Perché le frodi continuano a dilagare - Staffetta Quotidiana
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
21 dicembre 2018 Perché le frodi continuano a dilagare EDITORIALE Un fenomeno “dilagante”, “degenerativo”, che sta bero valere anche un quarto del mercato. “sfigurando” il settore, cambiandone letteralmente Il punto è che diversi operatori sono già arrivati a gettare la i connotati. Si fanno sempre più fosche e cruente le spugna, nonostante gli sforzi delle associazioni di settore descrizioni del fenomeno delle frodi nella distribu- per arginare la deriva. In una realtà economica in cui, oltre zione carburanti. E mentre i toni si alzano, la realtà tutto, il tradizionale presidio delle grandi società petrolifere continua ad andare per i fatti propri, le transazioni è sostanzialmente venuto meno. La speranza di riportare il sospette si moltiplicano, il giro d’affari del circuito mercato su binari di legalità inizia ad affievolirsi. E tanti ini- parallelo continua ad aumentare. Una quantità di ziano a pensare che quello che manca sia la volontà politica denaro che viene in parte “reinvestita” nell’acquisto di affrontare il problema di petto. di punti vendita e depositi, alimentando la metamorfosi del Un problema che non riguarda solo i punti vendita carbu- settore, e in parte finisce probabilmente a quel “secondo ranti sulla rete stradale: c’è infatti l’aspetto dell’extrarete, livello” della criminalità organizzata che diverse inchieste ovvero delle forniture al di fuori delle stazioni di servizio, a della magistratura hanno individuato come punto di regia società di autotrasporto, a enti pubblici, e per tutti quegli e controllo del fenomeno. usi che non passano dai “benzinai”. Un comparto in cui la Al quadro normativo manca ancora una circolare interpre- degenerazione ha raggiunto livelli che in molti giudicano tativa, quella relativa al comma 943 della Legge di bilancio irreversibili. Molti grossisti hanno ormai abbandonato an- del 2018 sul pagamento anticipato dell’Iva. Circolare che che solo l’idea di rifornire il mercato extrarete – soprattutto è rimasta sospesa tra il ministero dell’Economia e l’Agen- l’autotrasporto e le gare bandite dagli enti pubblici – che zia delle Entrate. E su cui, a quanto pare, la filiera non è è diventato ormai appannaggio o dei “big” o di operatori compatta. Ma non è l’unico punto rimasto sospeso. Un spregiudicati, con questi ultimi che riescono a offrire ribassi paio di settimane fa il deputato di Fratelli d’Italia Federico sulla base d’asta vicini al 50%. Mollicone ha presentato un’interrogazione a risposta scrit- Un circuito in cui i due canali – rete ed extrarete – si alimen- ta ai ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico. tano a vicenda. Sull’extrarete i pagamenti sono a 30, 60 o Il Governo, ha chiesto, intende attuare il piano straordi- 90 giorni, e spesso i compratori hanno un più alto rischio nario triennale di controlli contro le frodi nel settore dei di morosità. Per cui le vendite sulla rete servono a garantire carburanti? L’obbligo di fatturazione elettronica nella parte liquidità. E mentre sulla rete, con grande fatica, il livello di “B2B” della filiera, in vigore dallo scorso primo luglio, ha attenzione sembra essersi alzato negli ultimi tempi, l’extra- potenziato il contrasto alle frodi? Il Governo intende atti- rete resta un far west in cui i nuovi “trader” spadroneggia- vare un tavolo di confronto con le associazioni di categoria no sostanzialmente indisturbati. (G.M.) sul tema? Insomma, le maglie non sono ancora sufficientemente strette e, nonostante il lavoro di indagine e repressione delle forze dell’ordine, pochi sono i risultati effettivi nel Sommario contrasto al fenomeno. Il paradosso è che tutto nasce con la liberalizzazione del Intervista Camer Petroleum Pag. 2 settore, in particolare con l’affrancamento dall’obbligo di Il Gnl auto a km zero Pag. 5 esclusiva e con la conseguente trasformazione di tanti pun- 45 anni fa a Genova nasce l’IP Pag. 6 ti vendita “colorati” in pompe bianche. Il problema, come ha recentemente sottolineato il presidente UP Spinaci, è Il parco circolante di Roma Pag. 10 che il sistema di sicurezza del settore era tarato su un mer- Focus ecotassa Pag. 12 cato “concentrato” e sostanzialmente centralizzato. Ora che il sistema è polverizzato, si sono moltiplicati gli intersti- Notiziario Pag. 23 zi in cui si annidano pratiche illecite. Interstizi che potreb- 1
Camer Petroleum: così il settore carburanti DAY 2 Intervista diversifica il business Dalla crisi di marginalità della rete ai nuovi prodotti per la mobilità; dal flop delle norme contro le frodi ai “pirati” dell’extrarete. Con una fotografia im- DAY 3 pietosa delle società di vendita di elettricità e gas: finito il quantitative easing Giuseppe Greco della Banca centrale europea, saranno in molti a saltare. Un colloquio a tutto campo con il direttore Giuseppe Greco. Partiamo dal vostro core business, aziende oil del settore rete ed extrarete nei prossimi anni. la distribuzione carburanti: Detto questo, personalmente non ritengo che il gas naturale come vede il futuro del settore? sia il prodotto della transizione energetica e della mobilità Credo che la crisi di marginalità del settore rete carburanti in eco sostenibile. I Balcani, storicamente privi di una rete di Italia sia strutturale e non mi meraviglio che molte compa- gas, hanno rinunciato a costruirne una collegata al Tap per- gnie petrolifere abbiano deciso prima di trasformare le sta- ché non ritengono che il gas naturale possa essere più conve- zioni di rifornimento da servite in total-self e poi abbiano niente dell’energia elettrica, che loro attualmente usano per preferito cedere le stesse stazioni di carburante a soggetti le loro utenze civili. Questo è un esempio di come già alcune terzi capaci di una gestione più snella e a costi più contenuti, nazioni a noi vicine abbiano rifiutato questo tipo di sviluppo ma mi chiedo se chi è entrato in questo mercato abbia vera- energetico, mentre l’Italia, che ha una delle reti metano più mente valutato le prospettive future. estese in Europa, continua ad investire nel gas naturale. Un capitolo a parte credo che lo meriti la Gdo, che è entrata In Italia è presente anche la maggiore rete d’Europa di di- nel mercato Italiano un po’ a gamba tesa, praticando prezzi stributori stradali di Gng (gas compresso) con circa 1.300 molto concorrenziali, a volte al limite della convenienza eco- impianti, che cresce con nuove aperture ogni mese, ma la nomica di settore. Da subito ha portato a casa grossi volumi mia preoccupazione è che questo sviluppo inizia ad avere di vendita, aprendo sempre nuove stazioni, utilizzando il cash