OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Ipertensione e colesterolo: pazienti in target - Studio Medico
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FAD OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Ipertensione e colesterolo: pazienti in target Responsabili Scientifici Prof. Marcello Arca Prof. Claudio Ferri
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Indice Strategie terapeutiche e di counseling per la corretta 4 gestione del paziente iperteso Premessa: il counseling nello studio del Medico 4 Strategie terapeutiche 4 Terapia antipertensiva 5 Gestione terapeutica dell’ipertensione: il ruolo delle modifiche 8 dello stile di vita Terapia farmacologica 9 Strategia di counseling per promuovere l’adozione di uno stile di vita 10 sano e l’aderenza alle terapie antipertensive Come garantire compliance e aderenza elevate nella pratica 15 clinica Polifarmacoterapia e semplificazione terapeutica 20 Costruzione di un’alleanza terapeutica 25 L’inerzia terapeutica 27 Strategie terapeutiche e di counseling per la corretta 32 gestione del paziente con ipercolesterolemia Approccio lifetime al rischio cardiovascolare 32 Obiettivi di trattamento 33 Modificazioni dello stile di vita per migliorare il profilo dei lipidi 34 plasmatici Influenza dello stile di vita sui livelli di colesterolo totale e 35 colesterolo LDL Influenza dello stile di vita sui livelli di colesterolo HDL 37 Farmaci per il trattamento dell’ipercolesterolemia 39 2
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Strategia di counseling per promuovere l’adozione di uno stile di vita 45 sano e l’aderenza alle terapie ipolipemizzanti Raggiungere e aderire ai cambiamenti dello stile di vita 46 Aderenza alla terapia farmacologica 47 Conclusioni 58 La gestione del paziente con ipertensione e 60 ipercolesterolemia Epidemiologia e statistiche a livello europeo 60 Pressione arteriosa 60 Colesterolemia 61 Corretta gestione del paziente iperteso in presenza di comorbilità 65 La relazione tra ipertensione e aterosclerosi 67 Sindrome metabolica 71 Gestione del concomitante rischio CV nel paziente iperteso 72 L’importanza della valutazione del rischio cardiovascolare e del 73 danno d’organo Il trattamento raccomandato 74 Il problema dell’aderenza 77 Costo-efficacia della prevenzione 79 Bibliografia 82 Responsabili Scientifici: Prof. Marcello Arca Università La Sapienza di Roma Prof. Claudio Ferri Università degli Studi di L’Aquila 3
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Strategie terapeutiche e di counseling per la corretta gestione del paziente iperteso Premessa: il counseling nello studio del medico Il termine counseling (o counselling secondo l’inglese britannico) indica un’attività professionale che tende ad orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità del pa- ziente, promuovendone atteggiamenti attivi, propositivi e stimolando le sue capacità di scelta. Il counseling è una nuova risorsa nel sistema sociosanitario italiano. Infatti il counse- ling Sanitario inizia a diffondersi in Italia all’inizio degli anni 90 con l’avvio della cam- pagna informativa sull’AIDS, e la sua pratica in ambito sociosanitario si afferma con la legge 135/1990. La British Association for Counseling and Psycotherapy (BACP) definisce il counse- ling “un uso della relazione basato su abilità e principi che sviluppano l’accettazione, l’autoconsapevolezza e la crescita della persona; può essere mirato alla definizione di problemi specifici, a prendere decisioni, ad affrontare i momenti di crisi, a confron- tarsi con i propri sentimenti e i propri conflitti interiori o a migliorare le relazioni con gli altri, rispettando i valori, le risorse personali e la capacità di autodeterminazione dell’individuo”. Il counseling in ambito sanitario si può porre obiettivi diversi, in funzione del singolo paziente, come per esempio attivare processi motivazionali funzionali al manteni- mento o all’accrescimento del benessere, rendere possibili scelte in situazioni che riguardano lo stato di salute personale o dei propri familiari, affrontare in modo attivo problemi di salute o difficolta riguardanti la modifica di comportamenti a rischio. Strategie terapeutiche L’ipertensione arteriosa è fra i principali fattori di rischio per morbilità e mortalità cardiovascolare a livello globale. I benefici della terapia antipertensiva sono stati supportati da numerosi trial clinici nei quali la terapia antipertensiva riduceva non 4
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol solo il rischio di eventi cardiovascolari, ma era anche in grado di prevenire/regredire il danno d’organo subclinico associato all’ipertensione. Come è sempre avvenuto, anche le linee guida ESH/ESC del 2018 per la gestione dell’ipertensione arteriosa forniscono una serie di raccomandazioni sia per l’identificazione dello stato iperten- sivo, sia per un’adeguata terapia, sottolineando punti importanti quali il momento in cui iniziare la terapia, gli obiettivi di pressione arteriosa da raggiungere a seconda del rischio cardiovascolare, le strategie terapeutiche e la scelta dei farmaci. Terapia antipertensiva Quando iniziare? Nei pazienti con ipertensione di grado 2 e 3, si raccomanda che la terapia antiperten- siva venga iniziata insieme agli interventi sullo stile di vita. Nei pazienti con iperten- sione di grado 1 ad alto rischio o con danno d’organo, il trattamento farmacologico deve essere iniziato simultaneamente agli interventi sullo stile di vita. Nei pazienti con ipertensione di grado 1 a rischio basso-moderato il trattamento va iniziato dopo 3–6 mesi se la pressione non è controllata soltanto con gli interventi sullo stile di vita. La Figura 1 e la Tabella 1 riassumono le raccomandazioni per l’inizio della terapia an- tipertensiva (modificazione dello stile di vita e farmacologica) delle linee guida ESH/ ESC 2018. Quali obiettivi pressori raggiungere? Il primo obiettivo del trattamento deve essere abbassare la pressione arteriosa a
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Figura 1. Inizio del trattamento antipertensivo (cambiamenti dello stile di vita e farmaci) a differenti livelli iniziali di PA (modificato da figura 3 linee guida ESH/ESC 2018) PA normale-alta Ipertensione di grado 1 Ipertensione di grado 2 Ipertensione di grado 3 PA 130–139/85–89 PA 140–159/90–99 PA 160–179/100–109 PA ≥180/110 mmHg mmHg mmHg mmHg Consigli su stile Consigli su stile Consigli su stile Consigli su stile di vita di vita di vita di vita Considerare Farmacoterapia farmacoterapia in immediata in pazienti a pazienti a rischio molto rischio alto-molto alto Farmacoterapia Farmacoterapia alto con CVD, con CVD, nefropatia o immediata in tutti i immediata in tutti i specialmente CAD danno d’organo pazienti pazienti Farmacoterapia in pazienti a rischio basso o moderato senza CVD, nefropatia o danno d’organo dopo 3-6 mesi di interventi Mirare a controllo Mirare a controllo sullo stile di vita se PA pressorio entro 3 mesi pressorio entro 3 mesi non controllata PA = pressione arteriosa; CAD = malattia coronarica; CVD = malattia cardiovascolare. 6
