Patrizia Santoro: "Mamme non possono avere contatti con i neonati ricoverati presso la Tin"

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Patrizia Santoro: “Mamme non
possono avere contatti con i
neonati ricoverati presso la
Tin”
di Erika Noschese

Non solo accesso vietato in sala parto, ai papà o ad una
persona di fiducia della neo mamma ma le donne che hanno i
figli ricoverati alla Tin, la terapia intensiva neonatale, non
possono stare a contatto con i loro bimbi, durante il periodo
del ricovero. Una battaglia che le stesse neo mamme stanno
portando avanti, provando a chiedere ai vertici aziendali
un’apertura, sia per quanto riguarda gli accessi in sala parto
sia per la Tin, con l’ausilio di Patrizia Santoro, ostetrica e
membro della Fiadel e Mario Polichetti, responsabile del
reparto gravidanze a rischio dell’azienda ospedaliera
universitaria Ruggi d’Aragona. Entrambi, ogni giorno, ricevono
segnalazioni da parte delle mamme e cercano di dare loro
sostegno e conforto. “Il mio non è un attacco al Ruggi, ci
mancherebbe, ma solo un dar voce a quelle mamme che, ora, voce
non hanno”, ha chiarito la Santoro. Non solo vietato l’accesso
ai papà in sala parto. Per i bimbi ricoverati al Tin è
impossibile avere il contatto diretto con la madre… “Non solo
vietato l’accesso ai papà in sala parto ma i bimbi ricoverati
alla Tin (la terapia intensiva neonatale ndr) non possono
avere contatti con le loro mamme. Questa è una cosa molto
seria ed importante: molte donne hanno denunciato di non poter
vedere il loro bimbo ricoverato alla tin. In realtà succede
questo: quando un neonato presenta un problema viene
ricoverato in terapia intensiva neonatale; da quel momento,
viene “sottratto” alla mamma per essere trasferito in reparto
e la madre per poter vedere il figlio deve telefonare al
reparto di terapia intensiva neonatale, fissare l’appuntamento
per poter accedere al reparto ma solo una volta al giorno;
quando la mamma si reca in struttura non può né vedere né
allattare il bimbo e, come anticipato, solo ogni 24 ore si può
andare al nido. Le mamme si sentono sole, comprensibile il
rispetto delle norme e totalmente accettabile ma i bimbi hanno
bisogno del contatto materno. Ci sono state neo mamme che sono
riuscite a vedere i figli, ma protestando e non si può lasciar
passare questo messaggio, non è giusto. Non si riesce a
strutturare un rapporto nonostante la necessità, soprattutto
durante i primi giorni di vita del piccolo, di un contatto
pelle a pelle con chi li ha messi al mondo. È difficile dare
spiegazioni ad una neo mamma disperata che non riesce ad
accettare l’impossibilità di vedere suo figlio. È vero che si
tratta di un protocollo assistenziale ma è pur vero che non si
può separare il neonato dalla mamma, devono essere uniti anche
per sviluppare quel senso di fiducia tra madre e figlio, ed è
inaccettabile che solo telefonicamente si possono sapere
notizie sullo stato di salute del neonato”. Nei giorni scorsi
ha avuto modo di parlare anche con il dottor Mario Polichetti,
c’è sicuramente pieno sostegno da parte sua… “Io e il dottor
Polichetti abbiamo sposato questa battaglia a difesa delle
donne che ci contattano quotidianamente e chiedono sostegno e
aiuto. Io non faccio altro che farmi portavoce dei loro
bisogni e delle loro difficoltà oltre che necessità. Credo sia
giusto rasserenare le donne, devo farlo”. Ha avuto modo di
incontrare i vertici ospedalieri? “Non ho avuto modo di
incontrare i vertici ospedalieri. So che c’è stata una
riunione per provare a trovare soluzioni per porre fine alla
problematica ma, ad oggi, nulla è cambiato. Anzi. Bisogna
spingere in questa direzione ulteriormente. Abbiamo un calo
nel numero di parti perché le donne preferiscono partorire in
clinica o in casa, circondata dai propri affetti, senza
doversi separare dai bambini. Quelle donne che scelgono di
partorire in sicurezza, alla fine, devono sottostare a delle
regole e non possono contare sul sostegno di un compagno o di
una persona a loro cara”. La difficoltà sta tutta nella
mancanza di percorsi idonei, quale sarebbe la soluzione
secondo lei? “Penso si possa fare qualcosa; è vero, il Ruggi è
un ospedale con una struttura “vecchia”, va rinnovato ma i
percorsi idonei mancano. Si può fare in modo che i vertici, i
primari, possano tener conto dei bisogni delle donne: si
possono attivare protocolli assistenziali ma bisogna
considerare assolutamente il rapporto madre-figlio, sia perché
si preferisce allattare al seno per tanti motivi, soprattutto
per la tutela del neonato sia per tutelare la donna. È
necessario che la madre abbia un contatto diretto e quotidiano
con il figlio, nonostante i problemi che possono essere
insorti”.

