Omaggio a DANTE Lectio magistralis - Mensile del Sindacato Pensionati Italiani Cgil della Lombardia - SPI Cgil Lombardia

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Omaggio a DANTE Lectio magistralis - Mensile del Sindacato Pensionati Italiani Cgil della Lombardia - SPI Cgil Lombardia
NUOVI
    Mensile del Sindacato Pensionati Italiani Cgil della Lombardia
    Numero 8 • Agosto 2021
    Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2 comma. 20/B legge 662/96 - filiale di Milano

Omaggio a DANTE
               Lectio magistralis
Omaggio a DANTE Lectio magistralis - Mensile del Sindacato Pensionati Italiani Cgil della Lombardia - SPI Cgil Lombardia
Mensile del Sindacato Pensionati Italiani Cgil della Lombardia

Sommario
    2       Introduzione                                                    29         INVITO ALLA LETTURA
            Erica Ardenti                                                              Erica Ardenti
    3       Omaggio a Dante                                                 30         L’Italia di Dante
            Carlo Falavigna                                                 33         Le donne di Dante
    4       Quando l’ideologia                                              36         Altre proposte...
            si appropriò del Sommo Poeta
            Gastone Boz
    7       LECTIO MAGISTRALIS
    8       Dante, poeta totale
            Emiliano Bertin
    16      Dante Alighieri,
            il primo dei moderni
            Erasmo Silvio Storace

    26      Conclusioni
            Fatti non fummo
            per viver come bruti…
            Valerio Zanolla

Nuovi Argomenti Spi Lombardia                                               Impaginazione: A&B, Besana in Brianza (MB)
Pubblicazione mensile del Sindacato Pensionati Italiani                     Prestampa digitale, stampa, confezione:
Cgil Lombardia                                                              RDS WEBPRINTING S.r.l.
Numero 8 • Agosto 2021                                                      Via Belvedere, 42 - 20862 Arcore (MB)
Direttore responsabile: Erica Ardenti                                       Registrazione Tribunale di Milano n. 477 del 20 luglio 1996
Editore: MIMOSA srl uninominale, presidente Pietro Giudice                  Numero singolo Euro 2,00
                                                                            Abbonamento annuale Euro 10,32
Omaggio a DANTE Lectio magistralis - Mensile del Sindacato Pensionati Italiani Cgil della Lombardia - SPI Cgil Lombardia
Erica Ardenti

L    a ricorrenza del settecentenario della
     morte di Dante ha portato a un rinno-
vato interesse per tutta la sua opera. In Ita-
                                                 Occuparsi di cultura non è una novità per
                                                 lo Spi, come ricorda nelle sue riflessioni
                                                 conclusive anche il segretario generale re-
lia molteplici sono state le iniziative, dal-    gionale, Valerio Zanolla. Non solo abbia-
le mostre ai convegni, così come molteplici      mo partecipato più volte a Festivaletteratu-
sono state le opere pubblicate che hanno ri-     ra insieme allo Spi nazionale, ma sia con i
visitato Dante e il suo mondo in ogni chia-      concorsi di Poesia e Racconto dei Giochi di
ve possibile.                                    LiberEtà che con il premio letterario naziona-
Lo Spi Lombardia, quello di Mantova e            le dedichiamo ampia attenzione anche alla
Storia e Futuro, Geschichte und Zukunft          voglia di scrivere dei nostri iscritti, piccoli
dell’Alto Adige-Südtirol hanno organizzato       letterati in erba!
una lectio magistralis dedicata al sommo poe-
ta, tenuta online sempre per i divieti impo-     In questo numero di Nuovi Argomenti pub-
sti dalla pandemia.                              blichiamo non solo le lectio magistralis tenu-
I due studiosi intervenuti, Emiliano Bertin      te ma diamo anche qualche suggerimento
e Erasmo Silvio Storace, hanno regalato due      per approfondire la conoscenza di Dante e
interessantissime letture di Dante e della       del suo universo. Le chiavi di lettura offerte
Divina Commedia, facendoci non solo scopri-                           sono svariate, ognuno
re i lati più innovativi e “rivoluzionari” del                        può scegliere quella
maggior poeta italiano, ma facendo nascere                            più consona ai propri
nuove curiosità e interesse.                                          interessi!

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OMAGGIO
  A DANTE
   Carlo Falavigna    Segretario generale Spi Mantova

“L      i uomini, poi ché
        ’ntorno erano sparti
s’accolsero a quel loco,
                                                                             mato due terapeuti, il filo-
                                                                             sofo Erasmo Silvio Storace
                                                                             dell’Università degli Studi
ch’era forte                                                                 dell’Insubria, e il filologo
per lo pantan ch’era da                                                      Emiliano Bertin dell’Uni-
tutte le parti.                                                              versità Cattolica di Milano.
Fer la città sovra quell’ossa                                                Questa iniziativa vuole an-
morte;                                                                       che essere un ponte ideale
e per colei che ’l loco prima                                                che collega il più grande po-
elesse                                                                       eta dell’antica Roma, Publio
Mantüa l’appellar                                                            Virgilio Marone – nato ad
senz’altra sorte.”                                                           Andes, oggi Pietole, gra-
                                                                             ziosa frazione a due passi da
Con queste parole, quasi                                                     Mantova – con il sommo po-
brutali, Dante descrive nel Canto XX dell’In-           eta Dante Alighieri che, nella Divina Comme-
ferno, la nascita di Mantova.                           dia, si rivolge a Virgilio con gli appellativi di
Lo Spi Cgil di Mantova, lo Spi Lgr Agb di Bol-          Maestro e Guida.
zano e lo Spi Cgil della Lombardia, nel 700°            Mantova capitale italiana e quindi europea del-
anno della morte del sommo poeta fanno dono a           la cultura, patrimonio dell’Unesco, si presta a
chi deciderà di seguirci, di una lectio magistralis     questo collegamento ideale tra la storia antica,
su Dante Alighieri.                                     la storia moderna e la contemporaneità in una
Il sindacato delle pensionate e dei pensionati          forma di culla che contiene accadimenti, leg-
della Cgil si pone l’obiettivo di dare alimento         gendarie storie… basterebbe addentrarsi nei vi-
all’intelletto al fine di ritardare l’invecchiamen-     coli della città per respirare, assaporare e fingere
to sottoposto, per le restrizioni pandemiche, a         di veder camminare i due poeti mentre amabil-
una senilizzazione precoce.                             mente conversano.
Non siamo così presuntuosi da proporci di ar-           Sono consapevole che i periodi storici non sono
ginare la senescenza tramite questa iniziativa di       sovrapponibili, ma a volte la fantasia viaggia e
grande spessore culturale, ma il lasciarsi per-         supera le scansioni temporali e oggi siamo qui
dere, anche se solo per un breve tempo, nella           per parlare del Sommo Poeta.
storia che influenzò i personaggi che crearono
il Rinascimento, ci offre l’opportunità di un’av-
ventura da vivere.
Al capezzale della nostra mente abbiamo chia-

                                                                                                          3
Omaggio a DANTE Lectio magistralis - Mensile del Sindacato Pensionati Italiani Cgil della Lombardia - SPI Cgil Lombardia
QUANDO L’IDEOLOGIA
  SI APPROPRIÒ
  DEL SOMMO POETA
   Gastone Boz       Presidente di Storia e Futuro, Geschichte und Zukunft dell’Alto Adige- Südtirol

