PERIODICI - DNA Media Lab
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del 1 Luglio 2019 LEUCEMIA MIELOIDE ACUTA, NEGLI ULTIMI DUE ANNI BOOM DI TRATTAMENTI Ideato dispositivo per diagnosi in 2 ore delle infezioni batteriche Home Medicina Leucemia mieloide acuta, negli ultimi due anni boom di trattamenti Leucemia mieloide acuta, negli ultimi due Search anni boom di trattamenti Lug 01,2019 0 Comments Negli ultimi 24 mesi negli Usa sono state approvate 10 molecole, a giugno di quest’anno l’Aifa ha inserito la combinazione di daunorubicina e citarabina nel fondo per i farmaci innovativi. Per gli esperti adesso serve una diagnostica molecolare raffinata che permetta di identificare il sottotipo di malattia e personalizzare la terapia. Questi temi sono stati affrontati in un convegno a Milano venerdì 27 giugno. È la leucemia più diffusa e ogni anno colpisce in Italia circa 2.500 persone, soprattutto over 60. Ha un tasso di sopravvivenza molto basso e ne esistono diversi sottotipi. La leucemia mieloide acuta secondaria (Lma) è un tumore aggressivo causato dalla moltiplicazione incontrollata di una delle cellule immature presenti nel midollo osseo. Ha un’incidenza di circa 4,2 persone ogni 100.000 abitanti e per questo è considerata una malattia rara (che per definizione colpisce fino a 5 pazienti ogni 10.000 abitanti). Più che in altre malattie, è fondamentale una diagnosi accurata per individuare le opzioni di trattamento più adeguate. Proprio di questi temi si è discusso venerdì 27 giugno a Milano, all’interno del convegno “Leucemia mieloide acuta: nuove prospettive terapeutiche”, promosso da Jazz Pharmaceuticals e con il patrocinio della Regione Lombardia. Negli ultimi due anni molti passi avanti “Fino a due anni fa i trattamenti a nostra disposizione non erano molti – ha ricordato Roberto Cairoli, direttore Sc Ematologia all’Asst Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano – Oggi, grazie alla caratterizzazione biologica della Lam, i nostri pazienti hanno a disposizione una serie di molecole che possono migliorare la loro storia clinica e la qualità della loro vita”. E Giuseppe Rossi, direttore della Struttura complessa di Ematologia e del Dipartimento di Oncologia Clinica all’Asst Spedali Civili di Brescia, ha aggiunto: “Negli ultimi 24 mesi negli Stati Uniti sono stati approvati 10 farmaci per questa patologia. Adesso abbiamo bisogno di una diagnostica molecolare estremamente fine per prescrivere le molecole più appropriate al sottotipo di patologia del paziente”. Rossi (Brescia): "Pdta condiviso con al cen… cen… Siccome la maggior parte di chi ha la leucemia mieloide acuta ha oltre 60 anni, è difficile il trapianto allogenico, che rappresenta la vera possibilità di guarigione evitando la recidiva di malattia. Per questo le speranze oggi si orientano alla terapia farmacologica, sempre più cucita su misura. Paolo Corradini, presidente della Società Italiana Ematologia, ha ricordato gli ambiti di ricerca più interessanti, quelli che “esploderanno” nei prossimi anni: “In primis quelli che forniranno gli strumenti per scoprire le lesioni genetiche precise di una malattia – ha ricordato Corradini, che è anche direttore della Sc di Ematologia presso la Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano– Questo consentirà di somministrare trattamenti specifici. Poi vi è la branca 152
