PER ATTIVITA' TURISTICO - Comune di Solferino
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Azienda certificata UNI EN ISO 9001:2008 Certificato No. 133514A Comune di SOLFERINO Provincia di Mantova RELAZIONE GEOLOGICA IDROGEOLOGICA E SISMICA Ai sensi del D.G.R. IX/2616 e D.M. 17.01.2018 “NTC” OPERE DI AMPLIAMENTO PER ATTIVITA’ TURISTICO RICETTIVA COMMITTENTE : SIG. GALEAZZI PAOLO Il relatore Dott. Geol. Giuliano Donaera Castiglione delle Stiviere, li 02/11/2018 Commessa Data Descrizione Revisione Redatta PRJ.255.18 02/11/2018 Relazione geologica idrogeologica e 11-2018 Dott. G. Donaera sismica Studio GEO Ambiente Via Prede n. 16 ~ Castiglione delle Stiviere (Mn) E info@studiogeoambiente.it Telefono 0376.670334 ~ Fax 0376.670334 W www.studiogeoambiente.it Partita I.V.A. : 02284190200 P gdonaera@epap.sicurezzapostale.it
STUDIO Geo Ambiente RELAZIONE GEOLOGICA IDROGEOLOGICA E SISMICA ai sensi della DGR X/2616 e D.M. 17.01.2018 “Norme tecniche per le costruzioni” Contiene il piano delle indagini geognostiche ed il modello geotecnico di riferimento OPERE DI AMPLIAMENTO PER ATTIVITA’ TURISTICO RICETTIVA COMMITTENTE: SIG. PAOLO GALEAZZI PREMESSA ......................................................................................................................................................4 1. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO .........................................................................................................5 2. INQUADRAMENTO URBANISTICO DELL’AREA ...................................................................................6 2.1 VINCOLI ..................................................................................................................................................................... 6 2.2 FATTIBILITÀ ................................................................................................................................................................ 6 2.3 VULNERABILITÀ DEGLI ACQUIFERI ........................................................................................................................... 6 3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO GEOMORFOLOGICO ED IDROGEOLOGICO .................................7 3.1 GEOLOGIA DELL’AREA .............................................................................................................................................. 7 3.2 UNITÀ LITOLOGICHE AFFIORANTI ............................................................................................................................ 8 3.3 GEOMORFOLOGIA E IDROLOGIA SUPERFICIALE...................................................................................................... 9 4. IDROGEOLOGIA .................................................................................................................................... 11 4.1 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO .................................................................................................................... 11 5. AZIONE SISMICA (MODELLO SISMICO DEL SITO)........................................................................... 13 5.1 PERICOLOSITÀ DI RIFERIMENTO PER IL TERRITORIO NAZIONALE E REGIONALE ................................................. 13 5.2 INDAGINE SISMICA MASW..................................................................................................................................... 15 5.2.1 STRUMENTAZIONE ......................................................................................................................................... 16 5.2.2 ELABORAZIONE .............................................................................................................................................. 17 5.2.3 RISULTATI........................................................................................................................................................ 18 5.3 DETERMINAZIONE DELLA CATEGORIA DI SUOLO DI FONDAZIONE ..................................................................... 19 6. AMPLIFICAZIONE SISMICA DEL SITO – VERIFICA 1° - 2° LIVELLO ................................................ 20 6.1 DEFINIZIONE DELL’AZIONE SISMICA DI BASE........................................................................................................ 21 6.2 AMPLIFICAZIONE SISMICA DEL SITO – VERIFICA DI 2° LIVELLO .................................................................. 23 6.3 DETERMINAZIONE DEL PERIODO DI RIFERIMENTO DEL SITO............................................................................... 24 7. DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITA’ SISMICA DI PROGETTO ...................................................... 26 8. INDAGINE GEOGNOSTICA .................................................................................................................. 28 8.1 PROVE PENETROMETRICHE DINAMICHE SCPT (STANDARD CONE PENETRATION TEST) ............................... 29 9. LITOSTRATIGRAFIA E CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA .......................................................... 35 MODELLO GEOLOGICO DI RIFERIMENTO .............................................................................................................. 35 MODELLO GEOTECNICO DI RIFERIMENTO ............................................................................................................ 35 10. VALUTAZIONE DEL POTENZIALE DI LIQUEFAZIONE .................................................................... 37 11. TERRE E ROCCE DA SCAVO ............................................................................................................... 38 12. CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI PROGETTUALI ...................................................................... 40 Sommario e indice delle tavole e allegati Pagina 1 di 44
STUDIO Geo Ambiente INDICE DELLE TAVOLE E ALLEGATI: • TAV 1 - Corografia generale in scala 1:10.000; • TAV 2 – Estratto di mappa catastale in scala 1:2.000; • TAV 3 - Carta geologica in scala 1:10.000; • TAV 4 – Ubicazione precedenti indagini geognostiche; Allegati di indagine: - ALL 1- Diagrammi prove penetrometriche dinamiche SCPT; - ALL 2- Stratigrafie pozzi; Sommario e indice delle tavole e allegati Pagina 2 di 44