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Tabella 1. Raccomandazioni per l’inizio del trattamento antipertensivo in base alla PA (linee guida ESH/ESC 2018) L’inizio rapido del trattamento farmacologico è raccomandato nei pazienti con ipertensione di grado 2 e 3 a qualsiasi livello di rischio CV, contemporaneamente ai cambiamenti dello stile di vita Nei pazienti con ipertensione di grado 1*: • gli interventi sullo stile di vita sono raccomandati per determinare se sono in grado di normalizzare la PA • a rischio basso o moderato e senza evidenza di danno d’organo il trattamento è raccomandato se il paziente resta iperteso dopo un periodo di intervento sullo stile di vita • a rischio alto o con evidenza di danno d’organo il rapido inizio del trattamento è raccomandato insieme agli interventi sullo stile di vita Negli anziani ipertesi in buone condizioni di salute (fit), anche se di età >80 anni, il trattamento farmacologico e l’intervento sullo stile di vita sono raccomandati quando la PAS è ≥160 mmHg Il trattamento farmacologico antipertensivo e gli interventi sullo stile di vita sono raccomandati per gli anziani (>65 anni ma non
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Gestione terapeutica dell’ipertensione: il ruolo delle modifiche dello stile di vita Un’adeguata modifica dello stile di vita rappresenta la base della prevenzione dell’i- pertensione arteriosa e contribuisce al controllo di altri fattori di rischio cardiovasco- lare e/o patologie associate. Gli interventi che si sono dimostrati in grado di ridurre i valori pressori includono la restrizione sodica, la limitazione del consumo di alcol, l’elevato consumo di frutta e verdura e la riduzione dell’introito di grassi saturi e di co- lesterolo, la riduzione e il mantenimento del peso corporeo, l’esercizio fisico regolare e la cessazione del fumo. La Tabella 2 riporta gli interventi sullo stile di vita per i pa- zienti ipertesi o con PA normale alta raccomandati dalle linee guida ESC-ESH 2018. Tabella 2. Trattamento dell’ipertensione: interventi sullo stile di vita (linee guida ESH/ ESC 2018) Raccomandazione Classe Livello Si raccomanda la restrizione di sodio a 88 cm nelle donne) e mirare a un BMI sano (circa 20-25 kg/m2) e valori di circonferenza ad- dominale (
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Terapia farmacologica La maggior parte del beneficio del trattamento antipertensivo è legato alla riduzione della pressione arteriosa per sé ed è largamente indipendente dal farmaco impiega- to. Le principali classi di farmaci antipertensivi quali diuretici, betabloccanti, calcio- antagonisti, inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina e antagonisti recet- toriali dell’angiotensina II sono tutti impiegabili per l’inizio/continuazione della terapia antipertensiva, sia in monoterapia che in associazione. Non vi è alcuna evidenza che la scelta terapeutica possa dipendere dall’età o dal genere, ma i bloccanti del siste- ma renina-angiotensina non vanno usati in donne in età fertile per la loro potenziale teratogenicità. Per quanto riguarda la scelta tra monoterapia e terapia di associazione, una meta- nalisi di oltre 40 studi ha dimostrato che la combinazione di due farmaci antiperten- sivi ha un’efficacia superiore a quanto ottenuto con l’incremento del dosaggio di un singolo farmaco. Le raccomandazioni sono sempre più a favore dell’impiego delle associazioni di due farmaci antipertensivi a dosaggio fisso in una singola compressa, poiché in questo modo è possibile aumentare l’aderenza alla terapia e aumentare la percentuale di controllo pressorio. La posologia può essere incrementata se non si raggiunge il target di pressione arteriosa, sia quando si inizia l’intervento terapeutico con una monoterapia, sia con una combinazione di due farmaci. Se il target non è ottenuto con l’impiego di due farmaci a pieno dosaggio, si può considerare una diversa associazione o l’aggiunta di un terzo farmaco. Comunque, nei pazienti con ipertensione resistente, l’aggiunta di nuovi farmaci a farmaci già prescritti dovrebbe essere fatta con cautela, cercando di sostituire i farmaci poco efficaci o non efficaci con quelli più efficaci. La maggioranza degli studi clinici che hanno confrontato diversi interventi e com- binazioni non hanno mostrato importanti differenze in termini di beneficio. L’unica associazione che non può essere raccomandata sulla base dei risultati dei trial è quella tra due differenti bloccanti del sistema renina-angiotensina, che in alcuni studi è risultata associata a un significativo aumento dei casi di malattia renale termina- le. Le associazioni di due farmaci che vengono impiegate più frequentemente sono schematizzate nella Figura 2. 9
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Figura 2. Possibili associazioni tra le diverse classi di farmaci antipertensivi (consensus GIC 2018) Diuretici tiazidici Antagonisti Betabloccanti recettoriali dell’angiotensina II Altri antipertensivi Calcioantagonisti ACE-inibitori Linee verdi continue: associazioni da preferire; linea verde tratteggiata: associazioni utili (con alcuni limiti); linee nere tratteggiate: associazioni possibili ma con meno evidenze a supporto; linea rossa continua: associazione non raccomandata Le linee guida ESC-ESH 2018 raccomandano la terapia di associazione come scelta iniziale nella maggior parte dei pazienti (Tabella 3). Strategia di counseling per promuovere l’adozione di uno stile di vita sano e l’aderenza alle terapie antipertensive Il controllo adeguato dei fattori di rischio cardiovascolare rappresenta una strategia indispensabile in una logica di prevenzione efficace e il suo successo dipende dalla disponibilità di conoscenze adeguate, di farmaci di documentata efficacia e dal rag- giungimento di target di intervento che assicurino la riduzione persistente del profilo 10
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Tabella 3. Trattamento dell’ipertensione: terapia farmacologica (linee guida ESH/ESC 2018) Raccomandazione Classe Livello Il trattamento di combinazione è raccomandato come terapia iniziale per I A la maggior parte dei pazienti ipertesi. Le combinazioni da preferire devono contenere un inibitore del RAS (ACEi o ARB) con un calcioantagonista o un diuretico. Possono essere usate altre combinazioni delle cinque principali classi farmacologiche. Si raccomanda che i betabloccanti siano combinati con una delle altre classi principali in caso di situazioni cliniche specifiche (ad es. angina, post-IM, scompenso cardiaco o controllo della frequenza cardiaca) Si raccomanda di iniziare il trattamento antipertensivo con una I B combinazione a due farmaci, preferibilmente in una SPC. Fanno eccezione i pazienti anziani fragili e quelli a basso rischio con ipertensione di grado 1 (soprattutto se PAS
