"Poco avvenente per stupro", "vergogna"
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“Poco avvenente per stupro”, «vergogna» «E’ una vergogna che non ha alcuna giustificazione. Una sentenza indegna, tanto più deprecabile perché emessa da un collegio giudicante, come si apprende dagli organi d’informazione, formato da tre donne». Così la presidente della Commissione regionale pari opportunità (Cpo ndr) delle Marche, Meri Marziali, interviene sulla sentenza della Corte di Appello di Ancona che nelle motivazioni si riferisce alla vittima come «troppo mascolina e poco avvenente per essere oggetto di attrazione sessuale». Impugnato dal procuratore generale Sergio Sottani, il verdetto di assoluzione, che ribaltava la condanna di primo grado, è stata ora annullato dalla Cassazione. «Non è possibile pensare che in Italia afferma Marziali- la giustizia passi per l’avvenenza o meno di una persona. Se cosi’ fosse, ci troveremo al cospetto di una pericolosa regressione dell’intero sistema». «I termini usati dal collegio giudicante prosegue la Marziali- sono non solo offensivi e mortificanti per tutte le donne, ma determinano un vulnus sul piano dell’etica e lanciano un messaggio pericoloso alle nuove generazioni, già alle prese con una società che infonde poche certezze e, in alcuni casi, sembra annullare anche i traguardi raggiunti». Marziali apprezza quanto dichiarato dal Pg Sottani che «giustamente ha ribadito la necessità di evitare che nei processi l’uso dei termini possa costituire una forma di ulteriore violenza dei confronti delle vittime. Un concetto probabilmente sfuggito alle tre donne del collegio giudicante. La nostra speranza è che ci sia una presa di coscienza collettiva conclude la presidente della Cpoche permetta di raggiungere nuove frontiere di giustizia, indipendenza e pieno riconoscimento del ruolo svolto dalle donne nella società. Da tutta la Commissione pari opportunità piena solidarietà ed appoggio alla ragazza vittima dello stupro».
red.cro. Avvocati in cattedra al liceo “Tasso” E’ partito lo scorso 7 marzo il progetto “Legalità Aiga Salerno” presso il liceo classico “Torquato Tasso” per l’anno s c o l a s t i c o 2018/2019. La collaborazione tra Aiga Salerno e il liceo classico “Tasso”, nata dall’incontro di due intuizioni, quello della professoressa Carmela Santarcangelo che ha istituito una sezione a curvatura giuridico-economica e quella dell’avvocato Maria Ceglia, responsabile del progetto, che ha colto la necessità e la opportunità di portare il diritto nelle scuole, è arrivata ormai alla terza edizione. Anche quest’anno, infatti Aiga Salerno curerà i laboratori di diritto delle prime due classi del Corso Socrate, quello appunto ad indirizzo giuridico-economico, e darà ai ragazzi la possibilità di approfondire a livello pratico le loro iniziali conoscenze di diritto. I laboratori consisteranno nell’esame di casi pratici, realmente accaduti che poi sono stati oggetto di pronunce da parte dei Tribunale di Merito e di legittimità, che saranno lette e spiegate in classe; in tal modo, i ragazzi avranno spunti di riflessione sulla legalità o meno di alcuni comportamenti di cui hanno potuto essere spettatori nella pratica e avranno la possibilità di capire che il diritto fa parte di ogni manifestazione concreta della loro vita, per cui conoscere la norma è assolutamente necessario ai fini di un vivere civile e senza conseguenze negative. Si parlerà di pericoli della rete, di norme del vivere civile, rispetto del codice della strada, ma anche di diritti dei consumatori, di violenza di genere e disagi familiari, di dipendenze (da fumo, alcol e non solo). La responsabile del Progetto è l’avvocato
