PAULLIANUM IL CORO POLIFONICO DELLA BASILICA DI S. PAOLO MAGGIORE IN BOLOGNA HA COMPIUTO 60 ANNI (1959-2019) - Barnabiti
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PAULLIANUM IL «PAULLIANUM» DI BOLOGNA IL CORO POLIFONICO DELLA BASILICA DI S. PAOLO MAGGIORE IN BOLOGNA HA COMPIUTO 60 ANNI (1959-2019) Appunti di un tratto di vita Volti, voci, luoghi, armonie e sentimenti nell’appassionato ricordo del p. Enrico Sironi, entusiasta direttore e promotore del coro polifonico “Paullianum” di Bologna. o apprezzato molto l’in- Con semplicità e senza pretese esau- pio quelli dei canti Gregoriani, quelli H vito a offrire un contri- buto per ricordare i 60 anni di vita del Coro polifonico Paul- rienti, intendo ora limitarmi al breve tratto di vita che mi riguarda, tra- scorso felicemente a Bologna nella che portano nomi di compositori ec- cellenti come Praetorius, Da Victoria, Palestrina, Lassus, Martini, Bach, Mo- lianum della Basilica di S. Paolo Mag- comunità barnabitica presso la Basi- zart, Händel, Franck, ma anche di giore in Bologna, Coro a me sempre lica di S. Paolo Maggiore, dove si tro- autori più recenti come Somma, molto caro da quando ho avuto la va l’Archivio storico-musicale dei ses- Baderna e Brugola barnabiti, Vitali- grazia di incontrarlo e di condividere santa anni di vita del Paullianum, con ni, Picchi... Gli Atti della Comunità di un’esperienza semplicemente e sin- ceramente indimenticabile, anche se breve. È buona cosa infatti non per- dere la memoria di quanto il Coro ha vissuto e vive, per progredire con rin- novata fiducia verso traguardi ancora migliori, ad majorem Dei gloriam! Gli amici del Coro, in particolare Gianni Sabattini e Gabriele Stanzani che amano raccogliere e catalogare notizie con passione, mi hanno rivol- to alcune domande relative alla mia presenza tra loro, alle quali posso ri- spondere soltanto a memoria, da Var- savia, cogliendo così l’occasione per formulare gli auguri cordiali di buon proseguimento, ad multos annos, ai cantori che attualmente lo compon- gono e al loro direttore Giulio Moli- nari. ma anche per esprimere gratitu- Paullianum - coro, organo, orchestra dine ai Maestri Direttori e Animatori del Coro che mi hanno preceduto: Paolo Simoncini, Amedeo Vergnani, la raccolta ordinata delle cronache, S. Paolo e i volumi delle Cronache del- Walter Proni, Flavio Ponzi, p. Giu- degli avvenimenti, delle fotografie, la Parrocchia, dove l’indimenticabile seppe M. Cagni, e a coloro che dopo dei diari e degli appunti, ma in parti- p. Franco M. Ghilardotti annotava ogni di me hanno continuato l’impegno colare del cospicuo repertorio musi- avvenimento con esemplare puntua- con competenza e passione: Gianni cale classico e moderno, scelto con lità e inconfondibile calligrafia, sono Bandoli, Sergio Vartolo, Vittorio Buffi, discernimento, e delle numerose car- le fonti sicure alle quali attingere per Teto Zamboni. telle degli spartiti. Ricordo ad esem- ogni eventuale precisazione. È diffici- Eco dei Barnabiti 3/2019 41
IL «PAULLIANUM» DI BOLOGNA le altrimenti ricordare tutto con esat- L’accoglienza dei cantori è stata tezza di nomi, luoghi e date. Chiedo cordiale e da quel primo impatto ho venia del mio limite e ora tento di ri- avuto la netta sensazione di trovarmi spondere alle domande proposte, tra al posto giusto, tra amici che mi un balenare di volti, incontri e avve- aspettavano veramente. La mia espe- nimenti. rienza bolognese, come Direttore del coro in particolare, è durata quasi una ricca esperienza due anni, ma è stata molto intensa. A Bologna mi sono trovato veramente La