Patrizia Santoro: "Mamme non possono avere contatti con i neonati ricoverati presso la Tin"
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Patrizia Santoro: “Mamme non possono avere contatti con i neonati ricoverati presso la Tin” di Erika Noschese Non solo accesso vietato in sala parto, ai papà o ad una persona di fiducia della neo mamma ma le donne che hanno i figli ricoverati alla Tin, la terapia intensiva neonatale, non possono stare a contatto con i loro bimbi, durante il periodo del ricovero. Una battaglia che le stesse neo mamme stanno portando avanti, provando a chiedere ai vertici aziendali un’apertura, sia per quanto riguarda gli accessi in sala parto sia per la Tin, con l’ausilio di Patrizia Santoro, ostetrica e membro della Fiadel e Mario Polichetti, responsabile del reparto gravidanze a rischio dell’azienda ospedaliera universitaria Ruggi d’Aragona. Entrambi, ogni giorno, ricevono segnalazioni da parte delle mamme e cercano di dare loro sostegno e conforto. “Il mio non è un attacco al Ruggi, ci mancherebbe, ma solo un dar voce a quelle mamme che, ora, voce non hanno”, ha chiarito la Santoro. Non solo vietato l’accesso ai papà in sala parto. Per i bimbi ricoverati al Tin è impossibile avere il contatto diretto con la madre… “Non solo vietato l’accesso ai papà in sala parto ma i bimbi ricoverati alla Tin (la terapia intensiva neonatale ndr) non possono avere contatti con le loro mamme. Questa è una cosa molto seria ed importante: molte donne hanno denunciato di non poter vedere il loro bimbo ricoverato alla tin. In realtà succede questo: quando un neonato presenta un problema viene ricoverato in terapia intensiva neonatale; da quel momento, viene “sottratto” alla mamma per essere trasferito in reparto e la madre per poter vedere il figlio deve telefonare al reparto di terapia intensiva neonatale, fissare l’appuntamento
per poter accedere al reparto ma solo una volta al giorno; quando la mamma si reca in struttura non può né vedere né allattare il bimbo e, come anticipato, solo ogni 24 ore si può andare al nido. Le mamme si sentono sole, comprensibile il rispetto delle norme e totalmente accettabile ma i bimbi hanno bisogno del contatto materno. Ci sono state neo mamme che sono riuscite a vedere i figli, ma protestando e non si può lasciar passare questo messaggio, non è giusto. Non si riesce a strutturare un rapporto nonostante la necessità, soprattutto durante i primi giorni di vita del piccolo, di un contatto pelle a pelle con chi li ha messi al mondo. È difficile dare spiegazioni ad una neo mamma disperata che non riesce ad accettare l’impossibilità di vedere suo figlio. È vero che si tratta di un protocollo assistenziale ma è pur vero che non si può separare il neonato dalla mamma, devono essere uniti anche per sviluppare quel senso di fiducia tra madre e figlio, ed è inaccettabile che solo telefonicamente si possono sapere notizie sullo stato di salute del neonato”. Nei giorni scorsi ha avuto modo di parlare anche con il dottor Mario Polichetti, c’è sicuramente pieno sostegno da parte sua… “Io e il dottor Polichetti abbiamo sposato questa battaglia a difesa delle donne che ci contattano quotidianamente e chiedono sostegno e aiuto. Io non faccio altro che farmi portavoce dei loro bisogni e delle loro difficoltà oltre che necessità. Credo sia giusto rasserenare le donne, devo farlo”. Ha avuto modo di incontrare i vertici ospedalieri? “Non ho avuto modo di incontrare i vertici ospedalieri. So che c’è stata una riunione per provare a trovare soluzioni per porre fine alla problematica ma, ad oggi, nulla è cambiato. Anzi. Bisogna spingere in questa direzione ulteriormente. Abbiamo un calo nel numero di parti perché le donne preferiscono partorire in clinica o in casa, circondata dai propri affetti, senza doversi separare dai bambini. Quelle donne che scelgono di partorire in sicurezza, alla fine, devono sottostare a delle regole e non possono contare sul sostegno di un compagno o di una persona a loro cara”. La difficoltà sta tutta nella mancanza di percorsi idonei, quale sarebbe la soluzione