Maria Ceglia, vice presidente Aiga Salerno, nonchè responsabile della formazione, i tutor che hanno partecipato sono gli avvocati Gisella Lauriello, Gianfranco Manzo, Maria Cristina Rizzo, Alfonso Troisi, Carmen Dello Iacono, Gabriele Melucci Il carcere di Fuorni senza progettualità Un istituto abbandonato a se stesso. Così, ieri mattina, è stato definito il carcere di Fuorni nel corso dell’incontro organizzato da alcune sigle sindacali. Durante il dibattito sono stati affrontati, ancora una volta, gli atavici problemi che attanagliano la casa circondariale salernitana, dalla grave carenze di organico a quelle strutturali. Una situazione di disagio che crea non poco stress agli agenti che, con grande spirito del dovere, lavorano senza mai abbassare la guardia. All’incontro di ieri mattina erano presenti: i segretari regionali dell’Osapp Vincezo Palmierie Maurizio Russo,del Cnpp Luigi Borrelli, della Uil De Benedictis, Daniele Giacomaniello e Lorenzo Longobardi, del Sinappe Valentino Galloe D’Ambrosioe del Usp Ciro Auricchio. Alle carenze di organico e strutturali – hanno sottolineato i rappresentantio sindacali, si aggiunge lo spaventoso taglio dei fondi operato e che certamente aggrava la già disastrosa situazione. Insomma il penitenziario di Fuorni è una struttura bbandonata a se stessa dove vi sono automezzi obsoleti e progettualità pari a zero. L’incontro di ieri è stata anche l’occasione per fare un bilancio del lavoro svolto ddal direttori dell’Istituto. Valutazione pari a zero per il direttore che è andato via da alcun settimane. Mentre, nutrono grandi speranze nel successore che pare abbia già dato segnali
positivi. Il neo direttore si è insediata da poco. Intanto, la protesta continuerà e fino a sfociare nell’evento nazionalein programma il 27 marzo a Roma red.cro. Salerno dimenticherà il green e la città non respirerà più di Giovanna Naddeo La Salerno del futuro punterà a urbanizzazione e incremento demografico, ma tralascerà importanti questioni come ambiente e sviluppo sostenibile. E’ quanto lamentato dal comitato spontaneo “Salviamo gli alberi” in merito alla variante di adeguamento al vigente Puc. Stando alle osservazioni presentate dallo stesso comitato all’amministrazione comunale, il documento disegna una città priva di spazi verdi attrezzati all’interno dei quartieri, specificatamente nella zona orientale (Torrione, Pastena, Mercatello), che a lungo andare comprometterà gravemente vivibilità e salubrità, infondendo parimenti un grande senso di sfiducia dei suoi abitanti nell’istituzione locale. “I cittadini hanno dovuto subire la voracità cementificatrice di questa amministrazione imprevista ed imprevedibile. Tale atteggiamento che muove da esigenze di natura esclusivamente speculative è privo di una sensibilità tesa al miglioramento della qualità della vita ed in generale al rispetto dei suoi cittadini, tant’è che in luogo dell’espianto delle alberature, non vi è mai stata alcuna ricollocazione” ha dichiarato Maria Carmela Criscuolo, presidente del comitato. “La principale causa che ne ha determinato l’abbattimento non è certo la vetustà delle
alberature, ma la assoluta carenza manutenzione e di cure, del tutto assente nella pianificazione urbanistica e nella programmazione economica del bilancio comunale. Nel corso degli ultimi anni l’amministrazione comunale ha limitato quasi sempre i propri interventi ad operazioni di taglio prevalentemente indiscriminato e selvaggio, senza alcun tipo di progettualità sia relativa alle nuove piantumazioni sia relativamente ad una evidente assenza di un piano di manutenzione finalizzato alla salvaguardia del patrimonio verde comune”. Tutto ciò, a detta del comitato, muove contro lo sviluppo tanto decantato, a discapito dei residenti, in primis in termini di qualità e quantità di ossigeno. Strettamente correlata, infatti, la questione viabilità, con la crescita esponenziale della circolazione dei veicoli in assenza di un servizio di trasporto pubblico efficiente. Da qui la richiesta inoltrata a Palazzo di Città circa la definizione all’interno della variante al Puc di un piano del verde pubblico che salvaguardi il verde esistente dei quartieri. Non solo: “Salviamo gli alberi” ha richiesto di poter partecipare attivamente ai lavori, chiedendo che tutte le iniziative finalizzate sia alla manutenzione che ad eventuali eliminazioni o modifica del patrimonio del verde pubblico siano portate a conoscenza del comitato. Il giudice Scognamiglio di nuovo dinanzi al Consiglio superiore Ci sara’ un nuovo processo disciplinare al Csm per la giudice Anna Scognamiglio, nei confronti della quale il ‘tribunale delle toghe’ aveva emesso la sanzione della ‘censura’,
