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4/ 2020 MILLENNIAL INSURANCE: Dai clienti incompresi alle tecnologie emergenti: perché la “sfida millennials” può accelerare l’evoluzione della bancassicurazione. di Giulio Fezzi, Presidente Phoenix Group. e Lorenzo Viganò, Business Analyst Phoenix Capital Maggio 2020
Contesto macroeconomico È trascorso più di un decennio dal 2008, anno in cui la Grande Crisi Finanziaria trascinò l’economia globale nel pantano della depressione economica. I forti squilibri venutisi a creare nel settore finanziario negli anni immediatamente precedenti alla crisi, produssero effetti devastanti che si concretizzarono nel default del mercato dei derivati sul debito (mutui subprime), nel crollo degli indici azionari mondiali e nella drastica perdita di valore del mercato immobiliare statunitense. Lo shock che ne seguì, rivelò preoccupanti vulnerabilità non solo nei bilanci degli istituti di credito, da allora chiamati ad effettuare innumerevoli stress test, ma anche in quelli di vari Paesi del Vecchio Continente (i cosiddetti PIIGS – Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna), inaugurando quella stagione di austerity che fu ribattezzata nel 2011 col nome di Crisi del debito sovrano. Il rapporto fra gravità ed efficacia degli effetti collaterali delle pesanti misure di austerity adottate in risposta a quest’ultima crisi, surrogato della precedente, è ancora oggi oggetto di accesa discussione. (Mijatovic, 2018) La realtà in cui viviamo è ancora profondamente segnata dagli avvenimenti di quei giorni, ne è influenzata anche se, probabilmente, non siamo ancora del tutto consapevoli. Le famiglie italiane, ad esempio, al protrarsi di una situazione economica incerta e di difficile interpretazione, si sono adattate all’ambiente circostante entrando in uno stato di allerta continuo che ha contribuito a modificarne profondamente le abitudini, le convinzioni, le scelte di risparmio ed i modelli di consumo. Per meglio comprendere il concetto di “incertezza economica” a cui faremo ampio riferimento in seguito, è certamente utile richiamare alla mente la magnitudo delle variazioni di crescita subìte dall’economia italiana negli ultimi 10-12 anni. A tal proposito, basti pensare che, secondo un recente studio della Commissione Europea, se nel 1995 il PIL pro-capite italiano era del 14% superiore alla media dei Paesi OCSE e superiore del 7% nel 1996 rispetto alla media dei Paesi dell’area euro, nel 2015 la crescita economica italiana è collassata ad un livello inferiore al 90% di quella fatta registrare sia dai Paesi OCSE sia dai membri della zona euro (Commissione Europea, 2016). A ben guardare però, nonostante l’importanza rivestita dal PIL tra gli indicatori di sintesi macroeconomica nazionali, la sua sola analisi non può esaurire la descrizione della situazione socio-economica vissuta da una nazione in un dato lasso di tempo. Altri indicatori economici devono essere necessariamente presi in considerazione, quali (a titolo esemplificativo e non esaustivo): il livello dei tassi di interesse, la pressione fiscale ed il rapporto debito-PIL. Nella tabella che segue (Tab. 1) riportiamo il riepilogo di una serie di indicatori, utili a descrivere al meglio l’involuzione dell’economia italiana nell’ultimo decennio. Ovviamente, l’elenco è da intendersi non esaustivo.
