ALLERGENI AMBIENTALI Prof. Silvana Fiorito - eLearning

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ALLERGENI AMBIENTALI Prof. Silvana Fiorito - eLearning
ALLERGENI AMBIENTALI

  Prof. Silvana Fiorito
ALLERGENI AMBIENTALI Prof. Silvana Fiorito - eLearning
I Pollini
   I pollini presenti nell’atmosfera rappresentano i semi
    maschili delle piante, liberati nell’aria durante la stagione di
    fioritura, quando le condizioni meteorologiche sono
    idonee, per garantire la riproduzione. Non tutte le piante
    liberano polline in grado di indurre manifestazioni
    allergiche.
   Il polline, per determinare quadri clinici allergici, deve
    avere alcune caratteristiche:

   Appartenere a piante anemofile
   Contenere componenti allergeniche che stimolano il
    sistema      immunitario  del   soggetto      geneticamente
    predisposto a produrre anticorpi specifici IgE.
   Essere prodotto in grande quantità da piante assai diffuse
    sul territorio
   essere piccolo e leggero per essere trasportato dal vento a
    grande distanza
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ALLERGENI AMBIENTALI
 POLLINI

 ACARI

 ANIMALI DOMESTICI

 MUFFE
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I Pollini
   Le piante anemofile producono grandi quantità di
    granuli pollinici, invisibili ad occhio nudo che
    vengono trasportati dal vento anche a distanze
    considerevoli; solo una piccolissima quantità di
    pollini andrà a fecondare il seme femminile della
    stessa specie mentre la massima parte va dispersa
    andando a depositarsi su varie superfici comprese
    mucose congiuntivali e delle vie aeree dei soggetti
    allergici.

   Si parla di impollinazione anemofila. Questa modalità
    di propagazione dei pollini spiega perché i soggetti
    possono presentare reazioni allergiche al polline di
    piante che non crescono nelle immediate vicinanze.
    La maggior parte delle piante con importanza
    allergologica appartengono a questo gruppo.
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I Pollini
   I pollini hanno dimensioni che variano a seconda
    della specie da un minimo di 5 micron ad un
    massimo di 200 micron.

   Il granulo pollinico è costituito da:

        un rivestimento esterno (esina) che presenta
    caratteristiche diverse nelle varie specie vegetali.
        uno strato interno (intina) che contiene
    numerose proteine o glicoproteine allergizzanti che
    vengono      liberate   a    livello  delle   mucose
    (congiuntive, vie aeree) causando le manifestazioni
    allergiche.
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I Pollini
   Il periodo in cui avviene l’impollinazione è diverso per le varie specie
    vegetali. Le diverse condizioni meteoclimatiche delle varie regioni
    italiane portano ad una differente distribuzione delle famiglie botaniche
    sul territorio e a variazioni nel loro periodo di fioritura.

   Ogni specie ha il suo proprio periodo di fioritura, ma ogni anno le
    condizioni atmosferiche influenzano l’inizio della stagione pollinica e la
    concentrazione dei pollini nell’aria:

   l’aria secca e calda facilita la pollinazione e favorisce come il vento la
    dispersione dei pollini.

   l’eccessiva umidità tende a ritardare la pollinazione e la pioggia fa
    cadere i pollini al suolo.

   un periodo di pioggia eccessiva prima della stagione pollinica
    favorisce la crescita delle piante e quindi una maggiore produzione di
    pollini. Ma se la pioggia è seguita da abbondante soleggiamento con
    evaporazione rapida dell’acqua la pianta produrrà polline scarsamente
    vitale.
Calendari Pollinici
   L’utilizzo di campionatori volumetrici per la
    cattura dei pollini, installati su terrazze di edifici,
    consente:
   L’identificazione dei pollini allergenici presenti in
    atmosfera nei vari periodi stagionali in una
    determinata zona; grazie a questi studi di
    aerobiologia è stato possibile rilevare la comparsa
    di nuovi pollini liberati da piante esotiche
    introdotte sul nostro territorio a scopo di
    rimboschimento od ornamentale (es. betulla,
    cryptomeria japonica) o da piante i cui semi sono
    giunti in Italia come inquinanti di sementi per
    coltivazioni agricole importati da altri continenti
    (es. ambrosia).
   La quantificazione delle concentrazioni di pollini
    per metri cubi d’aria
   L’elaborazione di calendari pollinici delle varie
    zone esaminate.
Calendari Pollinici
   La consultazione dei calendari pollinici è di aiuto sia al
    medico che al paziente per un corretta gestione della
    malattia allergica:

   aiuta il medico nella diagnosi in quanto permette di
    correlare la storia clinica riferita dal paziente con le
    positività evidenziate dai test allergologici, in particolare
    nel    caso     di    soggetti  con    positività   multiple
    (polisensibilizzati).