ritenendo che si sarebbe dovuta astenere, nel 2015, in tre procedimenti concatenati sul governatore della Campania Vincenzo De Luca. Accogliendo il ricorso della giudice, le Sezioni Unite della Cassazione hanno rilevato che la “rappresentazione”, in base alla quale e’ stata censurata, e’ “inficiata da errori”. Il tutto si riferisce al caso De Luca, inizialmente sospeso dalla carica di presidente per effetto della legge Severino. Secondo la sezione disciplinare, Scognamiglio si sarebbe dovuta astenere dal giudicare, poiche’ suo marito Guglielmo Mamma concorreva a un incarico di vertice in una Asl. La sezione disciplinare del Csm, aveva ritenuto che il fatto avesse avuto una risonanza tale da pregiudicare in concreto l’immagine del magistrato, da qui la sanzione disciplinare. La Cassazione da un lato osserva che il magistrato “era ben consapevole dell’esistenza dell’interesse del coniuge”, ragion per cui vi erano “gravi ragione di convenienza” che avrebbero dovuto imporre di astenersi per il conflitto anche solo “potenziale” di interessi, ma riconosce che nella motivazioni della decisione disciplinare vi e’ una “erronea ricostruzione” del fatto, cosa che impone un nuovo esame. In particolare, i giudici disciplinari, si legge nella sentenza della Cassazione (n. 6962) non avevano correttamente valutato che al primo dei giudizi a lei contestati (quello che su ricorso d’urgenza di De Luca, a giugno, aveva congelato la decisione del Consiglio dei ministri che lo sospendeva dalla carica di governatore), Scognamiglio non aveva partecipato. Aveva invece redatto l’ordinanza successiva, del 22 luglio. Inoltre, ad agosto era entrato in vigore un albo nazionale per gli incarichi nelle sanita’, cui le Regioni devono attingere, e Manna non vi aveva concorso.
A rischio il diritto alla salute in Campania “E’ a rischio il diritto alla salute dei cittadini campani” e’ la sintesi di Aspat Campania che sollecita la Regione, ed in particolare la struttura commissariale, a trovare soluzioni. Dopo aver evidenziato rischi e contraddizioni della riabilitazione complessa, proponendo correttivi e soluzioni concrete ad alcune criticità concernenti i setting assistenziali, l’attenzione si concentra sulla specialistica ambulatoriale, cioè sulla necessità di cura dei cittadini campani. L’Associazione Sanità Privata Accreditata Territoriale ha prodotto un report concernente il monitoraggio dei tetti di spesa del primo trimestre 2019, con la specifica al giorno 9 marzo, per ciascuna Asl e per ciascuna branca specialistica dell’interruzione delle prestazioni. “Dall’analisi si evidenzia, con estrema chiarezza , che – sottolinea il direttore Gaetano Gambino – in quasi tutte le Asl, ad eccezione di Avellino e Benevento, alla data attuale, risultano già esauriti in particolare i budget del laboratorio di analisi, della cardiologia e della radiologia, che rappresentano i maggiori volumi di prestazioni richiesti dai prescrittori”. Gli effetti, secondo gli studi e l’esperienza Aspat, si concretizzeranno nella rinuncia alle cure ed alla prevenzione, con costi che saranno maggiori per il pubblico, e con ulteriore ingolfamento delle liste di attesa. “Anche quest’anno si conferma come lo Stop erogativo – sottolineano i vertici Aspat riguardi 30/45 giorni a trimestre in analogia agli anni precedenti e quindi si verificherà ancora tre volte nel corso 2019”. Alcuni esempi: la specialistica ambulatoriale per la radiologia si è interrotta il 25 febbraio ad Avellino, il 1 marzo a Caserta, il 23 febbraio a Napoli 1 centro, il 2 marzo a Napoli 2 Nord, il 27 febbraio a Napoli 3 Sud, il 4 marzo a Salerno e si bloccherà il prossimo 12 marzo a Benevento. Drammatico il quadro per la cardiologia. A Napoli 1