Caso Iesu, TdM e Cittadinanza
Attiva lanciano un appello al
governatore
di Erika Noschese

No all’addio del dottor Severino Iesu. Cittadinanza Attiva e
Tribunale per i Diritti del Malato scendono in campo dopo la
decisione dei vertici aziendali del Ruggi d’Aragona di
salutare, definitivamente, il noto cardiochirurgo. “La
cardiochirurgia del presidio Ruggi, conosciuta da tutti i
salernitani come la torre del cuore, rischia di perdere il suo
migliore rappresentante: il dottor Iesu che, nella scia
dell’operato del professore Di Benedetto, ha portato la
cardiochirurgia a livelli di qualità tali da porla ai livelli
nazionali , europei e mondiale(con un brevetto accettato da
una multinazionale), senza dimenticare per questo, il legame
col popolo e con i pazienti più fragili e gravi e col duro e
costante lavoro della sala operatoria – hanno dichiarato
Margaret Cittadino, Maria Grazioso e Pasquale Trotta – Ogni
dipendente del San Leonardo e ogni cittadino salernitano sa
quante volte il dottor Iesu,al momento di smontare dopo una
giornata di sala operatoria,al vedere un paziente sofferente
sia tornato al tavolo operatorio anche per ore. Noi tutti
sappiamo come sia uno dei pochi cardiochirurghi ,insieme alla
sua squadra(medici,infermieri e operatori sanitari)a garantire
interventi sull’arco aortico (difficilissimi)veloci ed
efficaci. Non possiamo permettere che un professionista con
queste capacità umane e professionali ,vada via per un proba
di potere,di malintesa gestione del territorio e di arroganza
politica , di una mancanza di strategia del direttore generale
e del disprezzo dei bisogni del territorio”. Cittadinanza
Attiva e Tribunale per i diritti del Malato aveva già
denunciato le anomalie e i rischi di una seconda
cardiochirurgia, per i conflitti e l’uso anomalo delle risorse
mentre si conoscevano i punti critici: pochi posti letto in
terapia intensiva invece una seconda cardiochirugia ha
raddoppiato l’uso di risorse senza incidere sulle
criticità,tanto è che interventi seri e urgenti sono in attesa
per la carenza di posti letto in terapia intensiva. “Un
malinteso senso del potere (arrogante) sta portando alla
scelta, per ruoli fondamentali (per es, responsabile di
Terapia intensiva) di professionisti non in linea con gli
elevati standard raggiunti e al non riconoscimento del ruolo
che merita al dottor Iesu , ed ad altri professionisti – hanno
aggiunto – Così per non vedere il declino della cardiochirugia
il dottor Iesu andrebbe via. Le proposte di altri incarichi
prestigiosi e ben pagati non mancano ma noi cercheremo di
impedire questo ennesimo scempio”. Da qui l’appello ai
cittadini di intervenire in qualsiasi modo, attraverso mail e
telefonate ai vertici del Ruggi, a tutela della torre
cardiologica e affinché si possa un passo indietro sulla
posizione di Severino Iesu e di chiedere un intervento del
governatore De Luca. Proprio nei giorni scorsi, attraverso
queste colonne, abbiamo anticipato quanto accade negli
ambienti ospedalieri: nel mese di settembre dovrebbe essere
comunicato l’addio di Severino Iesu anche se, per ora, nulla è
ancora definitivo che avrebbe ricevuto un’importante offerta
di lavoro già.