secondo lei? “Penso si possa fare qualcosa; è vero, il Ruggi è un ospedale con una struttura “vecchia”, va rinnovato ma i percorsi idonei mancano. Si può fare in modo che i vertici, i primari, possano tener conto dei bisogni delle donne: si possono attivare protocolli assistenziali ma bisogna considerare assolutamente il rapporto madre-figlio, sia perché si preferisce allattare al seno per tanti motivi, soprattutto per la tutela del neonato sia per tutelare la donna. È necessario che la madre abbia un contatto diretto e quotidiano con il figlio, nonostante i problemi che possono essere insorti”. Caso Iesu, TdM e Cittadinanza Attiva lanciano un appello al governatore di Erika Noschese No all’addio del dottor Severino Iesu. Cittadinanza Attiva e Tribunale per i Diritti del Malato scendono in campo dopo la decisione dei vertici aziendali del Ruggi d’Aragona di salutare, definitivamente, il noto cardiochirurgo. “La cardiochirurgia del presidio Ruggi, conosciuta da tutti i salernitani come la torre del cuore, rischia di perdere il suo migliore rappresentante: il dottor Iesu che, nella scia dell’operato del professore Di Benedetto, ha portato la cardiochirurgia a livelli di qualità tali da porla ai livelli nazionali , europei e mondiale(con un brevetto accettato da una multinazionale), senza dimenticare per questo, il legame col popolo e con i pazienti più fragili e gravi e col duro e costante lavoro della sala operatoria – hanno dichiarato
Margaret Cittadino, Maria Grazioso e Pasquale Trotta – Ogni dipendente del San Leonardo e ogni cittadino salernitano sa quante volte il dottor Iesu,al momento di smontare dopo una giornata di sala operatoria,al vedere un paziente sofferente sia tornato al tavolo operatorio anche per ore. Noi tutti sappiamo come sia uno dei pochi cardiochirurghi ,insieme alla sua squadra(medici,infermieri e operatori sanitari)a garantire interventi sull’arco aortico (difficilissimi)veloci ed efficaci. Non possiamo permettere che un professionista con queste capacità umane e professionali ,vada via per un proba di potere,di malintesa gestione del territorio e di arroganza politica , di una mancanza di strategia del direttore generale e del disprezzo dei bisogni del territorio”. Cittadinanza Attiva e Tribunale per i diritti del Malato aveva già denunciato le anomalie e i rischi di una seconda cardiochirurgia, per i conflitti e l’uso anomalo delle risorse mentre si conoscevano i punti critici: pochi posti letto in terapia intensiva invece una seconda cardiochirugia ha raddoppiato l’uso di risorse senza incidere sulle criticità,tanto è che interventi seri e urgenti sono in attesa per la carenza di posti letto in terapia intensiva. “Un malinteso senso del potere (arrogante) sta portando alla scelta, per ruoli fondamentali (per es, responsabile di Terapia intensiva) di professionisti non in linea con gli elevati standard raggiunti e al non riconoscimento del ruolo che merita al dottor Iesu , ed ad altri professionisti – hanno aggiunto – Così per non vedere il declino della cardiochirugia il dottor Iesu andrebbe via. Le proposte di altri incarichi prestigiosi e ben pagati non mancano ma noi cercheremo di impedire questo ennesimo scempio”. Da qui l’appello ai cittadini di intervenire in qualsiasi modo, attraverso mail e telefonate ai vertici del Ruggi, a tutela della torre cardiologica e affinché si possa un passo indietro sulla posizione di Severino Iesu e di chiedere un intervento del governatore De Luca. Proprio nei giorni scorsi, attraverso queste colonne, abbiamo anticipato quanto accade negli ambienti ospedalieri: nel mese di settembre dovrebbe essere
comunicato l’addio di Severino Iesu anche se, per ora, nulla è ancora definitivo che avrebbe ricevuto un’importante offerta di lavoro già. Il grande cuore di Viky: servizi gratis per pazienti oncologiche di Erika Noschese Un’estetista al servizio della pazienti oncologiche. La solidarietà femminile riesce ad andare sempre oltre ogni difficoltà soprattutto quando si parla del male del secolo e di pazienti oncologiche, costrette a fare i conti con i cambiamenti dettati dalla terapia. Cambiamenti inevitabili, si sa, ma oggi la città di Salerno può contare su un’alleata in più: Viky Lucca, dermopigmentista presso il centro