Natale amaro per 16mila. Chiesta la cassa integrazione
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Natale amaro per 16mila. Chiesta la cassa integrazione di Erika Noschese Circa 16mila lavoratori in provincia in mobilità. Il dato allarmante è stato reso noto da Antonio Capezzuto, responsabile provinciale del mercato del lavoro per la Cgil di Salerno che ieri mattina ha dato vita ad un sit-in nei pressi della prefettura. Obiettivo della protesta l’inserimento nel decreto fiscale di un emendamento che preveda l’estensione della mobilità in deroga anche ai lavoratori di imprese operanti in area di crisi complessa che abbiano cessato o cessino la mobilità nei periodi dal 22 novembre 2017 al 31 dicembre 2017 e dal 1 luglio 2018 al 31 luglio 2018. Alla mobilitazione si sono poi aggiunti anche i percettori di ammortizzatori sociali impegnati nei progetti Apu presso i vari Comuni del salernitano. Il prefetto, dal canto suo, ha assunto l’incarico di trasmettere al Governo e alla Regione le istanze avanzate ieri dalla Cgil. In sostanza, Capezzuto chiede la proroga degli ammortizzatori sociali per quei lavoratori che hanno visto scadere la mobilità per tutto il 2017 e per i restanti sei mesi del 2018. «Siamo in attesa della votazione dell’emendamento alla Camera, il prossimo 12 dicembre dove verrà discusso un prolungamento della mobilità però sappiamo che questi sono interventi spot, come la proroga per la mobilità e il reddito di cittadinanza perché questi lavoratori hanno bisogno di vero lavoro – ha dichiarato il sindacalista – Noi ipotizziamo uno scenario possibile che è quello dell’approvazione di quest’emendamento che possa dare un po’ di respiro sia per parte del 2017 sia per parte del 2018 ma ausichiamo l’estensione a tutto il 2017 e non solo qualche mese. Soprattutto, noi chiediamo politiche attive serie e non progetti spot perché questi lavoratori hanno bisogno di lavorare».
La Caritas apre le porte «Un tetto per 40 persone» di Antonio Iovino Un Centro Diurno destinato a tutti coloro i quali vivono in condizioni di povertà e emarginazione estrema: questa l’opera portata avanti dalla Caritas di Salerno, che nella mattinata di ieri è stata ufficialmente aperta al pubblico e che va a completare una serie di azioni che rientrano nel progetto denominato “La Comunità è Dimora”. Il Centro, intitolato a “San Francesco di Paola”, è sito in via Salita Genovesi (scale via Bastioni), sarà aperto dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19 e va ad aggiungersi alle mense e ai dormitori. Don Marco Russo, direttore della Caritas Diocesana, afferma: «Questa, per noi, è una casa, una dimora. Vorrà essere un luogo caldo, un luogo accogliente, dove le persone possono incontrarsi in una condizione più serena, con una copertura sulla testa e soprattutto con delle persone che sapranno essere presenti per le tutti coloro i quali busseranno e che troveranno, sicuramente, sempre la porta aperta». Don Marco, che evidenzia come il Centro sia stato intitolato a San Francesco di Paola essendo egli uno dei grandi santi della carità e quindi testimone di accoglienza ed ospitalità, prosegue dichiarando che il Centro Diurno può ospitare, senza problemi, fino a 30/40 persone. Inoltre, sempre il Direttore della Caritas diocesana, si dice pronto, insieme a tutti coloro i quali collaborano per far sì che il progetto funzioni al meglio, ad accogliere non in modo asettico ma attraverso attività che possano permettere alle persone di sviluppare capacità, come ad esempio la creatività, che una condizione di vita estremamente complicata, gli ha sottratto. Un’equipe multidisciplinare formata da un sociologo, uno psicologo, da
