Opportunità e diritti per le persone di minore età - La condizione minorile in Provincia di Viterbo - Garante ...
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Area della ricerca Opportunità e diritti per le persone di minore età La condizione minorile in Provincia di Viterbo 0 Alberto Castori COOP. ZOE
SOMMARIO Introduzione ................................................................................................... 3 Perché una ricerca sulla condizione minorile in Provincia di Viterbo (motivazioni e considerazioni generali sui risultati emersi a cura della d.ssa Bove) ................................................................................................. 3 Il progetto Opportunità e diritti per le persone di minore età; l’uso dei dati a supporto della programmazione ( Enrico -Martino) ........................ 3 Premessa ........................................................................................................ 4 Condizione Minorile: cosa si intende come monitorarla ........................... 4 I minori nella provincia di Viterbo.................................................................. 9 i dati che ci sono ......................................................................................... 9 Composizione demografica della popolazione residente ...................... 9 La famiglia ............................................................................................ 14 Fecondità .............................................................................................. 18 crisi economica..................................................................................... 20 I minori di origine straniera.................................................................. 23 Le scuole ............................................................................................... 27 I dati che non ci sono ............................................................................... 30 una panoramica ................................................................................... 31 TEMPO LIBERO ..................................................................................... 33 Lo SPORT è dei giovane ma comporta anche rischi ............................. 34 cELLULARe imprescindibile .................................................................. 34 Internet: opportunità e rischi............................................................... 35 Iperconnessi ......................................................................................... 38 Schiavi di una ossessione estetica........................................................ 39 La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 1
Fumo e consumo di alcol e droghe ...................................................... 40 Comportamenti a rischio in adolescenza ............................................. 41 povertà ................................................................................................. 41 maltrattamenti ..................................................................................... 45 Disincanto............................................................................................. 45 Desideri ................................................................................................ 46 Alcuni dati ............................................................................................ 47 Le strutture a supporto dei giovani nella Provincia di Viterbo .................... 58 Quante sono ............................................................................................. 58 Di cosa si occupano .................................................................................. 61 La situazione nei distretti ............................................................................. 62 La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 2
INTRODUZIONE PERCHÉ UNA RICERCA SULLA CONDIZIONE MINORILE IN PROVINCIA DI VITERBO (MOTIVAZIONI E CONSIDERAZIONI GENERALI SUI RISULTATI EMERSI A CURA DELLA D.SSA BOVE) IL PROGETTO OPPORTUNITÀ E DIRITTI PER LE PERSONE DI MINORE ETÀ; L’USO DEI DATI A SUPPORTO DELLA PROGRAMMAZIONE ( ENRICO -MARTINO) La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 3
PREMESSA CONDIZIONE MINORILE: COSA SI INTENDE COME MONITORARLA Cosa si intende per condizione minorile? Chi la determina nei suoi contorni? Queste domande, e non solo, si sono profilate all’orizzonte allorquando ci siamo messi in azione per dare seguito al bando della Provincia di Viterbo per una ricerca sulla condizione minorile. Il capitolato si prefiggeva l’obiettivo di conoscere la condizione dell’infanzia e dell’adolescenza nella Tuscia. Per decifrare la condizione (vale a dire il modo di essere, la natura, la qualità) dell’infanzia e dell’adolescenza nella Tuscia, dobbiamo necessariamente partire da una definizione delle stesse che ci permettano di leggere i dati raccolti come vicinanza o distanza da una condizione data. Ma esiste una condizione “data” per l’infanzia e l’adolescenza? Ovviamente no, questa si compone (come per qualsiasi altra fascia d’età e più in generale per la condizione umana) di molte cose, è un mosaico complesso il cui valore medio non ci restituisce un modello a cui tendere ma semplicemente un punto di raffronto intorno al quale imbastire ipotesi e ragionamenti. E questo faremo partendo dai dati, apparentemente più oggettivi e facili da restituire, quelli anagrafici. La Convenzione dei diritti dell’infanzia riporta, infatti, nel primo articolo: “s’intende per fanciullo ogni essere umano in età inferiore ai diciotto anni, a meno che secondo le leggi del suo Stato, sia divenuto prima maggiorenne”. Facile, dunque, almeno in apparenza, o perlomeno facile se consideriamo alla stessa stregua un neonato e un liceale diciassettenne: se può funzionare dal punto di vista definitorio, qualche problema lo crea nel momento in cui di quella fascia d’età dobbiamo delineare esigenze, diritti e problematiche, nonché valutare come le istituzioni si organizzano per offrire servizi e risposte a difficoltà materiali e psicologiche così diversificate. E dunque, anche un dato che sembrava facilmente circoscrivibile ai fini della ricerca sconta un alone definitorio, soprattutto La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 4