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Figura 3. Percentuale di controllo pressorio in Italia nei periodi 1997-2006 e 2005-2011 (Dati da Volpe et al. 2007 e Tocci et al. 2012, modificati.) Pazienti trattati tra i pazienti ipertesi Pazienti in controllo pressorio tra gli ipertesi trattati 80 69% Pazienti (%) 60 58% 40 37% 20 22% 0 1997-2006 2005-2011 Definizione di compliance Capacità di assumere i farmaci prescritti secondo le modalità definite in termini di dosi, posologia e tempistica di assunzione Sulla base delle modalità di assunzione delle dosi di farmaco prescritte, la compliance si definisce: Bassa: 80% delle dosi somministrate 12
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Dall’insieme di tutti questi eterogenei elementi scaturisce un concetto di largo im- piego clinico identificabile come “compliance terapeutica” (Figura 4), che definisce la capacità di assumere i farmaci prescritti secondo le modalità definite in termini di dosi, posologia e tempistica di assunzione. Figura 4. Elementi che influenzano l’efficacia delle strategie preventive/terapeutiche nella pratica clinica (consensus GIC 2018) Appropriatezza dell’intervento Efficacia delle strategie Aderenza Continuità Acquisizione di Compliance terapeutica target adeguati terapeutica Persistenza La compliance si considera adeguata quando i pazienti assumono correttamente al- meno l’80% delle dosi di farmaco prescritte, mentre percentuali comprese tra 40-80% e
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol componenti prevalenti e cioè “l’aderenza” alla terapia (Figura 5), che rappresenta il grado di rispetto delle prescrizioni così come sono state formulate in termini di farma- ci, dosi e modalità di assunzione (es. 1 compressa al dì di preferenza il mattino), e la “persistenza”, che rappresenta per contro la costanza sistematica nell’assunzione che potrebbe però avvenire in regime di scarsa aderenza (es. assunzione sistemati- ca e giornaliera di una dose dimezzata di un farmaco). Figura 5. Trend di aderenza alla terapia antipertensiva dal momento di inizio del trattamento (modificata da Battigelli et al. 2014) Ottima aderenza Parziale aderenza Scarsa aderenza 100 90 80 70 Pazienti (%) 60 50 40 30 20 10 0 0 3 6 9 12 15 18 21 24 Mesi dall’inizio del trattamento Esistono quindi pazienti aderenti e persistenti, mentre per contro possono esistere pazienti scarsamente aderenti, scarsamente persistenti e pazienti che presentano al tempo stesso entrambi tali problemi (Figura 6). 14
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Figura 6. Modificazioni nel tempo dell’aderenza e persistenza alla terapia antipertensiva rispetto alla situazione ideale (consensus GIC 2018) 100 Caduta di persistenza dovuta a mancata 80 assunzione di farmaci Persistenza ottimale Pazienti (%) 60 Aderenza reale Aderenza e persistenza reali 40 Caduta di aderenza dovuta a errata assunzione di farmaci 20 0 0 50 100 150 200 250 300 350 Tempo (giorni) Come garantire compliance e aderenza elevate nella pratica clinica Come intuibile, la probabilità di ottenere un livello elevato di compliance e con esso un controllo efficace dei fattori di rischio cardiovascolare dipende da una serie inte- grata di fattori che contribuiscono al successo della terapia preventiva e riconducibili a tre soggetti: il paziente, il medico e le caratteristiche dello schema posologico. Sul versante del paziente esistono numerosi elementi in grado di influenzare in maniera significativa la compliance alla terapia (Tabella 4) e molti di essi coinvolgono aspetti demografici e soggettivi tali da permettere di formulare una sorta di identikit del paziente scarsamente compliante. In generale l’aderenza e persistenza in trattamento sono ridotte nei pazienti più gio- vani, di sesso maschile, con una vita professionalmente attiva e pochi momenti da dedicare a sé stessi. Per contro le donne e gli anziani sono più aderenti alla terapia, 15
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Tabella 4. Fattori che influenzano l’aderenza alla terapia (consensus GIC 2018) Demografia (età e sesso) Relazione medico-paziente “Gratificazione” per aderenza Caratteristiche della malattia (sintomi) Efficacia della terapia Numero di compresse da assumere Tollerabilità dei farmaci Attitudine personale con un’interazione tra età e sesso per cui il livello più alto di aderenza (sempre insuf- ficiente) si raggiunge nelle donne anziane. Tra le motivazioni soggettive di una scar- sa aderenza va sicuramente annoverata la sottovalutazione del problema clinico, e un’indagine sul problema condotta in pazienti ipertesi ha rivelato come oltre il 50% sia scarsamente compliante a causa di una sistematica dimenticanza (Figura7). Naturalmente altri fattori giocano un ruolo in ambito soggettivo, come la tollerabilità delle diverse classi di farmaci e la loro efficacia, la quale condiziona la fiducia che il paziente ripone nell’assunzione sistematica della terapia in ambito di prevenzione cardiovascolare. A supporto del ruolo fondamentale degli aspetti soggettivi, giova ricordare che i pazienti complianti lo sono spesso per natura, e tale caratteristica si manifesta anche nei confronti del placebo in assenza di un evidente effetto misura- bile in termini terapeutici. Sul versante del medico, il problema di maggiore rilevanza è rappresentato dall’in- sufficiente capacità di motivazione nei confronti del paziente affinché assuma la te- rapia in modo regolare e adeguato. Tale aspetto implica necessariamente quello più ampio ed articolato del rapporto medico-paziente che risulta più intenso in presenza di patologie caratterizzate da un quadro clinico sintomatico e come tale più coinvol- genti sul piano professionale ed emotivo. 16
