dalle
donne nella società. Da tutta la Commissione pari opportunità
piena solidarietà ed appoggio alla ragazza vittima dello
stupro».
red.cro.

Avvocati in cattedra al liceo
“Tasso”
E’ partito lo scorso 7 marzo il progetto “Legalità Aiga
Salerno” presso il liceo classico “Torquato Tasso” per l’anno
s c o l a s t i c o 2018/2019. La collaborazione tra Aiga
Salerno e il liceo classico “Tasso”, nata dall’incontro di due
intuizioni, quello della professoressa Carmela Santarcangelo
che ha istituito una sezione a curvatura giuridico-economica e
quella dell’avvocato Maria Ceglia, responsabile del progetto,
che ha colto la necessità e la opportunità di portare il
diritto nelle scuole, è arrivata ormai alla terza edizione.
Anche quest’anno, infatti Aiga Salerno curerà i laboratori di
diritto delle prime due classi del Corso Socrate, quello
appunto ad indirizzo giuridico-economico, e darà ai ragazzi la
possibilità di approfondire a livello pratico le loro iniziali
conoscenze di diritto. I laboratori consisteranno nell’esame
di casi pratici, realmente accaduti che poi sono stati oggetto
di pronunce da parte dei Tribunale di Merito e di legittimità,
che saranno lette e spiegate in classe; in tal modo, i ragazzi
avranno spunti di riflessione sulla legalità o meno di alcuni
comportamenti di cui hanno potuto essere spettatori nella
pratica e avranno la possibilità di capire che il diritto fa
parte di ogni manifestazione concreta della loro vita, per cui
conoscere la norma è assolutamente necessario ai fini di un
vivere civile e senza conseguenze negative. Si parlerà di
pericoli della rete, di norme del vivere civile, rispetto del
codice della strada, ma anche di diritti dei consumatori, di
violenza di genere e disagi familiari, di dipendenze (da fumo,
alcol e non solo). La responsabile del Progetto è l’avvocato
Maria Ceglia, vice presidente Aiga Salerno, nonchè
responsabile della formazione, i tutor che hanno partecipato
sono gli avvocati Gisella Lauriello, Gianfranco Manzo, Maria
Cristina Rizzo, Alfonso Troisi, Carmen Dello Iacono, Gabriele
Melucci

Il carcere di Fuorni senza
progettualità
Un istituto abbandonato a se stesso. Così, ieri mattina, è
stato definito il carcere di Fuorni nel corso dell’incontro
organizzato da alcune sigle sindacali. Durante il dibattito
sono stati affrontati, ancora una volta, gli atavici problemi
che attanagliano la casa circondariale salernitana, dalla
grave carenze di organico a quelle strutturali. Una situazione
di disagio che crea non poco stress agli agenti che, con
grande spirito del dovere, lavorano senza mai abbassare la
guardia. All’incontro di ieri mattina erano presenti: i
segretari regionali dell’Osapp Vincezo Palmierie Maurizio
Russo,del Cnpp Luigi Borrelli, della Uil De Benedictis,
Daniele Giacomaniello e Lorenzo Longobardi, del Sinappe
Valentino Galloe D’Ambrosioe del Usp Ciro Auricchio. Alle
carenze di organico e strutturali – hanno sottolineato i
rappresentantio sindacali, si aggiunge lo spaventoso taglio
dei fondi operato e che certamente aggrava la già disastrosa
situazione. Insomma il penitenziario di Fuorni è una struttura
bbandonata a se stessa dove vi sono automezzi obsoleti e
progettualità pari a zero. L’incontro di ieri è stata anche
l’occasione per fare un bilancio del lavoro svolto ddal
direttori dell’Istituto. Valutazione pari a zero per il
direttore che è andato via da alcun settimane. Mentre, nutrono
grandi speranze nel successore che pare abbia già dato segnali
positivi. Il neo direttore si è insediata da poco. Intanto, la
protesta continuerà e fino a sfociare nell’evento nazionalein
programma il 27 marzo a Roma

                                                      red.cro.