agli estremi: si tende, infatti, a non considerare nelle statistiche ufficiali che non siano legate alla salute, i primissimi anni di vita, così come si tende ad allargare la condizione adolescenziale ben oltre il limite della maggiore età. Se questo vale per una definizione anagrafica, maggiori problemi si hanno, inevitabilmente, quando si prendono in considerazione i diritti e i bisogni dei minori, che necessitano di ulteriori passaggi per essere circoscritti in una cornice di senso che ci aiuterà nella lettura dei dati lungo tutto il percorso della ricerca. Il punto di partenza non può che essere la già citata Convenzione internazionale sui diritti del fanciulli firmata a New York, presso l’ONU, il 20 novembre 1989 e resa esecutiva in Italia con la legge n. 176 del 1991. Nella Convenzione si legge che: “tutti i bambini e le bambine hanno diritto: alla vita, alla salute, ad una educazione che consenta di sviluppare pienamente la propria personalità ed il proprio carattere; ad essere protetti contro ogni forma di violenza, maltrattamento e sfruttamento; al tempo libero, al gioco ed al riposo; a non essere discriminati in alcun modo per motivi di razza, colore, sesso, lingua, religione, condizione economica e opinione politica”. Vale a dire che non solamente si cerca di tutelare i minori rispetto ad abusi o privazioni materiali, ma che ci si prende carico anche dei loro molteplici diritti in termini di benessere, tutelandone il tempo libero, il gioco e il riposo. In Italia, c’è almeno un altro riferimento normativo cui corre l’obbligo fare riferimento quando si parla dei minori, ed è la legge 285 del 1997 sull’infanzia e l’adolescenza. La legge si propone di progettare, sviluppare e realizzare interventi finalizzati alla promozione effettiva dei diritti dei minori, con l’obiettivo di garantire loro quelle opportunità imprescindibili per una crescita sana, equilibrata e armonica. Un aspetto non secondario della legge citata, almeno stando agli operatori del settore che abbiamo ascoltato in questi mesi, è che si pone quale primo grande strumento di cambiamento nel sistema delle politiche sociali italiane per almeno quattro ragioni: La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 5
1. perché sceglie gli itinerari della crescita, della formazione, e della socializzazione come luogo di prevenzione del disagio e di rafforzamento delle identità. 2. perché si tratta di una legge che definisce le politiche per l’infanzia e l’adolescenza non come un sotto settore di quelle assistenziali, ma anzi ne fa un tratto distintivo delle politiche sociali. 3. perché chiede alle istituzioni, alla società civile e alle organizzazioni non lucrative, di contribuire direttamente all’elaborazione dei Piani di intervento (non solo, dunque, alla realizzazione di attività) 4. infine perché sottolinea l’intreccio tra solidarietà sociale e compatibilità ambientale; un intreccio costruito a partire dal rispetto dei diritti umani, in generale, e di quelli dei bambini e delle bambine in particolare1. La legge 285 porta con sé una nuova modalità di programmazione territoriale, obbligando i comuni ad associarsi per la realizzazione dei servizi e richiedendo (per la progettazione e l’implementazione degli interventi) la collaborazione e il coordinamenti tra settore sociale, educativo, sanitario, e urbanistico (solo per citare i principali). La legge 285 è stata anche la prima ad avere introdotto l’Accordo di Programma tra tutti gli attori coinvolti, per realizzare i piani territoriali. Di estrema importanza anche la collaborazione con le aziende sanitarie locali per progettare in modo integrato interventi che riguardano i bambini e gli adolescenti. Questo modello ha rovesciato la prospettiva usuale nelle modalità d’intervento mettendo in primo piano, nelle intenzioni, i bisogni dei minori 1 Firenze Istituto degli Innocenti ,Quaderni del Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza , Centro Stampa della Scuola Sarda , Cagliari , Giugno 2004, pag. 127 e 128 La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 6
e delle loro famiglie così come emergono sul territorio, con un ribaltamento di prospettiva: non più condizioni create in laboratorio e poi calate (e forzate) nella realtà, ma partire dall’esperienza viva degli operatori, che da anni lavorano sul territorio e che dovrebbero (meglio: sarebbero dovuti) diventare i progettisti sociali per interventi e servizi realmente utili in un determinato territorio. Non da ultimo, la legge 285 imponeva di verificare l’efficacia degli interventi adottati e evidenziare le eventuali necessità di riprogettazione. È partendo da questi due capisaldi che ci si è mossi nella raccolta e sistematizzazione dei dati sui minori in provincia di Viterbo: si badi “raccolta e sistematizzazione dei dati” che ci sono (come espressamente richiesto dal capitolato di gara) quasi a rinunciare ad una più estesa ricerca sulla condizione minorile. Ma chi ha commissionato il bando era probabilmente più consapevole di noi circa la disponibilità di dati sull’argomento: ci siamo dovuti scontrare con questa realtà e, dopo aver provato a combatterla in tutti i modi, ci siamo arresi all’evidenza e abbiamo cucinato questo report con i soli dati a disposizione. Non abbiamo però voluto rinunciare alla descrizione di un disegno di ricerca che nelle nostre intenzioni avrebbe dovuto essere più ampio: così si spiega la presenza di un capitolo dal titolo bizzarro come “i dati che non ci sono”: proprio a testimoniare che per una completezza di lettura della condizione minorile ci sarebbe bisogno non tanto (e non solo) di un supplemento di indagine, ma della disponibilità di dati che malgrado tutta la retorica sui dati aperti e la messa a disposizione da parte delle pubbliche amministrazioni del patrimonio informativo a favore della conoscenza (e del controllo) dei cittadini, è molto difficile far emergere in superficie. Eppure la conoscenza e la messa a disposizione dei dati è parte essenziale della programmazione e della pianificazione delle risorse così come richiesto dalla citata legge 285. Come si stabilisce, infatti, a quali interventi dare priorità, sui tanti possibili? Come si verifica l’efficacia delle azioni messe in campo? Come si riprogetta un intervento sul campo se non si hanno dati relativi alla sua reale fruizione? La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 7
