NON È MAI TROPPO TARDI... per neutralizzare il Big Killer - Una guida alla prevenzione del cancro del polmone

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NON È MAI TROPPO TARDI... per neutralizzare il Big Killer - Una guida alla prevenzione del cancro del polmone
NON È MAI TROPPO TARDI... per neutralizzare il Big Killer
    Una guida alla prevenzione del cancro del polmone

                di G.F. Buccheri e G. Gavatorta
NON È MAI TROPPO TARDI... per neutralizzare il Big Killer - Una guida alla prevenzione del cancro del polmone
Indice

Introduzione                                                         pag    1

Parte prima - La prevenzione primaria                                 »     3
   1.1 La sigaretta: un cocktail micidiale                            »     7
       1.1.1 La nicotina                                              »     8
       1.1.2 La forza dissuasiva dei numeri                           »    10
       1.1.3 Gli effetti del fumo sulla salute dell’uomo              »    11
       1.1.4 Altri effetti del fumo                                   »    12
   1.2 I cancerogeni ambientali                                       »    13
   1.3 Il fattore genetico e quello anagrafico                        »    14

Parte seconda - La prevenzione secondaria                             »    16
   2.1 Di fronte a un bivio: screening di massa o informazione        »    17
   2.2 L’obiettivo di una preparazione completa ed efficace           »    18
       2.2.1 Il polmone: anatomia e fisiologia                        »    19
       2.2.2 Che cos’è il cancro                                      »    22
       2.2.3 Il patrimonio genetico della cellula                     »    24
       2.2.4 Oncogeni e geni oncosoppressori                          »    24
       2.2.5 La differenziazione cellulare                            »    25
       2.2.6 Sviluppo del cancro e metastasi                          »    26
       2.2.7 Il peggiore dei cancri                                   »    27
       2.2.7.1 Un tumore frequente e spietato                         »    29
       2.2.7.2 Crescita e diffusione del cancro del polmone           »    29
       2.2.7.3 Tipi di cancro del polmone                             »    30
       2.2.7.4 Il cancro del polmone a piccole cellule (CPPC)         »    31
       2.2.7.5 Il cancro del polmone non a piccole cellule (CPNPC)    »    32
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2.2.7.6 Le altre facce del Big Killer   «   33
   2.3 La sintomatologia                       «   34
   2.4 Modalità di presentazione clinica       «   36
       2.4.1 La tosse: meccanismi e cause      «   37
       2.4.2 L’emoftoe                         «   40
       2.4.3 La febbre                         «   43
       2.4.4 Il dolore toracico                «   44
       2.4.5 La dispnea                        «   47
       2.4.6 L’ippocratismo digitale           «   49
Conclusioni                                    «   51
Profilo degli autori                           «   52
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Introduzione
ALCASE Italia (www.alcase.it) è l’unica associazione italiana dedita esclusivamente alla lotta
al cancro del polmone. È una lotta che porta avanti con diverse iniziative di sensibilizzazio-
ne e prevenzione.
    Una strategia, questa della prevenzione, giunta ormai a coprire l’intero arco della vita: a
MAMME LIBERE DAL FUMO (per le donne in gravidanza), ARIA PULITA (per gli alunni delle
scuole elementari), e CONOSCERE IL CANCRO DEL POLMONE PER VINCERLO (per gli anzia-
ni), è venuto ad aggiungersi il progetto NON È MAI TROPPO TARDI rivolto ad operai e
impiegati, la cosiddetta forza lavoro. Una fascia d’età, quest’ultima, ampia e variegata, indi-
cativamente compresa tra i 20 e i 55 anni. È proprio in questo arco di tempo, quando si è
nel pieno delle forze e si conduce una vita intensa, a volte frenetica, che conviene adottare
una serie di accorgimenti per evitare, un domani magari non imminente ma inesorabile, guai
seri di salute.
    Sia chiaro: non vogliamo formare generazioni di ipocondriaci, indurre la gente a stare
sempre sul «chi va là?», condizione angosciante e logorante che impedisce di godersi appie-
no la vita, di gioire dell’istante. Vogliamo semplicemente fare informazione, conditio sine
qua non della consapevolezza. E la consapevolezza, questo è indubbio, consente di non cac-
ciarsi nei guai o, alla peggio, di risolverli giocando d’anticipo.
    Dopotutto, la prevenzione non è altro che questo: giocare d’anticipo. Per non averla da
disputare mai, la partita contro il tumore polmonare. O, all’occorrenza, per chiuderla il più
in fretta possibile da vincitori.