Il grande cuore di Viky:
servizi gratis per pazienti
oncologiche
di Erika Noschese

Un’estetista al servizio della pazienti oncologiche. La
solidarietà femminile riesce ad andare sempre oltre ogni
difficoltà soprattutto quando si parla del male del secolo e
di pazienti oncologiche, costrette a fare i conti con i
cambiamenti dettati dalla terapia. Cambiamenti inevitabili, si
sa, ma oggi la città di Salerno può contare su un’alleata in
più: Viky Lucca, dermopigmentista presso il centro estetico
“Le mani e…” di Cinzia Marotta a Battipaglia che ha deciso di
mettere il suo tempo e la sua professionalità al servizio
delle pazienti del Dh oncologico dell’ospedale Ruggi d’Aragona
di Salerno. Cinzia, infatti, sottopone gratuitamente le donne
che lottano contro il male del secolo al microblading, una
tecnica che – in questo caso – permette alle donne di avere
sopracciglia perfette, nonostante le difficoltà della
chemioterapia. L’incontro tra Viky e Teresa è avvenuto lo
scorso mese di febbraio quando Viky ha cercato il contatto
diretto con Teresa Giordano, fondatrice dellla community rosa
Oltre lo Specchio, chiedendo di poter offrire il servizio di
tatuaggio sopracciglia a tutte le donne che devono cominciare
o hanno già terminato, trattamenti di chemioterapia. Richiesta
accolta da subito con immenso entusiasmo considerando
l’importanza di un trattamento come il microblading per chi
purtroppo vede cadere tutte le sue sopracciglia e deve
inevitabilmente fare i conti con un corpo diverso. La
disponibilità di Viky ma anche la sua umiltà ha permesso alla
community di vedere in lei non solo la professionista ma
soprattutto la donna, quella che sceglie ogni giorno di
prendere un pezzetto del dolore di chi affronta il cancro con
l’intendo di regalare un sorriso. Il reparto oncologico sotto
presidio della dottoressa Clementina Savastano, ha da subito
accolto la richiesta di supporto nei confronti delle pazienti.
Sono già molteplici le ragazze che hanno potuto vedersi
“bellesempre” oltre lo specchio e quindi oltre la malattia.
Intanto, prosegue l’impegno di Teresa Giordano che, dopo aver
vinto la sua battaglia contro il tumore al seno, si è messa a
disposizione di chi vive, oggi, il suo dramma. La giovane
salernitana ha fondato così Oltre lo Specchio che racchiude,
al suo interno, non solo donne che lottano contro un cancro ma
medici, esperti e quanti vogliono dare un loro contributo per
provare ad alleviare le sofferenze di queste donne. Proprio da
Teresa nasce l’idea della pink box per raccogliere parrucche,
turbanti e tutto il necessario per permettere alle donne di
sentirsi belle, sempre e comunque. Perchè non c’è malattia che
tenga. Ogni donna ha la sua bellezza, da ostentare senza
imbarazzo. E ogni vittoria merita di essere raccontata.

Accompagnatori in sala parto,
la Regione già nel 2020 ha
chiesto protocolli ad hoc
di Erika Noschese
E’ del 2020 l’avviso diffuso della Regione Campania che chiede
ai direttori generali delle azione ospedaliere, aziende
ospedaliere universitarie e Asl di individuare adozioni di
protocolli, buone prassi e standard per l’umanizzazione del
percorso nascita. Da Palazzo Santa Lucia, dunque, una apertura
per permettere a mariti e compagni di entrare in sala parto.
“Avviso” questo totalmente disatteso dai vertici dell’azienda
ospedaliera universitaria Ruggi d’Aragona. Una battaglia che
sta portando avanti anche l’ostetrica Patrizia Santoro
attraverso una raccolta firme lanciata insieme ad alcune neo e
future mamme. Da Palazzo Santa Lucia era infatti giunta la
richiesta di individuare un protocollo proprio per consentire
alla gestante di essere accompagnata da una persona,
precedentemente identificata, ai fini del necessario screening
per Covid19 che pertanto non sarà da considerarsi visitatore e
non sarà soggetto alle restrizioni previste per gli esterni.
Ad oggi, presso l’azienda ospedaliera universitaria nulla è
cambiato. L’ultimo appello è stato lanciato proprio da
Patrizia Santoro ospite, lunedì sera, della puntata di Tribuna
Politca che ha visto protagonista anche il dottor Mario
Polichetti, ginecologo e responsabile del reparto Gravidanze a
rischio che sostiene la battaglia e, in più occasioni, ha
rilanciato la proposta di individuare percorsi separati per
gli accompagnatori.