estetico “Le mani e…” di Cinzia Marotta a Battipaglia che ha deciso di mettere il suo tempo e la sua professionalità al servizio delle pazienti del Dh oncologico dell’ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno. Cinzia, infatti, sottopone gratuitamente le donne che lottano contro il male del secolo al microblading, una tecnica che – in questo caso – permette alle donne di avere sopracciglia perfette, nonostante le difficoltà della chemioterapia. L’incontro tra Viky e Teresa è avvenuto lo scorso mese di febbraio quando Viky ha cercato il contatto diretto con Teresa Giordano, fondatrice dellla community rosa Oltre lo Specchio, chiedendo di poter offrire il servizio di tatuaggio sopracciglia a tutte le donne che devono cominciare o hanno già terminato, trattamenti di chemioterapia. Richiesta accolta da subito con immenso entusiasmo considerando
l’importanza di un trattamento come il microblading per chi purtroppo vede cadere tutte le sue sopracciglia e deve inevitabilmente fare i conti con un corpo diverso. La disponibilità di Viky ma anche la sua umiltà ha permesso alla community di vedere in lei non solo la professionista ma soprattutto la donna, quella che sceglie ogni giorno di prendere un pezzetto del dolore di chi affronta il cancro con l’intendo di regalare un sorriso. Il reparto oncologico sotto presidio della dottoressa Clementina Savastano, ha da subito accolto la richiesta di supporto nei confronti delle pazienti. Sono già molteplici le ragazze che hanno potuto vedersi “bellesempre” oltre lo specchio e quindi oltre la malattia. Intanto, prosegue l’impegno di Teresa Giordano che, dopo aver vinto la sua battaglia contro il tumore al seno, si è messa a disposizione di chi vive, oggi, il suo dramma. La giovane salernitana ha fondato così Oltre lo Specchio che racchiude, al suo interno, non solo donne che lottano contro un cancro ma medici, esperti e quanti vogliono dare un loro contributo per provare ad alleviare le sofferenze di queste donne. Proprio da Teresa nasce l’idea della pink box per raccogliere parrucche, turbanti e tutto il necessario per permettere alle donne di sentirsi belle, sempre e comunque. Perchè non c’è malattia che tenga. Ogni donna ha la sua bellezza, da ostentare senza imbarazzo. E ogni vittoria merita di essere raccontata. Accompagnatori in sala parto, la Regione già nel 2020 ha chiesto protocolli ad hoc di Erika Noschese
E’ del 2020 l’avviso diffuso della Regione Campania che chiede ai direttori generali delle azione ospedaliere, aziende ospedaliere universitarie e Asl di individuare adozioni di protocolli, buone prassi e standard per l’umanizzazione del percorso nascita. Da Palazzo Santa Lucia, dunque, una apertura per permettere a mariti e compagni di entrare in sala parto. “Avviso” questo totalmente disatteso dai vertici dell’azienda ospedaliera universitaria Ruggi d’Aragona. Una battaglia che sta portando avanti anche l’ostetrica Patrizia Santoro attraverso una raccolta firme lanciata insieme ad alcune neo e future mamme. Da Palazzo Santa Lucia era infatti giunta la richiesta di individuare un protocollo proprio per consentire alla gestante di essere accompagnata da una persona, precedentemente identificata, ai fini del necessario screening per Covid19 che pertanto non sarà da considerarsi visitatore e non sarà soggetto alle restrizioni previste per gli esterni. Ad oggi, presso l’azienda ospedaliera universitaria nulla è cambiato. L’ultimo appello è stato lanciato proprio da Patrizia Santoro ospite, lunedì sera, della puntata di Tribuna Politca che ha visto protagonista anche il dottor Mario Polichetti, ginecologo e responsabile del reparto Gravidanze a rischio che sostiene la battaglia e, in più occasioni, ha rilanciato la proposta di individuare percorsi separati per gli accompagnatori. Da Procida, continuano i trasferimenti di Erika Noschese Il reparto di chirurgia plastica sarà trasferito presso la medicina riabilitativa dell’ospedale Da Procida. A lanciare