Salerno dimenticherà il green
e la città non respirerà più
di Giovanna Naddeo

La Salerno del futuro punterà a urbanizzazione e incremento
demografico, ma tralascerà importanti questioni come ambiente
e sviluppo sostenibile. E’ quanto lamentato dal comitato
spontaneo “Salviamo gli alberi” in merito alla variante di
adeguamento al vigente Puc. Stando alle osservazioni
presentate dallo stesso comitato all’amministrazione comunale,
il documento disegna una città priva di spazi verdi attrezzati
all’interno dei quartieri, specificatamente nella zona
orientale (Torrione, Pastena, Mercatello), che a lungo andare
comprometterà gravemente vivibilità e salubrità, infondendo
parimenti un grande senso di sfiducia dei suoi abitanti
nell’istituzione locale. “I cittadini hanno dovuto subire la
voracità cementificatrice di questa amministrazione imprevista
ed imprevedibile. Tale atteggiamento che muove da esigenze di
natura esclusivamente speculative è privo di una sensibilità
tesa al miglioramento della qualità della vita ed in generale
al rispetto dei suoi cittadini, tant’è che in luogo
dell’espianto delle alberature, non vi è mai stata alcuna
ricollocazione” ha dichiarato Maria Carmela Criscuolo,
presidente del comitato. “La principale causa che ne ha
determinato l’abbattimento non è certo la vetustà delle
alberature, ma la assoluta carenza manutenzione e di cure, del
tutto assente nella pianificazione urbanistica e nella
programmazione economica del bilancio comunale. Nel corso
degli ultimi anni l’amministrazione comunale ha limitato quasi
sempre i propri interventi ad operazioni di taglio
prevalentemente indiscriminato e selvaggio, senza alcun tipo
di progettualità sia relativa alle nuove piantumazioni sia
relativamente ad una evidente assenza di un piano di
manutenzione finalizzato alla salvaguardia del patrimonio
verde comune”. Tutto ciò, a detta del comitato, muove contro
lo sviluppo tanto decantato, a discapito dei residenti, in
primis in termini di qualità e quantità di ossigeno.
Strettamente correlata, infatti, la questione viabilità, con
la crescita esponenziale della circolazione dei veicoli in
assenza di un servizio di trasporto pubblico efficiente. Da
qui la richiesta inoltrata a Palazzo di Città circa la
definizione all’interno della variante al Puc di un piano del
verde pubblico che salvaguardi il verde esistente dei
quartieri. Non solo: “Salviamo gli alberi” ha richiesto di
poter partecipare attivamente ai lavori, chiedendo che tutte
le iniziative finalizzate sia alla manutenzione che ad
eventuali eliminazioni o modifica del patrimonio del verde
pubblico siano portate a conoscenza del comitato.

