IL CASO ILVA TRA SOCIETÀ, AMBIENTE E LAVORO - Un caso irrisolto Marco Legnaro - Unipd
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IL CASO ILVA TRA SOCIETÀ, AMBIENTE E LAVORO Un caso irrisolto Marco Legnaro Matricola: 618141
Sommario INTRODUZIONE ......................................................................................................... 2 COME NASCE L’ILVA ............................................................................................... 3 GLI INIZI DELLA VICENDA DELL’ILVA............................................................... 4 LA VICENDA ILVA FINO AI NOSTRI GIORNI. IL DIBATTITO POLITICO....... 6 ILVA COME CASO LIMITE DI LAVORO E AMBIENTE ...................................... 9 CASO ILVA E INCLUSIONE AMBIENTALE, LAVORATIVA E SOCIALE....... 12 BIOBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ......................................................................... 15 1
INTRODUZIONE In questo elaborato viene trattato il caso Ilva nei suoi vari aspetti. Lo stabilimento siderurgico Ilva di Taranto è al centro di una lunga e complessa vicenda giudiziaria che lo ha visto protagonista dell’attività produttiva dannosa per l’ambiente e per la salute dei lavoratori e della popolazione ubicata nei quartieri Tamburi e Borgo. L'Ilva è stata una delle maggiori aziende siderurgiche italiane del XX secolo. L'atto di costituzione dell'Ilva avvenne a Genova il 1 febbraio 1905 dalla fusione delle attività siderurgiche Elba e Terni, con la famiglia romana Bondi. Negli anni più recenti la crescente sensibilità dell’opinione pubblica in tema ambientale alimenta il dibattito sulla nocività delle emissioni dello stabilimento di Taranto, dibattito che culminerà con il sequestro della sede nel luglio 2012. Nella prima parte di questo elaborato viene esposta la vicenda storica di come è nata l’azienda Ilva e in seguito viene raccontata la cronaca fino ai giorni nostri. Particolare riferimento si è voluto dare al confronto tra le varie parti politiche che negli anni si sono susseguite. In un secondo momento l’elaborato tratta della situazione Ilva come caso limite tra ambiente e lavoro. In questo caso ci si sofferma nel considerare il cambiamento e la tutela del lavoro e della salute come due aspetti che devono essere presi in considerazione quando si parla di Ilva. Il caso Ilva è l’emblema della situazione e presenta le caratteristiche di una inevitabile malattia socio culturale. Ci si può chiedere infatti: si può difendere un lavoro che uccide? Qual è la società che può permettere che questo avvenga? In conclusione l’elaborato ha voluto trattare il caso Ilva in riferimento ai concetti di inclusione sociale, ambientale e lavorativa. Ci si è soffermati infatti a discutere sull’idea che la società civile, le istituzioni politiche e tutti i soggetti coinvolti dovrebbero ambire a creare una realtà inclusiva che tuteli i diritti umani e i principi di solidarietà, rispetto reciproco e sostenibilità. 2
COME NASCE L’ILVA L'Ilva, o alle origini Italsider, è stata una delle maggiori aziende siderurgiche italiane del XX secolo. L'atto di costituzione dell'Ilva avvenne a Genova il 1 febbraio 1905 dalla fusione delle attività siderurgiche Elba e Terni, con la famiglia romana Bondi. Ilva trae quindi origine dal complesso sistema di relazioni che le società ha instaurato nel corso del primo decennio del ’900. Nel 1905 nasce, come si è detto, la Società Anonima Ilva e, nel 1911, il Consorzio Ilva, attraverso il quale le società Elba, Alti Forni, Fonderie e Acciaierie di Piombino, Ferriere Italiane, Siderurgica lavorano parte della produzione nazionale di ghisa e il 58% della produzione di acciaio fuso. Per sfruttare le opportunità offerte dalla prima guerra mondiale, l'Ilva si integrò e acquisì aziende cantieristiche ed aeronautiche. Lo scoppio della guerra e il conseguente aumento del fabbisogno di prodotti siderurgici, infatti, inducono l'Ilva a stringere legami più stretti con altre aziende. Questo richiese ingentissimi investimenti e conseguenti debiti, che a guerra finita, misero l'Ilva in gravi difficoltà finanziarie. Inoltre la crisi del ’20 e il conseguente crollo dei valori azionari e la contrazione della domanda inducono la Banca Commerciale Italiana, il maggior creditore