del 1 Luglio 2019 LEUCEMIA MIELOIDE ACUTA, NEGLI ULTIMI DUE ANNI BOOM DI TRATTAMENTI dell’immunoterapia, con gli anticorpi bispecifici e le car-T cells, un modo per colpire la malattia molto diverso dalla chemioterapia o dal trapianto di midollo, che sono le terapie che abbiamo avuto a disposizione in questi anni. Infine, con la Crispr technology (una sorta di taglia-e-cuci molecolare, ndr) la terapia genica sta di fatto diventando realtà. Culturalmente tutto questo avrà impatti organizzativi sugli aspetti sanitari – ha ricordato lo specialista – La politica si sta interessando a questi impatti? Forse si potrebbe fare di più per capire come dovrebbe cambiare l’organizzazione di alcuni ospedali. Il costo della terapia non è tutto”. Garantire l’accessibilità all’innovazione Il 18 giugno Aifa ha inserito la combinazione di daunorubicina e citarabina nel fondo per i farmaci innovativi. Giovanni Martinelli, direttore scientifico dell’Ircss Istituto Tumori della Romagna, ha affermato: «Finalmente abbiamo a disposizione una medicina ce agisce sul meccanismo del cariotipo complesso, cioè le multiple alterazioni complesse con cui si manifesta la Lma. Questa molecole riesce a penetrare in modo selettivo all’interno delle cellule del midollo, là dove è avvenuto lo sbaglio e le inibisce portando a morte prevalentemente quelle tumorali. Questa è una bella notizia, soprattutto per le persone fragili e anziane». Martinelli (Irst): "Oggi abbiamo una medicina c… c… «Oggi ci sono dei farmaci innovativi, quelli biotecnologici per esempio, che soprattutto in oncologia hanno un’attività mirata su alcune proteine mirate – ha ricordato Giorgio Racagni, presidente eletto della Società Italiana di Farmacologia – Questo permette la personalizzazione della terapia e la precisione farmacologica. L’importante è che oltre a introdurre i farmaci, questi siano poi disponibili e accessibili ai pazienti. Oggi a volte si registra una disomogeneità nell’accesso ai farmaci a livello regionale». Racagli (Sif): "Importante l'accesso all'inno… all'inno… Beatrice Lorenzin … Dalla parte del paziente Al congresso milanese non si è parlato solo di farmaci, ma anche dei bisogni del paziente ematologico, al di là della terapia. “Come AIL da 50 anni aiutiamo i pazienti a soddisfare i loro bisogni materiali. Per esempio, le 36 case AIL presenti sul territorio nazionale forniscono alloggio gratuito a pazienti e familiari costretti a cambiare città per avere l’accesso alle terapie – ha affermato durante il suo intervento Felice Bombaci, volontario dell’Associazione italiana contro leucemie-linfomi e mieloma Onlus e coordinatore nazionale Gruppi AIL Pazienti Malattie Ematologiche – Dal 2009, poi, facciamo anche attività di advocacy, per permettere a chi ha avuto una leucemia di tornare alla vita senza subire lo stigma da parte della società”. Oggi in Italia, infatti, manca una legge che tuteli il diritto all’oblio in ambito sanitario: “Oggi, se un bambino viene curato da una leucemia, quando a 20 anni si affaccia al mondo del lavoro rischia di trovarsi di fronte a un blocco, perché è stato un paziente ematologico, nonostante sia guarito. In Francia, dopo 10 anni dalla guarigione, la persona torna ad avere gli stessi diritti di chiunque altro. Come AIL puntiamo a renderlo possibile anche in Italia”. adolescenti Alzheimer ansia Antibiotici anziani asma autismo bambini Batteri cancro cervello depressione Chirurgia cuore demenza diabete Dna dolore donne farmaci fumo genetica geni gravidanza Hiv ictus Infarto INFLUENZA inquinamento linee guida marte memoria NASA obesità Oms Parkinson rischio sclerosi multipla sonno 153
del 1 Luglio 2019 LEUCEMIA MIELOIDE ACUTA, NEGLI ULTIMI DUE ANNI BOOM DI TRATTAMENTI stress studio tumore al seno Tumori vaccini Bombaci (Ail): "DA anni a �anco dei paz… paz… vaccino Sono poi state affrontate le reti ematologiche, che rappresentano un esempio di eccellente gestione del paziente ematologico che ha bisogno di punti di riferimento per affrontare l’intero percorso di cura. In alcune Regioni italiane, come Lombardia, Veneto Emilia Romagna e Puglia, sono già presenti reti in grado di intercettare, in una visione olistica, tutti i bisogni di cura del percorso diagnostico terapeutico e assistenziale (PDTA) del paziente emato-oncologico. “Da qualche anno lavoriamo con le reti di patologia costruendo un modello che coinvolge i migliori professionisti – ha ricordato l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera – Adesso vogliamo fare un passo in più, passando dalle reti di