Non ci sembrano domande oziose di chi fa della ricerca (e dei sui dogmi) un mero esercizio retorico, ma un elemento imprescindibile per conoscere la realtà sulla quale andare ad incidere e conseguentemente deliberare verificandone i risultati. Un’azione che risulta scomoda ai più perché pone il fianco alla trasparenza, e dunque al giudizio e alla sanzione da parte dell’opinione pubblica che, invece, nella nebbia dell’indistinto non può eccepire e quindi accetta come buone le cose (e di cose buone ce ne sono) che vengono realizzate. Questa, d'altronde, non è una preoccupazione solo nostra e solo limitata alla provincia di Viterbo se il Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia conferma “i propri timori per la scarsità dei dati disponibili sul rispetto dei diritti dei minori, in particolare le statistiche sui bambini vittime di violenza, privati dell’ambiente familiare (compresi i minori in affidamento), vittime di sfruttamento economico, affetti da disabilità, adottati, rifugiati e richiedenti asilo. Esprime inoltre preoccupazione per le notevoli differenze esistenti nella capacità e nell’efficacia dei meccanismi di raccolta dei dati a livello regionale. Il Comitato sollecita l’Italia a garantire che il sistema informativo nazionale sull’assistenza e la tutela dei minori e delle loro famiglie raggiunga la piena operatività e disponga delle necessarie risorse umane, tecniche e finanziarie per essere efficace nella raccolta delle informazioni pertinenti in tutto il paese, rafforzando così la capacità dello Stato parte di promuovere e tutelare i diritti dei minori”2. 2 Tratto dal 6° Rapporto CRC di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. Anni 2012 – 2013. La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 8
I MINORI NELLA PROVINCIA DI VITERBO I DATI CHE CI SONO COMPOSIZIONE DEMOGRAFICA DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE I minori residenti in provincia di Viterbo, al primo gennaio 2013, sono 50.926 di cui quattro coniugati. Corrispondono al 16,13% dell’intera popolazione residente, che ammonta a 315.623 abitanti. La composizione della popolazione per classi d’età assume, ormai, una forma a botte con una incidenza di minorenni di poco inferiore a quella degli ultrasettantenni (fig.1). I minorenni sono prevalentemente maschi (l’8,7% del totale a fronte dell’8,3% delle femmine), una prevalenza che però si annulla dopo i trent’anni per poi vedere una preponderanza femminile sempre più netta e che aumenta all’aumentare dell’età (fig.2) Fig. 1 - Popolazione residente in Provincia di Viterbo per classi d’età (val.%) 90-99 anni 0,8 80-89 anni 5,7 70-79 anni 9,9 60-69 anni 12,1 50-59 anni 13,8 40-49 anni 15,8 30-39 anni 14,2 20-29 anni 10,6 10-19 anni 8,6 0-9 anni 8,4 fonte : Istat, 2013 La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 9
Fig. 2 – Popolazione residente per classi d’età e sesso (val. % sul totale della popolazione) 7,8 8,0 maschi femmine 7,1 7,1 7,0 6,8 6,2 5,9 5,4 5,3 5,4 4,3 4,1 4,4 4,5 4,2 3,6 2,1 0,6 0,2 0-9 anni 10-19 20-29 30-39 40-49 50-59 60-69 70-79 80-89 90-99 anni anni anni anni anni anni anni anni anni Nel corso degli ultimi due anni la popolazione residente è aumentata di 3.000 unità (per la precisione di 2.949 unità) dovuta quasi in egual misura ad un saldo migratorio interno e ad un saldo migratorio con l’estero (cfr. tab.1). In particolare nel corso del 2012 si riscontra un notevole incremento di nascite più che bilanciato da un numero di morti altrettanto consistente che porta il saldo naturale in territorio negativo. Ad essere cresciuti molto sono stati i residenti provenienti da altri comuni italiani (+ 7.700 unità) in parte bilanciati da un altrettanto consistente fetta di popolazione (6.840 unità) che ha scelto di andare a vivere in altri comuni. Anche il saldo migratorio con l’estero vede un notevole incremento rispetto al 2011: sono arrivate nella nostra provincia 1.901 persone, a fronte di 485 che hanno invece scelto di andare a vivere fuori dall’Italia. Le famiglie presenti sul territorio provinciale sono 144.068 con un saldo positivo di ben 892 famiglie in più rispetto al 2011. Il numero medio di La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 10
componenti per famiglia si attesta a 2,18 persone: in leggere aumento rispetto l’anno precedente. Le convivenze registrate in provincia sono 154 (anch’esse in leggero aumento) e coinvolgono 1.872 persone residenti. La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 11
Tab 1 - Popolazione residente, bilancio anni 2011-2012 (v.a.) Tipo di indicatore 2011 2012 Popolazione inizio periodo 312.864 312.674 Nati vivi 638 2.644 Morti 817 3.745 Saldo naturale -179 -1.101 Iscritti da altri comuni 1.937 9.637 Cancellati per altri comuni 1.709 8.549 Saldo migratorio interno 228 1.088 Iscritti dall'estero 546 1.901 Cancellati per l'estero 87 485 Saldo migratorio estero 459 1.416 Saldo migratorio 687 2.504 Iscritti per altri motivi 125 2.299 Cancellati per altri motivi 823 753 Saldo per altri motivi -698 1.546 Saldo migratorio e per altri -11 4.050 motivi Totale iscritti 3.246 16.481 Totali cancellati 3.436 13.532 Saldo totale -190 2.949 Popolazione fine periodo 312.674 315.623 Numero di famiglie 143.176 144.068 Popolazione residente in famiglia 310.925 313.751 Numero medio di componenti per 2,17 2,18 famiglia Numero di convivenze 143 154 Popolazione residente in 1.749 1.872 convivenza Elaborazione su dati Istat, 2013 La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 12
Per meglio capire le evoluzioni demografiche di medio periodo abbiamo seguito alcuni indicatori nel corso degli anni che vanno dal 2002 al 2011 (tab.2). Il tasso di natalità fa registrare un punto di incremento nel corso del decennio, dovuto prevalentemente alla maggiore propensione procreativa degli immigrati. Anche il tasso di mortalità cresce nel corso del decennio, ma solo dello 0,3 per mille. Diminuisce sensibilmente il tasso di nuzialità che passa dal 5,2 di inizio periodo al 3,3 del 2011: quasi un dimezzamento nel decennio. Il saldo migratorio interno è positivo, anche se fa registrare il valore più basso del periodo considerato. Anche il tasso migratorio con l’estero fa registrare un + 3,9; ma va segnalato che questo indicatore (che registra il differenziale tra provenienti da nazioni estere e quanti scelgono di andare a vivere all’estero) risulta molto fluttuante nel corso degli anni avendo fatto registrare anche un + 9,5 nel 2003 e un + 14,1 e + 9,1 negli anni 2007 e 2008 a testimonianza di un biennio di grande incremento di stranieri, che si è arrestato con il sopraggiungere della crisi economica. Di conseguenza anche il saldo di migrazione totale e il tasso di crescita totale, pur rimando sempre in territorio positivo, testimoniano una certa volatilità dovuta alle impennate di nuovi cittadini riscontrate nel 2003 e in prossimità del biennio 2007-2008. L’indice di dipendenza strutturale è un importante indicatore di rilevanza sia economica, sia sociale: esso rappresenta il numero di individui non autonomi per ragioni demografiche (minori di 14 anni e ultrasessantacinquenni) ogni 100 individui potenzialmente indipendenti (vale a dire coloro che sono compresi nella fascia d’età tra i 15 e i 64 anni e che, statisticamente, sono considerati popolazione attiva). In Provincia di Viterbo tale indice segna 52,1 vale a dire che tra anziani e ragazzi c’è una fetta consistente di persone di cui la popolazione attiva deve in qualche modo occuparsi. L’indice di dipendenza degli anziani definisce il rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e la popolazione in età attiva. È una derivazione dell’indice precedente e testimonia quale sia la componente di persone anziane (e dunque quelle che in prospettiva sempre più avranno bisogno di assistenza) che in qualche modo sono a carico della cosiddetta popolazione attiva. Se un indice di dipendenza strutturale è superiore a 50 (come nel nostro caso) denota uno squilibrio generazionale: la componente La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 13
