Perché le frodi continuano a dilagare - Staffetta Quotidiana

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Perché le frodi continuano a dilagare - Staffetta Quotidiana
21 dicembre 2018

                 Perché le frodi continuano a dilagare
    EDITORIALE

                 Un fenomeno “dilagante”, “degenerativo”, che sta            bero valere anche un quarto del mercato.
                 “sfigurando” il settore, cambiandone letteralmente          Il punto è che diversi operatori sono già arrivati a gettare la
                 i connotati. Si fanno sempre più fosche e cruente le        spugna, nonostante gli sforzi delle associazioni di settore
                 descrizioni del fenomeno delle frodi nella distribu-        per arginare la deriva. In una realtà economica in cui, oltre
                 zione carburanti. E mentre i toni si alzano, la realtà      tutto, il tradizionale presidio delle grandi società petrolifere
                 continua ad andare per i fatti propri, le transazioni       è sostanzialmente venuto meno. La speranza di riportare il
                 sospette si moltiplicano, il giro d’affari del circuito     mercato su binari di legalità inizia ad affievolirsi. E tanti ini-
                 parallelo continua ad aumentare. Una quantità di            ziano a pensare che quello che manca sia la volontà politica
                 denaro che viene in parte “reinvestita” nell’acquisto       di affrontare il problema di petto.
         di punti vendita e depositi, alimentando la metamorfosi del         Un problema che non riguarda solo i punti vendita carbu-
         settore, e in parte finisce probabilmente a quel “secondo           ranti sulla rete stradale: c’è infatti l’aspetto dell’extrarete,
         livello” della criminalità organizzata che diverse inchieste        ovvero delle forniture al di fuori delle stazioni di servizio, a
         della magistratura hanno individuato come punto di regia            società di autotrasporto, a enti pubblici, e per tutti quegli
         e controllo del fenomeno.                                           usi che non passano dai “benzinai”. Un comparto in cui la
         Al quadro normativo manca ancora una circolare interpre-            degenerazione ha raggiunto livelli che in molti giudicano
         tativa, quella relativa al comma 943 della Legge di bilancio        irreversibili. Molti grossisti hanno ormai abbandonato an-
         del 2018 sul pagamento anticipato dell’Iva. Circolare che           che solo l’idea di rifornire il mercato extrarete – soprattutto
         è rimasta sospesa tra il ministero dell’Economia e l’Agen-          l’autotrasporto e le gare bandite dagli enti pubblici – che
         zia delle Entrate. E su cui, a quanto pare, la filiera non è        è diventato ormai appannaggio o dei “big” o di operatori
         compatta. Ma non è l’unico punto rimasto sospeso. Un                spregiudicati, con questi ultimi che riescono a offrire ribassi
         paio di settimane fa il deputato di Fratelli d’Italia Federico      sulla base d’asta vicini al 50%.
         Mollicone ha presentato un’interrogazione a risposta scrit-         Un circuito in cui i due canali – rete ed extrarete – si alimen-
         ta ai ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico.           tano a vicenda. Sull’extrarete i pagamenti sono a 30, 60 o
         Il Governo, ha chiesto, intende attuare il piano straordi-          90 giorni, e spesso i compratori hanno un più alto rischio
         nario triennale di controlli contro le frodi nel settore dei        di morosità. Per cui le vendite sulla rete servono a garantire
         carburanti? L’obbligo di fatturazione elettronica nella parte       liquidità. E mentre sulla rete, con grande fatica, il livello di
         “B2B” della filiera, in vigore dallo scorso primo luglio, ha        attenzione sembra essersi alzato negli ultimi tempi, l’extra-
         potenziato il contrasto alle frodi? Il Governo intende atti-        rete resta un far west in cui i nuovi “trader” spadroneggia-
         vare un tavolo di confronto con le associazioni di categoria        no sostanzialmente indisturbati.                            (G.M.)
         sul tema?
         Insomma, le maglie non sono ancora sufficientemente
         strette e, nonostante il lavoro di indagine e repressione
         delle forze dell’ordine, pochi sono i risultati effettivi nel
                                                                               Sommario
         contrasto al fenomeno.
         Il paradosso è che tutto nasce con la liberalizzazione del            Intervista Camer Petroleum                       Pag. 2
         settore, in particolare con l’affrancamento dall’obbligo di           Il Gnl auto a km zero                            Pag. 5
         esclusiva e con la conseguente trasformazione di tanti pun-
                                                                               45 anni fa a Genova nasce l’IP                   Pag. 6
         ti vendita “colorati” in pompe bianche. Il problema, come
         ha recentemente sottolineato il presidente UP Spinaci, è              Il parco circolante di Roma                      Pag. 10
         che il sistema di sicurezza del settore era tarato su un mer-         Focus ecotassa                                   Pag. 12
         cato “concentrato” e sostanzialmente centralizzato. Ora
         che il sistema è polverizzato, si sono moltiplicati gli intersti-
                                                                               Notiziario                                       Pag. 23
         zi in cui si annidano pratiche illecite. Interstizi che potreb-
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Perché le frodi continuano a dilagare - Staffetta Quotidiana
Camer Petroleum:
                 così il settore carburanti                                                                                       DAY 2
    Intervista

                 diversifica il business
                 Dalla crisi di marginalità della rete ai nuovi prodotti per la mobilità; dal flop
                 delle norme contro le frodi ai “pirati” dell’extrarete. Con una fotografia im-                                   DAY 3
                 pietosa delle società di vendita di elettricità e gas: finito il quantitative easing                      Giuseppe Greco

                 della Banca centrale europea, saranno in molti a saltare. Un colloquio a tutto
                 campo con il direttore Giuseppe Greco.

