PIANO ALTERNATIVO AGLI ABBATTIMENTI DI NUTRIA NEL TERRITORIO PROVINCIALE PADOVANO - LIPU Venezia

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PIANO ALTERNATIVO AGLI ABBATTIMENTI DI NUTRIA NEL TERRITORIO PROVINCIALE PADOVANO - LIPU Venezia
8 dic. 16

PIANO ALTERNATIVO AGLI ABBATTIMENTI DI NUTRIA
     NEL TERRITORIO PROVINCIALE PADOVANO

Nutria (Myocastor coypus), foto Stefano Bottazzo (LIPU Padova)

Un programma già tracciato, eppure ignorato dalla totalità delle amministrazioni degli enti locali e dalla
politica a tutti i livelli.
Ad esplorare soluzioni alternative agli abbattimenti delle nutrie sono stati i docenti e ricercatori del
Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie dell’Università degli Studi di Parma: i medici veterinari
Cristina Marchetti, Anna Maria Cantoni, Pier Giovanni Bracchi, Attilio Corradi. Non proprio degli
sconosciuti insomma: il prof. Attilio Corradi, docente di Anatomia patologica, è stato eletto Direttore del
nuovo Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie dell’Università di Parma1.
Nel 2012, su impulso del Consorzio della Bonifica Parmense, i quattro ricercatori pubblicarono uno studio
con l’obbiettivo di fare il punto della situazione riguardo le conoscenze anatomiche, fisiologiche, etologiche
e riferite alla riproduzione della nutria, accusata di compiere attività di scavo e provocare frane lungo le rive
dei corsi d’acqua: Marchetti C., Cantoni A. M., Bracchi P. G., Corradi A., 2012. Nutria (Myocastor
coypus): anatomia, fisiologia, etologia, patologia. ricerca di soluzioni sostenibili per il controllo
numerico della popolazione. Ann. Fac. Medic. Vet. di Parma (Vol. XXXII, 2012) pag. 77 - pag. 127.

Lo studio non avrebbe bisogno di commenti e spiegazioni, essendo già di per sé chiarissimo e affrontabile
anche da chi non ha una preparazione specialistica. Ma è evidente che se, cinque anni dopo la pubblicazione,
stiamo ancora a discutere sull’utilità o meno di uccidere le nutrie, significa che la classe dirigente italiana,
nel migliore dei casi, non è all’altezza del compito e va licenziata. Non fanno chiaramente eccezione Enoch

1
    http://www.unipr.it/notizie/attilio-corradi-direttore-del-nuovo-dipartimento-di-scienze-medico-veterinarie
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Soranzo, Presidente della Provincia di Padova, Vincenzo Gottardo, Consigliere delegato a Polizia provinciale
e agricoltura e Renato Ferroli, Dirigente del settore ecologia, caccia e pesca della Provincia di Padova.

Nello studio parmense si legge: “[…] l’eradicazione della Nutria non è scientificamente prospettabile
perché mancano le condizioni ambientali perché questa soluzione, che affascina anche molti addetti ai
lavori, possa produrre risultati positivi (Koike 2006).”2
Una frase che stronca tutto ciò che Provincia di Padova e Regione Veneto hanno propagandato almeno negli
ultimi vent’anni https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2016/11/21/ventanni-ignoranti-quello-che-la-
regione-veneto-e-la-provincia-di-padova-non-raccontano-sulle-nutrie/.
Eppure nessuno di questi signori ha ancora imparato la lezione e continuano indefessi ad utilizzare a
sproposito parole come “eradicazione”3. In questo video https://youtu.be/oxYNqFvjFRc (immagini
sconsigliate ad un pubblico intelligente) Fabio Bui, Vicepresidente della Provincia, e Vincenzo Gottardo,
spiegano la posizione della Provincia di Padova sulle nutrie.