dell’Ilva, a rilevarne la proprietà assieme a quella di numerose imprese siderurgiche minori. In seguito con la crisi del 1929 l'azienda Ilva finisce prima alla Sofindit e successivamente all’IRI, che ne diviene il principale azionista nel 1934. Con la nascita dell'IRI la società è passata quindi sotto il controllo pubblico creando stabilimenti a Genova-Cornigliano, Taranto e Napoli-Bagnoli. Il 2 luglio 1937 l’IRI costituisce la Società Finanziaria Siderurgica - Finsider per meglio gestire il patrimonio economico e finanziario dell’ILVA e delle sue controllate e partecipate. L’IRI e la Finsider, dopo la seconda guerra mondiale, si impegnano a riparare i danni e a riconvertire la produzione alle nuove esigenze della società Ilva. In quegli anni a seguito dell'aumento del consumo di acciaio, e dallo sviluppo dell’industria automobilistica e per la continua riduzione dei costi di produzione, vengono costruiti nuovi centri siderurgici, tra cui quello di Taranto. Negli anni sessanta l'Ilva diventa la maggior azienda siderurgica italiana e fra e prime in Europa. 3
Alla fine degli anni ottanta, con la crisi dell'acciaio, la società ebbe diverse problematiche economico finanziarie, e fu rilevata, con l'originario nome di ILVA, dal gruppo siderurgico Riva. Con gli anni novanta è iniziata la laboriosa opera di dismissione degli impianti produttivi e una riconversione delle aree precedentemente occupate dagli insediamenti siderurgici. Negli anni più recenti la crescente sensibilità dell’opinione pubblica in tema ambientale alimenta il dibattito sulla nocività delle emissioni degli stabilimenti di Genova e Taranto, dibattito che culminerà con la chiusura dell’area a caldo di Genova, nel 2005, e al sequestro di quella di Taranto, nel luglio 2012. Tuttavia, pochi mesi dopo, il governo, disponendo il commissariamento dell’azienda, autorizza la ripresa dell’attività, nel rispetto dei vincoli imposti dall’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Se sotto il profilo produttivo questo comporta un sensibile ridimensionamento dell’attività, tuttavia segna, come dichiarato dalla stessa azienda, l’inizio di una fase di profonda ristrutturazione che lancia l’azienda verso un futuro sostenibile. GLI INIZI DELLA VICENDA DELL’ILVA l'Ilva nata dalla dismessa ITALSIDER è il più grande polo siderurgico italiano e molto importante in Europa i cui stabilimenti principali sono stabiliti in Liguria e Puglia. Tale realtà industriale costruita nel 1961 impiegava 17000 dipendenti con un indotto stimato in Puglia per 310 milioni di euro, a Taranto lo stabilimento è inserito tra due quartieri popolosi; uno di questi è il quartiere Tamburi. La scelta di ubicare la realtà industriale in questa zona sembra essere stata una scelta folle, insensibile ai problemi della salute e del territorio e attenti soltanto al relativo guadagno. Con gli anni 2000 a Genova e Taranto sono istruiti processi per inquinamento ambientale sulla base di studi epidemiologici le cui evidenze rendevano la produzione industriale responsabile di inquinamento e del forte sviluppo di patologie tumorali e neurologiche. 4
Nel 2012 il Tribunale di Taranto sequestra gli impianti per continuata attività inquinante degli stabilimenti con una stima di 11550 morti in 7 anni per cause respiratorie e cardiovascolari o ricoveri con aumenti esponenziali nei quartieri Tamburi e Borgo. Parallelamente la forza operaia e i sindacaci in Puglia manifestano a favore della produzione dello stabilimento, a dispetto delle evidenze di malessere ambientale e sanitario in cui versa la zona prossima all’azienda. Il decreto legge 3 dicembre 2012 n. 207 "disposizioni urgenti a tutela della salute, dell’ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale" tratta delle problematiche legate alla situazione ambientale di Taranto dato lo stabilimento siderurgico ILVA. Come citato da Giuseppe Arconzo nella rivista “Diritto Penale Contemporaneo”, nel luglio 1997 l'ILVA di Taranto è dichiarata "area a elevato rischio di crisi ambientale" dal Consiglio dei Ministri. Questo porta all'intervento della Magistratura alla fine anni'90. I media evidenziano una emergenza sanitaria in città e provincia di Taranto. È altissima intensità di morti per tumore. Studi e perizie evidenziano come