Tabella 1: Tabella riassuntiva dei principali indicatori economici relativi allo stato dell’economia italiana rilevati negli anni 2008, 2011, 2018 con evidenza del delta, di ciascuno, relativo al periodo 2008-2018 (Eurostat; BCE; IlSole24Ore) Dai dati riportati, emerge una fotografia tanto chiara quanto impietosa della situazione economica italiana che, nell’ultimo decennio, ha determinato le nuove abitudini economiche e comportamentali delle famiglie italiane. Con una pressione fiscale per persone fisiche e giuridiche (PMI) in rialzo e tra le più alte al mondo (rispettivamente 6° e 1° posizione), una crescita fortemente depressa rispetto ai livelli target attesi, un’inflazione target annuale fissata al 3% dalla BCE e livelli di debito pubblico crescenti (nonostante l’elevata tassazione ed i tassi ai minimi storici), l’economia italiana è intrappolata nella morsa di quella che ha i tipici tratti di una stagflazione. Condizioni economiche negative, specialmente se protratte nel tempo, tendono ad essere assimilate dalla popolazione sotto forma di nuove convinzioni, norme morali e comportamentali. Giungendo perfino a delineare i tratti culturali della società, esse sono in grado di creare dei segni profondi e duraturi negli individui che le vivono, influenzando sia le nuove sia le vecchie generazioni. Infine, gli eventi del 2020 connessi direttamente o indirettamente alla pandemia di COVID-19 non lasciano intendere che il trend economico/comportamentale originatosi da questo drammatico background, possa, sul breve/medio termine, invertire il proprio andamento. L’evoluzione del consumatore: clienti di ieri e clienti di oggi Come già accennato, in questo contesto economico depresso che ha caratterizzato un arco temporale molto ampio, il consumatore medio, o il nucleo familiare di cui fa parte, si è visto costretto a rivedere le proprie “consuetudini” nella sfera lavorativa, economica e di consumo per allinearle a quelle insite nel contesto generale. Pertanto, rispetto ai
consumatori dei primi anni 2000, il consumatore di oggi presenta tratti caratteristici differenti, acquisiti nel corso di un vero e proprio processo evolutivo durato circa un decennio. Questo il suo identikit di riferimento: • Pianifica sul breve termine Date le numerose promesse politiche di rilancio economico non mantenute e le pesanti ricadute sull’economia reale indotte dall’austerity, il consumatore odierno guarda con incertezza al futuro e pianifica le sue spese nel breve/brevissimo termine, reputando rischioso, o quantomeno irrazionale, programmare le sue azioni oltre i 6/12 mesi. Inoltre, la totale dipendenza da reddito dipendente di una larga fetta della popolazione, lega molti consumatori a ricorrere al credito bancario per finanziare piani di spesa/investimento più articolati, scoraggiandoli sul nascere. Nel 2018 è stato calcolato che le famiglie che hanno scelto di non generare risparmio (o che non sono state in grado di accumularne) nei 12 mesi precedenti, si attestavano al 52,7% della popolazione italiana (Russo, 2018). • È particolarmente sensibile ai costi Contrazione del Pil pro-capite, costante inflazione dei prezzi ed aumento della pressione fiscale hanno costituito il mix perfetto per aumentare la sensibilità del consumatore medio ai prezzi di quei beni ritenuti essenziali o di prima necessità. • Preferisce mantenere i propri risparmi in forma liquida L’incertezza sul futuro si riflette nelle scelte di investimento così come, per converso, nelle scelte di mancato investimento. Mantenere la propria disponibilità in contanti o in forma liquida su conto corrente è diventato oggi molto comune in Italia: la liquidità immediata conferisce un maggior senso di controllo sul proprio potere economico. E questo, nonostante l’azione combinata di inflazione e bassi tassi di interesse rendano questa scelta non profittevole in termini reali sul medio/lungo periodo. È stato rilevato che sotto il materasso degli italiani siano stipati circa 1.557 miliardi di euro, equivalenti a circa il 90% del PIL nazionale annuo (Lanari, 2019). Inoltre, sia tra i risparmiatori sia tra i piccoli investitori, si registra la tendenza a preferire forme di investimento più “liquide”: conti deposito, fondi comuni e polizze ramo vita per i primi, bond, ETF e titoli azionari per i secondi (Bonfanti, 2020). • Acquista solo beni da cui trae utilità immediata Il senso di insicurezza verso il futuro si manifesta anche sotto altre forme, quali ad esempio la modifica delle preferenze di consumo. I clienti di oggi sono infatti più diffidenti e più esigenti rispetto al passato e prediligono al risparmio di lungo termine l’acquisto di beni e servizi di immediata utilità: dai vestiti, ai week-end fuori porta, dalla ristorazione ad altre forme di intrattenimento, anche casalingo. L’offerta
