Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d'oro di Palermo araba e normanna

Pagina creata da Pasquale Perego
 
CONTINUA A LEGGERE
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d'oro di Palermo araba e normanna
Review n. 6 – Italus Hortus 14 (4), 2007: 14-27

Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d’oro di Palermo araba e
normanna
Giuseppe Barbera*
Dipartimento di Colture Arboree, Università di Palermo, viale delle Scienze, 90128 Palermo
Ricevuto: 20 luglio 2007; accettato: 23 luglio 2007

Orchards and garden in the “Conca                            resi fertili da interventi di bonifica), aveva fin dall’ini-
d’oro” (Sicily) between IX and XII                           zio determinato un paesaggio fruttifero e dilettevole in
centuries                                                    un territorio conformato, tra la cerchia dei monti e il
                                                             mare Tirreno, quasi come uno spazio teatrale a rileva-
Abstract. Sicily has been between the IX and the
                                                             re una naturale bellezza.
XII century under the political and cultural influence of
                                                                 Già in periodo classico la pianura palermitana era
the Islam. In those years the island has been protago-
                                                             celebrata per il suo paesaggio. Callia, vissuto nel IV-
nist of an “agrarian revolution” that has modified its
                                                             III a.C., la definiva “tutta kepos (giardino, orto-frutte-
agricultural system and the landscape. The great nov-
                                                             to) in quanto è tutta colma di alberi coltivati”. Anche
elty brought by the medieval Arabic agriculture
                                                             nei secoli che seguono il dominio romano, il paesag-
resides in the fact that new farming techniques, new
                                                             gio e l’agricoltura palermitana, pur in un contesto di
crops, and new social and economic conditions con-
                                                             generale arretramento tecnico ed economico, manten-
verged in a systemic, modern vision of the field.
                                                             gono il carattere fecondo di un paesaggio policoltura-
Key words: Islamic gardens, traditional horticolture,        le caratterizzato dalla presenza di orti e frutteti irrigui
Sicily.                                                      (Barbera, 2000).
                                                                 Tale peculiarità verrà definitivamente acquisita tra
Introduzione                                                 il IX e il XIII secolo in seguito al dominio politico
                                                             arabo e alla sua influenza culturale su quello successi-
    Palermo deve ai secoli della dominazione araba e         vo normanno e svevo. Nel IX secolo Al-Wâqîdi inci-
poi normanna la fama di “città ricca di giardini a sua       tava i comandanti musulmani alla conquista di “un’i-
volta circondata da un giardino più grande” (De Seta         sola fertile che ha fontane copiose e alberi con frutta
e Di Mauro, 1980) e di “area d’antico e quasi mitico         stupendi” (Amari, 1880-1881). E, in effetti, la pianura
predominio dell’albero” (Bevilacqua, 1988), come è           palermitana agli occupanti che vi giunsero nell’830 -
stata definita a sottolineare la presenza più rappresen-     prima ancora che guerrieri si trattava di pastori noma-
tativa tra le forme che ne compongono la vegetazione         di provenienti dall’oriente arabo, di poveri contadini
sia negli ambiti naturali della macchia e della foresta      che sopravvivevano ai margini dei deserti africani, di
che in quelli coltivati dei frutteti e dei giardini.         piccoli agricoltori fuggiti dalle aride pianure iberiche
    Tale caratteristica e tale presenza hanno portato        - doveva apparire come il topos del paradiso coranico.
Palermo ad assumere un carattere distintivo, emble-          In cerca di buone terre da coltivare la campagna della
matico tra le città mediterranee, che ha esteso oltre i      città cristiana, verde nei boschi e nei frutteti, appariva
confini locali la fama della sua pianura, che a partire      loro come la materializzazione di un sogno.
dal XVI secolo sarà nota come l’aurea concha, la                 Il definitivo affermarsi del mito della Conca d’oro
Conca d’oro; divenuta, proprio a partire da quei seco-       si appoggia su un altro mito: quello della “rivoluzione
li, luogo d’originale elaborazione e sintesi culturale       agricola araba”, ritenuta per la Sicilia, nella sua lunga
tra differenti civiltà agrarie, laboratorio per la defini-   storia, la sola vera rivoluzione agricola
zione d’innovative tecnologie agronomiche, serbatoio         (D’Alessandro, 1994). I suoi fondamenti agronomici,
di biodiversità, centro d’acclimazione e diffusione di       le realizzazioni tecniche e i risultati paesaggistici sono
specie agricole e ornamentali dove anche la storia dei       però poco conosciuti al di fuori di ambiti specialistici,
giardini ha segnato pagine importanti. La fertilità del      mentre meriterebbero ben altra attenzione adesso che
territorio palermitano, definita dalle condizioni ecolo-     nel Mediterraneo sono di drammatica attualità i temi
giche (miti temperature invernali, disponibilità di          “politici” dell’incontro/scontro tra diverse culture e
acqua che deriva dai monti e che alimenta sia il siste-      quelli ambientali legati a tematiche (quali la desertifi-
ma idrografico superficiale che la falda freatica, suoli     cazione, l’uso sostenibile delle risorse idriche, la mul-
                                                             tifunzionalità) che la cultura agronomica araba medie-
*
    barbera@unipa.it

14
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d'oro di Palermo araba e normanna
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d’oro