dei segnali decisamente negativi, come il numero delle im- flow operativo e sfruttando l’effetto sorpresa del mercato matricolazioni delle auto a metano in crisi da circa 24 mesi. italiano lento ad accettare le nuove sfide commerciali. Con il Ciò renderà tale comparto poco remunerativo nel giro di un passare dei mesi sia i retisti privati che le compagnie petroli- paio di anni. fere hanno iniziato a rispondere, adeguando i loro prezzi di vendita a quelli delle stazioni della Gdo. E il Gnl? La nostra società ha risposto da subito ad ogni impianto di L’avvento del Gnl, al di là dell’utilizzo nella rete del gas na- carburanti della Gdo costruito nelle vicinanze di nostri im- turale, potrà avere successo solo nell’ambito del trasporto pianti di carburanti, praticando gli stessi prezzi di vendita. La pesante e nella navigazione marittima, vista la sua obbiettiva conseguenza è stata che i loro volumi non sono stati soddi- difficoltà di approvvigionamento in Italia. Non vi sono ancora sfacenti come in altre aree commerciali e i prezzi di vendita si basi di carico che consentano una logistica distribuita su tut- sono livellati leggermente al rialzo. La vendita degli impianti to il territorio nazionale e questo è un problema non banale stradali di carburanti da parte di Ipercoop è un segnale di che frenerà lo sviluppo di tale prodotto. resa della Gdo o forse di presa d’atto che il settore non è più profittevole come lo era solo pochi anni fa. Cosa pensa della mobilità elettrica? Ma la crisi del settore rete ci preoccupa in considerazione Ritengo che il futuro della mobilità sia l’ibrido nell’immediato anche dell’avvento dell’auto elettrica e soprattutto dell’auto e l’elettrico tra una decina di anni. In azienda nel luglio 2015 ibrida. Tutto ciò inevitabilmente porterà ad una contrazione discussi con mio padre Alberto, fondatore della mia società e dei consumi nei prossimi dieci anni. che ora purtroppo non c’è più, di un articolo del giornale Re- pubblica che lui aveva ritagliato per me. Era venuto a conse- Bisognerà quindi diversificare l’offerta gnarmelo in ufficio, e nell’articolo si parlava di auto ibride ed di prodotti, con un occhio a quelli più elettriche. Convenimmo insieme che l’era del petrolio era al “sostenibili”? tramonto, e con essa gli investimenti nel settore oil. Bisogna- L’integrazione e la diversificazione dei prodotti energetici va quindi accelerare sulla nuova organizzazione aziendale offerti è la chiave dei risultati positivi acquisiti della nostra mirata a sviluppare il mercato dell’energia e del gas naturale azienda negli ultimi 5 anni e credo che lo sarà per molte altre con strumenti innovativi. 2
ogni lotta all’illegalità sarà totalmente inefficace. Prima di passare alla vendita di elettricità Le ultime norme hanno sicuramente ristretto le possibilità DAY 2 e gas, parliamo dell’extrarete. d’azione dei trafficanti illegali di carburanti, ma l’illegalità Qual è lo stato di salute del settore? continua, quindi le norme introdotte evidentemente non Ormai le card carburanti di varie società e i prezzi sempre sono sufficienti. più convenienti hanno spostato i clienti extrarete sulla rete, Altro capitolo è quello dei transiti tra paesi della Comunità anche se l’aumento dei volumi complessivi del canale extra- europea di prodotti energetici e in particolare di carburanti, DAY 3 rete ha avuto come destinatarie solo le cosiddette pompe che non dovrebbero avvenire con le modalità attuali, perché bianche, quindi il dato dei volumi in aumento è in gran parte è ormai certo che il prodotto si perde nel nostro territorio na- falsato. Questo mi ha convinto a indirizzare la mia società ad zionale e poi viene venduto nel canale illegale. Una soluzione abbandonare quasi completamente il settore extrarete negli potrebbe essere quella di costringere il soggetto proprietario ultimi anni. Le poche aziende ancora rifornite in extrarete del prodotto che transita sul nostro territorio ad avere un sono solo quelle alle quali abbiamo completato l’offerta con domicilio fiscale in Italia (come per gli yacht a noleggio che i nuovi prodotti gas e power. battono bandiera estera) che garantisca per l’accisa e l’iva di quel prodotto energetico in transito. Assopetroli, di cui la Ci sono arrivate segnalazioni di offerte in gare mia società fa parte, denuncia da tempo con forza in tutte le pubbliche con ribassi sospetti (40-50% sulla sedi istituzionali che molte società oneste del settore rete ed base d’asta). Com’è possibile? extrarete chiuderanno, se lo Stato non le tutelerà dalla con- Circa 10 anni fa, in accordo con i vertici della mia società, correnza sleale del mercato illegale dei carburanti con una abbiamo abbandonato il settore delle gare pubbliche per normativa efficace. due motivi: i soggetti appaltanti spesso non sono regolari nei pagamenti e in alcuni casi sono a rischio insolvenza (vedi Passiamo alla diversificazione del business Taranto); le gare vengono spesso assegnate con ribassi ano- nella vendita di energia elettrica e gas. Perché mali senza che le amministrazioni appaltanti, pur sollecitate questo passo? dalle aziende partecipanti, provvedano a verificare le offerte Camer Petroleum Europa, di cui sono il direttore dal 1996, anomale per come previsto dal Codice degli appalti, con il è nata 1970, ha operato e opera nel settore oil rete ed ex- risultato che alcune gare d’appalto non vengono portate a trarete ormai da 47 anni. Nel 2011 ho voluto fortemente lo termine, altre volte vengono portate a termine in maniera sviluppo del settore della vendita di gas naturale come logi- antieconomica. ca conseguenza del fatto che avevamo numerose stazioni di servizio con metano per uso autotrazione. Inoltre volevamo Stanno funzionando le norme contro le frodi offrire ai clienti extrarete un altro prodotto oltre al tradizio- nella distribuzione carburanti? nale oil. Negli ultimi anni da società di vendita del mercato Le frodi sui carburanti sono un fenomeno fuori controllo su libero siamo diventati shipper di gas naturale, accreditando- tutto il territorio nazionale e gli organi di controllo prepo- ci alla borsa italiana del gas Mgas e in qualità di utenti del sti hanno seri problemi nel contrastarlo con normative poco dispacciamento ci siamo accreditati alla borsa dell’energia efficaci. Sembra quasi che nessuno a livello politico voglia elettrica Ipex. Il passaggio alla vendita del gas e dell’energia fermare questo fenomeno illegale. A mio parere alcune so- elettrica è avvenuto in un arco temporale di circa 5 anni e ci luzioni normative potrebbero essere adottate. Credo che l’A- ha consentito in un momento di crisi economica reale del genzia delle Entrate dovrebbe assumersi l’onere di