di tali beni e servizi, però, deve essere rapida, semplice, trasparente e, soprattutto, caratterizzata da un ottimo rapporto qualità/prezzo. • Diffida delle realtà finanziarie tradizionali Alla luce degli avvenimenti che hanno caratterizzato il settore bancario negli ultimi anni –bail-out, manipolazioni di mercato, ristrutturazioni ed amministrazioni straordinarie– la fiducia nelle realtà finanziarie si è andata erodendo. La disillusione del consumatore odierno nei confronti del comparto finanziario è tale da limitare i rapporti continuativi di larghe fasce della popolazione con gli istituti finanziari alla sola apertura e gestione di uno o più conti corrente, il cui possesso è diventato, tra le altre cose, de facto obbligatorio. Nei Millennials, tuttavia, questa diffidenza ha portato ad un drastico aumento di interesse verso gestioni alternative del proprio denaro, che spaziano dall’affidarsi a giovani realtà bancarie full-digital, alla scelta di una gestione autonoma dei propri risparmi, all’investimento in asset alternativi e più volatili (es. Forex, criptovalute). Si precisa che con i termini “famiglie”, “consumatori di oggi” o “clienti di oggi”, si fa riferimento, nel testo, ad un archetipo di consumatore costituito da una sintesi dei tratti che si riscontrano più frequentemente negli individui che popolano il mercato italiano attuale. Il concetto generico di “consumatore di oggi” di cui parliamo, pertanto, non appartiene né ad una precisa categoria lavorativa, né ad uno strato sociale, né fa riferimento a dati puramente anagrafici: piuttosto, vuole essere un profilo che sintetizza le abitudini di consumo delle varie generazioni culturali che oggi animano l’economia in proporzioni costantemente mutevoli, che cambiano sulla base del peso che acquistano (le generazioni più giovani) o perdono (le generazioni più anziane) nel mondo del lavoro. Le voci che seguono, indicano le principali generazioni culturali su cui ruota l’attuale sistema economico (italiano e globale): • Generazione Silenziosa 1929 - 1945 • Baby Boomers 1946 - 1964 • Generazione X 1965 - 1980 • Millennials/Generazione Y 1981 - 1996 • Generazione Z 1997 - 2013 A tenere il timone dell’economia vi sono, oggi, le tre generazioni mediane. Tuttavia, come i Baby Boomers sono destinati, anno dopo anno, ad occupare un ruolo economico sempre più marginale a favore della generazione successiva (la Generazione X), tanto più la generazione Millennial sta guadagna terreno, insidiando il primato dei nati tra il 1965 ed il 1980.
Il confronto dei tratti tecnologico-comportamentali caratteristici degli appartenenti alle Generazione X e Millennial (tab. 1.1.), è effettuato con l’intento di evidenziare i cambiamenti sociali, tecnologici e comportamentali in atto nella base clienti di imprese, banche ed assicurazioni. Tabella 1.1: Rilevazione delle somiglianze/diversità nei tratti caratteristici di Millennials e Generazione X. Le marcate differenze nei tratti di una o dell’altra generazione, sono attribuibili tanto al grado di evoluzione tecnologica quanto alla situazione economica vissuti durante il periodo adolescenziale/ giovane età adulta degli esponenti di ciascuna generazione. La rilevazione fotografa, rispetto alla generazione precedente, la spiccata propensione dei Millennials/Generazione Y all’uso della tecnologia digitale. Coincisa con l’esplosione dell’era delle telecomunicazioni e della digitalizzazione, la loro adolescenza - età giovane/adulta è stata caratterizzata dall’uso intensivo di cellulari, smartphone, social network ed applicazioni mobili che ne hanno scandito la routine quotidiana fino a diventarne elemento basilare. Ciò ne ha indubbiamente cambiato il modo di comunicare (“Rapport”), rispetto alla generazione precedente, così come la percezione individuale del “concetto tempo". Inoltre, avendo vissuto in prima persona il boom dell’industria video-ludica domestica, la Generazione Y è più ricettiva alle logiche da videogioco con cui è cresciuta: la “gamification”, intesa come la tendenza ad incorporare logiche da video-game nei task quotidiani e di lavoro, è stato uno degli elementi che ha contribuito al successo di app e servizi specificatamente rivolti alle nuove generazioni.