Il giudice Scognamiglio di
nuovo dinanzi al Consiglio
superiore
Ci sara’ un nuovo processo disciplinare al Csm per la giudice
Anna Scognamiglio, nei confronti della quale il ‘tribunale
delle toghe’ aveva emesso la sanzione della ‘censura’,
ritenendo che si sarebbe dovuta astenere, nel 2015, in tre
procedimenti concatenati sul governatore della Campania
Vincenzo De Luca. Accogliendo il ricorso della giudice, le
Sezioni Unite della Cassazione hanno rilevato che la
“rappresentazione”, in base alla quale e’ stata censurata, e’
“inficiata da errori”. Il tutto si riferisce al caso De Luca,
inizialmente sospeso dalla carica di presidente per effetto
della legge Severino. Secondo la sezione disciplinare,
Scognamiglio si sarebbe dovuta astenere dal giudicare, poiche’
suo marito Guglielmo Mamma concorreva a un incarico di vertice
in una Asl. La sezione disciplinare del Csm, aveva ritenuto
che il fatto avesse avuto una risonanza tale da pregiudicare
in concreto l’immagine del magistrato, da qui la sanzione
disciplinare. La Cassazione da un lato osserva che il
magistrato “era ben consapevole dell’esistenza dell’interesse
del coniuge”, ragion per cui vi erano “gravi ragione di
convenienza” che avrebbero dovuto imporre di astenersi per il
conflitto anche solo “potenziale” di interessi, ma riconosce
che nella motivazioni della decisione disciplinare vi e’ una
“erronea ricostruzione” del fatto, cosa che impone un nuovo
esame. In particolare, i giudici disciplinari, si legge nella
sentenza della Cassazione (n. 6962) non avevano correttamente
valutato che al primo dei giudizi a lei contestati (quello che
su ricorso d’urgenza di De Luca, a giugno, aveva congelato la
decisione del Consiglio dei ministri che lo sospendeva dalla
carica di governatore), Scognamiglio non aveva partecipato.
Aveva invece redatto l’ordinanza successiva, del 22 luglio.
Inoltre, ad agosto era entrato in vigore un albo nazionale per
gli incarichi nelle sanita’, cui le Regioni devono attingere,
e Manna non vi aveva concorso.
A rischio il diritto                                alla
salute in Campania
“E’ a rischio il diritto alla salute dei cittadini campani” e’
la sintesi di Aspat Campania che sollecita la Regione, ed in
particolare la struttura commissariale, a trovare soluzioni.
Dopo aver evidenziato rischi e contraddizioni della
riabilitazione complessa, proponendo correttivi e soluzioni
concrete ad alcune criticità concernenti i setting
assistenziali, l’attenzione si concentra sulla specialistica
ambulatoriale, cioè sulla necessità di cura dei cittadini
campani. L’Associazione Sanità Privata Accreditata
Territoriale ha prodotto un report concernente il monitoraggio
dei tetti di spesa del primo trimestre 2019, con la specifica
al giorno 9 marzo, per ciascuna Asl e per ciascuna branca
specialistica     dell’interruzione     delle   prestazioni.
“Dall’analisi si evidenzia, con estrema chiarezza , che –
sottolinea il direttore Gaetano Gambino – in quasi tutte le
Asl, ad eccezione di Avellino e Benevento, alla data attuale,
risultano già esauriti in particolare i budget del laboratorio
di analisi, della cardiologia e della radiologia, che
rappresentano i maggiori volumi di prestazioni richiesti dai
prescrittori”. Gli effetti, secondo gli studi e l’esperienza
Aspat, si concretizzeranno nella rinuncia alle cure ed alla
prevenzione, con costi che saranno maggiori per il pubblico, e
con ulteriore ingolfamento delle liste di attesa. “Anche
quest’anno si conferma come lo Stop erogativo – sottolineano i
vertici Aspat riguardi 30/45 giorni a trimestre in analogia
agli anni precedenti e quindi si verificherà ancora tre volte
nel corso 2019”. Alcuni esempi: la specialistica ambulatoriale
per la radiologia si è interrotta il 25 febbraio ad Avellino,
il 1 marzo a Caserta, il 23 febbraio a Napoli 1 centro, il 2
marzo a Napoli 2 Nord, il 27 febbraio a Napoli 3 Sud, il 4
marzo a Salerno e si bloccherà il prossimo 12 marzo a
Benevento. Drammatico il quadro per la cardiologia. A Napoli 1
centro il blocco è al 16 febbraio, alla Napoli 2 Nord al 18
febbraio, all’Asl Napoli 3 al 26 febbraio ed a Salerno è al 9
marzo. Sul punto il Presidente Pierpaolo Polizzi rilancia
ancora “è necessario programmare bene il fabbisogno. Questo
eviterebbe gli ‘stop and go’ non più sopportabili dai
cittadini e dalle strutture”. “Abbiamo valutato – aggiunge -
positivamente la circolare Postiglione, direttore generale
della Regione, che ha accolto la proposta di tetto unico
regionale di branca (Turb), così disponendo la cessazione
contemporanea dei limiti di spesa di ciascuna branca/Asl,
restituendo responsabilità in capo ai medici prescrittori e
stroncando l’incivile fenomeno della transumanza degli
assistiti in mobilità passiva”. “Bene – conclude il Presidente
Aspat – ma come abbiamo ricordato giovedì scorso, in
conferenza stampa, ora bisogna battersi per una corretta
definizione del fabbisogno prestazionale prodromica ai tetti
di spesa e secondo normativa, cioè contemperando sia la spesa
storica/Lea che la rimodulazione delle quote capitarie e degli
indici di deprivazione”.