vale aveva già affrontato. Va comunque osservato che        costruzione dell’impero califfale a partire dalla peni-
per esprimersi e manifestarsi in tutta la sua ampiezza      sola arabica e la fondazione nel 670 in Ifriqiyah, nella
e radicalità, la rivoluzione agricola araba avrà bisogno    odierna Tunisia, di Kairouan né nei successivi 160
di tempi più lunghi di quelli dei secoli del dominio        anni che porteranno alla conquista di Palermo, il
musulmano, di tempi necessari a diffondere il nuovo         sapere agronomico accumulato lungo la strada della
assetto fondiario, a recuperare i preesistenti manufatti    conquista da popolazioni originariamente costituite da
e saperi, a saggiare la rispondenza dei nuovi. Anche a      pastori nomadi abbia avuto il tempo di organizzarsi in
proposito dell’agricoltura vale quanto affermato da         un nuovo sistema produttivo né di affermarsi e adat-
Renda (2003): “è più importante la Sicilia araba dei        tarsi alle realtà ecologiche locali. I conquistatori arabi
tempi normanni che la Sicilia araba facente parte del-      erano però fedeli all’hadith di Mohammed, “cercare
l’ecumene islamica generale”. Un’analisi della “rivo-       la scienza dalla culla fino alla tomba, fosse pure sino
luzione agricola” medievale come si è manifestata in        in Cina” e alle parole del condottiero Asad Ibn al
Sicilia non può quindi essere confinata agli anni arabi     Furat, che aveva guidato lo sbarco a Mazara e che
ma deve estendersi ai secoli successivi durante i quali     così avrebbe arringato i suoi uomini prima della spe-
regnanti come Ruggero II e Federico II manterranno e        dizione: “Su dunque sforzate alacremente gli animi,
svilupperanno quella attenzione al dialogo multicultu-      affaticate i corpi nel cercare scienza” (Amari, 2002),
rale e multidisciplinare, che era proprio della cultura     e certamente mostrarono interesse e trassero profitto
islamica medievale e che nell’integrazione tra due          dalle acquisizioni agronomiche che la tradizione clas-
mondi diversi si tradurrà nell’affermazione di un           sica greco-latina aveva lasciato in Sicilia. Ai soldati
nuovo sistema colturale e di un nuovo paesaggio.            musulmani l’agricoltura della Conca d’oro doveva
                                                            apparire condotta con tecniche evolute, retaggio di
Le radici di una rivoluzione agricola                       una grande tradizione che affondava le radici nell’a-
                                                            gronomia classica greca, punica (Magone), romana
    L’agricoltura che discende dalla cultura agronomi-      (Columella, Catone…).
ca medievale araba - come spesso viene definita ridu-           Le basi scientifiche della nuova agricoltura e le
cendo a una sola origine attorno a una lingua comune,       ragioni del suo successo possono essere ritrovate e
teorie e pratiche che unificano i saperi locali che la      approfondite seguendo un percorso complesso i cui
conquista araba ha assimilato nel suo espandersi nelle      fondamenti culturali vengono individuati ed elaborati
grandi oasi desertiche, nella Mezzaluna fertile, lungo      nelle oasi di Baghdad e Damasco e negli altopiani
il Nilo, nelle pianure del Nord Africa e a est fino         aridi del Medio Oriente, che convoglierà nel
all’Indo - e che a partire dal IX secolo si affermerà       Mediterraneo le conoscenze della scienza agronomica
anche in Sicilia, non solo è più evoluta della coeva        e botanica cinese e indiana, gli antichissimi saperi
agricoltura europea ma, anzi, ne segnerà il futuro.         della Mezzaluna fertile, della Mesopotamia, della
Ancora oggi, questa è profondamente debitrice, nei          Siria e delle regioni iraniche, l’esperienza africana, la
settori dell’agronomia, dell’irrigazione, della mecca-      sapienza idraulica egiziana, la tradizione agronomica
nica, come nell’architettura del paesaggio, delle inno-     greca e latina (fig. 1). Un percorso al quale partecipa
vazioni elaborate, soprattutto tra il IX e il XII secolo,   tra l’VIII e il X secolo il vasto programma di tradu-
nei domini islamici (Scotoni, 1979). Nella lingua sici-     zioni di testi greci che forniranno le basi teoriche a un
liana come in quelle iberiche sopravvivono ancora ter-      metodo che si affida, in ciò rilevando la sua deriva-
mini di derivazione araba che si riferiscono proprio        zione dalla filosofia aristotelica, all’esperienza, alla
alle innovazioni apportate nel mondo occidentale a          sperimentazione, alla conoscenza di casi particolari
testimonianza, se non della loro origine, di una diffu-     per giungere ad una loro generalizzazione (Barbera,
sione ampia e generalizzata.                                2005).
    Il mito della rivoluzione agricola araba - che sareb-       Anche se nei secoli successivi (XII e XIII) un cen-
be più opportuno definire islamica perché solo così è       tro di traduzioni, con una spiccata tendenza verso testi
possibile collegare in un unico universo culture scien-     di carattere naturalistico, sarà attivo a Palermo
tifiche, saperi tecnici, organizzazioni sociali, ambiti     (Renucci, 1974) non si ha notizia di una specifica
ecologici, patrimoni genetici tra loro molto differenti -   scuola agronomica siciliana. L’agricoltura siciliana,
non affonda le radici in un “pacchetto” di nuove tecni-     come mostrano le poche testimonianze utili a delinea-
che e nuove specie che avrebbero portato con sé i           re il quadro del sistema e del paesaggio agrario paler-
conquistatori nell’827 con lo sbarco a Mazara o nei         mitano negli anni del dominio arabo - le poche righe
primi tempi della loro dominazione. Non è, in effetti,      di Al Muqaddasi, nato nel 945 a Gerusalemme, ne La
pensabile che, nei pochi anni trascorsi dall’inizio della   migliore divisione per la conoscenza delle regioni e
                                                                                                                    15
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d'oro di Palermo araba e normanna
Barbera

 Fig. 1 - Il dominio islamico (VIII- XVIII sec.) ha interessato ambienti climatici (secondo Köppen - Geiger) e civiltà agrarie molto differ-
                                  enti. Disegno elaborato da Lapidus (2000) e da www.shastacollege.edu.
 Fig. 1 - The Islamic domain (900-1700) has concerned very different climatic environments and agricultural civilizations. From Lapidus
                                                     (2000) and www.shastacollege.edu.

soprattutto le numerose pagine del mercante e geo-                       mesopotamici (fondamentale l’Agricoltura Nabatea
grafo dell’alta Mesopotamia Ibn Hawqal nel Il libro                      di Ibn Wahsiyya), il nascere di vere e proprie scuole
delle immagini della terra scritto dopo un viaggio del                   agronomiche a Cordoba, Toledo, Siviglia. Dalla loro
972, presenta un’attività ben sviluppata in prossimità                   attività (fatta di traduzioni, di viaggi, di sperimenta-
di fiumi e sorgenti, qualificata dalla diffusa presenza                  zioni), soprattutto durante il breve lasso di tempo dei
della piccola proprietà e dalle colture irrigue seppure                  cosiddetti regni di Taifas (1074-1110), nasceranno il
con un’ancora ridotta presenza di innovazioni                            Compendio di Agricoltura di Ibn Wafid, Ciò che è
(Vanoli, 2001). Un’agricoltura fondata sulla tradizio-                   sufficiente sapere sull’agricoltura di Ibn Hayyay, il
ne classica anche se alcune innovazioni possono esse-                    Trattato di Agricoltura di Abu al Jayr e l’omonimo
re già giunte dall’Ifriqiyah, dove nel 948 con i gover-                  testo di Ibn Bassal, Lo splendore del giardino e il pia-
natori Kalbiti erano andati al potere i Fatimidi, crean-                 cere delle menti di al Tignari. Un secolo dopo il
do un presumibile più forte collegamento con la                          Trattato di agricoltura di Ibn al Awwam (2000), una
importante cultura agronomica persiana ed egiziana.                      sorta di enciclopedia del sapere agronomico andaluso,
Ma le basi scientifiche e tecniche che portarono al                      e nel XIV secolo il Trattato di agricoltura di Ibn
successo della rivoluzione agricola nella Sicilia arabo-                 Luyun. Luoghi privilegiati delle esperienze agronomi-
normanna possono rintracciarsi nei testi degli agrono-                   che erano i giardini califfali, veri e propri orti botanici
mi iberici di al Andalus. In questa regione la domina-                   che precedettero di quattro secoli quelli rinascimentali
zione araba aveva determinato, a partire dalla tradu-                    italiani ritenuti, quindi a torto, i primi in Europa
zione dei testi geoponici greco-bizantini, latini e                      (Garcia Sanchez, 2007; Guichard, 1990).
16
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d'oro di Palermo araba e normanna
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d’oro