di anziani (che incide per 33 dei 52 punti, e risulta in costante crescita negli ultimi dieci anni) ci dice che questo disequilibrio è fortemente influenzato dalla quota più anziana della popolazione. Un disequilibrio confermato anche dall’indice di vecchiaia costantemente cresciuto nella prima metà del periodo per poi attestarsi sul valore di 173: vale a dire che per ogni 100 ragazzi sotto i 15 anni ci sono 173 anziani sopra i 65 anni di età. Di conseguenza l’età media della popolazione residente in provincia di Viterbo non ha fatto altro che crescere passando da 43,4 anni nel 2002 ai 44,8 del 2011. Tab.2 – Indicatori demografici in Provincia di Viterbo, anni 2002-2011 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Tipo indicatore tasso di natalità (per 7,7 7,9 7,9 7,8 8,3 8,3 8,6 8,7 8,5 8,6 mille abitanti) tasso di mortalità (per 11 11,9 10,5 11,3 11,2 11 11,5 11,4 11,5 11,3 mille abitanti) crescita naturale (per -3,4 -4 -2,6 -3,5 -2,9 -2,7 -2,9 -2,7 -3 -2,7 mille abitanti) tasso di nuzialità (per 5,2 5 5 4,5 4,9 4,7 4,5 4,2 3,8 3,3 mille abitanti) saldo migratorio interno 4,5 6,3 5,4 7 5,2 5,1 8,3 3,8 3,5 3 (per mille abitanti) saldo migratorio con l'estero (per mille 3 9,5 6 3 3,3 14,1 9,1 4,1 3 3,9 abitanti) saldo migratorio totale 7,5 15,8 11,4 10 8,5 19,2 17,4 7,9 6,6 7 (per mille abitanti) tasso di crescita totale 4,1 11,8 8,8 6,5 5,6 16,5 14,5 5,2 3,6 4,3 (per mille abitanti) indice di dipendenza 51,1 51,3 51 51,3 51,6 51,9 51,5 51,6 51,8 52,1 strutturale (valori %) indice di dipendenza 31,7 32,1 32,1 32,5 32,9 33,1 32,8 32,7 32,8 33 degli anziani (valori %) indice di vecchiaia 163,5 167,3 169,2 173,2 175,8 176,2 174,7 173 172,7 172,8 (valori %) età media della 43,4 43,7 43,8 44 44,2 44,4 44,5 44,5 44,6 44,8 popolazione Elaborazione su dati Istat, 2012 La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 14
LA FAMIGLIA Abbiamo già detto che le famiglie, in provincia di Viterbo, sono poco più di 144 mila e raccolgono 313 dei 315mila residenti: hanno dunque un ruolo preminente e di fondamentale importanza per la coesione sia economica che sociale Il numero medio di componenti per famiglia, in provincia, si ferma a 2,2 valore tra i più bassi della Regione Lazio, secondo solo alla provincia di Roma in cui il numero medio di componenti per famiglia si ferma ad uno sterile 2 (fig. 3). Se si analizza il trend di medio periodo si nota un aspetto contraddittorio: cresce il numero di famiglie ma crolla il numero medio dei componenti che passa da 2,5 a meno di 2,2 nell’arco di un decennio (tab.3 e fig.4). Fig. 3 - Numero medio di componenti per famiglia 2,4 2,4 2,2 2,2 2,0 Roma Viterbo Rieti Latina Frosinone Elaborazione su dati Istat, 2012 La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 15
Tab. 3 - Numero di famiglie in provincia di Viterbo, variazioni percentuali sull’anno precedente e numero di componenti medi. Variazione % su Componenti Anno Famiglie (n°) anno precedente medi 2002 116.244 - 2,5 2003 121.407 4,44 2,44 2004 123.505 1,73 2,43 2005 125.682 1,76 2,41 2006 127.781 1,67 2,39 2007 130.348 2,01 2,38 2008 134.206 2,96 2,35 2009 136.384 1,62 2,33 2010 137.836 1,06 2,32 2011 143.176 3,87 2,18 Elaborazione su dati Istat Fig. 4 - Trend del numero di componenti per famiglia(valori medi) 2,55 2,50 2,50 2,45 2,43 2,39 2,40 2,44 2,41 2,35 2,35 2,38 2,32 2,30 2,33 2,25 2,20 2,18 2,15 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Elaborazione su dati Istat La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 16
Elaborazione su dati Istat La popolazione viterbese, secondo lo stato civile, è composta prevalentemente da coniugati (sono più della metà della popolazione, e più uomini che donne), seguiti da celibi e nubili (anche in questo caso più uomini che donne). Relativamente al genere le parti si invertono e in quel 2% complessivo di divorziati si riscontrano decisamente più donne che uomini, così come tra i vedovi e le vedove che raggiungono insieme l’8% della popolazione residente ma la cui componente è formato soprattutto dalle donne che, all’interno della categoria, pesano per l’84%. Tab. 4 - Stato civile in provincia di VT (anno 2011) Stato Civile (n.) % Celibi 66.403 21,24 Nubili 56.986 18,23 Coniugati 78.360 25,06 Coniugate 78.179 25,00 Divorziati 2.750 0,88 Divorziate 3.811 1,22 Vedovi 4.257 1,36 Vedove 21.928 7,01 Tot. Residenti 312.674 100,00 Elaborazione su dati Isat La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 17
Fig. 5 – Composizione della popolazione per stato civile (anno 2011) coniugati/e 50% divorziati/e 2% vedovi/e 8% celibi/nubili 40% Elaborazione su dati Istat FECONDITÀ La crisi delle culle si è fatta sentire anche in provincia di Viterbo: dato preoccupante perché si innesta in un contesto demografico con una bassa propensione a fare figli, controbilanciato in Italia da una lenta ma costante ripresa che aveva caratterizzato l’ultimo decennio, quando dai 515 mila nati del 1998 si era giunti ai 576 mila del 2008, grazie soprattutto al contributo delle madri straniere. La serie storica dell’anagrafe italiana degli ultimi anni è un piano inclinato: nel 2009 si registra la prima battuta d’arresto (-8 mila bambini), seguita da una nuova contenuta perdita nel 2010 (-7 mila) e dalla flessione più ampia degli ultimi due anni che ha portato le nascite a 546 mila nel 2011 e a 534 mila nel 2012, per una perdita complessiva di oltre 40 mila nati e una caduta ai livelli del 2001 in La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 18