    Partiamo dal vostro core business,                                  aziende oil del settore rete ed extrarete nei prossimi anni.
    la distribuzione carburanti:                                        Detto questo, personalmente non ritengo che il gas naturale
    come vede il futuro del settore?                                    sia il prodotto della transizione energetica e della mobilità
    Credo che la crisi di marginalità del settore rete carburanti in    eco sostenibile. I Balcani, storicamente privi di una rete di
    Italia sia strutturale e non mi meraviglio che molte compa-         gas, hanno rinunciato a costruirne una collegata al Tap per-
    gnie petrolifere abbiano deciso prima di trasformare le sta-        ché non ritengono che il gas naturale possa essere più conve-
    zioni di rifornimento da servite in total-self e poi abbiano        niente dell’energia elettrica, che loro attualmente usano per
    preferito cedere le stesse stazioni di carburante a soggetti        le loro utenze civili. Questo è un esempio di come già alcune
    terzi capaci di una gestione più snella e a costi più contenuti,    nazioni a noi vicine abbiano rifiutato questo tipo di sviluppo
    ma mi chiedo se chi è entrato in questo mercato abbia vera-         energetico, mentre l’Italia, che ha una delle reti metano più
    mente valutato le prospettive future.                               estese in Europa, continua ad investire nel gas naturale.
    Un capitolo a parte credo che lo meriti la Gdo, che è entrata       In Italia è presente anche la maggiore rete d’Europa di di-
    nel mercato Italiano un po’ a gamba tesa, praticando prezzi         stributori stradali di Gng (gas compresso) con circa 1.300
    molto concorrenziali, a volte al limite della convenienza eco-      impianti, che cresce con nuove aperture ogni mese, ma la
    nomica di settore. Da subito ha portato a casa grossi volumi        mia preoccupazione è che questo sviluppo inizia ad avere
    di vendita, aprendo sempre nuove stazioni, utilizzando il cash      dei segnali decisamente negativi, come il numero delle im-
    flow operativo e sfruttando l’effetto sorpresa del mercato          matricolazioni delle auto a metano in crisi da circa 24 mesi.
    italiano lento ad accettare le nuove sfide commerciali. Con il      Ciò renderà tale comparto poco remunerativo nel giro di un
    passare dei mesi sia i retisti privati che le compagnie petroli-    paio di anni.
    fere hanno iniziato a rispondere, adeguando i loro prezzi di
    vendita a quelli delle stazioni della Gdo.                          E il Gnl?
    La nostra società ha risposto da subito ad ogni impianto di         L’avvento del Gnl, al di là dell’utilizzo nella rete del gas na-
    carburanti della Gdo costruito nelle vicinanze di nostri im-        turale, potrà avere successo solo nell’ambito del trasporto
    pianti di carburanti, praticando gli stessi prezzi di vendita. La   pesante e nella navigazione marittima, vista la sua obbiettiva
    conseguenza è stata che i loro volumi non sono stati soddi-         difficoltà di approvvigionamento in Italia. Non vi sono ancora
    sfacenti come in altre aree commerciali e i prezzi di vendita si    basi di carico che consentano una logistica distribuita su tut-
    sono livellati leggermente al rialzo. La vendita degli impianti     to il territorio nazionale e questo è un problema non banale
    stradali di carburanti da parte di Ipercoop è un segnale di         che frenerà lo sviluppo di tale prodotto.
    resa della Gdo o forse di presa d’atto che il settore non è più
    profittevole come lo era solo pochi anni fa.                        Cosa pensa della mobilità elettrica?
    Ma la crisi del settore rete ci preoccupa in considerazione         Ritengo che il futuro della mobilità sia l’ibrido nell’immediato
    anche dell’avvento dell’auto elettrica e soprattutto dell’auto      e l’elettrico tra una decina di anni. In azienda nel luglio 2015
    ibrida. Tutto ciò inevitabilmente porterà ad una contrazione        discussi con mio padre Alberto, fondatore della mia società e
    dei consumi nei prossimi dieci anni.                                che ora purtroppo non c’è più, di un articolo del giornale Re-
                                                                        pubblica che lui aveva ritagliato per me. Era venuto a conse-
    Bisognerà quindi diversificare l’offerta                            gnarmelo in ufficio, e nell’articolo si parlava di auto ibride ed
    di prodotti, con un occhio a quelli più                             elettriche. Convenimmo insieme che l’era del petrolio era al
    “sostenibili”?                                                      tramonto, e con essa gli investimenti nel settore oil. Bisogna-
    L’integrazione e la diversificazione dei prodotti energetici        va quindi accelerare sulla nuova organizzazione aziendale
    offerti è la chiave dei risultati positivi acquisiti della nostra   mirata a sviluppare il mercato dell’energia e del gas naturale
    azienda negli ultimi 5 anni e credo che lo sarà per molte altre     con strumenti innovativi.
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ogni lotta all’illegalità sarà totalmente inefficace.
    Prima di passare alla vendita di elettricità                       Le ultime norme hanno sicuramente ristretto le possibilità
                                                                                                                                DAY 2
    e gas, parliamo dell’extrarete.                                    d’azione dei trafficanti illegali di carburanti, ma l’illegalità
    Qual è lo stato di salute del settore?                             continua, quindi le norme introdotte evidentemente non
    Ormai le card carburanti di varie società e i prezzi sempre        sono sufficienti.
    più convenienti hanno spostato i clienti extrarete sulla rete,     Altro capitolo è quello dei transiti tra paesi della Comunità
    anche se l’aumento dei volumi complessivi del canale extra-        europea di prodotti energetici e in particolare di carburanti,
                                                                                                                                DAY 3
    rete ha avuto come destinatarie solo le cosiddette pompe           che non dovrebbero avvenire con le modalità attuali, perché
    bianche, quindi il dato dei volumi in aumento è in gran parte      è ormai certo che il prodotto si perde nel nostro territorio na-
    falsato. Questo mi ha convinto a indirizzare la mia società ad     zionale e poi viene venduto nel canale illegale. Una soluzione
    abbandonare quasi completamente il settore extrarete negli         potrebbe essere quella di costringere il soggetto proprietario
    ultimi anni. Le poche aziende ancora rifornite in extrarete        del prodotto che transita sul nostro territorio ad avere un
    sono solo quelle alle quali abbiamo completato l’offerta con       domicilio fiscale in Italia (come per gli yacht a noleggio che
    i nuovi prodotti gas e power.                                      battono bandiera estera) che garantisca per l’accisa e l’iva
                                                                       di quel prodotto energetico in transito. Assopetroli, di cui la
    Ci sono arrivate segnalazioni di offerte in gare                   mia società fa parte, denuncia da tempo con forza in tutte le
    pubbliche con ribassi sospetti (40-50% sulla                       sedi istituzionali che molte società oneste del settore rete ed
    base d’asta). Com’è possibile?                                     extrarete chiuderanno, se lo Stato non le tutelerà dalla con-
    Circa 10 anni fa, in accordo con i vertici della mia società,      correnza sleale del mercato illegale dei carburanti con una
    abbiamo abbandonato il settore delle gare pubbliche per            normativa efficace.
    due motivi: i soggetti appaltanti spesso non sono regolari
    nei pagamenti e in alcuni casi sono a rischio insolvenza (vedi     Passiamo alla diversificazione del business
    Taranto); le gare vengono spesso assegnate con ribassi ano-        nella vendita di energia elettrica e gas. Perché
    mali senza che le amministrazioni appaltanti, pur sollecitate      questo passo?
    dalle aziende partecipanti, provvedano a verificare le offerte     Camer Petroleum Europa, di cui sono il direttore dal 1996,
    anomale per come previsto dal Codice degli appalti, con il         è nata 1970, ha operato e opera nel settore oil rete ed ex-
    risultato che alcune gare d’appalto non vengono portate a          trarete ormai da 47 anni. Nel 2011 ho voluto fortemente lo
    termine, altre volte vengono portate a termine in maniera          sviluppo del settore della vendita di gas naturale come logi-
    antieconomica.                                                     ca conseguenza del fatto che avevamo numerose stazioni di
                                                                       servizio con metano per uso autotrazione. Inoltre volevamo
    Stanno funzionando le norme contro le frodi                        offrire ai clienti extrarete un altro prodotto oltre al tradizio-
    nella distribuzione carburanti?                                    nale oil. Negli ultimi anni da società di vendita del mercato
    Le frodi sui carburanti sono un fenomeno fuori controllo su        libero siamo diventati shipper di gas naturale, accreditando-
    tutto il territorio nazionale e gli organi di controllo prepo-     ci alla borsa italiana del gas Mgas e in qualità di utenti del
    sti hanno seri problemi nel contrastarlo con normative poco        dispacciamento ci siamo accreditati alla borsa dell’energia
    efficaci. Sembra quasi che nessuno a livello politico voglia       elettrica Ipex. Il passaggio alla vendita del gas e dell’energia
    fermare questo fenomeno illegale. A mio parere alcune so-          elettrica è avvenuto in un arco temporale di circa 5 anni e ci
    luzioni normative potrebbero essere adottate. Credo che l’A-       ha consentito in un momento di crisi economica reale del
    genzia delle Entrate dovrebbe assumersi l’onere di rilasciare      paese Italia di diversificare il nostro business e i nostri ricavi,
    delle certificazioni, che attestino inequivocabilmente l’esat-     anche in considerazione del restringimento dei margini pro
    to ammontare dell’esenzione Iva a cui ha diritto un’azienda        litro nella rete carburanti e delle difficoltà dell’extrarete.
    esportatrice, mentre le dichiarazioni d’intento dovrebbero         Che volumi d’affari avete nell’elettrico/gas? Chi servite?
    essere totalmente eliminate. Le dichiarazioni d’intento false      Ho scelto negli ultimi 5 anni personale già formato da inserire
    possono essere rilasciate sia ai depositi a regime fiscale di      nella mia società per operare sui mercati a termine dell’ener-
    prodotti energetici (che ricevono una verifica quadrimestrale      gia elettrica e del gas naturale. Ho concentrato il core busi-
    dall’Agenzia delle Dogane) ma anche ai depositi commer-            ness in un antico palazzo di famiglia a Galatina in provincia di
    ciali, quelli ad accisa assolta, che sono di gran lunga più nu-    Lecce (Salento), dove sono ora i nostri uffici. Ho preferito una
    merosi e che ricevono scarsi controlli da parte degli organi       cittadina più a misura d’uomo. Quest’anno prevediamo un
    preposti. In sostanza, il problema non sono i depositi fiscali o   fatturato che sfiorerà gli 80 milioni di euro. Il nostro mercato
    commerciali, ma la normativa voluta dal legislatore comple-        si rivolge principalmente alle Pmi. Ci rivolgiamo alle società
    tamente inadeguata. Fino a quando le dichiarazioni d’inten-        di vendita del mercato libero medio-piccole, la maggior parte
    to ai fini Iva continueranno ad essere rilasciate a discrezione    localizzate nel centro e nord Italia, ma anche ai clienti finali e
3   di una parte, sia essa una società o altra persona giuridica,      alle aziende del sud Italia con una società del nostro Gruppo,
la Camer Gas&Power, che vende al dettaglio. Vendiamo ai              a favorire i consumatori finali, ma le regole che sono state
    clienti domestici e solo attraverso le nostre agenzie distribuite    poste nel mercato libero non lo tutelano dalle società, che
                                                                                                                                   DAY 2
    tra Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. Non operiamo con call    usano in maniera spregiudicata lo strumento dei call center.
    center, a differenza di molte società del settore delle utilities,   Personalmente li vieterei per il settore energy. Basti pensare
    perché riteniamo che il cliente non sia adeguatamente fide-          che questi call center acquistano pacchetti di numeri di te-
    lizzato, ma anzi infastidito da questo approccio commerciale.        lefono di clienti di società concorrenti, scelti per età, sesso,
                                                                         area geografica, consumi energetici ecc. e predatoriamen- DAY 3
    Quali sono i problemi del settore?                                   te li tempestano di telefonate, acquisendo i clienti finali con
    Perché ci sono così tanti fallimenti?                                politiche commerciali spesso scorrette. I contratti in forma
    Dopo la liberalizzazione il settore delle utilities ed energy ha     semplificata di fornitura di energia e gas naturale per i clienti
    vissuto alterne vicende: da una parte le società multinazionali      finali vanno nella direzione contraria agli interessi del consu-
    market-leader del settore, dall’altra sono nate dal nulla molte      matore, perché non sono decifrabili in tutte le componenti
    altre società, e si sono sviluppate in maniera sorprendente          aggiuntive, neanche a volte da noi che riteniamo di essere
    in un arco temporale di tre-quattro anni. Molte di queste            sufficientemente esperti del settore. Insomma, la poca se-
    società, pur avendo acquisito vaste quote di mercato senza           rietà la fa da padrone e il prezzo della materia prima non
    badare a spese, presentano un capitale sociale e mezzi finan-        è la fonte principale di guadagno, tant’è che molte società
    ziari a volte insufficienti e spesso hanno la sede legale in un      per fare mercato vendono al di sotto del prezzo d’acquisto
    immobile in affitto, anche dopo aver superato 100 milioni di         e ciò è un indice molto negativo su cui gli organi di vigilanza
    euro di fatturato.                                                   dovrebbero intervenire con norme molto severe.
    La nostra società ha deciso invece di effettuare una crescita
    per fasi progressive, forte di una buona capitalizzazione e          Se le condizioni finanziarie del Paese
    una storicità commerciale di 47 anni. I fallimenti di società del    dovessero peggiorare, che effetto ci sarebbe
    settore sono dovuti spesso a crescite improvvise di fatturato        sulle società del settore?
    senza la necessaria liquidità a supporto di tale espansione          Nel 2019 il sistema bancario italiano non riceverà più dalla
    commerciale. Molte società concludono contratti con i clienti        Banca centrale europea iniezioni di liquidità come nel recente
    finali domestici e non domestici o vincono gare d’appalto            passato e questo comporterà una crisi di tutti i settori, ancora
    senza aver acquistato o senza avere le capacità finanziarie di       di più in quello delle utilities ed energy che ha bisogno di
    acquistare la materia prima.                                         molta liquidità. Il mercato farà la sua selezione, come già sta
                                                                         avvenendo, ma di sicuro solo le società più solide ed equili-
    Perché vanno deserte molte gare                                      brate finanziariamente continueranno a svolgere in maniera
    per la fornitura di energia elettrica?                               proficua questa attività. In più, molte aziende del settore si
    Per la scarsa liquidità presente nel mercato delle utilities,        trovano in difficoltà a fare accettare dalle controparti com-
    dove le società presenti non riescono più a finanziare come          merciali estere fideiussioni di banche italiane, perché il rischio
    un tempo i cronici ritardi di pagamento di molti dei soggetti        Paese incide negativamente sul rating degli stessi istituti di
    appaltanti. Con il passare del tempo sarà sempre più difficile       credito. La nostra società intende crescere senza perdere di
    trovare società partecipanti a queste gare.                          vista la propria identità territoriale: esistiamo da 47 anni e
    Anche nella vendita di elettricità e gas ci sono tanti raider,       questo non è banale, per cui ci impegneremo per renderla
    per non dire pirati. Come si può dare una regolata al settore?       sempre più solida e professionale, guardando sempre al fu-
    La liberalizzazione del settore era necessaria, perché diretta       turo. (7/12)