assistenti sociali ed educatori, infatti, si occuperà della programmazione delle varie attività dedicate a tutti gli ospiti del Centro. Sarà fondamentale, poi, collaborare anche con tutti gli enti presenti sul territorio per far sì che, chi vive in condizioni critiche, riesca progressivamente a riconquistare capacità relazionali dalle quali ripartire per costruire percorsi di inclusione sociale ed autosostentamento. Assalto a tre portavalori: Far-West sul raccordo Av-Sa di Franco Taursasi Potrebbe essere di alcuni milioni di euro il bottino della rapina a tre furgoni portavalori (e non uno come si era appreso in precedenza) della Cosmopol avvenuto intorno alle 10:15 di ieri mattina sul raccordo autostradale Avellino- Salerno. Uno dei furgoni è stato incendiato mentre un altro è riuscito a superare la barriera di auto poste di traverso sulla carreggiata dai rapinatori. Armati di kalashnikov, i banditi hanno intercettato i furgoni, che procedevano in direzione del capoluogo irpino, ad un centinaio di metri dallo svincolo di Serino. C’è stato anche un conflitto a fuoco con una pattuglia della Polstrada in servizio sul raccordo. Nessuno degli agenti intervenuti è rimasto ferito. I portavalori erano diretti ad Avellino per consegnare un ingente quantitativo di denaro contante presso la sede irpina della Banca d’Italia. Erano circa 8 milioni di euro in contanti e valori. Il bottino non e’ stato ancora quantificato, ma il cassone era ben protetto e il gruppo, che si e’ appostato con tre auto e un furgone lungo il raccordo Avellino Salerno tra le uscite di Atripalda e Serino, poco
prima della galleria di Monte Pergola, non e’ riuscito ad accedere agli scomparti blindati. I rapinatori hanno cosparso di chiodi a tre punte il raccordo in direzione Salerno, hanno poi affiancato e costretto un’autocisterna che trasportava carburante a mettersi di traverso per bloccare la carreggiata. Poi hanno dato fuoco ai loro veicoli e hanno assaltato il portavalori rimasto intrappolato. I banditi si sono quindi dati alla fuga dividendosi in due gruppi, uno dei quali ha rubato una Fiat Punto ad una automobilista che insieme ad altre centinaia e’ rimasta bloccata sul raccordo con la quale, dopo aver fatto inversione di marcia, si sono diretti verso Salerno. Tutti sono riusciti a fuggire uscendo dallo svincolo di Serino per poi dileguarsi. Sul posto gli investigatori della Dda di Napoli e il procuratore capo di Avellino, Rosario Cantelmo. Nonostante l’azione spericolata non ci sono stati feriti ma soltanto tanti automobilisti spaventati rimasti bloccati a lungo anche tra le fiamme dei veicoli. Sul posto anche i vigili del fuoco del comando provinciale di Avellino che hanno spento i roghi. Il traffico è rimasto bloccato per l’intera giornata. Sbarchi e centri di accoglienza. De Luca chiede 10 milioni a Salvini di Andrea Pellegrino Dieci milioni di euro. E’ la cifra che Vincenzo De Luca chiede a Matteo Salvini nell’ambito dei programma di accoglienza e integrazione dei migranti. La delibera di giunta regionale è del 29 novembre scorso ed espone in dettaglio il programma che
la Regione Campania vuole mettere in pratica. Si legge nel deliberato: «Si intende favorire la realizzazione di percorsi di accoglienza che facilitino l’inserimento socio – lavorativo dei migranti, differenziati in funzione delle caratteristiche socio economiche del territorio regionale campano». Ancora, si legge: «Si intende rafforzare i sistemi di prima accoglienza a favore delle città portuali della Campania oggetto di sbarco e rafforzare i sistemi di integrazione e presa a carico dei migranti nelle aree interne che presentino piani di sviluppo economico basati sull’inclusione socio lavorativa dei migranti». In pratica dieci milioni di euro per le aree por tuali, compreso Salerno, utilizzate per gli sbarchi, e per finanziare progetti da parte delle cooperative o strutture che accolgono migranti. La cifra, sempre secondo quanto stabilito dall’esecutivo regionale, rientrerebbe all’interno del Pon Legalità e più specificatamente a seguito del protocollo d’intesa per la realizzazione di azioni nei settori della legalità e sicurezza, siglato nel maggio scorso tra Regione Campania, Dipartimento per le politiche di coesione, Ministero dell’Interno e agenzia per la coesione territoriale. Incalza Mariano Falcone, segretario provinciale della Lega: «De Luca non ha vergogna nel chiedere finanziamenti necessari per foraggiare il modello alla base dell’invasione extracomunitaria a cui il suo partito ha sottoposto la comunità italiana e che quest’ultima, alla prima occasione, ha sonoramente bocciato; non ha vergogna nel proporre il rafforzamento dei centri di prima accoglienza di Salerno, calpestando nuovamente la città». «Nemmeno un grammo di rifiuti