Da Procida, continuano                                     i
trasferimenti
di Erika Noschese

Il reparto di chirurgia plastica sarà trasferito presso la
medicina riabilitativa dell’ospedale Da Procida. A lanciare
l’allarme la Fp Cgil di Salerno che rende nota la decisione
della direzione strategica dell’azienda ospedaliera
universitaria Ruggi d’Aragona di trasferire le attività della
Chirurgia Plastica nel reparto dove è attualmente collocata
l’Uoc di Riabilitazione. “Tale determinazione, oltre che a
impensierire non poco i lavoratori, riteniamo debba presumere
prioritariamente un sopralluogo congiunto tra Direzione
sanitaria, Rspp, Rls e Medico Competente per valutare
l’adeguatezza degli spazi necessari all’adozione di tutte le
misure di sicurezza previste dal decreto legislativo dalle
conseguenti normative per il contrasto al Covid-19”, ha
dichiarato il segretario generale Antonio Capezzuto che
denuncia, per l’ennesima volta la mancata e soprattutto
preventiva informativa alle organizzazione sindacali, nonché
la mancata programmazione condivisa delle attività dell’Uoc di
Riabilitazione, soggetta a continui “traslochi” da un Plesso
all’altro, senza che la stessa sia stata oggetto di una
progettualità sul breve-medio o lungo periodo. “Dirigenza,
operatori sanitari e pazienti hanno bisogno di garantire le
prestazioni avendo certezze e stabilità, a partire dai giusti
spazi a disposizione, da non dover contendere con altre Unità
Operative, ma soprattutto con la necessaria attenzione al tema
della sicurezza – ha aggiunto il sindacalista – Il rientro
delle attività presso il Plesso “G. Da Procida” necessita di
una programmazione attenta e non dettata soltanto da una
questione di “spazi da liberare”, a partire appunto dai
percorsi in sicurezza per il personale, affinché i lavoratori
possano espletare in tranquillità le prestazioni e i pazienti
possano sentirsi al sicuro nell’essere assistiti presso una
struttura fino ad oggi adibita esclusivamente a Covid
Hospital”. Da qui la richiesta di far tornare le prestazioni
di Riabilitazione presso il Da Procida e la necessita di una
progettualità stabile che non consenta nel futuro un nuovo
“trasloco” delle attività, che non farebbe altro che
indebolire ulteriormente le attività e la centralità di questa
Unità Operativa Complessa. “E’ sul rilancio della
Riabilitazione pubblica che questa Azienda Ospedaliera deve
investire e puntare. La Riabilitazione è un pilastro della
nostra sanità territoriale e nei prossimi anni sarà ancora più
decisiva per la sostenibilità del Servizio Sanitario regionale
considerando l’invecchiamento della popolazione e considerando
l’estrema e numerosa richiesta di supporto e assistenza da
parte di chi ha subito i postumi del contagio da Covid19”, ha
detto infine l’organizzazione sindacale che chiede un incontro
urgente per conoscere e condividere percorsi, progettualità e
programmazione delle attività.