   permette   di   aggiustare    correttamente     la   terapia
    farmacologica durante la stagione pollinica,

   fornisce indicazioni per iniziare la terapia farmacologica
    preventiva, per condurre la immunoterapia specifica

   per programmare vacanze o viaggi in zone e in periodi con
    bassa concentrazione del polline cui un soggetto è allergico.
Calendari Pollinici
   Esiste una rete nazionale di monitoraggio aerobiologico dei
    pollini che si articola in:

   centri di monitoraggio
   stazioni di campionamento ( aderiscono 78 centri distribuiti
    su tutto il territorio italiano)
   nodi regionali e nazionali

   Tali attività di monitoraggio vengono condotte tutto l’anno
    per i pollini di maggior interesse allergologico (tradizionali
    ed emergenti) con elaborazione di calendari pollinici che
    danno informazioni giornaliere sulla concentrazione dei
    pollini per metro cubo di aria.
Pollinosi e Allergia
             Alimentare

   Circa il 25 % dei soggetti affetti da
    pollinosi     presentano    manifestazioni
    cliniche di allergia alimentare a frutta e
    verdura. Questo problema è più frequente
    nei pazienti allergici a più tipi di pollini
    (polisensibilizzati).

   La pollinosi precede quasi sempre la
    comparsa dell’allergia alimentare.
Pollinosi e Allergia
                Alimentare
   Il paziente può accusare:

   La sindrome orale allergica:                       caratterizzata da
    sintomi orali immediati nei punti di contatto con l’alimento:
    (prurito, bruciore al palato, alla lingua, alle labbra con eventuale
    gonfiore della mucosa orolabiale, senso di costrizione al
    faringe, disturbi della deglutizione).
   quadri clinici o sintomi extra-orali dopo 15-60 min
    dell’assunzione            dell’alimento:           gastrointestinali,
    orticaria/angioedema,       edema       laringeo,    rinite,    asma,
    congiuntivite e shock anafilattico.
Pollini con allergeni in comune
     (cross reattivi) con alimenti
   Betulla, ontano, nocciolo, carpini
   Mela, pera, pesca, albicocca, prugna, ciliegia, nocciola,
    noce, mandorla, nespola, arachide, lampone, fragola, kiwi,
    sedano, finocchio, carota, prezzemolo

   Graminacee
   Frumento, melone, anguria, pomodoro, arachide, pesca,
    ciliegia, albicocca, prugna, mandorla, kiwi, agrumi

   Artemisia, ambrosia
   Lattuga, cicoria, tarassaco, camomilla, olio di girasole,
    margarina, banana, castagna, sedano, finocchio, carota,
    prezzemolo, pepe verde, miele

   Parietaria
   Basilico, ortica, melone, ciliegia, more di gelso, pisello
Graminacee
   Rappresentano la principale famiglia botanica
    diffusa in ambienti erbacei come pascoli, prati,
    terreni coltivati ed incolti.

   Sono presenti a varie latitudini, adattandosi a
    condizioni climatiche disparate; crescono dal
    livello del mare fino alla fascia alpina. Molte
    specie sono spontanee (erbe infestanti) mentre
    altre vengono coltivate per l’alimentazione umana
    o degli animali.

   L’emissione dei pollini avviene da aprile a ottobre
    con concentrazioni nell’aria più elevate tra aprile
    e giugno.
Graminacee
   Le graminacee spontanee liberano grandi quantità di
    pollini in atmosfera a differenza delle specie
    coltivate.

   Il periodo di impollinazione delle graminacee inizia
    più tardivamente nelle zone montane e nei paesi del
    Nord-Europa.

   L’alternarsi di periodi di pioggia con periodi di sole
    possono causare ripetute fioriture che determinano
    un prolungamento della stagione di impollinazione
    con    conseguente     andamento     protratto   della
    sintomatologia allergica.
POA
Graminacee

   Principali graminacee spontanee         Periodo di pollinazione

•   Caprinella (Agropyron repens)             Da   maggio a settembre
•   Paleo odoroso (Anthoxanthum odoratum)     Da   marzo a luglio
•   Erba canina (Cynodon dactylon)            Da   giugno ad ottobre
•   Erba mazzolina (Dactylis glomerata)       Da   maggio a settembre
•   Paleo dei prati (Festuca arundinacea)     Da   aprile a luglio
•   Bambagiona (Holcus lanata)                Da   giugno ad agosto
•   Logliarella (Lolium perenne)              Da   maggio ad Agosto
•   Coda di topo (Phleum pratense)            Da   maggio a luglio
•   gramigna dei prati (Poa pratensis)        Da   aprile ad agosto
Graminacee