mia personale esperienza nel bene. Con quegli amici molto cari Coro Paullianum risale ai primi anni ho mantenuto sempre ottimi contatti, del mio ministero sacerdotale. Ter- nonostante i successivi trasferimenti, minati gli studi di teologia nel no- come è di norma che accada secon- stro Seminario teologico Internazio- do i ritmi della vita religiosa, ma ho nale al Gianicolo, per circa un anno sempre mantenuto vivo il desiderio sono stato destinato alla comunità di rivederli, ciò che da allora è avve- di S. Carlo ai Catinari in Roma nuto raramente, purtroppo. Da Bolo- (1966), dalla quale poi nell’ottobre gna però… non sono mai partito! 1967 sono stato trasferito a Bolo- gna, nella comunità barnabitica pres- la mia partecipazione-dedizione so la splendida Basilica di S. Paolo è stata totale, convinta, serena Ambrogio Mazenta - disegno della Maggiore, progettata e realizzata dal- facciata della basilica S. Paolo a l’architetto barnabita p. Ambrogio Ho assunto seriamente l’incarico Bologna Mazenta (sec. XVII) che nella stes- della formazione e della direzione sa città vanta pure altre realizzazio- del Coro, con impegno francamente ni, nella cattedrale di S. Pietro e in esigente, perché con la musica non S. Salvatore. pure il viaggio serale in treno verso si può scherzare. Mi premeva tra- Ricordo molto bene l’improvvisa Bologna e la fitta nebbia trovata al- smettere soprattutto entusiasmo e fi- visita autunnale pomeridiana del l’arrivo, accolto fraternamente dal ducia, nella convinzione che solo p. Franco che mi aveva raggiunto in p. Parroco p. Cesare Riva e dal p. Fran- così sarebbe stato possibile riuscire cantoria, alle tastiere dell’organo te- co che dopo pochi giorni, una sera a imparare e a eseguire bene i brani desco Rieger, dalle grandiose sonori- mi ha presentato al Coro riunito in scelti, anche se impegnativi. È quan- tà, nella nostra altrettanto splendida una sala per le prove di canto. A Ro- to avveniva faticosamente nelle pro- chiesa di S. Carlo. Ricordo il dialogo, ma p. Franco mi aveva detto: “A Bo- ve per le singole voci, nelle ripeti- la proposta sorprendente e la deci- logna, nella nostra Basilica c’è un zioni, nelle insistenze, al fine di sione del mio trasferimento, come coro che ti aspetta. Vieni!”. raggiungere un certo livello per una buona esecuzione corale, tutti bene intonati, accordati, ‘aggiustati’. Il can- to polifonico educa ad apprendere con umiltà e pazienza, educa al- l’ascolto vicendevole, è attento alla modulazione e all’intreccio armo- nico delle diverse voci, educa a sa- pere stare insieme, uniti, concordi, a non prevalere mai. Cantare bene fa sempre bene. Favorisce la bel- lezza dello stare insieme in un ab- braccio polifonico che genera gio- ia vera, armonia. Educa all’accordo unanime. Preparavo con cura il programma delle prove settimanali, scegliendo composizioni polifoniche di autori affermati, ovviamente mettetti e can- tate di musica sacra, secondo le esi- genze suggerite dai tempi liturgici, in previsione della loro esecuzione in Basilica. A proposito della prove ri- cordo che ero molto esigente con me stesso e anche con i cantori, nella convinzione che a Dio si deve canta- concerto nella chiesa di S. Carlo ai Catinari, direzione Sironi re e suonare “con arte” (Sal 32,3), 42 Eco dei Barnabiti 3/2019
