Natale amaro per 16mila. Chiesta la cassa integrazione

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Natale amaro per 16mila.
Chiesta la cassa integrazione
di Erika Noschese

Circa 16mila lavoratori in provincia in mobilità. Il dato
allarmante è stato reso noto da Antonio Capezzuto,
responsabile provinciale del mercato del lavoro per la Cgil di
Salerno che ieri mattina ha dato vita ad un sit-in nei pressi
della prefettura. Obiettivo della protesta l’inserimento nel
decreto fiscale di un emendamento che preveda l’estensione
della mobilità in deroga anche ai lavoratori di imprese
operanti in area di crisi complessa che abbiano cessato o
cessino la mobilità nei periodi dal 22 novembre 2017 al 31
dicembre 2017 e dal 1 luglio 2018 al 31 luglio 2018. Alla
mobilitazione si sono poi aggiunti anche i percettori di
ammortizzatori sociali impegnati nei progetti Apu presso i
vari Comuni del salernitano. Il prefetto, dal canto suo, ha
assunto l’incarico di trasmettere al Governo e alla Regione le
istanze avanzate ieri dalla Cgil. In sostanza, Capezzuto
chiede la proroga degli ammortizzatori sociali per quei
lavoratori che hanno visto scadere la mobilità per tutto il
2017 e per i restanti sei mesi del 2018. «Siamo in attesa
della votazione dell’emendamento alla Camera, il prossimo 12
dicembre dove verrà discusso un prolungamento della mobilità
però sappiamo che questi sono interventi spot, come la proroga
per la mobilità e il reddito di cittadinanza perché questi
lavoratori hanno bisogno di vero lavoro – ha dichiarato il
sindacalista – Noi ipotizziamo uno scenario possibile che è
quello dell’approvazione di quest’emendamento che possa dare
un po’ di respiro sia per parte del 2017 sia per parte del
2018 ma ausichiamo l’estensione a tutto il 2017 e non solo
qualche mese. Soprattutto, noi chiediamo politiche attive
serie e non progetti spot perché questi lavoratori hanno
bisogno di lavorare».
La Caritas apre le porte «Un
tetto per 40 persone»
di Antonio Iovino

Un Centro Diurno destinato a tutti coloro i quali vivono in
condizioni di povertà e emarginazione estrema: questa l’opera
portata avanti dalla Caritas di Salerno, che nella mattinata
di ieri è stata ufficialmente aperta al pubblico e che va a
completare una serie di azioni che rientrano nel progetto
denominato “La Comunità è Dimora”. Il Centro, intitolato a
“San Francesco di Paola”, è sito in via Salita Genovesi (scale
via Bastioni), sarà aperto dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19
e va ad aggiungersi alle mense e ai dormitori. Don Marco
Russo, direttore della Caritas Diocesana, afferma: «Questa,
per noi, è una casa, una dimora. Vorrà essere un luogo caldo,
un luogo accogliente, dove le persone possono incontrarsi in
una condizione più serena, con una copertura sulla testa e
soprattutto con delle persone che sapranno essere presenti per
le    tutti    coloro    i    quali    busseranno     e    che
troveranno, sicuramente, sempre la porta aperta». Don Marco,
che evidenzia come il Centro sia stato intitolato a San
Francesco di Paola essendo egli uno dei grandi santi della
carità e quindi testimone di accoglienza ed ospitalità,
prosegue dichiarando che il Centro Diurno può ospitare, senza
problemi, fino a 30/40 persone. Inoltre, sempre il Direttore
della Caritas diocesana, si dice pronto, insieme a tutti
coloro i quali collaborano per far sì che il progetto funzioni
al meglio, ad accogliere non in modo asettico ma attraverso
attività che possano permettere alle persone di sviluppare
capacità, come ad esempio la creatività, che una condizione di
vita estremamente complicata, gli ha sottratto. Un’equipe
multidisciplinare formata da un sociologo, uno psicologo, da
assistenti sociali ed educatori, infatti, si occuperà della
programmazione delle varie attività dedicate a tutti gli
ospiti del Centro. Sarà fondamentale, poi, collaborare anche
con tutti gli enti presenti sul territorio per far sì che, chi
vive in condizioni critiche, riesca progressivamente a
riconquistare capacità relazionali dalle quali ripartire per
costruire percorsi di inclusione sociale ed autosostentamento.