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Figura 7. Motivazioni individuali per la scarsa aderenza alla terapia farmacologica antipertensiva (consensus GIC 2018) Mi sono dimenticato 55% Non ritengo sia necessaria la terapia sempre 14% Odio prendere farmaci 7% Non mi piace essere dipendente dai farmaci 7% I farmaci mi danno effetti indesiderati 6% Non credo che funzionino realmente 3% Sono troppo costosi 2% Non mi piace che mi dicano cosa prendere 1% L’attesa in farmacia è troppo lunga 1% Altre 4% Purtroppo lo sviluppo di una cultura della buona compliance nei pazienti che pre- sentano fattori di rischio asintomatici è molto difficile, e richiede la volontà e il tempo di giustificare l’importanza di tale strategia in modo da convincere il paziente circa la qualità di un investimento che, spesso, al momento della prescrizione appare ri- dondante viste le condizioni di benessere di fondo (es. ipertensione, dislipidemia, ecc.). In questo caso la scelta di una strategia di aggiustamento della terapia sulla base delle risultanze dei controlli, l’incoraggiamento del paziente ad una auto mi- surazione quando possibile e agevole (es. misurazione domiciliare della pressione arteriosa) e soprattutto una costante remunerazione psicologica del paziente quando raggiunge risultati apprezzabili con il trattamento sono aspetti di tipo motivazionale che rafforzano il rapporto medico-paziente in generale e spingono il soggetto a se- guire le prescrizioni. Al medico spetta anche il ruolo di comprendere la tipologia del paziente che gli sta di fronte e immaginare quale sia il livello di propensione “innata” alla compliance, valutando le abitudini di vita, la propensione a credere nella cura e il supporto umano/familiare che lo circonda, e sulla base di questi elementi cercare di prescrivere uno schema di terapia che sia efficace, ma non invasivo della vita privata e delle abitudini del paziente stesso. 17
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Per quanto riguarda le caratteristiche dei farmaci, essi rappresentano certamen- te il fattore intorno al quale ruota in maniera più determinante la compliance al tratta- mento nell’ambito della prevenzione cardiovascolare. Ai farmaci sono ascrivibili due dei principali meccanismi che influenzano l’aderenza/persistenza, che sono l’effica- cia e la tollerabilità. Inoltre i farmaci impongono una posologia ideale (spesso basata su un numero multiplo di compresse) e proprio questo aspetto ha un’ulteriore relazio- ne con la compliance (Figura 8). Figura 8. Numero di compresse somministrate e compliance al trattamento antipertensivo (consensus GIC 2018) 3,0 P
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol ipolipemizzante, antidiabetica, antiaggregante e/o anticoagulante). In presenza di terapia multifarmaco la compliance appare più spesso ridotta, incompleta, incostante e con una ricaduta diseguale nei confronti dei diversi farmaci con un risultato com- plessivo che, rispetto all’efficacia terapeutica, può apparire buono per alcuni farmaci e assolutamente deficitario per altri Complessivamente l’insieme delle evidenze rela- tive ai fattori che influenzano la compliance terapeutica permette di definire una sorta di roadmap utilizzabile nella pratica clinica per raggiungere livelli efficaci di aderenza e persistenza al trattamento (Tabella 5). I suggerimenti pratici proposti a supporto della compliance si applicano in maniera indipendente dal tipo di farmaco sommi- nistrato, ma trovano un’applicazione precipua proprio nell’ambito della prevenzione cardiovascolare il cui successo dipende in maniera prioritaria dall’assunzione corret- ta di farmaci la cui efficacia non può essere disgiunta dalla continuità di trattamento. Tabella 5. Strategie per migliorare l’aderenza alla terapia antipertensiva Identificare correttamente i pazienti ipertesi Promuovere l’informazione corretta nella popolazione circa: • controllo pressorio • modifiche dello stile di vita • importanza dell’aderenza ai farmaci prescritti • uso corretto dei mass media e social network Usare farmaci ben tollerati Usare farmaci di lunga durata e persistente efficacia Promuovere la semplificazione terapeutica Incrementare l’interazione medico-paziente 19
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Polifarmacoterapia e semplificazione terapeutica La costruzione di un’aderenza più salda si basa anche sulle strategie terapeutiche che il medico sceglie di seguire. Il numero di pillole e il numero di somministrazioni nell’arco della giornata sono fattori determinanti per l’aderenza, che è messa a ri- schio da politerapie complesse, con numerose somministrazioni, situazione purtrop- po comune a molti pazienti. Si stima che l’aderenza alla terapia sia inversamente proporzionale al numero di compresse prescritte. Al di là delle terapie per altre patologie coesistenti, la maggior parte dei pazienti ipertesi necessita di una terapia di combinazione tra diversi agenti antipertensivi per raggiungere un adeguato controllo pressorio: meno del 30% dei pazienti beneficia di una monoterapia e circa il 20-30% dei pazienti non raggiunge il controllo pressorio nemmeno con l’associazione di due classi di farmaci. Nonostante ciò, in Italia la te- rapia di combinazione è notevolmente sottoutilizzata, come appare dalla Tabella 6. Questo potrebbe essere in parte attribuito alla difficoltà di imporre al paziente più far- maci diversi, spesso con orari di assunzione diversi, aumentando così la complessità della terapia da gestire. Allo scopo di ridurre la complessità del regime farmacologico, soprattutto nella pre- venzione delle malattie cardiovascolari, una valida strategia è costituita dal ricorso alle combinazioni di farmaci a dosi fisse in pillola singola (FDC, o polipillola). L’impat- to di questa strategia sull’aderenza al trattamento è stata valutata negli studi UMPI- RE (Use of a Multidrug Pill in Reducing Cardiovascular Events), IMPACT (Improving Adherence Using Combination Therapy), Kanyini GAP (Guidelines Adherence with the Polypill) e FOCUS (Fixed Dose Combination Drug for Secondary Cardiovascu- lar Prevention), che hanno dimostrato come la polipillola aumenti significativamente l’aderenza al trattamento rispetto alla somministrazione dei singoli farmaci separata- mente o rispetto alla terapia standard. È ragionevole pensare che la polipillola possa rappresentare una risorsa efficace nella prevenzione cardiovascolare non solo nei Paesi a basso reddito o con sistemi sanitari poco sviluppati, ma anche nei paesi industrializzati in cui la prevenzione cardiovascolare ha un alto impatto economico. Devono ovviamente essere superate 20