patologia alle reti clinico-assistenziali, nella logica che al di là della valutazione clinica della patologia vi è la fase di diagnosi precoce, con il coinvolgimento dei Mmg e poi il decorso post-operatorio o post-ospedaliero e qui è fondamentale il ruolo ella strutture territoriali. Vogliamo migliorare la qualità della presa in carico del paziente migliorando anche le risorse da destinare». Gallera (Welfare Lombardia): "Stiamo evolv… evolv… Il consigliere regionale e membro della Commissione Sanità Marco Mariani ha ricordato che «in Lombardia abbiamo una rete ematologica d’eccellenza, ma per poter evolvere ancora abbiamo bisogno di grandi investimenti in ricerca. Da questo di vista siamo purtroppo carenti: una politica sanitaria a livello nazionale dovrebbe investire il più possibile in ricerca, che rappresenta il futuro per qualsiasi specializzazione al giorno d’oggi». Mariani (Comm. Sanità): "L'ematologia nec… nec… Tag Retweet This Share This Linkedin Digg This Bookmark This You might also like Contare i passi ci mantiene in salute Cardio-TC. Quando effettuarla? 154
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del 23 Gennaio 2019 DILAGA L EPIDEMIA DEGLI OPPIOIDI NEGLI STATI UNITI. E IN ITALIA? � .IT Sezioni Wired Next Fest Gallery Wired Next � HOT TOPIC FACEBOOK TRAILER REDDITO DI CITTADINANZA CYBERSECURITY INTERNET GOVERNO … VEDI TUTTI � � HOME SCIENZA MEDICINA � Dilaga l’epidemia degli oppioidi negli Stati Uniti. E in Italia? Un report torna a far luce su una delle più grandi minacce alla salute pubblica che da anni imperversa negli Usa: la crisi degli oppioidi, che rischia oggi di fare più vittime degli incidenti. E l’Italia? di Anna Lisa Bonfranceschi * 23 GEN, 2019 � � � … � 4 (Foto via Pixabay) La crisi degli oppioidi negli Usa, purtroppo, fa ancora notizia. Lo fa con la pubblicazione del report del National Safety Council relativo ai rischi di morte prevenibili per la popolazione americana. Dal documento emerge infatti come non solo il rischio di morire per overdose accidentale da oppioidi svetti al quinto posto nella classifica delle morti prevenibili (guidata da malattie cardiovascolari, tumori e malattie respiratorie croniche), ma ha superato per la prima volta quello di rimanere vittima di un incidente automobilistico: 1 su 96 contro 1 su 103 (dati riferiti al 2017). Una crisi che, si legge in una nota diffusa dallo stesso Nsc, sta peggiorando sempre più soprattutto per l’uso illegale del fentanyl. Anche se alla crisi 199
del 23 Gennaio 2019 DILAGA L EPIDEMIA DEGLI OPPIOIDI NEGLI STATI UNITI. E IN ITALIA? degli oppioidi – una classe vasta di sostanze naturali derivate dall’oppio, semisintetiche o di sintesi, che agiscono su recettori presenti sulle cellule del sistema nervoso – non contribuiscono solo le droghe illegali ma anche i farmaci da prescrizione. Anzi. Come ricorda lo stesso Dipartimento della salute oltreoceano, infatti, il cattivo uso degli oppioidi affonda probabilmente le proprie radici negli anni Novanta. Allora, rassicurati dalla aziende farmaceutiche che escludevano rischi di dipendenza dagli oppioidi, i medici cominciarono a prescriverne in grandi quantità. La diffusione dell’uso, e quindi del misuso e dell’abuso – di oppioidi da prescrizione e non – negli anni avrebbero presentato il loro conto, salato. Gli oppioidi sono una risorsa importante per la gestione del dolore – per esempio in seguito a interventi chirurgici o in caso di tumori – specialmente per ridotti periodi di tempo, ma non sono immuni da rischi, tutt’altro. Oltre a un aumentato rischio di nausea, vomito, depressione, confusione, sonnolenza, l’uso degli oppioidi da prescrizione può aumentare la tolleranza ai medicinali e la sensibilità al dolore e può dare dipendenza fisica, ricordano ricordano ricordano dai Cdc americani. Con il pericolo che per trattare lo stesso fastidio servano più quantità del farmaco (sono oppioidi da prescrizioni sostanze come morfina, codeina, ossicodone, metadone, tramadol e fentanyl). Tutto questo, unitamente al fatto che gli oppioidi non solo alleviano il dolore, ma inducono anche euforia, aumenta il rischio di dipendenza, con usi prolungati, oltre le dosi, fuori indicazione. Ad alti dosaggi gli oppioidi causano problemi respiratori e possono portare a morte e il rischio aumenta se nel 200