rilasciare paese Italia di diversificare il nostro business e i nostri ricavi, delle certificazioni, che attestino inequivocabilmente l’esat- anche in considerazione del restringimento dei margini pro to ammontare dell’esenzione Iva a cui ha diritto un’azienda litro nella rete carburanti e delle difficoltà dell’extrarete. esportatrice, mentre le dichiarazioni d’intento dovrebbero Che volumi d’affari avete nell’elettrico/gas? Chi servite? essere totalmente eliminate. Le dichiarazioni d’intento false Ho scelto negli ultimi 5 anni personale già formato da inserire possono essere rilasciate sia ai depositi a regime fiscale di nella mia società per operare sui mercati a termine dell’ener- prodotti energetici (che ricevono una verifica quadrimestrale gia elettrica e del gas naturale. Ho concentrato il core busi- dall’Agenzia delle Dogane) ma anche ai depositi commer- ness in un antico palazzo di famiglia a Galatina in provincia di ciali, quelli ad accisa assolta, che sono di gran lunga più nu- Lecce (Salento), dove sono ora i nostri uffici. Ho preferito una merosi e che ricevono scarsi controlli da parte degli organi cittadina più a misura d’uomo. Quest’anno prevediamo un preposti. In sostanza, il problema non sono i depositi fiscali o fatturato che sfiorerà gli 80 milioni di euro. Il nostro mercato commerciali, ma la normativa voluta dal legislatore comple- si rivolge principalmente alle Pmi. Ci rivolgiamo alle società tamente inadeguata. Fino a quando le dichiarazioni d’inten- di vendita del mercato libero medio-piccole, la maggior parte to ai fini Iva continueranno ad essere rilasciate a discrezione localizzate nel centro e nord Italia, ma anche ai clienti finali e 3 di una parte, sia essa una società o altra persona giuridica, alle aziende del sud Italia con una società del nostro Gruppo,
la Camer Gas&Power, che vende al dettaglio. Vendiamo ai a favorire i consumatori finali, ma le regole che sono state clienti domestici e solo attraverso le nostre agenzie distribuite poste nel mercato libero non lo tutelano dalle società, che DAY 2 tra Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. Non operiamo con call usano in maniera spregiudicata lo strumento dei call center. center, a differenza di molte società del settore delle utilities, Personalmente li vieterei per il settore energy. Basti pensare perché riteniamo che il cliente non sia adeguatamente fide- che questi call center acquistano pacchetti di numeri di te- lizzato, ma anzi infastidito da questo approccio commerciale. lefono di clienti di società concorrenti, scelti per età, sesso, area geografica, consumi energetici ecc. e predatoriamen- DAY 3 Quali sono i problemi del settore? te li tempestano di telefonate, acquisendo i clienti finali con Perché ci sono così tanti fallimenti? politiche commerciali spesso scorrette. I contratti in forma Dopo la liberalizzazione il settore delle utilities ed energy ha semplificata di fornitura di energia e gas naturale per i clienti vissuto alterne vicende: da una parte le società multinazionali finali vanno nella direzione contraria agli interessi del consu- market-leader del settore, dall’altra sono nate dal nulla molte matore, perché non sono decifrabili in tutte le componenti altre società, e si sono sviluppate in maniera sorprendente aggiuntive, neanche a volte da noi che riteniamo di essere in un arco temporale di tre-quattro anni. Molte di queste sufficientemente esperti del settore. Insomma, la poca se- società, pur avendo acquisito vaste quote di mercato senza rietà la fa da padrone e il prezzo della materia prima non badare a spese, presentano un capitale sociale e mezzi finan- è la fonte principale di guadagno, tant’è che molte società ziari a volte insufficienti e spesso hanno la sede legale in un per fare mercato vendono al di sotto del prezzo d’acquisto immobile in affitto, anche dopo aver superato 100 milioni di e ciò è un indice molto negativo su cui gli organi di vigilanza euro di fatturato. dovrebbero intervenire con norme molto severe. La nostra società ha deciso invece di effettuare una crescita per fasi progressive, forte di una buona capitalizzazione e Se le condizioni finanziarie del Paese una storicità commerciale di 47 anni. I fallimenti di società del dovessero peggiorare, che effetto ci sarebbe settore sono dovuti spesso a crescite improvvise di fatturato sulle società del settore? senza la necessaria liquidità a supporto di tale espansione Nel 2019 il sistema bancario italiano non riceverà più dalla commerciale. Molte società concludono contratti con i clienti Banca centrale europea iniezioni di liquidità come nel recente finali domestici e non domestici o vincono gare d’appalto passato e questo comporterà una crisi di tutti i settori, ancora senza aver acquistato o senza avere le capacità finanziarie di di più in quello delle utilities ed energy che ha bisogno di acquistare la materia prima. molta liquidità. Il mercato farà la sua selezione, come già sta avvenendo, ma di sicuro solo le società più solide ed equili- Perché vanno deserte molte gare brate finanziariamente continueranno a svolgere in maniera per la fornitura di energia elettrica? proficua questa attività. In più, molte aziende del settore si Per la scarsa liquidità presente nel mercato delle utilities, trovano in difficoltà a fare accettare dalle controparti com- dove le società presenti non riescono più a finanziare come merciali estere fideiussioni di banche italiane, perché il rischio un tempo i cronici ritardi di pagamento di molti dei soggetti Paese incide negativamente sul rating degli stessi istituti di appaltanti. Con il passare del tempo sarà sempre più difficile credito. La nostra società intende crescere senza perdere di trovare società partecipanti a queste gare. vista la propria identità territoriale: esistiamo da 47 anni e Anche nella vendita di elettricità e gas ci sono tanti raider, questo non è banale, per cui ci impegneremo per renderla per non dire pirati. Come si può dare una regolata al settore? sempre più solida e professionale, guardando sempre al fu- La liberalizzazione del settore era necessaria, perché diretta turo. (7/12) 4