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Tabella 6. Numero di farmaci prescritti in pazienti non controllati a rischio alto e non alto, e in base al grado di ipertensione (consensus GIC 2018) Pazienti non ad alto rischio Pazienti ad alto rischio Numero Numero di farmaci Grado 1 Grado 2 Grado 3 di farmaci Grado 1 Grado 2 Grado 3 N. e % N. e % N. e % N. e % N. e % N. e % 0 4045 1230 243 0 608 145 32 (18,5%) (20,9%) (22,2%) (8,5%) (9,6%) (8,5%) 1 8758 2101 342 1 2306 408 79 (40,1%) (35,6%) (31,2%) (32,4%) (26,9%) (21,1%) 2 5422 1372 283 2 1994 440 111 (24,8%) (23,3%) (25,8%) (28%) (29%) (29,6%) 3 2283 728 134 3 1145 263 70 (10,4%) (12,3%) (12,2%) (16,1%) (17,3%) (18,7%) >4 1358 468 95 ≥4 1070 352 83 (6,2%) (7,9%) (8,7%) (15%) (23,2%) (22,1%) p < 0,0001 (χ2= 1079, df 4) per il grado 1, p < 0,0001 (χ2= 385.85, df 4) per il grado 2 e p < 0,01 (χ2= 89,58, df 4) per il grado 3. alcune problematiche farmacologico-regolatorie, ad esempio avere la disponibilità di formulazioni con dosaggi diversi dei vari componenti in modo da renderla adattabile su base individuale e in grado quindi di sostituire i farmaci somministrati contempo- raneamente a dosaggi adeguati al singolo paziente. La strategia di iniziare il trattamento direttamente con un’associazione di farmaci in una singola pillola presenta diversi vantaggi. Essa è senz’altro indicata nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare o con valori pressori molto elevati, ma può comunque essere giustificata dall’ampia percentuale di pazienti che necessitano di una terapia di combinazione. Iniziando direttamente con la terapia di associazione, si evita di do- ver poi modificare la terapia successivamente, alterando le abitudini acquisite dal pa- ziente e mettendo così a rischio l’aderenza alla terapia. Inoltre, la comodità di dover prendere una singola pillola invece che due rende il trattamento molto più agevole per il paziente, aumentando le possibilità di una buona aderenza. 21
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Anche quando si decida di iniziare a trattare il paziente con una monoterapia, le com- binazioni a dose fissa si rivelano uno strumento utile qualora si debba introdurre un secondo agente farmacologico: sostituendo la monoterapia con una combinazione a dose fissa, il paziente potrà mantenere l’abitudine a prendere una sola pillola, senza doverne introdurre una seconda. In ogni caso è bene tentare di ridurre il più possibile il numero di pillole imposte al paziente, cercando di non andare oltre le 5 pillole al giorno. Inoltre, è utile raggruppare il più possibile le somministrazioni nel corso della giornata, possibilmente in un unico momento, scegliendo molecole a lunga durata d’azione, che garantiscano un’adeguata copertura nelle 24 ore. Soprattutto per i pa- zienti anziani, può aiutare il fatto di associare il momento della somministrazione a determinate attività quotidiane, che facciano da “promemoria”. Oggi sono disponibili anche combinazioni di tre agenti antipertensivi in un’unica pil- lola, così come la cosiddetta polipillola, un’associazione di antipertensivi, statina e aspirina a bassa dose: si tratta di strumenti di grande utilità nel tentativo di semplifi- care il più possibile gli schemi terapeutici imposti ai pazienti, troppo spesso comples- si al limite della gestibilità. È interessante notare che la proporzione di autosospensione della terapia da parte del paziente non è la stessa per ogni classe farmacologica: gli agenti che garantisco- no una migliore aderenza sono ACE inibitori, sartani e calcioantagonisti. Inoltre, esi- stono differenze anche fra i diversi principi attivi all’interno di una stessa classe. Un ruolo importante viene rivestito anche dagli effetti collaterali dei farmaci, che possono avere un impatto considerevole sul benessere dei pazienti e indurli a sospendere la terapia. Tra i più comuni ci sono la tosse da ACE inibitore, l’edema periferico dato dai calcioantagonisti, l’astenia nel caso dei betabloccanti. Tutte le classi di antiper- tensivi possono inoltre dare ipotensione, che nell’anziano può portare ad una minore aderenza terapeutica, attraverso una complessa dinamica di ipoperfusione cerebra- le e problemi cognitivi. È importante non sottovalutare il peso degli effetti collaterali dei farmaci nella vita dei pazienti, soprattutto evitando che diventino un motivo per autosospendersi la terapia. Allo stesso tempo, bisogna ricordare che ogni modifica introdotta in una terapia antipertensiva già in corso pone dei rischi al mantenimento dell’aderenza. 22
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Come si combinano le modifiche dello stile di vita con l’utilizzo di polipillole in preven- zione cardiovascolare? Un rischio reale è che le modifiche dello stile di vita siano percepite come meno rilevanti quando al paziente sono prescritti i farmaci, che il paziente ritiene siano in grado di avere un’attività di prevenzione sostitutiva invece che sinergica. Una meta- nalisi di studi in cui si sperimentavano regimi di polipillole in pazienti ad alto rischio cardiovascolare, ha mostrato che l’inclusione nello studio non diminuiva l’aderenza ai programmi di allenamento aerobico e ai regimi dietetici consigliati. Ovviamente, trattandosi di studi clinici, i pazienti erano seguiti regolarmente dal personale sanita- rio. A livello di pratica clinica è necessario che i curanti offrano periodiche consulenze sullo stile di vita, in particolar modo ai pazienti a più alto rischio e in polifarmacote- rapia, per evitare un calo di aderenza ai regimi dietetici e di attività fisica. Inoltre, curanti e specialisti dovrebbero essere disposti a rivedere la terapia nel caso in cui determinati farmaci (es. betabloccanti a dosi medio-alte) impediscano al paziente lo svolgimento di una regolare attività fisica. Riassumendo: • L’efficacia e la sicurezza della polifarmacoterapia (intesa come l’assunzione di 5 o più farmaci) dipende da un’appropriata prescrizione e dal livello di aderenza del paziente al regime terapeutico prescritto • Una scarsa aderenza alla terapia si traduce in un aumentato rischio di complicanze e ospedalizzazione, con ripercussioni anche sulla sostenibilità economica dei sistemi sanitari • L’uso della polipillola è una valida strategia per ridurre la complessità del regime farmacologico 23