soli 4 anni. Gli ultimi e parziali dati delle anagrafi comunali, del resto, sembrano indicare un ulteriore peggioramento del quadro nel 2013. Anche il tasso di fecondità, che esprime il numero medio di figli per ciascuna donna che si trovi in età feconda (per convenzione dai 15 ai 49 anni) scende continuamente. In un’ottica generazionale il tasso di fecondità che assicura ad una popolazione la possibilità di riprodursi mantenendo costante la propria struttura è pari a 2,1 figli per donna. Nella nostra provincia (ma più in generale sia nel Lazio che in Italia) questa quota è garantita dalle sole donne straniere. Le donne italiane residenti in provincia fanno registrare il più basso tasso di fecondità dell’intera regione, distante sia dai valori medi regionali che da quelli nazionali. Anche l’età media delle madri alla prima gravidanza ci testimonia di un innalzamento di tale valore soprattutto per quanto concerne le madri italiane: in provincia di Viterbo l’età media delle madri alla nascita del loro primo figlio è di 32,34 anni, seconda solo alle madri residenti in provincia di Roma che partoriscono, mediamente, a 33 anni. Le madri straniere hanno il loro primo figlio a 28,2 anni: sono mediamente più giovani di quattro anni rispetto alle madri italiane residenti in provincia. I due dati sommati danno un’età media di 31,44 anni in linea con il dato medio regionale (esclusa Roma) e con quello italiano (tab. 5). Avere o non avere figli, nonostante tutto, resta comunque una scelta individuale. Il problema semmai è alla radice, ovvero a chi decide di avere figli viene chiesto di correre un rischio laddove, invece, sarebbe più opportuno tutelare un diritto. La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 19
Tab. 5 – Tasso di fecondità (val. %) ed età media delle madri al parto (2011) ETÀ MEDIA DELLE MADRI AL TASSO DI FECONDITÀ TOTALE PARTO italiane straniere totale italiane straniere totale ITALIA 1,29 2,37 1,42 32,02 28,44 31,39 LAZIO 1,34 2,33 1,46 32,72 28,6 31,97 Viterbo 1,17 2,24 1,32 32,34 28,21 31,44 Rieti 1,21 2,18 1,32 32,05 27,88 31,33 Roma 1,36 2,29 1,49 33 28,78 32,18 Latina 1,36 2,66 1,48 32,03 28,28 31,49 Frosinone 1,23 2,38 1,31 31,64 27,18 31,16 Elaborazione su dati Istat CRISI ECONOMICA Un ulteriore dato di sfondo ci pare opportuno segnalare a questo punto, per i riflessi diretti che ha sia sul benessere dei minori che sulla loro percezione del futuro: è il dato relativo all’economia, e alle concretissime preoccupazioni di tante famiglie circa il destino dei loro figli, che ne influenzeranno la crescita, la formazione, e le aspirazioni. Cosa percepiscono ragazzini e adolescenti della fase critica che stiamo vivendo? E come inciderà sul loro futuro? Non lo sappiamo, né ci risulta che esistano ricerche specifiche in materia sulla popolazione minorile. Allora, ancora una volta, ci tocca affrontare il problema partendo dai dati a disposizione, perché sappiamo che un aumento della povertà (sia assoluta che relativa) avrà conseguenze anche sulla condizione dei minori e chiamerà le istituzioni preposte a progettare nuove linee di interventi e nuovi servizi che fino a soli cinque anni fa erano, almeno nei numeri, marginali. C’è un indicatore che meglio di altri riesce a restituire, in maniera diretta, la condizione economica di un territorio: è il tasso di disoccupazione che, come illustra la figura 6, in sei anni è quasi raddoppiato, passando dal 6,8 La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 20
del 2006 al 13% del 2012. Un dato cui contribuisce in maniera preponderante la componente femminile (che tocca il 15%) e, soprattutto quella giovanile che nel 2013 è arrivata al 43% mettendo la provincia di Viterbo alla stessa stregua delle province meridionali del paese e che più direttamente influisce sulla percezione senza troppe speranze di chi si affaccia all’età attiva. Se analizziamo il trend per Sistemi Locali del Lavoro (SLL) che, lo ricordiamo, sono unità territoriali identificate da un insieme di comuni contigui legati fra loro dai flussi degli spostamenti quotidiani per motivi di lavoro, notiamo un movimento parallelo tra i diversi SLL, con un primo picco raggiunto nel 2009 a cui ha fatto seguito un lieve miglioramento nell’anno successivo, per poi riprendere a salire inesorabilmente. La situazione peggiore si riscontra nei sistemi locali del lavoro di Tarquinia e Tuscania che raggiungono, nel 2012, una disoccupazione del 13,8%. Meglio di tutti sembra comportarsi il SLL di Acquapendente (con un tasso di disoccupazione dell’11,4%, nel 2012) che però è anche il sistema del lavoro che, nel quinquennio considerato, è peggiorato maggiormente, crescendo di ben 3,9 punti percentuali dal 2007 (fig.7). La disoccupazione in Provincia di Viterbo è la più alta dell’intera Regione e ad esserne colpiti di più sono i lavoratori precari e, appunto i giovani. A completare un quadro già fosco dal punto di vista occupazionale, contribuisce anche il dato sulla casa integrazione. Le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni sono cresciute del 300% passando da 1,7 milioni di ore del 2008 alle quasi 6 milioni di ore del 2012 che coinvolgono circa 2.000 lavoratori residenti in Provincia. Il peggioramento trae origine da una crisi del sistema produttivo che si è andata accentuando in misura drammatica nel corso degli anni: al netto del settore agricoltura, in provincia di Viterbo hanno cessato l’attività quasi 7.700 imprese tra il 2008 e il 2012. Il tessuto produttivo che inizialmente aveva mantenuto un certo dinamismo, vede la situazione peggiorare nettamente nel corso nel 2012: il saldo netto tra imprese cessate e avviate, passa da un valore leggermente positivo, ad un -1% del 2012. È soprattutto il settore della ricerca e innovazione ad evidenziare un forte ritardo: La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 21
l’intensità brevettuale (n. di brevetti registrati per milione di abitanti) è molto inferiore rispetto alle altre province laziali e lontanissimo dalle medie del Centro – Nord del paese. Fig. 6 – Andamento del tasso di disoccupazione in Provincia di Viterbo 13,00 11,70 11,20 9,60 10,60 10,10 6,80 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Elaborazione su dati Istat La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 22
Fig. 7 - Tasso di disoccupazione, per sistemi locali del lavoro, in Provincia di Viterbo. 14,0 13,0 ACQUAPENDENTE 12,0 CIVITA CASTELLANA 11,0 MONTALTO DI CASTRO MONTEFIASCONE 10,0 TARQUINIA 9,0 TUSCANIA VALENTANO 8,0 VITERBO 7,0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Elaborazione su dati Istat I MINORI DI ORIGINE STRANIERA Alla crisi delle nascite, d’altra parte, sembra fare da contraltare il reflusso della popolazione straniera: ben 32mila stranieri hanno lasciato l’Italia nel 2011. La crisi sta modificando progressivamente le prospettive economiche e occupazionali dei migranti che iniziano a trovarsi per la prima volta in competizione con i nuovi disoccupati italiani, più disposti ad accettare lavori precari e poco retribuiti. Gli stranieri residenti in provincia, ad inizio 2013, sono 23.714, corrispondenti al 7,6% della popolazione residente. Tra questi poco meno di un quarto sono minorenni: per la precisione 5.744, equamente distribuiti tra maschi e femmine; e la maggioranza tra i minorenni (circa il 60%) ha meno di 10 anni. Comunque la componente straniera più consistente, se dividiamo la popolazione residente per classi d’età, la si ritrova nella fascia La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 23