L’iniziativa della società Aspro DAY 2 Gnl auto, se il metano liquido è “a km zero” DAY 3 La Aspro, società emiliana che produce compressori, ha presentato la scorsa settimana un microliquefatore per produrre Gnl da tubo e distribuirlo ai mezzi pesanti Con la riduzione dei profitti nel- la distribuzione dei carburanti tra- Simulazione margini con serbatoio Gnl dizionali, la diversificazione sul Gnl e con microliquefatore da tubo viene sempre più spesso vista come una buona possibilità di rimpolpare Serbatoio Serbatoio Serbatoio Rete LNG su LNG su LNG su i margini, intercettando la domanda Bologna Perugia Napoli a 12 bar nascente del trasporto pesante a gas e venendo incontro agli obblighi in- Margine con un erogato di metano 134.169 96.669 66.669 223.243 compresso di 750.000 kg/anno € /anno € /anno € /anno € /anno trodotti con il decreto legislativo Dafi. Il problema per l’Italia è che il Gnl Margine con un erogato di metano 47.376 37.376 29.376 41.736 liquido di 200.000 kg/anno € /anno € /anno € /anno € /anno deve ancora arrivare dalla Spagna o dalla Francia via autobotte, almeno Totale margine al netto degli 181.545 134.045 96.045 264.978 fino a quando (2020-2021) non sa- ammortamenti e gestione impianto € /anno € /anno € /anno € /anno ranno pronti i primi depositi costieri. 83.434 130.045 168.934 Extra margine soluzione da rete – E il costo di trasporto può arrivare vi- € /anno € /anno € /anno cino al 50% del prezzo finale. Una possibile soluzione alternati- va l’ha presentata il 5 e il 6 dicembre Produzione annua di metano liquido e tempo la Aspro, società che produce com- pressori a Nonantola, in provincia di di rientro investimento Modena. All’open day presso lo sta- Produzione giornaliera di metano liquido 5.712 litri/giorno bilimento produttivo della società si sono presentati più di 180 retisti, per Produzione annuale di metano liquido (220 gg) 1.256.640 litri/anno verificare le caratteristiche dell’im- pianto messo a punto da Aspro: un Produzione annuale di metano liquido (220 gg) 477.523 kg/anno sistema di liquefazione del gas da condotta, per produrre Gnl “in loco”, Quantità massima di motrici annua (250 kg/cad) 1.910 motrici/anno senza doverlo trasportare in camion da Marsiglia o Barcellona. Margine generato dal solo prodotto liquido 99.802,00 €/anno Il progetto, ci dice il manager del- la società Gianni Baroni, è frutto di Rientro dell’investimento modulo di liquefazione 3,5 anni uno studio di due anni dell’universi- tà di Bologna, relativo al processo di Fonte: Aspro liquefazione, e di nove mesi di test. Il punto è che per liquefare il gas ser- ve molta energia elettrica, e questo Aspro ha montato il microlique- sottolinea – adatta ai casi in cui ci sono rischia di far sballare i conti. “Il con- fatore all’interno dell’azienda, su un problemi paesaggistici per cui non è sumo del nostro impianto è pari a un punto di rifornimento di metano a uso possibile installare il serbatoio verti- kWh per kg prodotto, contro 0,7-0,9 interno, per dare una dimostrazione. cale. Ormai si installano serbatoi da kW dei grandi liquefatori”, dice Baro- Iveco ha portato un Tir a Gnl “a cui 60-80 metri cubi, che sono alti anche ni. L’impatto del costo dell’elettricità abbiamo fatto il pieno in diretta”. 18 metri”. Certo, aggiunge, “è impor- sul prezzo finale “è quindi di circa 18 Tecnicamente, l’impianto può li- tante collegarsi alla rete di trasporto a centesimi di euro al kg, che vanno ad quefare 250 litri l’ora, 5.500 litri al 8-12 bar e non a quella a 4 bar, cioè le aggiungersi ai 42-43 cent del gas da giorno che sono pari a due tonnellate, reti di distribuzione cittadine, dove ol- tubo”. In queste tre pagine riportia- cioè 7-8 camion al giorno e consente tretutto c’è da pagare il costo di vetto- mo i calcoli condotti da Aspro sulle di erogare sia Gnc che Gnl. I tempi di riamento, che è qualche centesimo di voci di costo e sui margini delle diver- rifornimento per il Gnl “sono accetta- euro al metro cubo, che su un milione 5 se soluzioni. bili”, dice Baroni. “È una soluzione – di mc fa 60-70mila euro”. (G.M.) E’ vietata la copia, la riproduzione anche parziale o la diffusione con qualsiasi mezzo del presente documento. © RIP Srl – Tutti i diritti riservati Legge n°663 del 22/4/1941. Protezione del diritto d’autore ed altri diritti connessi al suo esercizio.
Quando 45 anni fa Appunti di storia a Genova nacque l’IP DAY 2 La notizia che “api” anonima petroli italiana spa si fonderà per incorporazione nella Italiana Petroli spa, la nuova ragione sociale assunta da TotalErg spa dopo il suo acquisto, un anno fa, da parte della stessa “api”, offre lo spunto per una rivisitazione delle vicende che, quasi 45 anni fa, porta- rono alla costituzione a Genova della prima società a portare questo nome. Vicende già raccon- DAY 3 tate sulla Staffetta nel febbraio 2004 quando l’Eni, che ne era proprietaria, decise di dismetterla vendendola nell’aprile 2005 proprio all’ “api”. Una storia che risale appunto a 45 anni fa, all’inverno 1973- nucleari. Accuse che gettano scompiglio nei piani alti delle 1974. La domenica gli italiani vanno a piedi, non per amore major americane tanto che il Governo deve pregare l’amba- della natura o per tentare di evitare che l’aria diventi irre- sciatore Usa a Roma, in occasione di un viaggio in patria, di spirabile, come accade oggi, ma in nome dell’austerity, per rassicurare i dirigenti di questi gruppi che la loro attività in cercare, insieme ad altre misure in vigore dalla fine di no- Italia non sarà mai ostacolata e che, per carità, non pensino vembre, di risparmiare un po’ di energia. In un paese dove di seguire l’esempio della Shell e della BP di andarsene dal la dipendenza dal petrolio raggiungeva punte elevatissime nostro paese (v. Staffetta 4/3/74). (quasi il 75%) e i prezzi dei prodotti petroliferi, come del Contro l’uscita della Shell si levano per la verità poche voci. resto le tariffe dell’elettricità, erano rigidamente amministrati In seno al Governo, presieduto dal luglio 1973 da Mariano senza alcuna considerazione per i costi della materia prima, Rumor, le preoccupazioni di Ugo La Malfa, ministro del Teso- l’embargo decretato in ottobre contro l’occidente dai paesi ro, sull’esborso valutario dell’operazione trovano scarsa soli- arabi, dopo la guerra del Kippur, ha lasciato il segno. In più si darietà. Franco Piga, capo di gabinetto dello stesso Rumor, deve fare i conti con l’aumento del prezzo del petrolio. Non mandato a Londra alla fine del 1973, insieme a Cazzaniga, è facile in questo contesto assicurare la regolarità dei rifor- per sondare la possibilità di un ultimo ripensamento da parte nimenti. La situazione si presenta particolarmente critica per dei vertici del gruppo anglo-olandese, nulla può contro un il gasolio, il combustibile di gran lunga più usato nel settore accordo ormai definito nei particolari tra il presidente del- del riscaldamento. la Shell Italiana, Norman Bain, e l’amministratore delegato Ma non è solo questo fatto a tenere accese sul petrolio le luci dell’Agip, Lorenzo Roasio. Prevalgono i pareri favorevoli del della ribalta. ministro dell’Industria, Ciriaco De Mita, e del ministro delle Partecipazioni Statali, Antonino Gullotti. Lo “scandalo petroli” L’acquisto