in più all’ex Stir» La sindaca fa chiarezza sul sito Tmb che non accoglierà 2mila tonnellate di rifiuti. «È bene fare subito chiarezza – scrive Cecilia Francese – sulla mia ordinanza n. 4 del 29 novembre us tranquillizzando alcuni comitati di cittadini che si sono allarmati. Non è assolutamente vero che detta ordinanza avrebbe trasformato l’impianto Tmb di Battipaglia (ex Stir) addirittura in una “sede di una discarica di stoccaggio provvisoria di ulteriori 2000 tonnellate di rifiuti”. La verità è che nello scorso mese di giugno, a causa di una manutenzione programmata del termovalorizzatore di Acerra e del contemporaneo incremento di produzione estiva dei rifiuti indifferenziati, si rese già necessaria l’adozione di un’ordinanza Presidenziale per autorizzare lo stoccaggio provvisorio di frazione secca di rifiuto prodotto dallo stesso Tma, in attesa dell’evacuazione verso il Termovalorizzatore di Acerra. Non essendo stato ancora possibile l’allontanamento del predetto rifiuto verso l’impianto di Acerra, si è reso necessario rinnovare la predetta Ordinanza Presidenziale. Tutto qui. La Sindaca di Battipaglia, accompagnata dal Consigliere Provinciale Angelo Cappelli, ha potuto subito verificare con i propri occhi che non abbiamo creato alcuna “discarica di stoccaggio provvisoria”. Voglio dirlo con grande chiarezza: a Battipaglia non arriverà un grammo di rifiuto in più di quello che è già attualmente presente nell’impianto. Inoltre, a conferma della leale collaborazione che deve sempre guidare i rapporti tra le Istituzioni e della grande trasparenza che caratterizza la nostra azione politico- amministrativa, rappresento la disponibilità della Società Provinciale Ecoambiente Salerno a garantire l’accesso all’impianto Tmb di una delegazione ristretta di cittadini, che potrà accompagnare la Sindaca in una ulteriore visita all’impianto».
Punti nascite, sfiduciato De Luca. «Tar? Rischioso» di Enzo Colabene Si è svolto sabato a Polla il Consiglio comunale che ha avuto come punto all’ordine del giorno l’argomento della chiusura del Punto Nascita dell’ospedale “Curto”. Il primo cittadino ha comunicato che è stato richiesto un tavolo tecnico per oggi 4 dicembre anche perché domani la Regione ripresenterà la richiesta di deroga, corredata da nuova documentazione. Tale incontro è finalizzato a prendere visione dei documenti prima che vengano sottoposti all’attenzione del Governo. Alla richiesta dovrà seguire il responso dell’Esecutivo entro 10 giorni, quindi per il 15 dicembre dovremmo avere l’esito dell’annosa questione. Ormai la sfiducia nei confronti del governatore De Luca è diffusa. Nell’aula consiliare in veste di ospite d’eccezione è stato presente il senatore Castiello che ha ribadito l’unica strada da percorrere ossia il ricorso al Tar. Oggi dunque l’ulteriore incontro al Comune di Polla, alle 18,30 con i sindaci del comprensorio ed un avvocato amministrativista per comprendere quali sono gli elementi da proporre al Tar per il ricorso. «Si tratta di una vicenda complessa dove tutti hanno commesso degli errori. I primi responsabili sono i medici del “Curto” perché con il loro comportamento in alcuni casi hanno fatto perdere quello che si chiama potere di attrazione dell’ospedale -ha affermato il consigliere Antonio Filpo-. Anche i cittadini hanno le loro responsabilità, se pensiamo che il 25% dei pollesi non nascono nel nostro nosocomio ma altrove. Poi vi sono le responsabilità del Governo e della Regione Campania». Sembra però che non tutti i sindaci del comprensorio siano d’accordo sulla strada intrapresa dal Comune di Polla. Diverse le motivazioni.