IL «PAULLIANUM» DI BOLOGNA con la vita soprattutto, offerta e dedi- cata a lui congioiosa bellezza. Il Coro polifonico Paullianum è nato nel 1959, grazie all’intuizione del p. Franco, proprio come Cappella musicale dedicata alla glorificazione di Dio, a sostegno e arricchimento del canto liturgico e anche per aiuta- re i fedeli ad ascoltare, a pregare e a meditare in un contesto di armonia che eleva. Cantare e suonare bene è un modo convincente di evangeliz- zare che va ben oltre i fini estetici e la raffinatezza delle esecuzioni. Il de- coro della Basilica di S. Paolo Mag- giore, tanto ricca di arte, che tra l’al- tro vanta un’ottima acustica e anche la presenza di tre organi meccanici, due dei quali prestigiosi, il Negrelli (1647) restaurato e il Verati (1833) concerto nella chiesa di S. Salvatore in Bologna dalle voci possenti, richiede molta attenzione in proposito. Il terzo orga- no, completamente ricostruito, è un positivo, collocato in coro. È tuttora possibile eseguire grandiosi concerti a tre organi, come avveniva nel pas- sato ed è accaduto nell’ottobre 1986 con i tre organisti Giancarlo Parodi, Klemens Schon e Andrea Macinanti. Mi torna alla memoria un singolare ‘concerto notturno’ eseguito nello stesso annoda Andrea Macinanti e dal sottoscritto ai due organi Verati e Negrelli, in Basilica a porte chiuse, buia e stupita. Avevamo suonato a lungo e con gusto, improvvisando variazioni su un tema concordato, al- ternandoci e insieme, soprattutto nel grandioso finale. Era da registrare e trascrivere! Ma il valore e il richiamo della Ba- silica è molteplice, oltre quello litur- gico, artistico-musicale. Colgo l’oc- casione per ricordare la sua vocazio- ne ecumenica giacché è dedicata in piazza S. Pietro all’Apostolo dell’unità e come tale prescelta dal card. Giacomo Lercaro come punto di riferimento “per la cit- regolarmente a Bologna per le prove me sono affiorati e apparsi in ordine tà e per la diocesi” della preghiera serali e così mantenere alto il livello, sparso: Gianni Sabattini e Daniela regolare per la causa del ristabili- per quanto possibile, delle esecuzio- Roveri. Gabriele Stanzani e Maria mento dell’unità cristiana. Dal 1997 ni che ho avuto la soddisfazione di Grazia Guidotti, Gian Paolo Boldrini nella piccola cappella ecumenica, dirigere ancora in diverse circostanze e Mitì Legnani, Teto, Maria Agnese, entrando a destra, sotto la grande ico- liturgiche e concertistiche. Maria Elena e Maria Marta Zamboni, na composita della Madre di Dio tra Fernanda Cocci, Manuela Calzolari e i Santi e gli Angeli, realizzata dal- quali amici ricordare? Sergio Faccioli, Marco Muzzi, Guido l’amico trentino Fabio Nones, è se- Moretti e Paola Taroni, Marco Dal polto il p. Grigorij Agostino M. Šuva- La domanda mi ha costretto a un Buono, Andrea e Paolo Plessi, Stefa- lov, barnabita russo, già ortodosso. notevole esercizio mnemonico per no, Maria Grazia, Andrea e Massimo A proposito dell’animazione del- ritrovare i nomi e i cognomi esatti da Silvagni, Raffaele Di Micco, Romeo coro, ricordo che anche da Firenze, applicare ai volti conosciuti e chiari Ferrari, Cesare Boninsegni, Luigi Filip- dove ero poi stato trasferito nel gen- degli amici che mi porto ben fissi nel po Orsini, Giovanni Salizzoni, Vera naio 1969, ogni settimana tornavo cuore. Mi limito a elencarli, così co- Fiorenzano, Silvia Vergnani, Paola Mi- Eco dei Barnabiti 3/2019 43