    NON È MAI TROPPO TARDI è un mix di prevenzione primaria (lotta al fumo di sigaret-
ta e linee guida per un corretto stile di vita che tenga al riparo anche dagli altri fattori di
rischio) e secondaria (riconoscere i sintomi d’allarme ai fini di una diagnosi precoce).
    In questo volumetto abbiamo raccolto tutte le informazioni e le conoscenze che ne sono
alla base.
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Parte prima
La prevenzione primaria
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Il tumore polmonare si sviluppa allorché le
cellule di cui è fatto il polmone subiscono
un danno genetico. Gli scienziati hanno
identificato molte sostanze chimiche e fat-
tori ambientali in grado di alterare i norma-
li meccanismi di riproduzione cellulare.
    La maggior parte dei cancri del polmone
si presenta sia in fumatori abituali sia in ex
fumatori. Nonostante la (cor)relazione tra la
sigaretta e il cancro del polmone sia ormai
innegabile, la responsabilità della malattia
ricade anche su altri fattori. Infatti, sola-
                                                    Copertina del DVD progetto «ARIA PULIRA»
mente un fumatore su dieci ne viene colpi-
to. D’altro canto, circa un paziente su sei
non ha mai fumato. Queste statistiche dimostrano come l’insorgenza di un cancro del pol-
mone sia un processo multifattoriale. Il primo e principale resta comunque il fumo da tabac-
co. Naturalmente, nessuno se ne sta con le mani in mano a contemplare i guai che questo
vizio produce. La lotta al fumo di sigaretta non è nata ieri, e anche in Italia è ormai agguer-
rita. Come accennato nell’introduzione, da alcuni anni ALCASE fa la sua parte diffondendo
nelle scuole elementari della provincia di Cuneo il progetto «ARIA PULITA», campagna di
prevenzione primaria volta ad avvertire i bambini che quella della «bionda» è una cattiva
compagnia. Analogo progetto, col titolo «NO SMOKING», è condotto dalla sede periferica di
Lamezia Terme in provincia di Catanzaro.
    Sono progetti necessari, di più, doverosi alla luce delle statistiche: nell’85% dei casi, il
Big Killer (come spesso viene chiamato il cancro del polmone) colpisce fumatori o ex fuma-
tori. Il nesso tra la causa e l’effetto è determinato dalla presenza di sostanze cancerogene nel
fumo di tabacco. Se una persona ha cominciato a fumare molto presto, maggiore è il rischio
che sviluppi un cancro del polmone. Gli effetti delle sostanze cancerogene si accumulano nel
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tempo: è per questo che, quando si cerca di determinare il grado di rischio, si considera la
durata totale dell’esposizione al fumo, di norma espressa in numero di pacchetti di sigaret-
te fumati in un giorno moltiplicato per gli anni di fumo. Recenti studi hanno dimostrato
come le donne siano più sensibili degli uomini agli effetti delle sostanze cancerogene con-
tenute nella sigaretta (e non solo nella sigaretta: anche nella marijuana e nella cocaina).
    Di positivo, per un fumatore, c’è che il rischio di contrarre un cancro del polmone può
ridursi di molto se tronca con «la bionda». Ciò non si verifica immediatamente, in quanto la
maggior parte dei cancri del polmone sono presenti molti anni prima di diventare sintoma-
tici. Dopo dieci anni, comunque, la percentuale di rischio scende del 20-50% rispetto a chi
continua ad essere schiavo della sigaretta. Va da sé che un ex fumatore rimarrà sempre più
vulnerabile rispetto a chi non ha mai fumato in vita sua.
    Anche se ad una persona viene diagnosticato un cancro del polmone, questa può anco-
ra trarre dei vantaggi dallo smettere di fumare. Innanzitutto, minori sono le complicazioni
                                       chirurgiche e maggiori le possibilità di sopravvivenza
                                       a lungo termine. Se poi si è stati curati con successo
                                       per un carcinoma del polmone a piccole cellule, infe-
                                       riore è il rischio di recidiva. L’elenco dei benefici non
                                       è finito e include: una progressione rallentata di altre
                                       malattie del polmone come la bronchite cronica ostrut-
                                       tiva, una minore possibilità di contrarre patologie car-
                                       diovascolari e gli altri cancri correlati al fumo come
                                       quello della bocca, dello stomaco e della vescica.
                                           Il rischio di ammalarsi di cancro del polmone non
                                       riguarda soltanto fumatori ed ex fumatori, ma chiun-
                                       que inspiri aria contenente fumo di tabacco: in casa,
                                       sul posto di lavoro, in pubblico. Questo genere di espo-
                                       sizione è stato chiamato fumo passivo, fumo ambien-
                                       tale, o «fumo di seconda mano». In Italia, l’entrata in
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vigore, a partire dal gennaio 2005, della legge Sirchia che vieta di fumare nei locali pubbli-
ci, dovrebbe ridurre considerevolmente tale fattore di rischio.
    Fumare non è semplicemente una cattiva abitudine, ma una dipendenza fisica e psicolo-
gica alla nicotina presente nel fumo di tabacco, la quale è pertanto equiparabile alla droga.
Anzi: recenti ricerche hanno stabilito che, in certi casi, crea una dipendenza superiore a
quella dell’eroina e della cocaina. I fumatori sono tali non per scelta, ma perché assuefatti
alla nicotina. Liberarsi da questa sudditanza è una sfida molto difficile da vincere. Secondo
alcuni studi, la terapia di sostituzione della nicotina con cerotti, gomme da masticare o ina-
latori, raddoppia nei primi 6-12 mesi le percentuali di successo. Molto utili sono anche i con-
sigli del proprio medico e il sostegno morale delle persone care.
    Ma perché, poco più che bambini, si comincia a fumare? La risposta si trova nel campo
della psicologia umana e dei comportamenti. Si comincia a fumare negli anni della crescita
illudendosi di accelerarla, la crescita: cioè per sentirsi grandi, in realtà senza esserlo vera-
mente, anzi, tradendo un’immaturità ancora maggiore. Si comincia a fumare per essere
accettati dagli amici che magari già fumano, e quindi non sentirsi esclusi. Per curiosità (ma
sì dai, proviamo, chissà come sarà: se anche dovesse piacermi, posso poi smettere in qua-
lunque momento). Per il fascino della trasgressione. Per darsi una posa interessante, da duri,
da gente che ha l’aria di saperla più lunga degli altri, di sapere già tutto della vita. In real-
tà, il fumatore imberbe ignora le conseguenze a lungo termine del suo vizio scellerato.
Quello adulto ne è sì a conoscenza, ma preferisce vivere alla giornata, come se il futuro non
lo riguardasse. Come se quel giorno fosse lontano. Solo che, giorno dopo giorno, arriva
anche quel giorno... Riepilogando, non esiste un solo motivo per il quale si comincia a fuma-
re, ma ve ne sono tanti e, a ben guardare, nessuno di essi è un buon motivo.
    Se si esclude la nicotina, i fumatori di qualunque età non sanno con esattezza cosa con-
tiene la sigaretta. C’è da sedersi: una sigaretta contiene oltre 2000 sostanze chimiche, 300
delle quali con effetti dannosi sulla salute dell’uomo! Non è un’esagerazione. Sono dati reali,
di fronte ai quali, se anche non rabbrividisce, perfino il fumatore più inveterato è costretto
a fermarsi un attimo a riflettere su ciò che ingerisce quotidianamente. Autentiche ed esizia-
li porcherie, che passiamo a conoscere.
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 1.1. La sigaretta: Un cocktail micidiale
La sigaretta è un cocktail che si consuma non a sorsi ma a tiri (le «note», come si dice in
gergo). Respirarla introduce nel nostro organismo una miscela di gas.
    Uno è l’ossido di carbonio: il gas di scarico dei veicoli, per capirsi subito. Quindi, fuma-
re equivale a mettere in moto l’auto e avvicinare la faccia al tubo di scappamento, quasi
fosse una fontana. L’ossido di carbonio è un gas asfissiante che deriva dalla combustione
incompleta del tabacco. In seguito alla sua aspirazione, il sangue è meno ossigenato, e i tes-
suti ne soffrono. Gli effetti sono: ingiallimento della pelle, indebolimento dei capelli, invec-
chiamento precoce, ridotto rendimento muscolare.
    Altro gas contenuto nella sigaretta è il Radon, radioattivo come l’uranio della bomba ato-
mica, molto dannoso, presente anche nel suolo e nei materiali da costruzione. Causa molte-
plici disturbi che, a seconda della loro gravità, possono essere suddivisi in tre categorie:

   q disturbi deboli: agitazione, sensazione di caduta nell’addormentarsi, piedi gelati, cram-
     pi, palpitazioni, calo energetico, nervosismo, incubi, starnuti ripetuti, risvegli prematuri;

   q sintomi funzionali complessi: insonnia tenace, asma, stati anginosi, dolori nella
     regione dorsale renale, astenia mattutina, cefalee, dolori persistenti, nevralgie, reuma-
     tismi, artrosi;
   q malattie gravi: sclerosi a placche, pato-
     logie cardiovascolari, forme cancerose.