Assalto a tre portavalori:
Far-West sul raccordo Av-Sa
di Franco Taursasi

Potrebbe essere di alcuni milioni di euro il bottino della
rapina a tre furgoni portavalori (e non uno come si era
appreso in precedenza) della Cosmopol avvenuto intorno alle
10:15 di ieri mattina sul raccordo autostradale Avellino-
Salerno. Uno dei furgoni è stato incendiato mentre un altro è
riuscito a superare la barriera di auto poste di traverso
sulla carreggiata dai rapinatori. Armati di kalashnikov, i
banditi hanno intercettato i furgoni, che procedevano in
direzione del capoluogo irpino, ad un centinaio di metri dallo
svincolo di Serino. C’è stato anche un conflitto a fuoco con
una pattuglia della Polstrada in servizio sul raccordo.
Nessuno degli agenti intervenuti è rimasto ferito. I
portavalori erano diretti ad Avellino per consegnare un
ingente quantitativo di denaro contante presso la sede irpina
della Banca d’Italia. Erano circa 8 milioni di euro in
contanti e valori. Il bottino non e’ stato ancora
quantificato, ma il cassone era ben protetto e il gruppo, che
si e’ appostato con tre auto e un furgone lungo il raccordo
Avellino Salerno tra le uscite di Atripalda e Serino, poco
prima della galleria di Monte Pergola, non e’ riuscito ad
accedere agli scomparti blindati. I rapinatori hanno cosparso
di chiodi a tre punte il raccordo in direzione Salerno, hanno
poi affiancato e costretto un’autocisterna che trasportava
carburante a mettersi di traverso per bloccare la carreggiata.
Poi hanno dato fuoco ai loro veicoli e hanno assaltato il
portavalori rimasto intrappolato. I banditi si sono quindi
dati alla fuga dividendosi in due gruppi, uno dei quali ha
rubato una Fiat Punto ad una automobilista che insieme ad
altre centinaia e’ rimasta bloccata sul raccordo con la quale,
dopo aver fatto inversione di marcia, si sono diretti verso
Salerno. Tutti sono riusciti a fuggire uscendo dallo svincolo
di Serino per poi dileguarsi. Sul posto gli investigatori
della Dda di Napoli e il procuratore capo di Avellino, Rosario
Cantelmo. Nonostante l’azione spericolata non ci sono stati
feriti ma soltanto tanti automobilisti spaventati rimasti
bloccati a lungo anche tra le fiamme dei veicoli. Sul posto
anche i vigili del fuoco del comando provinciale di Avellino
che hanno spento i roghi. Il traffico è rimasto bloccato per
l’intera giornata.

Sbarchi    e    centri   di
accoglienza. De Luca chiede
10 milioni a Salvini
di Andrea Pellegrino