I Millennials/Generazione Y, come la Generazione X, hanno confermato di essere una generazione spiccatamente consumista. Con una sottile differenza nelle rispettive visioni di consumo: se entrambe, infatti, maturano le proprie scelte di consumo in base all’utilità dei beni che acquistano, i Millennials danno grande importanza alla dimensione emotiva del bene/servizio acquistato. Esigono che rispecchi il più possibile la loro personalità: da qui, la grande richiesta di prodotti e servizi ultra-personalizzati1, esclusivi o in edizione limitata (MegaTrends, 2015). Le caratteristiche comportamentali dei Millennials nascono dalla disponibilità di servizi di connessione istantanei (cosiddetta “era dell’Internet 2.0”) che hanno consentito l’accesso immediato a piattaforme e servizi virtuali in sostituzione, di fatto, di quelli fisici, fornendo ad esempio esperienze di acquisto online oramai quasi indistinguibili da quelle sperimentate in un punto vendita tradizionale. Ciò rende la Generazione Y particolarmente insofferente ai tempi di attesa e sempre alla ricerca di servizi più rapidi ed efficienti. Da qui, l’origine dell’insofferenza verso i punti vendita fisici: se nella mente di un Baby Boomer o di un appartenente alla Generazione X passare in filiale o in un punto vendita è un’esperienza necessaria, rassicurante, anche piacevole - perché è il luogo anche di un contatto umano -, per i Millennials si tratta per lo più di una complicazione che dilata i tempi fra la manifestazione di un bisogno e la sua soddisfazione. Un esempio dell’impazienza Millennial è la celebre “regola dei 3 secondi” secondo la quale trascorsi 3 secondi dall’inizio del caricamento di una pagina web, il tasso di rimbalzo degli utenti nei successivi 2 secondi, oscilla tra il 50 ed il 90%. Sia pure non esaustivi, questi tratti sono sufficienti a delineare un modello di consumo le cui dinamiche sono profondamente diverse rispetto a quelle fissate dalle generazioni precedenti. Per quanto concerne le logiche di prezzo, infatti, se nel precedente modello di pricing il massimo della flessibilità dell’offerta veniva raggiunto tramite sconti stagionali, permute dell’usato e rateizzazioni del nuovo, nel modello di pricing attuale (i.e. smart- pricing) il venditore non si limita a fissare il prezzo del prodotto/servizio in vendita, ma: • propone l’offerta in più forme (abbonamento, noleggio, bundle di prodotto); • propone più mezzi di pagamento, anche innovativi (contanti, bonifico, carte, criptovalute); • garantisce una serie di garanzie all’acquisto (soddisfatti o rimborsati, consegna e reso gratuiti, cash-back, data di consegna garantita, prezzo più basso garantito, prezzo bloccato); • aggiunge una serie di opzioni (assistenza dedicata, estensioni di garanzia, assicurazioni aggiuntive, programmi fedeltà), creando così un’offerta commerciale dai contorni molto più complessi rispetto al passato. 1) A titolo di esempio, la Opel Adam è una city-car dedicata ad un pubblico esclusivamente Millennial: sin dall’avvio della sua commercializzazione, a partire dal 2013, la casa tedesca ha permesso ai suoi clienti di scegliere – tra materiali, colori, tessuti, design ed accessori – “fino a 61mila combinazioni per la carrozzeria e quasi 82mila per gli interni”. (Al Volante, Inizia la produzione della Opel Adam. 01/2013)