    I rapporti tra al Andalus e la Sicilia, con specifico    rispondenti alle esigenze, prodotti differenziati, freschi
riferimento alle scienze agronomiche, sono accertati         o trasformati. Le città hanno clima, suoli, acque ido-
da scambi di esperienze e contatti e dai testi andalusi      nee all’agricoltura, forniscono sufficiente manodopera
si apprende che gli agricoltori siciliani non sono stati     e costituiscono un ampio mercato per i commerci
soltanto recettori di tecniche elaborate altrove ma          locali e il tramite per quelli lontani. Le risorse del ter-
hanno anche assunto un autonomo ruolo di sperimen-           ritorio urbano possono soddisfare le necessità di un’a-
tatori. Ibn Bassal (1995), che sembra essere stato in        gricoltura intensiva (capital and labour intensive, la
Sicilia per raccogliere piante nel corso del suo pelle-      definisce Watson, 1983) la cui sostenibilità si basa su
grinaggio alla Mecca, fa riferimento alla coltivazione       un rapporto di scambio equilibrato tra l’ecosistema
del cotone nell’isola ed alla perizia dei suoi agricoltori   urbano e quello agrario di merci, capitali, rifiuti, ener-
che, applicando tecniche di aridocoltura, lo coltivano       gia, conoscenze, tecnologie.
su terreni pesanti e lo sarchiano fino a dieci volte. Un
anonimo estensore di un testo di botanica farmaceuti-        Una agronomia innovativa
ca scrive di informazioni avute dallo stesso Ibn Bassal
circa la coltivazione in Sicilia del papiro, del giglio          La grande novità dell’agricoltura araba medievale
azzurro e del gelsomino e anche Ibn Al Awwam                 risiede nel fatto che le nuove tecniche, le nuove spe-
mostra di conoscere l’agricoltura siciliana attraverso       cie, le nuove condizioni sociali ed economiche con-
riferimenti alla coltivazione della cipolla. Molto ricco     vergono in una visione, oggi diremmo agroecologica,
di riferimenti il Trattato di Agricoltura di Abu al Jayr     del campo coltivato per il rapporto che viene a crearsi
che cita oltre trenta specie (tra queste l’albicocco, il     tra l’ambiente fisico e quello biotico, tra le risorse
colza, l’aglio, il crescione, l’anice, la lagenaria, l’e-    disponibili e le tecniche che il sapere agronomico ha
stragone) da lui stesso raccolte in Sicilia o di cui è       diffuso o perfezionato. Vi è consapevolezza dell’im-
comunque certo della presenza sull’isola. Altra infor-       portanza di rispettare gli equilibri naturali e l’azione
mazione viene da una citazione di un testo perduto del       dell’uomo non consiste in un puntiglioso e minuzioso
botanico Ibn al Rumiyya, vissuto tra il 1165 ed il           adattamento a essi. La scienza agronomica andalusa
1239, che scrive dei papiri coltivati a Palermo nel          evidenzia una visione olistica mettendo in relazione le
giardino del “sultano” (ma si trattava di un regnante        diversi componenti del sistema agrario e adottando un
normanno) (Garcia Sanchez, 2007).                            metodo sperimentale moderno: alla conoscenza dei
    Il successo dell’agricoltura araba non ha però fon-      presupposti teorici e delle pregresse esperienze segue
damenta solo di carattere agronomico, né risiede in          la sperimentazione in parcelle, quindi il trasferimento
singole innovazioni. Ad esso concorrono, innanzi             in campo. “Nessuna indicazione è data nel mio lavoro
tutto, l’affermarsi di un nuovo assetto fondiario, di una    che io non l’abbia verificata nella pratica più volte”
fiscalità che favorisce l’incremento della produttività      ripete più volte Ibn al Awwam dopo aver passato in
del lavoro e della terra. La legge islamica sancisce il      rassegna le esperienze che lo hanno preceduto.
diritto alla proprietà e porta alla suddivisione delle           Tutti i testi arabo andalusi partono dalla descrizio-
grandi aziende terriere in più piccole fattorie economi-     ne del suolo agrario, individuando nel mantenimento
camente efficienti che possono essere oggetto di suc-        della sua fertilità la base di una produttività sostenibi-
cessione, di ipoteca, di vendita. Nel caso di abbandono      le. Grande attenzione viene data alla conoscenza ed
colturale il diritto di proprietà può, addirittura, essere   alla classificazione dei suoli (ne vengono citati fino a
perso. I possessori sono anche liberi nei riguardi delle     trenta tipi diversi; Bolens, 1973), definendone i carat-
scelte colturali e sono così spinti a ricercare una mag-     teri in funzione della produttività ed utilizzando per la
giore produttività della terra e del lavoro. L’economia      loro caratterizzazione anche la flora spontanea. Per
agraria delle piccole aziende è sostenuta da un regime       definirne la fertilità naturale e l’efficacia degli inter-
di tassazione favorevole che incentiva le innovazioni        venti agronomici nel determinarla, incrementarla o
colturali e le colture da reddito non tassando, a esem-      conservarla, si utilizzano i quattro fattori dinamici
pio, i frutteti negli anni che dall’impianto vanno all’en-   (caldo, freddo, umido, secco) che costituiscono i corpi
trata in produzione e mantenendo bassa, per tutti i ter-     semplici aristotelici (fuoco, aria, acqua, terra). Una
reni irrigui, l’imposizione. A completare un quadro          profonda aratura estiva è la prima necessaria operazio-
favorevole allo sviluppo agricolo si aggiunge la cresci-     ne per consentire l’evoluzione del suolo da una origine
ta demografica e, con essa, quella urbana. Lo sviluppo       secca e fredda al carattere, che è proprio delle terre
delle città crea un ampio mercato, differenziato ed esi-     poste a coltura, caldo e umido. Nel riconoscere l’im-
gente, che necessita al suo intorno di un’agricoltura        portanza di un corretto tenore di umidità e di un’ade-
vitale in grado di fornire, con continuità e qualità         guata temperatura grande attenzione si dà alle conci-
                                                                                                                     17
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d'oro di Palermo araba e normanna
Barbera

mazioni ed alle irrigazioni. Per un suolo caldo e umido          Per quanto riguarda macchine e manufatti si ricor-
sono necessari ceneri e concimi organici di laboriosa e      re a tecnologie già conosciute, seppure in forma sem-
meticolosa preparazione secondo complesse ricette in         plificata, nel mondo agricolo classico ma perfezionate
rapporto alla coltura e i caratteri del suolo. I migliori    dalla scienza idraulica e meccanica musulmana. A
concimi sono misti: vegetali (le ceneri della stessa         Palermo si scavano i qanat, gallerie drenanti che
pianta) e di origine animale. L’agronomia arabo anda-        intercettano l’acqua di falda già conosciuti nella
lusa ha piena consapevolezza del valore fertilizzante        Tunisia romana (Goblot, 1979; Bolens, 1972) e assi-
delle leguminose e del valore agronomico degli avvi-         milabili agli “acquedotti feaci” di cui parla Diodoro
cendamenti, valorizza le colture intercalari utilizzando     Siculo per l’Akragas del V secolo a.C. (Barbera et al.,
per la rotazione annuale specie con apparato radicale        2005) ma con certezza testimoniati solo a partire dal
che si approfondiscono diversamente. La trattazione          XII-XIII secolo.
sui concimi di origine animale che derivano dall’alle-           La macchina idraulica più significativa del livello
vamento degli animali domestici - grande fama aveva          tecnico raggiunto è la noria (na ura) o senia (saniya
il concime derivato dalle colombaie - chiudeva i tratta-     nel Mediterraneo occidentale, saqiya nel vicino orien-
ti agronomici. Nell’assicurare la produttività dei campi     te). La prima indica generalmente una ruota di grandi
molta attenzione era anche data alla lotta ai parassiti.     dimensioni azionata direttamente dalla corrente fluvia-
Si ricorreva spesso a pratiche magiche, pur individuan-      le che solleva l’acqua fino ad un acquedotto. Lo stesso
dole attraverso metodi che si rifacevano all’esperienza,     termine è però utilizzato come sinonimo di senia (fig.
e all’uso di repellenti di origine vegetale.                 2), vale a dire una ruota ad ingranaggi azionata da
    Trattandosi di un’agronomia propria di sistemi           forza animale che permetteva, attraverso il prelievo da
agricoli delle regioni aride e semi aride si era molto       pozzi di forma rettangolare e l’accumulo in vasche,
attenti alle tecniche di lavorazione del suolo (si rical-    l’irrigazione di piccoli campi: una macchina, quella
cava in ciò l’esperienza classica, ma l’approfondimen-       diffusa in Sicilia, che è stata avvicinata a quelle egi-
to con cui sono stati trattati gli effetti agronomici e il   ziane, siriane o più probabilmente andaluse che a loro
riferimento ai caratteri del suolo ed alle necessità         volta avrebbero costituito il modello delle maghrebine
delle colture ha reso questo tema “il lascito più inno-      (Bazzana, 1994; Todaro, 2007). La diffusione della
vativo” (Bolens, 1994) della agronomia arabo andalu-         noria nella pianura palermitana è testimoniata da Ibn
sa) con particolare riguardo agli effetti sull’immagaz-      Hawqal: “la maggior parte dei corsi d’acqua… sono
zinamento dell’acqua piovana e la difesa del suolo dai       utilizzati per l’irrigazione dei giardini attraverso delle
fenomeni erosivi. A tal proposito si era prudenti circa      norie”. È possibile, anche se la portata dei corsi d’ac-
le pratiche arative, preoccupandosi dei fenomeni ero-        qua palermitani farebbe pensare il contrario, che si
sivi e del rimescolamento degli orizzonti ma si racco-       tratti di ruote azionate dalla corrente. In ogni caso,
mandavano continue sarchiature per la salvaguardia           seppure non esplicitamente citate, erano diffuse le
dell’umidità fino ad indicare un numero di interventi        senie mosse dalla forza animale e non collegate alla
annuali proprio, anche quando si tratta di colture tra-      presenza di acque superficiali ma sotterranee.
dizionalmente estensive, di un’agronomia intensiva.

