MA SENTI QUESTI DUE di Leonardo Mazzei

Pagina creata da Paolo Marchi
 
CONTINUA A LEGGERE
MA SENTI QUESTI DUE di Leonardo Mazzei
MA  SENTI   QUESTI                           DUE         di
Leonardo Mazzei

                                             “Abbiamo impedito
l’unità dell’opposizione? Sì, ma l’abbiamo fatto per il vostro
bene. Addirittura perché tecnicamente conveniente… Qualcuno
denuncia il golpe elettorale, la discriminazione della
raccolta delle firme ad agosto? E’ solo un ignorante che non
conosce la legge. Ma il movimento che lotta da due anni non
chiedeva una lista unica? Eh no, mica possiamo unirci con
tutti i cretini. E poi, diciamocelo, in certi casi la
vaccinazione dovrebbe essere obbligatoria, che chi non è
d’accordo può sempre espatriare…”

Pensate che questi siano dei vaneggiamenti alcolici di qualche
svitato, favoriti magari dal caldo di questa estate? Errore,
nessun vaneggiamento, solo seriose dichiarazioni di due dei
generali della disfatta annunciata del 25 settembre.

Non contenti del disastro che hanno creato, non ancora
soddisfatti di una divisione che fa gongolare il regime, gli
irresponsabili delle tre liste che non ne valgono mezza,
provano adesso a giustificare il loro operato da dilettanti
allo sbaraglio con argomentazioni perfino imbarazzanti. Ci
MA SENTI QUESTI DUE di Leonardo Mazzei
costa davvero una certa fatica doverci dedicare a certi
personaggetti, ma costoro le stanno sparando grosse e tacere
non è possibile.

Per non farla troppo lunga, ci limitiamo a due perle. Quella
di mister zerouno, al secolo D’Andrea Stefano (uno dei leader
di “Italia sovrana e popolare”), e quella del Nobel della
chiacchiera imbrogliona, alias Paragone Gianluigi.

Mister zerouno ci spiega come funziona il mondo…

Senza dubbio la presunzione è una malattia sociale piuttosto
diffusa. Ed i presuntuosi sono tanti, più o meno come i
diversamente intelligenti. Tuttavia i record sono record, e
conviene annotarli nell’apposito Guinness dei primati. In un
post del 22 luglio, mister zerouno ci dice che va tutto bene,
che non c’è nessun attacco alle libertà democratiche, che
Mattarella è un presidente impeccabile, che chi parla di golpe
elettorale è semplicemente un ignorante, che chi lavora per
l’unità con il movimento vuole solo l’ammucchiata dei cretini.
Leggere per credere.

                       Il disdegno di costui per il movimento no
                       green pass, che è poi un tutt’uno con il
                       suo disprezzo per il popolo in generale, è
                       notorio e financo leggendario. Ogni volta
                       che ha preso la parola in una piazza,
                       mister zerouno lo ha rivendicato con
                       orgoglio. Ma per togliere ogni dubbio, il
                       D’Andrea ha chiarito in un altro post che
                       in certi casi (per il Covid no,
                       generosamente ce lo concede) chi non si
                       vaccina dovrebbe emigrare. Bingo!

Ora, in rete c’è posto anche per un tipo così. Ma che sia uno
dei triumviri di “Italia sovrana e popolare”, insieme a Marco
Rizzo e Francesco Toscano, qualche problemino lo dovrebbe
MA SENTI QUESTI DUE di Leonardo Mazzei
porre. Intendiamoci, in quell’allegra congrega mister zerouno
non è l’unico esperto di disastri elettorali, visto che c’è
anche un certo Ingroia (che nel 2018 ottenne un brillantissimo
0,03%), un personaggio che quando uno lo vede normalmente si
tocca.

Ma perlomeno l’ex magistrato è più parco nelle dichiarazioni.
Mister zerouno invece no, lui le spara a raffica. Con che
coraggio andranno, lui e la sua lista, a chiedere i voti a chi
si è battuto in questi due anni (anche pagando grandi prezzi
personali) contro la dittatura sanitaria? Bene, chi vuol
capire quale accozzaglia abbiano messo in piedi costoro può
leggere e riflettere. Riconosciamolo, anche D’Andrea una sua
utilità talvolta ce la può avere.

Un’ultima cosa. Perché lo chiamiamo mister zerouno? Perché, da
dieci anni a questa parte le sue liste hanno il record
mondiale della stabilità, un inossidabile zoccolo duro dello
0,1%. Mica noccioline!

Fin qui, vista la caratura del personaggio, abbiamo
volutamente usato un linguaggio leggero e scanzonato. Meglio
lasciare i discorsi seri ad altri argomenti. C’è tuttavia un
aspetto che grida veramente vendetta. La sua boria, il suo
disprezzo nei confronti di chi ha lottato, di chi si è
sacrificato, spesso rinunciando anche al lavoro ed al reddito
è una bestialità che non può restare senza conseguenze. Costui
si considera un esponente della nuova classe dirigente. Per
noi, invece, la nuova classe dirigente dovrà sorgere anzitutto
dal campo di chi si è messo in gioco e non si è piegato, di
chi si è posto al servizio della lotta sia con il pensiero che
con l’organizzazione.