IL «PAULLIANUM» DI BOLOGNA liani, Anna Rosa Canella, Giulio e gamare la complessità polifonica del nicale era per intonarsi a Lui e ac- Giovanni Molinari, Clara Simoncini, Coro tessendo ricami melodici unici. cordarsi tra noi. Noemi Tommasini, Anna Maria Ber- La voce di Teto Zamboni era caratte- A proposito della celebrazione gami, Gianna Fini, Sandra Reatti, ristica, velata. Ora canta con le sorel- domenicale, ricordando che il gran- Amalia Piazzi, Rita Ricci, Simona le e con Marco Dal Buono e Marco de J.S. Bach aveva fatto dell’organo Benni, Mauro Natali, Mario Becca, Muzzi in Cielo. un pulpito dal quale ‘evangelizzava’ Marco Malagola. Eravamo proprio Rivedo la disposizione dei cantori, con le sue composizioni tuttora una bella squadra armonica e polifo- a semicerchio, nella magnifica absi- convincenti, dei preludi, dei corali, nica, unita nella diversità! Un pen- de della Basilica, ricca di tele e af- delle toccate e fughe, ero e ne sono siero grato anche per Cesàri che pre- freschi, tra gli stalli del coro ligneo, tuttora convinto che anche un Coro parava puntualmente le copie degli attorno all’organo: a sinistra del di- come il Paullianum può annunciare spartiti e per il mitico sagrestano rettore i soprani, poi i tenori, i bassi il Vangelo e favorire l’ascolto e l’in- teriorizzazione della Parola annun- ciata. Si tratta di una preziosa dia- conìa, cioè di un vero servizio litur- gico finalizzato alla glorificazione di Dio e alla consolazione dei fedeli. Bach firmava le sue composizioni con un’espressione che dice tutto di lui, dell’impostazione della sua vita e della sua arte musicale: “Soli Deo Gloria”. Dopo la celebrazione, in sagrestia si ricordavano gli impegni della setti- mana, quelli delle prove soprattutto – perché la musica premia la costanza regolare nell’impegno – si annuncia- vano eventuali manifestazioni musi- cali programmate in città per invo- gliare all’ascolto e imparare a valuta- re. Ricordo in modo speciale i grandi concerti d’organo (organo meccani- co Tamburini a 3 manuali, progettato da F. Tagliavini) e della corale diretta dal p. Santucci nella bella chiesa dei Servi di Maria. Si tornava a casa ar- ricchiti e contenti. Inoltre ogni dome- nica si progettava dove ritrovarci nel pomeriggio, dove andare, pensando alle colline vicine, tanta era la voglia di continuare a stare insieme. eventi legati al Paullianum Tra gli eventi legati alla vita del Paullianum, oltre a quelli celebrativi settimanali, amo ricordare gli incon- il Paullianum... con nome e cognome! tri formativi, di carattere biblico, paolino in particolare (Lectio Pauli), ecclesiale, sacramentale, etico, ecu- Marcheselli che una domenica dopo e i contralti. Non dimentico mai la menico, con i dialoghi che ne segui- la Messa delle 12 mi aveva detto: fedele partecipazione alla Messa di vano, a volte piuttosto animati e ac- “Ma padre, che belézza (sic!) di canti ogni domenica, alle ore 12, animata cesi. Ricordo con emozione i nume- sta matìna!”. dal canto polifonico del Paullianum. rosi appuntamenti settimanali con Confermo il valido apporto della Era un appuntamento speciale, di diversi cantori per la direzione spiri- schiera dei contralti, ma non dimen- grazia, di incontro,di ascolto e di tuale e le confessioni. Con gli amici tico anche il fondamentale sostegno condivisione al quale tenevo molto. del coro c’era un bel clima di ascol- del gruppo dei bassi, Rivedo i sopra- Al dire di S. Ignazio di Antiochia è to, di fiducia, di intesa. Ricordo an- ni, riascolto con piacere la voce soli- da Cristo che si prende l’intonazio- che gli incontri dedicati alla cono- sta di Fernanda e le altre voci guida ne giusta per imparare a diventare scenza dei ‘segreti’ musicali, soprat- che si intrecciavano a quelle dei te- un coro intonato. Lui è la nota fon- tutto con gli accenni alla storia della nori, voci importanti, capaci di amal- damentale. L’appuntamento dome- musica corale. 44 Eco dei Barnabiti 3/2019