della Shell Italiana, formalizzato l’ 8 gennaio La Shell, il secondo gruppo petrolifero mondiale, in Italia dal 1974, costa all’Agip circa 140 miliardi di lire di allora (pari a 1912, ha appena annunciato di aver venduto all’Agip la Shell quasi 700 milioni di euro di oggi) ma in cambio porta a casa Italiana e le sue attività petrolifere. Un vero terremoto. Anche tre raffinerie (Rho, La Spezia e Taranto), quasi 5.000 punti se la decisione non ha nulla a che vedere con l’embargo, es- vendita carburanti e una quota di mercato di circa il 10%, sendo stata decisa mesi prima, il collegamento è abbastanza nonché vantaggiosi contratti di fornitura di petrolio a lungo naturale e girano le scommesse su chi la seguirà, tanto più termine. Per ironia della sorte, la Shell impiegherà una grossa che nel maggio del 1973 se ne era già andata la BP (la Co- parte di questi soldi per tentare l’avventura dell’energia nu- noco lascerà nel 1980, la Amoco nel 1983, la Gulf e la Elf nel cleare, un vero e proprio fiasco. E negli anni ‘80 si rimangerà 1984, la Texaco nel 1985, la Chevron nel 1986, la CFP nel la decisione di abbandonare il mercato italiano prima com- 1987 e la Mobil nel 1990). Come non ha nulla a che vedere prando la rete della Conoco (1980) e poi (1987) quella della con il cosiddetto “scandalo petroli”, scoppiato giusto all’i- Selm (ex Total Italiana). Salvo poi a uscire ancora una volta nizio di febbraio, che nei mesi successivi porterà alla sbarra dalla rete carburanti italiana vendendola nel giugno 2014 tutto il Gotha dell’industria petrolifera italiana a cominciare alla Kupit. da Vincenzo Cazzaniga, ex presidente della Esso Italiana e dell’Unione Petrolifera, da anni uno dei grandi referenti della Il “piano petrolifero” classe politica italiana (v. Staffetta 12/5/17). Per l’Eni, all’epoca presieduta da Raffaele Girotti, l’acquisto L’accusa, smontata anni dopo in tribunale, è di aver gonfiato della Shell Italiana rientra in una strategia di rafforzamento i prezzi dell’olio combustibile fatturati all’Enel per finanzia- della propria quota di mercato perseguita fin dai tempi di re tutti i partiti politici e in subordine di aver versato soldi Mattei, che trova nel Piano petrolifero, presentato al Cipe il all’ente elettrico per scoraggiare la costruzione degli impianti 29 gennaio 1974 dal ministro De Mita, il pieno e convinto 6
supporto politico e governativo. L’idea del piano era partita rispetto alla politica seguita negli anni del boom, che aveva dal socialista Antonio Giolitti, tornato al ministero del Bilan- portato ad una proliferazione abnorme e disordinata di tut- DAY 2 cio e della Programmazione nel luglio 1973, che rispolvera ti gli impianti. Direttive che troveranno altresì conferma nel vecchi studi tesi a dotare il Paese di un programma per l’ap- piano energetico del 1975, il primo Pen, laddove si stabilirà provvigionamento e la raffinazione dei prodotti petroliferi. che l’Eni dovrà essere il principale realizzatore delle politiche Momentaneamente accantonato per dare la precedenza alla di approvvigionamento petrolifero, che solo l’Eni dovrà dare predisposizione delle misure di emergenza, viene fatto pro- all’amministrazione pubblica il supporto tecnico per l’attua- DAY 3 prio dal ministro dell’Industria senza peraltro rimeditare le zione del piano e che le reti carburanti abbandonate dalle ipotesi di base da cui si era partiti. Ne esce un documen- aziende private dovranno essere affidate prioritariamente to basato su ipotesi che risulteranno troppo ottimistiche in proprio all’Eni. Direttive che discriminano gli operatori privati termini di sviluppo del reddito nazionale e di evoluzione dei e che prescindono da qualsiasi considerazione del costo eco- consumi energetici. Basti pensare che si prevede una crescita nomico di queste scelte per l’ente di Stato. dei consumi del 7,2% annuo nel periodo 1972-1980 e del 6,3% nel quinquennio 1980-85, contro il 7,9 del periodo La scelta del nome e l’ipotesi Iran 1955-1972. Tassi che porterebbero ad un consumo di 230 Nell’acquistare la Shell, l’Eni ha fatto un pensierino anche alla milioni di tep (tonnellate di petrolio equivalente) nel 1980 e possibilità di utilizzarlo come strumento per stringere rappor- di 310 nel 1985, contro i 130 del 1972. In realtà nel 1980 ti di collaborazione con qualche paese produttore di petrolio. raggiungeranno a stento, grazie anche al miglioramento Una delle ipotesi iniziali a cui si lavora con la stessa Shell nelle dell’efficienza energetica e alle politiche di risparmio, i 146,9 fasi preliminari della trattativa è quella di un accordo a tre milioni di tep e tali resteranno anche nel 1985 (nel 2003 han- che includa anche una partecipazione della Nioc iraniana. L’i- no toccato i 190 milioni). Tanta è la fretta di presentare qual- potesi resta in piedi anche dopo l’uscita di scena della Shell e cosa all’opinione pubblica che De Mita non aspetta neppure trova riscontro nella decisione adottata il 7 maggio 1974 dai la conclusione dell’indagine conoscitiva sull’energia in corso nuovi azionisti di cambiare la denominazione della società alla Camera e rinvia ad un futuro piano energetico il compito in Industria Italiana Petroli, denominazione che resterà in di occuparsi delle altre fonti. piedi per oltre dieci anni fino al 27 marzo 1987 quando verrà Malgrado questi vizi di origine e metodologici, il Piano petro- cambiata in Italiana Petroli, meglio nota appunto come IP. lifero 1974 presenta importanti novità e la prima è appunto Si vocifera che la denominazione si presta ad essere cambiata l’accentuazione e il rafforzamento del peso dell’Eni nell’indu- in Industria Iraniana Petroli nel caso di un accordo con quel stria petrolifera italiana. “Tale rafforzamento, rileva il Piano, paese produttore, allora ancora in mano allo Scià Reza Paha- è sembrato indispensabile poiché attraverso una consistente lavi, vecchio amico di Mattei. presenza sul mercato dell’impresa pubblica - strumento di- A scegliere il nome fu alla fine lo stesso Roasio, dopo una retto di intervento dei pubblici poteri nell’industria petrolifera selezione di numerose ipotesi discusse in una delle periodi- - può essere accresciuto il grado di sicurezza degli approv- che riunioni a Genova con il management dell’allora ancora vigionamenti petroliferi del Paese e al tempo stesso acqui- Shell Italiana. siti all’economia nazionale i vantaggi che possono derivare Sulla fondatezza delle voci sull’Iran, che cadranno definiti- dall’attiva e non trascurabile presenza di un’impresa nazio- vamente nel 1979 all’atto della rivoluzione khomeinista, la nale nell’industria petrolifera”. E secondo il Piano tutto ciò Staffetta interpella nel febbraio del 1974 Renzo