4
L’iniziativa della società Aspro                                                                                                       DAY 2

    Gnl auto, se il metano liquido è “a km zero”
                                                                                                                                                      DAY 3
       La Aspro, società emiliana che produce compressori, ha presentato la scorsa settimana un microliquefatore per
    produrre Gnl da tubo e distribuirlo ai mezzi pesanti

         Con la riduzione dei profitti nel-
    la distribuzione dei carburanti tra-                Simulazione margini con serbatoio Gnl
    dizionali, la diversificazione sul Gnl              e con microliquefatore da tubo
    viene sempre più spesso vista come
    una buona possibilità di rimpolpare                                                       Serbatoio        Serbatoio   Serbatoio
                                                                                                                                             Rete
                                                                                                LNG su          LNG su      LNG su
    i margini, intercettando la domanda                                                        Bologna          Perugia     Napoli
                                                                                                                                           a 12 bar
    nascente del trasporto pesante a gas
    e venendo incontro agli obblighi in-                Margine con un erogato di metano       134.169          96.669      66.669        223.243
                                                        compresso di 750.000 kg/anno           € /anno          € /anno     € /anno       € /anno
    trodotti con il decreto legislativo Dafi.
         Il problema per l’Italia è che il Gnl          Margine con un erogato di metano       47.376           37.376      29.376         41.736
                                                        liquido di 200.000 kg/anno             € /anno          € /anno     € /anno        € /anno
    deve ancora arrivare dalla Spagna o
    dalla Francia via autobotte, almeno                 Totale margine al netto degli          181.545         134.045      96.045        264.978
    fino a quando (2020-2021) non sa-                   ammortamenti e gestione impianto       € /anno         € /anno      € /anno       € /anno