La padronanza dell’acqua

    Le innovazioni più radicali riguardano il settore del-
l’irrigazione e la diffusione di specie o varietà idonee
alla coltura in irriguo. L’innovazione non si manifesta,
anche in questo caso, solo con l’introduzione, che pure
è avvenuta, di nuove o perfezionate tecnologie, quanto
con la consapevolezza che si opera in uno “spazio
idraulico” (Cuello, 1995), in un “piccolo mondo del-
l’acqua” (Brunhes cit. in Cusimano, 1995) all’interno
del quale le diverse tecnologie (macchine e manufatti
idraulici, mulini, sistemazioni del suolo, rotazioni, con-
sociazioni, colture) concorrono nell’utilizzare al
meglio l’acqua, differenziando nel tempo e nello spa-
zio le produzioni, collegando in sistema le diverse fun-                       Fig. 2 - Una antica senia.
zioni irrigue, energetiche, microclimatiche, estetiche.                         Fig. 2 - An old saniya.

18
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d'oro di Palermo araba e normanna
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d’oro

    A descrivere quelle in uso nel palermitano non         (“esso è buono”) un metodo irriguo ancora attuale in
sono sufficienti, perché generiche, le parole attribuite   orticoltura, noto come “infiltrazione a porche”
al normanno Falcando, nel XII secolo: “…potrai pure        (Crispo Moncada, 1878-1880).
vedere i pozzi svuotarsi e le cisterne attigue riempirsi       La padronanza dell’acqua consentiva di coltivare
per mezzo di orciuoli che scendono e poi risalgono         nello stesso ambiente specie molto differenti per
seguendo al girar di una ruota” (Tramontana, 1988).        caratteri ed esigenze idriche. L’agricoltura mediterra-
Molto più utile è il ricorso a Alfonso Spagna (1877),      nea in epoca islamica riscopre specie dimenticate o
avvertendo che si fa riferimento ad una delle diverse      sottoutilizzate e si arricchisce di nuove evidenziando
tipologie conosciute in ambito mediterraneo (Scotoni,      così nell’accresciuta biodiversità un altro degli aspetti
1979) e che si utilizza una descrizione che si riferisce   distintivi della “rivoluzione”. Si diffondono piante
a macchine della metà del XIX secolo ma consapevoli        provenienti dalle regioni sottomesse al dominio isla-
di parlare di una tecnologia rimasta fino allora presso-   mico o prelevate in regioni ancora più lontane. Specie
ché invariata. La senia descritta dall’agronomo otto-      nuove, molte di origine tropicale e quindi caratterizza-
centesco è costituita da una ruota di 1,5 m di diame-      te da elevati fabbisogni irrigui o già conosciute che
tro, posta verticalmente nel pozzo, formata da due         riescono, adesso, a insediarsi stabilmente solo perché
facce contrapposte; è azionata, attraverso una trasmis-    inserite in un nuovo sistema produttivo che si afferma
sione ad ingranaggi costituita da due ruote dentate (la    con loro e ne rende possibile la coltivazione. Le nuove
piccola trasmette il movimento alla più grande), da        specie non solo producono con abbondanza, ma sono
una leva azionata da un maneggio al quale è attaccato,     inserite in sistemi di rotazione colturale che permetto-
solitamente, un asino. Il movimento in cerchio dell’a-     no un uso più intensivo del suolo e una nuova stagio-
nimale determina il girare della ruota e lo scorrimento    ne di crescita e produzione: quella estiva, prima osta-
di una catena senza fine, formata da funi tessute con      colata, a ampia scala, dalla lunga siccità estiva, carat-
le foglie dell’ampelodesma, di lunghezza variabile         teristica peculiare del clima mediterraneo.
secondo la profondità del pozzo. Le funi portano reci-
pienti di legno o di creta che raggiungono il fondo del    Le nuove colture
pozzo e risalgono in superficie, dove si versano in una
vasca nella quale l’acqua è suddivisa e trasportata           Si diffondono in coltura sia piante che arrivano
attraverso canalizzazioni alle colture. Le senie erano     dalle regioni aride e semiaride del Mediterraneo, del
realizzate in legno di rovere.                             Medio Oriente e della penisola araba, dalle regioni
    L’acqua veniva condotta su suoli livellati con         tropicali e subtropicali dell’Africa sub - sahariana, sia
grande perizia a irrigare i terreni senza causare danni    piante che provengono dalle terre monsoniche
al suolo e eccessi di umidità. Esemplare è il metodo       dell’India e della Cina o dalle regioni a clima conti-
irriguo in atto nella tradizionale agrumicoltura sici-     nentale degli altipiani asiatici (Hernandez Bermejo e
liana che ancora oggi si serve di vocaboli che ricor-      Garcia Sanchez, 1998).
rono a antichi arabismi (Pizzuto Antinoro, 2002):             Tra le piante da frutto - a cui molte pagine dedica-
sgorgata da una sorgente (favara, fawarra) o preleva-      vano i trattati arabo andalusi, evidenziando una gran-
ta da una ruota idraulica (senia, saniya) posta su un      de biodiversità e approfondite conoscenze tecniche
terrapieno elevato al punto di permettere per caduta       (Carabaza Bravo et al., 2004) - erano certamente pre-
il versamento in una grande vasca (gebbia, gabiya)         senti nuovi agrumi: l’arancio amaro e il limone intro-
(fig. 3) l’acqua viene condotta, dopo essere stata ver-    dotti tra il X e l’XI secolo (segnalati in Sicilia rispetti-
sata in un gibbiuni che consentiva di dosarla, attra-      vamente nel 1094 e nel 1095), le lime (Falcando scri-
verso canalette murate (saja, saqiya) (fig. 4) e con-      ve di lumias ma l’indicazione sull’acidità del succo fa
dotte in terracotta (formati da catusi, qadus) (fig. 5)    pensare al limone piuttosto che alla limetta mediterra-
di forma tronco conica e tra loro connessi) nelle con-     nea, nota in Sicilia come lumia). Gli agrumi si diffon-
che che contengono gli alberi e che sono divise da         dono inizialmente nei giardini reali e le parole dei
arginelli chiamati vattali (batil) (fig. 6). L’acqua si    poeti siciliani di lingua araba rimangono insuperabili
misura in zappe (sabba) pari a quattro darbi (darb).       nell’esprimere il valore loro assegnato: per Abd ar
La distribuzione turnata è regolata, attraverso un         Rahaman (in Gabrieli, 1980), “il limone pare avere il
maestro dell’acqua, secondo istituzioni, afferma           pallore d’un amante, che ha passato la notte dolendo-
Bresc (1995), tipiche di una società di irrigatori e       si per l’angoscia della lontananza” e così Abu-l-
analoghe a quelle vigenti in Spagna dove la tradizio-      Hasan Ali descrive l’arancia: “Su, gioisci della tua
ne irrigua siciliana era ben nota e apprezzata. Ibn al     arancia raccolta: è presente la felicità, quando essa è
Awwam attribuisce ai siciliani come esemplare              presente. / Si dia il benvenuto alle guance dei rami, e

                                                                                                                    19
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d'oro di Palermo araba e normanna
Barbera

     Fig. 3 - Una grande gebbia nella campagna palermitana.                             Fig. 4 - Una saja ancora attiva.
       Fig. 3 - A big gebbia in the countryside of Palermo.                              Fig. 4 - A sill active saqiya.