Da sottolineare, infine, un’ultima caratteristica dei Millennials, ovvero, la loro innata propensione al rischio. Vissuti, anche inconsciamente, per lo più in una condizione di crisi ed incertezza economica perenne, hanno sperimentato, nell’ordine, la bolla dotcom (2001), lo shock dei prezzi al consumo al momento dell’introduzione dell’Euro (2002), la bolla dei mutui subprime (2007), la Grande Crisi Finanziaria (2008/09) e la Crisi del debito sovrano (2011). Si sono adattati ad un ambiente ostile assumendo abitudini di consumo e di investimento ancor più rischiose: l’acquisto di prodotti al prezzo migliore sul mercato (anche a discapito della qualità e affidabilità tanto del prodotto quanto del rivenditore), lo scommettere su asset speculativi del tutto nuovi ed imprevedibili (Bitcoin), il categorico rifiuto delle polizze assicurative, l’ampio ricorso al patrimonio familiare per affrontare spese impreviste o di particolare gravità. Tale propensione al rischio è supportata anche da un ulteriore dato: confrontando gli achievement socio-economici dei Millennials con quelli raggiunti dai Baby Boomers (loro genitori) alla stessa età, salta all’occhio il fatto che i Millennials li stiano perseguendo con grande ritardo. Questo ritardo genera una sorta di pressione sociale che grava sulle loro spalle e che ne mette in discussione il senso di auto-realizzazione. Da qui il bisogno di rompere gli schemi e trovare scorciatoie, assolutamente ad alto rischio, che mettano il Millennial in condizione di raggiungere ugualmente tali traguardi, nonostante il deterioramento delle condizioni economiche e lavorative. Considerando l’impostazione attuale del settore assicurativo (e bancario in senso lato) alla luce di questa analisi, è palese come molti degli attori impegnati nel settore della distribuzione assicurativa non solo abbiano una concezione della clientela Millennials molto distante da quei tratti tecnologico-comportamentali che gli sono propri, ma anche come ne condividano, solo in parte, la visione del mondo. Una discrepanza che, non generando attrattiva nella generazione in ascesa, rischia di condannare gli istituti più inflessibili e tradizionalisti a copiare la parabola discendente delle generazioni uscenti, loro clienti storiche. Essendo il modo di comunicare e le esigenze delle nuove generazioni così in contrasto con l’impostazione tradizionale del settore, vien da sé la necessità di un radicale cambio di paradigma: è inevitabile il passaggio da un modello passivo, in cui è l’esigenza stessa del cliente a spingerlo al contatto con l’istituto ed a guidarlo, suo malgrado, alla scelta di un prodotto tra quelli messi a listino (product-centricity), ad un modello attivo, in cui è l’istituto a proporsi al cliente dopo aver sviluppato un’offerta che sia certa di avere un’attrattiva per il suo target (“customer-centric”). Se tale cambio non dovesse avvenire, è lecito aspettarsi o un’erosione costante della base della clientela di questi istituti in favore di concorrenti più agili e proattivi o, nel peggiore dei casi, la riduzione del giro d’affari di settore alla vendita delle sole polizze obbligatorie.