«Più opportunità per i nostri
laureati»
di Andrea Bignardi

Gherardo Marenghi, avvocato amministrativista, professore
associato all’Università degli Studi di Salerno, ha ricevuto
lunedì scorso una prestigiosa nomina da parte dei vertici
campani di Fratelli d’Italia: a lui è stato infatti conferito
il ruolo di responsabile regionale all’Università ed alla
ricerca. Il suo percorso di militanza politica nel partito che
ama definirsi dei patrioti, unito alle sue competenze in
materia giuridica, ha lasciato spazio all’inizio di un nuovo
percorso che metta al centro la formazione culturale nello
storico riferimento partitico della destra nazionale e
conservatrice. Professor Marenghi, spesso negli ultimi tempi
si associa il concetto di destra sovranista a quelli di
intolleranza e oscurantismo. Questo binomio, secondo lei, è
infelice? «Assolutamente sì. Essere di destra e quindi non
aderire al pensiero unico del politicamente corretto – non
significa non avere una visione com
plessiva e rispettabile del mondo e dei fenomeni che lo
interessano». Il suo ruolo arriva dopo un lungo percorso di
militanza nella “fiamma”, sotto il segno dei valori che essa
porta con sé. Secondo Lei, destra e cultura possono essere
compatibili? «Sì, senz’altro. Un esempio è stato offerto dalla
scuola di formazione politica che abbiamo realizzato lo scorso
anno. E’ una bellissima occasione di formazione e crescita
condivisa con i tanti giovani affascinati dalla nostra
comunità di patrioti: da responsabile regionale all’università
ed alla ricerca cercheró di potenziare quest’iniziativa».
Quali saranno le attività che metterà in campo nel suo nuovo
ruolo? «Una di quelle che maggiormente mi sta a cuore è
senz’altro quella di lavorare allo scopo di favorire
l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani che studiano
nelle nostre università. Tutti gli atenei campani sono ben
posizionati nei ranking messi a punto da importanti istituti
di ricerca, la formazione in Campania complessivamente è di
qualità. Eppure manca un efficace meccanismo di raccordo con
il mondo del lavoro. Il mio compito sarà comunque quello di
operare affinché il problema occupazionale dei laureati nelle
nostre università tenda quantomeno a ridurre la sua drammatica
entità, evitando di costringere i nostri giovani ad una
migrazione di massa verso altri paesi». Spesso il vostro
partito ha sostenuto che l’Europa non sia attenta alle
esigenze dei suoi cittadini ma vicina
alle istanze di burocrazie scollegate dalla realtà… «Sì,
l’Europa negli ultimi anni ha adottato politiche inadeguate
soprattutto in materia di immigrazione. Fratelli d’Italia
rispetto a questo tema ha da sempre le idee chiare: la
soluzione alla problematica è molto più complessa rispetto a
quello che si voglia far credere, e va innanzitutto ricercata
nel continente africano, che è stato a lungo vittima di
politiche neocolonialiste che ne hanno depauperato le risorse.
La Francia, come ricordato dalla nostra leader Giorgia Meloni,
ha giocato un ruolo da protagonista in quest’ambito». Dunque
in questo contesto così complesso ed articolato, quali crede
possano essere i risvolti per il governo delle prossime
elezioni europee? «Avranno una notevole rilevanza a livello
nazionale e rappresenteranno una sfida chiave per l’esecutivo
gialloverde. A differenza delle recenti elezioni regionali in
Abruzzo e Sardegna, i risultati della tornata elettorale del
prossimo 26 maggio saranno fondamentali per le sorti del
governo. Qualora i 5 Stelle dovessero confermare il trend
negativo, sarà d’obbligo fare un’analisi ad ampio raggio ed a
lunga scadenza».

Compostaggio,     il   fiore
all’occhiello contestato e
fermo da tre anni
di Andrea Pellegrino