    Il radon è stato classificato come uno dei
75 agenti di cui vi è evidenza certa di cance-
rogenità per l’uomo. In caso di lunga esposi-
zione, è uno dei fattori scatenanti il cancro
del polmone. Quando viene inalato, decade,
emettendo particelle radioattive (alfa) che si
fissano sulle superfici del tessuto polmonare.
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Le radiazioni così emesse danneggiano il DNA cellulare e aumentano il rischio di sviluppa-
re il cancro del polmone.
    Essendo un gas, il Radon si espande liberamente nell’atmosfera, ma in ambienti aperti
non raggiunge mai concentrazioni considerate pericolose. Al contrario, negli ambienti chiu-
si, quali le abitazioni e i luoghi di lavoro, si concentra e, in quanto più pesante dell’ossige-
no, ristagna in basso, risale dal sottosuolo ed entra attraverso fessure microscopiche. È pre-
sente anche nei materiali da costruzione provenienti da terreni particolarmente ricchi di ura-
nio. Si registra un elevato tasso di Radon in alcune zone granitiche. Sembra che possa gene-
rare metalli tossici come il piombo, il bismuto e il polonio.
    La sigaretta contiene non solo una miscela dei gas succitati, ma anche vapore e alcune
particelle solide. Una è il benzopirene, uno dei tanti, pericolosissimi idrocarburi aromatici del
catrame. Si tratta di una sostanza che, già negli esperimenti degli inizi del secolo scorso, veni-
va spalmata ripetutamente sulle orecchie dei conigli, provocando alle povere bestiole, dopo 2-
3 mesi di trattamento, un cancro della pelle. Il catrame generato dalla combustione della siga-
retta, però, è composto da centinaia di altri idrocarburi aromatici. Questi hanno un effetto can-
cerogeno non solo sull’apparato respiratorio, ma anche sul cavo orale, sulla gola, sulle corde
vocali e anche sugli organi degli apparati digerente e urinario. Immediato effetto del catrame
è il colore giallo dei denti, il gusto amaro in bocca e l’irritazione alle vie respiratorie.
    Altre particelle solide sono gli aldeidi, i chetoni, il glicerolo: composti chimici che hanno
un’azione irritante della mucosa delle vie aeree, e sono perciò responsabili di bronchite cro-
nica, asma bronchiale ed enfisema polmonare.

1.1.1 La nicotina
Com’è noto, la sigaretta contiene anche la nicotina: un alcaloide che provoca malattie del
cuore e delle arterie, e, come già detto, dà tolleranza (ci si abitua) e dipendenza (non se ne
può più fare a meno: come le caramelle, una tira l’altra).
   Viene a taglio un celebre aforisma di Oscar Wilde: «la sigaretta è l’emblema del perfetto
piacere: è squisita e lascia insoddisfatti».
9

    Se aspirata, raggiunge in otto-dieci secondi il cervello, dove sti-
mola la liberazione di dopamina e adrenalina, che a loro volta
danno una lieve stimolazione ed euforia fisica e mentale. L’effetto
eccitante rappresenta un meccanismo di rinforzo motivazionale,
che spinge ad accendere un’altra sigaretta per mantenere costante il
livello di nicotina nell’organismo.
    Per la sua specifica azione, comune a tutte le altre droghe e
all’alcol, la nicotina agisce sui circuiti nervosi che regolano i mec-
canismi della ricompensa e del piacere.
    È lei, dunque, a rendere le persone schiave. Fumare stimola una      Nicotiana tabacum (pian-
                                                                         ta del tabacco)
zona del cervello in modo simile a quello delle droghe più «classi-
che», come la morfina e l’eroina. Per un accanito fumatore, non
poter soddisfare il bisogno impellente della sigaretta - perché sono finite e non è possibile
procurarsele nell’immediato, peggio ancora perché lui sta cercando di smettere – scatena
vere e proprie crisi di astinenza. Questo desiderio irrefrenabile di tabacco si traduce in irri-
tabilità, inquietudine, frustrazione, rabbia, difficoltà di concentrazione, riduzione del ritmo
cardiaco.
    Dunque, dal punto di vista psicologico si fuma per:
    q essere stimolati, nel senso che il fumo viene usato come mezzo per caricarsi;
    q rilassarsi, nel senso che il fumo viene usato come mezzo per scaricarsi;
    q gestualità, in quanto la sigaretta serve a tenere occupate le mani, paradossalmente in
       momenti e situazioni - sul lavoro, al volante - dove invece dovrebbero essere libere;
    q perché piace, e a smettere sembra privarsi di un piacere irrinunciabile (di nuovo Oscar
       Wilde: «si rimpiange sempre quel che si perde, perfino le abitudini peggiori»);
    q perché si sottovalutano i danni alla salute provocati dal fumo.

    Affrancarsi da questa autentica schiavitù richiede molto impegno e fatica: è sicuramen-
te utile richiedere il parere di esperti e confrontarsi con altre persone. Ma non c’è farmaco o
cerotto o altra diavoleria immessa sul mercato che possa funzionare davvero se manca la
10

forza di volontà: è questo l’unico, vero, efficace rimedio per smettere di fumare. Come dice-
vamo sopra, mediante la nicotina la sigaretta plagia il cervello, ed è quindi lì, a livello cere-
brale, nella propria testa, che il fumatore deve lottare per riacquistare la propria libertà.
    Infine, l’azione della nicotina sugli organi periferici determina un aumento della frequen-
za cardiaca e della pressione arteriosa, e della motilità intestinale.
    Gas quali l’ossido di carbonio e il radon, vapori e sostanze irritanti quali le aldeidi e i
chetoni, il benzopirene e gli altri idrocarburi policiclici, la nicotina: dovrebbe essere lapalis-
siano quanto male fa il fumo. L’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) lo ha defini-
to la prima causa di malattie e morte nel mondo.

1.1.2 La forza dissuasiva dei numeri
Le cifre sono impressionanti, e più delle parole dovrebbero aprire gli occhi, riportare alla
ragione. È stato calcolato che una sigaretta accorcia la vita di circa 5 minuti: a fumare non
si riduce solo la lunghezza della sigaretta fino a farne un mozzicone, ma si riduce anche la
propria permanenza sul pianeta Terra!
    Nel mondo ogni dieci secondi il tabacco produce una vittima... ogni giorno oltre 8000
persone muoiono a causa del fumo... ogni anno i morti per fumo sono oltre 3 milioni... nel
2020 sono previsti oltre 10 milioni di morti!

     Mentre in Italia:
     q ogni giorno circa 600 ragazzi iniziano a fumare;
     q all’età di 11 anni, cioè nel passaggio dalla scuola elementare alla media, 1/3 dei bam-
       bini ha già sperimentato il fumo;
     q i fumatori tra i 14 e i 24 anni sono il 20,5%, e complessivamente il 25,3% della popo-
       lazione;
     q il numero dei fumatori supera i 13 milioni;
     q i decessi attribuibili al fumo sono 90 mila l’anno, contro i 1000, per esempio, provo-
       cati dall’eroina.
11

                 Tasso mortalità tumori maligni trachea, bronchi, polmoni M+F

                                                          ITALIA
                                                          5.54

                 Ultimo disponile
12

«Mamme libere dal fumo», un progetto di educazione alla salute in gravidanza
(http://www.alcase.it/education/mamme-libere.htm).