Sulle nutrie si sono dette e si dicono tante cose, ne abbiamo già parlato a lungo qui
https://issuu.com/coordinamentoprotezionistapadovano/docs/20_marzo_2016__nutriaman_aiutaci_tu.
Ma il “pensiero unico” è magnificamente riassunto dalle dichiarazioni di Vincenzo Gottardo: «Ricordo che
la nutria è un roditore che mette a rischio il nostro territorio sia dal punto di vista strutturale per i gravi
danni agli argini, sia per le coltivazioni e infine per il pericolo di diffusione di malattie. La specie del
Myocastor coypus proviene dal Sud America e costruisce chilometri di cunicoli sotto gli argini
danneggiando le colture, alterando la biodiversità e mettendo a rischio di crollo le sommità arginali.»4

Servendoci della sopraccitata pubblicazione, smentiamo, punto per punto, queste false affermazioni e
dimostriamo, pubblicazioni scientifiche alla mano (non luoghi comuni), che i piani di abbattimento sono un
rimedio peggiore del male e pertanto non rappresentano una soluzione. Riportiamo infine le soluzioni
alternative praticabili.
                                           Diffusione di malattie

Quante volte avete sentito dire che le nutrie trasmettono la leptospirosi? Ecco cosa scrivono i veterinari5:

“[…] Da indagini sierologiche condotte sul sangue di 87 individui (Bollo 2003)6 si è rilevata la presenza di
anticorpi contro Leptospira Bratislava (11.5%) e Leptospira icterohaemorrhagiae (3.4%) ma non si è
osservata alcuna relazione tra la presenza di anticorpi antileptospira e presenza di lesioni renali da cui si
deduce che il sospettato ruolo di serbatoio dell’infezione da Leptospira è infondato. Le ricerche condotte in
Francia su un campione di 2684 soggetti (Aviat F. 2009)7 hanno dimostrato una sieropositività alla MAT
(Microscopic Agglutination Test) variabile dal 30% al 55% ed una presenza di DNA di Leptospira rilevata
con PCR (Polymerase Chain Reaction) variabile tra il 3,3% e il 5%; questi rilievi stanno a significare che
anche la Nutria, così come altri animali selvatici e di allevamento che vivono nelle zone in cui è diffuso il
reservoir di Leptospira spp., il ratto, può contrarre l’infezione e sviluppare una risposta immunitaria ad
essa (positività sierologica) ma il rilievo di frazioni di DNA di Leptospira (positività alla PCR) nei tessuti

2
  Koike F, Clout MN, Kawamichi M, De Poorter M, Iwatsuki, K. (2006) Assesment and Control of Biological Invasion
Risks. Shoukadoh Book Sellers, Kyoto, Japan and IUCN, Gland, Switzerland.
3
  https://www.regione.veneto.it/web/guest/comunicati-stampa/dettaglio-comunicati?_spp_detailId=3043960
4
  http://www.provincia.pd.it/index.php?page=nutrie-approda-in-regione-un-progetto-di-legge-per-il-contenimento
5
  Marchetti C., Cantoni A. M., Bracchi P. G., Corradi A., 2012. Nutria (Myocastor coypus): anatomia, fisiologia,
etologia, patologia. ricerca di soluzioni sostenibili per il controllo numerico della popolazione. Ann. Fac. Medic. Vet. di
Parma (Vol. XXXII, 2012) pag. 77 - pag. 127.
6
  Bollo E, Pregel P, Gennero S, Pizzoni E, Rosati S, Nebbia P, Biolatti B. (2003) Healt Status of a Population of Nutria
(Myocastor Coypus) living in a protected area in Italy. Research in Veterinary Science 75; 21-25.
7
  Aviat F, Blanchard B, Michel V, Blanchet B, Branger C, Hars J, Mansotte F, Brasme L, De Champs C, Bolut P,
Mondot P, Faliu J, Rochereau S, Kodjo A, Andre-Fontaine G. (2009) Leptospira exposure in the human environment in
France: A survey in feral rodents and in fresh water. Comparative Immunology, Microbiology and Infectious Diseases.
32 463–476.
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degli animali abbattuti, indica per certo una infezione in atto ma non il ruolo di reservoir, cioè di diffusore
asintomatico dell’agente patogeno.”

Già nel 2001, anche all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie sono giunti alle stesse
conclusioni: “[…] Il fatto che dai reni e dalle urine degli animali esaminati non sia mai stata isolata
alcuna leptospira conferma che il miocastoride non è un veicolo di tale zoonosi...”8

Conclusioni: la diffusione della leptospirosi non può rappresentare una motivazione adducibile per
giustificare lo sterminio delle nutrie.

