Nomisma-Crif, boom export agroalimentare italiano nel 2021: +20% negli Usa e Canada, +46% in Cina rispetto al 2019. Pandemia non ferma la crescita

Pagina creata da Giorgia Falcone
 
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Nomisma-Crif, boom export agroalimentare italiano nel 2021: +20% negli Usa e Canada, +46% in Cina rispetto al 2019. Pandemia non ferma la crescita
Nomisma-Crif, boom export
agroalimentare italiano nel
2021:   +20%   negli  Usa   e
Canada, +46% in Cina rispetto
al 2019. Pandemia non ferma
la crescita
Un bilancio sulle esportazioni agroalimentari italiane dopo
due anni di pandemia mette in luce una dinamica di crescita a
valori vicina al +15% -rispetto al 2019 -, con performance
superiori a quelle dei nostri diretti competitor come Francia
e Germania che sono rimaste sotto il 10% (rispettivamente +8%
e +5%).

Il sesto Forum Agrifood Monitor realizzato da Nomisma in
collaborazione con Crif che si è tenuto oggi dalla sede di
Bologna in versione digitale ha evidenziato gli effetti che il
Covid ha generato sulle vendite oltre frontiera del
food&beverage Made in Italy e sul posizionamento competitivo
dei nostri prodotti nei diversi mercati mondiali. Il tutto
attraverso analisi di mercato, indagini sui consumatori e il
contributo di esperti e imprenditori del settore, tra cui
Paolo De Castro, europarlamentare, Alessandro Guerini, Export
Director Gruppo Vinicolo Santa Margherita, Fabio Maccari,
Amministratore Delegato Gruppo Salov e Silvia Mandara, Vice
Presidente Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop.

“Il 2021 sarà ricordato come un anno straordinario per
l’export agroalimentare italiano, grazie ad una crescita che
Nomisma-Crif, boom export agroalimentare italiano nel 2021: +20% negli Usa e Canada, +46% in Cina rispetto al 2019. Pandemia non ferma la crescita
ha coinvolto tutti i prodotti, portando così ad incrementi
nella quota di mercato dell’Italia in molti mercati mondiali
alla luce di performance superiori a quelle dei nostri diretti
competitor” ha dichiarato Denis Pantini, Responsabile
Agroalimentare di Nomisma.

Tra i principali mercati di sbocco dell’agroalimentare
italiano, Stati Uniti e Canada fanno registrare un aumento a
valori del 20% rispetto alla situazione pre-pandemica (2019),
in Germania il nostro export cresce del 15%, mentre le
variazioni più alte si toccano in Corea del Sud (+60%) e Cina
(+46%), sebbene in quest’ultimo paese la nostra quota di
mercato continui a rimanere marginale (meno del 2% sul valore
delle importazioni agroalimentari totali del paese asiatico).

“Anche nel Regno Unito post Brexit gli acquisti di prodotti
alimentari italiani non sono diminuiti, portando ad una
crescita della nostra quota di mercato che dal 5,6% è arrivata
oggi al 6,3%, in un trend di riduzione delle importazioni
totali di food&beverage”, conclude Pantini.

E proprio il Regno Unito, assieme ad un altro mercato
completamente agli antipodi come l’Australia, hanno
rappresentato il focus di approfondimento del Forum: se per UK
la scelta di una disamina più dettagliata è derivata dai
possibili impatti post Brexit, per l’Australia ci si è posti
l’obiettivo di capire le potenzialità per i prodotti
agroalimentari italiani in vista di un futuro accordo di
libero scambio attualmente in fase di negoziato. Da qui la
realizzazione di una doppia survey che ha coinvolto 2.000
consumatori.
Nomisma-Crif, boom export agroalimentare italiano nel 2021: +20% negli Usa e Canada, +46% in Cina rispetto al 2019. Pandemia non ferma la crescita
Dalle indagini è emerso innanzitutto come il food&beverage
italiano goda di un ottimo appeal: sia per il consumatore
australiano che, soprattutto, per quello inglese, quelli
italiani sono i prodotti alimentari esteri più apprezzati
grazie in particolare al loro gusto e alla loro ottima qualità
(lo indica il 35% in UK e il 23% in Australia). Tale
percezione è da ricondurre anche alle eccellenze del nostro
alimentare che vengono esportate in tali Paesi e che son ben
note ai consumatori: in UK a farla da padrone in termini di
notorietà è il Prosecco seguito dal Parmigiano Reggiano e dal
Prosciutto di Parma. In Australia invece il primato spetta al
Parmigiano Reggiano seguito a breve distanza dal Prosecco e
dal Chianti.

In entrambi i Paesi, l’e-commerce per il food&beverage è molto
diffuso: il 34% usa spesso internet per acquistare prodotti
alimentari e bevande, quota che sale al 45% tra gli inglesi.
Si ricorre al web anche per acquisire informazioni sui
prodotti da consumare (caratteristiche, storia del produttore,
luoghi di produzione): a farlo è il 40% dei consumatori di
entrambi i mercati.

Oltre che ad essere digital addicted, i consumatori di questi
due importanti mercati sono particolarmente sensibili ai temi
legati alla sostenibilità, un fenomeno in crescita negli
ultimi anni. Da quando è scoppiata la pandemia, per ben 6
consumatori 10 è diventato importante che i prodotti
alimentari che si mettono nel carrello abbiano una confezione
sostenibile oppure siano stati prodotti nel rispetto
dell’ambiente o secondo standard etici (es. attenzione al
diritto dei lavoratori).

“La sostenibilità e il digital sono due leve da sfruttare per
Nomisma-Crif, boom export agroalimentare italiano nel 2021: +20% negli Usa e Canada, +46% in Cina rispetto al 2019. Pandemia non ferma la crescita
le aziende dell’alimentare italiano che vogliono esportare in
Australia e UK, anche alla luce di quello che è l’identikit
del consumatore di food made in Italy” spiega Emanuele Di
Faustino, Senior Project Manager di Nomisma. “In entrambi i
mercati, gli heavy user di prodotti italiani hanno difatti un
profilo ben definito: sono millennials, ben istruiti e con
reddito alto, residenti nelle grandi città (Londra e Sydney)
e, soprattutto, attenti alla sostenibilità e digital engaged”,
ha rimarcato Di Faustino.

Dopo un 2021 da record, il difficile viene ora. Oltre alle
tensioni geopolitiche in corso tra diversi paesi nel mondo, le
tensioni inflattive che permangono nei costi energetici, di
trasporto e delle commodity mettono a rischio il vantaggio
competitivo conquistato dalle imprese alimentari italiane
nell’ultimo anno.

“L’export è sicuramente una opportunità. La pandemia ha
accelerato alcuni processi già in corso da diversi anni”
afferma Niccolò Zuffetti, Marketing Manager di CRIBIS. “Il
vero tema è investire sulla preparazione e sugli strumenti
giusti perché improvvisare in questo ambito può essere molto
rischioso. Selezione e formazione di ruoli chiave, selezione e
gestione dei corretti partner, gestione dei rischi e una buona
comunicazione sono le leve vincenti”.
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