che va dai 20 ai 40 anni, dove supera abbondamene il 13% della popolazione: quasi il doppio dell’incidenza media (fig. 8). Poco più del 10 per cento è la quota di minori stranieri sul totale dei minori residenti in Provincia di Viterbo, ma questi non sono distribuiti equamente fra i vari distretti socio sanitari della provincia: si concentrano, infatti, prevalentemente sugli ultimi tre distretti dove toccano percentuali più che doppie rispetto ai distretti VT1 e VT2. In termini assoluti si contano 1.498 minori stranieri nel distretto VT3 e 1.459 nel distretto VT5. Presi complessivamente (sia italiani che stranieri) i minori pesano in modo differente tra i vari distretti socio sanitari: arivano a sfiorare un terzo della popolazione nel distretto VT3 e si attestano intorno ad un quinto nei distretti VT4 e VT5. Più bassa la componente negli altri due distretti , con VT2 che si ferma al 13,6% (fig. 9). La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 24
Tab. 6 - Stranieri minori residenti al 1° gennaio 2013, per sesso (v. a.) maschi femmine totale 0 anni 215 195 410 1 anno 175 190 365 2 anni 192 150 342 3 anni 178 177 355 4 anni 181 170 351 5 anni 157 153 310 6 anni 151 169 320 7 anni 149 163 312 8 anni 147 142 289 9 anni 134 133 267 10 anni 143 157 300 11 anni 114 156 270 12 anni 133 131 264 13 anni 123 129 252 14 anni 139 139 278 15 anni 122 127 249 16 anni 127 136 263 17 anni 145 133 278 18 anni 131 138 269 Elaborazione su dati Istat, 2013 La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 25
Fig. 8 – Incidenza di stranieri sulla popolazione residente, per classi d’età (val. %) 90-99 anni 0,5 80-89 anni 0,3 70-79 anni 0,7 60-69 anni 1,8 50-59 anni 5,2 40-49 anni 8,9 30-39 anni 13,4 20-29 anni 13,7 10-19 anni 9,4 0-9 anni 11,4 Elaborazione su dati Istat, 2013 Fig. 9 – Distribuzione della popolazione minorile, italiana e straniera, tra i distretti socio sanitari 30,8 Italiani stranieri 20,8 28,0 19,7 15,2 13,6 18,3 17,0 14,0 12,5 1,2 1,1 2,8 2,5 2,7 VT1 VT2 VT3 VT4 VT5 Elaborazione su dati Istat, 2013 La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 26
LE SCUOLE In provincia di Viterbo ci sono 301 scuole: 255 statali e 46 paritetiche. Tra le scuole statali, quelle per l’infanzia sono un terzo del totale, seguite dalle scuole primarie e dalle scuole secondarie di primo e secondo grado (fig. 10) a cui si aggiunge un centro territoriale di supporto che offre consulenze e formazione a insegnanti, genitori e alunni sul tema delle tecnologie applicate a favore degli alunni disabili, istituito presso l’ufficio scolastico provinciale. Le istituzioni scolastiche presenti in provincia sono 46, divise tra 31 istituti comprensivi e 15 scuola secondarie di secondo grado. Tra le scuole secondarie di secondo grado si annoverano ben 11 licei scientifici (il 27 per cento di tutte le scuole secondarie provinciali), seguiti dagli istituti tecnici commerciali e dagli istituti tecnici industriali (fig.11). Le scuole paritarie sono in tutto 46, corrispondenti al 15,2% delle scuole provinciali e, anche tra le scuole paritarie, c‘è una forte prevalenza di scuole per l’infanzia che, nella fattispecie, è di 23 scuole: la metà di tutte le scuole paritarie (fig. 12). Fig. 10 - Scuole statali per tipologia 2° grado: 40; Centri 16% territoriali: 1; 1° grado:53; 0% 21% Infanzia: 85; 33% Primaria: 76; 30% Elaborazione su dati dell’Ufficio scolastico Regionale, anno scolastico 2012-2013 La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 27
Fig. 11 – Scuole secondarie di 2° grado in provincia di Viterbo 11 7 4 4 3 2 2 2 2 1 1 1 Elaborazione su dati dell’Ufficio scolastico regionale per il Lazio – AS 2012-2013 La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 28
Fig. 12– Scuole paritarie in Provincia di Viterbo II grado 26% Infanzia 50% I grado 9% Primaria 15% Elaborazione su dati dell’Ufficio scolastico Regionale, anno scolastico 2012-2013 Gli alunni che frequentano le scuole statali sono 40.545. Tra questi si contano 1.104 disabili, corrispondenti al 2,7% degli alunni, più della metà dei quali sono distribuiti tra le scuole primarie e le secondarie di II grado (tab.7). I 40.545 alunni sono distribuiti su 1.875 classi, il che ci restituisce un numero medio per classe di 21,6 alunni (tab. 8), ma con una distribuzione tutt’altro che omogenea tra le varie tipologie di scuola: si riscontra infatti un numero decisamente elevato di alunni nelle classi della scuola dell’infanzia (sono ben 26: il rapporto alunni/classe più alto di tutta la Regione Lazio) che si abbassa sensibilmente nelle scuole della primaria e risale leggermente passando alle scuole secondarie di primo e secondo grado (tab 9). La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 29
Tab. 7 - Distribuzione degli alunni fra le tipologie di scuola scuola totale alunni di cui disabili infanzia 7.432 115 primaria 12.532 429 secondaria di I° grado 8.032 261 secondaria di II° grado 12.549 299 Totale complessivo 40.545 1104 Elaborazione su dati dell’Ufficio scolastico Regionale, anno scolastico 2012-2013 Tab. 8 - Rapporto alunni per classe Alunni classi rapporto 40.545 1.875 21,6 Elaborazione su dati dell’Ufficio scolastico Regionale, anno scolastico 2012-2013 Tab. 9 - Distribuzione degli alunni per classe e per tipologie di scuola Scuola Alunni Classi Rapporto Infanzia 7.432 287 25,9 Primaria 12.532 640 19,6 Secondaria di I° grado 8.032 386 20,8 Secondaria di II° grado 12.549 562 22,3 Elaborazione su dati dell’Ufficio scolastico Regionale, anno scolastico 2012-2013 I DATI CHE NON CI SONO La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 30
UNA PANORAMICA Sappiamo dunque, quanti sono i minori in provincia di Viterbo, come sono distribuiti nei vari distretti socio sanitari, quale è l’incidenza di minori di origine straniera, come sono composte le classi scolastiche e, più in generale, quale è lo sfondo socio economico (in particolare familiare) su cui si muovono i minori. Ma ancora poco sappiamo di loro, delle loro esigenze, dei loro stili di vita, che tipo di disagio sono chiamati ad affrontare sia in termini materiali che psicologici. Per delineare un quadro esaustivo sulla condizione minorile che pure, visto il tema, ci pare assolutamente necessario, mancano tutta una serie di dati che ci parlino della quotidianità dei minori: come vivono, che tipo di relazioni hanno coi loro coetanei e con i genitori, se e quanto utilizzano le nuove tecnologie dell’informazione, se praticano sport, che tipo di aspettative hanno per il loro futuro, se vivono la scuola come un’opportunità o un parcheggio (alcuni di loro le definiscono “un carcere”) e così via. Anche per scalzare alcuni luoghi comuni che vedono quella della fanciullezza come un’età felice, la beata età del gioco e della spensieratezza, ci piace inserire qui il commento di Vittorino Andreoli ai dati dell’organizzazione mondiale della sanità di qualche anno fa. Così si esprimeva: “che ci sia una felicità di «natura», che poi si perde, è una pura illusione. Viene in mente Sigmund Freud che aveva parlato della nascita come trauma. E oggi non riusciamo nemmeno ad assicurare che dentro l’utero ci sia tranquillità, almeno dai cinque mesi e mezzo quando il feto è in grado di percepire i suoni acuti e dunque il battito del cuore materno con le sue variazioni ansiose e forse le voci rabbiose del mondo esterno. Un bambino su cinque (20%) soffre di anomalie della mente, un adolescente su cinque (20%) è un disturbato psichico e la previsione dell’Oms è che questi valori entro il 2020 raddoppino. In maniera specifica: sette ragazzi su cento, prima di raggiungere i diciotto anni, hanno sofferto di un episodio grave di depressione a cui si legano molti suicidi. La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 31