STUDIO Geo Ambiente • NORMATIVA DI SETTORE DI RIFERIMENTO Eurocodice 8 (1998) - Indicazioni progettuali per la resistenza fisica delle strutture Parte 5 : fondazioni, strutture di contenimento e aspetti geotecnici (2003); Eurocodice 7.1 (1997) - Progettazione geotecnica – Parte I: regole generali UNI; Eurocodice 7.3 (2002) - Progettazione geotecnica – Parte II: progettazione assistita con prove in sito (2002); Decreto Ministeriale 14.01.2008 - Testo unico “Norme Tecniche per le Costruzioni”; Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici - Istruzioni per l’applicazione delle “Norme Tecniche per le Costruzioni” di cui al D.M. 14.01.2008. Circolare 2 Febbraio 2009 e succ. mod. ed integrazioni; Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici - Pericolosità sismica e Criteri generali per la classificazione sismica del DGR 11/07/2014 n. 2129 “Riclassificazione sismica dei comuni lombardi”; Legge Regionale Lombardia 11.03.2005 n. 12 – “Legge per il governo del territorio”; Legge Regionale Lombardia n. 33/2015 “Disposizioni in materia di opere o di costruzioni e relativa vigilanza in zone sismiche”; D.G.R. Lombardia n. x/2616 del 30/11/2011 “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del piano di governo del territorio, in attuazione dell’art. 57 della L.R. 11.03.2005 n.12”; D.G.R. Lombardia n. X/5001 del 30/03/2016 “Approvazione delle linee di indirizzo e coordinamento per l’esercizio delle funzioni trasferite ai comuni in materia sismica (art. 3 comma 1 e 13 comma 1 della LR 33/2015)”; Decreto 17/01/2018 “Aggiornamento delle Norme tecniche per le costruzioni” – Supplemento ordinario GU n. 42 del 20/02/2018; • BIBLIOGRAFIA - PGT del Comune di SOLFERINO (MN) e relative norme di attuazione. - Pianificazione Regionale e Provinciale PTR e PTCP. - Basi informative ambientali ERSAL; • ACQUE E SUOLO • D. Lgs. 152/2006 artt. 184bis - 184ter -185 – 186 “Testo unico ambiente o codice dell’ambiente”. • Programma di tutela ed uso delle acque PTUA – DGR n. 2244 03/2006 e relative NTA; • Piano di Gestione del rischio alluvioni del fiume Po PGRA gazzetta Ufficiale Rep. Italiana n. 30 06/02/2017; • Criteri e metodi per il rispetto del principio dell’invarianza idraulica e idrologica – RR n. 7 del 2017; • TERRE E ROCCE DA SCAVO • Regolamento recante la disciplina semplificata della gestione delle terre e rocce da scavo, ai sensi dell'articolo 8 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164. (17G00135) (GU n.183 del 7-8-2017) • WEB - Sistema informativo territoriale regionale (PGT Web – mosaico PGT – Foto aeree e storiche) –www.regione.lombardia.it; Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 3 di 44
STUDIO Geo Ambiente PREMESSA Per conto del sig. P. Galeazzi, committente delle opere in progetto, e con le indicazioni progettuali dello Studio Arch. L. Botturi, è stata redatta la presente relazione geologica idrogeologica e sismica, a corredo del progetto di “Opere per ampliamento di attività turistico ricettiva” di un fabbricato agricolo esistente sito in comune di Solferino (Mn) al limite con il territorio comunale di Castiglione delle Stiviere (Mn) frazione Grole. Nel dettaglio il progetto prevede l’ampliamento di un insediamento agricolo esistente per la creazione di una struttura turistico ricettiva ad un piano fuori terra con materiali tradizionali che rispettano l’inserimento paesaggistico dell’area posta in ambiente collinare di elevato pregio. La presente relazione, sintesi e compendio dei dati acquisiti durante il rilevamento geologico dell’area e le indagini geognostiche appositamente eseguite, è finalizzata alla definizione dell’assetto geologico, idrogeologico e sismico del sito, con particolare riguardo alla definizione delle caratteristiche litostratigrafiche ed alle proprietà fisico meccaniche dei terreni coinvolti dalle opere in progetto, per la valutazione della fattibilità dell’intervento sulla base del modello geologico e geotecnico preliminare dell’area, necessario alla successiva progettazione esecutiva delle opere di fondazione e strutturali del fabbricato. Per le notizie di carattere geologico generale è stato consultato il documento di pianificazione urbanistica comunale (PGT) nonché la documentazione geologica generale disponibile in letteratura, integrata da rilievi eseguiti in campagna, basati sull'osservazione delle forme del territorio e delle litologie superficiali, correlati al passato geologico dell'area. Lo studio è stato condotto in ottemperanza alla vigente normativa DM 17.01.2018 “Norme tecniche per le costruzioni” (Cap. 6 Progettazione geotecnica e Cap. 7 Progettazione per azioni sismiche). Si precisa che il presente documento “Relazione geologica” (circ. 617/2009 – NTC par. C6.2.1) riporta le risultanze dello studio volto alla caratterizzazione e modellazione geologica del sito di indagine mentre la relazione geotecnica contiene la definizione del modello geotecnico di riferimento per la progettazione e la verifica esecutiva delle opere. Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 4 di 44
STUDIO Geo Ambiente 1. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO L’area in studio è ubicata in Loc. “Le Sorgive” del comune di Solferino (MN), con ingresso carraio e pedonale dalla SP 12 che collega Castiglione e Solferino in area periurbana a destinazione mista residenziale/artigianale con presenza anche di fabbricati a destinazione agricola. La frazione posta al margine occidentale del comprensorio comunale, al confine con il comune di Castiglione delle Stiviere, si dispone alla base dei rilievi collinari del Monte delle Sortie appartenente al margine interno dell’apparato morenico gardesano. Il lotto in questione è impostato ad una quota altimetrica di 109 m s.l.m, in corrispondenza dei depositi fluviali e fluvioglaciali Rissiani che sfumano con pendenza debolmente acclive a sud nella fascia pedecollinare, zona di transizione e raccordo tra l’alta pianura fluvioglaciale e le colline moreniche retrostanti. Geograficamente l’area è rappresentata nella CTR RL (Carta Tecnica Regionale della Regione Lombardia) alla scala 1: 10.000 alla sezione D6e4-E6a4 con coordinate baricentriche dell’area (WGS 84): 45°22’05’’ latitudine N, 10°32’26’’ longitudine E; Catastalmente individuata al foglio 7 particelle n. 259-260 del CC di Solferino. Dal punto di vista geologico l’area è rappresentata a scala regionale nel foglio n.48 “Peschiera del Garda” della CGI (Carta Geologica D’Italia) alla scala 1:100.000 ed in maggior dettaglio nella Carta Geolitologica alla scala 1: 10.000 (Tav 2) dello studio geologico a corredo del vigente PGT comunale. Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 5 di 44