l’allarme la Fp Cgil di Salerno che rende nota la decisione della direzione strategica dell’azienda ospedaliera universitaria Ruggi d’Aragona di trasferire le attività della Chirurgia Plastica nel reparto dove è attualmente collocata l’Uoc di Riabilitazione. “Tale determinazione, oltre che a impensierire non poco i lavoratori, riteniamo debba presumere prioritariamente un sopralluogo congiunto tra Direzione sanitaria, Rspp, Rls e Medico Competente per valutare l’adeguatezza degli spazi necessari all’adozione di tutte le misure di sicurezza previste dal decreto legislativo dalle conseguenti normative per il contrasto al Covid-19”, ha dichiarato il segretario generale Antonio Capezzuto che denuncia, per l’ennesima volta la mancata e soprattutto preventiva informativa alle organizzazione sindacali, nonché la mancata programmazione condivisa delle attività dell’Uoc di Riabilitazione, soggetta a continui “traslochi” da un Plesso all’altro, senza che la stessa sia stata oggetto di una progettualità sul breve-medio o lungo periodo. “Dirigenza, operatori sanitari e pazienti hanno bisogno di garantire le prestazioni avendo certezze e stabilità, a partire dai giusti spazi a disposizione, da non dover contendere con altre Unità Operative, ma soprattutto con la necessaria attenzione al tema della sicurezza – ha aggiunto il sindacalista – Il rientro delle attività presso il Plesso “G. Da Procida” necessita di una programmazione attenta e non dettata soltanto da una questione di “spazi da liberare”, a partire appunto dai percorsi in sicurezza per il personale, affinché i lavoratori possano espletare in tranquillità le prestazioni e i pazienti possano sentirsi al sicuro nell’essere assistiti presso una struttura fino ad oggi adibita esclusivamente a Covid Hospital”. Da qui la richiesta di far tornare le prestazioni di Riabilitazione presso il Da Procida e la necessita di una progettualità stabile che non consenta nel futuro un nuovo “trasloco” delle attività, che non farebbe altro che indebolire ulteriormente le attività e la centralità di questa Unità Operativa Complessa. “E’ sul rilancio della Riabilitazione pubblica che questa Azienda Ospedaliera deve
investire e puntare. La Riabilitazione è un pilastro della nostra sanità territoriale e nei prossimi anni sarà ancora più decisiva per la sostenibilità del Servizio Sanitario regionale considerando l’invecchiamento della popolazione e considerando l’estrema e numerosa richiesta di supporto e assistenza da parte di chi ha subito i postumi del contagio da Covid19”, ha detto infine l’organizzazione sindacale che chiede un incontro urgente per conoscere e condividere percorsi, progettualità e programmazione delle attività. Strianese: “Possiamo puntare a diventare zona bianca” di Monica De Santis Da lunedì un italiano su cinque si troverà in zona bianca con il livello minimo di restrizioni. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento al passaggio in bianco di Abruzzo, Liguria, Veneto e Umbria che si uniscono a Sardegna, Molise e Friuli che avevano avuto il passaggio di colore la scorsa settimana. Una accelerazione dovuta all’avanzare della campagna vaccinale e alla riduzione dei contagi che dovrebbe portare il prossimo 14 giugno al cambio di colore anche Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Emilia Romagna e Trento per un totale di 40,9 milioni di persone in zona bianca, pari al 69% del totale. Insieme alla ripresa di tutte le attività, anche quelle che in fascia gialla erano sottoposte a limitazioni o chiusure, come sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò, come anche centri culturali, centri sociali e centri ricreative compreso anche il via libera a feste e ricevimenti per matrimoni e battesimi con l’obbligo però per gli i ospiti del green pass. Se nelle zone