Fig. 5 - L’acqua trasportata dai catusi viene indirizzate nelle con-         Fig. 6 - Le conche che sono divise dai vattali (batil).
                               che.                                              Fig. 6 - Basins are divided by vattali (batil).
   Fig. 5 - Water carried by catusi is addressed in the basins.

sian benvenute le stelle degli alberi! / Sembra che il                 var. adzhur, cucummeri in siciliano) - i cui frutti
cielo abbia profuso oro fino e che la terra ce ne abbia                immaturi venivano e vengono consumati alla stregua
formato delle sfere lucenti” (cit. in Di Matteo, 1980).                di cetrioli - che i frutti del Cucumis melo var. flexuo-
La coltivazione degli agrumi, che può essere conside-                  sus che gli agronomi arabo - andalusi indicavano
rata la coltura simbolo dell’apporto della civiltà araba               come maqati (così Ibn Hawqal nominava le cucurbi-
all’agricoltura dell’Europa mediterranea, è esemplifi-                 tacee coltivate a Palermo). I melones sono i “meloni
cativa dell’interazione positiva tra nuovi ambienti,                   d’acqua” (Citrullus lanatus) - altrimenti detti angurie
nuove specie, nuove tecniche.                                          ma anche cocomeri - mentre le cucurbite sono le lage-
    La disponibilità di acqua irrigua e di tecniche per                narie (Lagenaria siceraria) chiamate a Palermo zuc-
valorizzarla permettono di coltivare anche nuove spe-                  chine da tenerumi, allora come oggi coltivate con il
cie ortive, note in Andalusia già nel X e XI secolo,                   sostegno delle canne. Tra le piante presenti negli orti
come la melanzana o il carciofo ma di cui si ha testi-                 anche la cipolla, molto diffusa e consumata, anche per
monianza certa in Sicilia solo nel 1309 e nel 1416                     le proprietà afrodisiache e sul cui consumo si diffonde
(Caracausi, 1983). Molte cucurbitacee erano in coltu-                  Ibn Hawqal con una invettiva riferita ad una abitudine
ra, come osservava già nel X secolo Ibn Hawqal e più                   culinaria che mascherava profonde e mai sopite divi-
tardi Falcando, secondo il quale si coltivano citruli,                 sioni religiose “Non c’è persona, quale che sia la
cucumeres, melones, cucurbite. I citruli sono certa-                   classe sociale, che non le mangi durante tutta la gior-
mente i cetrioli (Cucumis sativus), mentre i cucume-                   nata, non c’è casa dove si consumino mattina e sera”,
res potrebbero essere sia i caroselli (Cucumis melo                    e per questo nella città non si trova “alcuna persona
20
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d'oro di Palermo araba e normanna
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d’oro

intelligente, abile, né realmente competente in alcuna       una leggenda vuole che giunga in Sicilia per merito di
branca scientifica, né animata da sentimenti nobili o        Ruggero che fa arrivare dalla Grecia artigiani esperti
religiosi… la maggior parte della popolazione ha             (Laudani, 1996). Di certo Palermo ha in quegli anni il
bassi istinti… è gente vile e senza valore, senza senno      primato siciliano e Ibn Giubair e Falcando, che scri-
e senza pietà”.                                              vono dell’attività del Tiraz, l’opificio reale che si tro-
    Come la attenzione verso nuove specie e tecniche         vava nel palazzo Reale di Palermo, danno testimo-
continui in epoca normanna e sveva è chiaro dai ten-         nianza di sapienza tecnica e di arte raffinata: il man-
tativi di Federico II che nel 1239 concede a un grup-        tello di Ruggero II conservato nel Kunsthistoriches
po di ebrei che provengono dal Nord Africa (Peri,            Museum di Vienna rimane oggi a mostrarne la gran-
1978) appezzamenti nei pressi della città per la colti-      dezza.
vazione dell’hennè, dell’indaco, di alia diversa semi-
na e della palma da dattero: pianta simbolo del pae-         Il paesaggio agrario
saggio arabo di cui si cercava, con scarso successo, di
portare a maturazione i frutti. Si tenta anche la colti-         Una compiuta descrizione del sistema agricolo
vazione del pepe: nel 1240 Pier della Vigna scrive a         palermitano normanno e del suo paesaggio è in un
Filippo, gaito di Palermo, a nome di Federico per            testo attribuito a Ugo Falcando, scritto dopo la morte
promuoverne la coltivazione, ma il tentativo fallisce        di Guglielmo II (1189). La provenienza di Falcando è
per le esigenze ecologiche tropicali proprie della spe-      incerta, ma certamente giunge da luoghi dove le tec-
cie che il clima siciliano non poteva soddisfare. I ten-     niche irrigue non devono essere così raffinate, dove la
tativi di Federico riguardano anche la coltura della         diversità genetica non è così grande e molte specie,
canna da zucchero che sembrerebbe, secondo la testi-         per lui evidentemente esotiche, non attecchiscono o,
monianza di Ibn Hawqal, praticata già ai tempi della         come la vite, non mostrano così sorprendente fertilità,
dominazione araba (la qasab farisi di cui scrive è,          dove il paesaggio non è cosi fecondo (Tramontana,
secondo Watson (1983) e prima ancora secondo                 1988).
Amari, la canna da zucchero, mentre secondo                      “O generosa pianura, degna di essere esaltata, in
Carabaza Bravo et al. (2004) si tratta della cannuccia       ogni tempo, che racchiude nel suo grembo ogni spe-
di palude, Phragmites australis); la produzione in           cie di alberi e di frutta, che da sola offre tutte le deli-
Sicilia di zucchero candito è comunque riportata da          zie presenti in ogni luogo, con gli incanti del suo flo-
Ibn Hawqal a testimoniare l’inizio di una gastrono-          rido paesaggio avvince a tal punto che, chi ebbe in
mia che, soprattutto in pasticceria, manterrà da allora      sorta di vederla una volta, a stento, per qualsiasi
un forte carattere arabo. La presenza della canna da         lusinga, potrà mai staccarsi da essa! Colà infatti
zucchero è in ogni caso inequivocabilmente docu-             potrai ammirare vigneti lussureggianti sia per la flo-
mentata nel 1113 ma nel 1180 è ormai trascurata al           ridezza dei fecondi ceppi, sia per la qualità degli
punto che le conoscenze relative alla sua coltivazione       eccellenti grappoli; potrai osservare orti da lodare
sono ormai dimenticate. Nello stesso contesto                per la gustosa varietà di frutta e torri predisposte sia
ambientale cresceva, in periodo arabo, anche il papi-        a difesa degli orti che a luoghi di sollazzo. Negli orti
ro la cui produzione era tenuta in grande considera-         potrai pure vedere i pozzi svuotarsi e le cisterne atti-
zione per la qualità: “Il solo che può rivaleggiare con      gue riempirsi per mezzo di orciuoli che scendono e
quello egiziano” (Ibn Hawqal).                               poi risalgono seguendo al girar di una ruota, e indi
    Gli orti e i frutteti erano in coltura promiscua,        l’acqua venir condotta attraverso canaletti in vari
spesso in consociazione con la vite, sempre più colti-       luoghi affinché, irrigate le aiuole, germoglino e cre-
vata negli anni normanni e svevi per l’adattabilità ai       scano i cetrioli che sono piccoli e corti, e i cocomeri
terreni umidi. Tra le specie arboree vanno ancora            che sono più oblunghi, e i melloni di forma piuttosto
ricordate l’olivo e il gelso. Il primo, che nei secoli       sferica, e le zucche che si arrampicano sui graticci di
successivi concorrerà con la vite per il primato coltu-      canne intrecciate.
rale, aveva ridotta importanza. Era presente nei frutte-         Se volgerai, quindi, lo sguardo agli svariati esem-
ti misti periurbani ma più frequentemente ai margini         plari di alberi vedrai le melegrane, tanto agri che
della pianura, in consociazione con altre specie con         dolci, dai grani nascosti all’interno e che all’esterno
analoghe esigenze agronomiche come il mandorlo, il           si premuniscono con guscio coriaceo contro le incle-
fico e il carrubo o con i cereali. Rari, seppure presenti,   menze del tempo. E /vedrai/ anche i cedri formati da
erano gli oliveti specializzati (Bresc, 1986). Il gelso      una distinta, triplice diversità della loro sostanza poi-
era diffuso per la produzione della seta. L’arte serica      ché la buccia esterna dà sensazione di calore per
era probabilmente già nota in epoca araba, anche se          l’insieme di colore e odori; quel che è all’interno col
                                                                                                                     21
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d'oro di Palermo araba e normanna
Barbera