STUDIO Geo Ambiente 2. INQUADRAMENTO URBANISTICO DELL’AREA 2.1 Vincoli La fase di progettazione preliminare e di valutazione della fattibilità dell’intervento, ha previsto l’analisi delle limitazioni d’uso del territorio (vincoli) in particolare modo quelli descritti e presenti nella relazione geologica a corredo del vigente PGT comunale (Tav 05) e quelli relativi alla normativa sovraordinata (PTCP, Ambientale, Regionale e di Bacino). Sulla base di detta analisi si afferma che sull’area in questione non sussistono vincoli e/o limitazioni d’uso del suolo in relazione alla consistenza delle opere in progetto. 2.2 Fattibilità La carta della fattibilità per le azioni di piano allegata alla “Componente geologica, idrogeologica, e sismica del Piano di Governo del Territorio” del Comune di Solferino indica per l’area in questione una classe di fattibilità 3 (classe di fattibilità con consistenti limitazioni alla modifica delle destinazioni d’uso dei terreni). Tale classe è caratteristica dell’unità geologica dei depositi fluvioglaciali che presentano generalmente discrete caratteristiche geotecniche dei depositi e che sono caratterizzati da elevata vulnerabilità idrogeologica connessa alla presenza superficiale di terreni permeabili. Le NTA impongono per la classe di fattibilità 3, che in sede di redazione del progetto venga redatta specifica relazione geologica, idrogeologica e sismica basata su indagini in sito e misura della Vs30 per la determinazione della categoria di suolo di fondazione. Con riferimento alla pericolosità sismica locale (Tav 4) l’area è inquadrata nello scenario Z4a “zone di pianura” con presenza di depositi alluvionali. 2.3 Vulnerabilità degli acquiferi La vulnerabilità degli acquiferi ed in particolare modo del primo acquifero freatico, è in relazione alle caratteristiche litologiche e granulometriche dei primi strati di sottosuolo, direttamente connesse alla permeabilità degli stessi ed alla potenzialità con cui sostanze “contaminanti” possono raggiungere la risorsa idrica e in essa diffondersi. Sulla base della cartografia del nuovo PGT del comune di Solferino, che riporta parte dei vincoli e delle zone classificate a vulnerabilità ambientale, per quanto riguarda la pericolosità idrogeologica l’area in oggetto ricade in una zona a vulnerabilità elevata della falda. L’area in esame è infatti caratterizzata da elevata permeabilità dei depositi superficiali che consentono percolazione moderata di qualsivoglia sostanza contaminante. Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 6 di 44
STUDIO Geo Ambiente 3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO GEOMORFOLOGICO ED IDROGEOLOGICO 3.1 Geologia dell’area La geologia dell’area deriva da una serie di eventi morfogenetici e deposizionali che soprattutto nella fase del Quaternario continentale hanno contribuito alla creazione della morfologia attuale. L’area è posta al piede di un modesto rilievo denominato Monte delle Sortie, appartenente alle colline moreniche del Garda, che contraddistinguono parte del territorio Comunale di Solferino delle Stiviere. Tale cordone morenico definisce la sommità del crinale che collega le cime del Monte del Signore, Monte della Castellina e del Monte dei Fattori e continua ad Est con i rilievi di Solferino; esso presenta nell’area in esame una direzione NW-SE, affacciandosi alla piana fluvioglaciale che risulta depressa di circa 100 m. Anche la fascia pedemontana ovvero la piana fluvioglaciale più prossima alle cerchie, è di età Rissiana. Le litologie che costituiscono il sottosuolo sono di natura prevalentemente ghiaiosa con strato di alterazione superficiale argilloso rossastro che copre le sottostanti ghiaie bianche ed inalterate che rappresentano i prodotti litologici delle fasce di raccordo delle cerchie moreniche più esterne dell’anfiteatro del Garda. L’estrema eterogeneità e compattezza delle litologie è osservabile in alcuni tagli artificiali del pendio che mostrano inclinazioni subverticali e frequenti inclusi di notevoli dimensioni da decimetriche a metriche e di natura poligenica; i depositi sono caratterizzati dall’assenza di una qualsiasi classazione e dalla presenza di una matrice limosa che ne determina un grado di coesione elevato. Localmente sono presenti zone cementate “crostoni” prodotte dall’azione percolante delle acque meteoriche che presentano però una scarsa continuità laterale. Dall’osservazione di sbancamenti artificiali è possibile osservare l’assenza di una qualsiasi classazione per i depositi in esame e la presenza di una matrice limosa che ne determina un grado di coesione elevato (apparente). Dall’esame della carta geologica d’Italia alla scala 1:100.000 (Foglio 48 – “Peschiera del Garda”) e della litologica allegata al PGT vigente, l’area in esame è posta all’interno dei depositi di fluvioglaciali e fluviali Rissiani prevalentemente ghiaiosi con strato di alterazione superficiale in argille che si raccordano con le cerchie moreniche rissiane più esterne dell’anfiteatro del Garda. Gli scaricatori fluvioglaciali, hanno infatti condotto alla formazione di un sistema di depositi ad allineamento preferenziale NW-SE, interessati da terrazzamenti ed aree depresse che nell’insieme presentano caratteristiche morfologiche complesse. Si tratta di alluvioni ghiaioso-sabbiose, alterate per oltre un metro in argille intercalate da orizzonti limoso- argillosi discontinui che separano acquiferi sovrapposti di limitata estensione e di tipo semiconfinato caratterizzati da elevata permeabilità che culminano verso sud con emergenze naturali costituendo la linea dei fontanili. Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 7 di 44