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Quindi, per una corretta prevenzione cardiovascolare, il trattamento farmacologico deve essere accompagnato da periodiche revisioni dei trattamenti prescritti al fine di ottimizzare l’aderenza a quelli necessari e ridurre il rischio di interazioni farmacolo- giche (con i conseguenti eventi indesiderati che ovviamente impattano sull’adesione alle terapie) e dalla continua prescrizione di adeguati stili di vita. Conclusioni Un’adeguata gestione terapeutica dell’ipertensione arteriosa è in grado non solo di ridurre il rischio di eventi cardiovascolari maggiori ma anche di prevenire/regredire danni subclinici agli organi bersaglio dell’ipertensione arteriosa. Le evidenze più re- centi supportano l’importanza di iniziare la terapia antipertensiva precocemente nella storia del paziente iperteso, prima che il danno d’organo si sviluppi, che il rischio cardiovascolare aumenti e che l’ipertensione diventi più resistente al trattamento. Solo questa strategia può garantire un efficace abbattimento del rischio cardiovasco- lare, che rappresenta il fine ultimo della terapia antipertensiva stessa. Nonostante le evidenze fornite dai numerosi trial clinici ed epidemiologici, domande di tipo pratico devono ancora essere risolte. Per quanto riguarda i pazienti, resta ancora da capire se debbano ricevere terapia antipertensiva i pazienti con ipertensione di grado 1 a rischio cardiovascolare basso- moderato, i pazienti anziani con una PAS tra 140 e 160 mmHg, i pazienti con iper- tensione da camice bianco o quelli con pressione arteriosa nel range normale-alto. In relazione ai target del trattamento, sono ancora da definire i valori pressori ottimali in presenza di certe condizioni patologiche e quali siano gli obiettivi ottimali da rag- giungere per la pressione arteriosa domiciliare ed ambulatoria. In futuro, gli studi clinici dovrebbero dunque focalizzarsi su alcuni temi, quali gli obiet- tivi ottimali del trattamento, i valori da raggiungere negli ipertesi anziani, la riduzione della morbilità e mortalità con i nuovi approcci volti a trattare l’ipertensione resistente e il possibile beneficio di trattare individui ad alto rischio con valori pressori normali- alti. 24
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Take home message L’ipertensione arteriosa è uno dei principali fattori di rischio per morbi-mortalità a livello globale Le modificazioni dello stile di vita e una sana alimentazione contribuiscono a ridurre i valori pressori La terapia farmacologica deve essere istituita immediatamente nei soggetti con ipertensione di grado 2 e 3 e nei pazienti con ipertensione di grado 1 ad alto rischio o che presentano danno d’organo Le evidenze disponibili dimostrano che la terapia d’associazione è più efficace della monoterapia e comporta tassi di aderenza più elevati Costruzione di un’alleanza terapeutica Bisogna inoltre essere consapevoli che nello svolgersi del rapporto tra medico e paziente entrano in gioco molteplici fattori: le aspettative del paziente e la risposta del medico, il detto e il non detto tra medico e paziente, i fraintendimenti verbali, la disponibilità a ripetere, la rassicurazione del paziente, il favorire l’autonomia del pa- ziente nell’ambito della relazione e il valore della chiarificazione del problema “come e perché indurre un cambiamento nel paziente”. In ogni forma di comunicazione esi- ste una quota non eliminabile di malinteso. Su 100 che si pensa di trasmettere, 80 viene detto, 50 viene ricevuto, 30 viene capito, 10 viene ricordato, scrivono Miller e Rollnick (Figura 9). L’ipertensione arteriosa è una condizione prevalentemente asintomatica, cosicché i pazienti non possono percepire direttamente il beneficio derivante dalla terapia anti- pertensiva. Tra molti pazienti è diffusa l’opinione che, una volta raggiunto l’obiettivo di abbassare la pressione la terapia possa essere sospesa, come se si trattasse di una condizione acuta, da cui si “guarisce”. Altra opinione diffusa è l’idea che i valori elevati di pressione arteriosa dipendano dallo stress, anche quando si tratta invece di ipertensione essenziale. Queste idee dei pazienti, definite anche frame di malattia, assumono un’importanza fondamentale nel caso di patologie croniche come l’ipertensione, poiché l’agire del 25
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Figura 9. Curva della comunicazione di Miller e Rollnick (modif da Miller, W. & Rollnick, S. Motivational Interviewing: Helping People Change, Guilford Press, 2012) 100 Quello che si deve dire Quello che si dice 75 Quello che il paziente comprende 50 Quello che il paziente ricorda 25 Quello che il paziente fa 0 paziente riguardo alla malattia e all’assunzione della terapia è legato alle sue inter- pretazioni e credenze in merito. È fondamentale discutere nello specifico fin da subi- to idee e opinioni che possono ostacolare l’aderenza alla terapia. Dare spazio alla comunicazione con il paziente non è un “di più” di cortesia, come si pensa a volte, ma un’arma potente che il medico ha a disposizione nel suo arsenale per raggiungere l’obiettivo ultimo del successo terapeutico: in questo caso, l’abbas- samento della pressione arteriosa. Una dimostrazione concreta di tutto ciò viene dai risultati dello studio ALLHAT, in cui venivano indagate le differenze a livello di pratica clinica tra il gruppo di medici di medicina generale i cui pazienti avevano un miglior controllo pressorio e il gruppo di medici con i pazienti più scarsamente controllati: è emerso che i due gruppi di medici erano sovrapponibili per nozioni, conoscenza delle linee guida, approccio alla diagnosi e al trattamento farmacologico. Ciò che li distingueva, invece, era proprio la loro concezione del rapporto tra medico e pa- ziente, vissuto in un’ottica patient-centered dal primo gruppo e con un’ottica di tipo paternalistico dal secondo. Tra i diversi modelli di comportamento che il medico può 26
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol assumere in situazioni diverse, in questo caso il migliore è quello deliberativo, in cui il medico delinea la situazione clinica e spiega i diversi valori inclusi nelle diverse op- zioni, giudica l’importanza dei valori correlati alla salute, aiuta il paziente a scegliere tra le diverse opzioni indicando la scelta migliore. Il medico deve negoziare un piano con il paziente, cercando di verificare non solo che il paziente abbia capito, ma anche quanto siano accettabili e praticabili per lui le prescrizioni ed i consigli. L’autonomia e il coinvolgimento in prima persona del pa- ziente sono fondamentali, sia per intrecciare una relazione fatta di fiducia e di stima reciproca, sia per migliorare l’aderenza alla terapia e a un corretto stile di vita, attra- verso la responsabilizzazione del paziente. Perché ci sia autonomia, il paziente deve essere messo nella condizione di poter comprendere i diversi valori correlati con le diverse opzioni mediche ed il proprio ruolo nel processo di prevenzione e cura. Al termine del colloquio il medico dovrebbe consegnare al paziente informazioni e istruzioni scritte, oltre a un prospetto della terapia, comprensivo di tutti i farmaci che il paziente dovrà prendere. È utile quindi dotarsi di documenti in formato digitale da stampare e consegnare al paziente. Inoltre, è importante non trascurare la necessità di delucidazioni, sollecitando quello che, in alcuni casi, il paziente non osa chiedere perché gli sembra banale o superfluo. L’inerzia terapeutica Il termine “inerzia terapeutica” è stato coniato da Phillips et al. nel 2001 per definire la mancata introduzione o il mancato adeguamento della terapia nonostante il rico- noscimento di un insuccesso terapeutico. L’inerzia terapeutica è ampiamente riconosciuta come una delle cause principali del- la gestione subottimale delle patologie croniche, sebbene il suo impatto reale resti imprecisato. Secondo una stima, il peso complessivo dell’inerzia terapeutica relativa a ipertensione, diabete e dislipidemie inciderebbe su circa l’80% dei casi di infarto miocardico e ictus. 27