Strianese: “Possiamo puntare
a diventare zona bianca”
di Monica De Santis

Da lunedì un italiano su cinque si troverà in zona bianca con
il livello minimo di restrizioni. E’ quanto emerge
dall’analisi della Coldiretti in riferimento al passaggio in
bianco di Abruzzo, Liguria, Veneto e Umbria che si uniscono a
Sardegna, Molise e Friuli che avevano avuto il passaggio di
colore la scorsa settimana. Una accelerazione dovuta
all’avanzare della campagna vaccinale e alla riduzione dei
contagi che dovrebbe portare il prossimo 14 giugno al cambio
di colore anche Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Emilia
Romagna e Trento per un totale di 40,9 milioni di persone in
zona bianca, pari al 69% del totale. Insieme alla ripresa di
tutte le attività, anche quelle che in fascia gialla erano
sottoposte a limitazioni o chiusure, come sale giochi, sale
scommesse, sale bingo e casinò, come anche centri culturali,
centri sociali e centri ricreative compreso anche il via
libera a feste e ricevimenti per matrimoni e battesimi con
l’obbligo però per gli i ospiti del green pass. Se nelle zone
bianche sono consentite le tavolate, particolarmente rilevante
in queste regioni è soprattutto la fine anticipata del
coprifuoco con l’arrivo della bella stagione e la ripresa del
turismo. Una misura che – conclude la Coldiretti – consente in
molte realtà della ristorazione la possibilità del doppio
turno con un importante incremento dell’ospitalità e degli
incassi, dopo un anno difficile. E proprio sulla scorta delle
considerazioni fatte dalla Coldiretti e sul passaggio di altre
regioni in zona bianca che ora si attende e si spera che anche
la Campania passi in zona bianca o quanto meno alcune delle
sue provincie… “Se il trend prosegue in questa direzione, le
possibilità che la provincia di Salerno possa essere
dichiarata zona bianca sono davvero molto alte- spiega il
presidente della provincia Michele Strianese – Abbiamo già
molti comuni covid free. Ogni giorno registriamo meno di 100
casi, contro i 400/500 degli scorsi mesi. Dobbiamo solo
augurarci che continuino a scendere e che la campagna di
vaccinazione prosegua celermente. Ormai possiamo dire che
l’estate è arrivata e l’entrata nella zona bianca per il
nostro territorio può rappresentare un rilancio dell’economia
turistica e commerciale”. Il presidente della provincia poi ha
parlato anche della situazione scuola… “Abbiamo investito 3
milioni di euro pe la manutenzione di buona parte degli
istituti di nostra competenza su tutto il territorio da nord a
sud. L’ultima ma non ultima scuola che abbiamo adeguato è
stato il ProfAgri. Ora iniziano anche i progetti per i lavori
che sono stati finanziati dal Ministero. Si tratta di 46
milioni di fondi divisi in due trance da 20 milioni e 26
milioni, che ci permetteranno di realizzare nuovi istituti e
di ristrutturare completamente quelli già esistenti.
Attualmente siano nella fase di progettazione esecutiva e poi
passeremo alle gare d’appalto per l’inizio dei lavori. Alcuni
dovrebbero inizare nel giro di pochi mesi, altri il prossimo
anno. Ci vorrà del tempo ma alla fine avremo delle scuole
moderne ed adeguate alle esigenze dei docenti e degli
studenti”.
Clinica Tortorella, annullata
interdizione per i dottori
Napolitano e Clemente
di Pina Ferro

E’ stata annullata, senza rinvio, l’interdizione a carico dei
medici Carmine Napolitano e di Marco Clemente in servizio
presso la Clinica Tortorella e coinvolti in un’inchiesta della
Procura di Salerno. A carico dei due medici nel dicembre
scorso scattarono due misure cautelari. I due medici erano
stati interdetti per 6 anni uno e 1 anno l’altro. Gli
ermellini hanno sospeso tale provvedimento carico dei camici
bianchi. Interventi chirurgici ad alto rischio di complicanza
o totalmente inutili che avrebbero causato un anomalo
incremento di decessi all’interno della casa di cura
Tortorella di Salerno. Plurimi omicidi colposi era l’accusa
rivolta al primario del Reparto di Unità funzionale di
Chirurgia generale e Chirurgia oncologica presso la “Casa di
cura Tortorella”, Carmine Napolitano e al medico chirurgo
impegnato nello stesso reparto Marco Clemente. Dalla verifica
della documentazione sanitaria riguardante alcuni pazienti
ricoverati nella clinica e dall’ascolto di alcuni dei medici
operanti sarebbe emerso, scriveva la Procura, lo
“spregiudicato modus operandi del neo assunto chirurgo”,
circostanza che aveva portato a un approfondimento delle
indagini. La Procura nel corso delle indagini aveva acquisito
le cartelle cliniche e disposto l’esecuzione di cinque
autopsie sulle salme di alcuni dei pazienti deceduti,
contemporaneamente aveva conferito un incarico di consulenza
finalizzato alla ricostruzione e all’analisi comparativa
dell’attività di ricovero e ambulatoriale della Casa di Cura
Tortorella spa tra gli anni 2016-2017 e il periodo successivo.
Da Tali verifiche, spiegò la Procura all’epoca, ne era emerso
un aumento di ricoveri per alta specialità chirurgica, secondo
un andamento costantemente crescente e successivo alla
presenza del nuovo direttore di reparto. Dallo studio di 83
cartelle cliniche, risultò come, a fronte dell’aumento delle
prestazioni e, sottolinea la Procura, “degli utili”, la scelta
di politica aziendale non fosse coincisa con il miglioramento
delle prestazioni sanitarie. La Procura di ha raccolto a
carico dei sanitari indagati “plurime contestazioni di
omicidio colposo” contestando “di aver eseguito una serie di
interventi chirurgici ad alto rischio di complicanza,
totalmente demolitivi e inutili a fronte di malattie
oncologiche in avanzata stadiazione.