Nei paragrafi che seguono approfondiremo la differenza di vedute tra gli operatori assicurativi, bancari (e per ovvia conseguenza, quelli di bancassicurazione) e la clientela che questi saranno chiamati a servire con sempre più attenzione nei prossimi anni: i Millennials. I tratti fondamentali del cliente Millennial Di seguito riportiamo, in sintesi, i tratti che più caratterizzano le abitudini del consumatore Millennial che, a nostro modesto parere, dovrebbero esser presi in dovuta considerazione nella definizione: • delle future offerte bancarie, assicurative e banco-assicurative; • dei piani di ammodernamento e rilancio di settore, banco-assicurativo in particolare. I sette tratti fondamentali del cliente Millennial, cui si aggiunge, nel finale, una chiara call to action per l’intero settore, sono: 1) Propensione alla tecnologia: abituati ad interfacciarsi col mondo tramite la tecnologia digitale, in una transazione commerciale i Millennials sfuggono, quando possibile, il contatto diretto. 2) Instant-buying: la Generazione Y sposa alla perfezione il modello di consumo online di Amazon, Spotify, Netflix, DAZN ecc. in cui il prodotto è immediatamente accessibile o è disponibile in brevissimo tempo. 3) Ultra-personalizzazione: i Millennials hanno consolidato l’abitudine di ricevere offerte altamente personalizzabili in base ai propri gusti, necessità e stati emotivi. 4) Problem-solving immediato: il Millennial è abituato a giungere alla soluzione dei propri problemi con rapidità. Ricerche istantanee su Google, tutorial how-to su Youtube, informazioni enciclopediche su Wikipedia, feed tramite mail o estensione browser dedicata e suggerimenti di acquisto on-platform permettono di trovare soluzione/risposta ad ogni bisogno/dubbio in pochi click. 5) Abitudine alle Smart Offers: per generare dei feedback positivi da parte dei Millennials, un’offerta non può e non deve limitarsi al mero acquisto del prodotto/servizio stesso ma deve prevedere una serie di caratteristiche, garanzie ed opportunità a cascata pensate per l’acquirente; 6) Assuefazione alla Gamification: data la quantità di ore passate davanti ad app e videogiochi durante l’adolescenza, il Millennial troverà l’iterazione con servizi e prodotti più agevole e soddisfacente se opportunamente gamificata. 7) Richiesta categorica di Trasparenza e Monitoraggio: gli accordi di acquisto dei Millennials paiono più dei gentlemen agreements che dei veri e propri contratti: garanzie di trasparenza ed opportunità di terminare o monitorare la relazione commerciale at will a costo zero, sono sufficienti per guadagnarsi la fiducia (ma non l’acquisto) di questa generazione.
In aggiunta a questi tratti, un’ultima considerazione di tipo anagrafico: la popolazione dei Millennials sta irrimediabilmente invecchiando. Se gli ultimi esponenti di questa generazione sono adesso nel bel mezzo della loro giovane età adulta (25 anni), i più “maturi” stanno per varcare la soglia dei 40. L’entrata dell’intera generazione Millennial nell’età di massima spesa (identificata tra i 35-54 anni secondo lo U.S. Bureau of Labor Statistics) sta a significare che ben presto saranno i nati fra il 1981 ed il 1996 a posizionarsi al timone dell’economia e che sarà la capacità di rispondere efficientemente ai loro desideri e bisogni il principale driver delle revenue dei settori bancario, assicurativo e non solo. In altre parole, l’evoluzione di settore non può più essere rimandata! L’offerta assicurativa attuale: tra Intelligenza Artificiale e fallimenti di mercato In un recente studio condotto da McKinsey & Company è stato calcolato che su 100 richiedenti informazioni sulle offerte di prodotti di credito al consumo, solamente il 3% sottoscrive poi l’accordo (McKinsey & Company, 2017). Considerata perciò la quantità di soggetti che abbandonano il processo (circa il 97%) può farsi strada il dubbio di essere di fronte ad un disservizio di mercato. Se consideriamo inoltre il fatto che numeri così scoraggianti riguardano prodotti oggi offerti a bassissimi tassi d’interesse; che il settore bancario è distribuito in modo capillare e che è possibile reperire informazioni o avviare pratiche tramite canali digitali (annullando o quasi le barriere all’acquisto), il credito al consumo dovrebbe essere fra i prodotti più appetibili e venduti sul mercato. Utilizzando i prodotti di credito al consumo come benchmark, per i prodotti di bancassicurazione, che hanno un tasso di penetrazione a livello europeo ancora più ridotto (solo del 37% per il “life” e dell’8% per il “non-life”), è lecito aspettarsi percentuali ancora più irrisorie nel rapporto tra effettivi sottoscrittori e totale richiedenti. Ciò che si delinea all’orizzonte, quindi, ed in particolare per i prodotti bancassicurativi, è lo spettro di un progressivo “fallimento di mercato”, generato da un reale bisogno di assicurarsi a fronte di irreali condizioni di offerta delle polizze proposte alla clientela. In particolare, risulta lecito parlare di fallimento di mercato se consideriamo i motivi per cui il consumatore medio preferisca non sottoscrivere una polizza assicurativa (danni, vita ecc.): • Il premio è eccessivo; • Copertura assicurativa troppo scarna; • Troppe deroghe al ricevimento della copertura; • Eccessiva lentezza nella liquidazione del sinistro; • Rischio di non essere risarcito del danno subìto; • Nessun incentivo all’acquisto (give-back, promozioni, personalizzazioni); • Il processo di sottoscrizione è lento e macchinoso; • La “Learning Curve” del prodotto troppo lunga; • Il prodotto non corrisponde alle esigenze del potenziale assicurato.