la responsabilità sia legata alle emissioni nocive date dallo stabilimento Ilva. Solo nel luglio 2010 la Procura ionica stabilisce per i responsabili Ilva il reato di disastro ambientale, di rimozione e omissione dolosa di cautele e salvaguardia della salute dei lavoratori, di avvelenamento di sostanze destinate all’alimentazione. Nell’agosto 2012 il Governo adotta il decreto legge n° 129, contemporaneamente il Tribunale attua il sequestro preventivo senza rendere possibile all’Ilva l'uso delle aree inquinanti dello stabilimento. Il 10 agosto con un nuovo decreto, il GIP conferma il provvedimento del sequestro preventivo senza facoltà d’uso ed inoltre sollecita l’azienda ad adottare tutte le misure necessarie per scongiurare il protrarsi delle situazioni di pericolo. Pochi giorni dopo, a seguito di alcune pubblicazioni di intercettazioni si evidenzia come i dirigenti Ilva coprirono i dati sulle emissioni inquinanti dell'acciaieria. Il Ministro dell'ambiente annuncia così di provvedere ad una revisione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. L'Ilva continua a produrre anche durante il sequestro concesso senza la 5
facoltà d'uso, chiedendo la revoca di tale provvedimento. Ma gli organi giudiziari respingono la richiesta dell’azienda. Nel novembre 2012 l’Ilva dichiara di non poter formulare impegni; ma nei giorni successivi presenta al Ministero dell’ambiente un piano operativo chiedendo il dissequestro in modo da poter attuare le azioni stabilite con AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). La situazione si evolve quando il 26 novembre il GiP, emana un nuovo provvedimento di sequestro preventivo, questa volta anche su tutti i lavori prodotti successivamente al sequestro degli impianti (emanato a luglio). Tali prodotti infatti vengono considerati profitto di attività illecita e l’Ilva non avrebbe potuto produrli con un sequestro in atto. IL Governo, però, considerata la priorità strategica di interesse nazionale approva un decreto legge per garantire la continuità produttiva di ILVA. LA VICENDA ILVA FINO AI NOSTRI GIORNI. IL DIBATTITO POLITICO Come già citato in precedenza nel luglio 2012 la Procura di Taranto sequestra senza facoltà d'uso gli impianti dell'area a caldo dello stabilimento ILVA a causa delle emissioni inquinanti nell’area. Nel dicembre 2012 il Ministro Clini ferma i magistrati con l'adozione del decreto 207. Il decreto 207/2012 stabilisce per la società ILVA la gestione responsabile per il lavoro degli impianti, autorizza la produzione e la vendita. Inoltre introduce un meccanismo sanzionatorio qualora l’Ilva non rispetti il piano di investimenti e di risanamento, oltre al sistema di controllo dell'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) già istituito in precedenza. Nel giugno 2013 il nuovo Governo Letta decide che per ILVA vi è la sola soluzione del commissariamento straordinario, in quanto la chiusura dello stabilimento avrebbe avuto un impatto economico negativo di 8 miliardi per anno. Il nuovo commissario straordinario indicato da Letta fu Enrico Bondi che pochi mesi prima era stato scelto proprio dalla famiglia Riva come amministratore delegato dell’Ilva. Bondi ottenne dal 6
Governo il potere di aumentare il capitale dell’Ilva chiedendo al gruppo Riva di partecipare alla società. Nell’agosto 2013 attraverso un emendamento al D.L. "Terra dei fuochi" è concesso a ILVA di smaltire i rifiuti della produzione nelle discariche interne lo stabilimento. Il Governo Renzi, fin dall’inizio del suo mandato, auspica una privatizzazione dell’Ilva da trasferire a investitori privati, individuati negli indiani ArcelorMittal e affiancati da Marcegaglia spa. Solo dal 10 gennaio 2016 il siderurgico è ufficialmente in vendita anche se continua ad essere di proprietà dei Riva. L’attuale posizione in merito alla vicenda Ilva da parte degli odierni partiti politici si può evincere da alcune dichiarazioni fatta da singoli esponenti. Dal blog del Movimento Cinque Stelle si comprende che secondo la loro opinione: “la trattativa sul futuro occupazionale degli operai del polo siderurgico si sta svolgendo in assenza di una ben definita linea contrattuale, di un piano ambientale, sanitario e di riconversione economica del territorio. Questa è la triste