1.1.4 Altri effetti del fumo
Basterebbero e avanzerebbero gli effetti sulla salute. E invece no, ve ne sono altri, a scapito
della performance e dell’aspetto fisico. Fumare compromette l’attività sportiva, perché ridu-
ce la capacità polmonare di oltre il 5%: ciò significa che ci si stanca più in fretta e più facil-
mente.
    Il fumo fa male a tutti gli sportivi, ma a chi ha meno di 20 anni fa malissimo. Gli stu-
diosi hanno esaminato per 9 anni i polmoni di 5000 ragazzi e ragazze dai 10 ai 18 anni. E
i risultati sono sconvolgenti: anche con sole (si fa per dire) 15 sigarette al giorno, la capa-
cità respiratoria diminuisce del 5%. Inoltre, il fumo in giovane età pregiudica lo sviluppo dei
polmoni, soprattutto nelle ragazze, perché nel gentil sesso il processo di maturazione si com-
pleta prima che nel maschio, più o meno intorno ai 18 anni.
    Fumare rovina la pelle, che diventa più secca e rugosa: in altre parole, accelera il natu-
rale processo biologico dell’invecchiamento.
    Fumare ingiallisce o ingrigisce i denti (sia pure all’apice del successo, quando rideva il
solito Oscar Wilde era solito portare una mano alla bocca per non mostrare i propri denti
grigi e guasti); fumare rende l’alito cattivo: questo potrebbe indurre gli altri a non avvici-
narsi troppo...
    Il fumo altera il nostro olfatto, smorza i gusti e gli odori: ciò vuol dire che si sentono e,
quindi, si apprezzano di meno il gusto di cibi e bevande e il profumo delle cose.
    Ricapitolando, non fumare è un bene per la propria salute e l’immagine personale, ma è
un bene anche per le tasche, perché si risparmiano un sacco di bei quattrini! La sigaretta
come una sorta di tenia del nostro portafoglio. Per esempio, fumando un pacchetto al gior-
no, in un mese andrebbero in fumo 108 euro, e in un anno ben 1314 euro! Non si contano
le alternative per spendere diversamente questa cifra già ragguardevole.
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 1.2 I cancerogeni ambientali
Magari fosse solo il fumo di tabacco la causa del cancro del polmone! Sconfiggere il Big
Killer sarebbe più facile. Nell’ambiente in cui vive e opera l’uomo, vi sono altre sostanze in
grado di produrre un danno genetico. Questo a sua volta può innescare il processo tumora-
le. Tali sostanze sono dette cancerogene. Passiamo in rassegna le più conosciute e diffuse.

ASBESTO: meglio noto come amianto, è un minerale fibroso, molto usato in passato nell’in-
dustria manifatturiera e nell’edilizia. Chiunque, anche inconsapevolmente, può essere stato
esposto all’asbesto. Tuttavia, solamente un’esposizione abituale, connessa soprattutto all’at-
tività lavorativa, si configura come un fattore di rischio. Ad essa è imputabile soprattutto il
                                          mesotelioma pleurico maligno, una forma rara di
                                          cancro che compromette la pleura, il sottile rivesti-
                                          mento dei polmoni.

                                         RADON: se ne è già parlato. Qui varrà la pena ricor-
                                         dare che si tratta di un gas radioattivo presente in
                                         natura e inodore. Si forma dal decadimento del-
                                         l’uranio, che di norma si trova nel suolo e nelle pro-
                                         fondità terrestri. La quantità di questo gas nel sot-
                                         tosuolo varia da una località all’altra: in proposito,
                                         il Servizio di Sanità Pubblica può fornire una com-
                                         pleta informazione. Categoria a rischio è sicura-
                                         mente quella dei minatori, ma lo sono anche gli
                                         abitanti di una casa costruita su un terreno ricco di
                                         uranio e radon, in quanto fessure nelle fondamenta
                                         o nella cantina possono liberare dosi elevate di
                                         radon all’interno dell’abitazione.

Inquinamento ambientale
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ARSENICO: è un elemento naturale, presente nella crosta terrestre, e può avere una forma
organica o inorganica. Cancerogena è quest’ultima, ed è stata associata a diversi tipi di can-
cro, non solo a quello del polmone. L’arsenico inorganico viene usato nella preparazione di
insetticidi, pesticidi, veleni per i ratti, concimi e vernici, e nella conservazione del cuoio.

CROMO: è un elemento presente naturalmente negli animali, nei minerali, nelle piante e nel
terreno. È inodore, privo di gusto, ed esiste in molte forme. Solamente il cromo VI, detto
anche cromo esavalente, è cancerogeno. A rischio esposizione sono i processi industriali per
la cromatura, le saldature con acciaio inossidabile e le lavorazioni con il nichel-cromo.

NICHEL: è un metallo duro, di colore bianco argenteo, usato per produrre acciaio inossida-
bile e altre leghe metalliche. Potenzialmente, molte occupazioni espongono una persona a
quantità pericolose di nichel. Un elenco parziale include: la metallurgia, le miniere e le fon-
derie di nichel, le sabbiature, le manifatture d’acciaio inossidabile, la produzione e l’utilizzo
di vernici, i lavori di saldatura in genere.

IDROCARBURI POLICICLICI AROMATICI (IPA):anche di questi si è già parlato. Ricordiamo che
si tratta di un gruppo di oltre 100 sostanze chimiche differenti, che si formano durante la
combustione incompleta di carbone, lubrificanti, gas, rifiuti. Come il già trattato fumo di
tabacco, contengono alti livelli di IPA (sono cioè potenti cancerogeni): la combustione del
legno, gli scarichi delle automobili, l’asfaltatura delle strade, la pavimentazione e la coper-
tura dei tetti con il catrame, il carbone fossile, il petrolio greggio e le raffinerie, le fonderie
e la produzione di alluminio.

 1.3 Il fattore genetico e quello anagrafico

Dunque, il fumo (attivo e passivo) e i cancerogeni ambientali (l’inquinamento in generale,
sorta di pedaggio salatissimo che paghiamo per il progresso) possono essere all’origine di un
cancro del polmone. Sono fattori di rischio, come dire, estrinseci. Ma tra i potenziali «moven-
ti» del Big Killer ve ne sono anche di intrinseci, riguardanti cioè la peculiare condizione della
persona: il fattore genetico e quello anagrafico.
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FATTORI GENETICI: come già precisato, la trasformazione di una cellula normale in cancero-
sa è un processo complesso e multifattoriale. Chiunque, sia pure in misura diversa, è espo-
sto al fumo di sigaretta e agli altri cancerogeni ambientali. Tuttavia, l’esposizione agli stes-
si non è l’unica causa, sicché la maggior parte dei fumatori incalliti di solito non va incon-
tro a un cancro del polmone. Invece, un significativo numero di persone non fumatrici e
senza fattori di rischio ambientali, può trovarsi nella condizione di svilupparlo. Ciò dimostra
che influisce anche il modo col quale l’organismo reagisce. Responsabili di questa reazione
alle sostanze cancerogene sono i geni: da loro dipende la suscettibilità del corpo a un danno
genetico e la sua capacità di ripararlo. Non solo: i geni determinano anche l’efficacia con
cui il sistema immunitario rileva e distrugge le cellule cancerose. In altre parole, il corredo
genetico individuale ci rende più vulnerabili o più resistenti rispetto alle sostanze cancero-
gene. Per essere chiari, sono da considerarsi a rischio le persone i cui famigliari hanno avuto
un cancro, soprattutto se si trattava di un cancro del polmone. Al momento, la predisposi-
zione genetica e la resistenza al cancro costituiscono un importante campo di ricerca. Una
delle caratteristiche più impressionanti delle cellule neoplastiche di cui è fatto il Big Killer,
è l’elevato numero delle alterazioni genetiche che hanno subito. Spesso in queste cellule irre-
golari o indifferenziate si riscontrano fino a 10 o 20 mutazioni.