del 23 Gennaio 2019 DILAGA L EPIDEMIA DEGLI OPPIOIDI NEGLI STATI UNITI. E IN ITALIA? mix finiscono anche alcolici e sedativi. Ed è proprio all’aumento delle morti per overdose per gli anni che si parla di epidemia di oppioidi, uno dei più gravi problemi di salute pubblica dei nostri tempi, come alcuni esperti e lo stesso Trump l’hanno definita. I Cdc americani identificano nell’aumento della prescrizione degli oppioidi negli anni Novanta – usati anche per il trattamento di dolori come quelli associati all’osteoartrite o i dolori alla schiena – la prima ondata di morti per overdose da oppioidi. L’eroina prima e la diffusione di oppioidi sintetici poi, in particolare il fentanyl illegale dicevamo, avrebbero invece caratterizzato rispettivamente la seconda e la terza ondata dell’epidemia, in tempi più recenti. In totale dal 1999 al 2017 le morti per overdose da oppioidi, da prescrizione o no, sono state quasi 400 mila. Le stime solo per lo scorso anno oscillano tra le 43 mila e 49 mila morti: in media morire di oppioidi nel 2017 era sei volte più frequente rispetto al 1999. Tra il 2000 e il 2012 è anche aumentato di cinque volte in numero di bambini con sindrome da astinenza neonatale, bimbi nati da mamme che hanno fatto uso di oppioidi durante la gravidanza, con rischio di basso peso alla nascita e complicanze respiratorie. “Dal 2016 al 2017, le morti per overdose per tutti gli oppioidi e gli oppioidi sintetici sono aumentate, ma le morte per gli oppioidi da prescrizione ed eroina sono rimaste stabili – si si si legge legge legge in un report diffuso solo lo scorso mese – l’epidemia di overdose da oppioidi continua a peggiorare e si evolve a causa del continuo aumento delle morti collegate agli oppioidi sintetici”. In particolare legate al fentanyl, una sostanza che mette paura 201
del 23 Gennaio 2019 DILAGA L EPIDEMIA DEGLI OPPIOIDI NEGLI STATI UNITI. E IN ITALIA? anche all’Europa, sostituitosi negli anni all’eroina e all’ossicodone nella classifica degli oppioidi più letali. Il fentanyl è un medicinale, approvato come analgesico, molto potente: 50-100 volte tanto la morfina, 25-40 volte più forte dell’eroina, 20 milligrammi rappresenta una dose potenzialmente letale. Malgrado i rischi correlati a un uso improprio delle formule da prescrizione, i pericoli principali sono collegati all’uso della sostanza illegale, che sul mercato può trovarsi anche mescolata a cocaina ed eroina. In realtà quella del fentanyl è una famiglia, in cui si annoverano anche molecole analoghe con strutture ed effetti simili, e con potenza variabile, minore in alcuni casi, molto maggiore del fentanyl in altri (fino a 10 mila volte la morfina si parla nel caso del carfentanil, letale a poche decine di microgrammi). I dati per il 2018 provvisori sembrano indicare un miglioramento della situazione, ma è ancora presto per dirlo. Presto per capire se la grande quantità di progetti, studi e iniziative messe in campo per cercare di arginare un’epidemia di così lungo corso possano aver prodotto frutti. Quel che appare ovvio è che un problema così complesso non possa essere affrontato su un’unica linea. Le strategie di prevenzione non possono essere mirati solo a una migliore educazione dei medici all’appropriatezza delle prescrizioni (diminuite con la diffusione della cannabis terapeutica legale) e alla lotta al mercato illegale, ma allargarsi e 202