bianche sono consentite le tavolate, particolarmente rilevante in queste regioni è soprattutto la fine anticipata del coprifuoco con l’arrivo della bella stagione e la ripresa del turismo. Una misura che – conclude la Coldiretti – consente in molte realtà della ristorazione la possibilità del doppio turno con un importante incremento dell’ospitalità e degli incassi, dopo un anno difficile. E proprio sulla scorta delle considerazioni fatte dalla Coldiretti e sul passaggio di altre regioni in zona bianca che ora si attende e si spera che anche la Campania passi in zona bianca o quanto meno alcune delle sue provincie… “Se il trend prosegue in questa direzione, le possibilità che la provincia di Salerno possa essere dichiarata zona bianca sono davvero molto alte- spiega il presidente della provincia Michele Strianese – Abbiamo già molti comuni covid free. Ogni giorno registriamo meno di 100 casi, contro i 400/500 degli scorsi mesi. Dobbiamo solo augurarci che continuino a scendere e che la campagna di vaccinazione prosegua celermente. Ormai possiamo dire che l’estate è arrivata e l’entrata nella zona bianca per il nostro territorio può rappresentare un rilancio dell’economia turistica e commerciale”. Il presidente della provincia poi ha parlato anche della situazione scuola… “Abbiamo investito 3 milioni di euro pe la manutenzione di buona parte degli istituti di nostra competenza su tutto il territorio da nord a sud. L’ultima ma non ultima scuola che abbiamo adeguato è stato il ProfAgri. Ora iniziano anche i progetti per i lavori che sono stati finanziati dal Ministero. Si tratta di 46 milioni di fondi divisi in due trance da 20 milioni e 26 milioni, che ci permetteranno di realizzare nuovi istituti e di ristrutturare completamente quelli già esistenti. Attualmente siano nella fase di progettazione esecutiva e poi passeremo alle gare d’appalto per l’inizio dei lavori. Alcuni dovrebbero inizare nel giro di pochi mesi, altri il prossimo anno. Ci vorrà del tempo ma alla fine avremo delle scuole moderne ed adeguate alle esigenze dei docenti e degli studenti”.
Clinica Tortorella, annullata interdizione per i dottori Napolitano e Clemente di Pina Ferro E’ stata annullata, senza rinvio, l’interdizione a carico dei medici Carmine Napolitano e di Marco Clemente in servizio presso la Clinica Tortorella e coinvolti in un’inchiesta della Procura di Salerno. A carico dei due medici nel dicembre scorso scattarono due misure cautelari. I due medici erano stati interdetti per 6 anni uno e 1 anno l’altro. Gli ermellini hanno sospeso tale provvedimento carico dei camici bianchi. Interventi chirurgici ad alto rischio di complicanza o totalmente inutili che avrebbero causato un anomalo incremento di decessi all’interno della casa di cura Tortorella di Salerno. Plurimi omicidi colposi era l’accusa rivolta al primario del Reparto di Unità funzionale di Chirurgia generale e Chirurgia oncologica presso la “Casa di cura Tortorella”, Carmine Napolitano e al medico chirurgo impegnato nello stesso reparto Marco Clemente. Dalla verifica della documentazione sanitaria riguardante alcuni pazienti ricoverati nella clinica e dall’ascolto di alcuni dei medici operanti sarebbe emerso, scriveva la Procura, lo “spregiudicato modus operandi del neo assunto chirurgo”, circostanza che aveva portato a un approfondimento delle indagini. La Procura nel corso delle indagini aveva acquisito le cartelle cliniche e disposto l’esecuzione di cinque autopsie sulle salme di alcuni dei pazienti deceduti, contemporaneamente aveva conferito un incarico di consulenza finalizzato alla ricostruzione e all’analisi comparativa dell’attività di ricovero e ambulatoriale della Casa di Cura
Tortorella spa tra gli anni 2016-2017 e il periodo successivo. Da Tali verifiche, spiegò la Procura all’epoca, ne era emerso un aumento di ricoveri per alta specialità chirurgica, secondo un andamento costantemente crescente e successivo alla presenza del nuovo direttore di reparto. Dallo studio di 83 cartelle cliniche, risultò come, a fronte dell’aumento delle prestazioni e, sottolinea la Procura, “degli utili”, la scelta di politica aziendale non fosse coincisa con il miglioramento delle prestazioni sanitarie. La Procura di ha raccolto a carico dei sanitari indagati “plurime contestazioni di omicidio colposo” contestando “di aver eseguito una serie di interventi chirurgici ad alto rischio di complicanza, totalmente demolitivi e inutili a fronte di malattie oncologiche in avanzata stadiazione. Vaccini, in Campania mancano le dosi Il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, ricorda che alla Campania mancano ancora 30mila dosi di vaccino, che dovranno essere utilizzate per le altre fasce d’età. E’ qui che