Dieci milioni di euro. E’ la cifra che Vincenzo De Luca chiede
a Matteo Salvini nell’ambito dei programma di accoglienza e
integrazione dei migranti. La delibera di giunta regionale è
del 29 novembre scorso ed espone in dettaglio il programma che
la Regione Campania vuole mettere in pratica. Si legge nel
deliberato: «Si intende favorire la realizzazione di percorsi
di accoglienza che facilitino l’inserimento socio – lavorativo
dei migranti, differenziati in funzione delle caratteristiche
socio economiche del territorio regionale campano». Ancora, si
legge: «Si intende rafforzare i sistemi di prima accoglienza a
favore delle città portuali della Campania oggetto di sbarco e
rafforzare i sistemi di integrazione e presa a carico dei
migranti nelle aree interne che presentino piani di sviluppo
economico basati sull’inclusione socio lavorativa dei
migranti». In pratica dieci milioni di euro per le aree por
tuali, compreso Salerno, utilizzate per gli sbarchi, e per
finanziare progetti da parte delle cooperative o strutture che
accolgono migranti. La cifra, sempre secondo quanto stabilito
dall’esecutivo regionale, rientrerebbe all’interno del Pon
Legalità e più specificatamente a seguito del protocollo
d’intesa per la realizzazione di azioni nei settori della
legalità e sicurezza, siglato nel maggio scorso tra Regione
Campania, Dipartimento per le politiche di coesione, Ministero
dell’Interno e agenzia per la coesione territoriale. Incalza
Mariano Falcone, segretario provinciale della Lega: «De Luca
non ha vergogna nel chiedere finanziamenti necessari per
foraggiare   il  modello   alla   base   dell’invasione
extracomunitaria a cui il suo partito ha sottoposto la
comunità italiana e che quest’ultima, alla prima occasione, ha
sonoramente bocciato; non ha vergogna nel proporre il
rafforzamento dei centri di prima accoglienza di Salerno,
calpestando nuovamente la città».

«Nemmeno un grammo di rifiuti
in più all’ex Stir»
La sindaca fa chiarezza sul sito Tmb che non accoglierà 2mila
tonnellate di rifiuti. «È bene fare subito chiarezza – scrive
Cecilia Francese – sulla mia ordinanza n. 4 del 29 novembre us
tranquillizzando alcuni comitati di cittadini che si sono
allarmati. Non è assolutamente vero che detta ordinanza
avrebbe trasformato l’impianto Tmb di Battipaglia (ex Stir)
addirittura in una “sede di una discarica di stoccaggio
provvisoria di ulteriori 2000 tonnellate di rifiuti”. La
verità è che nello scorso mese di giugno, a causa di una
manutenzione programmata del termovalorizzatore di Acerra e
del contemporaneo incremento di produzione estiva dei rifiuti
indifferenziati, si rese già necessaria l’adozione di
un’ordinanza Presidenziale per autorizzare lo stoccaggio
provvisorio di frazione secca di rifiuto prodotto dallo stesso
Tma, in attesa dell’evacuazione verso il Termovalorizzatore di
Acerra. Non essendo stato ancora possibile l’allontanamento
del predetto rifiuto verso l’impianto di Acerra, si è reso
necessario rinnovare la predetta Ordinanza Presidenziale.
Tutto qui. La Sindaca di Battipaglia, accompagnata dal
Consigliere Provinciale Angelo Cappelli, ha potuto subito
verificare con i propri occhi che non abbiamo creato alcuna
“discarica di stoccaggio provvisoria”. Voglio dirlo con grande
chiarezza: a Battipaglia non arriverà un grammo di rifiuto in
più di quello che è già attualmente presente nell’impianto.
Inoltre, a conferma della leale collaborazione che deve sempre
guidare i rapporti tra le Istituzioni e della grande
trasparenza che caratterizza la nostra azione politico-
amministrativa, rappresento la disponibilità della Società
Provinciale Ecoambiente Salerno a garantire l’accesso
all’impianto Tmb di una delegazione ristretta di cittadini,
che potrà accompagnare la Sindaca in una ulteriore visita
all’impianto».
Punti nascite, sfiduciato                                 De
Luca. «Tar? Rischioso»
di Enzo Colabene