IL «PAULLIANUM» DI BOLOGNA All’inizio stentavo ad accettare in- viti a organizzare concerti perché desideravo conoscere meglio il Co- ro e ‘sentire meglio il polso’, il suo amalgama, l’accordo, percepire lo spessore. Poi ho ceduto e ricordo, tra i primi concerti, quello avvenuto nella Casa del Clero in via Barberìa. Ma il concerto che ha rotto definiti- vamente il ghiaccio è stato quello eseguito nella chiesa dell’Annun- ziata. Mi ero anche commosso e con me tutto il Coro, soddisfatto, che da allora ha percepito la sua reale possibilità di impegnarsi seria- mente a cantare ancora meglio. Per un altro concerto, previsto per orga- no e coro, sempre all’Annunziata che vanta la presenza di un buon organo a tre manuali, da me spesso visitato e ‘toccato’, avevo invitato il registrazione alla Radio Vaticana noto organista Alessandro Esposito, docente presso il Conservatorio di Firenze. Quello fu un vero “concer- Umbria, a Laviano sul Trasimeno, e per riascoltare idealmente le prove to trionfale”, così definito dallo stes- ci siamo tornati! Non posso dimenti- dei grandi concerti per orchestra so M° Esposito che mi aveva inco- care il canto corale nella Basilica di presso il Teatro Comunale. Vi parte- raggiato a perseverare nel chiedere Besana in Brianza (1969), mio paese cipavo con vivo interesse. Ricordo ai “bravi cantori” il massimo impe- natale. le serate trascorse al nuovo organo gno per un rendimento ancora mi- della chiesa di S. Severino, come gliore. qualche aneddoto pure le soste alle tastiere dei vari or- Numerosi sono stati i concerti co- gani preziosi di Bologna, città tanto rali tenuti nella nostra Basilica di Sarebbero tanti gli aneddoti da ri- ricca di strumenti straordinari, co- S. Paolo, anche con l’accompagna- cordare, ma dovrei spulciare i diari me quelli di S. Petronio, S. Martino, mento dell’organo, i concerti nella chiesa nell’Oratorio dello Spirito San- to (1968) e di S. Salvatore (1969). Ma poi siamo usciti dall’ambito bo- lognese e abbiamo raggiunto Casau- ria (aprile 1969), in Abruzzo, dove abbiamo cantato nella celebre chiesa abbaziale di S. Clemente (sec. IX). Abbiamo cantato a Firenze nel teatro del Collegio Alla Querce, nel conte- sto di una festa di premiazione scola- stica. A Roma, alloggiati alla Camil- luccia, il 26 aprile 1968 abbiamo te- nuto un grande concerto serale nella bella chiesa di S. Carlo ai Catinari e siamo stati invitati dal M° Alberico Vi- talini, organista a S. Carlo e Direttore dei programmi musicali della Radio Vaticana, a cantare nella sede della stessa, per una registrazione da tra- smettere… mondialmente. Abbiamo cantato nella Sala capitolare della Curia generalizia, al Gianicolo. Ri- cordo la visita e il canto nella chiesa dell’Abbazia di Grottaferrata. Abbiamo tenuto concerti invernali e celebrato in Val di Non, nelle chie- se di Cavareno, Fondo e Sarnonico (1968). Siamo addirittura arrivati in a Roma - Camilluccia Eco dei Barnabiti 3/2019 45
IL «PAULLIANUM» DI BOLOGNA S. Michele in bosco… Avevo così la tà, fedeltà alle prove, disponibilità a tori, prestare attenzione ai testi e possibilità di ascoltare e apprezzare imparare e a lasciarsi guidare, non alle singole parole che si cantano, le voci di registri rari, di timbri e so- perdere mai di vista il Maestro Di- – soprattutto a quelle della Sacra norità originali, rese ancora più uni- rettore, i movimenti delle sue mani Scrittura – alle caratteristiche del che e convincenti dal tempo. Ad e delle braccia, accettare le osser- brano, lettura esatta delle note e esempio nella chiesa di S. Caterina di Strada Maggiore ho potuto gode- re le tipiche brillanti sonorità del- l’organo Serassi, del registro princi- pale, dei ripieni e