STUDIO Geo Ambiente 3.2 Unità litologiche affioranti In base alle osservazioni di superficie, alla ricostruzione degli eventi geologici del Quaternario ed alle correlazioni geomorfologiche, si distinguono le unità formazionali che seguono: • Depositi morenici: il loro accumulo rappresentò l’ultimo atto di una serie complessa di avanzate e ritiri del fronte glaciale, che portarono alla costituzione dell’odierno apparato collinare; vi affiorano massi, blocchi, ciottoli, ghiaie e sabbie immersi in una matrice limoso argillosa avente funzione coesiva. I rilievi sono frequentemente ricoperti da un orizzonte pedogenizzato di colore giallo rossastro, la cui potenza varia in ragione dell’acclività e del rimodellamento antropico legato alle diffuse attività agricole. La maggioranza del nucleo storico cittadino si snoda sulla zona collinare e sulle conoidi meridionali della zona pedecollinare. I suoli reperibili in corrispondenza dei depositi descritti sono da molto sottili a profondi, limitati dal substrato sabbioso-limoso, fortemente calcareo, con scheletro comune in superficie e frequente in profondità, a tessitura media o moderatamente grossolana, con drenaggio da buono a rapido. • Depositi Fluviali e fluvioglaciali prevalentemente ghiaiosi: si tratta di terreni contemporanei ai precedenti; le azioni di erosione, trasporto e ri-deposizione operate dai torrenti fluvioglaciali nei confronti del materiale morenico, hanno portato all’alluvionamento degli alvei incisi interposti ai rilievi nonché della pianura antistante (Sandur) al fronte principale del ghiacciaio gardesano. I terreni in questione, a tessitura ghiaiosa ed in minor misura sabbiosa, sono costituiti da clasti arrotondati, talvolta cementati e superficialmente alterati a causa della formazione di un suolo agrario rubefatto e piuttosto potente. I materiali infra-morenici e di Alta Pianura sono riconducibili al Fluvioglaciale Riss I; essi sono erosi da evidenti scarpate alte alcuni metri databili al Fluvioglaciale Riss II. Nella zona pedecollinare la potenza del banco ghiaioso supera i 40 m, decrescendo progressivamente a Sud fino a scomparire là dove affiorano i terreni cretosi di Media Pianura. I relativi suoli sono sottili o moderatamente profondi, limitati dal substrato a forte componente ghiaioso-sabbioso-ciottolosa, con scheletro da frequente ad abbondante, a tessitura media, non o scarsamente calcarei nella parte superiore, calcarei nel substrato e a drenaggio da buono a rapido; la falda è molto profonda. Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 8 di 44
STUDIO Geo Ambiente 3.3 Geomorfologia e idrologia superficiale La morfologia del territorio in esame si riconduce in maniera diretta agli eventi quaternari pleistocenici; successivamente su di essi si è impostato un reticolo idrografico che è il principale fattore di rimodellamento del paesaggio, al quale sono connesse le attività di erosione e trasporto più significative. Esso ha inciso in modo variabile i depositi glaciali e fluvioglaciali e le loro coperture di alterazione. L’alternarsi di fasi glaciali ed interglaciali, l'erosione il trasporto di materiale, in seguito rimaneggiato dagli scaricatori fluvioglaciali e rideposto, costituiscono le componenti fondamentali dei processi che hanno contribuito al modellamento della superficie topografica attuale. L’area esaminata è ubicata in una zona di piana alluvionale vera e propria, detta unità di alta pianura. Il comune di Solferino ricade all’interno in parte nella fascia morenica Gardesana (settore Nord) ed in parte nell’alta pianura lombarda comprensiva anche della fascia pedecollinare. Le testimonianze più rilevanti sono identificabili nelle colline moreniche, residui testimoni della cerchia di età mindeliana. Le colline, come è già stato ricordato, sono i residui dei depositi morenici latero-frontali; in relazione alla loro genesi e alla azione erosiva differenziale degli scaricatori fluvioglaciali, mostrano un profilo topografico asimmetrico per cui abbiamo un grado di acclività verso la parte convessa del cordone morenico (interna) maggiore che in quella esterna, di solito a morfologia più dolce. Dal punto di vista geomorfologico sono presenti i caratteri morfologici legati all’attività glaciale e fluvioglaciale quaternaria; in particolare la presenza di numerosi cordoni morenici di età Rissiana, deposti nel Pleistocene Superiore ed originatisi in seguito allo scioglimento dei ghiacciai quaternari del Garda e della Val d’Adige. Tali depositi, detti “morene,” sono costituiti da una mescolanza caotica di materiali differenti per genesi e provenienza, granulometricamente eterogenei, strappati a monte dall’azione erosiva del ghiacciaio e trasportati nonché deposti a valle durante le fasi di scioglimento e ritiro. Si tratta di un insieme eterogeneo, e spesso fittamente lentiforme, di ghiaie, sabbie, limi e argille; le ghiaie talora debolmente cementate sono ricoperte da uno strato di alterazione argilloso di colore rossastro o rosso bruno, con rari ciottoli calcarei, dello spessore massimo di 1.00 – 1.20 m. Dove la copertura è stata dilavata ed erosa dalle acque ruscellanti, affiora la morena ghiaiosa fresca, con inglobati massi erratici di varia natura. La complessità dei rapporti geometrici esistenti all’interno dei depositi morenici e le numerose inter digitazioni, rendono la rappresentazione geologica di difficile interpretazione. I depositi morenici, che costituiscono l’ossatura dei rilievi collinari, sono formati da sedimenti aventi una gamma granulometrica che va dalle argille ai trovanti; generalmente i ciottoli presentano un buon grado di arrotondamento anche se non si nota alcuna classazione. Nella seconda glaciazione e più precisamente durante la fase anaglaciale rissiana, si vengono a formare i cordoni più interni che corrispondono alle attuali colline di Castiglione delle Siviere, Solferino e Cavriana; gli scaricatori fluvioglaciali conseguenti hanno interessato i terreni Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 9 di 44
STUDIO Geo Ambiente vicini, prima mediante un apporto sedimentario e, in seguito, con un aumento notevole di energia, erodendo il cordone morenico mindeliano preesistente lasciando solo colline come testimoni, isolate ed allineate; quelle attuali fra Montichiari e Carpenedolo, mentre i sedimenti andavano a costruire la pianura più a Nord I numerosi “scaricatori fluvioglaciali”, che percorrendo le cerchie moreniche, hanno generato terrazzi morfologici sospesi sul fondovalle pluviale-fluviale wurmiano, terminano allo sbocco delle valli infra moreniche principali con conoidi a ventaglio di materiali sciolti, generalmente incise e marcate da tracce diffuse di corsi d’acqua a canali intrecciati (Braided). Verso Sud il fluvioglaciale rissiano sfuma ed è dilavato dal pluviale würmiano: intervallo di tempo caratterizzato da clima più umido dell'attuale, con abbondanti precipitazioni; tipico di regioni a più bassa latitudine rispetto a quelle interessate dalle glaciazioni. Morfologicamente l’area di intervento interessa una piana glaciale; il lotto in questione attualmente rappresenta il profilo naturale del terreno. L’idrografia superficiale è assente in quanto la zona non è più oggetto di coltivazioni o destinazione agricola già da vario tempo e comunque si inserisce in area collinare caratterizzata da coltivazioni locali tipiche non estensive (ulivo). I depositi superficiali, di natura argillosa, sono soggetti a fenomeni geomorfologici legati all’azione delle acque non incanalate, soprattutto all’interno degli impluvi piuttosto incisi, dove subiscono fenomeni di erosione accelerata e diffusa, ruscellamento e fenomeni gravitativi lenti. Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 10 di 44