Innanzitutto il ricorso al Tar è contro il decreto della Regione che intanto domani deve ripresentare la richiesta di deroga al Governo il quale si dovrà pronunciare entro il 15 del mese. Vero, i tempi sono molto stretti ed è probabile che questa soluzione non sortirà l’effetto sperato. Il ricorso al Tar rappresenta ugualmente un rischio. Nella malaugurata ipotesi venisse bocciato, il territorio avrebbe le mani legate, non si potrebbe più giocare la carta della Strategia per le Aree Interne su cui, il presidente della Comunità Montana Raffaele Accetta in testa, sta provando ad ottenere la soluzione del problema. Argomento che pare abbia fatto breccia a livello ministeriale, sarebbe infatti contraddittorio – come ha più volte sottolineato Accetta – chiedere ad un territorio di programmare interventi anche nel settore socio-sanitario nell’ambito della Strategia e allo stesso tempo decidere di sopprimere uno un servizio essenziale come il Punto nascite. Critici anche i componenti dell’unico comitato spontaneo di cittadini denominato Curo, che vedono confusione e poca fermezza nelle iniziative. Come sempre le idee sono discordi che rendono l’azione poco incisiva. I componenti del comitato sono scettici sull’operato dei politici e sono molto preoccupati per l’evolversi della vicenda dopo le parole chiare esternate dal governatore De Luca in seno all’incontro tenutosi a Napoli. Quest’ultimo ha fatto ben intendere di non voler aiutare i due nosocomi e di essere convinto della inutilità dei due punti nascite e quindi di proseguire nella volontà di chiusura. Permane lo stato di agitazione con invito alle Amministrazioni locali a mantenere un’azione unica, univoca e forte oltre che compatta. Un’utopia.
Battaglia sui candidati per la Provincia di Giovanni Coscia Strano ma vero: la città di Battipaglia è l’unica in Italia, forse, che ha un corpo di maggioranza politica, esteso sino alla cosiddetta e presunta opposizione. Gli equilibri, ad onor del vero, sembrano cheti, ma le acque nel suo fondo, sono agitate e torbide. Si attendono le consultazioni provinciali, per regolare gli assetti politici nel suo interno, e tra le candidature a palazzo S. Agostino, dovrebbero essere 3 i candidati ad uno scranno provinciale per il prossimo 10 gennaio. Due della maggioranza ed uno della opposizione. Un equilibrio molto instatico, ed al contrario delle leggi fisiche, qui si riesce a stabilizzare l’instatico o il tremolante. Ognuno ha le sue mosse da portare a termine, ma quali esse siano, al popolo non è dato sapere. L’attuale corpo politico, poco politico e molto corpo, sembra una sorta di omertà, che non lascia comprendere ciò che nel suo interno avviene e ciò che si mastica nei suoi meandri. Di politico c’è molto poco in verità, e ciò che doveva essere una opposizione, diviene nei fatti concreti, una maggioranza speculare. Gli accordi in tal senso, vanno a 359 gradi. Manca Gerardo Motta, che a proposito di “attributi”, con susseguenti polemiche, ha chiarito per sempre la sua posizione. Il cerchio quindi non è chiuso. Si scopre comunque, che nell’interno del corpo politico, (non parliamo di maggioranza e opposizione) c’è e sussiste un malcontento generale esternato dai consiglieri stessi che con franchezza, e dialogando tra comuni amici, ammettono lo scarso spessore di questa amministrazione. Gli equilibri, verranno chiarificati nella scelta dei candidati alla Provincia. Una instaticità che potrebbe dare il senso del crollo definitivo, proprio dopo queste consultazioni. Nei fatti, le candidature che al momento sono ben 3, non trovano
adito ad una posizione di certezza ad ognuno dei candidati, anche se la più quotata e la più forte, ci pare quella di Antonio Sagarese, per Campania Libera, che potrebbe e dovrebbe usufruire di molte preferenze tra i banchi dei consiglieri comunali, ivi compreso il sindaco/a. Tra questi, però, vi è l’insidia di altri 2 che pretenderebbero il sostegno alla candidatura e quindi il voto alle provinciali. Come dividersi in questo senso? Nella pratica reale, il sindaco è stretto in una morsa soffocante e non sa quali pesci prendere e come sgattaiolare in questa assurda situazione e posizione. Le 2 componenti della maggioranza, se non otterranno i risultati previsti e sperati, sosterranno successivamente il sindaco nel suo mandato? E se dalla opposizione, già maggioranza o corpo unico con la stessa, non