    ranno pronti i primi depositi costieri.                                                    83.434          130.045      168.934
                                                        Extra margine soluzione da rete                                                       –
    E il costo di trasporto può arrivare vi-                                                   € /anno         € /anno      € /anno
    cino al 50% del prezzo finale.
         Una possibile soluzione alternati-
    va l’ha presentata il 5 e il 6 dicembre
                                                        Produzione annua di metano liquido e tempo
    la Aspro, società che produce com-
    pressori a Nonantola, in provincia di
                                                        di rientro investimento
    Modena. All’open day presso lo sta-
                                                         Produzione giornaliera di metano liquido                                5.712 litri/giorno
    bilimento produttivo della società si
    sono presentati più di 180 retisti, per
                                                         Produzione annuale di metano liquido (220 gg)                         1.256.640 litri/anno
    verificare le caratteristiche dell’im-
    pianto messo a punto da Aspro: un
                                                         Produzione annuale di metano liquido (220 gg)                           477.523 kg/anno
    sistema di liquefazione del gas da
    condotta, per produrre Gnl “in loco”,                Quantità massima di motrici annua (250 kg/cad)                        1.910 motrici/anno
    senza doverlo trasportare in camion
    da Marsiglia o Barcellona.                           Margine generato dal solo prodotto liquido                             99.802,00 €/anno
         Il progetto, ci dice il manager del-
    la società Gianni Baroni, è frutto di                Rientro dell’investimento modulo di liquefazione                                 3,5 anni
    uno studio di due anni dell’universi-
    tà di Bologna, relativo al processo di              Fonte: Aspro

    liquefazione, e di nove mesi di test.
    Il punto è che per liquefare il gas ser-
    ve molta energia elettrica, e questo                 Aspro ha montato il microlique-                    sottolinea – adatta ai casi in cui ci sono
    rischia di far sballare i conti. “Il con-        fatore all’interno dell’azienda, su un                 problemi paesaggistici per cui non è
    sumo del nostro impianto è pari a un             punto di rifornimento di metano a uso                  possibile installare il serbatoio verti-
    kWh per kg prodotto, contro 0,7-0,9              interno, per dare una dimostrazione.                   cale. Ormai si installano serbatoi da
    kW dei grandi liquefatori”, dice Baro-           Iveco ha portato un Tir a Gnl “a cui                   60-80 metri cubi, che sono alti anche
    ni. L’impatto del costo dell’elettricità         abbiamo fatto il pieno in diretta”.                    18 metri”. Certo, aggiunge, “è impor-
    sul prezzo finale “è quindi di circa 18              Tecnicamente, l’impianto può li-                   tante collegarsi alla rete di trasporto a
    centesimi di euro al kg, che vanno ad            quefare 250 litri l’ora, 5.500 litri al                8-12 bar e non a quella a 4 bar, cioè le
    aggiungersi ai 42-43 cent del gas da             giorno che sono pari a due tonnellate,                 reti di distribuzione cittadine, dove ol-
    tubo”. In queste tre pagine riportia-            cioè 7-8 camion al giorno e consente                   tretutto c’è da pagare il costo di vetto-
    mo i calcoli condotti da Aspro sulle             di erogare sia Gnc che Gnl. I tempi di                 riamento, che è qualche centesimo di
    voci di costo e sui margini delle diver-         rifornimento per il Gnl “sono accetta-                 euro al metro cubo, che su un milione
5   se soluzioni.                                    bili”, dice Baroni. “È una soluzione –                 di mc fa 60-70mila euro”.          (G.M.)

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Quando 45 anni fa
     Appunti di storia

                         a Genova nacque l’IP                                                                                      DAY 2

                         La notizia che “api” anonima petroli italiana spa si fonderà per incorporazione nella Italiana Petroli
                         spa, la nuova ragione sociale assunta da TotalErg spa dopo il suo acquisto, un anno fa, da parte
                         della stessa “api”, offre lo spunto per una rivisitazione delle vicende che, quasi 45 anni fa, porta-
                         rono alla costituzione a Genova della prima società a portare questo nome. Vicende già raccon-  DAY 3
                         tate sulla Staffetta nel febbraio 2004 quando l’Eni, che ne era proprietaria, decise di dismetterla
                         vendendola nell’aprile 2005 proprio all’ “api”.