succo acidulo suggerisce, al contrario, impressione di      tripudio di frutteti, quale magnificenza di ville e
freddo; la parte mediana fra entrambe si mostra inve-       quante acque dolci correnti, condotte in canali dai
ce la più temperata.                                        monti”. Per Ibn Gubair, originario della regione di
     Potrai colà vedere e le ’lumie’ adatte per la loro     Valencia che è in città tra la fine del 1184 e il 1185, la
agrezza a dare sapore alle pietanze, e le arance,           città “insuperbisce tra piazze e pianure che son tutte
dense all’interno di succo non meno aspro, le quali         un giardino” e “i palazzi del re ne circondano il collo
deliziano la vista con la loro bellezza più di quanto       come i monili cingono i colli delle ragazze dal seno
non sembrino utili ad altro. E queste poi, anche quan-      ricolmo”.
do si saranno maturate, difficilmente si staccheranno           Nella Conca d’oro, come nella vega di Granada,
dall’albero, e il precedente frutto disdegnerà di cede-     nella huerta di Murcia e di Valencia, si diffonde un
re il posto alla nuova produzione. Infatti sulla stessa     paesaggio intensamente coltivato dove coesistono, in
pianta si possono parimenti trovare frutti più rubicon-     quello che oggi si definirebbe un ecomosaico inter-
di della terza annata, ancora verdeggianti della            connesso di grande efficacia ecologica, i giardini del-
seconda, zagare dell’annata in corso. D’altronde            l’aristocrazia, i campi coltivati in irriguo e in asciutto,
questa pianta, feconda per indizi di costante giovinez-     frequentemente in coltura promiscua ma con piccoli
za, né d’inverno avvizzisce per sterile vecchiaia, né si    appezzamenti specializzati, aree di vegetazione
spoglia di fronde per il rigore del freddo che l’aggre-     boschiva, ripariale. La campagna di Palermo, nei tratti
disce, ma rievoca, sempre verdeggiante di fronde, il        più intensamente coltivati, appare segnata da mura di
clima di primavera.                                         cinta e da una rete di filari arborei (salici, olmi, piop-
    A che invero elencherò le noci, le mandorle o le        pi, peri selvatici, mandorli, gelsi, querce…) che oltre
diverse generazioni di fichi, o le olive che forniscono     a fornire prodotti segnano i confini (Corrao, 1995),
l’olio per condire le vivande e secondare la fiamma         punteggiata da alberi isolati e da piccoli agglomerati
delle lucerne? Che dirò dei baccelli dei legumi e del       rurali. Orti e frutteti hanno nomi di origine araba e, in
loro frutto non pregiato che per una certa insipida         epoca normanna, anche etimo latino (jardinum e viri-
dolcezza adesca la gola dei contadini e dei fanciulli?      darium, hortus). Possono chiamarsi noharia o sanyia,
Potrai piuttosto ammirare le alte cime delle palme e i      prendendo per estensione il nome dalle ruote idrauli-
datteri che pendono dalla sommità della pianta pota-        che, o xirba o ghirba (dall’arabo hirba, rovina e poi
ta. Che se volgerai lo sguardo da un’altra parte ti si      piccolo giardino nato tra le rovine di un casa dirocca-
farà innanzi una messe di meravigliose canne che            ta). Si utilizza anche il termine (bahâ’ir o bahira) che
dagli indigeni son dette cannamele, nome che deriva-        significa lago ma per estensione orto frutteto, giardino
no dalla dolcezza del succo interno. Succo questo che,      irrigato e alla metà del X secolo è segnalato, con ter-
esposto ad una cottura attenta e moderata si trasfor-       mine di origine persiana, un bustan, giardino che ha
ma in una specie di miele; se fatto cuocere in maniera      anche funzioni ornamentali (De Simone, 2000; Garcia
più stringente si condensa nella massa dello zucche-        Sanchez, 1996; Benhima, 2005).
ro. Ho poi ritenuto superfluo aggiungere a quella
elencata la frutta usuale e che si trova presso di noi”.    I Giardini e i parchi
    La pianura costiera palermitana, che già in periodo
arabo era stata descritta da Ibn Hawqal come ricca di          In continuità funzionale ed estetica con il territorio
orti e frutteti, verrà ritenuta “l’eredità più sontuosa,    agricolo fanno parte del paesaggio i giardini dell’ari-
nei colori del paesaggio e nell’ubertà di un terreno        stocrazia, nei quali laghi e canali, fiori e frutti, padi-
sfruttato con continuità e perizia, che dall’emirato        glioni di piacere e zone ombrose manifestano la gran-
era passata al regno normanno” (Peri, 1978). Nel XII        dezza e l’autorevolezza del potere. I grandi parchi
secolo le parole di chi visita Palermo sono, in effetti,    sono spazi multifunzionali. Vi si svolgono feste e
colme di lodi e lo sguardo di meraviglie e non nascon-      spettacoli, si banchetta, si amoreggia. Hanno anche
dono un sincero stupore per la bellezza della città,        funzione di produzione agricola e di controllo e distri-
espressa dalla abbondanza di acque, dalla feracità          buzione dell’acqua, di osservazione botanica ed agro-
della sua frutticoltura e, per la prima volta, dalla pre-   nomica; si esercita anche il piacere della caccia. Per
senza dei giardini e dei palazzi reali. Per il geografo     usare parole di Bresc (1984) il giardino medievale
maghrebino di coltura andalusa Al Idrisi (1966), che        palermitano viene sfruttato “per il reddito della frutta
nel 1139 è ospite di Ruggero II, “le acque attraversa-      e per l’affitto della terra e dell’acqua, mentre il pote-
no da tutte le parti la capitale della Sicilia, dove sca-   re gode pienamente di una bellezza creata artificial-
turiscono anche fonti perenni. Palermo abbonda di           mente, combinando il verde perenne, il rumore e la
alberi da frutta… e dentro la cerchia delle mura che        freschezza delle acque, l’illusione dello specchio

22
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d'oro di Palermo araba e normanna
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d’oro