STUDIO Geo Ambiente 4. IDROGEOLOGIA 4.1 Inquadramento idrogeologico Il territorio mantovano fa parte dell’area padana, un grande bacino subsidente che durante il Pliocene e parte del Pleistocene corrispondeva ad un golfo occupato dalle acque marine, soggetto a continui avanzamenti ed arretramenti della linea di costa. Questo grande bacino viene interpretato, alla luce dei dati attualmente disponibili, come una fossa inserita nella geosinclinale alpina e subsidente durante il sollevamento delle catene montuose circostanti. La base di questo acquifero principale è costituita, in corrispondenza del margine alpino da formazioni sedimentarie carbonatiche prevalentemente mesozoiche. Il pacco di depositi saturo d’acqua è suddiviso in molti strati, per cui inferiormente ad una falda libera o freatica esistono una o più falde in pressione sottostanti. In particolare nel settore settentrionale del territorio mantovano (zona morenica e pedecollinare) il passaggio tra la falda libera e le falde confinate/semiconfinate della media alta pianura è caratterizzato da un allineamento abbastanza continuo di fontanili (o risorgive). Il sistema acquifero morenico che si estende a nord fino al lago di Garda è che da esso è alimentato giova inoltre di ulteriori apporti provenienti dagli acquiferi al contorno (sistema Chiese-Oglio), da afflussi profondi e da infiltrazioni di acque irrigue e meteoriche. Lo schema della circolazione idrica sotterranea della porzione morenica è stato ricostruito analizzando congiuntamente le stratigrafie di pozzi limitrofi e i vari elementi geologici che concorrono a definire l’assetto idrogeologico (litologia superficiale e profonda, geomorfologia, piezometria e chimismo). L’area si compone di almeno tre unità idrogeologiche che sfumano una in successione all’altra: - unità delle colline moreniche - unità pedecollinare - unità dell’alta pianura. Nell’unità delle colline moreniche, causa la caoticità ed eterogeneità dei depositi legata alla dinamica deposizionale, non si rinvengono negli strati superficiali (fino a 60/80 m circa) vere e proprie falde idriche a carattere permanente, ma solamente falde sospese poco estese di modesto spessore il cui livello piezometrico è fortemente influenzato dal locale regime pluviometrico e dagli apporti irrigui. In profondità sono invece presenti acquiferi più estesi, con spessori notevoli caratterizzati da una ricca circolazione idrica probabilmente in funzione di una comunicazione diretta con il bacino benacense posto a monte. Nel settore pedecollinare, che funge da raccordo tra l’unità morenica e quella di alta pianura, la litologia dei depositi superficiali, dovuta essenzialmente al trasporto ad opera degli scaricatori fluvioglaciali, è di natura ciottolosa-ghiaiosa-sabbiosa e conferisce agli stessi elevata permeabilità. Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 11 di 44
STUDIO Geo Ambiente La fascia pedecollinare si configura quindi come l’area di principale ricarica degli acquiferi da parte degli apporti pluviometrici, fluviali ed in particolare delle acque di irrigazione, le quali essendo a carattere stagionale, determinano fluttuazioni del livello piezometrico dell’ordine anche di qualche metro. In profondità, il sottosuolo si configura come un acquifero monostrato compartimentato con livelli in pressione; la presenza di orizzonti semipermeabili permette lo scambio idrico tra livelli sovrapposti. Per quanto concerne l’alimentazione ed il drenaggio degli acquiferi, data la massiccia presenza di terreni permeabili, tale zona è definita di ricarica delle falde che avviene soprattutto grazie alle ingenti infiltrazioni di acque superficiali (irrigazione, piogge efficaci, dispersione dei corsi d’acqua). I depositi appartengono alle alluvioni fluvioglaciali e ai depositi di conoide che si dipartono in corrispondenza dello sbocco a valle degli antichi scaricatori fluvioglaciali. Tali depositi ricoprono le morene di età rissiana che costituiscono l’ossatura dei rilievi collinari del territorio in esame. I terreni costituenti i depositi morenici sono caratterizzati da una composizione granulometrica assai eterogenea di natura prevalentemente incoerente, immersi in una matrice limoso argillosa molto consistente. Le numerose pubblicazioni bibliografiche, trattanti la geologia e l’idrogeologia della zona, unite alle stratigrafie di pozzi perforati negli anni precedenti, forniscono indicazioni preziose riguardo le caratteristiche litologiche superficiali e profonde. Nei pozzi presi in esame si rileva la presenza di più acquiferi sovrapposti, isolati da livelli argillosi interposti, anche se la presenza di zone di eteropia di facies rende labili i limiti tra i diversi acquiferi alla grande scala. Come già ricordato l’insieme dei terreni permeabili descritti è caratterizzato da un tipo di permeabilità interstiziale; le diverse falde contenute all’interno degli acquiferi possono essere considerate alla piccola scala come isolate. I dati a nostra disposizione ci permettono di effettuare alcune osservazioni. Innanzitutto per quanto concerne l’alimentazione ed il drenaggio degli acquiferi: data la massiccia presenza di terreni permeabili, hanno luogo ingenti infiltrazioni di acque superficiali (irrigazione, piogge efficaci). Si può quindi affermare che si tratta di terreni dotati di permeabilità da elevata a molto elevata con coefficienti di permeabilità con valori orientativi che per depositi con granulometria ghiaioso-sabbiosa, variano tra 10-3 m/sec e 10-4 m/sec. Non è noto il livello statico della falda superficiale in quanto non raggiunto e misurato durante la campagna di indagini, anche se si stima essere di poco sotto il piano campagna (3 m) e lo spessore di insaturo talvolta è caratterizzato da circolazione idrica localizzata che dà luogo a piccole e falde sospese a carattere temporaneo. Il livello piezometrico, nel corso dell’anno, è comunque soggetto ad oscillazioni in positivo ed in negativo rispetto alla misura rilevata. Le motivazioni sono molteplici e legate a fattori sia di carattere antropico (attività di emungimento dei pozzi, pratiche di irrigazione delle colture nei periodi tardo primaverili ed estivi, etc.), sia di indole naturale (ricarica delle falde in seguito alle precipitazioni in seguito a periodi più o meno piovosi, fenomeni di evapotraspirazione più o meno intensi, etc.). Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 12 di 44