Si è svolto sabato a Polla il Consiglio comunale che ha avuto
come punto all’ordine del giorno l’argomento della chiusura
del Punto Nascita dell’ospedale “Curto”. Il primo cittadino ha
comunicato che è stato richiesto un tavolo tecnico per oggi 4
dicembre anche perché domani la Regione ripresenterà la
richiesta di deroga, corredata da nuova documentazione. Tale
incontro è finalizzato a prendere visione dei documenti prima
che vengano sottoposti all’attenzione del Governo. Alla
richiesta dovrà seguire il responso dell’Esecutivo entro 10
giorni, quindi per il 15 dicembre dovremmo avere l’esito
dell’annosa questione. Ormai la sfiducia nei confronti del
governatore De Luca è diffusa. Nell’aula consiliare in veste
di ospite d’eccezione è stato presente il senatore Castiello
che ha ribadito l’unica strada da percorrere ossia il ricorso
al Tar. Oggi dunque l’ulteriore incontro al Comune di Polla,
alle 18,30 con i sindaci del comprensorio ed un avvocato
amministrativista per comprendere quali sono gli elementi da
proporre al Tar per il ricorso. «Si tratta di una vicenda
complessa dove tutti hanno commesso degli errori. I primi
responsabili sono i medici del “Curto” perché con il loro
comportamento in alcuni casi hanno fatto perdere quello che si
chiama potere di attrazione dell’ospedale -ha affermato il
consigliere Antonio Filpo-. Anche i cittadini hanno le loro
responsabilità, se pensiamo che il 25% dei pollesi non nascono
nel nostro nosocomio ma altrove. Poi vi sono le responsabilità
del Governo e della Regione Campania». Sembra però che non
tutti i sindaci del comprensorio siano d’accordo sulla strada
intrapresa dal Comune di Polla. Diverse le motivazioni.
Innanzitutto il ricorso al Tar è contro il decreto della
Regione che intanto domani deve ripresentare la richiesta di
deroga al Governo il quale si dovrà pronunciare entro il 15
del mese. Vero, i tempi sono molto stretti ed è probabile che
questa soluzione non sortirà l’effetto sperato. Il ricorso al
Tar rappresenta ugualmente un rischio. Nella malaugurata
ipotesi venisse bocciato, il territorio avrebbe le mani
legate, non si potrebbe più giocare la carta della Strategia
per le Aree Interne su cui, il presidente della Comunità
Montana Raffaele Accetta in testa, sta provando ad ottenere la
soluzione del problema. Argomento che pare abbia fatto breccia
a livello ministeriale, sarebbe infatti contraddittorio – come
ha più volte sottolineato Accetta – chiedere ad un territorio
di programmare interventi anche nel settore socio-sanitario
nell’ambito della Strategia e allo stesso tempo decidere di
sopprimere uno un servizio essenziale come il Punto nascite.
Critici anche i componenti dell’unico comitato spontaneo di
cittadini denominato Curo, che vedono confusione e poca
fermezza nelle iniziative. Come sempre le idee sono discordi
che rendono l’azione poco incisiva. I componenti del comitato
sono scettici sull’operato dei politici e sono molto
preoccupati per l’evolversi della vicenda dopo le parole
chiare esternate dal governatore De Luca in seno all’incontro
tenutosi a Napoli. Quest’ultimo ha fatto ben intendere di non
voler aiutare i due nosocomi e di essere convinto della
inutilità dei due punti nascite e quindi di proseguire nella
volontà di chiusura. Permane lo stato di agitazione con invito
alle Amministrazioni locali a mantenere un’azione unica,
univoca e forte oltre che compatta. Un’utopia.
Battaglia sui candidati per
la Provincia
di Giovanni Coscia