Piga, vice potrà realizzarsi con una quota di mercato del 40%, quota presidente dal 1952 del Comitato del Petrolio dell’Ocse e che può costituire “un adeguato termine di riferimento per profondo conoscitore dell’industria petrolifera italiana. Alla tale obiettivo”. Parole scritte tenendo certamente presente il domanda se vi siano state offerte per trovare un terzo alla fatto che l’Eni per effetto dell’acquisizione della Shell Italiana combinazione Eni-Shell, Piga rileva che da un punto di vista si era già avvicinata a quota 30. generale trovare un socio qualificato non dovrebbe essere Coerentemente con questo obiettivo il Piano prevede che difficile, ma non in Italia per l’atmosfera di discredito con cui eventuali carenze negli approvvigionamenti dovranno es- il settore petrolifero era additato in quel momento all’opi- sere coperte dall’Eni alle migliori condizioni e addossando nione pubblica del Paese. I paesi produttori, aggiunge Piga, allo Stato gli eventuali oneri dell’operazione, che l’Eni dovrà anche se hanno espresso l’intenzione di voler partecipare costituire una riserva strategica di greggio, che all’Eni dovrà alle attività a valle (trasporto, raffinazione e distribuzione del essere assicurata prioritariamente la nuova capacità di raffi- petrolio), sono molto cauti nell’esaminare proposte del ge- nazione e il 50% delle nuove concessioni di impianti auto- nere perché, mentre non intendono diminuire i loro redditi stradali di carburanti. Direttive che trovano indirettamente nelle attività a monte (produzione del greggio), desiderano sostegno anche in quelle relative alla riorganizzazione e alla aumentarli ottenendo un’equa redditività economica anche razionalizzazione dei comparti della raffinazione e della di- dalle attività a valle. In altri termini, conclude Piga, la possi- 7 stribuzione stradale, con una netta inversione di tendenza bilità per l’Agip di trovare un partner a cui cedere una quo-
ta dell’appena acquisita Shell Italiana o in qualsiasi altra Dall’Eni all’Api iniziativa è subordinata sia alla possibilità per l’Agip di Un’operazione lì per lì difficile da interpretare vista la con- DAY 2 assicurarsi una fornitura di greggio a prezzi almeno pari a comitanza con la decisione adottata il 27 marzo 2002 dal quelli praticati dai paesi produttori alle compagnie petro- Consiglio di Amministrazione dell’Eni di “divisionalizzare” lifere internazionali, sia alla possibilità di dare come con- dopo Agip e Snam anche l’Agip Petroli in funzione di una tropartita al partner produttore di petrolio precise garan- maggiore integrazione strategica e di una semplificazione zie e assicurazioni circa l’economicità e la remuneratività organizzativa dell’assetto del gruppo voluta e attuata DAYda3 della gestione delle operazioni a valle. Contropartita che Vittorio Mincato. Decisione che diventerà operativa a tutti all’epoca l’Agip non era in grado di dare a causa della gli effetti il 1° gennaio 2003 e che comporta l’incorporazio- rigida regolamentazione dei prezzi e che resterà quanto ne di Agip Petroli in Eni e il conferimento delle sue attivi- mai problematica per i successivi vent’anni, fino alla libe- tà e partecipazioni (inclusa la IP) ad una apposita divisione ralizzazione dei prezzi del 1994. “Refining&Marketing” al pari di quanto già accaduto con Sia come sia, l’accordo con l’Iran l’Agip non lo farà mai (men- le attività dell’Agip conferite a partire dal 1° gennaio 1998 tre si faranno quelli che porteranno all’ingresso nel down- alla divisione “Exploration&Production” e con quelle della stream petrolifero italiano del Kuwait nel 1984 e della Libia Snam conferite a partire dal 1° gennaio 2002 alla divisione nel 1985) e la IIP, poi IP, resterà fino al 2005 sempre e soltan- “Gas&Power”. Con la Staffetta che il 4 maggio 2002 gli de- to di proprietà dell’Eni, contribuendo a rafforzarne la presen- dicò un editoriale con il titolo “Addio Agip”. za nel mercato italiano fino al superamento di quel fatidico Decisione, quella della costituzione della nuova IP srl, di cui traguardo del 40%. si capirà invece il senso il 6 dicembre 2003 quando il CdA Eni deciderà di dismetterla con l’invito a presentare manife- Dall’Agip all’Agip Petroli stazioni di interesse. Con una quota dell’8% circa sulla rete Con la costituzione nel 1978 dell’Agip Petroli e ancor più a carburanti in termini di volumi venduti, il marchio IP si colloca partire dal 1981 quando questa società diventa capo settore in quel momento al quarto posto dopo Agip (29%), Esso del gruppo Eni per le attività di raffinazione e di commer- (18,5%) e Kupit (10,6%), prima di Tamoil (7,4%) e Erg (7%), cializzazione, anche la IP entra nella sua orbita mantenendo gode di un’immagine che, anche se appannata dal conferi- peraltro a tutti gli effetti lo status di società per azioni. Fino mento di alcune delle sue migliori stazioni di servizio all’Agip all’estate del 2001 quand, in attuazione del piano di razio- e dalla cessione di porzioni di rete a Tamoil e Total, continua nalizzazione della rete carburanti Agip/IP, viene trasformata ad essere ben radicata nella clientela e nel territorio. Con un in un’apposita “divisione marchio IP” alle dirette dipendenze marchio che può contare su un alto tasso di fidelizzazione del presidente di Agip Petroli. Divisione che ha il compito grazie anche ad una serie di indovinate iniziative promozio- di realizzare un nuovo modello di gestione che prevede una nali. Per chi è già presente sulla rete la sua acquisizione può rete Agip con gli impianti a più alto erogato e più orientata costituire l’occasione per aumentare considerevolmente o ai servizi automatizzati e al non-oil e una rete IP più specia- addirittura raddoppiare la propria quota, per altri un biglietto lizzata e con impianti di scala media in vista di operazioni di di ingresso di tutto rispetto. “deconsolidamento” attraverso operazioni a trattativa priva- A quasi trent’anni dall’acquisto della Shell Italiana da parte ta con retisti indipendenti. Con le raffinerie entrate a loro dell’Agip, il contesto e il clima sono molto cambiati. L’Eni, volta nell’orbita di Agip Raffinazione controllata anch’essa trasformato nell’estate del 1992 da ente in spa, è diventata da Agip Petroli. una società privata con la quota direttamente in mano allo A tutti gli effetti un apparente ridimensionamento. Se- Stato ridotta a poco più del 20% (un altro 10% fa capo alla nonché meno di un anno dopo il vento cambia di nuovo Cassa Depositi e Prestiti) e nella rete carburanti la sua quota con la decisione di Agip Petroli, annunciata il 13 febbraio di mercato è prevista scendere entro il 2006 sotto il 30%. La 2002 di abbandonare l’ormai consolidato binomio Agip/IP