conclusione di un percorso criminale durato 12 decreti legge che prevede: l’immunità penale per i Commissari e i futuri affittuari e acquirenti, anche in caso di accertamento di danno; l’autorizzazione all’attività di discariche di rifiuti speciali senza le normali procedure AIA; un rischio sanitario accertato che rimarrebbe, anche in caso di realizzazione di tutte le prescrizioni previste per il 2023, per oltre 12.000 cittadini; la possibilità per l’affittuario/acquirente di ridurre investimenti per salvaguardare salute e ambiente in caso di mancato raggiungimento del profitto; l’esonero totale dei debiti antecedenti al trasferimento aziendale; la mancanza di tutele sui redditi e sui diritti dei lavoratori, i quali verranno in ogni caso decurtati di un numero non inferiore alle 4000 unità; nessuna quantificazione della spesa per la decontaminazione del territorio. Queste sono solo alcune delle numerose criticità della vertenza ILVA. A conti fatti, questa trattativa è stata condotta dai vari Governi che si sono susseguiti in maniera dilettantistica, fallimentare, infischiandosene dei diritti dei cittadini e dei lavoratori. Questa è una verità ormai sotto gli occhi di tutti: il contratto sottoscritto dal Governo pregiudica il presente e il futuro di Taranto e per essere approvato occorre solo la firma dei sindacati e il via libera dell’antitrust europeo. 7
Non è ancora scaduto il tempo per invertire la rotta: occorre una pianificazione attraverso un accordo di programma che preveda la graduale chiusura delle fonti inquinanti, la bonifica con l’impiego delle maestranze in forza allo stabilimento e una riconversione economica del territorio.” Il Movimento Cinque Stelle inoltre ha annunciato l’intenzione di invitare le forze sindacali ad un tavolo di discussione a Taranto. A queste parole l’ex Ministro dello sviluppo economico Calenda, risponde in una lettera aperta al Corriere della Sera. Rispetto la posizione del Movimento Cinque Stelle, l’ex Ministro evidenzia le posizioni e le cose realizzate dal Partito Democratico. Secondo l’ex Ministro il governo, infatti, è intervenuto proponendo un accordo Ilva. “Questi sono i punti salienti: 1. 10.000 assunti dalla nuova Ilva allo stesso livello salariale, inquadramento e diritti attuali; 2. 1.500 persone in carico alla società mista costituita da Invitalia e Amministrazione straordinaria per svolgere per la nuova Ilva i servizi esternalizzati e le bonifiche; 3. incentivo volontario all’esodo per 2.000 persone con una combinazione di 5 anni di cassa e 100.000 euro di bonus; 4. Garanzia finale, da parte della Società per Cornigliano e di quella per Taranto, di assunzione delle persone eventualmente rimaste senza prospettive alla fine del piano.” Nello stesso articolo l’ex Ministro dichiara che nessun dipendente avrebbe perso il lavoro, il salario e l’inquadramento. Tutti avrebbero avuto la certezza di un posto di lavoro a tempo indeterminato. Inoltre l’ex Governo (Gentiloni) prevedeva un anticipo degli interventi ambientali; un piano bonifiche; un rafforzamento del monitoraggio sul rischio sanitario; una tutela dell’indotto; un fondo sociale. Ad ogni ciò che sottolinea l’ex Ministro Calenda sono gli obiettivi positivi raggiunti: le aumentate assunzioni da parte di Mittal, da 10.000 al numero di lavoratori attualmente impiegati al netto della cassa integrazione; inoltre si ha la garanzia di Mittal sull’assunzione delle persone eventualmente rimaste nell’amministrazione straordinaria alla fine del piano industriale (2023). 8
Vista la posizione del capo politico Di Maio e in seguito quella dell’onorevole Calenda, è necessario chiedersi quali sono le possibili svolte che il caso Ilva potrà avere con la nascita del nuovo governo Conte (unione Lega e Movimento Cinque Stelle). Secondo un articolo di Lorenzo Torrisi in “il sussidiario.net” probabilmente il contratto di Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle non parlerà in specifico del caso Ilva. Secondo quanto dichiarato da alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle, tuttavia, l'Ilva di Taranto va semplicemente chiusa. Per Rosa D'Amato infatti, eurodeputata M5s, nel mese di maggio 2018 ha dichiarato: "Noi restiamo della convinzione che l'Ilva vada chiusa e che le risorse per la