A     uguro a tutti buon po-
      meriggio di nuove co-
noscenze, ringrazio anche
                                                                                   Walter von der Vogelweide
                                                                                   che guarda verso sud, visto
                                                                                   da nazionalisti di entrambe
a nome dello Spi-Lgr della                                                         le fazioni come una sfida che
Cgil-Agb, Erasmo Silvio                                                            si lanciano i due poeti, men-
Storace ed Emiliano Bertin                                                         tre i progressisti, da sempre,
per aver accolto questa no-                                                        intravedono in quell’osser-
stra richiesta. Il mio appren-                                                     varsi un simbolo dell’incon-
dimento scolastico su Dante                                                        tro di due culture. Dante,
si ferma alla prima frase della                                                    poi, è stato utilizzato in que-
Divina Commedia, Nel mezzo                                                         sta terra in chiave politica da
del cammin…, e finisce lì. Più                                                     Ettore Tolomei, il geografo
avanti negli anni ho un poco                                                       fascista che ha riscritto la to-
approfondito, trascinato an-                                                       ponomastica del Sud Tirolo
che dagli eventi e dai confronti politici in Sud                assegnando a ogni paese, montagna, valle, dos-
Tirolo: qui destra e sinistra hanno avuto contese               so o prato, una denominazione italiana. La sua
anche su alcune frasi di Dante. In questa terra                 italianizzazione era giunta a un punto tale da
composta per l’80 per cento da persone di lingua                elencare 5635 cognomi tedeschi da tradurre in
tedesca i filosofi, i poeti, la letteratura di riferi-          italiano, misura che fu solo in parte attuata. Sul
mento è quella dell’area tedesca, non che nell’in-              suo utilizzo politico di Dante entra in campo
segnamento non vi siano Dante, Boccaccio e al-                  una terzina composta dal poeta laddove dice:
tri, ma Erasmo da Rotterdam, Walter von der
Vogelweide, Martin Lutero, Goethe, Schiller,                    “Suso in Italia bella giace un laco,
rispondono meglio ai bisogni dei liceali che poi                a piè de l’Alpe che serra Lamagna
al 50 per cento proseguono gli studi universita-                sovra Tiralli, c’ha nome Benaco”.
ri nelle università germaniche e austriache. La
contrapposizione etnica degli ultimi vent’anni,                 La cantica è quella dell’Inferno, il canto è il
non è più al centro della discussione politica,                 XX, Dante e Virgilio stanno osservando quel-
ma per molto tempo la statua di Dante situa-                    lo strano incedere di una categoria di peccatori,
ta a Trento, nei giardini di fronte alla stazione,              gli indovini, costretti a procedere camminando
è stata contrapposta a quella di Walter von der                 all’indietro visto che hanno il capo rovesciato
Vogelweide che sta nella piazza centrale di Bol-                a posteriori e Virgilio, dopo aver rimproverato
zano, e il bronzeo Alighieri guarda verso nord                  il pentimento che Dante aveva nei confronti di
come a incrociare lo sguardo del menestrello                    questi, smette la veste di guida spirituale per

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assumere quella un po’ prosaica di guida turi-       profezia rispetto alla sua teoria sull’italianità
stica. Lo spunto gli viene proprio dalla figura      del Sud Tirolo consacrato dalla natura con le
di Manta che, come ha detto prima Falavigna,         Alpi a far da barriera.
ha fondato Mantova e Virgilio, orgoglioso delle      Quei versi sono stati citati innumerevoli volte
sue origini inizia a illustrare all’Alighieri tut-   da noi, entrando a far parte dell’armamentario
ta la geografia del territorio circostante. Parte    con il quale tutto il fronte nazionalista ha recla-
indicando il Benaco, il lago di Garda, e spiega      mato l’appartenenza all’Italia di tutte le terre
che esso si distende ai piedi della catena monta-    sino allo spartiacque alpino.
gnosa delle Alpi che, dice, racchiudono la terra     La guida turistica di Virgilio è stata, da noi per
di Germania, Lamagna, sopra il Tirolo, Tiralli.      anni, strumento di battaglia ideologica. Questo
Poi prosegue…, ma è quella terzina che attira        è il mio piccolo contributo alla preziosa lezione
Tolomei che la assume come una sorta di sacra        su Dante che avremo dai due graditi ospiti.

 Monumento di Dante a Trento,
 opera dell’artista fiorentino
 Cesare Zocchi

                                                                                                      5
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LECTIO
MAGISTRALIS
Emiliano Bertin
Filologo, Università Cattolica di Milano
Dipartimento di Studi medioevali, umanistici e rinascimentali
Erasmo Silvio Storace
Filosofo, Università degli Studi dell’Insubria

                                                           7
DANTE,
  POETA TOTALE
    Emiliano Bertin        Filologo, Università Cattolica di Milano Dipartimento di Studi medioevali, umanistici e rinascimentali

I  l mio intervento vuole
   essere una carrellata di
estratti da Dante partendo
                                                                                    – appare, si manifesta nella
                                                                                    sua potenza salvifica, nella
                                                                                    sua bellezza, in una tale gen-
da una domanda che spesso                                                           tilezza, con una tale onestà,
mi pongo: perché Dante è                                                            con un decoro che è frutto di
un grande poeta? Le rispo-                                                          una nobiltà interiore. “Salu-
ste possono essere diverse: io                                                      tare” non è solo il gesto che
penso sia perché Dante è un                                                         si fa quando si incontra qual-
poeta totale, cioè capace di                                                        cuno, è un gesto che porta
tenere insieme tutta l’uma-                                                         alla salute e in latino salutem
nità nella sua complessità.                                                         vuol dire “salvezza”. Il salu-
Più o meno tutti sappiamo                                                           to di questa donna provo-
che Dante è il poeta di Be-                                                         ca in tutti il tremolio delle
atrice, una donna che viene                                                         lingue, le lingue diventano
‘spiritualizzata’, è oggetto di un amore plato-                   mute di fronte a questa donna straordinaria, e
nico, sublime. Dante ne parla soprattutto nel-                    gli occhi non hanno l’ardire di guardarla.
la sua opera giovanile che è la Vita nova, che                    Come si legge nella successiva quartina, questa
racconta del suo innamoramento per una ra-                        donna diventa una specie di angelo:
gazza sua coetanea di Firenze. È un amore non
contraccambiato, ma Dante arriva a parlare                        Ella si va, sentendosi laudare,
dell’amore dicendo che, in fondo, l’amore è la                    benignamente e d’umiltà vestuta,
benedizione, cioè lodare la donna senza nulla                     e par che sia una cosa venuta
chiedere in cambio. Il momento in cui Dante                       da cielo in terra a miracol mostrare.
arriva a elaborare questa idea è rintracciabile
nel sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare, di cui             Mentre passa tra le vie di Firenze si sente co-
vi leggo la prima quartina:                                       prire di lodi, la lode è un po’ il cuore di questo
                                                                  testo. Questa donna è essenzialmente rivesti-
Tanto gentile e tanto onesta pare                                 ta di bene e umiltà, un’umiltà che è sempre il
la donna mia, quand’ella altrui saluta,                           decoro frutto di una nobiltà interiore e sem-
ch’ogne lingua devèn, tremando, muta,                             bra che sia qualcosa che è venuto in terra per
e li occhi no l’ardiscon di guardare.                             mostrare un miracolo. Beatrice appare come il
                                                                  simbolo di un amore assoluto, assolutamente
Quando lei saluta gli altri poeti come Dante – e                  puro, nobile, giusto.
i tre amici scherzano un po’ su questo “salutare”                 Verso i trent’anni, in un testo meno noto delle