    Una storia che risale appunto a 45 anni fa, all’inverno 1973-        nucleari. Accuse che gettano scompiglio nei piani alti delle
    1974. La domenica gli italiani vanno a piedi, non per amore          major americane tanto che il Governo deve pregare l’amba-
    della natura o per tentare di evitare che l’aria diventi irre-       sciatore Usa a Roma, in occasione di un viaggio in patria, di
    spirabile, come accade oggi, ma in nome dell’austerity, per          rassicurare i dirigenti di questi gruppi che la loro attività in
    cercare, insieme ad altre misure in vigore dalla fine di no-         Italia non sarà mai ostacolata e che, per carità, non pensino
    vembre, di risparmiare un po’ di energia. In un paese dove           di seguire l’esempio della Shell e della BP di andarsene dal
    la dipendenza dal petrolio raggiungeva punte elevatissime            nostro paese (v. Staffetta 4/3/74).
    (quasi il 75%) e i prezzi dei prodotti petroliferi, come del         Contro l’uscita della Shell si levano per la verità poche voci.
    resto le tariffe dell’elettricità, erano rigidamente amministrati    In seno al Governo, presieduto dal luglio 1973 da Mariano
    senza alcuna considerazione per i costi della materia prima,         Rumor, le preoccupazioni di Ugo La Malfa, ministro del Teso-
    l’embargo decretato in ottobre contro l’occidente dai paesi          ro, sull’esborso valutario dell’operazione trovano scarsa soli-
    arabi, dopo la guerra del Kippur, ha lasciato il segno. In più si    darietà. Franco Piga, capo di gabinetto dello stesso Rumor,
    deve fare i conti con l’aumento del prezzo del petrolio. Non         mandato a Londra alla fine del 1973, insieme a Cazzaniga,
    è facile in questo contesto assicurare la regolarità dei rifor-      per sondare la possibilità di un ultimo ripensamento da parte
    nimenti. La situazione si presenta particolarmente critica per       dei vertici del gruppo anglo-olandese, nulla può contro un
    il gasolio, il combustibile di gran lunga più usato nel settore      accordo ormai definito nei particolari tra il presidente del-
    del riscaldamento.                                                   la Shell Italiana, Norman Bain, e l’amministratore delegato
    Ma non è solo questo fatto a tenere accese sul petrolio le luci      dell’Agip, Lorenzo Roasio. Prevalgono i pareri favorevoli del
    della ribalta.                                                       ministro dell’Industria, Ciriaco De Mita, e del ministro delle
                                                                         Partecipazioni Statali, Antonino Gullotti.
    Lo “scandalo petroli”                                                L’acquisto della Shell Italiana, formalizzato l’ 8 gennaio
    La Shell, il secondo gruppo petrolifero mondiale, in Italia dal      1974, costa all’Agip circa 140 miliardi di lire di allora (pari a
    1912, ha appena annunciato di aver venduto all’Agip la Shell         quasi 700 milioni di euro di oggi) ma in cambio porta a casa
    Italiana e le sue attività petrolifere. Un vero terremoto. Anche     tre raffinerie (Rho, La Spezia e Taranto), quasi 5.000 punti
    se la decisione non ha nulla a che vedere con l’embargo, es-         vendita carburanti e una quota di mercato di circa il 10%,
    sendo stata decisa mesi prima, il collegamento è abbastanza          nonché vantaggiosi contratti di fornitura di petrolio a lungo
    naturale e girano le scommesse su chi la seguirà, tanto più          termine. Per ironia della sorte, la Shell impiegherà una grossa
    che nel maggio del 1973 se ne era già andata la BP (la Co-           parte di questi soldi per tentare l’avventura dell’energia nu-
    noco lascerà nel 1980, la Amoco nel 1983, la Gulf e la Elf nel       cleare, un vero e proprio fiasco. E negli anni ‘80 si rimangerà
    1984, la Texaco nel 1985, la Chevron nel 1986, la CFP nel            la decisione di abbandonare il mercato italiano prima com-
    1987 e la Mobil nel 1990). Come non ha nulla a che vedere            prando la rete della Conoco (1980) e poi (1987) quella della
    con il cosiddetto “scandalo petroli”, scoppiato giusto all’i-        Selm (ex Total Italiana). Salvo poi a uscire ancora una volta
    nizio di febbraio, che nei mesi successivi porterà alla sbarra       dalla rete carburanti italiana vendendola nel giugno 2014
    tutto il Gotha dell’industria petrolifera italiana a cominciare      alla Kupit.
    da Vincenzo Cazzaniga, ex presidente della Esso Italiana e
    dell’Unione Petrolifera, da anni uno dei grandi referenti della      Il “piano petrolifero”
    classe politica italiana (v. Staffetta 12/5/17).                     Per l’Eni, all’epoca presieduta da Raffaele Girotti, l’acquisto
    L’accusa, smontata anni dopo in tribunale, è di aver gonfiato        della Shell Italiana rientra in una strategia di rafforzamento
    i prezzi dell’olio combustibile fatturati all’Enel per finanzia-     della propria quota di mercato perseguita fin dai tempi di
    re tutti i partiti politici e in subordine di aver versato soldi     Mattei, che trova nel Piano petrolifero, presentato al Cipe il
    all’ente elettrico per scoraggiare la costruzione degli impianti     29 gennaio 1974 dal ministro De Mita, il pieno e convinto
6
supporto politico e governativo. L’idea del piano era partita        rispetto alla politica seguita negli anni del boom, che aveva
    dal socialista Antonio Giolitti, tornato al ministero del Bilan-     portato ad una proliferazione abnorme e disordinata di tut-
                                                                                                                                   DAY 2
    cio e della Programmazione nel luglio 1973, che rispolvera           ti gli impianti. Direttive che troveranno altresì conferma nel
    vecchi studi tesi a dotare il Paese di un programma per l’ap-        piano energetico del 1975, il primo Pen, laddove si stabilirà
    provvigionamento e la raffinazione dei prodotti petroliferi.         che l’Eni dovrà essere il principale realizzatore delle politiche
    Momentaneamente accantonato per dare la precedenza alla              di approvvigionamento petrolifero, che solo l’Eni dovrà dare
    predisposizione delle misure di emergenza, viene fatto pro-          all’amministrazione pubblica il supporto tecnico per l’attua-
                                                                                                                                   DAY 3
    prio dal ministro dell’Industria senza peraltro rimeditare le        zione del piano e che le reti carburanti abbandonate dalle
    ipotesi di base da cui si era partiti. Ne esce un documen-           aziende private dovranno essere affidate prioritariamente
    to basato su ipotesi che risulteranno troppo ottimistiche in         proprio all’Eni. Direttive che discriminano gli operatori privati
    termini di sviluppo del reddito nazionale e di evoluzione dei        e che prescindono da qualsiasi considerazione del costo eco-
    consumi energetici. Basti pensare che si prevede una crescita        nomico di queste scelte per l’ente di Stato.
    dei consumi del 7,2% annuo nel periodo 1972-1980 e del
    6,3% nel quinquennio 1980-85, contro il 7,9 del periodo              La scelta del nome e l’ipotesi Iran
    1955-1972. Tassi che porterebbero ad un consumo di 230               Nell’acquistare la Shell, l’Eni ha fatto un pensierino anche alla
    milioni di tep (tonnellate di petrolio equivalente) nel 1980 e       possibilità di utilizzarlo come strumento per stringere rappor-
    di 310 nel 1985, contro i 130 del 1972. In realtà nel 1980           ti di collaborazione con qualche paese produttore di petrolio.
    raggiungeranno a stento, grazie anche al miglioramento               Una delle ipotesi iniziali a cui si lavora con la stessa Shell nelle
    dell’efficienza energetica e alle politiche di risparmio, i 146,9    fasi preliminari della trattativa è quella di un accordo a tre
    milioni di tep e tali resteranno anche nel 1985 (nel 2003 han-       che includa anche una partecipazione della Nioc iraniana. L’i-
    no toccato i 190 milioni). Tanta è la fretta di presentare qual-     potesi resta in piedi anche dopo l’uscita di scena della Shell e
    cosa all’opinione pubblica che De Mita non aspetta neppure           trova riscontro nella decisione adottata il 7 maggio 1974 dai
    la conclusione dell’indagine conoscitiva sull’energia in corso       nuovi azionisti di cambiare la denominazione della società
    alla Camera e rinvia ad un futuro piano energetico il compito        in Industria Italiana Petroli, denominazione che resterà in
    di occuparsi delle altre fonti.                                      piedi per oltre dieci anni fino al 27 marzo 1987 quando verrà
    Malgrado questi vizi di origine e metodologici, il Piano petro-      cambiata in Italiana Petroli, meglio nota appunto come IP.
    lifero 1974 presenta importanti novità e la prima è appunto          Si vocifera che la denominazione si presta ad essere cambiata
    l’accentuazione e il rafforzamento del peso dell’Eni nell’indu-      in Industria Iraniana Petroli nel caso di un accordo con quel
    stria petrolifera italiana. “Tale rafforzamento, rileva il Piano,    paese produttore, allora ancora in mano allo Scià Reza Paha-
    è sembrato indispensabile poiché attraverso una consistente          lavi, vecchio amico di Mattei.
    presenza sul mercato dell’impresa pubblica - strumento di-           A scegliere il nome fu alla fine lo stesso Roasio, dopo una
    retto di intervento dei pubblici poteri nell’industria petrolifera   selezione di numerose ipotesi discusse in una delle periodi-
    - può essere accresciuto il grado di sicurezza degli approv-         che riunioni a Genova con il management dell’allora ancora
    vigionamenti petroliferi del Paese e al tempo stesso acqui-          Shell Italiana.
    siti all’economia nazionale i vantaggi che possono derivare          Sulla fondatezza delle voci sull’Iran, che cadranno definiti-
    dall’attiva e non trascurabile presenza di un’impresa nazio-         vamente nel 1979 all’atto della rivoluzione khomeinista, la
    nale nell’industria petrolifera”. E secondo il Piano tutto ciò       Staffetta interpella nel febbraio del 1974 Renzo Piga, vice
    potrà realizzarsi con una quota di mercato del 40%, quota            presidente dal 1952 del Comitato del Petrolio dell’Ocse e
    che può costituire “un adeguato termine di riferimento per           profondo conoscitore dell’industria petrolifera italiana. Alla
    tale obiettivo”. Parole scritte tenendo certamente presente il       domanda se vi siano state offerte per trovare un terzo alla
    fatto che l’Eni per effetto dell’acquisizione della Shell Italiana   combinazione Eni-Shell, Piga rileva che da un punto di vista
    si era già avvicinata a quota 30.                                    generale trovare un socio qualificato non dovrebbe essere
    Coerentemente con questo obiettivo il Piano prevede che              difficile, ma non in Italia per l’atmosfera di discredito con cui
    eventuali carenze negli approvvigionamenti dovranno es-              il settore petrolifero era additato in quel momento all’opi-
    sere coperte dall’Eni alle migliori condizioni e addossando          nione pubblica del Paese. I paesi produttori, aggiunge Piga,
    allo Stato gli eventuali oneri dell’operazione, che l’Eni dovrà      anche se hanno espresso l’intenzione di voler partecipare
    costituire una riserva strategica di greggio, che all’Eni dovrà      alle attività a valle (trasporto, raffinazione e distribuzione del
    essere assicurata prioritariamente la nuova capacità di raffi-       petrolio), sono molto cauti nell’esaminare proposte del ge-
    nazione e il 50% delle nuove concessioni di impianti auto-           nere perché, mentre non intendono diminuire i loro redditi
    stradali di carburanti. Direttive che trovano indirettamente         nelle attività a monte (produzione del greggio), desiderano
    sostegno anche in quelle relative alla riorganizzazione e alla       aumentarli ottenendo un’equa redditività economica anche