città siano indirizzate a una grande opera di riconversione industriale, con precisi impegni per il sostegno e la formazione dei lavoratori". Al contrario la Lega mostra idee diverse dal Movimento Cinque Stelle. Basti pensare che in Liguria, il gruppo siderurgico ha uno stabilimento a Cornigliano e Giovanni Toti, Governatore forzista vicino al Carroccio, ritiene che sia "un patrimonio industriale e produttivo non solo del territorio ma dell'intero Paese". Inoltre Matteo Salvini ha dichiarato in più occasioni l’impegno, da parte del suo partito, a salvaguardare i posti di lavoro per i dipendenti del gruppo. Questo ci può far capire che il Governo giallo-verde dovrà lavorare molto per trovare una posizione comune rispetto il caso Ilva. Come dichiarato nella testata Today.it, nel mese di giugno 2018 i sindacati chiedono incontro a Di Maio (Ministro del Mise) urgente sul dossier Ilva, spiegando che, negli ultimi mesi hanno partecipato a diversi incontri con il gruppo InvestCo e che in questa fase delicata l’incontro serviva a illustrare la loro posizione e conoscere le azioni che il nuovo governo intendeva (e intende) mettere in campo. ILVA COME CASO LIMITE DI LAVORO E AMBIENTE Secondo quanto scritto da Massimiliano Martucci per rassegna Sindacale il 19 dicembre 2017 il cambiamento e la tutela del lavoro e della salute sono due aspetti che devono essere presi in considerazione quando si parla di Ilva. 9
La vertenza Ilva sembrava ormai una grossa matassa fumosa della quale non si comprende né il capo né la coda. Molti sono i soggetti coinvolti in questa vicenda, e molti sono i protagonisti che hanno degli interessi particolari, alcuni a favore del mantenimento del gruppo Ilva, altri che seppur interessati al perdurare dell’azienda mettono in luce quelle che sono le condizioni ambientali e di salute del territorio tarantino. A partire da Governo, dalla Regione Puglia e dal Comune di Taranto; ci sono inoltre Arcelor Mittal, assegnataria dell’azienda, i sindacati che attendono ancora il piano industriale e quello dell’ambientalizzazione. Nello stesso modo anche le associazioni ambientaliste e la Confindustria tarantina sono interessate a questi aspetti. Infine partecipano alla questione anche l’Unione Europea, con l’Antitrust e la Cassa depositi e prestiti (Cdp). Sembra quindi essere complessa la situazione, da un lato per la moltitudine dei soggetti coinvolti e degli interessi da loro manifestati. È necessario affrontare la situazione aggravata dal numero dei lavoratori coinvolti e dalla necessità di risanare e ambientalizzare l’acciaieria, a cominciare dalla copertura dei parchi minerali che diffondono una polvere letale. Come dichiarato dal segretario generale della Cgil jonica, Paolo Peluso, è necessario mettere al centro quelli che sono gli interessi dei lavoratori. Questo vuol dire cercare di creare un giusto equilibrio tra lavoro e ambiente. “Ambiente è lavoro”, potrebbe essere la sintesi, perché il cambiamento può avvenire solo dall’interno della fabbrica. Dalla testata online Today.it in un pezzo dal titolo “Che cosa ne sarà dell'Ilva di Taranto, un'unica certezza non può chiudere" dell’8 giugno 2018 si evince che il nuovo Ministro dell’ambiente Sergio Costa parlando del futuro per l’Ilva di Taranto, che la valutazione dell'impatto ambientale dell'area e che qualsiasi riconversione e qualsiasi linea venga proposta non può non tenere conto della linea ambientale. Inoltre il Ministro sottolinea come sia necessario per il nuovo acquirente del gruppo Ilva tenere in considerazione primariamente la tutela dell'ambiente e del territorio. L’aspetto ambientale, fino adesso trattato, risulta critico se si va ad analizzare la salute della popolazione tarantina. Altro aspetto critico che incide sulla salute delle persone è la condizione lavorativa. Il caso Ilva è l’emblema della situazione e presenta le 10