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Rime petrose, Dante scrisse una serie di poesie de-            Dante racconta un amore dal tratto estrema-
dicate a una donna chiamata Pietra: è un nome                  mente fisico, sensuale, un erotismo venato an-
simbolico che usa per indicare una donna che è                 che di – mi verrebbe da dire – sadomasochismo.
Pietra di nome e di fatto, che ha il cuore come                Dice: “se avessi preso, afferrato le belle trecce
una pietra. In questo testo, in cui il primo verso è           di questa donna, che sono per me una sorta di
                                                               frusta, pigliandole anzi terza, cioè prima del-
Così nel mio parlar voglio esser aspro,                        le nove del mattino, passerei con lei vespro e
                                                               squillo, cioè tutta la notte, e con questa don-
Dante racconta di questa donna che non lo ri-                  na non mostrerei né pietà, né cortesia anzi fa-
cambia, che lo tratta male, in sostanza, e di cui              rei – qui c’è una similitudine molto singolare
nel corso del testo dice anche delle cose inso-                – come un orso quando scherza”. Non abbiamo
spettabili per il cantore di Beatrice. Leggiamo                ben chiara l’idea di cosa voglia dire con que-
il testo e poi lo spieghiamo:                                  sta similitudine, ma sicuramente “un orso che
                                                               scherza”, è qualcosa di inquietante, di preoccu-
S’io avesse le belle trecce prese                              pante, di aggressivo. “E se l’amore mi frusta,
che son fatte per me scudiscio e ferza,                        io renderei all’amore, alla donna, più di mille
pigliandole anzi terza                                         volte la violenza ricevuta”.
con esse passerei vespero e squille;                           Quindi, primo passo: Dante poeta dell’amore
e non sarei pietoso né cortese,                                spirituale ma anche di un amore dal tratto mol-
anzi farei com’orso quando scherza;                            to fisico.
e s’Amor me ne sferza                                          Vediamo la Divina Commedia: qui vedo un Dante
io mi vendicherei di più di mille.                             che si interessa di politica, sono sicuro che l’amico

 L’incontro immaginario fra Dante e Beatrice (con il vestito bianco)
 accompagnata dall’amica Vanna (con il vestito rosso), sul Ponte Santa Trinita in Firenze (1883).
 Opera di Henry Holiday, artista inglese preraffaellita

                                                                                                                  9
Bassorilievo sul Palazzo dell’Arte della Lana raffigurante Dante. Sullo sfondo si notano le Mura
 di Firenze ed alcuni edifici principali fra cui la Cupola del Brunelleschi e la torre di Palazzo Vecchio

Erasmo Storace tornerà su questo tema. Io voglio                  Ma dimmi, se tu sai, a che verranno li citta-
semplicemente riflettere su due passaggi del VI                   din de la città partita,
Canto dell’Inferno e del VI Canto del Purgatorio
in cui emerge un Dante militante. Infatti si è de-                “dimmi se lo sai a che punto giungeranno i
dicato alla politica per una buona parte della sua                miei concittadini di Firenze, di questa città di-
vita e alla fine dell’ultimo decennio del Duecen-                 visa in parti, in partiti”. Dante vuole sapere se
to, a Firenze, riveste anche alcune cariche impor-                c’è ancora qualche persona giusta:
tanti: diventa Priore, poi, quando verrà esiliato,
continuerà per un certo periodo a interessarsi di                 s’alcun v’è giusto; e dimmi la cagione per che
politica, avendo la speranza di rientrare a Firenze.              l’han tanta discordia assalita,
In tutti i sesti canti della Commedia, come sa-
prete, Dante tocca il tema della politica: nel VI                 “dimmi qual è il motivo per cui la discordia
dell’Inferno si occupa di Firenze, nel VI del Pur-                è diventata protagonista della politica fioren-
gatorio di occupa di Firenze e dell’Italia, nel VI                tina”, e Ciacco risponderà che il motivo pro-
del Paradiso si occupa dell’Impero, potremmo                      fondo sta nel fatto che le persone di Firenze
dire dell’Europa.                                                 sono dominate dalla superbia, dall’invidia e
Nel VI dell’Inferno, tra i golosi, incontra Ciac-                 dall’avarizia.
co, un fiorentino che conosceva e gli dice:                       Nel VI del Purgatorio Dante mostra un’ironia a
                                                                  tratti molto feroce quando parla della giustizia
Ciacco, il tuo affanno mi pesa sì, ch’a lagri-                    in politica:
mar mi ’nvita,
                                                                  Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca
cioè, “la tua pena mi spinge a piangere”. C’è                     per non venir sanza consiglio a l’arco.
un forte compatimento per molte anime che in-
contra Dante.                                                     Molti, sottinteso che non sono di Firenze, han-

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no nel cuore la giustizia, ma la giustizia – che      farà la prova: sì ch’a te fia bello
qui è paragonata a una freccia – va impugnata e       averti fatta parte per te stesso.
scoccata con prudenza. Prima di lanciare la frec-
cia della giustizia, prima di metterla nell’arco e    Quello che ti darà più fastidio all’inizio dell’e-
lanciarla, bisogna usare un po’ di senno. Infatti     silio, saranno i compagni di partito malvagi e
Dante aggiunge: ma il popol tuo, il popolo di Fi-     scempi, che vuol dire “sciocchi”, dissennati,
renze, l’ha in sommo de la bocca, cioè i fiorentini   con i quali cadrai nella “valle”, vale a dire l’e-
del suo tempo si riempiono sempre la bocca con        silio, la situazione di esule. Questi compagni
la parola giustizia. I fiorentini si ritengono ma-    di partito saranno ingrati ma anche empi nei
estri di giustizia:                                   tuoi confronti: siamo di fronte a una serie di in-
                                                      comprensioni politiche che è anche un po’ dif-
Molti rifiutan lo comune incarco; ma il popol         ficile oggi chiarire. Ma poco dopo i compagni
tuo solicito risponde sanza chiamar, e grida:         di partito di Dante avranno le tempie arrossate
“I’ mi sobbarco!”,                                    probabilmente per la vergogna, qualcuno dice
                                                      rosse di sangue perché proveranno a rientrare a
Molti, per modestia, cosa fanno? “Rifiutano la        Firenze e verranno sconfitti. Qui arriva la parte
carica politica, la carica in Comune, ma il tuo       più interessante: che questi compagni di parti-
popolo fiorentino sollecito risponde senza esse-      to di Dante siano delle bestie ne saranno prova
re interpellato: ‘io mi prendo questa responsa-       le esperienze, quindi la scelta politica finale di
bilità’, quindi c’è una Firenze, un mondo co-         Dante è far parte per sé stesso, cioè costituire
munale, che è affamato di cariche politiche, di       un partito in cui c’è una sola persona, lui stesso.
cariche amministrative. Non so se qualcuno di         Dante da uomo di partito, uomo che si pone
voi può collegarlo a qualche situazione contem-       dei problemi sulla società del suo tempo e su
poranea, io ho sempre l’impressione che quando        come si possano risolvere, alla fine arriva a una
Dante tocca i tasti dolenti della politica del suo    conclusione un po’ amara, quella del ritiro dalla
tempo, stia toccando anche i nostri.                  politica.
Dante è un poeta che si occupa di politica, ma        Quindi, l’amore spirituale e l’amore fisico, una
è anche un poeta che a un certo punto della vita      politica militante e una politica delusa.
dice basta alla politica, la politica non risolve     Guardiamo un altro approccio culturale che usa
più di tanto i problemi dell’uomo: siamo al           Dante nella sua poesia. Quando scrive la Divina
XVII del Paradiso. In questo canto Dante in-          Commedia spesso si mette nei panni del profeta
contra un suo avo, un suo trisavolo, Cacciagui-       biblico: chi è il profeta biblico? Noi abbiamo
da. Ci racconta di lui che ha fatto il cavaliere ed   l’idea del profeta come colui che annuncia il
è morto nella Crociata. Cacciaguida fa due cose:      futuro, in parte non è proprio vero, è solo una
prima gli dice che finirà in esilio, poi che dovrà    parte di verità. Il profeta biblico, fondamental-
raccontare quello che ha visto per filo e per se-     mente, è colui che dice la verità e lo fa in luo-
gno e non deve avere paura di dire la verità.         go della massima autorità che esiste al mondo:
Nella prima profezia, quella dell’esilio, Caccia-     Dio. Quindi il profeta biblico deve dire ai so-
guida preannuncia anche il suo isolamento po-         vrani e ai potenti delle cose scomode, quello che
litico all’interno del partito dei Guelfi Bianchi,    non funziona, riportare sulla retta via un popo-
di cui faceva parte Dante:                            lo, rinnovare i buoni usi, le buone tradizioni.
                                                      A Purgatorio VI Dante se la prende con Alberto
E quel che più ti graverà le spalle                   d’Asburgo che nell’anno 1300 era l’Imperatore
sarà la compagnia malvagia e scempia                  del Sacro Impero Germanico. Durante il Me-
con la qual tu cadrai in questa valle;                dioevo l’Italia del Centro Nord faceva parte for-
che tutta ingrata, tutta matta ed empia               malmente di un Impero, un macrostato che più
si farà contr’a te; ma, poco appresso,                o meno andava dalla Germania all’Appennino,
ella, non tu, n’avrà rossa la tempia.                 e Dante si lamenta con Alberto d’Asburgo per-
Di sua bestialitate il suo processo                   ché non viene mai in Italia, rimane sempre nei