centro il blocco è al 16 febbraio, alla Napoli 2 Nord al 18 febbraio, all’Asl Napoli 3 al 26 febbraio ed a Salerno è al 9 marzo. Sul punto il Presidente Pierpaolo Polizzi rilancia ancora “è necessario programmare bene il fabbisogno. Questo eviterebbe gli ‘stop and go’ non più sopportabili dai cittadini e dalle strutture”. “Abbiamo valutato – aggiunge - positivamente la circolare Postiglione, direttore generale della Regione, che ha accolto la proposta di tetto unico regionale di branca (Turb), così disponendo la cessazione contemporanea dei limiti di spesa di ciascuna branca/Asl, restituendo responsabilità in capo ai medici prescrittori e stroncando l’incivile fenomeno della transumanza degli assistiti in mobilità passiva”. “Bene – conclude il Presidente Aspat – ma come abbiamo ricordato giovedì scorso, in conferenza stampa, ora bisogna battersi per una corretta definizione del fabbisogno prestazionale prodromica ai tetti di spesa e secondo normativa, cioè contemperando sia la spesa storica/Lea che la rimodulazione delle quote capitarie e degli indici di deprivazione”. «Più opportunità per i nostri laureati» di Andrea Bignardi Gherardo Marenghi, avvocato amministrativista, professore associato all’Università degli Studi di Salerno, ha ricevuto lunedì scorso una prestigiosa nomina da parte dei vertici campani di Fratelli d’Italia: a lui è stato infatti conferito il ruolo di responsabile regionale all’Università ed alla ricerca. Il suo percorso di militanza politica nel partito che ama definirsi dei patrioti, unito alle sue competenze in
materia giuridica, ha lasciato spazio all’inizio di un nuovo percorso che metta al centro la formazione culturale nello storico riferimento partitico della destra nazionale e conservatrice. Professor Marenghi, spesso negli ultimi tempi si associa il concetto di destra sovranista a quelli di intolleranza e oscurantismo. Questo binomio, secondo lei, è infelice? «Assolutamente sì. Essere di destra e quindi non aderire al pensiero unico del politicamente corretto – non significa non avere una visione com plessiva e rispettabile del mondo e dei fenomeni che lo interessano». Il suo ruolo arriva dopo un lungo percorso di militanza nella “fiamma”, sotto il segno dei valori che essa porta con sé. Secondo Lei, destra e cultura possono essere compatibili? «Sì, senz’altro. Un esempio è stato offerto dalla scuola di formazione politica che abbiamo realizzato lo scorso anno. E’ una bellissima occasione di formazione e crescita condivisa con i tanti giovani affascinati dalla nostra comunità di patrioti: da responsabile regionale all’università ed alla ricerca cercheró di potenziare quest’iniziativa». Quali saranno le attività che metterà in campo nel suo nuovo ruolo? «Una di quelle che maggiormente mi sta a cuore è senz’altro quella di lavorare allo scopo di favorire l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani che studiano nelle nostre università. Tutti gli atenei campani sono ben posizionati nei ranking messi a punto da importanti istituti di ricerca, la formazione in Campania complessivamente è di qualità. Eppure manca un efficace meccanismo di raccordo con il mondo del lavoro. Il mio compito sarà comunque quello di operare affinché il problema occupazionale dei laureati nelle nostre università tenda quantomeno a ridurre la sua drammatica entità, evitando di costringere i nostri giovani ad una migrazione di massa verso altri paesi». Spesso il vostro partito ha sostenuto che l’Europa non sia attenta alle esigenze dei suoi cittadini ma vicina alle istanze di burocrazie scollegate dalla realtà… «Sì, l’Europa negli ultimi anni ha adottato politiche inadeguate soprattutto in materia di immigrazione. Fratelli d’Italia
rispetto a questo tema ha da sempre le idee chiare: la soluzione alla problematica è molto più complessa rispetto a quello che si voglia far credere, e va innanzitutto ricercata nel continente africano, che è stato a lungo vittima di politiche neocolonialiste che ne hanno depauperato le risorse. La Francia, come ricordato dalla nostra leader Giorgia Meloni, ha giocato un ruolo da protagonista in quest’ambito». Dunque in questo contesto così complesso ed articolato, quali crede possano essere i risvolti per il governo delle prossime elezioni europee? «Avranno una notevole rilevanza a livello nazionale e rappresenteranno una sfida chiave per l’esecutivo gialloverde. A differenza delle recenti elezioni regionali in Abruzzo e Sardegna, i risultati della tornata elettorale del prossimo 26 maggio saranno fondamentali per le sorti del governo. Qualora i 5 Stelle dovessero confermare il trend negativo, sarà d’obbligo fare un’analisi ad ampio raggio ed a lunga scadenza». Compostaggio, il fiore all’occhiello contestato e fermo da tre anni di Andrea Pellegrino Quasi tre anni chiuso, soldi spesi per trasferire i rifiuti altrove e conseguente aumento delle tariffe della raccolta differenziata. Nonostante tutto, per Vincenzo De Luca l’impianto di compostaggio di Salerno è stato sempre «il fiore all’occhiello» dell’Italia. Fin da quando ci portò perfino all’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, in visita a Salerno per tirare la volata finale allo stesso De Luca alle