si otterrà lo scranno cosa avverrà? E allora in quel caso si frantumeranno gli equilibri politici comunali e spedire a casa questa amministrazione, rimane l’unica strada da percorrere. Si spera nell’arrivo di un commissario, che come ha affermato l’ex vice sindaco Ugo Tozzi e conoscitore della macchina comunale, costerebbe molto di meno dell’attuale commissario Cecilia Francese. “Uno nuovo costerebbe molto di meno alle casse comunali ed ai cittadini tutti”, spiega Tozzi -, ed avremmo una migliore organizzazione. Il candidato a sindaco di Fdi è Antonello Manuel Rega di Red.Cro. Mancano pochi mesi al voto a Sarno, Antonello Manuel Rega è il candidato sindaco di Fratelli d’Italia. Per lui anche la benedizione del senatore di Fdi, Antonio Iannone che ha
rimarcato il ruolo di primo piano del partito per un nuovo percorso del centro destra a Sarno: «A Sarno è partito in modo determinato Antonello Manuel Rega anche se sta portando avanti un tavolo di confronto con le forze di centro-destra. Noi siamo convinti che per storia, cultura, tradizione, coerenza e preparazione personale Antonello sia la candidatura giusta per la città di Sarno» dichiara Iannone. «La mia candidatura a sindaco è una scelta del partito che io ho accettato perché mi sento un primo tra pari e non al di sopra di nessuno. Mi sento di far parte di un gruppo forte che è storicamente radicato sul territorio e che quindi credo che oggi possa dare le risposte che questa città pretende soprattutto dopo i 5 anni della gestione dei Giuseppe Canfora. Sono stati i 5 anni peggiori negli ultimi vent’anni -dichiara Antonello Manuel Rega-. Tutto questo ci porterà ovviamente a fare buone cose ad avere anche un riscontro della gente come abbiamo sempre avuto in quanto la città di Sarno è sempre stata di centro-destra e quindi adesso, con una rinnovazione e con nuovi progetti, sicuramente saremo in grado di conquistare i cittadini. La tanta voglia di fare ci porterà ad avere sicuramente riscontri e forse ci porterà anche una vittoria complessiva». Sulla coalizione Rega: «Ci sono grandi margini di aggregazione sul territorio di Sarno. C’è una dialettica estesa del centro- destra sarnese e si tende a riuscire ad aggregare sicuramente una ricchezza. Le formazioni politiche sul territorio in questi anni hanno lavorato e devono avere delle risposte dopo 5 anni fa di centro-sinistra per arrivare a una posizione unitaria che ha dovuto prendere un candidato che è stato l’ultimo vincente 20 anni prima. Credo che questo sia stato un fallimento per tutta quella che è stata la classe dirigente del Pd di 40 anni o di 50 anni, che non sono stati in grado di interpretare un rinnovamento e un cambiamento e sono andati a recuperare l’ultimo candidato sindaco che ha vinto solo per la frantumazione del centro-destra, non certamente perché sul territorio c’era stata una crescita del centro-sinistra - dichiara Rega-. Stiamo lavorando per un centro-destra unito. Diversamente saranno delle primarie ed alla fine sceglieremo o
meglio, gli elettori sceglieranno quella che sarà stata la migliore posizione che si ritiene più funzionali alla città per poi andare uniti, comunque al ballottaggio. Il lavoro che si sta facendo è quello di cercare di evitare questa frantumazione in modo tale da trovare una condivisione quanto più ampia possibile -continua Rega-. I 10 anni di amministrazione Mancusi hanno lavorato alla proposta politica del centro-destra. Nel corso di questa Amministrazione di centro-sinistra, il centro-destra non ha mai fatto una opposizione unitaria, però si sono sviluppate delle novità all’interno del centro-destra e quindi sottolineerei che oggigiorno c’è una fascia giovanile tra i 20 e i 30 anni che sono il futuro di questa coalizione politica. Si tratta di nuova linfa al centro-destra» conclude Rega. Riunioni, manifesti e catering per la elezione della Paolino. Tutto pagato da Longobardi di Red. Cro. La difesa ha provato a sostenere l’inattendibilità del teste chiave Aniello Longobardi, ma anche in questo caso la Procura ha calato l’asso: mettendo agli atti le foto che ritraggono una riunione elettorale a favore di Monica Paolino, moglie di Aliberti, per la campagna elettorale delle Regionali, organizzata nell’azienda dell’imprenditore, foto corredate da fatture per i manifesti elettorali della candidata e del catering offerto in quell’occasione. Tutto pagato da