                                                                                                      11
suoi feudi d’oltralpe a fare gli affari suoi, e nel   del profetismo biblico, sia esplicitamente erede
rivolgersi all’Imperatore, Dante invoca una ma-       del mondo antico, del mondo pagano, noi po-
ledizione divina come potevano fare gli antichi       tremmo dire del mondo laico.
profeti biblici Elia o Geremia:                       Vediamo un’altra casella, la quarta, di questo
                                                      bipolarismo.
O Alberto tedesco ch’abbandoni                        Abbiamo visto l’amore spirituale e quello fisi-
costei ch’è fatta indomita e selvaggia,               co, la politica militante e la politica delusa, il
e dovresti inforcar li suoi arcioni,                  modello biblico e quello laico-pagano, poi c’è
giusto giudicio de le stelle caggia                   una forte militanza nella fede cristiana.
sovra ’l tuo sangue, e sia novo e aperto,             Si vede molto bene soprattutto nel Paradiso
tal che ’l tuo successor temenza n’aggia!             dove Dante si mostra un cristiano devoto ver-
                                                      so i Santi, verso Cristo, con una sua spiritualità
“O Alberto di Germania che abbandoni l’Italia         anche abbastanza ben definita. Il Duecento è il
(qui paragonata a un cavallo selvaggio), un ca-       secolo in cui c’è la rivoluzione di san Francesco,
vallo che è diventato indomito, mentre dovresti       che rinnova radicalmente la devozione, la spiri-
invece sedere sulla sella e inforcare gli arcioni,    tualità dell’Occidente e Dante – auspicando un
cada sopra il tuo sangue, la tua stirpe, un giu-      ritorno della Chiesa alla purezza del Vangelo –
dizio giusto, divino, dalle stelle: questa cosa sia   possiamo dire che fosse in linea con questo rin-
una cosa mai vista prima, straordinaria, visibile     novamento, molto legato all’umanità di Cristo.
a tutti, e sia tale da provocare il timore del tuo    All’’inizio di Paradiso XXXIII c’è la grande
successore”.                                          preghiera che san Bernardo, l’ultima guida di
Se da una parte Dante diventa un personaggio          Dante, rivolge alla Vergine Maria. La preghiera
di statura biblica, dall’altra si sente anche l’e-    è molto bella, molto curata e giustamente fa-
rede del mondo classico, l’erede di Omero, di         mosa. Inizia con un andamento molto solenne
Virgilio.                                             in cui Dante riassume gli antichi paradossi del
Ciò si vede nel IV Canto dell’Inferno quando          cristianesimo:
Dante, nel Limbo – luogo dedicato agli spiriti
nobili dell’antichità, che però non hanno cono-       Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
sciuto la fede cristiana – incontra i grandi poeti    umile e alta più che creatura,
pagani:                                               termine fisso d’etterno consiglio,
                                                      tu se’ colei che l’umana natura
Da ch’ebber ragionato insieme alquanto,               nobilitasti sì, che ’l suo fattor
volsersi a me con salutevol cenno,                    non disdegnò di farsi sua fattura.
e ’l mio maestro sorrise di tanto;
e più d’onore ancora assai mi fenno,                  C’è tutto un gioco di parole che servono a di-
ch’e’ sì mi fecer de la loro schiera,                 mostrare i paradossi che contraddistinguono il
sì ch’io fui sesto tra cotanto senno.                 cristianesimo: “Maria, tu che sei vergine, ma
                                                      anche madre, sei figlia, ma di Gesù Cristo, la
Cosa fanno questi poeti antichi? Ragionano tra        creatura più umile e più alta che ci sia nel cre-
di loro, poi fanno un cenno a Dante come per          ato, nella natura…”. Qui “umiltà” rimanda
coinvolgerlo nei loro discorsi e il suo maestro,      sempre a un certo tipo di linguaggio che abbia-
che è Virgilio, gli sorride perché è contento del-    mo visto anche prima per Beatrice, Beatrice è
le cose che si dicono, rendono onore a Dante e lo     umile, ma l’umiltà è proprio il decoro esteriore
coinvolgono nella loro schiera, nella loro “scuo-     che deriva anche da una nobiltà interiore. “…
la”. Dante viene coinvolto come sesto poeta tra       Sei il termine fisso dell’eterno consiglio, cioè, il
“cotanto senno”, cioè tra Omero, Virgilio – che       punto di riferimento di Dio; tu sei colei – dice
è proprio riconosciuto come maestro da Dante          Dante per bocca di Bernardo – che ha nobilitato
– Ovidio, Orazio e Lucano, che sono altri tre         così tanto l’essere umano, la natura, che il suo
grandi poeti latini. Così Dante si vede erede sia     Creatore non ha disdegnato di farsi creatura di

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sé stesso”. Qui si riferisce al mistero dell’Incar-   media, soprattutto nel Paradiso, cerca di usare
nazione: Cristo, attraverso il “sì” di Maria si è     la lingua della filosofia e della teologia che è un
fatto carne.                                          linguaggio certamente complesso e, se voglia-
Dante è certamente poeta della fede, ma nel-          mo, neanche tanto godibile. Nella storia della
la sua storia personale, soprattutto per quanto       fortuna di Dante amiamo molto di più l’Inferno,
riguarda la Commedia, è stato un censore, un          al limite il Purgatorio, il Paradiso è una lettura
critico implacabile della Chiesa. Questa carat-       molto impegnativa, perché? Per tutta una serie
teristica l’ha fatto amare molto dal mondo pro-       di motivi, intanto i Santi forse sono un po’ più
testante, anglosassone, per esempio in Germa-         noiosi dei dannati, ma anche la lingua è molto
nia, in Inghilterra, ma soprattutto negli Stati       più difficile, richiede un armamentario di cono-
Uniti, Dante è molto amato, e questo amore è          scenze superiori.
sbocciato molto presto. Già nel Cinquecento,          Paradiso XXIX racconta come è stato creato il
quando in Europa ribollivano le riforme prote-        mondo: non soffermiamoci neanche tanto sul
stanti Dante era già visto come un precursore         significato in sé, qui sta dicendo che sono sta-
delle Chiese riformate. Perché? Perché non si         te create le sostanze, le essenze, le forme delle
pone assolutamente nessun problema a pren-            cose, ed è stata creata la materia. L’incontro tra
dersela con il Papa, con i Vescovi, con un certo      queste ha generato il mondo come lo conoscia-
stile di vita e di pastorale.                         mo. Potete notare la raffinatezza filosofica e spe-
Questo passo di Paradiso XXVII è dedicato alla        culativa del linguaggio:
figura di Pietro. Dante dà la parola a San Pietro
che se la prende con il Papa e dice:                  Concreato fu ordine e costrutto
                                                      a le sustanze; e quelle furon cima
Quelli ch’usurpa in terra il luogo mio,               nel mondo in che puro atto fu produtto;
il luogo mio, il luogo mio che vaca                   pura potenza tenne la parte ima;
ne la presenza del Figliuol di Dio,                   nel mezzo strinse potenza con atto
fatt’ha del cimitero mio cloaca                       tal vime, che già mai non si divima.
del sangue e de la puzza; onde ’l perverso
che cadde di qua sù, là giù si placa.                 Con un linguaggio molto raffinato Dante sta
                                                      dicendo che in Paradiso c’erano le essenze pure
Qui c’è un San Pietro, immaginiamocelo, furio-        e in basso c’era la potenzialità della materia, in
so che se la prende con l’usurpatore, il Papa, che    mezzo si è creato un vime, un vincolo, un nodo
ha reso “il mio cimitero, la mia tomba” – quel-       che non si può più slegare, cioè l’incontro tra le
la che dovrebbe essere la sede del successore di      due componenti. Vedete bene la raffinatezza e la
Pietro, un luogo sacro, un luogo di preghiera,        rarefazione del linguaggio.
di fede, di contemplazione spirituale, un luogo       Andiamo a Inferno XXI a un passo che è comi-
da cui la Chiesa porta al mondo il Vangelo –          co, triviale, pastoso.
“una cloaca, una discarica di sangue e di puz-        Dante è nelle cosiddette Malebolge, incontra
za”. Ci sono le lotte intestine, quelle cittadine     questi diavoletti che sono dei furfanti, delle
di Roma, c’è la puzza della corruzione, per cui       canaglie, sono i diavoli “Malebranche”, che
il “perverso”, che sarebbe Lucifero, il diavolo       ingannano Dante dicendogli che gli mostrano
mandato via dal Paradiso, trova la pace, cioè è       loro come passare alla bolgia successiva, “vie-
contento che sul luogo di san Pietro ci sia un        nici dietro e ti facciamo vedere la strada”, al-
usurpatore.                                           lora Dante entra nella loro truppa ma questi
Vedete qua da una parte un Dante estrema-             prima di mettersi a marciare hanno bisogno di
mente devoto, fedele alla dottrina cristiana, e       un segnale:
dall’altra parte un Dante censore, critico impla-
cabile dei costumi e delle gerarchie ecclesiasti-     Ed elli a me: “Non vo’ che tu paventi;
che del suo tempo.                                    lasciali digrignar pur a lor senno
Passiamo a un’altra polarità. Dante nella Com-        ch’e’ fanno ciò per li lessi dolenti.