caratteristiche di una inevitabile malattia socio culturale. Ci si può chiedere infatti: si può difendere un lavoro che uccide? Qual è la società che può permettere che questo avvenga? L'Ilva, come già dichiarato sopra, è il più grande polo siderurgico italiano con fabbriche concentrate in Puglia e Liguria. Nello specifico a Taranto la fabbrica è sita, per una scelta folle, nei pressi di un centro abitato a scapito della salute e del territorio. Una enorme ricchezza produttiva ma non priva di conseguenze per la popolazione. Da sottolineare nuovamente che studi epidemiologici hanno evidenziato come la produzione industriale sia responsabile di vasto inquinamento con aumento di patologie tumorali e neurologiche. Si calcola in 7 anni 11550 persone morte per cause cardiovascolari e respiratorie dovute alle emissioni e ricoveri per cause cardiache, respiratorie e cerebrovascolari. Paradossale in Puglia cittadini, operai e sindacati hanno svolto manifestazioni in difesa del diritto al lavoro, difendendo così la causa della morte. Come dichiarato da Anastasio G. e da Benelli C. nella rivista Psicoanalisi Neofreudiana; il caso dell'Ilva di Taranto ci porta al significato del lavoro per l'uomo. L’uomo deve lavorare per vivere, ma il lavoro per l’uomo non è soltanto una necessità, è un’attività che lo separa dalla natura e lo rende essere sociale e indipendente sviluppandone la personalità. Il problema scaturisce quando il lavoro fa male. Ed è facile pensare, in questo caso, ai dirigenti Ilva solo interessati al processo di quantificazione. Tutto infatti viene contabilizzato, numerato, messo a bilancio; ma in questo modo l’uomo sparisce e la vita degli operai anche, mettendo a discapito la salute e il benessere. Tutto è rivolto all’aspetto materiale quantitativo ed economico. Il caso Ilva ha messo in luce come un uomo senza lavoro è un escluso, un fallito agli occhi della società. Per questo alcuni cittadini, operai e sindacati hanno manifestato a favore di questo lavoro degradante per la popolazione e il territorio tarantino. Perché privi di questo lavoro si sentono soggetti a una forma di esclusione sociale e sono disposti a morire per il lavoro e far morire chi abita attorno nel territorio. 11
CASO ILVA E INCLUSIONE AMBIENTALE, LAVORATIVA E SOCIALE In questo ultimo capitolo si vuole affrontare il tema dell’inclusione. Potrebbe risultare difficile trovare un collegamento al caso Ilva e ai temi dell’inclusione. Ma se si va a rintracciare la definizione di inclusione troviamo che una società inclusiva è basata sul rispetto reciproco e sulla solidarietà, garantisce pari opportunità e un tenore di vita dignitoso per tutti e considera la diversità come un elemento di forza e non di divisione. Se si va a rileggere la storia e la cronaca del caso Ilva, si può trovare che questi elementi di pari opportunità, tenore di vita dignitoso e solidarietà sono mancati, almeno inizialmente. Un primo aspetto riguarda quello dell’inclusione sociale. Nella vicenda tarantina, infatti, si sono susseguiti e hanno prevalso negli anni gli interessi soggettivi di alcuni attori istituzionali, sociali o economici e spesso l’interesse collettivo è stato sottovalutato o messo in secondo piano. In particolare quelli dei lavoratori e della popolazione ubicata nei pressi dello stabilimento Ilva, sono interessi poco ascoltati e che trovano voce soltanto attraverso i canali mediatici. Sebbene dal 2012 l’impianto di Taranto risulti sequestrato dalla magistratura, le opere di bonifica si svolgono lentamente. Ogni intervento a risoluzione dei problemi sembra essere parziale o non pianificato. Un esempio di interessi messi in secondo piano o emersi solo dopo l’intervento dei media si trova nelle carenze sul piano della sicurezza, dove sono gli operai stessi soggetti a rischio di morte per cause tumorali. Quando è stata verificata la tossicità delle emissioni Ilva anche le istituzioni giudiziarie si sono mosse a favore della tutela della salute e dell’ambiente; ma interessi più rilevanti come quelli economici e politici hanno inciso nella vicenda. L’Ilva, infatti, è lontana dallo standard di un’azienda che convive con l’ambiente. Inoltre è sommersa da un ulteriore grosso problema che è quello dei debiti accumulati. Alcuni pensano che i debiti sono la conseguenza di tutti i freni che la magistratura ha posto in questi anni ai processi produttivi dell’azienda. I provvedimenti presi erano però quanto mai necessari per tutelare la salute dei cittadini di Taranto. D'altronde i danni sarebbero difficilmente reversibili e gli interventi necessari altamente costosi. La Magistratura ha infatti sempre 12