   Principali graminacee coltivate (cereali) Periodo
    di pollinazione

•      Avena (Avena sativa)        Da maggio ad agosto
•      Orzo (Hordeum vulgare)      Da aprile ad agosto
•      Segale (Secale cereale)     Da giugno a luglio
•      Grano (Triticum aestivum)   Maggio e giugno
•      Mais (Zea mays)             Da luglio a settembre
Urticacee
Di questa famiglia il genere Parietaria (P.) riveste
maggiore importanza allergologica. È un’erba
infestante che cresce soprattutto sui muri, nelle
fessure delle rocce (da cui il nome “erba muraria
o muraiola”), nei terreni secchi ed incolti. È
diffusa dalla pianura fino a 900-1000 metri di
altitudine.

In Italia le specie più frequenti sono:

P. judaica ( P. diffusa) presente in tutta Italia ma
in particolare nelle regioni centro-meridionali,
nelle isole ed in Liguria.
P. officinalis presente nelle aree collinari in
particolare in Italia settentrionale.
P. mauritanica presente solo in Sardegna ed in
Sicilia.
PARIETARIA
Urticacee
   Il paziente può accusare:

   Le piccole dimensioni del granulo pollinico (14-18micron)
    favoriscono la sua penetrazione nelle basse vie aeree

   la presenza di apparati filiformi nello strato esterno del
    polline permette al polline di funzionare da supporto a
    inquinanti atmosferici (esempio metalli pesanti quale il
    piombo) che vengono veicolati nelle vie respiratorie,
    causando infiammazione e fenomeni irritativi di lunga
    durata (con conseguente labilità, iperreattività bronchiale) .
Composite o Astaracee
   Di questa famiglia hanno importanza allergologica i generi Artemisia e
    Ambrosia ad impollinazine anemofila.

   L’Artemisia o Assenzio selvatico cresce ai margini delle strade, lungo
    le ferrovie, nei prati in tutta l’Italia e in Europa. Durante la fioritura, nei
    mesi di settembre-ottobre, libera grandi quantità di pollini che però, a
    causa del loro peso, risultano difficilmente aerodispersi.

   Le Ambrosie sono erbe infestanti importate
    accidentalmente in Italia dagli Stati Uniti negli ultimi
    decenni. La diffusione dell’ambrosia è in costante
    incremento, attualmente è diffusa non solo in Lombardia e
    Piemonte ma anche nel Veneto e nel Friuli. La fioritura è tra
    Agosto e settembre. Il polline di ambrosia ha dimensione
    tra 15-24 micron metri ed è un allergene molto potente.
Artemisia   Ambrosia
Oleacee (Olivo, Frassino, Ligustro)

   L’Olivo è diffuso in tutta l’area Mediterranea.
   Può essere spontaneo o coltivato, cresce in luoghi rocciosi e secchi
    fino ad altezze di 600-700 metri. Le concentrazioni polliniche
    atmosferiche possono variare da 100-200 granuli per metri cubi d’aria a
    2000-3000 granuli nelle zone con coltivazioni molto intensive (esempio
    in Puglia) però, per fortuna, il periodo di pollinazione dura in genere
    non oltre i trenta giorni a (maggio-giugno), sovrapponendosi al periodo
    di fioritura delle Graminacee. L’alternanza annuale della quantità di
    pollini (ad un’annata con elevate concentrazioni polliniche segue
    spesso un’annata con concentrazioni molto ridotte) spiega le
    variazioni da un anno all’altro del quadro clinico della pollinosi da
    olivo.

   Un soggetto allergico all’olivo può presentare sintomi anche quando
    inala allergeni liberati da pollini di specie che appartengono alla
    famiglia delle Oleacee come il Frassino e il Ligustro (fioritura aprile -
    giugno).
BETULACEE (Betulla, Ontano)
   La betulla è diffusa in tutta Europa, in particolare nei paesi
    scandinavi ove questa pianta è al primo posto tra le cause
    di pollinosi.

   In Italia la betulla si ritrova nei boschi delle Alpi e degli
    Appennini da 900 a 1800 metri di altitudine.