                                                                                                      13
Qui Virgilio rassicura Dante, gli dice di non                Qui cito un piccolo passo di Purgatorio XXIV,
preoccuparsi e di non spaventarsi del loro fare              siamo nella cornice dei golosi del Purgatorio
minaccioso, in realtà sono dei furbi che hanno               e Dante incontra un suo vecchio amico, Fore-
ingannato anche Virgilio.                                    se Donati – un lontano cugino della moglie di
                                                             Dante, Gemma Donati – faceva parte di una
Per l’argine sinistro volta dienno;                          delle grandi famiglie fiorentine, che diede i na-
ma prima avea ciascun la lingua stretta                      tali anche a Corso Donati, uno dei nemici poli-
coi denti, verso lor duca, per cenno                         tici di Dante che fu tra quelli che lo mandarono
                                                             in esilio.
Fanno una specie di pernacchia al loro coman-                I canti XXIII e XXIV del Purgatorio sono perva-
dante, descritto con questo verso famosissimo:               si da un grandissimo clima di amicizia. Quan-
                                                             do Dante e Forese si devono salutare l’addio è
ed elli avea del cul fatto trombetta.                        struggente perché Forese deve rimanere in Pur-
                                                             gatorio, mentre Dante deve andare in Paradiso
Vedete, dunque, la contrapposizione: la rarefa-              per poi tornare in terra. Dante si augura anche
zione pura del linguaggio filosofico, ma anche               di poter tornare presto in Purgatorio e rivedere
questo linguaggio da osteria: Dante riesce a te-             il suo amico:
nere insieme le due cose.
L’idea stessa del titolo, Comedia, parte dall’idea           sì lasciò trapassar la santa greggia
di Dante che la commedia è quella forma che                  Forese, e dietro meco sen veniva,
riesce a tenere insieme tutto, ciò che è subli-              dicendo: «Quando fia ch’io ti riveggia?».
me e ciò che è infimamente basso, perché? Per                «Non so», rispuos’ io lui, «quant’ io mi viva;
quello che ho detto all’inizio e ribadirò alla fine:         ma già non fïa il tornar mio tantosto,
in questa complessità c’è tutto.                             ch’io non sia col voler prima a la riva.
Dante poeta dell’amicizia.
                                                             “Non sarà mai il mio ritorno qui in Purgatorio
                                                             tanto veloce, che io sia già qui ritornato con la
                                                             volontà e il pensiero. Io vorrei essere già qui con
                                                             te (in nome dell’amicizia che ci lega)”.
                                                             Non sappiamo molto degli amici di Dante, lui
                                                             racconta nelle sue opere di essere stato molto
                                                             amico di un altro grande poeta della sua epoca,
                                                             Guido Cavalcanti, poi d’aver stretto amicizia
                                                             con un altro poeta importante, Cino da Pistoia.
                                                             Sono amicizie molto letterarie, invece qui, se-
                                                             condo me, nell’amicizia con Forese Donati in-
                                                             travediamo qualcosa di molto più genuino, mi
                                                             verrebbe da dire, molto più quotidiano, proba-
                                                             bilmente c’è molta condivisione.
                                                             Dante poeta dell’amicizia, ma anche poeta del
                                                             rancore. A Inferno XIII incontra una vecchia
                                                             conoscenza fiorentina che tratta malissimo, ad-
                                                             dirittura Virgilio si complimenta con lui di-
                                                             cendogli: “… bravo hai fatto bene a trattarlo
                                                             male…”, chi è questo spirito? È Filippo Argen-
                                                             ti, di cui Argenti è un cognome-soprannome:
Sei poeti toscani (da destra: Cavalcanti, Dante,             è chiamato Argenti perché abituato a vivere in
Boccaccio, Petrarca, Cino da Pistoia e Guittone d’Arezzo).
Giorgio Vasari, pittura a olio, 1544, conservata             un lusso che esibiva, si diceva che usasse degli
presso il Minneapolis Institute of Art, Minneapolis          speroni d’argento:

14 Numero 8 • Agosto 2021
E io a lui: «Con piangere e con lutto,                “Vieni a vedere le condizioni della tua nobiltà,
spirito maledetto, ti rimani;                         vieni a vedere questa Maremma com’è messa
ch’i’ ti conosco, ancor sei lordo tutto».             male”. Dante è completamente immerso nel
                                                      suo tempo, ci porta anche dettagli di vita quo-
Dante parla a Filippo Argenti immerso nello Sti-      tidiana, nomi che avremmo perso se lui non ne
ge – sostanzialmente una palude dove vengono          avesse parlato.
puniti gli iracondi – e gli dice che lo riconosce     Ma c’è anche una potentissima proiezione nel
anche se tutto sporco: “sono contento che tu stai     futuro, mi incuriosisce sempre molto quando, a
male, che piangi e che ti addolori, spirito male-     Paradiso XVII, incontra Cacciaguida e gli dice:
detto”. Poi Dante si rivolge a Virgilio e gli dice:
                                                      e s’io al vero son timido amico,
[…] «Maestro, molto sarei vago                        temo di perder viver tra coloro
di vederlo attuffare in questa broda                  che questo tempo chiameranno antico.
prima che noi uscissimo del lago».
                                                      “Se io sono un timido amico della verità, se nel-
“Mi farebbe piacere rivedere Filippo Argenti          la mia poesia non riporto le cose vere, ho paura,
che annega in questo brodo, la palude dello Sti-      temo, di non sopravvivere tra coloro che chia-
ge, prima che noi usciamo da questo lago”.            meranno ‘antico’ il mio tempo”. Questi siamo
Finirà così con Filippo Argenti che viene lincia-     noi, noi che guardiamo Dante dopo settecento
to, aggredito dai suoi compagni di dannazione         anni e giudichiamo antica la sua epoca.
e Dante che rimane, tutto sommato, contento.          Dante sente il bisogno assoluto di poter parlare
“Dante poeta del (suo) presente”: qui ho messo un     agli uomini che arriveranno secoli dopo di lui:
passo a caso, potrei metterne a centinaia, Dante      c’è una sfida al tempo, e possiamo sicuramente
è un poeta molto presente al suo tempo, qual-         dire che Dante ha vinto.
cuno ha parlato della Divina Commedia come
una specie di instant book, cioè un libro che         Riepilogando, vedete le opposizioni: l’amore
pubblica l’ultima novità, che riflette su quello      spirituale, ma anche l’amore fisico; la politica
che è accaduto il giorno prima o il giorno stes-      militante, ma anche la politica delusa; la cultu-
so. In un altro passo di Purgatorio VI si rivolge     ra biblica, sacra, potremmo dire, e quella laica
ancora all’Imperatore Alberto d’Asburgo e lo          e pagana; la fede cristiana che però si accom-
invita a venire in Italia per vedere come siamo       pagna alla critica implacabile alla Chiesa; la
messi e cita le famiglie protagoniste della cro-      purezza del linguaggio filosofico, ma anche la
naca di allora:                                       grevità del linguaggio da osteria; l’amicizia che
                                                      si accompagna anche all’umano sentimento del
Vieni a veder Montecchi e Cappelletti,                rancore; la proiezione sul passato, sul presente e
Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura.                anche sul futuro.
                                                      Arrivo alla mia conclusione: in che senso Dante
Sono famiglie in conflitti reciproci per motivi       poeta totale? Poeta totale perché riesce a tenere
di politica comunale:                                 insieme la complessità della nostra umanità
                                                      che è fatta anche di mille contraddizioni. Pro-
color già tristi, e questi con sospetti.              babilmente sono anche queste mille contraddi-
                                                      zioni che rendono interessante la vita, e inte-
Alcuni sanno già sanno come andrà a finire, al-       ressante la Divina Commedia.
tri cominciano a sospettare che le lotte andran-
no male, finiranno nel sangue.

Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura
d’i tuoi gentili, e cura loro magagne;
e vedrai Santafior com’è oscura!

                                                                                                     15
DANTE ALIGHIERI,
  IL PRIMO DEI MODERNI
   Erasmo Silvio Storace     Filosofo, Università degli Studi dell’Insubria di Varese-Como

L    a domanda da cui intende
     prendere le mosse
la presente relazione è la
                                                                                sostiene la tesi secondo cui
                                                                                Dante sarebbe stato un
                                                                                uomo tipico del suo tempo,
seguente: perché, a settecento                                                  un tipico uomo medioevale:
anni dalla scomparsa di                                                         senza nulla togliere a tali
Dante Alighieri, si rende                                                       argomentazioni, che dal
doveroso porre ulteriori                                                        punto vista storico sono
omaggi a colui che ancora                                                       assolutamente ineccepibili,
oggi chiamiamo il “sommo                                                        in questa sede si intende
poeta”? In cosa consistono                                                      sostenere che il nucleo
la cifra della sua grandezza e                                                  fondante dell’impostazione
della sua modernità?                                                            filosofica     del   pensiero
I       motivi       sarebbero                                                  dell’Alighieri         mostri
ovviamente molteplici, e non                                                    imprescindibili tratti in
avrebbe senso limitarci qui ad elencarli senza              comune non con il pensiero dominante del
tentare di individuare, tra di loro, la peculiarità         Medioevo, bensì prefiguri i profondi mutamenti
di Dante – che, lo anticipiamo, consiste, a                 che, di lì a qualche decennio, condurranno
nostro avviso, nella possibilità di interpretarlo           l’umanità nell’Umanesimo e dunque nella
non come un uomo medievale e neppure come                   cosiddetta modernità.
l’ultimo dei medievali, bensì come il primo                 In altre parole, non si pretende qui di affermare
pensatore dell’epoca moderna.                               l’ultima parola su Dante spiegando chi fosse egli
In altre parole, Dante Alighieri merita il                  in realtà, ma piuttosto si tenterà di comprendere
nostro tributo, nel settimo centenario dalla                in che modo possiamo, oggi, interpretare il
sua scomparsa, non soltanto perché è stato il               suo pensiero: dobbiamo cioè pensarlo come
“sommo poeta” ovvero il “poeta totale” (come                un autore costretto nelle rigide maglie della
sostenuto da Emiliano Bertin, cfr. Id., Dante               teologia cristiana medievale, oppure possiamo
Alighieri, Mondadori, Milano 2015), ma anche                provare a immaginarlo come il primo uomo
filosofo, politico, teologo, padre della lingua             occidentale moderno, dotato di una visione del
italiana, etc., bensì in quanto portavoce di una            mondo per alcuni aspetti simile alla nostra? O
rottura rispetto al teocentrismo medievale in               meglio: come colui che rende possibile quella
vista già di un antropocentrismo, che maturerà              svolta a partire da cui la modernità stessa,
soltanto nell’Umanesimo quattrocentesco.                    nel suo primo baluginio dell’Umanesimo,
La recente e prestigiosa monografia di Alessandro           potrà avere origine, segnando un profondo
Barbero, Dante (Laterza, Roma-Bari 2020),                   iato e un irreversibile commiato rispetto a

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una civiltà, quella medievale, ormai giunta            ovvero in quanto conoscitore dell’umano, Dante
al suo tramonto? Si tratta certo di un’ipotesi         mostra di essere uno psicologo raffinissimo, in
ermeneutica un po’ azzardata, che per alcuni           grado di scandagliare i meandri più reconditi sia
aspetti potrebbe apparire provocatoria, ma che         della coscienza umana, sia di quella dimensione
certamente ha l’intento di rendere Dante più           che oggi chiamiamo inconscio. In tal senso,
vicino a noi e più fruibile in riferimento alla        si potrebbe prendere a prestito il titolo di
nostra visione del mondo.                              uno dei testi più importanti della storia della
A sostegno di questa tesi, verranno portate            filosofia occidentale, scritto da Hegel nei primi
alcune argomentazioni, prendendo le mosse dal          decenni del secolo XIX (ovvero, che vide tre
suo capolavoro, la Commedia (o Comedìa, come           pubblicazioni, nel 1817, nel 1827 e nel 1839),
egli stesso la definiva – e, com’è noto, sarà          e sostenere che la Commedia dantesca può essere
Boccaccio, nel suo Trattatello in laude di Dante,      intesa come una sorta di Enciclopedia delle scienze
ad affiancarvi l’aggettivo “divina”). Quest’opera      filosofiche in compendio.
non può essere considerata un semplice testo
letterario, ovvero una mera raccolta di cento          1.
poesie: essa costituisce al tempo stesso un            Tornando alle motivazioni secondo cui Dante
poema sacro, un’enciclopedia filosofica e un           può essere pensato non come l’ultimo dei
trattato di psicologia ante litteram. Innanzitutto,    medievali ma già come il primo dei moderni,
come ha sostenuto a più riprese anche Marco            in primo luogo, in base a quanto sostenuto,
Santagata nel suo Dante. Il romanzo della sua          ovvero per il fatto che la Commedia è un’opera
vita (Mondadori, Milano 2017), Dante appare            enciclopedica e totale che offre una fenomenologia
convinto che il suo testo risultasse l’ultimo          completa di emozioni, sensazioni, vizi e virtù
grande testo sacro, da pensarsi quasi come una         dell’animo umano. Si tratta cioè di un lavoro
sorta di appendice alla Bibbia: in molti luoghi        di profondissima introspezione psicologica che,
della Commedia, infatti, Dante si pone al pari         per la prima volta, pone in posizione centrale
dei profeti biblici. L’opera di Dante, inoltre, è      l’essere umano: e questo è il primo vero motivo
da intendersi come un testo filosofico costruito       per cui proponiamo di pensare Dante come il
su più livelli: dalla metafisica alla cosmologia,      primo dei moderni. Qui veniamo al primo
dalla filosofia politica alla morale, etc. La          motivo per cui diciamo che Dante è moderno
Commedia di Dante può altresì essere pensata           – che mette al centro l’uomo. Già Alberto
come un trattato di psicologia ante litteram: essa     Asor Rosa aveva definito Dante come il primo
consta infatti diversi livelli di lettura, nei quali   umanista (cfr. ad esempio Alberto Asor Rosa,
scorgiamo anzitutto la narrazione di un viaggio        La poesia del Duecento e Dante, La Nuova Italia,
nell’aldilà, che però può essere inteso, più nel       Firenze 1974). L’umanesimo è caratterizzato da
profondo, come un percorso nei meandri della           diversi elementi e, in particolare, da un attento
psiche umana, dei suoi impulsi, delle sue ragioni      e puntuale ritorno ai classici, attraverso il
e delle sue perversioni. Si noti che si è parlato,     metodo filologico. Sebbene Dante presti molta
anacronisticamente
e volutamente, di
“psiche” e non di
“anima”, il che ci
consente di ripensare
la Commedia come una
sorta di enciclopedia
delle emozioni umane,
dei vizi e delle virtù,
in cui tutti quanti noi
possiamo ritrovare noi
stessi. In tal senso,