    razionalizzazione dei comparti della raffinazione e della di-        dalle attività a valle. In altri termini, conclude Piga, la possi-
7   stribuzione stradale, con una netta inversione di tendenza           bilità per l’Agip di trovare un partner a cui cedere una quo-
ta dell’appena acquisita Shell Italiana o in qualsiasi altra         Dall’Eni all’Api
    iniziativa è subordinata sia alla possibilità per l’Agip di          Un’operazione lì per lì difficile da interpretare vista la con-
                                                                                                                                    DAY 2
    assicurarsi una fornitura di greggio a prezzi almeno pari a          comitanza con la decisione adottata il 27 marzo 2002 dal
    quelli praticati dai paesi produttori alle compagnie petro-          Consiglio di Amministrazione dell’Eni di “divisionalizzare”
    lifere internazionali, sia alla possibilità di dare come con-        dopo Agip e Snam anche l’Agip Petroli in funzione di una
    tropartita al partner produttore di petrolio precise garan-          maggiore integrazione strategica e di una semplificazione
    zie e assicurazioni circa l’economicità e la remuneratività          organizzativa dell’assetto del gruppo voluta e attuata     DAYda3
    della gestione delle operazioni a valle. Contropartita che           Vittorio Mincato. Decisione che diventerà operativa a tutti
    all’epoca l’Agip non era in grado di dare a causa della              gli effetti il 1° gennaio 2003 e che comporta l’incorporazio-
    rigida regolamentazione dei prezzi e che resterà quanto              ne di Agip Petroli in Eni e il conferimento delle sue attivi-
    mai problematica per i successivi vent’anni, fino alla libe-         tà e partecipazioni (inclusa la IP) ad una apposita divisione
    ralizzazione dei prezzi del 1994.                                    “Refining&Marketing” al pari di quanto già accaduto con
    Sia come sia, l’accordo con l’Iran l’Agip non lo farà mai (men-      le attività dell’Agip conferite a partire dal 1° gennaio 1998
    tre si faranno quelli che porteranno all’ingresso nel down-          alla divisione “Exploration&Production” e con quelle della
    stream petrolifero italiano del Kuwait nel 1984 e della Libia        Snam conferite a partire dal 1° gennaio 2002 alla divisione
    nel 1985) e la IIP, poi IP, resterà fino al 2005 sempre e soltan-    “Gas&Power”. Con la Staffetta che il 4 maggio 2002 gli de-
    to di proprietà dell’Eni, contribuendo a rafforzarne la presen-      dicò un editoriale con il titolo “Addio Agip”.
    za nel mercato italiano fino al superamento di quel fatidico         Decisione, quella della costituzione della nuova IP srl, di cui
    traguardo del 40%.                                                   si capirà invece il senso il 6 dicembre 2003 quando il CdA
                                                                         Eni deciderà di dismetterla con l’invito a presentare manife-
    Dall’Agip all’Agip Petroli                                           stazioni di interesse. Con una quota dell’8% circa sulla rete
    Con la costituzione nel 1978 dell’Agip Petroli e ancor più a         carburanti in termini di volumi venduti, il marchio IP si colloca
    partire dal 1981 quando questa società diventa capo settore          in quel momento al quarto posto dopo Agip (29%), Esso
    del gruppo Eni per le attività di raffinazione e di commer-          (18,5%) e Kupit (10,6%), prima di Tamoil (7,4%) e Erg (7%),
    cializzazione, anche la IP entra nella sua orbita mantenendo         gode di un’immagine che, anche se appannata dal conferi-
    peraltro a tutti gli effetti lo status di società per azioni. Fino   mento di alcune delle sue migliori stazioni di servizio all’Agip
    all’estate del 2001 quand, in attuazione del piano di razio-         e dalla cessione di porzioni di rete a Tamoil e Total, continua
    nalizzazione della rete carburanti Agip/IP, viene trasformata        ad essere ben radicata nella clientela e nel territorio. Con un
    in un’apposita “divisione marchio IP” alle dirette dipendenze        marchio che può contare su un alto tasso di fidelizzazione
    del presidente di Agip Petroli. Divisione che ha il compito          grazie anche ad una serie di indovinate iniziative promozio-
    di realizzare un nuovo modello di gestione che prevede una           nali. Per chi è già presente sulla rete la sua acquisizione può
    rete Agip con gli impianti a più alto erogato e più orientata        costituire l’occasione per aumentare considerevolmente o
    ai servizi automatizzati e al non-oil e una rete IP più specia-      addirittura raddoppiare la propria quota, per altri un biglietto
    lizzata e con impianti di scala media in vista di operazioni di      di ingresso di tutto rispetto.
    “deconsolidamento” attraverso operazioni a trattativa priva-         A quasi trent’anni dall’acquisto della Shell Italiana da parte
    ta con retisti indipendenti. Con le raffinerie entrate a loro        dell’Agip, il contesto e il clima sono molto cambiati. L’Eni,
    volta nell’orbita di Agip Raffinazione controllata anch’essa         trasformato nell’estate del 1992 da ente in spa, è diventata
    da Agip Petroli.                                                     una società privata con la quota direttamente in mano allo
    A tutti gli effetti un apparente ridimensionamento. Se-              Stato ridotta a poco più del 20% (un altro 10% fa capo alla
    nonché meno di un anno dopo il vento cambia di nuovo                 Cassa Depositi e Prestiti) e nella rete carburanti la sua quota
    con la decisione di Agip Petroli, annunciata il 13 febbraio          di mercato è prevista scendere entro il 2006 sotto il 30%. La
    2002 di abbandonare l’ormai consolidato binomio Agip/IP              IP, dal canto suo, dal 1° maggio 2002 era tornata ad essere
    per passare a due reti completamente distinte: due mar-              una srl controllata al 100% dall’Agip Petroli . Una IP che nel
    chi, due politiche di “marketing“ con prezzi autonomi e              frattempo è stata spolpata delle tre raffinerie (due sono state
    diverso posizionamento sul mercato, peraltro in presenza di          chiuse e solo quella di Taranto è ancora in piena attività),
    un approvvigionamento affidato (ma non più in esclusiva)             della parte logistica e dell’extra-rete e che è stata costretta a
    sempre all’Agip Petroli. Con un nuova IP, una srl ricolloca-         cedere (all’Agip e a terzi) molti dei suoi migliori impianti stra-
    ta ufficialmente a Genova, con una struttura operativa del           dali e autostradali e a vendere ai retisti convenzionati la mag-
    tutto autonoma, con un organico di 90 persone di cui 43              gior parte degli impianti restanti, una vera anomalia. Resta il
    occupate presso la sede di Genova e 47 in periferia e con            marchio IP, che in trent’anni è riuscito a ritagliarsi un indice
    strutture commerciali presenti sull’intero territorio del Pae-       importante di gradimento tra gli automobilisti senza alcun
    se. Operativa a tutti gli effetti, dopo alcuni slittamenti, dal      complesso di inferiorità rispetto all’Agip Petroli, e una quota
8   2 maggio 2002.                                                       di mercato pur sempre dell’8% che può far gola a molti ope-
ratori già presenti sulla rete italiana o che vogliono entrarci.     di 186 milioni di euro e un’operazione in due tempi: il
    E come la IP nel 1974 era stata determinante per raggiun-            90% subito e il restante 10% entro il secondo semestre
                                                                                                                                   DAY 2
    gere il 40%, oggi lo è altrettanto per centrare questo obiet-        2010 con clausola di “put and call”. Senza escludere un
    tivo. Nemesi storica.                                                eventuale accordo con ReteItalia, la società che detiene la
    Se nel 1974, la nascita della IP era stato un segnale for-           maggior parte degli impianti convenzionati IP. Un’opera-
    te di presenza e di volontà dominante dell’Eni e dello Sta-          zione che consente alla famiglia Brachetti Peretti di salire
    to nel downstream petrolifero italiano, trent’anni dopo la           al terzo posto dopo Eni e Esso nella classifica delle società
                                                                                                                                   DAY 3
    decisione assunta dal CdA dell’Eni il 6 dicembre 2003 di             petrolifere presenti sulla rete carburanti con un quota di
    metterla in vendita, o meglio di dismetterla, rappresenta            mercato di circa il 12% e con oltre 4.500 punti vendita a
    un segnale altrettanto forte di spostamento di accento e             fronte dei precedenti 1.650. A caldo il commento della
    di strategie e di ricentralizzazione su altri obiettivi e su altri   Staffetta è che l’affare migliore sotto il profilo finanziario,
    mercati. È cambiata l’Eni, è cambiato il mondo del petrolio          strategico e politico lo ha fatto l’Eni di Mincato che voleva
    e dell’energia, gas ed elettricità sono i nuovi protagonisti         portare a casa non meno di 185 milioni e resta marker lea-
    del mercato, quelli che attirano i maggiori investimenti, nel        der, senza aver causato alcuna destabilizzazione sulla rete.
    petrolio l’upstream fa premio sul downstream, la dipenden-           E un buon affare lo ha fatto anche l’Api, di cui all’epoca
    za dell’Italia dal petrolio è scesa al 47%. La IP non è più          era presidente Aldo Brachetti Peretti e amministratore
    funzionale a questo tipo di scenario. L’ultimo servizio che          delegato Umberto Scarimboli, con la mossa finale del
    le si chiede è quello di vivacizzare, sotto nuovi padroni, la        rilancio a 186 milioni che ha spiazzato tutti i concorrenti.
    concorrenza sulla rete carburanti. Un bel boccone e questo           Per la IP, fusa a tutti gli effetti in Api il 28 febbraio 2007,
    spiega l’interesse suscitato dalla notizia data dalla Staffetta      la soddisfazione di vedere il suo marchio, oggi ben visibile
    il 19 dicembre che entro la fine di gennaio 2004 sarebbero           su tutte le strade e autostrade italiane, al centro del nuo-
    potute partire le procedure di dismissione con l’invito a pre-       vo logo integrato adottato progressivamente a partire dal
    sentare manifestazioni di interesse.                                 2008 per tutti i punti vendita del gruppo Api e che ora
    Sulla carta e sulla base delle voci che si rincorrono i candi-       prenderà il posto anche del marchio TotalErg. A maggior
    dati in pectore sono molti e annoverano molte delle com-             ragione dopo la notizia di questi giorni che “api” anoni-
    pagnie già presenti sul mercato e molti retisti indipenden-          ma petroli italiana spa si fonderà per incorporazione nella
    ti (compresa la CDO) che a tale scopo nel marzo 2005, a              Italiana Petroli spa, la nuova ragione sociale assunta da
    pochi giorni dalla data dell’offerta finale più volta slittata.      TotalErg spa nel frattempo diventata 100% di ”api”. To-
    danno vita a ReteItalia spa. Lista che via via si assottiglia        gliendo la parola “anonima”, retaggio ormai anacronistico
    fino a ridursi all’inizio di aprile, quando parte il conto alla      degli anni ‘30.
    rovescia, a quattro contendenti, Api, Erg, Ies e ReteItalia.         Una scelta azzeccata allora, una scelta che può portare
    Per la valutazione, si va da quella del tutto strampalata di         fortuna a chi oggi ne raccoglie il testimone. Forse proprio
    300 milioni a 150 milioni.                                           per quel concetto di italianità, di dinamismo e di ener-
    Alla fine, il 14 aprile 2005 a oltre due anni dalla decisio-         gia che questo marchio è sempre riuscito a trasmettere.
    ne di dismetterla, a portarsela via è l’Api con un’offerta           (14/12)