STUDIO Geo Ambiente 5. AZIONE SISMICA (Modello sismico del sito) L’azione sismica di progetto si definisce a partire dalla “Pericolosità Sismica di base”, che rappresenta in senso probabilistico, lo scuotimento atteso in un dato sito, in un dato intervallo di tempo (finestra temporale). La Pericolosità Sismica è definita in termini di accelerazione orizzontale massima attesa a g in condizioni di campo libero (field free) su sito di riferimento rigido, con superficie topografica orizzontale (di categoria A), con prefissate probabilità di eccedenza Pvr, nel periodo di riferimento Vr. Le forme spettrali, sono definite per ciascuna probabilità di superamento nel periodo di riferimento Pvr, a partire dai seguenti parametri su sito di riferimento rigido orizzontale: - ag accelerazione orizzontale massima al sito; - F0 valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale; - T*C periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale; 5.1 Pericolosità di riferimento per il territorio nazionale e regionale ▪ Ordinanza del P.C.M. n° 3274 del 20/03/2003 che emana i “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione del territorio nazionale e di normative tecniche (G.U. n.105 del 08/05/2003). ▪ Ordinanza del P.C.M. n° 3519 del 28/04/2006 che emana i “criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone (G.U. n.108 del 11/05/2006)”. L’emanazione di successive ordinanze (Ordinanza di protezione civile n° 3379 del 05/11/2004, Ordinanza del P.C.M. n° 3431 del 03/05/2005, Ordinanza del P.C.M. n° 3452 del 01/08/2005, legge n. 31/08 del 28/02/2008), hanno preceduto la definitiva obbligatorietà all’applicazione del D.M. 14 gennaio 2008 “Norme Tecniche sulle costruzioni” (cap 3.2 Azione sismica) per la valutazione della “pericolosità sismica di base” del sito interessato da nuove opere di costruzione. ▪ D.G.R. della Regione Lombardia, n. 7/14964 del 7/11/2003 “Disposizioni preliminari per l’attuazione dell’Ordinanza Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003 "Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica". ▪ Il D.G.R. della Regione Lombardia, n. 11/2616 del 30/11/2011: aggiornamento dei “Criteri e indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio”. ▪ D.G.R.. n. 2129 del 11.07.2014, “Aggiornamento della classificazione sismica dei comuni” in attuazione della Legge 112/1998, della legge regionale 1/2000, art. 3, c. 108, lett. d), del D.P.R. 380/2001 e di specifiche O.P.C.M., tra cui la n. 3274/2003, recepita dalla D.G.R. 7 novembre 2003, n.14964, in vigore dal prossimo 14/10/2014; Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 13 di 44
STUDIO Geo Ambiente ▪ Legge Regionale n. 33/2015, “Disposizioni in materia di opere o di costruzioni e relativa vigilanza in zone sismiche”; ▪ D.G.R.. n. x/5001 del 30/03/2016 “Approvazione delle linee di indirizzo e coordinamento per l’esercizio delle funzioni trasferite ai comuni in materia sismica (art. 3 comma 1 e art 13 comma 1 della LR 33/2015) La norma nazionale prevede di definire l’accelerazione sismica al suolo, sulla base di una mappatura del territorio italiano a cura dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), riportante le accelerazioni massime attese al suolo. La porzione di territorio in cui ricade l’area in studio è definita a medio alta sismicità. ovvero: Il comune di Solferino è classificato in zona sismica 2 Si riporta la tabella che individua ciascuna zona secondo i valori di accelerazione di picco orizzontale del suolo (ag), con probabilità di superamento del 10% in 50 anni. Accelerazione orizzontale con Accelerazione orizzontale di ancoraggio Zona sismica probabilità di superamento pari al 10% dello spettro di risposta elastico [ag/g] in 50 anni [ag/g] 1 > 0.25 0.35 2 0.15 – 0.25 0.25 3 0.05 – 0.15 0.15 4 < 0.05 0.05 Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 14 di 44
STUDIO Geo Ambiente 5.2 Indagine sismica Masw La MASW (Multichannel Analysis of Seismic Waves) è una metodologia di indagine geofisica che consente l’individuazione di frequenza, ampiezza, lunghezza d’onda e velocità di propagazione delle onde sismiche superficiali (principalmente onde di Rayleigh) generate artificialmente. L’analisi delle onde superficiali permette la determinazione delle velocità delle onde di taglio verticali (Vs) nei terreni al di sotto dello stendimento sismico. L’indagine è realizzata disponendo lungo una linea retta, a intervalli regolari, una serie di geofoni collegati ad un sismografo. Una fonte puntuale di energia, quale mazza battente su piastra metallica o cannoncino sismico, produce treni d’onda che attraversano il terreno con percorsi, velocità e frequenze variabili. Il passaggio del treno d’onda sollecita la massa inerziale presente nel geofono, l’impulso così prodotto viene convertito in segnale elettrico e acquisito dal sismografo. Il risultato è un sismogramma che contiene molteplici informazioni quali tempo di arrivo ai geofoni rispetto all’instante di energizzazione, frequenze e relative ampiezze dei treni d’onda. La successiva elaborazione consente di ottenere un diagramma 1D (profondità/velocità onde di taglio) tramite modellizzazione ed elaborazione matematica con algoritmi capaci di minimizzare le differenze tra i modelli elaborati e i dati di partenza. Il diagramma, riferibile al centro della linea sismica, rappresenta un valor medio della sezione di terreno interessata all’indagine di lunghezza circa corrispondente a quella della linea sismica e profondità variabile principalmente in funzione delle caratteristiche dei materiali attraversati e della geometria dello stendimento. Il metodo MASW frutta le caratteristiche di propagazione delle onde di Rayleigh per ricavare le equivalenti velocità delle onde di taglio (Vs), essendo le onde di Rayleigh prodotte dall’interazione delle onde di taglio verticali e delle onde di volume (Vp). Le onde di Rayleigh si propagano secondo fronti d’onda cilindrici, producendo un movimento ellittico delle particelle durante il transito. Con i metodi di energizzazione usuali i due terzi dell’energia prodotta viene trasportata dalle onde di Rayleigh a fronte di meno di un terzo suddiviso