Strano ma vero: la città di Battipaglia è l’unica in Italia,
forse, che ha un corpo di maggioranza politica, esteso sino
alla cosiddetta e presunta opposizione. Gli equilibri, ad onor
del vero, sembrano cheti, ma le acque nel suo fondo, sono
agitate e torbide. Si attendono le consultazioni provinciali,
per regolare gli assetti politici nel suo interno, e tra le
candidature a palazzo S. Agostino, dovrebbero essere 3 i
candidati ad uno scranno provinciale per il prossimo 10
gennaio. Due della maggioranza ed uno della opposizione. Un
equilibrio molto instatico, ed al contrario delle leggi
fisiche, qui si riesce a stabilizzare l’instatico o il
tremolante. Ognuno ha le sue mosse da portare a termine, ma
quali esse siano, al popolo non è dato sapere. L’attuale corpo
politico, poco politico e molto corpo, sembra una sorta di
omertà, che non lascia comprendere ciò che nel suo interno
avviene e ciò che si mastica nei suoi meandri. Di politico c’è
molto poco in verità, e ciò che doveva essere una opposizione,
diviene nei fatti concreti, una maggioranza speculare. Gli
accordi in tal senso, vanno a 359 gradi. Manca Gerardo Motta,
che a proposito di “attributi”, con susseguenti polemiche, ha
chiarito per sempre la sua posizione. Il cerchio quindi non è
chiuso. Si scopre comunque, che nell’interno del corpo
politico, (non parliamo di maggioranza e opposizione) c’è e
sussiste un malcontento generale esternato dai consiglieri
stessi che con franchezza, e dialogando tra comuni amici,
ammettono lo scarso spessore di questa amministrazione. Gli
equilibri, verranno chiarificati nella scelta dei candidati
alla Provincia. Una instaticità che potrebbe dare il senso del
crollo definitivo, proprio dopo queste consultazioni. Nei
fatti, le candidature che al momento sono ben 3, non trovano
adito ad una posizione di certezza ad ognuno dei candidati,
anche se la più quotata e la più forte, ci pare quella di
Antonio Sagarese, per Campania Libera, che potrebbe e dovrebbe
usufruire di molte preferenze tra i banchi dei consiglieri
comunali, ivi compreso il sindaco/a. Tra questi, però, vi è
l’insidia di altri 2 che pretenderebbero il sostegno alla
candidatura e quindi il voto alle provinciali. Come dividersi
in questo senso? Nella pratica reale, il sindaco è stretto in
una morsa soffocante e non sa quali pesci prendere e come
sgattaiolare in questa assurda situazione e posizione. Le 2
componenti della maggioranza, se non otterranno i risultati
previsti e sperati, sosterranno successivamente il sindaco nel
suo mandato? E se dalla opposizione, già maggioranza o corpo
unico con la stessa, non si otterrà lo scranno cosa avverrà? E
allora in quel caso si frantumeranno gli equilibri politici
comunali e spedire a casa questa amministrazione, rimane
l’unica strada da percorrere. Si spera nell’arrivo di un
commissario, che come ha affermato l’ex vice sindaco Ugo Tozzi
e conoscitore della macchina comunale, costerebbe molto di
meno dell’attuale commissario Cecilia Francese. “Uno nuovo
costerebbe molto di meno alle casse comunali ed ai cittadini
tutti”, spiega     Tozzi   -,   ed   avremmo   una   migliore
organizzazione.

Il candidato a sindaco di Fdi
è Antonello Manuel Rega
di Red.Cro.