delle ance in par- ticolare. errori di esecuzione? Gli errori o ‘stecche’ sono inevita- bili anche nelle migliori Cappelle musicali. Tutto dipende dallo stato d’animo dei cantori, da stanchezza, indisposizione, distrazione, prove mancate, impostazione della voce, fattori che possono incidere sul livello delle esecuzioni. Anche il Paullianum ha avuto i suoi momenti di cedimen- to o incertezza, momenti che dopo certe esecuzioni liturgiche o concer- tistiche registrate, venivano subito ri- presi e verificati insieme durante le prove successive. Si cercavano i mo- tivi, si discuteva, si segnalavano i punti di dubbia interpretazione, si ri- provava, ma senza tragedie. con il p. Generale Bernasconi nella basilica di Casauria caratteristiche indispensabili di un cantore vazioni, vagliare le possibilità a fa- dei segni indicati sullo spartito, at- Per arrivare a cantare bene occor- vore di una buona esecuzione, co- tenzione agli accenti delle singole re impegno costante, buona volon- noscere le intenzioni dei composi- parole, ai tempi e ai suggerimenti. Ma soprattutto ascoltare chi è vici- no e non prevalere. Non è possibi- le infatti cantare insieme se ciascu- no cerca di sentire se stesso, di ve- nire alla ribalta. Si canta insieme, in armonia, si impara a cantare be- ne la propria parte, ogni nota, a ri- manere al proprio posto nel com- plesso della composizione polifoni- ca a favore di “una musica bene ordinata”, al dire di J.S. Bach. Una musica bella e bene strutturata gua- risce l’anima, purifica e libera la mente, rasserena e rallegra il cuore, aiuta a stare insieme con gusto, a comprendersi, in polifonia appunto, cioè in armonia, nella diversità del- le voci, anche dei gusti, dei caratte- ri. Questa unità è possibile nono- stante la differenza delle voci, ci si riconosce, ci si intona a vicenda e così si evitano stonature e cacofo- nìe che feriscono. La sinfonia ar- concerto nella chiesa di Fondo in Val di Non monica infatti è accordo unanime. 46 Eco dei Barnabiti 3/2019
IL «PAULLIANUM» DI BOLOGNA Il disaccordo disgrega, l’accordo aggrega. Papa Francesco ha esorta- to il coro degli ‘Alunni del Cielo’ ad “essere polifonia” nella vita di ogni giorno, con tutti. quale strumento musicale è più adatto ad accompagnare un coro polifonico che esegue musica sacra Con tutto il rispetto che ogni stru- mento merita nell’ambito orchestra- le, non c’è dubbio che lo strumento per eccellenza, da sempre preferito e valorizzato nella Chiesa a favore della sua liturgia è e rimane l’or- 1970 - Belle rose gano a canne, possibilmente a tra- smissione meccanica. Il Concilio nel- la Costituzione sulla sacra liturgia possano adattare, convengano alla Quanto ad “altri generi di musica (n. 120) è esplicito a tale proposito. dignità del tempio e favoriscano ve- sacra e specialmente la polifonica”, “Nella Chiesa latina si abbia in ramente l’edificazione dei fedeli”. Il al n. 116 il Concilio afferma che grande onore l’organo a canne, co- capitolo VI, De musica sacra, merita “non si escludono in alcun modo me strumento tradizionale, il cui studio, lettura, riflessione personale e nella celebrazione dei divini uffici, suono è in grado di aggiungere mi- comune. purché rispondano allo spirito del- rabile splendore alle ceri- l’azione liturgica”. monie della Chiesa e di elevare potentemente le quali canti anime a Dio e alle realtà non dovrebbero celesti”. mai mancare Solo la maestosità del- nel repertorio l’organo – strumento com- del Paullianum plesso e icona che ricorda la possibile unità sinfonica nella diversità delle canne, È difficile pronunciarsi