   Negli ultimi anni questo albero è sempre più utilizzato come
    pianta ornamentale nei giardini di nuovi insediamenti
    urbani di numerose città italiane, soprattutto nell’Italia
    settentrionale.

   Per questo motivo ed a causa del notevole potere
    allergenico del polline di betulla, la pollinosi da betulla rara
    in passato in Italia è attualmente in progressivo aumento.

   Le betulacee hanno una pollinazione precoce (marzo–
    maggio) causando una pollinosi invernale o pre-primaverile
BETULACEE (Betulla,
                 Ontano)

   Il soggetto allergico alla betulla accusa frequentemente,
    oltre alla rinite e congiuntivite, sintomi a livello della
    mucosa orale (Sindrome orale allergica) allorché ingerisce
    taluni alimenti come mela, kiwi, pera, ciliegia, carota, cioè
    frutta e verdura che possiedono allergeni comuni (cross-
    reattivi) tra pollini e alimenti vegetali.
BETULLA
BETULACEE (Betulla, Ontano)

 Gli Ontani sono alberi diffusi dalle pianure fino a
 1200-1600 m di altitudine.
 •L’Ontano nero, il più comune, si ritrova spesso
 lungo i corsi d’acqua, in particolare nelle zone
 appenniniche e prealpine.
 •L’Ontano bianco è diffuso in particolare nelle
 regioni settentrionali. Durante il periodo di
 pollinazione, in genere in febbraio-aprile talvolta
 anche    più   precocemente     dicembre-gennaio,
 l’Ontano libera enorme quantità di pollini ma con
 potere allergenico inferiore a quello dei pollini di
 betulla.
Corylacee (Nocciolo e Carpino)
   Il Nocciolo è presente in tutta Europa, può crescere spontaneamente
    od essere coltivato per la produzione del suo frutto (nocciola) .
    Produce grandi quantità di pollini durante i mesi invernali da gennaio a
    marzo. I sintomi dell’allergia a nocciolo tendono spesso a perdurare
    nel tempo a causa della reazione crociata con i pollini di Ontano e
    Betulla, piante con la stessa distribuzione geografica e la cui fioritura
    va fino a maggio. I soggetti allergici al polline di nocciolo possono
    presentare manifestazioni allergiche (orticaria-angioedema) in seguito
    ad ingestione di nocciole.

   I Carpini (Carpino bianco e Carpino nero) sono presenti principalmente
    nelle regioni centro - settentrionali sui rilievi delle Prealpi e
    dell’Appennino. Liberano durante la fioritura notevoli quantità di pollini
    da marzo a maggio.
PIOPPO
Cupressacee/Taxodiaceae
    Cipresso comune, Cipresso dell’Arizona, Tuja (pianta
    ornamentale) e Ginepro (che si ritrova in tutte le regioni, dal
    livello del mare ad oltre 3000 metri).


    Negli ultimi anni i soggetti che soffrono di pollinosi invernale
    da Cipresso sono in aumento, in particolare in Toscana, Puglia,
    Liguria, Umbria, Lazio e Campania ove è aumentata la
    coltivazione del Cipresso a scopi ornamentali o di
    rimboschimento.

    Il periodo di pollinazione del Cipresso comune va in genere
    da febbraio a fine marzo con possibili anticipi a gennaio o
    continuazioni fino ad aprile con concentrazioni polliniche che
    possono raggiungere valori elevati.

    I soggetti allergici al Cipresso presentano, in genere, sintomi
    anche se inalano pollini di Tuja (fioritura tra marzo e aprile) o
    di Ginepro (fioritura tra febbraio e maggio).
Consigli utili per il paziente allergico a
                     pollini
Consultare i calendari pollinici per sapere il periodo di
fioritura della pianta a cui siamo risultati allergici e per potere
iniziare una profilassi- terapia farmacologica che andrà inoltre
prolungata durante tutto il periodo di pollinazione.


Evitare passeggiate nei prati, in zone ove l’erba è stata
tagliata di fresco e gite all’aperto specialmente nei giorni di
sole con vento e tempo secco, durante i periodi di massima
impollinazione della pianta a cui siamo allergici

Evitare attività sportiva in campi o in prossimità di aree verdi

Evitare di tagliare l’erba od i lavori di giardinaggio nel periodo
di fioritura della pianta nemica
Consigli utili per il paziente allergico a
                     pollini
   Usare appropriate mascherine per naso - bocca durante i lavori
    all’aperto

   Evitare i viaggi in macchina od in treno con i finestrini aperti. Quando
    possibile è preferibile viaggiare in autoveicoli con aria condizionata e
    filtri di aerazione anti - polline da pulire spesso