La presenza della fatica di vivere già ai primi passi nel mondo è il risultato degli studi sulla crescita e della scoperta di un bambino nuovo rispetto a quello dei tempi delle nostre nonne. Si pensava che, fino allo sviluppo del linguaggio verbale, il bambino fosse un vegetale da controllare con un metro e una bilancia per seguirne sviluppo in altezza e in peso, mentre oggi sappiamo che hanno bisogni psicologici fin dal primo momento di vita. Bisogni ricchi e complessi quanto nelle età successive, anche se espressi con linguaggi e maschere differenti. E se ci sono dei bisogni è possibile soddisfarli ma anche frustrarli. Una frustrazione che si fa dolore e il dolore può assumere le maschere della follia”.3 Follia a parte, ci restituisce una complessità che fin dai primi giorni di vita pone delle richieste specifiche di cui non siamo sempre consapevoli e le cui frustrazioni, che non sempre sappiamo leggere, contribuiscono a formare quella “condizione minorile” che stiamo cercando di delineare. E dunque non ci facciamo remore nel denunciare una carenza di dati necessari non tanto (meglio: non solo) alla completezza di questo lavoro, quanto per mettere in condizioni chi pianifica gli interventi su questa fascia d’età, di poter avere a disposizione un cruscotto utile proprio a meglio indirizzare le risorse (scarse, per definizione su queste tematiche) lì dove più è necessario o dove meglio potrebbero fruttificare (ed è questa la sola scelta che vorremmo fosse in capo al decisore politico). Riportiamo di seguito alcune suggestioni che ci vengono da altre analisi4 e che ci risulteranno utili per meglio delineare il contorno e la fisionomia 3 “La fatica di crescere” articolo apparso sul Corriere della Sera del 7/4/2001 4 Dalla seconda Relazione annuale al Parlamento dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (2013); all’Atlante dell’infanzia (a rischio) redatto da Save the Children (2013); dall’Indagine nazionale “Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani” della Società Italiana di Pediatria (2012); a “i diritti dell’infanzia e l’adolescenza in Italia” del Gruppo CRC (2013); dall’”Indagine conoscitiva sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia” realizzata dall’Eurispes per il Telefono Azzurro nel 2011; fino a “Maltrattamento sui bambini: quante le vittime in Italia?”. Realizzata da Cismai e Terre des La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 32
della condizione minorile, almeno per quanto concerne l’Italia o il centro Italia. Sarà poi cura di ciascun operatore che vorrà cimentarsi con queste pagine il raffronto con il territorio e i minori (reali) che conosce meglio e più da vicino. TEMPO LIBERO La maggior parte dei più piccoli, il 69,3%, ama rilassarsi guardando la televisione e, in particolare, solo il 4% dichiara di non fruirne mai, contro il 25,3% rilevato per il Pc, il 26,7% per il lettore dvd, il 41,1% per la playstation/Psp, il 42,9% per Internet, il 50% per il lettore Mp3 ed il 55,1% per il cellulare. Al 69% che dichiara di rilassarsi guardando la Tv vanno aggiunti o, meglio, associati, una quota pari al 53,3% di quanti dichiarano di passare il tempo giocando con i videogiochi (53,3%) o utilizzando il computer e Internet (42,5%). Particolarmente elevata appare, inoltre, la percentuale di quanti occupano le ore di libertà praticando uno sport (62,2%). Ma le ore libere dagli impegni giornalieri si passano anche ascoltando musica (47,3%), leggendo libri (44,4%) o fumetti (30,2%). Disegnare e/o dipingere affascina il 32,4% dei bambini che dichiara di prediligere questa attività durante il tempo libero. Suonare uno strumento musicale costituisce, per il 20,4% dei bambini, un’occasione per esprimere la propria creatività nelle ore libere della giornata. Meno diffusa appare la tendenza di trascorrere il tempo libero scrivendo un diario (19,2%) o esprimendo se stessi in un racconto o in una poesia (15,6%). Infine, solo il 12,4% del campione preferisce Hommes nel 2013. La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 33
spendere parte del proprio tempo mettendolo a disposizione di persone più svantaggiate. LO SPORT È DEI GIOVANE MA COMPORTA ANCHE RISCHI Nel 2006 oltre 17 milioni gli italiani con più di tre anni di età (circa il 30,2% della popolazione) praticavano uno o più sport: il 20,1% con continuità e il 10,1% in maniera saltuaria; a questi bisogna aggiungere gli oltre 16 milioni (28,4%) che, pur non praticando uno sport specifico svolgevano attività fisica e i sedentari (oltre 23 milioni, il 41% della popolazione). Ma lo sport risulta un’attività inversamente proporzionale all’età: la massima concentrazione di sportivi si ha nella classe di età 11-14 anni (65%) contro il 61,9% dei giovani tra 15 e 17 anni e il 57,1% dei 18-19enni. Al crescere dell’età diminuisce l’interesse per l’attività sportiva: si dichiara sportivo il 49,6% tra 20 e 24 anni. A partire dai 25 anni la quota diminuisce fino a diventare residuale nelle fasce d’età più anziane. Superati i 65 anni la percentuale scende sotto il 9% e tra gli over 75 anni si riduce al 2,8%. Ma non tutto è positivo come sembra, intorno a chi pratica uno sport. Si riscontra, infatti, una forte uso di sostanze dopanti tra chi pratica uno sport a livello amatoriale, e i più giovani, purtroppo non ne sono immuni: su un campione di 1.120 ragazzi e ragazze di età compresa tra i 12 e i 14 anni, è emerso che il 18,5% ritiene «accettabile assumere qualche integratore o qualche medicinale per migliorare le proprie prestazioni sportive» e che il 28,8% conosce, addirittura, qualche amico o compagno che lo fa. Il 76,8% dei ragazzi e ragazze intervistati, afferma, tuttavia, di ritenere rischioso «prendere integratori per migliorare le prestazioni atletiche» CELLULARE IMPRESCINDIBILE I telefonini (ne possiedono uno il 53,7% dei bambini ed il 97,8% degli adolescenti) gli I-Pod, e i social network rappresentano una sorta di appendice irrinunciabile per tanti adolescenti. Il telefonino è ormai La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 34