Quasi tre anni chiuso, soldi spesi per trasferire i rifiuti
altrove e conseguente aumento delle tariffe della raccolta
differenziata. Nonostante tutto, per Vincenzo De Luca
l’impianto di compostaggio di Salerno è stato sempre «il fiore
all’occhiello» dell’Italia. Fin da quando ci portò perfino
all’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, in visita a
Salerno per tirare la volata finale allo stesso De Luca alle
scorse elezioni regionali. Un impianto servito per distogliere
l’attenzione      dalla    mancata     realizzazione       del
Termovalorizzatore di Cupa Siglia, prima sostenuto poi
osteggiato dallo stesso ex sindaco di Salerno. Ma il sito di
compostaggio, nonostante le continue dichiarazioni favorevoli
dell’attuale governatore della Campania, ha funzionato poco e,
a quanto pare, secondo la relazione dell’Anac, anche male.
Domani mattina De Luca e l’amministrazione comunale saranno in
visita proprio presso l’impianto che dovrebbe ripartire dopo
anni di stop dovuti proprio all’inchiesta dell’Anac, alla
risoluzione contrattuale con la Daneco e al cambio di gestore
con l’affidamento alla Salerno Pulita. Ma oltre all’Anac che
già tempo ha chiuso l’istruttoria, sulla gestione e
sull’appalto c’è (o ci dovrebbe essere) anche una inchiesta
della Procura di Salerno, i cui riscontri, però, non sono
ancora noti. Era stata la stessa Autorità anticorruzione ad
inviare gli atti all’attenzione della Procura salernitana e
anche della Corte dei Conti. Al momento lo stop ha creato non
pochi danni, soprattutto economici. Tant’è che lo stesso
Vincenzo De Luca ha annunciato (nel corso della trasmissione
del venerdì a Lira Tv) i risparmi: «Circa 60 euro a
tonnellata», rispetto al prezzo sborsato da Palazzo di Città
per conferire i rifiuti in altri impianti.

I RILIEVI.

Attività di gestione di rifiuti non autorizzata. Questa una
delle violazioni che ipotizzarono e segnalarono gli ispettori
dell’Autorità Anticorruzione rispetto al sito di compostaggio
di Salerno. Ma tra le accuse c’era anche una scarsa raccolta
differenziata. «Il corretto funzionamento dell’impianto –
scrissero gli ispettori nella relazione – presuppone tuttavia
una raccolta differenziata dell’umido che obbedisca a
determinati standard che sono quelli indicati dal Consorzio
Compostatori. Sin da subito è apparso evidente che la qualità
della raccolta differenziata è invece più che scadente, ovvero
è divenuta via via tale nel tempo.
L’amministrazione piuttosto che puntare sul miglioramento
della raccolta differenziata, ha ritenuto preferibile pagare
gli “extra costi” di un impianto che funziona in maniera
anomala, e d’altronde il gestore, adeguatamente ristorato e
scarsamente interessato a salvaguardare l’impianto in quanto
non di sua proprietà, ha accettato la situazione».
Differenziata che, a quanto pare, avrebbe subito, da allora,
anche una flessione. Questo secondo gli ultimi dati emersi dal
rapporto dei Comuni ricicloni di Legambiente.

Daneco nei guai anche a
Ghemme. Polizza fideiussoria
non conforme
Nel giorno della visita di Vincenzo De Luca e Vincenzo Napoli
al sito di compostaggio di Salerno, scoppia il caso Daneco. A
sollevarlo è un servizio delle Iene che si occupa della
discarica di Ghemme, in provincia di Novara. Il gestore? La
Daneco, lo stesso che per anni ha tenuto in “cura” l’impianto
di compostaggio di Salerno, prima di vedersi revocare l’Aia
dalla Regione Campania ed il contratto dal Comune di Salerno.
Tra la discarica del novarese e l’impianto della zona
industriale salernitana ci sarebbero delle analogie. Infatti,
oltre ai soldi non utilizzati dalla Daneco per la messa in
sicurezza dell’impianto, spunterebbe anche una polizza
fideiussoria non conforme. Lo stesso motivo, quest’ultimo, che
ha portato alla revoca della titolarità dell’autorizzazione
ambientale integrata per l’impianto di compostaggio di
Salerno. A quanto pare la Daneco non avrebbe mai rispettato
quanto prescritto dagli uffici regionali, in particolare sulla
polizza assicurativa. Sulla vicenda pende anche un contenzioso
al Tar Napoli ma al momento si sarebbe celebrata solo una
udienza dopo il ricorso presentato dall’azienda. Ma non
sarebbe l’unico. Il Comune di Salerno, nella revoca
contrattuale per “gravi inadempienze”, aveva avviato anche un
risarcimento del danno. Ma al momento non si hanno notizie.
L’unica cosa certa è che la titolarità dell’Aia e gli ex
dipendenti della Daneco sono stati trasferiti alla Salerno
Pulita, società municipalizzata che si occupa della raccolta e
smaltimento dei rifiuti urbani. Nessuna notizia neppure in
merito all’inchiesta della Procura di Salerno che ha acceso i
riflettori sull’impianto dopo l’ispezione dell’Anac che.
sostanzialmente. ha portato alla chiusura dell’impianto.
Proprio sull’indagine penale, incalza Roberto Celano,
capogruppo di Forza Italia al Comune di Salerno: «Si spera che
stia approfondendo ciò che l’Anac ha già denunciato con
precisione». Celano ricorda: «Si tratta di un impianto pagato
almeno tre volte in più rispetto al reale valore di mercato e
che finora ha funzionato poco. Ma intanto De Luca straparla».