d’acqua e i giochi permessi dalla sua navigabilità”.             A supporto della tesi che li vuole preesistenti alla
Sono luoghi dove “gli affari si mischiano al piacere,        conquista normanna, è importante la testimonianza di
alla scienza, alle arti” (Watson, 1983); le nuove spe-       Amato di Montecassino, che racconta come nel 1071
cie vi giungono come curiosità ornamentali o poten-          Ruggero abbia occupato un palatium che dividerà con
ziali nuove colture e lì, una volta riconosciuto un inte-    il fratello Roberto insieme ad altre possessioni: a
resse economico, vengono riprodotte e diffuse nelle          Roberto li jardin delectoz, pleins de frutte et de eaue
campagne.                                                    a Ruggero li choses royals et paradis terrestre. Il
    Protagonisti sono elementi tipicamente multifun-         palazzo potrebbe essere il Qasr ⁄a far, di cui parlerà
zionali: gli alberi da frutta e l’acqua che, in continuità   Ibn Giubair (1980), l’attuale “castello” della Favara
con la storia millenaria del giardino orientale e con la     attribuito ad uno dei due emiri kalbiti che portano
sua trasposizione nel paesaggio del giardino mediter-        nome ⁄a far (al potere negli anni tra il 983 e il 1019).
raneo, assicurano insieme produzioni di interesse eco-       Il paradis potrebbe, invece, essere invece il parco che
nomico, funzioni ambientali, di mitigazione climatica        sarà noto come Genoard (fig. 7). Altri indizi sembra-
e funzioni culturali. Gli alberi da frutto, l’acqua - in     no confermare la presenza in epoca araba di parchi e
grandi bacini, in vasche, in canali e fontane - come         giardini: fino alle pendici dei monti che circondano la
principale elemento di simmetria, insieme alla localiz-      Conca vi è testimonianza di molte masserie (mahall)
zazione periurbana e prossima a un palazzo, alla chiu-       ma, come lasciano intendere alcune fonti, anche una o
sura con muri, alla presenza di padiglioni, alla posi-       più residenze emirali. Una ampia rete di palazzi, orti e
zione panoramica, al disegno formale almeno di parte         giardini che consente “di ritenere ammissibile l’ipote-
degli spazi e la loro contiguità con aree di caccia, con-    si dell’esistenza di una riserva emirale molto estesa”
fermano l’appartenenza dei sollazzi normanni (sola-          (Scarlata, 2002).
cium è termine usato per la prima volta da Falcando)             Le ragioni che spingono i monarchi normanni a
all’universo culturale islamico.                             circondare Palermo di parchi e giardini sono le stesse
    Si tratta di giardini e parchi indubbiamente di          che hanno portato al loro sorgere in tutte le capitali
epoca normanna anche se rimane vivo il dubbio circa          islamiche medievali: la consapevolezza della immagi-
una loro preesistenza araba. Va osservato che, indi-         ne di forza e di dominio che deriva dalla natura quan-
pendentemente da testimonianze scritte o archeologi-         do è piegata al soddisfacimento del piacere e del lusso
che, è certamente probabile che in un territorio da          e, nel contrasto con il nudo e secco paesaggio non
molto tempo abitato e sfruttato come la pianura paler-       irriguo, la dimostrazione di autorevolezza del nuovo
mitana, i siti più favorevoli, quelli vicini a fonti d’ac-   potere che si fonda anche sull’appropriazione di un
qua, sui quali poi si situeranno i palazzi normanni,         paesaggio e di uno stile di vita che sono parte della
siano stati luogo di antichi insediamenti. I numerosi        cultura degli arabi sottomessi. Il “Parco Vecchio”
toponimi arabi sono indizio di una preesistente pre-         della Favara e il Genoard ne rimangono ancora oggi
senza araba e, anche se alcune considerazioni architet-      evidenti testimonianze.
toniche sono state avanzate per dubitarne (Galdieri
2000; Cresti 2007), è generalmente ritenuta evidente         Favara o Maredolce
l’influenza fatimide sia nell’architettura degli edifici
che nel disegno dei parchi e dei giardini con forti radi-        Seppure le risultanze archeologiche e le fonti lette-
ci nella cultura paesaggistica egiziana e prima ancora       rarie siano ritenute insufficienti ad attribuire con cer-
persiana (Bellafiore, 1990). Possono essere ricondotti       tezza al periodo arabo, o a epoca addirittura preesi-
alla tipologia degli agdal (termine di origine berbera       stente, la fondazione della Favara, la sua natura isla-
la cui etimologia rimanda a uno spazio verde suburba-        mica è ritenuta evidente. Il palazzo ricalca, infatti, il
no privato, recintato e dotato di un bacino d’acqua) o       modello di un caravanserraglio, testimonia nelle sue
al sinonimo buhayra che letteralmente significa “pic-        forme e nelle tecniche costruttive la cultura fatimita
colo mare”, designando così la grande ampiezza di            delle maestranze che lo realizzarono, mentre il parco
bacini impiegati per l’irrigazione e che viene usato         presenta i caratteri propri di un agdal o di una buhay-
per indicare i grandi frutteti irrigui e comprendere, in     ra. L’uso del termine buhayra è del resto già utilizza-
accordo con l’architettura dei palazzi, anche spazi          to per la Favara nel 1172 da Beniamino di Tuleda che
definibili come riyad, tipologia del resto esplicitamen-     a proposito del bacino scrive che arabes Albehira
te nominata da Ibn Hawqal quando cita la Bab ar              vocant (Morso, 1827). Autore del Parco e dell’am-
riyad, la porta dei giardini che si apriva sul palazzo       pliamento, se non dell’edificazione, del palazzo è
reale.                                                       Ruggero II. Ruggero intervenne attraverso movimenti
                                                             di terra che resero possibile, in una depressione palu-
                                                                                                                     23
Barbera

7                                                                        8

9                                                                       10

          Fig. 7 - Il Genoard in una miniatura del 1195 del Liber ad hono-
          rem Augusti.
          Fig. 7 - The Genoard in a miniature of 1195 of Liber ad honorem
          Augusti.
          Fig. 8 - L’isola di agrumi al centro del bacino della Favara.
          Fig. 8 - The island of citrus in the center of the of the Favara.
          Fig. 9 - La Cuba in una ricostruzione di Rocco Lentini (1922).
          Fig. 9 - The Cuba according to Rocco Lentini (1922).
          Fig. 10 - La Zisa in una ricostruzione di Rocco Lentini (1935).
          Fig. 10 - The Zisa according to Rocco Lentini (1935).
          Fig. 11 - Il salsabil e lo shardiwan con i mosaici che raffigurano
          palme, alberi da frutto, uccelli esotici e arcieri.
          Fig. 11 - The salsabil and the shardiwan with the mosaics depict-
          ing palms, fruit trees, exotic birds and archers.

     11

24
Parchi, frutteti, giardini e orti nella Conca d’oro

dosa, l’accumulo delle acque provenienti dalla                 è una sfida importante per chi ha a cuore la Conca
Fawarra che sgorgava da monte Grifone. Le acque a              d’oro. È stato anche ipotizzato il ritorno dell’acqua
valle erano fermate da una diga di grossi conci fino a         (Scognamiglio e Corselli D’Ondes, 2004): ipotesi
creare un “vivaio” dove furono rilasciati pesci di             affascinante che potrebbe essere anticipata dal recu-
diversa provenienza e dove il re “con le sue donne             pero del vecchio agrumeto sull’isola e da un interven-
viene sovente a sollazzarsi” in “regie barchette orna-         to a verde sul bacino del lago, fino ad anni recenti
te d’oro e d’argento” (Romualdo Salernitano cit. in            coltivato ad orto, che sostituisca percettivamente
Bellafiore, 1996). Il palazzo per tre lati, il muro che        all’acqua un prato naturale fiorito, in accordo con
cingeva il parco e il fondo stesso del lago furono rive-       quella tipologia di paesaggio che costituisce “uno
stiti di intonaco idraulico e al centro fu creata, con         degli attributi più affascinanti del giardini islamico”
riporti di terra fino a coprire un banco affiorante di         (Mazzino, 2001).
roccia calcarea, un’isola (fig. 8). Eccezionale testimo-
nianza sui caratteri del parco di Ruggero sono in una          Il Genoardo
poesia (qasidah) di Abd ar-Rahman: dal lago, grande
riserva d’acqua per usi irrigui, oltre che specchio                In una miniatura del 1195 del Liber ad honorem
d’acqua sul quale si riflette il palazzo duplicando la         augusti di Pietro da Eboli, che ritrae Palermo ripar-
bellezza e il potere, si sviluppano nove canali destina-       tendola in riquadri che rappresentano i suoi quartieri,
ti all’irrigazione. “I rami dei giardini” che “sembra-         in alto a destra è raffigurata un’alta torre e sotto di
no protendersi a guardare i pesci delle acque e sorri-         essa palme, viti, alberi da frutto, uccelli e animali sel-
dere” (Di Matteo, 1980) rimandano alle indicazioni             vatici. L’indicazione è Viridarium Genoard, dall’ara-
dell’andaluso Ibn Luyun (1988) sulla “disposizione             bo jannat al ar (gannat al-ard), “paradiso della
dei giardini”, mentre “gli aranci superbi                      terra”.
dell’isoletta”, posta al centro di un grande lago artifi-           La grande torre merlata è presumibilmente il
ciale, richiamano le indicazioni di Ibn al Awwam               Palazzo Reale e il Genoardo era quindi in continuità
affinché nei giardini gli alberi di arancio amaro              con esso. Lo storico Fazello, alla metà del XVI seco-
“appaiano come piantati nell’acqua”.                           lo, lo trova ricoperto da orti e vigneti ma lo ricorda
    La qasadah fa anche riferimento al “duplice lago”,         come uno spazio che “era chiamato Parco” protetto
cioè alla possibilità dal palazzo di godere insieme            da un muro “di giro quasi due miglia”, con “molti
della vista del vicino Mare Tirreno e del “piccolo             orti e assaissime sorti di frutti bellissimi e da ogni
mare” creato dalle acque della Fawarra. Vista che              banda erano lauri e mirti che gittavano gratissimi
porterà alla denominazione alternativa di Maredolce.           odori e d’intorno alcune cappellette in volta fatte per
Le due palme sono probabilmente parte di un più                ricreamento de’ Re, la maggior parte delle quali eran
vasto dattileto di cui si parla in un diploma del 1174         poste in una strada diritta e lunga, che dal principio e
(Tramontana, 1999).                                            dal fine mostrava il mezzo. Nel quale era un vivajo
    Nonostante profonde manomissioni e ingombranti             grande, dove si serbavano i pesci ed era fabbricato di
presenze, la Favara mantiene oggi con una evidenza             grossissime pietre lavorate in quadro… Soprastano a
che non ha molti esempi nel mondo islamico, i carat-           questo vivajo bellissime abitazione fatte con bellissi-
teri dell’agdal: di fronte al palazzo, in buona parte già      ma architettura… sopra le quali sono alcune lettere
recuperato, il bacino del lago si mostra nei suoi confi-       saracine intagliate… In una parte di questo parco si
ni e in molti elementi costruttivi ancora intatto.             tenevano d’ogni sorte d’animali selvatichi… Questo
Sull’isola, anch’essa chiaramente percepibile, un vec-         luogo è da palermitani chiamato Cuba … Vicino a
chio agrumeto rimanda ad un uso del suolo che è                questo Parco un mezzo miglio verso settentrione era
anche esso sostanzialmente immutato (se non nella              un altro giardino regio il quale si chiamava, e si
specie di agrumi: il mandarino giunto in Sicilia solo          chiama ancor oggi, con voce saracina Zisa, il quale è
all’inizio del XIX secolo e nella intensificazione cul-        pieno di frutti domestichi, e di fontane indeficienti”
turale visto che gli agrumi in periodo islamico erano          (Fazello, 1990).
coltivati in coltura promiscua). Ulteriore legame è il             La Zisa, la Cuba e la Torre Alfaina, di cui Fazello
sistema irriguo tradizionale ancora esistente che, sep-        non fa cenno, realizzate da Guglielmo II (secondo
pure fortemente manomesso, riprende la cultura irri-           alcune ipotesi anche l’Uscibene) sono i palazzi che
gua islamica nelle forme, nei manufatti, nelle tecni-          ancora oggi sopravvivono di un grande parco che
che.                                                           nelle sue forme e funzioni manifesta i caratteri della
    Per la sua storia, per i suoi caratteri architettonici e   cultura paesaggistica islamica.
paesaggistici, il recupero della Favara e del suo parco,           La Cuba è riferibile a simili edifici del Maghreb
                                                                                                                       25
Barbera