                                           Danni alle coltivazioni

Lo scolo consorziale Desturo a Monselice

Nell’immagine soprastante si vede un piccolo canale secondario, sinuoso e con una portata ridotta.
Acque a basso scorrimento sono l’habitat d’elezione della nutria che preferisce corpi idrici stagnanti
(ambiente lentico) a corpi idrici correnti (ambiente lotico).
Ad esempio, laghi, stagni e pozze sono sistemi idrostatici mentre i fiumi sono sistemi idrodinamici.
Ed è per questo che è molto più facile trovare delle tane di nutria lungo le rive di un canale a funzione mista
(irrigazione e scolo) incassato sotto il piano di campagna, come quello che si vede in foto, invece che lungo
un fiume con una corrente ben più impetuosa, come può essere il Bacchiglione che passa per la provincia di
Padova.
I più “allenati” si saranno accorti che nella foto che sta sopra ci sono una o due tane di nutria che hanno
ceduto parzialmente.
Potrebbe trattarsi di due tane separate o anche di una sola tana con due accessi. È infatti comune che le tane
posseggano più entrate rivolte verso il corso d’acqua (Baroch 2002)9;

8
  ARCANGELI G., TOCCHETTO G., ZANELLATO G. , 2001 – Indagine sanitaria sulla nutria Myocastor coypus
(Molina, 1782) in provincia di Rovigo. Boll. Mus. civ. St. Nat. Venezia, 51 Suppl. 2000 (2001): 232-234.
9
  Baroch J; Hafner M; Brown,T L.; Mach JJ.; Poché RM. (2002) Nutria (Myocaster coypus) in Louisiana. Other
Publications in Wildlife Management. Paper 46.
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Scrivono i veterinari: “L’alimentazione della Nutria è basata sul consumo di piante igrofile macrofite che
apportano una grande quantità di proteine e una grande varietà di aminoacidi. Il consumo di vegetali
acquatici, inoltre, rappresenta un meccanismo di protezione contro i predatori (Guichòn 2003)10. Il
consumo di piante terrestri subentra quando la vegetazione igrofila diventa scarsa o assente; per i giovani
rappresenta un’integrazione della dieta soprattutto perché la dieta terrestre offre loro la possibilità di
soddisfare le esigenze nutrizionali con un minore investimento energetico (Prigioni 2005)11. D’Adamo et al.
(2000)12 hanno osservato che il 92% del pascolamento avviene entro i 4 metri dal corso d’acqua e in
nessun caso gli animali si sono spostati oltre i 10 metri e questo per esigenze etologiche in quanto, essendo
essi delle prede, devo restare molto vicini all’ambiente acquatico in cui possono trovare riparo dall’attacco
dei predatori.”

Canale Desturo a Monselice

Quello che salta subito all’occhio nelle foto è la totale assenza di una fascia di rispetto che presenti
vegetazione erbacea e boschiva (corridoi ecologici) lungo il corso d’acqua. Ci sono unicamente le sponde
stesse del canale a separare l’acqua dal campo coltivato. E se anche le rive non sono coltivate è solo perché
la macchina agricola in pendenza precipiterebbe nel canale.
Insomma si pretende di coltivare fino all’ultimo centimetro.
Quindi se“il 92% del pascolamento avviene entro i 4 metri dal corso d’acqua e in nessun caso gli animali si
sono spostati oltre i 10 metri” ed essendoci solo 2-3 metri a separare il fossato dal campo coltivato, è
evidente che eventuali nutrie che vivono nel corso d’acqua sconfinerebbero facilmente nel campo, magari
nutrendosi delle piante coltivate.

Coltivazioni spinte fino a ridosso dei corsi d’acqua si possono trovare in tutta la Provincia di Padova.