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Cerbero, il cane a tre teste

attenzione ai classici, sarebbe azzardato definirlo   viso nella luce eterna”, vedere Dio per un secondo
“filologo” nell’accezione moderna del termine;        negli occhi. Bernardo è colui che incomincia a
ciononostante, la sua passione nei confronti dei      intessere quella meravigliosa preghiera che è
classici di cui egli poteva disporre, dall’Eneide     stata evocata, e tutto ciò ci ricorda un titolo di
di Virgilio all’Achilleide di Stazio, da Ovidio       Bonaventura da Bagnoregio, Itinerarium Mentis
a Orazio, da Seneca a Cicerone, etc., fa già di       in Deum, vale a dire Itinerario della mente dentro
Dante un antesignano dell’umanesimo. Ma oltre         Dio: infatti, se ci pensiamo, conduce Dante
a questo c’è di più.                                  dentro Dio, nell’ultimo Canto. La Commedia,
Il secondo aspetto è il porre l’essere umano al       ribaltando questo titolo, può invece essere
centro. Il Medioevo si caratterizza per il fatto      pensata come Itinerarium Mentis in Hominem, un
che Dio è il centro del mondo; come dice              Itinerario della mente dentro l’uomo: un itinerario
sempre Umberto Galimberti, se togliamo Dio            della mente nella mente. E risulta straordinario
dalla parola Medioevo, non capiamo nulla del          il modo con cui Dante riesce a scavare dentro
Medioevo, e questo è verissimo. Pensiamo,             l’essere umano in tutte le sue dicotomie, nella
per esempio, a uno dei più grandiosi testi del        sua dimensione profana, che sta fuori dal tempio
Medioevo, la Somma teologica di San Tommaso           e dalla sacralità, e nella sua dimensione sacra: e
d’Aquino, interamente costruito intorno a Dio:        questi due livelli, in Dante, sono compresenti e
le prime parti sono solo su Dio, sulla Trinità,       si compenetrano.
sulla creazione, sul male e via dicendo. Di contro    Non vorremmo essere troppo azzardati,
pensiamo a come si struttura la Commedia di           soprattutto da un punto di vista filologico,
Dante: è popolata sempre, comunque e ovunque,         provando ad affermare che, nella Commedia di
da esseri umani, da uomini e donne che, seppur        Dante, Dio non è più al centro, nemmeno a
spogliati della loro carnalità, portano comunque      livello strutturale: Dio lo si incontra infatti
le loro vicende umane in primo piano.                 nell’ultimo dei cento Canti dell’opera. Per
In Paradiso XXXIII, l’ultimo Canto, è San             quanto ovviamente onnipresente in tutta la
Bernardo che, attraverso la bellissima preghiera      Commedia, Dio è posizionato alla fine del percorso,
alla Vergine consente che Dante “possa fissar lo      non a caso, in quell’ultimo Canto, descritto da

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Bernardo come: “termine fisso d’etterno consiglio”,    e religiosa su cui si fondavano il mondo
termine ultimo della vita umana. Ma Dante              dell’antichità e il mondo del Medioevo.
canta soprattutto la vita, nei suoi vizi e nelle sue   Si proceda dunque con l’argomentazione.
virtù, nelle sue bassezze più grette e nella sua       Se Dante è colui che segna la fine di ciò che
possibilità di elevarsi quanto più possibile verso     rendeva coese le civiltà precedenti, innanzitutto
l’alto dei cieli.                                      è necessario comprendere cosa si intenda per
Si può inoltre sostenere, con la stessa cautela,       “coesione” di una civiltà. Quando una civiltà
che nel momento in cui Dante, in Paradiso              è tale? Siamo soliti distinguere i Greci dai
XXXIII, arriva a gettare lo sguardo in Dio, e          Persiani, dai Romani, e via dicendo, ma sulla
per un attimo cerca di capire qualcosa di questa       base di cosa operiamo tali distinzioni? Cosa
visione, egli riesce a scorgere se stesso dentro       distingue una civiltà da un’altra? Vi sono
Dio. Non si sostiene però che Dante sia un             almeno due elementi fondamentali: la coesione
immanentista, perché qui il poeta parla della          linguistica da una parte e la coesione culturale e
seconda figura della Trinità, ovvero del figlio, e     religiosa dall’altra. L’antica Grecia, per esempio,
in Lui vede l’essere umano. Scrive così:               non disponeva di un potere centrale, infatti non
                                                       c’era un imperatore, un sovrano, ma esistevano
“Quella circulazion che sì concetta                    tante città-Stato politicamente autonome,
pareva in te come lume reflesso,                       spesso in guerra tra di loro. Per quale motivo,
da li occhi miei alquanto circunspetta,                nonostante l’autonomia, tutti quanti erano
                                                       Greci? Anzitutto si capivano tra di loro, perché
dentro da sé, del suo colore stesso,                   parlavano la stessa lingua; in secondo luogo,
mi parve pinta de la nostra effige:                    condividevano il medesimo orizzonte culturale
per che ’l mio viso in lei tutto era messo.”
[Dante, Paradiso XXXIII, vv. 127-132]

Quando arriva a guardare Dio, Dante vi scorge
se stesso, ossia vede in lui il volto dell’uomo: si
può dunque sostenere che, se Dio non è sempre
presente nell’essere umano, l’essere umano,
invece, è presente nell’intimità più profonda di
Dio. Nei personaggi infernali, nelle vite che il
poeta giudica come oscene, grette, basse, Dio
manca: egli latita in alcuni luoghi dell’umano
ma, al contrario, in Dio l’essere umano è
essenzialmente presente. Allo stesso modo,
l’essere umano è onnipresente nella Commedia,
mentre Dio, nell’Inferno, non è presente.
La Commedia è dunque la storia dell’uomo, in
cui Dante porta il soggetto umano al centro
della dimensione sacra. Di qui la tesi che
intendiamo sostenere, secondo cui Dante è il
più moderno dei moderni, giacché per primo
pone l’uomo al centro.