agito secondo i principi di realizzazione di un ambiente inclusivo. Cioè di un ambiente che tuteli le risorse presenti e l’umanità futura. Le risorse naturali presenti in un territorio infatti sono dei beni comuni che devono essere protetti e salvaguardati per le generazioni attuali e future. Se consideriamo che le risorse naturali della Terra sono essenziali per la sopravvivenza e lo sviluppo della popolazione umana, bisognerebbe averne cura e garantire quello che viene descritto come sviluppo sostenibile. Infatti lo sviluppo sostenibile si propone di mantenere o magari aumentare il patrimonio disponibile per le generazioni future. In questo contesto possono coesistere situazioni ed elementi di coesione socio culturali e ambientali come ad esempio uso sapiente della cultura locale, la valorizzazione delle risorse, dei beni culturali e del territorio e del paesaggio culturale. Un esempio è stato fatto dal Museo Nazionale Archeologico di Taranto, dove si è cominciata una collaborazione per avviare un programma di attività finalizzato alla conoscenza e alla diffusione del processo di riqualificazione ambientale e allo stesso tempo alla valorizzazione del sistema culturale in una prospettiva di “sviluppo e crescita intelligente”. Un percorso pensato con l’obiettivo di “rafforzare la conoscenza” del territorio delle comunità locali per l’inclusione sociale attraverso una progettazione a rete, l’obiettivo ultimo, quello di integrare sapientemente questi valori con quelle aree compromesse ed attualmente in fase di recupero in precedenza propulsori di sviluppo e custodi iniziali di ricchezza territoriale. Mentre per quando riguarda il tema del lavoro, una cittadina tarantina ad un giornalista di Repubblica a proposito della chiusura degli impianti dell'area a caldo dello stabilimento dell’Ilva di Taranto risponde: “meglio morire di tumore che di fame”. A Taranto si produce il 92% della diossina italiana e l'8,8% di quella europea, ognuno dei duecentomila abitanti, ogni anno, respira 2,7 tonnellate di ossido di carbonio e 57,7 tonnellate di anidride carbonica. Per il forte rischio di entrare in contatto con le polveri sottili, i bambini non possono giocare nei giardini pubblici. Ma la vera tragedia della questione Ilva è che a protestare non sono i cittadini minacciati dal rischio ambientale ma i lavoratori che difendono l’industria anche a costo di veder minacciata la propria salute. La paura infatti di non avere più lavoro preoccupa di più rispetto al timore di un 13
venir meno della propria salute. Questo sembra essere il paradosso di un impianto industriale figlio di un’epoca in cui non c’era la cultura del rispetto dell’ambiente, della salute e del benessere del lavoratore. Perché per questi uomini morire di lavoro è meglio che morire per la perdita del lavoro. Il lavoro, l’ambiente, la salute e la vita: quale di questi valori diventa allora il più importante? Questi valori sono in realtà tutti prioritari e non si dovrebbe scegliere tra uno di questi. La prospettiva a cui la società dovrebbe aspirare è all’idea di inclusione, oltre che ambientale e sociale anche lavorativa. Come realtà che tutela i lavoratori in tutti i contesti di lavoro, a partire dalla sicurezza per arrivare a costruire un clima organizzativo che abbia come obiettivo il benessere dell’individuo. 14
BIOBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA - http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2018/5/12/CONTRATTO- LEGA-M5S-Cosa-ne-sara-di-Ilva-Alitalia-e-Mps-/820494/ - http://www.today.it/economia/ilva-taranto-governo-conte.html - http://www.rassegna.it/articoli/ilva-lambiente-e-il-lavoro - https://www.industriaitaliana.it/ilva-tira-molla-arcelor-mittal-ci-portera-alla-rovina/ - https://www.corriere.it/politica/18_giugno_10/calenda-vicepremier-spinga-l-intesa- sull-ilva-se-mittal-rinuncia-f5ba6408-6cb4-11e8-8fe1-92e098249b61.shtml - Rivista psicoanalisi neofreudiana - http://atlanteitaliano.cdca.it/conflitto/ilva-di-taranto - http://www.laringhiera.net/ambiente-e-cultura-per-rilanciare-taranto/ - www.sociale.it (Tutti i problemi dell’Ilva) - http://www.propostalavoro.com/benessere-e-lavoro/legislazione-e-sicurezza/operai- dellilva-quando-il-posto-di-lavoro-e-piu-importante-della-salute - 15
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