ETÀ: Anche l’età è un fattore di rischio per il cancro del polmone, in quanto il danno gene-
tico tende inesorabilmente ad accumularsi nel tempo. Ad oggi, i ricercatori ritengono che le
cellule accumulino molteplici difetti genetici prima di divenire cancerose. Invecchiando,
dunque, cresce la probabilità che si accumuli un danno genetico sufficiente a determinare
l’insorgenza di un tumore, tanto più che, con l’avanzare dell’età, il sistema immunitario
diventa meno efficace.
    Il cancro del polmone è raro tra persone con meno di 40 anni. Nella maggior parte dei
casi, viene diagnosticato agli ultra cinquantenni. L’età media della diagnosi è comunque di
circa 60 anni.
Parte seconda
La prevenzione secondaria
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Abbiamo visto che ad un primo livello la prevenzione è rivolta ai bambini e ai ragazzi (ma
non solo), e mira a renderli insensibili al fascino perverso della sigaretta, un piacere (?) tanto
effimero quanto dannoso per la salute. Ad un secondo livello (ecco la prevenzione seconda-
ria), il target sono gli adulti e in particolare gli anziani, e l’obiettivo è puntato sui sintomi
del cancro del polmone, cioè su tutti quei segnali coi quali di solito, e in maniera subdola,
il Big Killer annuncia la sua prossima, inesorabile e indesiderata venuta. Saperli riconosce-
re consente una diagnosi precoce, che a sua volta significa cure più efficaci e quindi mag-
giori possibilità di guarigione.
All’atto pratico, la diagnosi tempestiva può essere fatta in due modi:
    q attraverso lo screening di massa
    q puntando sulla diagnosi precoce

 2.1 Di fronte a un bivio: screening di massa o informazione

Un modo per fare prevenzione secondaria consiste nello screening di massa: si esegue una
TAC spirale senza mezzo di contrasto a tutte le persone sane, e ciononostante considerate a
rischio sulla base di fattori quali l’età, il vizio del fumo, le condizioni ambientali sul posto
di lavoro eccetera. È una via non facilmente percorribile per alcune ragioni: innanzitutto
richiede enormi investimenti pubblici; inoltre, i medici nutrono ancora dei dubbi sulla sua
reale utilità e, pertanto, vi ricorrono saltuariamente e con cautela. Si sta comunque lavoran-
do perché lo screening di massa diventi un giorno l’equivalente, per esempio, della mammo-
grafia per il tumore della mammella, del PSA per il tumore della prostata, del test del san-
gue occulto nelle feci per il tumore dell’intestino.
    Un’altra opzione, decisamente meno costosa, consiste nel dare un’informazione attendi-
bile e completa: è la strategia di ALCASE.
    Ormai più nessuno si azzarda a confutare la seguente verità: fumatori ed ex fumatori
sono le persone a più alta probabilità di essere impallinati dal cecchino che l’Associazione
intende neutralizzare. La probabilità diminuisce nel caso dei non fumatori, ma fattori di
rischio assolutamente da non sottovalutare sono anche il fumo passivo, l’esposizione occu-
pazionale ad asbesto e vapori di catrame, l’esposizione al radon, precedenti malattie polmo-
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nari e, come se non bastasse, la componente ereditaria cui i referenti scientifici di ALCASE
hanno dedicato un loro studio (BUCCHERI G. FERRIGNO D., Familial and Personal History
of Cancer in Bronchogenic Carcinoma, ACTA ONCOL. 2004; 43: 65-72).

     Ecco in tabella i più comuni sintomi di un tumore:
     q Tosse
     q Sangue nel catarro (emoftoe)
     q Fame d’aria (dispnea) con possibile stridore o gemiti respiratori
     q Dolore al torace, alle spalle, alla schiena o anche alle braccia
     q Ripetuti episodi di bronchite o broncopolmonite
     q Spossatezza (astenia)
     q Perdita di appetito (anoressia) e di peso corporeo
     q Raucedine (disfonia)
     q Gonfiore della faccia e del collo
     q Ingrossamento delle estremità delle dita di mani e piedi (ippocratismo digitale)

   Imparare a decifrarli vorrà dire portarsi in vantaggio in una partita dove, nella maggior
parte dei casi, il risultato è già deciso. A sfavore del paziente.

 2.2. L’obiettivo di una preparazione completa ed efficace

Come non c’è disciplina che non richieda allenamento e applicazione, così sul terreno della
prevenzione in generale, ma soprattutto secondaria, il risultato dipende in gran parte dal
livello di preparazione, tanto più che l’avversario è davvero forte, temibilissimo, e pure
furbo. Tale preparazione, l’avevamo premesso, la si acquisisce mediante l’informazione, che
permette di sentire campanelli d’allarme appena percettibili, o ai quali, comunque, non si
presta la dovuta attenzione. Lungi dal creare allarmismo, dal formare degli ipocondriaci (per-
sone col perenne quanto infondato terrore di ammalarsi), ma guai ad essere pressappochisti
e superficiali! Guai a sottovalutare segnali all’apparenza insignificanti, che però annuncia-
no l’arrivo del più sgradito degli ospiti: il tumore del polmone.
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    L’informazione che intendiamo fornire non è usa e getta, né sterile: riteniamo sia invece
di grado superiore e di grande utilità, perché produce consapevolezza.
    Ai fini di una preparazione veramente completa ed efficace, il nostro discorso comincia
non con la sintomatologia e i sintomi, ma molto prima, con alcune nozioni di base sull’ap-
parato respiratorio in condizioni di normalità. Se il Big Killer è l’ospite sgraditissimo e van-
dalico, il sistema respiratorio è sicuramente una delle stanze più importanti di quella casa
complessa e meravigliosa che è l’organismo umano. E prima di avere idea degli sconquassi
prodotti dal Big Killer in questa stanza quando vi si introduce, occorre sapere com’è fatta e
con cosa è arredata (senza bisogno di frugare in armadi e cassetti).
    Dunque, come illustrato nella figura, gli arredamenti dell’apparato respiratorio sono: il
naso, il rinofaringe, l’orofaringe, la trachea, il bronco principale destro e il bronco principa-
le sinistro, il polmone. O meglio, i polmoni, dal momento che ne abbiamo due, uno per lato
del torace. Diversamente dalle altre coppie di organi, non sono identici: il destro è normal-
mente più grande del sinistro.