l’Unità di crisi sta concentrando gli sforzi, per assicurare la copertura alle categorie più vulnerabili. Degli oltre 300mila over80, 47mila sono in attesa della dose unica o della prima dose (15,7%). Nella fascia 70-79, mancano all’appello oltre 80mila cittadini (17,3%). Tra il personale scolastico, inoltre, non risultano vaccinate circa 500 persone. Un vulnus che andrà colmato prima della ripresa delle lezioni, per evitare il rischio di altri contagi e di possibili focolai. Ieri sono stati convocati all’hub della Mostra d’Oltremare duemila persone fragili e 800 tra vulnerabili e disabili. Molte defezioni si registrano nella
fascia 40-49, anche tra quelli che hanno effettuato la prenotazione. C’è poi il problema dei non deambulanti. Oltre 6mila persone, che hanno richiesto la vaccinazione, non sono stati ancora raggiunti a domicilio dalle Usca o dai medici di famiglia. Considerando la fascia che va dai 12 anni in su, risulta coperto con la prima dose circa il 50% della popolazione che ha scelto di vaccinarsi (circa 2,5 milioni), ma solo il 20%, poco piu’ di un milione di persone, ha ricevuto anche il richiamo. Intanto, l’unità di Crisi della Regione Campania ha annunciato che superano quota un milione, per la precisione sono 1.064.291, le seconde dosi di vaccino anti covid-19 somministrate. Fino a ieri, erano 3.795.575 di dosi consegnate al territorio e i 3.472.894 di quelle somministrate. Sono quindi 2.408.603 i cittadini che hanno ricevuto la prima dose. Le donne rappresentano la maggioranza di coloro che hanno ricevuto il vaccino: sono il 1.844.778, in termini percentuali il 53,12%. Gli uomini si attestano sul 46,88% (1.628.116). Dando uno sguardo alla distribuzione per categoria si nota che: gli over 80 vaccinati sono 458.788; gli over 70 383.433; quelli over 60 301.526; gli over 50 389.971; gli over 40 147.311. La categoria maggiormente rappresentata nel report resta quella dei “soggetti fragili e caregiver” con 977.480 vaccinati. Monsignor Bellandi: “La chiesa deve far sentire la propria vicinanza ai malati” di Monica De Santis In occasione della Giornata diocesana del malato, S.E. Mons.
Andrea Bellandi Arcivescovo Metropolita di Salerno-Campagna- Acerno, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica presso la chiesa parrocchiale di Sant’Eustachio Martire nel quartiere Pastena di Salerno. L’importante occasione, curata dall’Ufficio diocesano per la pastorale della salute, è stata un momento di riflessione e condivisione non solo per quanti operano specificamente nel settore, in ogni grado di professionalità e responsabilità, ma per tutti quanti hanno a cuore l’invito rivolto dal Santo Padre Francesco. “Il significato di questa giornata – spiega Monsignor Bellandi – è rimettere al centro una delle categorie più deboli e anche più emarginate che sono appunto le persone che sono ammalate. Sono persone che hanno bisogno di particolari cure non solo di natura medica ma anche di natura umana. Hanno bisogno soprattutto di uno sguardo che infonda loro vicinanza, affetto, prossimità. La giornata del malato si inserisce in questa volontà di far sentire i malati al centro della preoccupazione della chiesa”. Aperta la piattaforma per i ragazzi dai 17 ai 20 anni Si comunica che da ieri stasera, alle ore 22, è stata aperta la piattaforma telematica per le adesioni alla campagna vaccinale riservata ai cittadini campani dai 17 ai 20 anni che si apprestano a sostenere l’esame di maturità, nella scuola pubblica, paritaria e privata. Le dosi di vaccino annunciate in arrivo per la prossima settimana potranno consentire il via alla campagna, che non sospende le altre convocazioni già comunicate per le altre fasce di età e per i richiami. Per aderire si dovrà seguire la procedura indicata, specificando l’istituto scolastico di appartenenza (link
https://adesionevaccinazioni.soresa.it/adesione/cittadino). Le vaccinazioni volontarie, previa convocazione da parte dell’Asl di residenza, partiranno dal 1° giugno prossimo, fino a esaurimento della platea iscritta. Per i 17enni il vaccino indicato è “Pfizer”. Per tutti gli altri sarà “Jhonson & Jhonson”.
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