10
   Guichón ML , Benítez VB, Abba A, Borgnia M, Cassini MH. (2003) Foraging behaviour of coypus Myocastor
coypus: why do coypus consume aquatic plants? Acta Oecologica Volume 24, Issues 5–6, Pages 241–246.
11
   Prigioni C, Balestrieri A, Remonti L. (2005) Food habits of the coypu, Myocastor coypus, and its impact on aquatic
vegetation in a freshwater habitat of NW Italy Folia Zool. 54(3) 269–277.
12
   D’Adamo P; Guichon ML; Bo RF; Cassini MH. (2000) Habitat use by coypu Myocastor coypus in agro-systems of
the Argentinean Pampas. Acta Theriologica issue: 1, volume: 45,pages: 25 – 33.
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Sul fiume Bacchiglione, sopralluoghi in diversi punti scelti casualmente, rivelerebbero ancora una volta
l’assenza di una fascia di rispetto tra il fiume e il campo coltivato, sufficientemente ampia (almeno 10 metri)
e che presenti erbe, arbusti e alberi. Con una fascia boscata tampone migliorerebbe notevolmente l’ambiente
e, come abbiamo visto, il conflitto uomini-nutrie verrebbe risolto. Ma agli imprenditori agricoli questo non
piace. Allora facciamoci una domanda: è giusto sottrarre spazio all’ambiente o all’attività agricola?

Veggiano, fiume Bacchiglione (sulla sx), anche qui assenza di una fascia ripariale sufficientemente estesa: i
campi (dx) vengono coltivati fin dove inizia la pendenza della riva del fiume.

Fossato a Mossano (adatto alle nutrie), anche qui nessuna fascia di rispetto tra lo scolo e il campo coltivato.

Come mai ci sono così tante alghe nel fossato in foto?
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L’azoto è un elemento fondamentale per le piante ma l’uso che se ne fa in agricoltura industriale per
concimare terreni ipersfruttati è davvero smisurato. I fertilizzanti a base di azoto vengono dilavati e finiscono
nel corpo idrico causando fenomeni di eutrofizzazione (aumento di sostanze nutritive in ambiente acquatico).
Il risultato è la crescita algale che si vede in foto.
Le fasce cuscinetto boscate hanno capacità filtranti, disinquinanti e metabolizzanti nei confronti di pesticidi e
concimi (nutrienti tra cui azoto e fosforo) e in questo modo diminuiscono i fenomeni di eutrofia (crescita
abnorme di alghe, ecc.) e conseguentemente prevengono la mancanza d’ossigeno nei corsi d’acqua: i batteri
decomponendo le alghe morte (e non solo) consumano l’ossigeno del corpo idrico con conseguente moria di
invertebrati e pesci. Ne abbiamo parlato a lungo qui:
https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2016/07/09/benvenuti-rifugiati-come-le-siepi-possono-
difendere-te-stesso-e-gli-altri-animali-dalle-scorrerie-dei-predoni/.

L’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole è un problema enorme, tant’è che esiste la
Direttiva 91/676/CEE del Consiglio europeo del 12 dicembre 1991, meglio nota come “Direttiva nitrati”,
recepita dal Decreto legislativo 152/06 “Norme in materia ambientale”.
Ed ecco perché dovrebbero essere rispettate delle distanze tra la coltivazione e il corso d’acqua! Ma ciò
comporterebbe sottrazione di spazio all’attività agricola e agli imprenditori questo non piace.
Ancora una volta, è più importante la salubrità e la vitalità ambientale o l’agricoltura industriale?

Scrivono i veterinari: “La vegetazione ripuaria naturale diminuisce la pressione del pascolo degli animali
selvatici nelle zone circostanti. La ri-valorizzazione delle fasce ripuarie con la piantumazione di essenze a
legno morbido può diminuire la pressione del pascolo sulle singole piante o anche sulle coltivazioni nelle
immediate vicinanze. E’ importante ricordare che la distanza delle produzioni agricole dalle acque
superficiali è già normata a livello comunitario con recepimento nazionale e regionale.”

Conclusioni: la nutria sfrutta solo una fascia ristretta di pochi metri attorno ai corsi d’acqua. Già una
zona ripariale lungo il corso d’acqua di appena 10 metri di larghezza consente di evitare
preventivamente i problemi con questi animali. I danni prodotti dall’agricoltura agli ecosistemi sono
incommensurabili rispetto ai danni che le nutrie potrebbero produrre all’agricoltura stessa. Chi ha
“sconfinato” è l’uomo, non le nutrie.