Longobardi. La documentazione, secondo la procura, testimonierebbe che i rapporti tra Aliberti e Longobardi, in quel momento storico erano buoni, quindi l’imprenditore conserviero conosceva bene i meccanismi utilizzati dalla famiglia Aliberti-Paolino per ottenere voti e aveva una conoscenza diretta di alcuni episodi poi narrati nel corso delle indagini. Le fatture depositate dal pm Vincenzo Montemurro, sono state oggetto di illazioni, da parte dei difensori di Aliberti in merito alla loro veridicità. A quel punto la pubblica accusa ha chiesto la trasmissione del verbale di udienza al suo ufficio per verificare se vi siano ipotesi di reato in merito alle affermazioni del legale di Aliberti. Ancora a dimostrazione dei buoni rapporti tra Longobardi e Aliberti, il capitano Iannaccone ha ricordato la delibera comunale del 2011 con la quale l’amministrazione Aliberti attribuiva il nome di ‘cavalcavia Longobardi’ ad una strada situata nei pressi della fabbrica dell’imprenditore. Quindi, gli ottimi rapporti intercorsi tra i due – secondo la Procura – testimonierebbero la bontà e la veridicità delle dichiarazioni del testimone Longobardi. Un’udienza ricca di colpi di scena di Red.Cro. Quattro ore di botta e risposta tra accusa e difesa conclusesi con brevissime dichiarazioni spontanee dell’ex sindaco Pasquale Aliberti per scusarsi con i giudici per le sue intemperanze nel corso dell’udienza e per spiegare una delle circostanze emerse dal controesame del capitano della Dia Fausto Iannaccone. Si è conclusa solo nel pomeriggio l’udienza
al processo per scambio di voto politico mafioso nel quale è imputato l’ex sindaco di Scafati, la moglie- consigliere regionale di Forza Italia, Monica Paolino, il fratello Nello Maurizio Aliberti, l’ex consigliere Roberto Barchiesi, il factotum Giovanni Cozzolino, l’ex vicepresidente dell’Acse, Ciro Petrucci e Andrea Ridosso, figlio di Salvatore e fratello di Luigi jr, quest’ultimo ritenuto uno dei capi del gruppo criminale Loreto-Ridosso. Quattro ore sono bastate a stento alla difesa dell’ex sindaco – affidata agli avvocati Silverio Sica e Giuseppe Pepe – per concludere il controesame di uno degli investigatori che ha coordinato le indagini che hanno condotto al processo ‘Sarastra’. E non sono mancate schermaglie e colpi di scena, con l’avvocato Pepe e Aliberti che hanno premuto molto sull’attendibilità di uno dei testi chiave del processo, l’imprenditore Aniello Longobardi, e sui riscontri investigativi fatti dalla Dia, sezione di Salerno, rispetto alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Alfonso Loreto. La difesa ha più volte insinuato che Longobardi – le cui dichiarazioni sono state acquisite attraverso la formula dell’incidente probatorio avesse legami diretti con esponenti della criminalità organizzata in particolare con i Ridosso e che non fosse vittima di questi ma compiacente, tanto che avrebbe spinto per far nominare Ciro Petrucci alla vicepresidenza dell’Acse. Circostanze smentite dai fatti e dalla ricostruzione degli inquirenti. L’accusa infatti pone a fondamento del patto politico mafioso tra Aliberti e i Ridosso, anche la nomina di Petrucci all’Acse, voluta da Luigi Ridosso di cui l’ex vicepresidente era grande amico tanto che nel corso delle indagini sono emersi centinaia di contatti telefonici tra i due. Altro elemento alla base del voto di scambio – secondo la Procura – tra Aliberti e i Ridosso sarebbero gli incarichi che Andrea Ridosso, aspirante candidato consigliere escluso dalle liste di Aliberti a causa del ‘nome’ ingombrante, ha avuto nel Piano di zona, attraverso due cooperative sociali. Questa circostanza è stata elemento di acceso scambio tra il
testimone e la pubblica accusa e la difesa dell’ex sindaco. L’avvocato, posizione poi ripresa da Aliberti nelle dichiarazioni spontanee, ha cercato di far emergere che non vi sia stata ingerenza da parte dell’allora sindaco nell’attribuzione dell’incarico ad Andrea Ridosso. Il Comune di Scafati, allora capofila del piano di zona, ha sostenuto la difesa non aveva contatti con le cooperative. Il capitano Iannaccone ha ricordato che l’affidamento degli incarichi alle cooperative era demandato alla dirigente del Comune di Scafati in ‘prestito’ al Piano di zona, Maddalena Di Somma, poi denunciata per turbativa d’asta proprio in merito a quelle attribuzioni.
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