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol I seguenti punti devono imprescindibilmente essere discussi al momento dell’introduzione della terapia antipertensiva: 1. perché è utile ridurre i livelli di pressione arteriosa 2. quali sono i target pressori da raggiungere 3. l’importanza di associare alla terapia farmacologica uno stile di vita sano 4. quando e come assumere i farmaci 5. perché è necessario che i farmaci vengano assunti con regolarità 6. far presente la risposta individuale alla terapia e la possibilità di modifiche future 7. quali possibili reazioni avverse potrebbero verificarsi e come reagire 8. discutere problemi relativi a farmaci equivalenti e questioni economiche 9. fissare la prossima visita in ambulatorio 10. come controllare la pressione prima della prossima visita È proprio sulle condizioni croniche asintomatiche che l’inerzia terapeutica incide di più, laddove le decisioni sugli interventi terapeutici sono prese sulla base delle evi- denze derivanti da studi clinici e delle linee guida, piuttosto che sulla base dei sintomi o del benessere soggettivo del paziente. Per quanto riguarda l’ipertensione arteriosa, il fenomeno di inerzia terapeutica nella medicina generale italiana comporta diverse criticità principali (Tabella 7). Per rimuovere molte delle cause che contribuiscono all’inerzia terapeutica sarebbero necessari cambiamenti a più livelli nella filiera informativa che porta dai risultati di nuovi studi alle novità nella pratica clinica quotidiana. Tuttavia, esistono anche diver- se azioni che il Medico di Medicina Generale può intraprendere, allo scopo di limitare il problema. 28
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Tabella 7. Principali criticità dovute all’inerzia terapeutica nella gestione dell’ipertensione arteriosa nella medicina generale in Italia (Filippi, A. Inerzia terapeutica: cosa può fare il medico di medicina generale. Riv. della Soc. Ital. di Med. Gen. 6, 31–34; 2011) Mancato aumento del numero di agenti antipertensivi Mancata sostituzione di agenti antipertensivi non efficaci Mancato utilizzo di intere classi farmacologiche quando sarebbero indicate Scarso impiego delle combinazioni precostituite o in pillola singola Scarso utilizzo della misurazione della pressione arteriosa domiciliare e dinamica nelle 24 ore Mancato coinvolgimento attivo del paziente Innanzitutto è importante acquisire consapevolezza del fenomeno, impegnandosi a limitarlo per la misura possibile entro il proprio ruolo. Spesso il medico non interviene con modifiche alla terapia dei pazienti in scarso controllo pressorio perché non si ren- de conto del problema. In generale, infatti, i MMG tendono a sovrastimare l’aderenza alla terapia dei loro pazienti. In questo il computer può rivelarsi di grande aiuto, attra- verso software che segnalino al medico i pazienti con un controllo pressorio subotti- male. Oltre a implementare tali sistemi, il medico dovrebbe prendersi dei momenti di verifica del proprio operato, rivedendo la situazione dei pazienti grazie anche a report automatici generati dal software. Una volta identificato il problema, esso va gestito in condizioni adeguate. Visitare per appuntamento dà la possibilità di programmare la durata delle visite in base alle necessità dei pazienti, prendendosi un tempo maggiore quando sia necessario di- scutere l’introduzione o la modifica di una terapia. Inoltre la collaborazione con altre figure professionali è una risorsa estremamente preziosa, siano essi collaboratori presenti in studio cui delegare la verifica dell’aderenza alla terapia e ai controlli, siano i farmacisti territoriali, che contribuiscano nell’istruire i pazienti all’automisurazione domiciliare e mettano a disposizione misuratori automatici. 29
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Infine, ogni contatto con i pazienti va sfruttato - anche quelli indiretti per il rinnovo del- le ricette - al fine di verificare e rinsaldare l’aderenza e il coinvolgimento dei pazienti. Per esempio, può rivelarsi semplice ed efficace la strategia di unire alle ricette dei promemoria per il paziente, qualora sia necessario eseguire un controllo della pres- sione. Per quanto possa essere difficile, anche i pazienti meno collaboranti vanno sempre “rincorsi”, cercando di migliorarne il coinvolgimento. I medici tendono a sovrastimare l’efficacia della propria pratica clinica e a sovrasti- mare la responsabilità diretta dei pazienti nei fallimenti terapeutici. Bisogna invece considerare che spesso i pazienti con scarsa aderenza sono proprio quelli con meno strumenti culturali per affrontare la malattia, che si dimostrano meno esigenti verso il medico e subiscono quindi in grado maggiore le conseguenze dell’inerzia terapeuti- ca: origine etnica, condizione economica e genere rischierebbero così di influenzare la qualità dell’assistenza sanitaria e il controllo dell’ipertensione. Un elenco degli interventi associati a un miglioramento dell’aderenza del paziente al trattamento è fornito dalle Linee Guida ESC-ESH 2018 nella Tabella 8. 30
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Tabella 8. Interventi che possono migliorare l’aderenza ai farmaci nell’ipertensione (linee guida ESH/ESC 2018) A livello del Medico Fornire informazioni sui rischi dell’ipertensione e i benefici del trattamento, concordare una strategia di trattamento per raggiungere e mantenere il controllo pressorio utilizzando misure di stile di vita e una strategia di trattamento basata su una single-pill quando possibile (materiale informativo, apprendimento programmato e counseling con l’aiuto del computer) Empowerment del paziente Feedback sui miglioramenti comportamentali e clinici Valutazione e risoluzione delle barriere individuali all'aderenza Collaborazione con altri operatori sanitari, soprattutto infermieri e farmacisti A livello del Paziente Automonitoraggio della PA (incluso telemonitoring) Sessioni di gruppo Istruzione combinata con strategie motivazionali Autogestione con sistemi semplici guidati dal paziente Uso di promemoria Ottenere il supporto familiare, sociale o di un caregiver Farmaci a disposizione sul posto di lavoro A livello dei Farmaci Semplificazione del regime favorendo l'uso di SPC Confezionamento di tipo 'promemoria' A livello del Sistema Sanitario Supportare lo sviluppo di sistemi di monitoraggio (follow-up telefonico, visite domiciliari, e telemonitoring della PA) Supporto finanziario alla collaborazione tra operatori sanitari (ad es. farmacisti e infermieri) Rimborso delle SPC Sviluppo di database nazionali, comprendenti i dati delle prescrizioni, disponibili per medici e farmacisti Accessibilità ai farmaci SPC = single-pill combination, combinazione in una singola pillola 31