scorse elezioni regionali. Un impianto servito per distogliere l’attenzione dalla mancata realizzazione del Termovalorizzatore di Cupa Siglia, prima sostenuto poi osteggiato dallo stesso ex sindaco di Salerno. Ma il sito di compostaggio, nonostante le continue dichiarazioni favorevoli dell’attuale governatore della Campania, ha funzionato poco e, a quanto pare, secondo la relazione dell’Anac, anche male. Domani mattina De Luca e l’amministrazione comunale saranno in visita proprio presso l’impianto che dovrebbe ripartire dopo anni di stop dovuti proprio all’inchiesta dell’Anac, alla risoluzione contrattuale con la Daneco e al cambio di gestore con l’affidamento alla Salerno Pulita. Ma oltre all’Anac che già tempo ha chiuso l’istruttoria, sulla gestione e sull’appalto c’è (o ci dovrebbe essere) anche una inchiesta della Procura di Salerno, i cui riscontri, però, non sono ancora noti. Era stata la stessa Autorità anticorruzione ad inviare gli atti all’attenzione della Procura salernitana e anche della Corte dei Conti. Al momento lo stop ha creato non pochi danni, soprattutto economici. Tant’è che lo stesso Vincenzo De Luca ha annunciato (nel corso della trasmissione del venerdì a Lira Tv) i risparmi: «Circa 60 euro a tonnellata», rispetto al prezzo sborsato da Palazzo di Città per conferire i rifiuti in altri impianti. I RILIEVI. Attività di gestione di rifiuti non autorizzata. Questa una delle violazioni che ipotizzarono e segnalarono gli ispettori dell’Autorità Anticorruzione rispetto al sito di compostaggio di Salerno. Ma tra le accuse c’era anche una scarsa raccolta differenziata. «Il corretto funzionamento dell’impianto – scrissero gli ispettori nella relazione – presuppone tuttavia una raccolta differenziata dell’umido che obbedisca a determinati standard che sono quelli indicati dal Consorzio Compostatori. Sin da subito è apparso evidente che la qualità della raccolta differenziata è invece più che scadente, ovvero è divenuta via via tale nel tempo.
L’amministrazione piuttosto che puntare sul miglioramento della raccolta differenziata, ha ritenuto preferibile pagare gli “extra costi” di un impianto che funziona in maniera anomala, e d’altronde il gestore, adeguatamente ristorato e scarsamente interessato a salvaguardare l’impianto in quanto non di sua proprietà, ha accettato la situazione». Differenziata che, a quanto pare, avrebbe subito, da allora, anche una flessione. Questo secondo gli ultimi dati emersi dal rapporto dei Comuni ricicloni di Legambiente. Daneco nei guai anche a Ghemme. Polizza fideiussoria non conforme Nel giorno della visita di Vincenzo De Luca e Vincenzo Napoli al sito di compostaggio di Salerno, scoppia il caso Daneco. A sollevarlo è un servizio delle Iene che si occupa della discarica di Ghemme, in provincia di Novara. Il gestore? La Daneco, lo stesso che per anni ha tenuto in “cura” l’impianto di compostaggio di Salerno, prima di vedersi revocare l’Aia dalla Regione Campania ed il contratto dal Comune di Salerno. Tra la discarica del novarese e l’impianto della zona industriale salernitana ci sarebbero delle analogie. Infatti, oltre ai soldi non utilizzati dalla Daneco per la messa in sicurezza dell’impianto, spunterebbe anche una polizza fideiussoria non conforme. Lo stesso motivo, quest’ultimo, che ha portato alla revoca della titolarità dell’autorizzazione ambientale integrata per l’impianto di compostaggio di Salerno. A quanto pare la Daneco non avrebbe mai rispettato quanto prescritto dagli uffici regionali, in particolare sulla polizza assicurativa. Sulla vicenda pende anche un contenzioso