Mancano pochi mesi al voto a Sarno, Antonello Manuel Rega è il
candidato sindaco di Fratelli d’Italia. Per lui anche la
benedizione del senatore di Fdi, Antonio Iannone che ha
rimarcato il ruolo di primo piano del partito per un nuovo
percorso del centro destra a Sarno: «A Sarno è partito in modo
determinato Antonello Manuel Rega anche se sta portando avanti
un tavolo di confronto con le forze di centro-destra. Noi
siamo convinti che per storia, cultura, tradizione, coerenza e
preparazione personale Antonello sia la candidatura giusta per
la città di Sarno» dichiara Iannone. «La mia candidatura a
sindaco è una scelta del partito che io ho accettato perché mi
sento un primo tra pari e non al di sopra di nessuno. Mi sento
di far parte di un gruppo forte che è storicamente radicato
sul territorio e che quindi credo che oggi possa dare le
risposte che questa città pretende soprattutto dopo i 5 anni
della gestione dei Giuseppe Canfora. Sono stati i 5 anni
peggiori negli ultimi vent’anni -dichiara Antonello Manuel
Rega-. Tutto questo ci porterà ovviamente a fare buone cose ad
avere anche un riscontro della gente come abbiamo sempre avuto
in quanto la città di Sarno è sempre stata di centro-destra e
quindi adesso, con una rinnovazione e con nuovi progetti,
sicuramente saremo in grado di conquistare i cittadini. La
tanta voglia di fare ci porterà ad avere sicuramente riscontri
e forse ci porterà anche una vittoria complessiva». Sulla
coalizione Rega: «Ci sono grandi margini di aggregazione sul
territorio di Sarno. C’è una dialettica estesa del centro-
destra sarnese e si tende a riuscire ad aggregare sicuramente
una ricchezza. Le formazioni politiche sul territorio in
questi anni hanno lavorato e devono avere delle risposte dopo
5 anni fa di centro-sinistra per arrivare a una posizione
unitaria che ha dovuto prendere un candidato che è stato
l’ultimo vincente 20 anni prima. Credo che questo sia stato un
fallimento per tutta quella che è stata la classe dirigente
del Pd di 40 anni o di 50 anni, che non sono stati in grado di
interpretare un rinnovamento e un cambiamento e sono andati a
recuperare l’ultimo candidato sindaco che ha vinto solo per la
frantumazione del centro-destra, non certamente perché sul
territorio c’era stata una crescita del centro-sinistra -
dichiara Rega-. Stiamo lavorando per un centro-destra unito.
Diversamente saranno delle primarie ed alla fine sceglieremo o
meglio, gli elettori sceglieranno quella che sarà stata la
migliore posizione che si ritiene più funzionali alla città
per poi andare uniti, comunque al ballottaggio. Il lavoro che
si sta facendo è quello di cercare di evitare questa
frantumazione in modo tale da trovare una condivisione quanto
più ampia possibile -continua Rega-. I 10 anni di
amministrazione Mancusi hanno lavorato alla proposta politica
del centro-destra. Nel corso di questa Amministrazione di
centro-sinistra, il centro-destra non ha mai fatto una
opposizione unitaria, però si sono sviluppate delle novità
all’interno del centro-destra e quindi sottolineerei che
oggigiorno c’è una fascia giovanile tra i 20 e i 30 anni che
sono il futuro di questa coalizione politica. Si tratta di
nuova linfa al centro-destra» conclude Rega.

Riunioni,     manifesti   e
catering per la elezione
della Paolino. Tutto pagato
da Longobardi
di Red. Cro.

La difesa ha provato a sostenere l’inattendibilità del teste
chiave Aniello Longobardi, ma anche in questo caso la Procura
ha calato l’asso: mettendo agli atti le foto che ritraggono
una riunione elettorale a favore di Monica Paolino, moglie di
Aliberti, per la campagna elettorale delle Regionali,
organizzata nell’azienda dell’imprenditore, foto corredate da
fatture per i manifesti elettorali della candidata e del
catering offerto in quell’occasione. Tutto pagato da
Longobardi. La documentazione, secondo la procura,
testimonierebbe che i rapporti tra Aliberti e Longobardi, in
quel momento storico erano buoni, quindi l’imprenditore
conserviero conosceva bene i meccanismi utilizzati dalla
famiglia Aliberti-Paolino per ottenere voti e aveva una
conoscenza diretta di alcuni episodi poi narrati nel corso
delle indagini. Le fatture depositate dal pm Vincenzo
Montemurro, sono state oggetto di illazioni, da parte dei
difensori di Aliberti in merito alla loro veridicità. A quel
punto la pubblica accusa ha chiesto la trasmissione del
verbale di udienza al suo ufficio per verificare se vi siano
ipotesi di reato in merito alle affermazioni del legale di
Aliberti. Ancora a dimostrazione dei buoni rapporti tra
Longobardi e Aliberti, il capitano Iannaccone ha ricordato la
delibera comunale del 2011 con la quale l’amministrazione
Aliberti attribuiva il nome di ‘cavalcavia Longobardi’ ad una
strada situata nei pressi della fabbrica dell’imprenditore.
Quindi, gli ottimi rapporti intercorsi tra i due – secondo la
Procura – testimonierebbero la bontà e la veridicità delle
dichiarazioni del testimone Longobardi.