   Evitare l’aerazione degli ambienti durante le ore più calde della
    giornata ed eventualmente usare condizionatori d’aria

   Scegliere per le vacanze località e periodi ove sia bassa la
    concentrazione del polline a cui si è allergici, può essere
    consigliato il soggiorno marino durante il periodo della
    fioritura delle graminacee od anche il soggiorno montano
    sopra i 1000 metri per gli allergici alla parietaria
Consigli utili per il paziente
        allergico a pollini
   Le misure preventive ambientali nel caso delle pollinosi
    sono di difficile attuazione, è quindi opportuno che il
    paziente con pollinosi si rivolga al medico, prima della
    stagione pollinica, per stabilire un corretto programma
    preventivo – terapeutico. Allo scopo di ridurre quanto più
    possibile i sintomi dovuti all’esposizione al polline
    responsabile può essere utile, in alcuni casi, iniziare un ‘
    immunoterapia allergene – specifica (ITS) che consiste
    nella somministrazione di dosi crescenti dell‘allergene
    responsabile (prescritta dal medico specialista dopo
    esecuzione dei test diagnostici)
ACARI
   Nella polvere di casa vi sono numerose
    componenti quali: funghi, residui alimentari,
    granuli di pollini, forfore di animali, insetti (ad es.:
    scarafaggi), acari.

   Sono proprio gli acari, presenti in tutte le case, i
    maggior responsabili dei sintomi allergici (rinite,
    congiuntivite, tosse, asma, dermatite, prurito) nei
    soggetti geneticamente predisposti e sensibili a
    tali allergeni.
ACARO
ACARI
   Sono animaletti molto piccoli, ARTROPODI della classe degli
    ARACNIDI, invisibili ad occhio nudo (misurano circa 1/3 di
    millimetro), comparsi sulla terra da circa 300 milioni di anni. Sono
    state individuate addirittura 50.000 specie, tuttavia le specie
    acaridiche più allergizzanti (detti ACARI MAGGIORI) che
    popolano le nostre case sono:

       Dermatophagoides pteronissynus (Dp)
       Dermatophagoides farinae (Df)

   Gli acari hanno una vita media di 2-4 mesi (80 giorni i maschi e
    160 giorni le femmine), durante questo periodo di vita hanno 1 o 2
    accoppiamenti      dopo      i  quali     la   femmina     depone
    complessivamente 20-50 uova;
   nelle nostre abitazioni si possono così trovare da 100 a 1000 e più
    acari per grammo di polvere.
ACARI
   Accanto a questi vi sono gli ACARI MINORI o delle derrate
    alimentari così chiamati perché rappresentano in genere dall’1 al
    15% della popolazione acaridica totale della polvere di case,
    prediligono ambienti particolari (silos, magazzini alimentari,
    granai, fienili) e sono agenti allergizzanti meno potenti:

   Acari minori e loro habitat:
         Acaro siro: vive prevalentemente nelle croste di formaggio e
    nelle farine e cereali
         Lepidoglyphus destructor: presente soprattutto nei salumi,
    nel fieno e nei cereali
         Tyrophagus putrescentiae: presente in particolare nei
    prosciutti, nei formaggi, nel grano e nella farina, nelle coltivazioni
    di funghi
         Glycyphagus domesticus: presente nei dolciumi, nei
    formaggi, nel grano e nelle farine
         Gohiera fusca: presente in vari cereali , nelle sedie
    impagliate.

ACARI
   Lo sviluppo degli acari e la loro sopravvivenza sono favoriti
    da condizioni ambientali caldo-umido e dalla presenza di
    nutrimento :

        Temperatura fra 15° e 30°C
        Umidità tra 60 e 80%
        Fonti di alimentazione: forfore derivanti dalla cute
    dell’uomo o degli animali domestici, muffe, residui
    alimentari

   Queste condizioni di vita ci spiegano perché in genere il
    maggior sviluppo di acari si ritrova in località situate a
    meno di 1000-1500 metri di altitudine, ai cambiamenti di
    stagione (maggior umidità) ed in particolare in autunno
    anche se per il Dermatophagoides farinae viene segnalato
    spesso un picco di sviluppo in primavera (maggio-giugno).
Condizioni ideali per la
            sopravvivenza degli acari
   Nelle nostre abitazioni gli acari trovano le condizioni ideali di vita.

   Il riscaldamento      permette il mantenimento di temperature
    superiori a 15°C.