tra le rimanenti tipologie di onde. Inoltre le onde di Rayleigh sono meno sensibili delle onde P e S alla dispersione in funzione della distanza e con un’attenuazione geometrica inferiore. Onde di Rayleigh ad alte frequenze e piccole lunghezze d’onda trasportano informazioni relative agli strati più superficiali mentre quelle a basse frequenze e lunghezze d’onda maggiori interessano anche gli strati più profondi. In pratica il metodo MASW di tipo attivo opera in intervalli di frequenze comprese tra 5 e 70 Hz circa, permettendo di indagare una profondità massima variabile, in funzione delle caratteristiche dei terreni interessati, tra 30 e 50 metri. La geometria della linea sismica ha influenza sui dati e quindi sul risultato finale, infatti la massima lunghezza d’onda acquisibile è circa corrispondente alla lunghezza dello stendimento; mentre la distanza tra i geofoni, solitamente compresa tra 1 e 3 metri, definisce la minima lunghezza d’onda individuabile evitando fenomeni di aliasing. Il sito di indagine è collocato in un contesto urbanizzato, privo di particolari fonti di rumore antropico in grado di interferire in modo significativo con il segnale sismico. Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 15 di 44
STUDIO Geo Ambiente 5.2.1 Strumentazione Il sistema di acquisizione è costituito da un sismografo multicanale ECHO 24/2010 Ambrogeo, munito di contenitore in ABS a tenuta stagna da campo, conversione A/D a 24 bit, tempo di campionamento da 32 microsec a 960 millisec su 24+1 canali e lunghezza registrazione estesa fino a 1600 campioni. I geofoni verticali utilizzati, Oyo Geospace, hanno una frequenza propria di 4,5 Hz e sono collegati al sismografo tramite cavi elettrici schermati. Per visualizzazione, gestione e registrazione dei segnali è utilizzato un laptop dotato di software proprietario. Lo strumento è in grado di gestire l’acquisizione simultanea su 24 canali e di rilevare sul canale n. 25 l’instante di energizzazione (tempo zero) tramite geofono starter. È inoltre equipaggiato di software proprietario in grado di gestire tutte le operazioni di campagna attraverso le seguenti fasi: - impostazione numero di canali e metodologia di indagine; - impostazione frequenza e lunghezza di campionamento; - selezione entità dell’amplificazione del segnale per ogni canale; - impostazione dei filtraggi per le frequenze indesiderate; - visualizzazione accelerogramma con misura dei tempi di arrivo; - esecuzione operazioni di somma di ulteriori accelerogrammi; - memorizzazione di tutti i dati relativi all’acquisizione; - Sistema di energizzazione è composto da una mazza battente manovrata a mano (mazza da 8 kg - mod SIS-020-000), agente a percussione su una piastra quadrata di alluminio (dimensioni 20x20x5 cm). Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 16 di 44
STUDIO Geo Ambiente 5.2.2 Elaborazione L’elaborazione è stata effettuata con un software dedicato (Winmasw 4.3 – Eliosoft) in grado di gestire le fasi di preparazione, analisi, modellizzazione e restituzione finale. La fase iniziale consiste nel filtraggio del segnale sismico per eliminare il “rumore” ed eventuali frequenze indesiderate. Il software permette di visualizzare il record sismico nel dominio spazio-tempo e visualizzando i grafici frequenza-ampiezza anche per le singole tracce. Sono disponibili varie modalità di gestione del segnale, le cui principali sono i filtraggi “passa basso”, “passa alto”, “passa banda”, “taglia banda” e il “muting”. Inoltre, se necessario, tramite le curve di attenuazione delle onde superficiale è possibile valutare con maggior precisione la qualità dei dati acquisiti. La fase successiva consiste nel calcolo della curva di dispersione, visualizzata anche tramite diagramma frequenza-numero d’onda con appropriata scala cromatica dell’ampiezza. Utilizzando la curva di dispersione si procede ad individuare la curva della velocità di fase apparente del modo fondamentale e, ove possibile, dei modi superiori. La fase di inversione prevede una modellizzazione monodimensionale che consente di determinare un profilo di velocità delle onde di taglio Vs in funzione della profondità. L’elaborazione avviene tramite l’applicazione di procedimenti calcolo e algoritmi genetici di inversione (global-search methods), che gestiscono all’intero di un “spazio di ricerca”, modelli caratterizzati da parametri velocità di taglio (Vs) e spessori degli strati. Altri parametri previsti dal modello sono il coefficiente di Poisson e la velocità delle onde di volume (Vp) che, assieme a spessore degli sismostrati e relative Vs, possono venire modificati anche manualmente. Tramite interazioni successive si ottiene un modello di inversione in grado di far coincidere con la migliore approssimazione possibile la curva di dispersione elaborata nella fase precedente e quella modellizzata. Viene inoltre restituita una stima dell’attendibilità (deviazione standard) del modello proposto ottenuta con tecniche statistiche. Avendo a disposizione informazioni addizionali, quali ad esempio stratigrafie di sondaggio, analisi granulometriche, di densità, prove CPT ecc, è possibile impostare un modello geologico\geofisico con il quale definire parametri quali lo spessore degli strati, la velocità delle onde P stimata e coefficiente di Poisson. Tale modello consente una più accurata inversione dei dati di campagna e di conseguenza una migliore definizione della sismostratigrafia del sito. In conclusione viene restituito un diagramma (1D) delle velocità delle onde di taglio (Vs) in funzione della profondità, con relativa tabella, calcolo delle Vs30 e correlazione al tipo di terreno, come da normativa. Va ricordato che il diagramma 1D mostra una suddivisione sismostratigrafica ricostruita sul differente comportamento sismico dei materiali investigati. È quindi possibile che variazioni di velocità non corrispondano necessariamente a passaggi litologici netti. Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 17 di 44
STUDIO Geo Ambiente 5.2.3 Risultati L’analisi delle onde di taglio (Vs) tramite metodo MASW, ha consentito di determinare gli spessori dei sismostrati e le relative velocità di taglio, come riportato in tabella e relativo diagramma, permettendo di calcolare il valore Vseq per la sezione indagata. Il substrato di riferimento (bedrock sismico) è stato stimato a profondità di 37 m da p.c. Profondità da p.c. Spessore Velocità onde S (m) (m) (m/sec) -2,9 2,9 384 -4,3 1,4 431 -6,9 2,6 532 -9,4 2,5 507 -16,9 7,5 656 -36,0 19,1 791 Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 18 di 44