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol Strategie terapeutiche e di counseling per la corretta gestione del paziente con ipercolesterolemia Approccio lifetime al rischio cardiovascolare Secondo le Linee Guida ESC/EAS 2016 per il trattamento delle dislipidemie, la malattia cardiovascolare (CVD) è responsabile della morte di più di 4 milioni di persone all’anno in Europa, con una percentuale maggiore tra le donne [2,2 milioni (55%)] rispetto agli uomini [1,8 milioni (45%)], anche se i decessi per cause car- diovascolari prima dei 65 anni di età sono più frequenti negli uomini (490.000 vs. 193.000). La CVD rimane una delle cause principali di morbilità e mortalità, nonostante il mi- glioramento degli esiti. Un numero maggiore di pazienti sopravvive al primo evento cardiovascolare e questi pazienti sono ad alto rischio di ricorrenze. Inoltre sta au- mentando la prevalenza di alcuni fattori di rischio, in particolare il diabete e l’obe- sità. La prevenzione è definita come una serie di azioni coordinate, a livello di popola- zione o mirate ad un singolo individuo, tese a sradicare, eliminare o minimizzare l’impatto delle malattie cardiovascolari e della disabilità che ne consegue. L’importanza della prevenzione della CVD resta indiscussa e dovrebbe essere ef- fettuata a diversi livelli: (i) nella popolazione generale, attraverso la promozione di uno stile di vita sano e (ii) a livello individuale, nei soggetti a rischio moderato di CVD o pazienti con CVD stabilita, contrastando stili di vita non sani (ad es. ali- mentazione di scarsa qualità, inattività fisica, fumo) e riducendo livelli aumentati di fattori di rischio cardiovascolare, come l’iperlipidemia o l’ipertensione arteriosa. La prevenzione è efficace nel ridurre l’impatto delle malattie cardiovascolari: l’eli- minazione di comportamenti rischiosi per la salute renderebbe possibile prevenire almeno l’80% dei casi di CVD e persino il 40% dei tumori, fornendo così un valore aggiunto per altre malattie croniche. Va considerato un approccio lifetime al rischio cardiovascolare. Ciò significa che, 32
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol oltre che a migliorare le abitudini e a ridurre i livelli dei fattori di rischio nei pazienti con CVD nota e in individui con un rischio aumentato di sviluppare CVD, si devono incoraggiare i soggetti sani di ogni età ad adottare o mantenere uno stile di vita sano. Gli operatori sanitari svolgono un ruolo importante per il perseguimento di questo obiettivo nella pratica clinica. Obiettivi di trattamento La Task Force ESC/EAS ha ritenuto appropriato considerare la totalità delle evi- denze che mettono in relazione i livelli della colesterolemia LDL ed il rischio di venti cardiovascolari; una considerazione particolare è stata data ai risultati delle revisioni sistematiche, che hanno confermato la riduzione dose-dipendente della CVD con l’abbassamento dei livelli di LDL-C; a una maggiore riduzione dei livelli di LDL-C corrisponde una maggiore riduzione del rischio CV. I benefici collegati alla riduzione di LDL-C non sono specifici della terapia con le statine. Non è stato definito un livello di LDL-C al di sotto del quale il beneficio cessa o si verifica un danno. Esiste una considerevole variabilità individuale nella risposta di LDL-C ai trattamenti dietetici e farmacologici che vengono tradizional- mente attuati a supporto di un approccio di gestione personalizzato. La riduzione del rischio CV globale dovrebbe essere individualizzata, e perché ciò avvenga è necessario fissare degli obiettivi. Utilizzare degli obiettivi può anche essere d’aiuto per la comunicazione medico-paziente. Si ritiene probabile che un approccio basato sugli obiettivi possa facilitare l’aderenza al trattamento, ma que- sto consenso non è ancora stato testato appieno. Per tutti questi motivi, la Task Force europea ritiene che nella gestione dei lipidi debbano essere definiti un approccio per obiettivi e gli obiettivi di trattamento, per- sonalizzati sul livello di rischio CV globale. Esiste anche evidenza che suggerisce che la riduzione dei livelli di LDL-C oltre gli obiettivi fissati nelle precedenti linee guida EAS/ESC sia associato ad un numero minore di eventi di CVD. Dunque sembra opportuno ridurre il più possibile il livello di LDL-C, almeno in pazienti con rischio CV molto alto. 33
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol L’approccio mirato alla gestione dei lipidi è volto principalmente alla riduzione dei livelli di LDL-C (Tabella 9). I medici dovrebbero basarsi sul proprio giudizio clinico nel prendere in considerazione un’intensificazione del trattamento per pazienti a rischio CV globale alto o molto alto. Tabella 9. Raccomandazioni per gli obiettivi di trattamento per il colesterolo LDL (linee guida ESC/EAS 2016) Raccomandazione Classea Livellob In pazienti con rischio CV MOLTO ALTO è raccomandato un obiettivo di I B LDL-C
OMNIA three HYPER-tension&cholesterol forse nel contribuire alla prevenzione della CVD. Queste diete sono caratterizzate da un alto consumo di frutta, verdura e prodotti a base di cereali integrali; consumo frequente di legumi, noci, pesce, pollame e prodotti caseari a basso contenuto di grassi, nonché da un consumo limitato di dolci, bevande zuccherate e carni ros- se. L’influenza del cambiamento dello stile di vita e degli alimenti funzionali sulle lipoproteine è valutata e riassunta nella Tabella 10; in questa tabella la dimensione degli effetti e il livello di evidenza si riferiscono all’impatto delle modificazioni diete- tiche sulle specifiche classi di lipoproteine e non agli endpoint di CVD. Influenza dello stile di vita sui livelli di colesterolo totale e colesterolo LDL Gli acidi grassi saturi (SFA) sono il fattore alimentare con il maggiore impatto sui livelli di LDL-C (0,02-0,04 mmol/L o 0,8-1,6 mg/dL di aumento di LDL-C per ogni 1% di energia in più derivante da grassi saturi). L’acido stearico, al contrario di altri SFA (laurico, miristico e palmitico), non aumenta i livelli di TC. Gli acidi grassi insaturi trans sono contenuti in quantità limitate (in genere 3 g/die), l’effetto sui livelli di LDL-C è neutro o di leggero aumento [soprattutto con l’acido docosaesaenoico (DHA)] con una con- comitante diminuzione dei TG. 35
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