2.2.1 Il polmone: anatomia e fisiologia
Il polmone è l’organo della respirazione, attività duplice che consiste nell’eliminazione del-
l’anidride carbonica (CO2), prodotto di scarto dell’organismo, e nell’assorbimento dall’am-
biente dell’ossigeno (O2), gas fondamentale per tutti i processi vitali. Quando respiriamo, il
nostro corpo incamera ossigeno, di cui non può fare a meno se non per pochi minuti.
Quando invece buttiamo fuori l’aria, depuriamo il nostro corpo dall’anidride carbonica, un
gas che, in quantità eccessive, diventa tossico. Dunque, i polmoni sono la parte dell’organi-
smo umano nella quale l’ossigeno viene assorbito e l’anidride carbonica eliminata. Quando
i polmoni hanno difficoltà a svolgere il proprio compito, anche il funzionamento degli altri
organi ne risente. Dalla salute dei polmoni dipende pertanto quella complessiva dell’organi-
smo. Ecco perché si deve averne estrema cura, evitando innanzitutto di torturarli (e di tor-
turarsi) con quell’autentica frusta che è la sigaretta.
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                                                        Per meglio rendere l’idea del lavoro svol-
                                                   to dal polmone, si pensi ad una spugna
                                                   piena di sangue e di aria, che, premuta e
                                                   rilasciata continuamente, «a fisarmonica»,
                                                   ricambia il suo contenuto ad una velocità di
                                                   5/6 litri al minuto. I polmoni sono avvolti
                                                   da uno strato di tessuto sottile, morbido ed
                                                   elastico, la pleura viscerale, simile alla pleu-
                                                   ra parietale, il rivestimento della superficie
                                                   interna della cavità toracica. Ad ogni respi-
                                                   ro, scivolano facilmente l’una sull’altra per-
Anatomia degli organi intratoracici                 ché sono entrambe lisce e ricoperte da un
                                                    film di liquido lubrificante.
     L’aria entra sia dal naso che dalla bocca, passa attraverso la gola (faringe e laringe) e pro-
segue nella trachea, che in prossimità dei polmoni si divide in bronco principale destro e
bronco principale sinistro. Essi sono l’inizio di un sistema di vie aeree cui, per via della strut-
tura ramificata, è stato dato il nome di albero bronchiale. Ad ogni punto di ramificazione,
le vie aeree si fanno sempre più piccole e più numerose, proprio come i rami di un albero. I
bronchi, questi condotti dell’aria, sono interessati da ben 22 suddivisioni, dalle ultime delle
quali hanno origine i bronchioli respiratori, terminanti in microscopici sacchi d’aria chiama-
ti alveoli. Ogni bronchiolo respiratorio e i suoi alveoli formano un acino. Ciascun polmone
ne contiene circa 300 milioni: se fossero aperti e distesi, ricoprirebbero la superficie di un
campo da tennis.
     Parlando dell’anatomia e fisiologia del polmone, abbiamo illustrato l’albero bronchiale,
come viene chiamato il sistema delle vie aeree per via della struttura ramificata. Senz’altro
utile ad una sua maggior comprensione è l’immagine di un campo di grano e di un canale
di irrigazione che si dirama e si dirama, fino a che l’ultima diramazione arriva al terreno e
lì l’acqua si espande. Alla fine delle vie aeree, nei polmoni, troviamo gli alveoli, sede degli
21

scambi di anidride carbonica e ossigeno. Tali scambi avvengono per effetto della permeabi-
lità della membrana alveolare, cioè le pareti dell’alveolo. L’estrema sottigliezza della mem-
brana alveolare la rende fragile e suscettibile ai danni, che, quando si verificano, sono irre-
versibili.
    Gli alveoli sono circondati da una fitta rete di piccoli vasi sanguigni: i capillari. Ve ne
sono circa un miliardo nei polmoni, più di tre per ciascun alveolo. Per intendersi, i capilla-
ri stanno alle arterie e alle vene come gli alveoli stanno ai bronchi. Arterie e vene seguono
i bronchi e come questi si ramificano: le une e gli altri sono circondati da uno scheletro
fibroso-elastico chiamato interstizio.
    È proprio la stretta vicinanza tra alveoli e capillari a permettere al sangue e ai polmo-
ni di scambiare i gas: a permettere, cioè, il processo vitale della respirazione. Infatti, l’os-
sigeno inalato entra nel sangue dagli alveoli; per converso, l’anidride carbonica lascia il
sangue ed entra negli alveoli per essere eliminata.
                                                           Siccome gli alveoli (le microscopiche
                                                       estremità delle vie aeree) sono circonda-
                                                       ti dai capillari (i più piccoli vasi sangui-
                                                       gni del sistema circolatorio), il sistema
                                                       respiratorio è collegato con quello circo-
                                                       latorio, sì da far parlare di sistema car-
                                                       diorespiratorio. Il primo è responsabile
                                                       del prelievo dell’ossigeno e dell’espulsio-
                                                       ne dell’anidride carbonica. Il secondo
                                                       distribuisce l’ossigeno catturato dai pol-
                                                       moni ai tessuti del corpo, e da questi pre-
                                                       leva l’anidride carbonica per consegnar-
                                                       la ai polmoni, che provvedono ad espel-
                                                       lere quella in eccesso. Per la salute del-
                                                       l’organismo, la rimozione continua del-
Disegno schematico dell’albero bronchiale
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l’anidride carbonica è necessaria ed importante quanto l’approvvigionamento costante d’ossi-
geno. Ricapitolando, i sistemi respiratorio e circolatorio lavorano in sinergia per mantenere
normali i livelli di O2 e CO2 in tutti i tessuti del corpo.
    Nel polmone, la circolazione del sangue ricalca quella sistemica, cioè dell’intero organismo.
    Come abbiamo detto, forse in maniera non così esplicita, vi sono delle arterie che, par-
tendo dal cuore, si ramificano all’interno dell’organo della respirazione fino alla rete dei
capillari alveolari, per ri-confluire insieme in grosse vene che tornano al cuore. Ma le ana-
logie finiscono qui, perché diversamente da quello delle arterie sistemiche, il sangue conte-
nuto nelle arterie polmonari è ricco di anidride carboni-
ca e povero di ossigeno: sangue sporco. Tocca proprio al
polmone ripulirlo, ri-ossigenandolo e privandolo della
tossica anidride carbonica.
    I polmoni sono attraversati anche da un’altra impor-
tante rete di vasi: il sistema linfatico. I vasi linfatici tra-
sportano la linfa (una miscela di liquidi, proteine e
cellule del sistema immunitario) al sistema circolatorio e
quindi a tutto al corpo. Fanno da filtro i linfonodi, con-
tenuti nei polmoni e nel mediastino (lo spazio tra i due
polmoni al centro del torace).
    Con questo si conclude la parte di anatomia e fisio-
logia del polmone. Se non è sufficiente per lottare con-
tro il Big Killer, lo è invece per dimostrarci (o ricordar- Vasi linfatici e linfonodi mediastinici
ci) quale capolavoro assoluto di ingegneria biologica sia di scarico del polmone
il corpo umano.

2.2.2 Che cos’e il cancro?
Nell’introdurre la seconda sezione del libro, avevamo premesso e motivato la necessità di
partire da lontano e procedere per gradi. Pertanto, conclusa la parte di anatomia e fisiologia
23