Un’udienza ricca di colpi di
scena
di Red.Cro.

Quattro ore di botta e risposta tra accusa e difesa conclusesi
con brevissime dichiarazioni spontanee dell’ex sindaco
Pasquale Aliberti per scusarsi con i giudici per le sue
intemperanze nel corso dell’udienza e per spiegare una delle
circostanze emerse dal controesame del capitano della Dia
Fausto Iannaccone. Si è conclusa solo nel pomeriggio l’udienza
al processo per scambio di voto politico mafioso nel quale è
imputato l’ex sindaco di Scafati, la moglie- consigliere
regionale di Forza Italia, Monica Paolino, il fratello Nello
Maurizio Aliberti, l’ex consigliere Roberto Barchiesi, il
factotum Giovanni Cozzolino, l’ex vicepresidente dell’Acse,
Ciro Petrucci e Andrea Ridosso, figlio di Salvatore e fratello
di Luigi jr, quest’ultimo ritenuto uno dei capi del gruppo
criminale Loreto-Ridosso. Quattro ore sono bastate a stento
alla difesa dell’ex sindaco – affidata agli avvocati Silverio
Sica e Giuseppe Pepe – per
concludere il controesame di uno degli investigatori che ha
coordinato le indagini che hanno condotto al processo
‘Sarastra’. E non sono mancate schermaglie e colpi di scena,
con l’avvocato Pepe e Aliberti che hanno premuto molto
sull’attendibilità di uno dei testi chiave del processo,
l’imprenditore Aniello Longobardi, e sui riscontri
investigativi fatti dalla Dia, sezione di Salerno, rispetto
alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Alfonso
Loreto. La difesa ha più volte insinuato che Longobardi – le
cui dichiarazioni sono state acquisite attraverso la formula
dell’incidente probatorio avesse legami diretti con esponenti
della criminalità organizzata in particolare con i Ridosso e
che non fosse vittima di questi ma compiacente, tanto che
avrebbe spinto per far nominare Ciro Petrucci alla
vicepresidenza dell’Acse. Circostanze smentite dai fatti e
dalla ricostruzione degli inquirenti.
L’accusa infatti pone a fondamento del patto politico mafioso
tra Aliberti e i Ridosso, anche la nomina di Petrucci
all’Acse, voluta da Luigi Ridosso di cui l’ex vicepresidente
era grande amico tanto che nel corso delle indagini sono
emersi centinaia di contatti telefonici tra i due. Altro
elemento alla base del voto di scambio – secondo la Procura –
tra Aliberti e i Ridosso sarebbero gli incarichi che Andrea
Ridosso, aspirante candidato consigliere escluso dalle liste
di Aliberti a causa del ‘nome’ ingombrante, ha avuto nel Piano
di zona, attraverso due cooperative sociali. Questa
circostanza è stata elemento di acceso scambio tra il
testimone e la pubblica accusa e la difesa dell’ex sindaco.
L’avvocato, posizione poi ripresa da Aliberti nelle
dichiarazioni spontanee, ha cercato di far emergere che non vi
sia stata ingerenza da parte dell’allora sindaco
nell’attribuzione dell’incarico ad Andrea Ridosso. Il Comune
di Scafati, allora capofila del piano di zona, ha sostenuto la
difesa non aveva contatti con le cooperative. Il capitano
Iannaccone ha ricordato che l’affidamento degli incarichi alle
cooperative era demandato alla dirigente del Comune di Scafati
in ‘prestito’ al Piano di zona, Maddalena Di Somma, poi
denunciata per turbativa d’asta proprio in merito a quelle
attribuzioni.
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