Affrontare, e risolvere, questi punti deboli dell’offerta assicurativa con una cooperazione produttore-distributore significherebbe poter dare il boost necessario, dal lato dell’offerta, a rinnovare l’interesse della clientela esistente e conquistare la fiducia delle nuove generazioni. Di questa stessa idea sembrano essere le aziende d’oltreoceano che in questi ultimi anni hanno deciso di innovare sia prodotti sia esperienza di acquisto, servendosi delle ultime tecnologie. A titolo di esempio, ecco cinque progetti, suddivisi nelle categorie innovazioni di processo ed innovazioni di prodotto, appena adottati o in fase di test avanzato per l’applicazione in campo assicurativo: Innovazioni di processo: - Allstate ha messo a punto un sistema di liquidazione danni basato su smartphone, permettendo di velocizzare esponenzialmente l’intero processo. Attraverso un’app dedicata, i clienti Allstate possono interfacciarsi con i sistemi della compagnia ed inviare delle istantanee del danno subìto per ottenerne una valutazione immediata ed una rapida liquidazione. - Hover sta invece sperimentando un’app in grado di mappare ambienti chiusi, stanze o interi edifici in modo da velocizzare il processo di stima del valore degli immobili ai fini di elaborazione di copertura e premio assicurativo. - Shift ha elaborato un software in grado di scongiurare frodi assicurative. Avvalendosi di un mix di intelligenza artificiale e machine learning, attraverso un semplice selfie permette di rivelare potenziali truffatori incrociando vaste quantità di dati e rivelando le reali intenzioni dell’assicurato. Innovazioni di prodotto: - Next Insurance è oggi in grado di offrire una vastissima offerta di polizze pensate per rispondere alle specifiche esigenze di professionisti, artigiani e piccole imprese. Tra i punti forti dell’offerta Next, l’alta personalizzazione di prodotto, un processo di sottoscrizione quasi istantaneo ed un’assistenza cliente dagli elevatissimi livelli di risposta. - Root Insurance offre polizze auto a bassissimo prezzo ad una schiera di automobilisti selezionati. La selezione avviene in base allo stile di guida di ciascun guidatore, il quale viene monitorato, tramite app installata su smartphone, per un periodo di 3-4 settimane prima di ricevere, se elegibile, un’offerta di polizza vincolante da parte della compagnia.