   La riduzione degli scambi d’aria con l’ambiente esterno
    (ventilazione ridotta) conseguenza delle nuove tecniche di
    costruzione volte a garantire un risparmio energetico come ad
    esempio l’adozione di infissi ad elevata tenuta, porta ad un
    aumento dell’umidità nell’ambiente interno. Le attività domestiche
    quali cucinare, lavare (comprese docce, bagni) producono vapore
    acqueo. A livello del materasso il grado di umidità relativa si
    avvicina al 75% con una temperatura di 22-26 °C a causa del
    vapore acqueo prodotto dal nostro organismo stesso tramite la
    sudorazione e la respirazione
Condizioni ideali per la
             sopravvivenza degli acari

   Il nutrimento è costituito dai residui cutanei eliminati dall’uomo e cioè
    da capelli, peli, derivati della normale desquamazione cutanea. Gli
    animali domestici (gatto, cane…) tramite la loro forfora, i loro peli
    contribuiscono al nutrimento degli acari.

   Il materasso è una nicchia ideale per la crescita dei Dermatofagoidi
    grazie al microclima e alle fonti di alimentazione che l’organismo
    dell’uomo stesso mantiene: nei materassi tradizionali dopo 4 mesi di
    utilizzo si possono ritrovare fino a 2 milioni di acari, in misura minore
    nei materassi in latice.

   Gli arredi imbottiti, i divani, la moquette, i tappeti, i giocattoli di peluche
    rappresentano anche loro ambienti ideali per gli acari perché sono
    ricettacoli di detriti alimentari e forfore e al loro livello il grado di umidità
    relativa è elevato.
Sostanze allergizzanti contenute
               nell’acaro
   Varie sono le sostanze allergizzanti dell’acaro che sono responsabili
    (tramite inalazione o contatto) della comparsa dei sintomi nel soggetto
    allergico.
   L’acaro in sé non è dannoso per l’uomo ma è responsabile dei sintomi
    del paziente allergico in quanto contiene sostanze allergizzanti dette
    “allergeni maggiori” presenti principalmente nelle particelle fecali e
    nel corpo dell’acaro anche se morto. Gli allergeni dei Dermatofagoidi
    sono identificati in base alla nomenclatura internazionale con la sigla
    Der ed i più importanti dal punto di vista clinico appartengono ai
    gruppi I e II, indicati rispettivamente Der p 1 e Der f 1, Der p 2 e Der f 2.
    Ogni acaro emette ogni giorno circa 6-40 pallottoline fecali di
    dimensione variabile tra 10-40 micron contenente ognuna 0,2
    nanogrammi di allergene; queste particelle di poco peso fluttuano
    facilmente nell’aria e quando camminiamo sui tappeti o quando ci
    giriamo nel letto vanno a costituire un “aerosol biologico”.
Misure di Prevenzione Ambientale

   Per ridurre la concentrazione di acari nell’ambiente
    domestico, tenuto conto delle caratteristiche prima
    esposte, vanno adottate varie misure:

   Arieggiare un volta al giorno l’abitazione prevalentemente
    al mattino, nelle ore in cui l’inquinamento ambientale
    esterno e il traffico automobilistico sono minori, anche in
    inverno;

   Cercare di mantenere una temperatura in casa non
    superiore a 20°C ed un grado di umidità relativa inferiore al
    50%.
Misure Generiche:
   Evitare il fumo di tabacco (attivo e passivo), l’uso di profumi, insetticidi,
    vernici che rappresentano fattori irritativi per il soggetto allergico.

   Preferire un arredamento semplice, facile da pulire, evitare librerie aperte,
    poltrone e divani imbottiti, ridurre il numero di soprammobili che
    accumulano polvere.

   Eliminare tappeti e tendaggi complicati.

   Mantenere i vestiti chiusi nell’armadio, evitare di cambiarsi le scarpe ed i
    vestiti polverosi in camera.

   Evitare di mangiare in camera da letto.

   Scegliere giocattoli in plastica od in legno piuttosto che in peluche e stoffa,
    se ciò non è possibile lavarli settimanalmente in lavatrice a temperature
    superiori a 60°C od in alternativa metterli in congelatore per 24 ore.
Misure Generiche:
   Ridurre il numero delle piante ornamentali in casa in quanto
    favoriscono lo sviluppo di muffe.

   Posizionare il letto lontano dai caloriferi in quanto il calore
    emesso provoca un movimento di aria e quindi di polveri.

   Pulire i termosifoni con cura e nelle case dotate di aria
    condizionata applicare filtri da cambiare frequentemente.

   Evitare di tenere animali in casa (gatti, cani, criceti.) la cui
    forfora è un ottimo nutrimento per gli acari.