al Tar Napoli ma al momento si sarebbe celebrata solo una udienza dopo il ricorso presentato dall’azienda. Ma non sarebbe l’unico. Il Comune di Salerno, nella revoca contrattuale per “gravi inadempienze”, aveva avviato anche un risarcimento del danno. Ma al momento non si hanno notizie. L’unica cosa certa è che la titolarità dell’Aia e gli ex dipendenti della Daneco sono stati trasferiti alla Salerno Pulita, società municipalizzata che si occupa della raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani. Nessuna notizia neppure in merito all’inchiesta della Procura di Salerno che ha acceso i riflettori sull’impianto dopo l’ispezione dell’Anac che. sostanzialmente. ha portato alla chiusura dell’impianto. Proprio sull’indagine penale, incalza Roberto Celano, capogruppo di Forza Italia al Comune di Salerno: «Si spera che stia approfondendo ciò che l’Anac ha già denunciato con precisione». Celano ricorda: «Si tratta di un impianto pagato almeno tre volte in più rispetto al reale valore di mercato e che finora ha funzionato poco. Ma intanto De Luca straparla». (andpell) «Le Università siano libere». Fico in mensa tra gli studenti di Andrea Pellegrino Una mattinata tra gli studenti per il presidente della Camera, Roberto Fico, che ieri è stato accolto all’Università degli Studi di Salerno in un’aula magna gremita di persone. A fare gli onori di casa, il rettore Aurelio Tommasetti: «Al di là di ogni schieramento, la nostra Università ha le porte
spalancate. E’ l’occasione per mostrare i risultati raggiunti dal nostro Ateneo». L’occasione è il convegno “Giovani, fiducia e istituzioni”, che ha visto tra gli organizzatori il giovane parlamentare Luigi Iovino che, tra l’altro, è anche studente dell’Unisa. Un dibattito informale in cui la terza carica dello Stato ha interagito con i ragazzi. «Le nostre università devono essere libere, piene di merito e di indipendenza, con tanti fondi per la ricerca, affinché le ricerche di queste università possano essere applicate alla vita reale dei nostri comuni», ha esordito Fico, che ha ricordato poi i suoi primi atti da presidente: la delibera sul taglio dei vitalizi degli ex parlamentari e la ricerca della verità sul caso Regeni. «Non passa giorno – ha detto il presidente – in cui non ci sia una mia azione per accertare la verità». Pungolato sull’Europa, Fico chiarisce: «Non possiamo stare da soli, non possiamo fare una nostra politica estera. Soprattutto in questo contesto così complesso a livello internazionale. Il ruolo dell’Italia deve essere di maggiore integrazione all’interno dell’Unione Europea». Non entra invece nelle beghe politiche del governo: «Rappresento il Parlamento, ho massimo rispetto di questa istituzione e mi muovo secondo i miei poteri e le mie competenze. Certo alcune volte intervengo sui temi ma sempre nel massimo rispetto». Sul Tav, argomento caldo nel dibattito politico nazionale, Fico precisa: «Nessuna figuraccia con l’Europa ma è giusto che ci sia una valutazione, perché parliamo di soldi dei cittadini». Ed anche sull’autonomia differenziata rassicura: «Il Parlamento dovrà essere e sarà centrale. Non c’è nessun atto – dice – ci sono delle trattative tra i Ministeri e le Regioni». La mattinata è terminata con il pranzo in mensa. Il presidente della Camera dei Deputati, dopo aver ricevuto un simbolico badge e riempito il vassoio con un piatto di fusilli e uno d’insalata, ha atteso il proprio turno in fila, chiacchierando con personale e studenti. Prima del pranzo, accompagnato – tra gli altri – dal rettore, Aurelio Tommasetti, aveva visitato la biblioteca umanistica e l’aula “Antonio Dalia” del dipartimento di Scienze Giuridiche dove era in corso una
lezione di filosofia del diritto frequentata da studenti del primo anno. A loro si è rivolto Fico, ricordando che «io avevo fatto qui i test per entrare a Scienze della Comunicazione e non sono riuscito a entrare per un punto e mezzo. Quel punto e mezzo mi ha fatto partire per Trieste perché lì c’era Scienze della Comunicazione e quell’anno non era a numero chiuso. Arrivammo a Trieste in 350 da tutta Italia e poi mi sono laureato lì».
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