                                              Danni alla biodiversità

Scrivono i veterinari:“[…] in funzione delle caratteristiche ambientali delle diverse aree di studio, sono state
osservate abitudini alimentari diverse, tuttavia il consumo di canne comuni (Arundo donax L., 1753) pare
sia il tratto fondamentale in tutti gli studi. […] Durante il periodo oggetto dello studio di Prigioni et al.
(2005)13 i ricercatori hanno osservato solo lievi danni a carico degli organismi vegetali acquatici e terrestri
benché abbiano utilizzato 7 (58,3%) delle 12 specie di piante acquatiche autoctone di particolare interesse
ambientale.”

Sappiamo che la nutria è erbivora, quindi escludiamo che possa avere un impatto predatorio su altre specie
animali. L’impatto sulla zoocenosi potrebbe essere indiretto (competizione per spazio, risorse alimentari
ecc.) ma abbiamo appena visto che l’impatto della nutria sulla fitocenosi è limitato. E quindi?

Scrivono invece dalla Provincia di Padova: “[…] il miocastoride è capace di danneggiare in modo rilevante
anche la vegetazione lacustre, essendo la specie grande consumatrice di cannuccia palustre e tifa.”14

13
   Prigioni C, Balestrieri A, Remonti L. (2005) Food habits of the coypu, Myocastor coypus, and its impact on aquatic
vegetation in a freshwater habitat of NW Italy Folia Zool. 54(3) 269–277.
14
   http://www.provincia.pd.it/index.php?page=nutrie-il-presidente-soranzo-ha-firmato-il-decreto-per-il-contenimento
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Tifa (Typha latifolia) in un fosso a Montegaldella

Guardando la foto qui sopra c’è davvero qualcuno che è preoccupato che le nutrie mangino la tifa, a parte la
Provincia di Padova? Generalmente la fine che fa la tifa è quella di finire sotto il braccio idraulico del
trinciatutto azionato dall’agricoltore o dal Consorzio di Bonifica per lo sfalcio dei fossi!15

Monselice, scolo consorziale Desturo, asportazione di tutte le piante acquatiche e impiego del trinciatutto
sulle rive del canale. Foto Beatrice Zambolin

15
     http://www.agraria.org/macchine-agricole/trinciatutto.htm
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Montagnana, asportazione di tutte le piante acquatiche dal fossato con l’impiego di una ruspa. Foto
Beatrice Zambolin

Conclusioni: parlare di danni alla biodiversità prodotti dalle nutrie è pretestuoso.

                                                   Danni agli argini

“La Nutria abita sia corsi d’acqua naturali che artificiali a scorrimento lento e continuo e mai quelli a
scorrimento rapido e tumultuoso.”16

Canale Desturo incassato nel piano campagna a Monselice

16
  Marchetti C., Cantoni A. M., Bracchi P. G., Corradi A., 2012. Nutria (Myocastor coypus): anatomia, fisiologia,
etologia, patologia. ricerca di soluzioni sostenibili per il controllo numerico della popolazione. Ann. Fac. Medic. Vet. di
Parma (Vol. XXXII, 2012) pag. 77 - pag. 127.
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Fiume Bacchiglione a Montegalda

Quale dei due corsi d’acqua potrebbe causare un’alluvione? La canaletta di Monselice o il fiume
Bacchiglione? E in quale corpo idrico la corrente è forte?
Il livello dell’acqua che scorre nel canale a Monselice presenta delle oscillazioni che lo mantengono sempre
e comunque all’interno delle sue sponde sotto il piano campagna.
Il fiume Bacchiglione, al contrario, ha delle golene (zona compresa tra l'argine e il letto di magra di un
fiume) che, spesso e volentieri, sono di diverse centinaia di metri, sia a destra che a sinistra dell’alveo.
Questo significa che quando il Bacchiglione è in piena (fenomeno che si verifica nessuna, una, o più volte
l’anno, a seconda degli anni) l’acqua sommerge completamente tutti i campi golenali, e resta contenuta tra
gli argini che, lo ricordiamo, si trovano a decine o centinaia di metri di distanza dal letto del fiume!
Il risultato è quello che si vede nelle foto e, se l’argine non si rompe, non c’è da preoccuparsi.