del 23 Gennaio 2019 DILAGA L EPIDEMIA DEGLI OPPIOIDI NEGLI STATI UNITI. E IN ITALIA? comprendere sforzi per abbattere le false false false credenze credenze credenze in materia, separando quello identificare le popolazioni più a rischio (separando separando accidentale da quello intenzionale), e quindi più bisognose di assistenza, per rendere più disponibile e rapido l’accesso ai trattamenti d’emergenza contro le overdosi e l’uso dove possibile di altri analgesici, per potenziare la ricerca sulla gestione del dolore, sia con lo sviluppo di nuovi farmaci, con un profilo di sicurezza migliore e a minor rischio di dipendenza. Non da escludere anche l’idea di ricerca che non miri solo a trovare nuove opzioni più sicure, ma che faccia luce per esempio anche sulla reale efficacia del trattamento con oppioidi nel lungo termine e indaghi l’efficacia di altri approcci per la gestione del dolore, anche non farmacologiche. E perché no, sarebbe auspicabile anche far far far luce luce luce sui legami tra marketing delle aziende produttrici e prescrizioni degli oppioidi. Se il timore dalle nostre parti è che a volte questi farmaci possano essere prescritti troppo poco, secondo secondo secondo alcuni alcuni alcuni sbagliere o a guardare agli sa co e un paese lontano e all’epidemia di oppioidi come un problema che non ci riguarda per nulla. “Se è vero che in Italia non stiamo assistendo all’epidemia di morti per oppioidi che da anni interessa gli Stati ni i ero per c e il proble a presen e anc e da da noi e che le unità di tossicologia hanno a che fare con casi di problematiche correlate all’uso di oppioidi – racconta a Wired.it Guido Mannaioni dell’ ni ersi di irenze e dire ore della tossicologia medica dell’azienda ospedaliero universitaria Careggi. Tanto che la Società italiana di farmacologia (Sif) e la Società italiana di tossicologia (Sitox) hanno da poco firmato un position position position paper paper paper sull’appropriatezza terapeutica e il timore di dipendenze da oppioidi per il trattamento del dolore cronico. “E’ vero che esistono tantissime linee guida sul tema, ma l’idea con 203
del 23 Gennaio 2019 DILAGA L EPIDEMIA DEGLI OPPIOIDI NEGLI STATI UNITI. E IN ITALIA? questo documento è quello di tornarci per essere pronti nel caso in cui scoppiasse un caso analogo a quello americano – riprende Mannaioni, che insieme a Patrizia Romualdi dell’Università di ologna a coordina o i la ori – Un tempo gli oppioidi erano prescritti solo per il trattamento del dolore associato ai tumori, oggi non più, lo sono anche per forme cosiddette benigne di dolore, non oncologico. Inoltre l’Italia è arrivata dopo: da noi solo da una decina di anni la prescrizione di oppioidi è diventata più semplice, anche per i medici di medicina generale. Negli Usa l’accessibilità è partita prima, quello che vogliamo è scongiurare quanto visto altrove”. os ricorda annaioni la terapia del dolore dovrebbe seguire le indicazioni già contenute nelle indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità per quello oncologico, con un modello modello modello aaa scala scala: scala una volta identificato il tipo di dolore le prime scelte sono per farmaci non oppioidi abbinati o meno ad adiuvanti, e solo successivamente se il dolore non è controllato si passa a oppioidi, prima quelli più deboli e poi quelli più potenti. “Ci sono casi in cui anche a questo livello il dolore non è controllabile: in queste situazioni fondamentali sono approcci integrati che chiamino a raccolta diversi specialisti, anche non farmacologici, e soluzioni di erse co e possono essere la neuros i olazione l’ablazione agopuntura“ nervosa o l’agopuntura agopuntura agopuntura a gli aspe i onda en ali conclude l’esperto, sono la selezione dei pazienti e il loro stretto monitoraggio: “È fondamentale conoscere i pazienti, la loro storia, e i farmaci che si prescrivono, per controllarne l’effettiva efficacia e l’insorgenza di comportamenti aberranti che possano far pensare a disturbi da utilizzo di queste sostanze, che restano, se ben utilizzate e nei casi necessari, risorse importanti per la gestione del dolore”. 204
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