IP, dal canto suo, dal 1° maggio 2002 era tornata ad essere per passare a due reti completamente distinte: due mar- una srl controllata al 100% dall’Agip Petroli . Una IP che nel chi, due politiche di “marketing“ con prezzi autonomi e frattempo è stata spolpata delle tre raffinerie (due sono state diverso posizionamento sul mercato, peraltro in presenza di chiuse e solo quella di Taranto è ancora in piena attività), un approvvigionamento affidato (ma non più in esclusiva) della parte logistica e dell’extra-rete e che è stata costretta a sempre all’Agip Petroli. Con un nuova IP, una srl ricolloca- cedere (all’Agip e a terzi) molti dei suoi migliori impianti stra- ta ufficialmente a Genova, con una struttura operativa del dali e autostradali e a vendere ai retisti convenzionati la mag- tutto autonoma, con un organico di 90 persone di cui 43 gior parte degli impianti restanti, una vera anomalia. Resta il occupate presso la sede di Genova e 47 in periferia e con marchio IP, che in trent’anni è riuscito a ritagliarsi un indice strutture commerciali presenti sull’intero territorio del Pae- importante di gradimento tra gli automobilisti senza alcun se. Operativa a tutti gli effetti, dopo alcuni slittamenti, dal complesso di inferiorità rispetto all’Agip Petroli, e una quota 8 2 maggio 2002. di mercato pur sempre dell’8% che può far gola a molti ope-
ratori già presenti sulla rete italiana o che vogliono entrarci. di 186 milioni di euro e un’operazione in due tempi: il E come la IP nel 1974 era stata determinante per raggiun- 90% subito e il restante 10% entro il secondo semestre DAY 2 gere il 40%, oggi lo è altrettanto per centrare questo obiet- 2010 con clausola di “put and call”. Senza escludere un tivo. Nemesi storica. eventuale accordo con ReteItalia, la società che detiene la Se nel 1974, la nascita della IP era stato un segnale for- maggior parte degli impianti convenzionati IP. Un’opera- te di presenza e di volontà dominante dell’Eni e dello Sta- zione che consente alla famiglia Brachetti Peretti di salire to nel downstream petrolifero italiano, trent’anni dopo la al terzo posto dopo Eni e Esso nella classifica delle società DAY 3 decisione assunta dal CdA dell’Eni il 6 dicembre 2003 di petrolifere presenti sulla rete carburanti con un quota di metterla in vendita, o meglio di dismetterla, rappresenta mercato di circa il 12% e con oltre 4.500 punti vendita a un segnale altrettanto forte di spostamento di accento e fronte dei precedenti 1.650. A caldo il commento della di strategie e di ricentralizzazione su altri obiettivi e su altri Staffetta è che l’affare migliore sotto il profilo finanziario, mercati. È cambiata l’Eni, è cambiato il mondo del petrolio strategico e politico lo ha fatto l’Eni di Mincato che voleva e dell’energia, gas ed elettricità sono i nuovi protagonisti portare a casa non meno di 185 milioni e resta marker lea- del mercato, quelli che attirano i maggiori investimenti, nel der, senza aver causato alcuna destabilizzazione sulla rete. petrolio l’upstream fa premio sul downstream, la dipenden- E un buon affare lo ha fatto anche l’Api, di cui all’epoca za dell’Italia dal petrolio è scesa al 47%. La IP non è più era presidente Aldo Brachetti Peretti e amministratore funzionale a questo tipo di scenario. L’ultimo servizio che delegato Umberto Scarimboli, con la mossa finale del le si chiede è quello di vivacizzare, sotto nuovi padroni, la rilancio a 186 milioni che ha spiazzato tutti i concorrenti. concorrenza sulla rete carburanti. Un bel boccone e questo Per la IP, fusa a tutti gli effetti in Api il 28 febbraio 2007, spiega l’interesse suscitato dalla notizia data dalla Staffetta la soddisfazione di vedere il suo marchio, oggi ben visibile il 19 dicembre che entro la fine di gennaio 2004 sarebbero su tutte le strade e autostrade italiane, al centro del nuo- potute partire le procedure di dismissione con l’invito a pre- vo logo integrato adottato progressivamente a partire dal sentare manifestazioni di interesse. 2008 per tutti i punti vendita del gruppo Api e che ora Sulla carta e sulla base delle voci che si rincorrono i candi- prenderà il posto anche del marchio TotalErg. A maggior dati in pectore sono molti e annoverano molte delle com- ragione dopo la notizia di questi giorni che “api” anoni- pagnie già presenti sul mercato e molti retisti indipenden- ma petroli italiana spa si fonderà per incorporazione nella ti (compresa la CDO) che a tale scopo nel marzo 2005, a Italiana Petroli spa, la nuova ragione sociale assunta da pochi giorni dalla data dell’offerta finale più volta slittata. TotalErg spa nel frattempo diventata 100% di ”api”. To- danno vita a ReteItalia spa. Lista che via via si assottiglia gliendo la parola “anonima”, retaggio ormai anacronistico fino a ridursi all’inizio di aprile, quando parte il conto alla degli anni ‘30. rovescia, a quattro contendenti, Api, Erg, Ies e ReteItalia. Una scelta azzeccata allora, una scelta che può portare Per la valutazione, si va da quella del tutto strampalata di fortuna a chi oggi ne raccoglie il testimone. Forse proprio 300 milioni a 150 milioni. per quel concetto di italianità, di dinamismo e di ener- Alla fine, il 14 aprile 2005 a oltre due anni dalla decisio- gia che questo marchio è sempre riuscito a trasmettere. ne di dismetterla, a portarsela via è l’Api con un’offerta (14/12) 9
Mobilità DAY 2 La radiografia del parco circolante di Roma Un’analisi dei dati del ministero dei Trasporti su auto e furgoni in circolazione nella Capitale in relazione a tipo diDAY ali-3 mentazione, classe Euro ed età dell’intestatario. Articolo di Alessandro Fiorini e Antonio Sileo. Oltre milione novecento venticin- que mila sono le automobili intestate Fig. 1 - Autovetture per tipologia di alimentazione. a cittadini residenti nella Capitale e Valore assoluto e percentuale rispetto al totale ad aziende romane, a fronte di una popolazione di poco più di 2,865 mi- 1.000 100% lioni di abitanti, questa è la fotografia Migliaia scattata grazie al parco circolante dei 750 75% veicoli su strada in Italia del Ministero 500 50% dei trasporti, pubblicato in open data 250 25% ed estratto dall’archivio nazionale dei 0 0% veicoli gestito dalla Motorizzazione. Molti meno invece sono i veicoli commerciali leggeri (autocarri sotto le 3,5 tonnellate), solo poco più di ot- tanta cinque mila trecento unità (dati Valore assoluto Valore percentuale aggiornati al 31 ottobre 2017). Nella autovetture, per quanto ri- guarda le alimentazioni benzina e ga- solio, come è facile immaginare, fanno Fig. 2 - Autovetture. Dettaglio per classe ambientale di appartenenza muovono grandissima parte del parco, quasi il 90%, con la benzina oltre il 100% Migliaia 51% e il diesel poco più del 38%, se- 600 guito a distanza dal GPL con un buon 75% 8,7%, residuali tutte le altre alimenta- 400 zioni, più di 16 mila le auto ibride, più 50% di 12 mila quelle a metano, neanche 500 le vetture elettriche, con una pe- 200 25% netrazione comunque doppia rispetto alla media italiana (v. Figura 1). Lo standard di emissione più dif- 0 0% Euro 0 Euro 1 Euro 2 Euro 3 Euro 4 Euro 5 Euro 6 fuso è l’Euro 4 con oltre 610 vetture, Valore assoluto Valore percentuale che hanno ormai più di dieci anni, il 31,7% del totale, seguito dall’Euro 5, introdotto nel 2008, con oltre 374 mila vetture, quasi il 19,5% del par- co, e dall’Euro 3 oltre 280 mila unità, Fig. 3 - Autovetture. Dettaglio per classe d’età dell’intestatario solo quarto l’Euro 6, introdotto nel 100% 2014 e diffuso in poco più dell’11% 600.000 del totale. Da notare che le vetture 75% ante Euro V, con quindi ben più di 400.000 dieci anni sono più di 1,3 milioni, il 50% 69% del totale. 