dei registri, e delle voci – è ed esprimere preferenze. in grado di sostenere e ‘le- Ho già detto che è fonda- gare’ il canto di un coro mentale conoscere la litur- polifonico e di un’assem- gia del giorno, del tempo blea. Non c’è chitarra che liturgico, le letture bibliche possa sostituirlo o preten- indicate, per poi scegliere dere tanto! Gli ‘arpeggi’ e i canti appropriati da ese- gli accordi della chitarra, guire al momento giusto. I in particolare quella classi- canti che non dovrebbero ca – strumento grazioso e mancare in una celebra- non facile da suonare bene – zione liturgica sono quelli possono aiutare il canto indicati dalla Chiesa: Kyrie di piccoli gruppi e favorire – Gloria – Salmo – Alleluja – il raccoglimento, ma quan- Credo – Sanctus – Agnus do sono amplificati senza Dei, sia in gregoriano, sia criterio, infastidiscono e in polifonia. Nell’archivio imponendosi mortificano del Paullianum vi sono le la bellezza delle melodie. cartelle dei canti adatti per Quando è amplificato elet- i diversi tempi liturgici, da tronicamente, il suo suono eseguire ad esempio al- da’ ai nervi e diventa in- l’inizio della celebrazione, sopportabile. Non si esclu- all’offertorio, alla comu- de comunque l’ammissione nione, alla conclusione. È di altri strumenti, a certe importante pertanto cono- condizioni, cioè “purché scere i testi che si canta- adatti all’uso sacro o vi si concerto di Gabriele con chitarra classica no, sapere cosa si canta. Eco dei Barnabiti 3/2019 47
IL «PAULLIANUM» DI BOLOGNA si a vicenda, aiutarsi, mantenere buone relazioni, avere cura di man- tenere rapporti di sincera amicizia, non dimenticare le date dei comple- anni, degli onomastici, voglia di im- parare e di migliorare, fare insieme esperienze di ascolto di altre corali, di orchestre, di organi… per affinare il gusto e crescere nel desiderio di perseverare nell’impegno. Anche co- sì si comprende che un coro non si improvvisa, ma impara a divenire coro. C’è un divenire nell’impegno e nel camminare insieme. l’apporto di giovani cantori Senza giovani non c’è futuro. Que- sto vale anche per un coro di amici che amano cantare insieme, quindi non di professionisti, come il Paul- lianum, dove le voci, le età, le scel- te di vita, gli impegni e le disponi- a Grottaferrata bilità dei cantori cambiano di conti- nuo. Un coro è una realtà viva, sempre in evoluzione, in un coro la stabilità delle presenze è fragile. Va favorita la partecipazione dei giova- ni. Essi aiutano a guardare al futuro con fiducia rinnovata e assicurano una continuità creativa. L’aiuto è re- ciproco e coinvolgente anche sul piano formativo umano, spirituale, culturale. Qualcuno forse ricorderà che in una particolare circostanza avevo ventilato l’idea di arrivare a costitui- re anche un piccolo coro di voci bianche: le voci bianche della Basili- ca di S. Paolo Maggiore! Un sogno. Un giorno avevo espresso al p. Fran- co l’intenzione e mi aveva un po’ bloccato con il suo caratteristico modo di guardare negli occhi, di- cendo “Ma sei diventato matto?”, ma poi aveva aggiunto sorridendo: “Pro- va, prova!” Mi aveva permesso di entrare in una classe del catechismo per sentire come cantavano i bambi- ni. Mi guardavano. Ho accennato ad concerto nella basilica di S. Paolo, Bologna, direzione Sironi una nota invitando ciascuno a ripe- terla, ho ritentato. Occorreva bel al- tro, calma, metodo, pazienza e so- Essendo una Cappella musicale di verificarne con realismo la possi- prattutto tempi lunghi. Sinceramente dedicata alle celebrazioni liturgi- bilità dell’esecuzione. ho dovuto arrendermi. Ma