STUDIO Geo Ambiente 5.3 Determinazione della categoria di suolo di fondazione La classificazione del sottosuolo si effettua in base alle condizioni stratigrafiche ed ai valori della velocità equivalente di propagazione delle onde di taglio, VS,eq (in m/s), definita dall’espressione: Per le fondazioni superficiali, la profondità del substrato è riferita al piano di imposta delle stesse. Per depositi con profondità H del substrato superiore a 30 m, la velocità equivalente delle onde di taglio VS,eq è definita dal parametro VS,30, ottenuto ponendo H=30 m nella precedente espressione e considerando le proprietà degli strati di terreno fino a tale profondità. Profondità Valore di Vseq calcolato mediante Vs,eq Categoria di l’espressione 3.2.1 del D.M. 17/01/2018 D.M. 17/01/2018 del bedrock sismico (m/s) sottosuolo Categoria di sottosuolo assegnata in base Calcolo a partire dal ripiano di esecuzione MASW (p.c.) -37 m 621 B a quanto indicato nella Tabella 3.2 II Si sottolinea come la Categoria di Sottosuolo di Progetto, stimata alternativamente in base a quanto previsto dal D.M. 17/01/2018, deve essere definita dal Geologo o dal progettista anche in funzione dei dati progettuali. Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 19 di 44
STUDIO Geo Ambiente 6. AMPLIFICAZIONE SISMICA DEL SITO – Verifica 1° - 2° livello Il valore di Vseq, è riferito ai primi 30 m a partire dalla base delle fondazioni poste a circa -0.90 m da p.c.. Vs 30 EQUIVALENTE = 621 m/sec. Secondo normativa (DM 17.01.2018) la categoria di appartenenza del litotipo equivalente è la B: CATEGORIA di Descrizione da D.M. 17.01.2018 – Tabella 3.2.II SOTTOSUOLO A Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di velocità delle onde di taglio superiori a 800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie terreni di caratteristiche meccaniche più scadenti con spessore massimo pari a 3 m. B Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina molto consistenti, caratterizzati da un miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 360 m/s e 800 m/s. C Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti con profondità del substrato superiori a 30 m, caratterizzati da un miglioramento del-le proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 180 m/s e 360 m/s. D Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o di terreni a grana fina scarsamente consistenti, con profondità del substrato superiori a 30 m, caratterizzati da un miglioramento del-le proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 100 e 180 m/s. E Terreni con caratteristiche e valori di velocità equivalente riconducibili a quelle definite per le categorie C o D, con profondità del substrato non superiore a 30 m. • Determinazione dell’amplificazione stratigrafica: CATEGORIA di SS CC SOTTOSUOLO A 1.00 1.00 B 1.00 ≤ 1.40 – 0.40 · F0 · ag/g ≤ 1.20 1.10 · (TC*)-0.20 C 1.00 ≤ 1.70 – 0.60 · F0 · ag/g ≤ 1.50 1.05 · (TC*)-0.33 D 0.90 ≤ 2.40 – 1.50 · F0 · ag/g ≤ 1.80 1.25 · (TC*)-0.50 E 1.00 ≤ 2.00 – 1.10 · F0 · ag/g ≤ 1.60 1.15 · (TC*)-0.40 • Determinazione dell’amplificazione topografica: CATEGORIA Caratteristiche della superficie topografica T1 Superficie pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione media i ≤ 15° T2 Pendii con inclinazione media i > 15° T3 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media 15° ≤ i ≤ 30° T4 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media i > 30° Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 20 di 44
STUDIO Geo Ambiente 6.1 Definizione dell’azione sismica di base Con l’entrata in vigore del DM 17.01.2018 NTC 18, la stima della pericolosità sismica è definita mediante un approccio “sito dipendente”. Il territorio nazionale è stato suddiviso in punti, denominati “nodi”, a ciascuno dei quali è stato assegnato un valore dell’accelerazione orizzontale massima al suolo (ag), con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni (corrispondente a un periodo di ritorno di 475 anni). Sulla base delle disposizioni previste nelle NTC 18, si definiscono per l’opera in progetto i seguenti parametri sismici: OPERE DI AMPLIAMENTO PER ATTIVITA’ TURISTICO RICETTIVA ❖ COMUNE di: SOLFERINO ❖ Zona sismica : 2 ❖ Vs30: 621 m/sec ❖ Categoria suolo di fondazione: B ❖ Categoria topografica : T1 Coefficiente topografico : St=1,00 ❖ Vita nominale: VN≤50 anni ; Numero di anni nel quale la struttura, soggetta alla manutenzione ordinaria, deve essere usata allo scopo al quale è destinata. TIPI DI COSTRUZIONE Vita Nominale VN (anni) 1 Opere provvisorie – Opere provvisionali- Strutture in fase costruttiva; ≤10 Opere ordinarie, ponti, opere infrastrutturali, e dighe di dimensioni ≤50 2 contenute o importanza normale; Grandi opere, ponti, opere infrastrutturali, e dighe di grandi ≤100 3 dimensioni o di importanza strategica; ▪ Classe d’uso: = II ; (rif. par. 2.4.2. NTC 18) il valore del coefficiente d’uso Cu è definito al variare della classe d’uso secondo la tabella seguente: CLASSE D’USO I II III IV COEFFICIENTE CU 0,70 1,0 1,5 2,0 Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 21 di 44
STUDIO Geo Ambiente I valori utilizzati per la definizione dell’azione sismica, sono puntualmente definiti da un reticolo di riferimento (griglia di 10751 punti) sulla base delle coordinate geografiche (latitudine e longitudine) del sito di studio. Di seguito viene riportata la mappa di pericolosità sismica del progetto DPC INGV S1 utilizzata per la definizione dei valori di ag, F0 e T*c : Estratto mappa interattiva della pericolosità sismica (prob. 10% in 50 anni, 50° percentile) ▪ Periodo di riferimento per l’azione sismica: PVr= 50 ; pari a VR= VN ∙CU Coordinate Geografiche della località in esame (WGS84) Latitudine: 45.3680 Longitudine: 10.5411 Utilizzando il software automatico di calcolo Geostru PS Advanced, della Geostru® Software, introducendo i dati di input sopra riportati, si ottengono in forma tabellare i seguenti parametri e coefficienti sismici, riferiti ai diversi stati limite da considerare: PARAMETRI SISMICI STATO LIMITE Prob. superam. Tr ag F0 Tc0 (%) (anni) (g) (-) (sec) Operatività (SLO) 81 30 0.038 2.589 0.221 Danno(SLD) 63 50 0.052 2.478 0.251 Salvaguardia Vita (SLV) 10 475 0.148 2.442 0.276 Prev. Collasso (SLC) 5 975 0.193 2.471 0.278 Relazione geologica idrogeologica e sismica – 11/2018– Sig. P. Galeazzi - Solferino (Mn) Pagina 22 di 44
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