                                                     (andpell)

«Le Università siano libere».
Fico   in   mensa   tra   gli
studenti
di Andrea Pellegrino

Una mattinata tra gli studenti per il presidente della Camera,
Roberto Fico, che ieri è stato accolto all’Università degli
Studi di Salerno in un’aula magna gremita di persone. A fare
gli onori di casa, il rettore Aurelio Tommasetti: «Al di là di
ogni schieramento, la nostra Università ha le porte
spalancate. E’ l’occasione per mostrare i risultati raggiunti
dal nostro Ateneo». L’occasione è il convegno “Giovani,
fiducia e istituzioni”, che ha visto tra gli organizzatori il
giovane parlamentare Luigi Iovino che, tra l’altro, è anche
studente dell’Unisa. Un dibattito informale in cui la terza
carica dello Stato ha interagito con i ragazzi. «Le nostre
università devono essere libere, piene di merito e di
indipendenza, con tanti fondi per la ricerca, affinché le
ricerche di queste università possano essere applicate alla
vita reale dei nostri comuni», ha esordito Fico, che ha
ricordato poi i suoi primi atti da presidente: la delibera sul
taglio dei vitalizi degli ex parlamentari e la ricerca della
verità sul caso Regeni. «Non passa giorno – ha detto il
presidente – in cui non ci sia una mia azione per accertare la
verità». Pungolato sull’Europa, Fico chiarisce: «Non possiamo
stare da soli, non possiamo fare una nostra politica estera.
Soprattutto in questo contesto così complesso a livello
internazionale. Il ruolo dell’Italia deve essere di maggiore
integrazione all’interno dell’Unione Europea». Non entra
invece nelle beghe politiche del governo: «Rappresento il
Parlamento, ho massimo rispetto di questa istituzione e mi
muovo secondo i miei poteri e le mie competenze. Certo alcune
volte intervengo sui temi ma sempre nel massimo rispetto». Sul
Tav, argomento caldo nel dibattito politico nazionale, Fico
precisa: «Nessuna figuraccia con l’Europa ma è giusto che ci
sia una valutazione, perché parliamo di soldi dei cittadini».
Ed anche sull’autonomia differenziata rassicura: «Il
Parlamento dovrà essere e sarà centrale. Non c’è nessun atto –
dice – ci sono delle trattative tra i Ministeri e le Regioni».
La mattinata è terminata con il pranzo in mensa. Il presidente
della Camera dei Deputati, dopo aver ricevuto un simbolico
badge e riempito il vassoio con un piatto di fusilli e uno
d’insalata, ha atteso il proprio turno in fila, chiacchierando
con personale e studenti. Prima del pranzo, accompagnato – tra
gli altri – dal rettore, Aurelio Tommasetti, aveva visitato la
biblioteca umanistica e l’aula “Antonio Dalia” del
dipartimento di Scienze Giuridiche dove era in corso una
lezione di filosofia del diritto frequentata da studenti del
primo anno. A loro si è rivolto Fico, ricordando che «io avevo
fatto qui i test per entrare a Scienze della Comunicazione e
non sono riuscito a entrare per un punto e mezzo. Quel punto e
mezzo mi ha fatto partire per Trieste perché lì c’era Scienze
della Comunicazione e quell’anno non era a numero chiuso.
Arrivammo a Trieste in 350 da tutta Italia e poi mi sono
laureato lì».
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