(Lorenzi, 2006). Si affacciava, come rievoca un qua-         caratteri dell’agronomia araba medievale. Sono visi-
dro di Rocco Lentini (La Cuba, 1922) (fig. 9), su un         bili i fondamenti di scienze moderne come l’agroeco-
bacino quadrato di 40 canne (81,84 m di lato) che            logia e l’ecologia del paesaggio capaci di studiare e
ancora alla fine del XVI secolo risultava leggibile e di     governare la complessità dei sistemi agricoli.
cui ancora oggi si rinvengono tracce dell’intonaco               Non solo con finalità storiche è quindi utile, anco-
idraulico che lo ricopriva. A monte della Cuba, la           ra oggi, una lettura critica del sapere agricolo medie-
Cuba Soprana altrimenti indicata come Torre Alfaina          vale arabo, riaffermando un’attenzione che era stata
e oggi inglobata nell’edificio settecentesco di villa        propria dell’agronomia europea e che solo negli anni
Napoli. A poche decine di metri, sullo stesso asse di        recenti dell’agricoltura industriale è stata trascurata.
simmetria, il piccolo padiglione della Cubula o picco-       Un’attenzione che sarà viva nella Spagna del XVIII
la Cuba che potrebbe aver fatto parte del bacino, ali-       secolo con il movimento fisiocratico (la traduzione in
mentato da acque che sgorgavano dall’edificio e di           spagnolo apparirà ad opera di Banqueri nel 1802) e in
cui sono state trovate tracce.                               Francia (la traduzione in francese di Clement Mullet
    Infine, il più importante dei palazzi normanni           è del 1864-67) in coincidenza con la conquista algeri-
palermitani, la Zisa, da Aziz (nobile, forte, glorioso,      na della metà del secolo e quindi con la necessità di
splendido) costruita tra il 1164 e il 1168 da Guglielmo      affrontare i problemi agronomici di una “diversa”
I e completata da Guglielmo II (fig. 10). Nonostante         agricoltura. Molto ridotta invece l’attenzione della
numerose e pesanti manomissioni il palazzo mostra            cultura agronomica italiana ad esclusione di una par-
evidente l’impronta fatimita e anche nella sua colloca-      ziale traduzione del trattato di Ibn al Awwam, dal
zione è attento a godere della prossimità del mare e         titolo L’agricoltura presso gli arabi tratta da Ibn Al
delle montagna e di quel “paradiso terrestre che si          Awwam, ad opera di Crispo Moncada, nel 1879 e di
apre agli sguardi” come recita un fregio in caratteri        più recenti lavori di Pastena (1961) e Zaccaria
naskhi.                                                      (1980).
    La Zisa mostra chiaro il riferimento alla tipologia          Da qualche anno le opere degli agronomi andalusi
di ryad. Il bacino aveva al centro un chiosco a cupola       appaiono in nuove traduzione e soprattutto in Spagna
ed era collegato all’iwan, che apriva il palazzo all’e-      (in modo particolare presso la Escuela di Estudios
sterno, da un salsabil: un sistema di canalette e picco-     Arabos di Granada) vengono studiati con attenzione.
le vasche a partire da uno scivolo d’acqua                   Attenzione di storici e di paesaggisti soprattutto, cui
(shardiwan) scolpito e sormontato da un soffito a            merita di affiancarsi quella degli agronomi.
muqarnas e mosaici con palme e alberi da frutto,             Un’attenzione che deve restare, in continuità con i
uccelli esotici ed arcieri. Il bacino veniva utilizzato      caratteri propri dell’agronomia arabo andalusa, multi-
per irrigare giardini e frutteti (pulchris pomiferis et      disciplinare, colturale e culturale. Rileggerne i testi,
amenis viridari come scriveva nel XII secolo                 ritrovarne l’attualità nell’approfondita conoscenza
Romualdo Salernitano. Il salsabil, ritenuto il “meglio       delle fonti classiche e delle realtà agricole locali,
conservato tra i più antichi” (Tabbaa, 1986) è, oggi,        nella comprensione della complessità e nella capacità
in corso di restauro (fig. 11). Avrà il difficile compito    di dialogare con le altre culture, anche con quelle
di collegarsi al nuovo giardino sorto al posto del           umanistiche, abbandonando una visione troppo euro-
“vago giardino di Limoni, Cedri, Naranzi, et di altri        centrica del sapere agronomico, sembra essere un’uti-
simili fruttiferi alberi” di cui aveva scritto Leandro       le indicazione per accompagnare il futuro, altrimenti
Alberti nel 1550 (Caronia, 1987) e che costituivano          difficile, dell’agricoltura e del paesaggio mediterra-
ancora fino ad una decina d’anni fa l’uso prevalente         neo.
del suolo. Oggi è sorto un nuovo giardino che con una
profusione di marmi e di cemento e con molta imperi-         Riassunto
zia agronomica ha cercato un rapporto con l’antica
Zisa che meritava attenzioni e confronti ben diversi.            La Sicilia è stata tra il IX e il XII secolo sotto l’in-
                                                             fluenza politica e culturale dell’Islam. In quegli anni
Conclusioni                                                  l’isola è stata protagonista di una “rivoluzione agra-
                                                             ria” che ha modificato il suo sistema agricolo e il pae-
   Nei testi degli agronomi arabo andalusi, nei reso-        saggio. La grande novità apportata dall’agricoltura
conti dei geografi e dei viaggiatori della Sicilia araba e   araba medievale risiede nel fatto che le nuove tecni-
normanna, nell’eredità ancora chiaramente percepibile        che, le nuove specie, le nuove condizioni sociali ed
dei sistemi colturali tradizionali, dei paesaggi, dei par-   economiche convergevano in una visione sistemica
chi e dei giardini di origine medievale sono evidenti i      del campo coltivato. Una visione moderna che
26
Puoi anche leggere