2.
Si giunge così a un ulteriore motivo per cui Dante
può essere considerato il primo dei moderni: più
di chiunque altro, egli ha contribuito a segnare       Domenico di Michelino, Dante ed i tre regni, 1465,
la fine di quella coesione linguistica, culturale      particolare, Firenze, Santa Maria del Fiore

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e religioso, infatti adoravano gli stessi dèi. Lo
stesso vale per l’Impero Romano, con alcune
differenze, ovviamente, poiché si parla di un
mondo estremamente più vasto, in cui questa
volta esiste un potere centrale. Sono tuttavia
presenti componenti etniche profondamente
diverse tra di loro: parlano lingue diverse,
adorano differenti dèi, ma tutti quanti parlano il
latino, che diventa lingua franca, ossia elemento
di comprensione reciproca e coesione linguistica.
E vi era anche una coesione religiosa un po’ più
sottile da comprendere, consistente nel fatto che
i Romani erano soliti assimilare all’interno del
loro “pantheon” tutti gli dei, cioè accoglievano
ogni divinità dei popoli che annettevano
all’interno. La religione di chiunque era dunque
tollerata e con ciò i Romani segnano forse uno
dei punti più alti della storia dell’antichità,
in riferimento all’esercizio della tolleranza. In
questo senso, anche il mondo romano è coeso
e compatto, perché vi si parla la stessa lingua,
anche se poi regionalmente ciascuno può
parlare la propria, e sotto l’aspetto religioso è
presente una sorta di meta-religione fondata           Incisione del XIX secolo in acciaio,
sulla tolleranza. Anche il mondo medievale è           basata su ritratto del Botticelli (1495 )
coeso e compatto. Nonostante una marcata
frammentazione, soprattutto a livello politico,       e ai popoli situati nelle vicinanze, ma non è più
si mantiene comunque il latino come lingua            estendibile a tutto l’Occidente europeo, ovvero
franca, che consente ai dotti italiani, tedeschi,     a tutta l’Europa.
inglesi e francesi di dialogare, e si mantiene la     Erich Auerbach in Filologia della letteratura
coesione religiosa garantita dal Cristianesimo.       mondiale (Book Editore, Ferrara 2006), scritto
Bene, all’interno di questo quadro, Dante             nel 1952, parla di una felix culpa, una colpa felice,
è colui che contribuisce a infrangere questa          riferendosi alla frammentazione dell’umanità in
coesione: per quale ragione? Il primo motivo,         una moltitudine di culture. Con queste parole
ampiamente dibattuto, è che Dante scrive              Auerbach racconta della nascita dell’Europa e
un’opera così completa e totale (non un mero          si chiede cosa sia l’Europa, cosa vuol dire essere
insieme di poesie, ma una vera e propria visione      Europei. L’autore sottolinea che la nascita delle
del mondo) non più in latino, ma in volgare.          lingue romanze – delle varie lingue in volgare,
Il Poeta sostiene infatti che il suo lavoro debba     come quella con cui si esprime Dante, che si
essere “popolare”, una Comedìa, appunto, e            diffondono anche in Francia, in Germania, poi
non una tragedia, e per questo sceglie una            in Inghilterra e via dicendo – contribuisce alla
lingua accessibile a tutti. Tuttavia, si rivolge      nascita di quella che noi ancora oggi chiamiamo
effettivamente solo a coloro che abitano nella        Europa, che si fonda proprio su questa felix culpa.
penisola italica e che comprendono il suo             In altri termini, la frammentazione linguistica
idioma, il volgare fiorentino. Sicuramente i          è responsabile (culpa) della divisione su cui
siciliani lo capiscono e probabilmente anche i        l’Europa si fonda; l’Europa degli Stati nazionali
francesi, mentre in Germania o in Inghilterra         che poi arriverà e quella in cui poi andranno a
la lettura non risulta così agevole. Il testo della   farsi guerra l’uno contro l’altro. Questa culpa
Commedia è dunque accessibile a tutti gli italiani    non è soltanto tremenda e terribile, ma è

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anche felix, secondo Auerbach, perché consente           decine di confessioni differenti, che fanno sì che
all’Europa di costruirsi in una molteplicità, in         gli Stati europei, soprattutto tra il Cinquecento
una polifonia, in culture differenti, e in ciò trova     e il Seicento, siano in guerra continua tra di loro.
la sua grandezza. Essere Europei significa stare         Sono gli anni delle guerre di religione, guerre
tutti insieme in un’identità che ancora oggi             tremende, sanguinosissime. Ciononostante,
costruiamo con fatica proprio perché mancano             bisogna sottolineare che Dante è già testimone
quegli elementi di coesione presenti nel mondo           di questa frattura, ancora in nuce, che necessiterà
greco-romano e nel mondo medievale. L’Europa             di due secoli per manifestarsi pienamente ed
odierna non dispone di una coesione linguistica          esplodere con irruenza.
(e paradossalmente l’inglese si pone come lingua         Si può dunque sostenere che Dante sia un
franca, sebbene non sia adottata da alcuno Stato         personaggio moderno perché è artefice, suo
europeo, soprattutto alla luce della Brexit). In         malgrado, di questa felix culpa: da un punto di
secondo luogo, l’Europa di oggi è priva anche            vista linguistico, utilizza una lingua nazionale,
di una coesione culturale e religiosa forte; si          non sovranazionale, mentre dal punto di vista
tratta sì di un punto debole, ma al tempo stesso         religioso può essere pensato come precursore
conferisce forza a un’entità europea caratterizzata      delle Chiese riformate. Si ricordi che Dante
da una polivocità di culture unica al mondo.             muove molte critiche alla Chiesa di Roma, forse
Il filosofo della politica Giulio Maria Chiodi,          anche più feroci di quelle che avanzerà lo stesso
in Europa: universalità e pluralismo delle culture       Lutero o gli altri riformatori. Si potrebbero fare
(Giappichelli, Torino 2002), descrive un’Europa          innumerevoli esempi delle critiche che Dante
che sembra corrispondere a quella Dante, poiché          muove ai Papi, agli uomini della Chiesa, alla
costruita proprio su questa contrapposizione:            Chiesa stessa, alla simonia, cioè al commercio
l’universalità di una cultura da una parte – cioè        di cose sacre, così come Lutero contrasterà
il fatto di essere tolleranti, di avere delle radici     le vendita delle indulgenze duecento anni
comuni quali quelle greco-romane, giudaico-              dopo. Si citino qui alcune terzine, da Inferno,
cristiane, di avere dei valori comuni come la            Purgatorio e Paradiso, in cui il poeta utilizza
tolleranza, l’uguaglianza, la fratellanza, la libertà    effettivamente delle parole estremamente forti
– e il pluralismo di culture, di lingue e di religioni   nei confronti della Chiesa.
diverse dall’altra. Di fatto, con l’introduzione         In Inferno XIX, dove sono puniti i simoniaci,
del volgare in un’opera così importante, Dante           si legge:
contribuisce alla frammentazione linguistica
che verrà poi affermandosi, facendo sì che in            Di voi pastor s’accorse il Vangelista,
Europa le culture si frammentino, poiché se si           quando colei che siede sopra l’acque
frammentano le lingue, si frammentano anche              puttaneggiar coi regi a lui fu vista
le culture. L’Europa si mostra come un luogo             [Dante, Inferno XIX, vv. 106-108]
quasi paradossale a cui Dante dà un contributo
fondamentale, ponendosi come uno dei suoi                Parafrasando: di voi pastori se ne accorse già
grandiosi padri. Forse il Poeta avrebbe auspicato        Giovanni l’Evangelista, quando la Chiesa fu
un’unità, un impero sovranazionale, che poi non          vista comportarsi da prostituta, da meretrice,
è arrivato. Se Dante avesse scritto la Commedia          essere in combutta con chi gestisce la politica:
in latino, probabilmente oggi l’Europa avrebbe           questa è la commistione tra potere temporale
una faccia diversa, nel bene e nel male. Non             e spirituale che per Dante era la peggiore in
dimentichiamo inoltre che l’Europa moderna               assoluto.
manca inoltre di una coesione religiosa. Nel             In Purgatorio XXXII la metafora è la stessa:
Cinquecento, a due secoli di distanza dalla
scomparsa di Dante, comincia infatti l’epoca             Sicura, quasi rocca in alto monte,
degli scismi, delle riforme (luterana, calvinista,       seder sovresso una puttana sciolta
anglicana…) per cui il Cristianesimo, che                m’apparve con le ciglia intorno pronte.
sembrava una cultura compatta, si frammenta in           [Dante, Purgatorio XXXII, vv. 148-150]

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