dell’apparato respiratorio, e in particolare del polmone, non è ancora il momento di parlare
del relativo tumore, il Big Killer, e dei sintomi che lo precedono: occorre prima avere ben
chiaro che cos’è il cancro.
    Il cancro è una condizione causata da una crescita incontrollata e non finalizzata di cel-
lule... diverse, tecnicamente dette atipiche o indifferenziate, delle quali si può riconoscere a
stento l’origine. La cellula, giova ricordarlo, è l’unità vitale più piccola alla base di tutti gli
organismi viventi superiori. Tutti i tessuti del corpo umano sono fatti di cellule: se ne dedu-
ce che un cancro può manifestarsi in quasi tutte le parti del corpo. A seconda del tipo di cel-
lule coinvolte in questa crescita incontrollata e non finalizzata, vengono definiti più di 100
differenti tipi di cancro.
    Normalmente le cellule sane crescono, si dividono e muoiono in un modo controllato e
con una proliferazione prevedibile. Nelle persone adulte, la maggior parte delle cellule si
dividono solamente per sostituire quelle vecchie o riparare un danno. Le cellule cancerose
sono invece quelle che, in conseguenza di un danno a livello genetico, hanno subito un’al-
terazione dei loro normali meccanismi di sviluppo: crescono e si dividono con una velocità
maggiore, e sopravvivono più a lungo del normale. La maggior parte dei cancri porta alla
                                             formazione di tumori: grappoli anormali di cellu-
                                             le. Non tutti i tumori sono però cancerosi. Sono
                                             benigni quelli che non invadono i tessuti vicini o
                                             le altre parti del corpo. Salvo rare eccezioni, non
                                             provocano una malattia seria e non costituiscono
                                             una minaccia per la vita. Per contro, i tumori
                                             maligni sono all’origine di malattie gravi, che
                                             mettono in pericolo la vita umana. Infatti, hanno
                                             la capacità di invadere e distruggere tessuti ed
Immagine di un tumore polmonare periferi-   organi limitrofi, e/o di migrare verso parti distanti
co alla TC                                  del corpo: in tal caso si parla di metastasi.
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2.2.3 Il patrimonio genetico della cellula
Dunque, il cancro è una crescita incontrollata e non finalizzata di cellule atipiche o indiffe-
renziate. Le cellule cancerose sono quelle il cui materiale genetico è stato danneggiato. Il
patrimonio genetico delle cellule umane è contenuto in 23 paia di cromosomi, piccole strut-
ture fatte di una sostanza chimica a forma di elica chiamata acido desossiribonucleico o
DNA. È in questa sostanza che sono custodite le informazioni genetiche dell’individuo. Ogni
cromosoma contiene migliaia di geni, porzioni di DNA, ciascuna delle quali codifica uno
specifico carattere, ereditario e non. I geni controllano sia caratteristiche fisiche come l’al-
tezza, il colore dei capelli e degli occhi e la struttura ossea, sia i cosiddetti talenti come l’at-
titudine sportiva o artistica o musicale. Non solo: perfino la soglia di sopportazione del dolo-
re e la predisposizione a certe malattie, hanno una spiegazione genetica. L’abilità a riparare
un danno, la proliferazione cellulare (quando necessaria), e la morte della cellula in un deter-
minato momento, sono tutte funzioni geneticamente controllate.
    Nella società industrializzata in cui viviamo, sono parecchie le sostanze che possono dan-
neggiare il nostro DNA. Se n’è già parlato, ma giova ricordare: il fumo di tabacco in primis,
l’asbesto (meglio noto come amianto), il radon e le altre sostanze radioattive, le particelle
dell’inquinamento atmosferico, le radiazioni solari e da altre sorgenti. Il nostro organismo è
in grado di riparare un danno genetico. Quando non ci riesce, e il danno riguarda il control-
lo della crescita cellulare, si sviluppa il cancro. Di solito, sono necessarie numerose crepe
genetiche accumulate in un lungo periodo di tempo affinché una cellula diventi cancerosa.

2.2.4 Oncogeni e geni oncosoppressori
Le anormalità all’origine del cancro si trovano nei geni che controllano il ciclo vitale di una
cellula, vale a dire la sua divisione e la sua morte. Normalmente, una cellula si divide allor-
ché riceve un comando genetico che la stimola in tal senso, così come muore secondo un pro-
gramma genetico prestabilito. Quando questi geni, per le cause più volte addotte (fumo di
sigaretta, inquinamento, esposizione a radiazioni ecc.), vengono danneggiati, il processo di
divisione diventa incontrollabile (proliferazione cellulare) e le cellule non muoiono al
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momento prestabilito. Man mano che si accumulano, queste cellule anormali formano dei
tumori (cioè dei rigonfiamenti), i quali finiscono per comprimere le cellule sane. Diversamente
da queste, le cellule cancerose non svolgono funzioni vitali e, se sono in maggioranza, le
compromettono in maniera grave.
     Alcuni scienziati hanno identificato due catego-
rie di geni responsabili della trasformazione cance-
rosa: gli oncogeni e i geni oncosoppressori. Essi
hanno funzioni opposte. In condizioni normali, o
meglio, nelle cellule normali, lavorano insieme per
controllare la proliferazione della cellula. I proto-
oncogeni sono i normali precursori degli oncogeni,
e sono contenuti in tutte le cellule normali. Se ven-
gono danneggiati, diventano oncogeni e causano la
proliferazione incontrollata della cellula. In altre
parole, promuovono lo sviluppo del cancro.
                                                          Attivazione dei recettori, cascata dei
     Al contrario degli oncogeni, gli oncosoppressori     segnali e crescita cellulare, come determi-
svolgono un compito di prevenzione del cancro, in         nata dagli oncogeni
quanto bloccano la crescita cellulare: per intender-
si, agiscono come i freni di una macchina. Poiché l’effetto della loro azione è opposto a quel-
lo degli oncogeni, sono anche chiamati antioncogeni. In questa sorta di tiro alla fune, la
sconfitta degli oncosoppressori (perché gravemente danneggiati, per esempio dall’esposizio-
ne a sostanze chimiche o a radiazioni), crea i presupposti per il cancro.
     Ma è anche possibile che oncosoppressori anormali siano riconducibili a fattori ereditari.

2.2.5 La differenziazione cellulare
Dopo aver distinto tra oncogeni (geni che, se danneggiati, provocano una proliferazione
incontrollata delle cellule, cioè il cancro) ed oncosoppressori (geni che, invece, tengono sotto
controllo la crescita cellulare), passiamo a spiegare la differenziazione cellulare.
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    Si tratta del processo di maturazione della cellula che, crescendo e sviluppandosi normal-
mente, si specializza a svolgere funzioni specifiche. Questo processo fa sì che la cellula assu-
ma determinate caratteristiche, che determinano la funzione del tessuto cui appartiene. In
questo modo una nuova cellula differenziata del tessuto polmonare è simile e funziona come
le altre cellule del polmone. Man mano che le cellule si differenziano, diventano vieppiù spe-
cializzate nelle loro funzioni. Ne consegue che una cellula del polmone non può più com-
portarsi come una cellula del rene o del cervello.
    La proliferazione anormale di una cellula può iniziare in qualunque momento del pro-
cesso di differenziazione della stessa, che è graduale. Quando una cellula si divide, genera
due cellule figlie, con le stesse caratteristiche della cellula madre. Se una cellula immatura o
indifferenziata comincia a proliferare, inevitabilmente tutte le cellule generate dalla cellula
madre saranno anch’esse indifferenziate.
    Quando, in conseguenza di un danno genetico, le cellule cancerose crescono e si divido-
no rapidamente, diventano progressivamente meno differenziate, perdendo vieppù la capa-
cità di svolgere le funzioni specifiche del tessuto dal quale derivano per effetto della divi-
sione cellulare.
    Per dimensioni, forma e caratteristiche interne, le cellule indifferenziate differiscono da
quelle mature. Spesso hanno un aspetto così anomalo che risulta difficile individuare il tes-
suto al quale appartengono: in tal caso si parla di tumore del tutto indifferenziato (o, con
termine di derivazione greca, anaplastico).
    Ma può anche verificarsi che assomiglino alle cellule normali, e allora il tumore viene
classificato come ben differenziato. La ricerca ha dimostrato il legame tra scarsa differenzia-
zione cellulare (camuffamento delle cellule cancerose) e ridotta probabilità di sopravviven-
za del paziente. E si capisce: un tumore, quanto più è «sregolato», tanto più è mortale.