   Lavare la biancheria in lavatrice a temperature di almeno 60°C,
    ogni settimana. Evitare di asciugare la biancheria in casa per
    non aumentare il grado di umidità interna.
   Esporre le coperte ed i cuscini e se possibile il materasso ai
    raggi solari per alcune ore.
Misure Generiche:
   Utilizzare per le pulizie un panno umido e/o aspirapolveri dotati di
    microfiltri HEPA (dall’inglese High Efficiency Particulate Arrestance),
   Si segnala che l’efficacia degli aspirapolveri con filtri HEPA nel ridurre
    la concentrazione delle particelle allergizzanti dell’acaro, migliora se
    usati in combinazione con filtri ad acqua.

   Non usare gli umidificatori in quanto aumentando il livello di umidità
    relativa favoriscono la proliferazione degli acari, anche i
    deumidificatori in realtà non sono di grande aiuto in quanto quelli
    disponibili attualmente in commercio consentono il raggiungimento
    della soglia del 60% di umidità.

   Evitare l’uso degli ionizzatori in quanto possono sviluppare sostanze
    irritative per le vie respiratorie quale l’ozono.
Misure specifiche
   I prodotti chimici
   I prodotti chimici disponibili sul mercato sono di 2 tipi: Acaricidi e
    Denaturanti proteici.
   Gli acaricidi più facilmente reperibili in commercio sono sostanze
    chimiche a base di piretroidi o di benzil benzoato che uccidono gli
    acari mentre i denaturanti proteici, acido tannico e un suo derivato il
    tanacetano denaturano le proteine allergeniche degli acari e degli
    animali domestici. Questi prodotti sono utilizzabili su materassi,
    cuscini, mobili imbottiti, tappeti e moquette, interni di auto ecc…; dopo
    il trattamento occorre rimuovere gli acari morti (ancora in grado di
    scatenare reazioni allergiche) e polvere con appositi aspirapolvere.

   Le prove scientifiche su efficacia ed innocuità di questi
    prodotti chimici non sono ritenute da tutti sufficienti.
   la loro efficacia clinica è inoltre influenzata dal loro corretto
    uso
   e pertanto possono, per ora, essere impiegati in alcuni casi
    (asma grave o medio grave) in associazione alle altre
    misure preventive consigliate
Misure specifiche
   I prodotti barriera

   fodere coprimaterasso-copricuscino-copripiumino che hanno lo scopo
    di impedire il passaggio degli acari e dei loro allergeni verso l’esterno
    e di ostacolare la penetrazione dei derivati epidermici dell’uomo
    all’interno. Per essere efficaci queste fodere devono essere fatte con
    tessuti impermeabili     agli allergeni, traspiranti per consentire il
    passaggio del vapore acqueo prodotto dalla respirazione corporea con
    maggior confort per il soggetto, confezionati in modo da chiudere
    completamente il materasso, il cuscino od il piumone con sistemi di
    chiusura a cerniere lampo o di velcro.

   Tutti i materassi e cuscini presenti nella camera devono essere
    ricoperti con queste fodere.
Obiettivi della prevenzione ambientale
   Prevenzione secondaria non farmacologica
   Gli studi hanno dimostrato che l’adozione di misure di controllo
    ambientale, per ridurre l’esposizione agli allergeni degli acari
    domestici aiutano il paziente a prevenire le riacutizzazione dei
    sintomi con miglioramento della qualità di vita, minor consumo di
    farmaci e mantenimento della malattia ad un livello di minore gravità.
   Prevenzione primaria
   La riduzione dell’esposizione agli allergeni degli acari nel corso del
    primo anno di vita ritarda la comparsa della malattia in soggetti
    geneticamente predisposti.

   l’impegno delle famiglie nell’adottare i vari provvedimenti
    illustrati per ridurre gli acari nell’ambiente è un punto
    fondamentale per il raggiungimento nel trattamento delle allergie
    dei seguenti obiettivi:

       prevenire le riacutizzazioni
       evitare il peggioramento della malattia
       prevenire l’insorgenza della malattia nei figli dei soggetti
        allergici
Obiettivi della prevenzione
                    ambientale
   Un gruppo internazionale di esperti (Association of Allergology and
    Immunology e Organizzazione Mondiale della Sanità) ha proposto dei
    livelli soglia di concentrazione di allergeni per realizzare una casa a
    basso rischio di allergia.