Quando il fiume Bacchiglione è in piena si espande in tutta la zona delimitata dalla linea azzurra e resta
contenuto tra gli argini distanti decine o anche centinaia di metri dall’alveo fluviale
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Fiume Bacchiglione in piena, Cervarese S.Croce

Prima abbiamo visto che le nutrie restano sempre nelle immediate vicinanze di un corpo idrico e questo per
ragioni alimentari, comportamentali, fisiologiche e perché restando vicini all’ambiente acquatico possono
trovare riparo dall’attacco dei predatori, come le volpi, predatori naturali della nutria alle nostre latitudini.

                  Volpe con cucciolo di nutria tra le fauci, foto Aldo Tonelli, LIPU Padova
Santa Maria di Veggiano, argine e campi in golena quando il fiume Bacchiglione è nel suo letto

Santa Maria di Veggiano, argine e campi in golena quando il fiume Bacchiglione è in piena

È evidente che le nutrie non possono scavare le tane a centinaia di metri di distanza dal fiume in cui vivono.
Qualcuno allora contesterà che le nutrie possano scavare delle tane lungo le sponde del fiume...
In primo piano taglio della vegetazione riparia. In secondo piano, riva a picco dopo il crollo. Sotto, sponda
del Bacchiglione rovinata da mezzi meccanici e vegetazione arborea di sponda tagliata in secondo piano
Le ultime due foto per dire che innanzitutto il fiume è un sistema ricco di forza, energia, movimento, che da
sempre e naturalmente erode le sponde in cui scorre e deposita i detriti in altri punti del suo corso.
Le foto mostrano anche che la vegetazione riparia, in grado di consolidare le sponde con i propri apparati
radicali, è continuamente presa d’assalto dall’uomo che la sottrae per fare legna da ardere.
Quindi oltre al sovra-sfruttamento dei campi c’è anche il sovra-sfruttamento degli alberi che crescono lungo
le rive. Il risultato è che gli smottamenti delle sponde del fiume sono all’ordine del giorno e nessuno se ne
preoccupa.
Considerata poi l’ampiezza delle golene e le possibilità di espansione del fiume quando è in piena (foto
precedenti), si capisce che tanti discorsi sull’urgenza di asportare rami finiti in acqua o di scavare il letto del
fiume, per non ostacolarne il deflusso (questa la motivazione che normalmente viene espressa), sono spesso
discorsi privi di fondamento. Singoli interventi strategici sono magari possibili, ma vi immaginate che cosa
significherebbe scavare il letto del fiume per tutta la lunghezza del suo corso? È impraticabile oltre che
insensato.
Da sempre l’ecosistema fluviale ha bisogno delle sue aree di espansione e ha bisogno anche che qualche
albero finisca dentro l’acqua (la materia organica viene progressivamente biodegradata), perché creerà delle
condizioni adatte alla vita dei pesci ad esempio, e i rami che affioreranno dall’acqua saranno anche dei buoni
posatoi per uccelli che magari si nutrono proprio di pesci (es. martin pescatore, nitticora, garzetta, sgarza
ciuffetto, ecc.).
È l’uomo che deve rispettare il fiume, non il fiume a dover rispettare l’uomo.
Conclusioni: prima di puntare il dito contro le nutrie, accusandole di essere causa di alluvioni, sarebbe
meglio pensare a quello che si sta dicendo, per evitare figuracce e per non farsi trascinare dai sensazionalismi
in modo acritico, segno di scarsa intelligenza.

                                             Piani di abbattimento

Abbiamo già visto che il massacro sistematico delle nutrie in Provincia di Padova (e sicuramente in tutto il
Veneto) risale almeno ai tempi di Renzo Sacco, ex Presidente della Provincia di Padova. È proseguito con
Vittorio Casarin, poi con Barbara Degani e continua tutt’oggi con Enoch Soranzo.
https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2016/11/21/ventanni-ignoranti-quello-che-la-regione-veneto-e-
la-provincia-di-padova-non-raccontano-sulle-nutrie/

                           Nutrie abbattute in Provincia di Padova dal 2002 al 2008
I dati e l’attuale presenza della nutria su tutto il territorio provinciale già basterebbero per dichiarare il
fallimento di decenni di abbattimento.