9
Mobilità
                                                                                                                                                              DAY 2

     La radiografia del parco circolante di Roma
       Un’analisi dei dati del ministero dei Trasporti su auto e furgoni in circolazione nella Capitale in relazione a tipo diDAY
                                                                                                                               ali-3
     mentazione, classe Euro ed età dell’intestatario. Articolo di Alessandro Fiorini e Antonio Sileo.

         Oltre milione novecento venticin-
     que mila sono le automobili intestate           Fig. 1 - Autovetture per tipologia di alimentazione.
     a cittadini residenti nella Capitale e          Valore assoluto e percentuale rispetto al totale
     ad aziende romane, a fronte di una
     popolazione di poco più di 2,865 mi-
                                                              1.000                                                                                           100%
     lioni di abitanti, questa è la fotografia
                                                   Migliaia

     scattata grazie al parco circolante dei                   750                                                                                            75%

     veicoli su strada in Italia del Ministero                 500                                                                                            50%

     dei trasporti, pubblicato in open data                    250                                                                                            25%
     ed estratto dall’archivio nazionale dei                        0                                                                                         0%
     veicoli gestito dalla Motorizzazione.
         Molti meno invece sono i veicoli
     commerciali leggeri (autocarri sotto le
     3,5 tonnellate), solo poco più di ot-
     tanta cinque mila trecento unità (dati
                                                                                             Valore assoluto       Valore percentuale
     aggiornati al 31 ottobre 2017).
         Nella autovetture, per quanto ri-
     guarda le alimentazioni benzina e ga-
     solio, come è facile immaginare, fanno         Fig. 2 - Autovetture. Dettaglio per classe ambientale di appartenenza
     muovono grandissima parte del parco,
     quasi il 90%, con la benzina oltre il                                                                                                                    100%
                                                   Migliaia