ampiamente diffuso anche tra i pre-adolescenti (lo utilizza il 95% degli intervistati) e negli ultimi anni è proprio in questa fascia di età che si è registrata una crescita esponenziale nell’uso del cellulare. Per quanto riguarda ciò che i ragazzi fanno con il telefonino, al primo posto troviamo l’invio di SMS (92%), quindi l’uso di giochi (76%), lo scambio di immagini (74%), filmati (68%), foto (54%), navigare (33%). Nel caso dei filmati e delle foto il 76% filma e fa foto per ricordare un evento, il 73% per condividere foto/video con amici. Il cellulare sostituisce ormai la macchina fotografica digitale e diventa lo strumento preferito per fissare alcuni momenti della vita quotidiana Quanto invece all’impiego del telefonino per navigare, si tratta di una pratica minoritaria: solo il 16% del campione naviga tramite cellulare spesso o qualche volta e lo fa nella maggior parte dei casi per essere svincolato dalla postazione fissa del computer, quindi per essere connesso quando e dove vuole, o perché non ha a disposizione internet a casa. INTERNET: OPPORTUNITÀ E RISCHI La metà bambini che navigano in Rete hanno iniziato ad usare Internet prestissimo, tra i 6 e gli 8 anni (50,7%), mentre il 47,7% tra i 9 e gli 11 anni. L’utilizzo di Internet più diffuso fra i bambini riguarda la ricerca di informazioni interessanti (69,3%) ed il gioco con i video giochi (68,3%). La maggioranza dei bambini, inoltre, scarica musica/film/giochi/video dal Web (55,9%) e guarda filmati su You Tube (54,7%) Ai piccoli internauti è capitato nel 17% dei casi che, chattando o dialogando su forum e gruppi virtuali di vario genere, qualcuno chiedesse loro informazioni personali (nome, cognome e indirizzo, ecc.). A tale percentuale si aggiunge quella di coloro che affermano di aver ricevuto una richiesta di appuntamento nella vita reale da qualcuno incontrato solo in chat (8%). Il 7%, inoltre, dichiara di aver ricevuto messaggi volgari e di essersi ritrovato ad interagire con persone che fingevano di essere altre La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 35
(6,4%). Non vanno trascurati i dati relativi a quanti hanno ceduto alla tentazione di accedere ai contenuti di siti vietati ai minori (13,2%) o di siti a pagamento (12,3%) Tra i più grandi (pre-adolescenti e adolescenti) sono in crescita i social network e i blog, per contattare vecchi e nuovi amici ma anche per affermare la propria identità: naviga e utilizza la rete l’86% degli intervistati. In generale, alla domanda su cosa usano e fanno questi ragazzi su Internet, in cima alla lista mettono: i motori di ricerca (81%), seguiti da video e musica (70%), msn (59%), chat (53%), upload (49%), e.mail (47%), videogiochi (33%), forum, blog e social network (28%), skype (16%), acquisti e prodotti (15%), sondaggi e concorsi (11%). Inoltre il 38% del campione dichiara di possedere un profilo personale in un social network. Tra i programmi di social networking, MSN Messenger è in cima alla lista di quelli più frequentati, seguito da Habbo, Netlog, Chatta.it e Badoo. Molto diffusi e in crescita risultano anche i blog: il 32% dei ragazzi ne possiede uno. La crescente preferenza accordata dai ragazzi ai social network qualifica Internet sempre più come spazio di socializzazione: si tratta di luoghi che i ragazzi frequentano abitualmente, necessari per parlare con i coetanei e gli amici, per incontrarne di nuovi, e per esprimersi (il 74% degli intervistati dichiara di usare i social network per tenersi in contatto con gli amici abituali, il 50% per allargare il campo delle conoscenze). Internet è ormai un’estensione della rete abituale di amicizie e non un mondo alternativo a quello delle relazioni fisiche. Insomma gli amici in rete sono importanti tanto quanto quelli che si incontrano di persona, e spesso sono gli stessi. E poi su e tramite Internet i ragazzi affermano se stessi ed esprimono la propria personalità. Non a caso i pre-adolescenti interpellati utilizzano, molto spesso, foto personali (40%), foto scattate con amici (24%) e foto di personaggi famosi con cui tendono a identificarsi (23,5%). La scelta di immagini personali è determinata dall’intenzione di farsi conoscere e La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 36
soprattutto di trovare amici con le stesse passioni (50%), di far conoscere i propri interessi (45%), solo secondariamente per catturare l’attenzione (16%) o provocare (3,6%). In tal senso proprio Facebook, uno dei maggiori fenomeni degli ultimi anni (vi partecipa il 71,1% degli adolescenti), rappresenta un ulteriore esempio emblematico delle potenzialità spesso sprecate dei nuovi media. I nuovi mezzi di comunicazione troppo spesso amplificano i comportamenti devianti, come denunciato dalle bravate e dagli atti di bullismo ripresi col telefonino e messi on-line o dal cattivo uso che alcuni fanno dei social network e delle chat. Il primo rischio a cui i social network espongono i minorenni è il grooming, una nuova tipologia di condotta attuata, in Internet, da persone che vogliono sedurre minorenni. Seguendo tale metodo, l’adulto che vuole abusare di uno specifico minore che sia utente di Internet, lo induce gradualmente a superare le sue naturali resistenze, attraverso semplici tecniche di manipolazione psicologica che lo fanno sentire importante e speciale. In facebook diversi gruppi sociali si occupano del tempo libero e degli interessi comuni dei membri. Fra essi la sessualità la fa da padrona. Nel giudizio dei ragazzi internet è senz’altro molto utile (per niente inutile secondo il 58%) e facile da usare (per niente difficile secondo il 37%) mentre per ciò che riguarda la pericolosità, pochi lo definiscono molto pericoloso (6%) mentre per la maggioranza è abbastanza pericoloso (33%). Alla domanda poi se a casa i genitori pongano dei limiti o dei divieti rispetto al web, il 68% dei ragazzi dichiara di non ricevere per esempio alcun divieto a usare motori di ricerca, programmi di instant messaging (57%) o chat (51%). Tuttavia alla domanda su eventuali rischi corsi da coetanei o su comportamenti trasgressivi e pericolosi da loro stessi tenuti in rete, il 52% dei giovani intervistati ritiene che i coetanei fingano di essere qualcun altro, il 51% che raccontino cose non vere, il 46% che pubblichino foto senza autorizzazione, il 41% che ricevano inviti da parte di estranei, il 35% che cerchino materiali pornografici, il 34% che chattino con persone adulte. La condizione minorile in provincia di Viterbo pag. 37
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