Scrivono dalla Provincia di Padova: “Per un efficace controllo della specie bisogna quindi che il prelievo
con trappole e abbattimento diretto copra più territorio possibile in modo da ostacolare l’incontro tra
maschi e femmine e far diminuire sensibilmente il tasso riproduttivo della specie.”17

I veterinari invece parlano di “[…] tendenza dei maschi non leader ad uscire dal territorio in cui sono nati
per colonizzare aree lasciate libere da interventi di riduzione della popolazione di Nutrie a seguito di
campagne di abbattimento (Doncaster 1989)18.” e aggiungono: “Un recente studio giapponese ha
messo in evidenza che circa cinquant’anni di uccisione delle Nutrie potrebbe essere alla base della precoce
maturità sessuale delle popolazioni presenti in Europa, Giappone e Stati Uniti rispetto a quanto avviene
presso le popolazioni presenti in Argentina (Iori 2013)19 dove raggiungono la maturità sessuale a 4-6 mesi
di età a seconda del sesso, mentre nel loro paese di origine l’età della maturità sessuale è compresa fra gli 8
e i 10 mesi per il maschio e tra i 5 e i 10 mesi per le femmine, inoltre, le popolazioni argentine di Nutrie
presentano una minore dimensione corporea (Guichon 2003)20.”
Ancora: “Mentre si possono reperire numerose informazioni relativamente agli squilibri ecologici provocati
dalla pratica della caccia, poco si legge relativamente alle conseguenze della caccia nella dinamica delle
malattie che dilagano nelle popolazioni selvatiche, sia nel senso di prevalenza di malattie che di numero
assoluto di individui infettati. Questo fenomeno aumenta il rischio del passaggio di specie e di trasmissione
di patogeni agli animali d’affezione e da reddito (Choisy 2006)21.”
E infine: “[…] l’uso dell’arma da fuoco non rappresenta un metodo umanitario in quanto non garantisce
una morte certa e rapida potendo causare ferite di varia gravità che provocano sofferenze inutili, inoltre si
condanna l’eventuale prole non ancora autosufficiente a morte per inedia.”

L’abbattimento delle nutrie ha una durata di breve termine, il “problema” sembra risolto ma invece è
comprovato che i territori diventati liberi vengono ricolonizzati in breve tempo da altri individui i quali
scavano e costruiscono tane negli stessi posti dei loro predecessori.

Conclusioni: i piani di abbattimento comportano milioni di euro buttati, migliaia di animali morti di
morte violenta, aggravano il problema (maturità sessuale anticipata nelle nutrie e prosciugamento
delle risorse finanziarie disponibili) e si apre un grosso conflitto con l’opinione pubblica più informata.
La caccia è un rimedio peggiore del male.

                                  Piano sostitutivo degli abbattimenti di nutria

“Appare di fondamentale importanza un approccio multidisciplinare, trasversale a molteplici
specializzazioni del mondo della ricerca che vanno dalle conoscenze medico veterinarie, a quelle botaniche,
chimiche, ingegneristiche e geologiche le quali, solo insieme, possono armonicamente contribuire alla
gestione del territorio, inteso nella sua completezza, nel rispetto di tutti gli interessi in gioco che non sono
solo quelli di immediata risposta in termini economici quanto piuttosto quelli miranti ad azioni a lungo
termine e con effetti stabili nel tempo.”22