2.2.6. Sviluppo del cancro e metastasi
Il cancro ha origine da una trasformazione della cellula, riconducibile alle cause più volte
elencate (fumo di tabacco, inquinamento, esposizione a radiazioni, fattore ereditario ecc.). La
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cellula «trasformata» non rispetta più la regola di moltiplicarsi solo in caso di necessità: è una
cellula anarchica, o impazzita. Da una cellula trasformata ne nascono due, da queste 4, da
quattro 8, da otto 16, da sedici 32, quindi 64, 128...: è la cosiddetta crescita esponenziale.
    Dopo molti anni e molte trasformazioni, che rendono le cellule proliferanti sempre più ati-
piche, si arriva a un miliardo di cellule maligne. Tutte insieme fanno un tumore di 1 cm, appe-
na riconoscibile alla radiografia del torace. Per passare da 1 cm a 3 cm, un tumore può impie-
gare da pochi mesi a uno/due anni. Di solito, non dà sintomi o ne dà pochi. Se scoperto in
questa fase precoce (il che è scopo della prevenzione secondaria) è ancora ben curabile.
    Quando supera i 3-4 cm, invece, è sintomatico o gravemente sintomatico. A questo sta-
dio, il tumore può avere interessato gli organi vicini per invasione diretta, e/o raggiunto parti
del corpo distanti dal tessuto d’origine, dove ha fondato delle colonie. È il processo, in pre-
cedenza menzionato, della metastatizzazione, che si verifica perché le cellule maligne si
distaccano dal tumore originale e viaggiano attraverso i vasi sanguigni e linfatici. Quando
il tumore è sintomatico, si è ormai nella fase tardiva: è qui che di solito si combatte la bat-
taglia per la guarigione. Se si tratta di tumore del polmone, raramente gli esiti sono favore-
voli. Ad oggi, le probabilità di farcela non superano il 10%.

2.2.7 Il peggiore dei cancri
Parlando della differenziazione cellulare, è emerso che non esiste il cancro e basta. L’organo
nel quale si sviluppa il tumore reagisce alla sua presenza in maniera diversa da un altro
organo o tessuto. Esistono quindi tanti tumori quanti sono gli organi da cui possono avere
origine. Diagnosi, terapia e prognosi dipendono dall’organo di partenza. Il concetto del-
l’estrema diversità dei tumori è molto importante. Ciononostante se ne sente parlare assai
poco in giro. Eppure ha dirette e importanti conseguenze in medicina. Sia chiaro sin d’ora
che, a livello mondiale, il cancro del polmone è il tipo più diffuso, più grave e più difficile
da curare! Più di quello della pelle, della prostata, della mammella, delle corde vocali, tanto
per fare alcune comparazioni. E, come vedremo più avanti, può avere diverse connotazioni:
per la precisione, sono classificate 4 diverse forme di tumore del polmone. Questa capacità
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del Big Killer di assumere volti differenti rende la partita molto complessa. Ecco perché
ALCASE insiste così tanto sull’importanza di una preparazione vieppiù specialistica degli
operatori sanitari, e al contempo sulla necessità di un’informazione completa e comprensi-
bile alla gente.
    Il cancro del polmone si sviluppa quando le cellule normali del polmone subiscono un
danno genetico che conduce alla loro proliferazione incontrollata. Come negli altri tipi di
cancro, le cellule cancerose del polmone possono invadere i tessuti vicini, espandersi o meta-
statizzare in siti distanti del corpo. Senza cure, se non viene cioè contrastato con gli stru-
menti e le conoscenze a disposizione della scienza medica, il Big Killer ha facilmente parti-
ta vinta, il che significa morte certa della persona colpita. Ci teniamo comunque a precisa-
re che non tutti i tumori del polmone sono fatali, che molti progressi sono stati fatti in diver-
se aree del trattamento incluse la chirurgia, la chemioterapia, la radioterapia e la terapia
multimodale.
    Come stavamo dicendo, quello del polmone è il cancro più frequente in tutto il mondo,
Italia compresa. Il suo indice di mortalità è il più alto e si aggira intorno all’85-90%.
L’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) ha stabilito che ogni anno miete oltre un
milione e centomila vittime: sono cifre da genocidio, per di più suscettibili d’aumento, che
fanno di questa terribile malattia una delle principali emergenze sanitarie del XXI secolo. Ma
è anche, il tumore del polmone, quello che si può prevenire meglio, perché nel 90% dei casi
il fumo è l’unica causa o la principale. Negli uomini, quasi un tumore su 4 è un cancro del
polmone; un po’ meno nelle donne, fra le quali è però in rapida crescita. La differenza attie-
ne alla storia del (mal) costume: nei paesi occidentali, il vizio della sigaretta è divenuto molto
popolare fra gli uomini dopo la fine della 2° Guerra Mondiale, e l’epidemia maschile di can-
cri del polmone è cominciata intorno alla metà degli anni ‘60. Gli anni del boom economico
e, quindi, del benessere (durante i quali le campagne pubblicitarie e altre motivazioni come
la nefasta e stupida convinzione di assumere una posa interessante in pubblico) indussero
anche il gentil sesso a fumare. Col tempo questa sciagurata tendenza è andata accentuando-
si fra le donne, e il risultato è che ormai il Big Killer non fa più distinzione tra i sessi.
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2.2.7.1 Un tumore frequente e spietato
Nel precedente paragrafo abbiamo subito detto come stanno le cose, senza ambagi: il tumo-
re del polmone è il più comune, il più grave e il più difficile da curare. La realtà non deve
spaventare. Anzi, deve essere un ulteriore stimolo a lottare fino in fondo per sottrarre al Big
Killer questo triste primato.
    Ma cosa determina tale primato? Innanzitutto, l’alta frequenza del tumore del polmone,
che si spiega, come già detto, con l’elevata diffusione dei cancerogeni (sostanze in grado di
provocare il cancro) nell’aria che respiriamo: è il prezzo, salatissimo, del progresso.
All’origine della sua spietatezza, invece, vi sono ragioni anatomiche e fisiologiche: 1) l’as-
senza di barriere fisiche, in quanto il polmone è morbido e bucherellato come una spugna;
2) la notevole irrorazione sanguigna (ogni minuto, tutto il sangue dell’organismo attraversa
il polmone per ossigenarsi); 3) la mancanza di terminazioni sensoriali, fatta eccezione per la
pleura, che possano dare l’allarme. Ciò fa sì che il dolore compaia abbastanza tardivamen-
te. Ricapitolando, il polmone è un organo vulnerabile perché privo di protezione e di sensi-
bilità; inoltre, la grande circolazione ematica consente alle cellule cancerogene di viaggiare
attraverso l’organismo innescando così il processo di metastatizzazione, cioè la fondazione
di colonie tumorali in organi o tessuti distanti dalla zona d’origine (nella fattispecie, il pol-
mone).

2.2.7.2 Crescita e diffusione del cancro del polmone
La maggior parte dei cancri del polmone cresce lentamente. I ricercatori hanno valutato che
un tumore polmonare, per arrivare alle dimensioni di 1 centimetro, impiega dagli 8 ai 15
anni. Tuttavia, una significativa variabilità è da mettere in conto.
   Nonostante la lentezza del ritmo di crescita, un cancro del polmone ha la capacità di
metastatizzare, cioè diffondersi in altre parti del corpo, anche in stadi iniziali del suo svilup-
po. Questo processo, facilitato dall’elevato flusso sanguigno che interessa i polmoni, è chia-
mato micrometastatizzazione precoce, e non è rilevabile dai comuni strumenti diagnostici
quali le radiografie realizzate con raggi X o le scansioni tomografiche.
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