Vaccini, in Campania mancano
le dosi
Il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, ricorda che
alla Campania mancano ancora 30mila dosi di vaccino, che
dovranno essere utilizzate per le altre fasce d’età. E’ qui
che l’Unità di crisi sta concentrando gli sforzi, per
assicurare la copertura alle categorie più vulnerabili. Degli
oltre 300mila over80, 47mila sono in attesa della dose unica o
della prima dose (15,7%). Nella fascia 70-79, mancano
all’appello oltre 80mila cittadini (17,3%). Tra il personale
scolastico, inoltre, non risultano vaccinate circa 500
persone. Un vulnus che andrà colmato prima della ripresa delle
lezioni, per evitare il rischio di altri contagi e di
possibili focolai. Ieri sono stati convocati all’hub della
Mostra d’Oltremare duemila persone fragili e 800 tra
vulnerabili e disabili. Molte defezioni si registrano nella
fascia 40-49, anche tra quelli che hanno effettuato la
prenotazione. C’è poi il problema dei non deambulanti. Oltre
6mila persone, che hanno richiesto la vaccinazione, non sono
stati ancora raggiunti a domicilio dalle Usca o dai medici di
famiglia. Considerando la fascia che va dai 12 anni in su,
risulta coperto con la prima dose circa il 50% della
popolazione che ha scelto di vaccinarsi (circa 2,5 milioni),
ma solo il 20%, poco piu’ di un milione di persone, ha
ricevuto anche il richiamo. Intanto, l’unità di Crisi della
Regione Campania ha annunciato che superano quota un milione,
per la precisione sono 1.064.291, le seconde dosi di vaccino
anti covid-19 somministrate. Fino a ieri, erano 3.795.575 di
dosi consegnate al territorio e i 3.472.894 di quelle
somministrate. Sono quindi 2.408.603 i cittadini che hanno
ricevuto la prima dose. Le donne rappresentano la maggioranza
di coloro che hanno ricevuto il vaccino: sono il 1.844.778, in
termini percentuali il 53,12%. Gli uomini si attestano sul
46,88% (1.628.116). Dando uno sguardo alla distribuzione per
categoria si nota che: gli over 80 vaccinati sono 458.788; gli
over 70 383.433; quelli over 60 301.526; gli over 50 389.971;
gli over 40 147.311. La categoria maggiormente rappresentata
nel report resta quella dei “soggetti fragili e caregiver” con
977.480 vaccinati.

Monsignor    Bellandi:    “La
chiesa deve far sentire la
propria vicinanza ai malati”
di Monica De Santis

In occasione della Giornata diocesana del malato, S.E. Mons.
Andrea Bellandi Arcivescovo Metropolita di Salerno-Campagna-
Acerno, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica presso la
chiesa parrocchiale di Sant’Eustachio Martire nel quartiere
Pastena di Salerno. L’importante occasione, curata
dall’Ufficio diocesano per la pastorale della salute, è stata
un momento di riflessione e condivisione non solo per quanti
operano specificamente nel settore, in ogni grado di
professionalità e responsabilità, ma per tutti quanti hanno a
cuore l’invito rivolto dal Santo Padre Francesco. “Il
significato di questa giornata – spiega Monsignor Bellandi – è
rimettere al centro una delle categorie più deboli e anche più
emarginate che sono appunto le persone che sono ammalate. Sono
persone che hanno bisogno di particolari cure non solo di
natura medica ma anche di natura umana. Hanno bisogno
soprattutto di uno sguardo che infonda loro vicinanza,
affetto, prossimità. La giornata del malato si inserisce in
questa volontà di far sentire i malati al centro della
preoccupazione della chiesa”.

Aperta la piattaforma per i
ragazzi dai 17 ai 20 anni
Si comunica che da ieri stasera, alle ore 22, è stata aperta
la piattaforma telematica per le adesioni alla campagna
vaccinale riservata ai cittadini campani dai 17 ai 20 anni che
si apprestano a sostenere l’esame di maturità, nella scuola
pubblica, paritaria e privata. Le dosi di vaccino annunciate
in arrivo per la prossima settimana potranno consentire il via
alla campagna, che non sospende le altre convocazioni già
comunicate per le altre fasce di età e per i richiami. Per
aderire si dovrà seguire la procedura indicata, specificando
l’istituto      scolastico      di    appartenenza      (link
https://adesionevaccinazioni.soresa.it/adesione/cittadino). Le
vaccinazioni volontarie, previa convocazione da parte dell’Asl
di residenza, partiranno dal 1° giugno prossimo, fino a
esaurimento della platea iscritta. Per i 17enni il vaccino
indicato è “Pfizer”. Per tutti gli altri sarà “Jhonson &
Jhonson”.
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