17
   http://www.provincia.pd.it/index.php?page=nutrie
18
   Doncaster CP, Micol T. (1989) Annual cycle of a coypu (myocastor coypus) population: male and female strategies.
Journal of Zoology Volume 217, Issue 2, pages 227–240.
19
   Iori R, Gunji Y, Hishinuma M, Nagano M, Takada T, Higaki S. (2013) Reproductive Biology of the Coypu,
Myocastor Coypus (Rodentia: Miocastoridae) in Western Japan. Zoologia 30 (2), 130-134.
20
   Guichón ML, Doncaster CP, Cassini MH. (2003) Population structure of coypus (Myocastor coypus) in their region
of origin and comparison with introduced populations. Volume 261, Issue 3, pages 265–272.
21
   Choisy M., Rohani P. (2006) Harvesting Can Increase Severity of Wildlife
22
   Marchetti C., Cantoni A. M., Bracchi P. G., Corradi A., 2012. Nutria (Myocastor coypus): anatomia, fisiologia,
etologia, patologia. ricerca di soluzioni sostenibili per il controllo numerico della popolazione. Ann. Fac. Medic. Vet. di
Parma (Vol. XXXII, 2012) pag. 77 - pag. 127.
Il piano sostitutivo degli abbattimenti prevede di:

        conoscere la nutria (Myocastor coypus), presupposto imprescindibile per qualsiasi intervento di
         gestione della fauna;
        istituire una fascia di rispetto di 10-20 metri lungo i corsi d’acqua, con vegetazione erbacea e
         boschiva (habitat e corridoi ecologici per molte specie vegetali ed animali);
        permettere lo sviluppo naturale dei corsi d’acqua nello spazio e nel tempo e ampliare lo spazio a loro
         dedicato;
        revocare subito il Decreto del Presidente della Provincia Enoch Soranzo n. di reg. 90 del 08-07-2016
         “Piano di controllo numerico della volpe nelle zrc della Provincia di Padova per il triennio 2016-
         2019” e togliere la volpe (predatore naturale della nutria) dall’elenco delle specie cacciabili (art. 18
         c. 1 lett. b) L. 157/92)23
         https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2016/11/24/bloody-days-il-massacro-delle-volpi-puo-
         essere-fermato-domani/;
        installare tane artificiali (es. tubo di cemento riempito per 1/3 di sabbia collegato al corso d’acqua).
         La nutria gradisce questa nuova sistemazione e non scava tane;

                                                 Tratto da http://www.cscf.ch

        studiare metodi immunocontraccettivi grazie al progresso scientifico, utilizzando vaccini
         contraccettivi di efficacia pluriennale come il GonaConTM, vaccino che interferisce con il GnRH
         (gonadotropin-releasing hormone). Ne abbiamo parlato anche a proposito dei cinghiali
         https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2016/10/27/la-scienziata-giovanna-massei-disponibile-a-
         lavorare-con-cinghiali-e-daini-per-i-colli-euganei/.

Concludendo, “il problema non sta nella presenza della nutria. I problemi associati alla sua presenza sono
solo dei sintomi di un paesaggio fluviale costretto in uno spazio troppo ristretto.”
Le nutrie, come i cinghiali https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2016/11/26/rimboschimenti-a-scopo-
naturalistico-e-gestione-del-cinghiale-unopportunita-per-i-colli-euganei/, ci stanno dicendo che abbiamo
distrutto l’Ambiente e che dobbiamo cambiare visione.
                                                                                           Michele Favaron

Grazie ai medici veterinari Cristina Marchetti, Anna Maria Cantoni, Pier Giovanni Bracchi, Attilio Corradi
del Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie dell’Università di Parma, che con il loro lavoro hanno
ispirato e permesso questo scritto.

23
     http://www.lalupusinfabula.it/Approfondimenti/testo-legge-157-caccia.htm
Fotogramma tratto da un video realizzato con fototrappola da Aldo Tonelli, LIPU Padova: volpe con una
nutria in bocca

L’unico salice sul Canale Desturo a Monselice. Foto Beatrice Zambolin
Vegetazione erbacea di sponda eliminata sul Canale Desturo, Monselice. Foto Beatrice Zambolin.
Vegetazione arborea di sponda tagliata a Montegalda.
Sotto, il Bacchiglione è una zuppa di rifiuti! Ecco cosa resta dopo che il fiume si ritira dalle piene!
Il Bacchiglione è una zuppa di rifiuti! Ecco il vero problema del fiume, altro che nutrie!
Sotto, scarti di cantiere edile rovesciati lungo le rive del Bacchiglione a Montegalda
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