quell’in- che in Basilica, il Paullianum, in tento mi è rimasto nel cuore. Un so- particolare chi lo dirige, di comune strategia per mantenere l’armonia gno. Eppure a Bologna è fiorito il accordo con il celebrante, avrà cu- in una corale piccolo Coro dell’Antonianum, ani- ra di scegliere nel repertorio canti mato con pazienza e competenza da appropriati tenendo conto del livel- Incontrarsi, dialogare, conoscersi, Mariele Ventre che ha ottenuto mira- lo raggiunto dal coro, dei limiti, e non perdersi di vista, cercarsi, stimar- coli canori! 48 Eco dei Barnabiti 3/2019
IL «PAULLIANUM» DI BOLOGNA UN VERO PRIMATO MUSICALE Il coro polifonico “Paullianum”, istituito presso la Basilica di San Paolo Maggiore in Bologna nel 1959, gode di un singolare primato che lo rende straordinario, se non unico, anche rispetto a complessi vocali più rinomati o quotati: la sua biblioteca musicale storica, forte di circa 120 spartiti in gran parte originali. Un repertorio che spazia dal XVI secolo alla contempo- raneità, ricomprendendo – oltre che i classici dei gran- di maestri della polifonia: Palestrina, Bach, Händel, Vivaldi, Mozart – anche brani moderni, noti e meno noti al grande pubblico. Tra questi ultimi spiccano alcune pregevoli opere dei maestri Lorenzo Baderna e Alessandro Brugola, appartenenti a quell’Ordine dei Barnabiti cui è affidata la cura della basilica e della parrocchia fin dalle sue origini (inizio del XVII secolo)... Estratto da: . esercitare una ve- di S. Agostino che mi pare dia senso al ra e propria attra- tutto ed esprima l’essenziale per la vita zione. Ma torno personale di ogni cantore e di un coro ad affermare con nel suo insieme: Cantare amantis est. Alessandro Algardi - decapitazione di S. Paolo - basilica convinzione che Sì, cantare è proprio di chi ama. Con- di S. Paolo a Bologna sarà l’esempio del- fermando al Paullianumi più cordiali lo stile di vita cre- auguri di buon proseguimento e per- dibile dei membri severanza, con le parole di Benedetto come attirare giovani cantori? del Paullianum a costituire la mi- XVI ricordo anche la sua missione e la gliore raccomandazione del Coro e sua prerogativa: “cantare in coro è una Offrendo occasioni che favoriscano il migliore invito a provare e a farne educazione alla vita, un’educazione una conoscenza diretta del coro nel- parte. alla pace, un camminare insieme”. l’atto di sentirlo cantare coralmente, Riassumo quanto ho cercato di rac- che li entusiasmi e faccia affiorare in cogliere e scrivere in una espressione Enrico Sironi loro il desiderio di provare. È impor- tante rivolgere inviti personali espliciti: “Vieni, vedi, ascolta, prova!”. È im- portante che colgano soprattutto la te- stimonianza della bellezza del riusci- re a stare insieme, del condividere, della serenità, dell’autenticità dei rap- porti. Le vie sono molteplici. Possono essere quelle dei contatti spontanei, dell’amicizia, dell’invito ad alcune prove, a un concerto, a un’esperienza festosa. È importante che assaporino che è veramente bello stare insieme, sperimentare la serietà dell’accoglien- za, cantare insieme, partecipare, con- dividere, sentirsi parte responsabile della famiglia del Paullianum. In defi- nitiva che è possibile cantare bene! È bene accoglierli in coro, ad esempio per qualche celebrazione domenica- le, perché assistano, ascoltino e si la- scino toccare dalla bellezza del can- il Coro Paullianum, diretto dal 2015 dal tenore Giulio Molinari, in una recente to polifonico. Anche così è possibile esibizione Eco dei Barnabiti 3/2019 49
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