La tecnologia ed il know-how che possono ripristinare la fiducia e l’utilità del prodotto assicurativo nella figura del consumatore (italiano in particolare) sono oggi già disponibili sul mercato ed attendono solo di essere implementati. Se lo step evolutivo dovesse sembrare eccessivo, però, oltre alle innovazioni radicali come quelle presentate da “Shift” e da “Root Insurance”, esistono molte altre soluzioni intermedie, e più abbordabili, che possono dare avvio al processo di ammodernamento del comparto assicurativo. A tal proposito, ad esempio, prevedere una strategia che comprenda comunicazioni di Direct Mail Marketing, già utilizzate con enorme successo in altri ambiti, o una sezione Education/Tutorial per dare al cliente la possibilità di scegliere in modo consapevole ed informato il prodotto assicurativo, contribuirebbe a rendere il produttore/distributore di questi servizi più disponibile agli occhi del cliente, l’esperienza di acquisto e consumo più coinvolgente ed il servizio di assistenza più efficiente. Infine, ulteriori azioni potrebbero essere prese a supporto del brand del singolo produttore o distributore, in quanto un brand forte, come già accaduto nei settori automobilistico, del lusso e dell’elettronica di consumo, può aiutare a ridurre i tempi di closing del cliente sostituendosi alla fase di validazione reputazionale, facendo così ricorso al peso e all’immagine positiva del brand rafforzata anche attraverso il passaparola fra i già clienti e la cerchia dei loro conoscenti (word of mouth). Conclusioni e future evoluzioni L’innovazione e l’ottimizzazione dell’offerta delle polizze assicurative e dei processi ad essa collegati, possono essere sufficienti a riproporre la copertura assicurativa in una veste più attraente agli occhi della generazione emergente, scuotendo dalle fondamenta un mercato italiano a dir poco intorpidito. Chi, da questa ritrovata mobilità, ha più da guadagnare è il settore con più potenziale di crescita: la “bancassicurazione”. Stringere partnership tra startup, produttori e distributori rivolte alla ricerca ed implementazione di innovazioni orientate al gruppo dei Millennials può dare al connubio banca-compagnia, la possibilità di guidare la carica progressista, dando un taglio all’eccessivo anacronismo di alcuni istituti. Crediamo che i temi trattati e le misure di modernizzazione di settore qui suggerite siano elementi cruciali (e non un puro esercizio teorico) per riuscire ad interpretare ed attirare la domanda di oggi e di domani assolvendo inoltre alla funzione di trampolino per evoluzioni future in questa direzione. Al momento, infatti, tutto sembra confermare che la generazione successiva ai Millennials, la Generazione Z, abbia tratti caratteristici analoghi a quest’ultima. Anzi, dall’osservazione, sebbene parziale, dei tratti comportamentali degli esponenti più anziani degli Z, i tratti Millennial risulterebbero confermati appieno. Fra alcuni anni, probabilmente, con la progressiva entrata della Generazione Z nella giovane età adulta, tali tratti potrebbero risultare ancora più marcati o addirittura estremizzati rispetto alla generazione Millennial, rendendo il lavoro di studio,
condotto in queste pagine, non solo propedeutico ma indispensabile nel preparare gli attori assicurativi di oggi ai clienti dei prossimi vent’anni. Infine, vi è anche un tema puramente evoluzionista a supporto dell’ammodernamento – o “cambio di paradigma”– del variegato mondo legato alle polizze assicurative: all’alba dell’era dei trasporti a guida autonoma, degli Unmanned Aerial Vehicle (UAV), della robotica avanzata e del turismo/commercio spaziale, un settore assicurativo che non goda di buona reputazione o che risulti antiquato rispetto ai tempi in cui opera, potrebbe non essere in grado di supportare adeguatamente il progresso della società civile, giungendo a rallentarne, o perfino bloccarne, il corso evolutivo. Tabella 1.2: Rilevazione dei tratti caratteristici della Generazione Z a confronto con quelli delle due precedenti generazioni: Millennial e Generazione X.
Fonti COMMISSIONE EUROPEA, Exploring Italy’s Growth Challenge: A Model-Based Exercise. European Economy Discussion Papers, 2016. p.5 BONFANTI Francesca, Gli investimenti preferiti dagli italiani. , Proiezionidiborsa.it, maggio 2019. BULLOCK Lilach, 5 Brands Taking Personalized Marketing To The Next Level. Forbes, 28 dicembre 2018. LANARI Chiara, Perché gli italiani hanno paura di investire i loro enormi risparmi. Investireoggi, novembre 2019. MCKINSEY & Company, Omnichannel not omnishambles. McKinsey Quarterly, dicembre 2016. MIJATOVIC DUNJA, Report of the Commissioner for Human Rights of the Council of Europe. Consiglio d’Europa, 6 novembre 2018 RUSSO Giuseppe, Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani: il risparmiatore e le assicurazioni: investimento e protezione del futuro. Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi, Torino 2018. USBEK, RICA, Ultra-personalization. Megatrends.com, 2015.
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