     51% e il diesel poco più del 38%, se-                     600

     guito a distanza dal GPL con un buon                                                                                                                     75%
     8,7%, residuali tutte le altre alimenta-
                                                               400
     zioni, più di 16 mila le auto ibride, più
                                                                                                                                                              50%
     di 12 mila quelle a metano, neanche
     500 le vetture elettriche, con una pe-                    200
                                                                                                                                                              25%
     netrazione comunque doppia rispetto
     alla media italiana (v. Figura 1).
         Lo standard di emissione più dif-                       0                                                                                            0%
                                                                        Euro 0    Euro 1        Euro 2         Euro 3      Euro 4        Euro 5      Euro 6
     fuso è l’Euro 4 con oltre 610 vetture,
                                                                                            Valore assoluto        Valore percentuale
     che hanno ormai più di dieci anni, il
     31,7% del totale, seguito dall’Euro
     5, introdotto nel 2008, con oltre 374
     mila vetture, quasi il 19,5% del par-
     co, e dall’Euro 3 oltre 280 mila unità,        Fig. 3 - Autovetture. Dettaglio per classe d’età dell’intestatario
     solo quarto l’Euro 6, introdotto nel
                                                                                                                                                              100%
     2014 e diffuso in poco più dell’11%             600.000
     del totale. Da notare che le vetture                                                                                                                     75%
     ante Euro V, con quindi ben più di              400.000
     dieci anni sono più di 1,3 milioni, il                                                                                                                   50%
     69% del totale.                                 200.000
         I dati della Motorizzazione permet-                                                                                                                  25%

     tono anche di sapere l’età anagrafica
                                                                0                                                                                             0%
     dei proprietari, che ovviamente, non                                 20-34            35-49               50-64             65-79            80 oltre
     è detto coincidano con gli utilizzatori
     principali delle auto. Gli intestatari gio-                                            Valore assoluto        Valore percentuale

10   vani, da 20 a 34 anni, sono solo l’8%
DAY 2

     DAY 3

11
Il cammino accidentato
               dell’ecotassa. Cronologia                                                                                          DAY 2
     Focus

                Il Governo ha presentato in commissione Bilancio         misura – aggiungono Dell’Orco e Crippa – che abbiamo
                alla Camera un emendamento al disegno di legge           voluto fortemente e che rappresenta un primo forte segnale
                di Bilancio (49.069 nuova formulazione) che intro-       di cambiamento nelle politiche per la mobilità che il Governo
                                                                                                                                 DAY 3
                duce incentivi e disincentivi per l’acquisto di auto     ha inserto nel proprio Programma. A questa misura seguirà,
                nuove sulla base delle emissioni di CO2.                 a breve, il Piano strategico per la mobilità sostenibile, che
                La proposta, disponibile in allegato, dispone che        sarà pronto nei primi mesi del 2019, e che conterrà indica-
                chi acquista tra il 2019 e il 2021 un’auto nuova con     zioni fondamentali e concretamente operative sul trasporto
                emissioni di CO superiori a 110 grammi al km pa-         pubblico per contribuire al raggiungimento degli obiettivi na-
     ghi una sorta di supertassa che cresce al crescere delle emis-      zionali verso il 2030”. (5/12)
     sioni, partendo da 150 euro fino a 3.000.
     Chi invece acquista auto a basse emissioni riceverà un incen-       Se la benzina è troppo cara, che usino l’auto elettrica
     tivo: da zero a 20 grammi di CO2 il contributo è di 6.000           L’emendamento alla legge di Bilancio che introduce un mec-
     euro, da 20 a 70 di 3.000, da 70 a 90 di 1.500 euro.                canismo bonus/malus per l’acquisto di auto sulla base delle
     Per la misura vengono stanziati 300 milioni di euro l’anno          emissioni di CO2 incentiverà pochi a comprare auto costose
     per tre anni.                                                       e dissuaderà molti dal comprare auto economiche. Un emen-
     Le votazioni sugli emendamenti sono in corso, il disegno di         damento che, in sostanza, concede 6.000 euro a chi compra
     legge di Bilancio dovrebbe approdare domani in Aula. (4/12)         un’auto elettrica e poco altro, visto che, con il nuovo metodo
                                                                         di misurazione delle emissioni che entrerà in vigore il primo
     Auto, approvato emendamento su incentivi e CO2                      gennaio, saranno probabilmente pochissimi i modelli endo-
     La commissione Bilancio della Camera ha approvato ieri sera         termici che resteranno sotto la soglia dei 90 grammi al km
     l’emendamento al disegno di legge di Bilancio che introduce         (al di sotto della quale scattano gli incentivi). Tanti saranno
     incentivi e disincentivi all’acquisto di auto nuove sulla base      invece i modelli penalizzati con la sovrattassa, a partire so-
     delle emissioni di CO2 per km. Il testo, come anticipato ieri       prattutto da quelli a benzina. E saranno penalizzati anche i
     dalla Staffetta) prevede un bonus da 1.500 a 6.000 euro per         modelli più diffusi, ad esempio la Panda che è di gran lun-
     chi compra un’auto con emissioni tra 20 e 90 grammi per km          ga l’auto più venduta in Italia (nei primi undici mesi quasi
     e un malus da 150 a 3.000 euro per chi ne compra una con            114mila esemplari, la seconda è la Renault Clio con meno di
     emissioni oltre i 110 grammi per km.                                50mila), con una sovrattassa di 400 euro su un’auto che ne
     L’emendamento stanzia 300 milioni l’anno per tre anni dal           costa 7.000. Probabilmente non rientreranno negli incenti-
     2019 al 2021.                                                       vi neanche i modelli a metano (Panda compresa). Dall’altra
     Esultano i sottosegretari al Mise e al Mit in quota 5 Stelle, Mi-   parte, i 6.000 euro di incentivo a chi acquista un’auto elettri-
     chele Dell’Orco e Davide Crippa: “ieri – si legge in una nota       ca non coprono la differenza di prezzo rispetto ad analoghi
     diffusa stamattina – abbiamo segnato un significativo passo         modelli endotermici: una Leaf costa intorno ai 34mila euro,
     avanti verso una mobilità sempre più sostenibile. Con l’ap-         una Golf (modello assimilabile per segmento) circa 22mila.
     provazione di un emendamento alla legge di Bilancio, infatti,       Quindi gli incentivi andranno a chi già può permettersi mo-
     è stato introdotto per la prima volta in Italia un contributo       delli “di lusso”.
     per l’acquisto di autovetture, basato sul meccanismo del bo-        Nei primi undici mesi del 2018 sono state vendute 4.630
     nus/malus ecologico”.                                               auto elettriche, 4.360 ibride plug-in e 592mila circa a benzi-
     “Dal 1° gennaio 2019 e per i successivi tre anni – spie-            na. Dal punto di vista del mercato auto, l’effetto sarà dunque
     gano i due esponenti del Governo – chi acquisterà e im-             con tutta probabilità depressivo. Un effetto che andrebbe ad
     matricolerà in Italia un’autovettura nuova elettrica, ibrida        aggiungersi al calo delle immatricolazioni degli ultimi mesi,
     o alimentata a metano, si vedrà riconosciuto un contri-             al tonfo dei consumi industriali di gas che abbiamo registrato
     buto economico fino a 6mila euro, calcolato sulla base              da giugno a novembre, e ai segnali non proprio rassicuranti
     della CO2 emessa per chilometro. Chi, invece, ne com-               sull’andamento del Pil. Insomma, né il governo del popolo né
     prerà una nuova alimentata con carburanti più inquinanti,           il Governo del Pil.
     dovrà pagare un’imposta che, anche in questo caso, sarà             Chi non si può permettere un’auto da 20mila euro non ne
     legata alle emissioni di CO2 del veicolo. Attraverso questo         comprerà certo una da 30mila, anche con un incentivo da
     meccanismo, insomma, diventerà sempre più conveniente               6mila. Parafrasando Maria Antonietta di Francia sulle brio-
     acquistare vetture meno inquinanti contribuendo al mi-              che: se la benzina è troppo cara, che usino l’auto elettrica.
12   glioramento della qualità dell’aria delle nostre città. È una       (5/12)
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