   Meno di 10 microgrammi di allergene maggiore, equivalente a 500 acari
    per grammo di polvere per ridurre il rischio di comparsa di
    manifestazioni acute (riacutizzazioni) in pazienti allergici agli acari

   Meno di 2 microgrammi di allergene maggiore, equivalente a 100 acari
    per grammo di polvere, per prevenire la sensibilizzazione verso gli
    acari in bambini predisposti geneticamente
Gli Animali Domestici
   Gli animali domestici (gatto, cane, piccoli roditori come il criceto)
    costituiscono un’altra importante fonte di allergeni, in grado di
    scatenare violenti episodi di allergia nei soggetti sensibilizzati
    (prove allergologiche positive) a questi animali.

   Le sostanze allergizzanti (allergeni maggiori) del gatto (Fel d 1) e
    del cane (Can f 1) responsabili della comparsa dei sintomi
    derivano dalla loro pelle, dalla loro saliva o dalle loro urine e sono
    legate a particelle molto piccole di 2-5 micron in grado di
    disperdersi rapidamente nell’aria anche a distanza e di rimanere
    sospese per molte ore, in particolare in ambienti con scarso
    ricambio di aria, prima di depositarsi sulle varie superfici. Queste
    caratteristiche spiegano perché l’allergene del gatto va
    considerato ubiquitario
Gli Animali Domestici
   L’ALLERGENE DEL GATTO si ritrova in case apparentemente
    senza gatto (il gatto del vicino magari dorme sullo zerbino
    di casa!)
        i vestiti sono un importante veicolo per la diffusione
    dell’allergene
        occorrono da 12 a 16 settimane per ridurre i livelli di
    allergeni nelle case dopo allontanamento dell’animale
        divani, letti, tappeti e moquette, suppellettili imbottiti
    ove si depositano gli allergeni rappresentano veri e propri
    serbatoi che li liberano nell’aria quando vengono toccati.
Misure di prevenzione
                      ambientale

   La migliore        prevenzione       è    l’allontanamento
    dell’animale.

   Quando per motivi affettivi ciò non è possibile, sarà
    necessario mettere in atto un serie di misure preventive, nel
    tentativo di ridurre l’esposizione all’allergene. Nella
    letteratura sono riportati livelli di rischio per la
    sensibilizzazione compresi tra 1 e 8 microgrammi per
    grammi di polvere per l’allergene maggiore del gatto e 10
    microgrammi per grammi di polvere per quello del cane.
    L’efficacia delle misure adottate è, per ora, controllabile con
    un test di tipo immunoenzimatico realizzabile in laboratorio,
    nel caso del gatto.
Misure di prevenzione
                     ambientale
   Tenere l’animale il più possibile fuori casa, non farlo entrare nelle
    camere .
         Arieggiare la casa
         Eliminare i tappeti, le moquette (bonificare tutto ciò che in casa
    rappresenta un serbatoio per l’allergene)
         Sostituire i mobili tappezzati con mobili lavabili
         Utilizzare per le pulizie aspirapolveri dotati di microfiltri HEPA
    in quanto le particelle allergeniche sono troppo piccole per essere
    trattenute dai filtri montati sui comuni aspirapolveri
         Utilizzare un depuratore d’aria a filtro HEPA può essere utile
    per ridurre il livello dell’allergene aerodiffuso
Misure di prevenzione
                ambientale
   Lavare il gatto o il cane settimanalmente con acqua tiepida.
    Secondo studi, il procedimento risulta efficace in quanto ad
    ogni lavaggio si asporta fino a 35 mg dell’allergene
    maggiore del gatto e quindi l’animale appena lavato ne
    libera di meno ma dopo una settimana l’emissione
    dell’allergene sembra ritornare ai livelli precedenti .

   L’efficacia di sostanze denaturanti da passare sul pelo
    dell’animale, in alternativa al lavaggio, richiede ulteriore
    dimostrazione.

   Lavare spesso gli indumenti di chi convive con il gatto.
Altri animali responsabili di
                         allergia
   L’allergia alla forfora di cavallo si osserva in soggetti
    esposti per motivi professionali o per hobby. Gli allergeni
    maggiori (Equ c 1, Equ c 2 e Equ c 3) sono molto potenti
    per cui il soggetto allergico può presentare manifestazioni
    cliniche non soltanto per contatto diretto con l’animale ma
    anche in prossimità di scuderie, circhi equestri, maneggi od
    indirettamente per esposizione a materiali venuti a contatto
    con cavalli.

   L’allergia al coniglio si può riscontrare negli allevatori.
    L’allergene maggiore è presente nella saliva, nel pelo ed in
    minima concentrazione nelle urine.
 FINE
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