200.000 I dati della Motorizzazione permet- 25% tono anche di sapere l’età anagrafica 0 0% dei proprietari, che ovviamente, non 20-34 35-49 50-64 65-79 80 oltre è detto coincidano con gli utilizzatori principali delle auto. Gli intestatari gio- Valore assoluto Valore percentuale 10 vani, da 20 a 34 anni, sono solo l’8%
DAY 2 DAY 3 11
Il cammino accidentato dell’ecotassa. Cronologia DAY 2 Focus Il Governo ha presentato in commissione Bilancio misura – aggiungono Dell’Orco e Crippa – che abbiamo alla Camera un emendamento al disegno di legge voluto fortemente e che rappresenta un primo forte segnale di Bilancio (49.069 nuova formulazione) che intro- di cambiamento nelle politiche per la mobilità che il Governo DAY 3 duce incentivi e disincentivi per l’acquisto di auto ha inserto nel proprio Programma. A questa misura seguirà, nuove sulla base delle emissioni di CO2. a breve, il Piano strategico per la mobilità sostenibile, che La proposta, disponibile in allegato, dispone che sarà pronto nei primi mesi del 2019, e che conterrà indica- chi acquista tra il 2019 e il 2021 un’auto nuova con zioni fondamentali e concretamente operative sul trasporto emissioni di CO superiori a 110 grammi al km pa- pubblico per contribuire al raggiungimento degli obiettivi na- ghi una sorta di supertassa che cresce al crescere delle emis- zionali verso il 2030”. (5/12) sioni, partendo da 150 euro fino a 3.000. Chi invece acquista auto a basse emissioni riceverà un incen- Se la benzina è troppo cara, che usino l’auto elettrica tivo: da zero a 20 grammi di CO2 il contributo è di 6.000 L’emendamento alla legge di Bilancio che introduce un mec- euro, da 20 a 70 di 3.000, da 70 a 90 di 1.500 euro. canismo bonus/malus per l’acquisto di auto sulla base delle Per la misura vengono stanziati 300 milioni di euro l’anno emissioni di CO2 incentiverà pochi a comprare auto costose per tre anni. e dissuaderà molti dal comprare auto economiche. Un emen- Le votazioni sugli emendamenti sono in corso, il disegno di damento che, in sostanza, concede 6.000 euro a chi compra legge di Bilancio dovrebbe approdare domani in Aula. (4/12) un’auto elettrica e poco altro, visto che, con il nuovo metodo di misurazione delle emissioni che entrerà in vigore il primo Auto, approvato emendamento su incentivi e CO2 gennaio, saranno probabilmente pochissimi i modelli endo- La commissione Bilancio della Camera ha approvato ieri sera termici che resteranno sotto la soglia dei 90 grammi al km l’emendamento al disegno di legge di Bilancio che introduce (al di sotto della quale scattano gli incentivi). Tanti saranno incentivi e disincentivi all’acquisto di auto nuove sulla base invece i modelli penalizzati con la sovrattassa, a partire so- delle emissioni di CO2 per km. Il testo, come anticipato ieri prattutto da quelli a benzina. E saranno penalizzati anche i dalla Staffetta) prevede un bonus da 1.500 a 6.000 euro per modelli più diffusi, ad esempio la Panda che è di gran lun- chi compra un’auto con emissioni tra 20 e 90 grammi per km ga l’auto più venduta in Italia (nei primi undici mesi quasi e un malus da 150 a 3.000 euro per chi ne compra una con 114mila esemplari, la seconda è la Renault Clio con meno di emissioni oltre i 110 grammi per km. 50mila), con una sovrattassa di 400 euro su un’auto che ne L’emendamento stanzia 300 milioni l’anno per tre anni dal costa 7.000. Probabilmente non rientreranno negli incenti- 2019 al 2021. vi neanche i modelli a metano (Panda compresa). Dall’altra Esultano i sottosegretari al Mise e al Mit in quota 5 Stelle, Mi- parte, i 6.000 euro di incentivo a chi acquista un’auto elettri- chele Dell’Orco e Davide Crippa: “ieri – si legge in una nota ca non coprono la differenza di prezzo rispetto ad analoghi diffusa stamattina – abbiamo segnato un significativo passo modelli endotermici: una Leaf costa intorno ai 34mila euro, avanti verso una mobilità sempre più sostenibile. Con l’ap- una Golf (modello assimilabile per segmento) circa 22mila. provazione di un emendamento alla legge di Bilancio, infatti, Quindi gli incentivi andranno a chi già può permettersi mo- è stato introdotto per la prima volta in Italia un contributo delli “di lusso”. per l’acquisto di autovetture, basato sul meccanismo del bo- Nei primi undici mesi del 2018 sono state vendute 4.630 nus/malus ecologico”. auto elettriche, 4.360 ibride plug-in e 592mila circa a benzi- “Dal 1° gennaio 2019 e per i successivi tre anni – spie- na. Dal punto di vista del mercato auto, l’effetto sarà dunque gano i due esponenti del Governo – chi acquisterà e im- con tutta probabilità depressivo. Un effetto che andrebbe ad matricolerà in Italia un’autovettura nuova elettrica, ibrida aggiungersi al calo delle immatricolazioni degli ultimi mesi, o alimentata a metano, si vedrà riconosciuto un contri- al tonfo dei consumi industriali di gas che abbiamo registrato buto economico fino a 6mila euro, calcolato sulla base da giugno a novembre, e ai segnali non proprio rassicuranti della CO2 emessa per chilometro. Chi, invece, ne com- sull’andamento del Pil. Insomma, né il governo del popolo né prerà una nuova alimentata con carburanti più inquinanti, il Governo del Pil. dovrà pagare un’imposta che, anche in questo caso, sarà Chi non si può permettere un’auto da 20mila euro non ne legata alle emissioni di CO2 del veicolo. Attraverso questo comprerà certo una da 30mila, anche con un incentivo da meccanismo, insomma, diventerà sempre più conveniente 6mila. Parafrasando Maria Antonietta di Francia sulle brio- acquistare vetture meno inquinanti contribuendo al mi- che: se la benzina è troppo cara, che usino l’auto elettrica. 12 glioramento della qualità dell’aria delle nostre città. È una (5/12)
Puoi anche leggere