Il Nobel della chiacchera imbrogliona ci spiega (a modo suo)
la legge elettorale

Avete mai visto Gianluigi Paragone che approfondisce un
argomento? Se la risposta è sì, segnalatecelo che ne
prenderemo nota. Noi purtroppo non siamo a conoscenza di
episodi simili, ma forse è solo a causa della nostra
ignoranza. Del resto, il personaggio è il tipico prodotto
dell’intrattenimento      televisivo,    un   luogo   dove
l’approfondimento è escluso in partenza. La superficialità,
una “qualità” oggi ampiamente richiesta dal marketing
politico, è senza dubbio la sua vera cifra. Ma tra la
superficialità e l’imbroglio c’è pur sempre una bella
differenza.

Circola un video, nel quale questo Nobel della chiacchiera
imbrogliona supera sé stesso. Sfruttando la comprensibile
ignoranza dei più sulle leggi elettorali, Paragone vorrebbe
far credere a chi lo guarda che la divisone è meglio
dell’unità, che da soli si deve superare la soglia del 3% per
entrare in parlamento, mentre in coalizione servirebbe
addirittura l’8%. Queste falsità integrali vengono servite con
la solita tecnica dell’imbonitore mediatico. Guardate, sembra
dire, noi l’unità l’avremmo voluta, ma è la legge elettorale
che ce la sconsiglia. Guardate, che la dovete saper tutta,
cioè dovete ascoltare le mie panzane. Mica abbiam voluto la
divisione, ma no, supereremo tutti il 3% e faremo una grande,
travolgente ed unitaria opposizione non appena saremo tutti
entrati in parlamento!

Qui, oltre al danno, costui vorrebbe rifilarci perfino la
beffa. Andiamo dunque sul tecnico per capire come funziona
davvero la legge elettorale.

Primo: la soglia di sbarramento è al 3% per tutti, sia che una
lista sia in coalizione oppure no.

Secondo: non esiste alcuna soglia penalizzante per chi è in
coalizione.

Terzo: esiste invece una regola che garantisce alle coalizioni
che superano il 10%    il recupero dei voti delle liste che
stanno tra l’1% ed il 3%. Si tratta della famosa norma a
favore delle cosiddette “liste civetta”, tanto usate sia a
destra che nel centrosinistra. Queste liste non ottengono
seggi, ma servono ad aumentare quelli dei partiti maggiori ad
esse apparentati.

Cosa c’azzecca questa soglia con la tematica dell’unità di cui
parliamo da tempo? Evidentemente nulla, assolutamente nulla.
Paragone la tira in ballo per intorbidire le acque, proprio
come si fa nei talk show.

Nessuno ha mai parlato di coalizione nel senso tecnico della
legge elettorale. Su questo siamo sempre stati chiarissimi, e
chiarissimo è l’appello dei 100. Abbiamo sempre proposto,
invece, una lista unica sotto un unico simbolo, perché il
problema è quello di superare la soglia del 3%, come anche il
voto amministrativo del 12 giugno ha abbondantemente
dimostrato. Altro che le dichiarazioni trionfanti che sentiamo
in questi giorni!

Tutto ciò il Nobel della chiacchiera imbrogliona lo sa
perfettamente. Lui dice che comunque è sicuro di farcela da
solo, chi scrive pensa esattamente il contrario. Ma vista
questa sicumera, che almeno si assuma le sue responsabilità,
senza fare finta di aver voluto un’unità che ha invece escluso
fin dal principio.

Un errore catastrofico che non avalleremo in alcun modo

La verità è che una grande occasione per iniziare a costruire
una nuova opposizione al regime tecno-autoritario è andata
persa. Ed i nomi dei colpevoli non vanno tenuti nascosti. Per
la particolare gravità delle loro affermazioni, qui ne abbiamo
citati solo due. Ma già basta ed avanza per capire quanto è
grande il problema che abbiamo davanti.

La nuova opposizione prima o poi sorgerà, ma il percorso è
quanto mai accidentato. Intanto liberiamoci di personaggi che
almeno oggettivamente lavorano per il nemico. Intanto
guardiamo in faccia la realtà, dunque parliamo apertamente del
disastro che si è già compiuto.

Il Fronte del Dissenso e Liberiamo l’Italia hanno già spiegato
le ragioni per cui non avalleranno in alcun modo le scelte di
chi ha voluto la divisione, di chi per boria e supponenza ha
commesso un errore micidiale, di chi di fatto sta lavorando
per il re di Prussia.

Detto questo, c’è poco da aggiungere. C’è solo da rimboccarsi
le maniche e guardare oltre. Forse un giorno capiremo meglio i
lati oscuri di questo suicidio collettivo. Ma diamo tempo al
tempo, che in genere è generoso per chi ama la verità.

IL CAVALLO? ERA UN BROCCO di
G. Chiesa e A. Ingroia

[ 9 ottobre 2018 ]

A cavallo deceduto da un pezzo i proprietari si sono sentiti
in dovere di certificarne la morte.
Non poteva andare a finire diversamente la “mossa” di Chiesa e
Ingroia, ovvero il lancio della Lista del Popolo. I lettori si
ricorderanno che alcuni di noi, nell’autunno scorso,
guardarono con interesse alla proposta di Chiesa e Ingroia. La
cosa si chiuse lì. Per rinfrescarvi la memoria leggete QUI e
QUI.
Di seguito il mesto necrologio a firma di Chiesa e Ingroia.

                           *   *   *

p.p1 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; min-height: 14.0px}
p.p2 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font-size: large">

    Dichiarazione congiunta di Giulietto Chiesa e
      Antonio Ingroia rivolta a tutti i membri della
              Lista del Popolo-Mossa del Cavallo

I qualità di soci fondatori della Lista del Popolo e della
Mossa del cavallo, dichiariamo conclusa, al momento,
l’esperienza legata a queste due denominazioni originali che
ne costituirono, per così dire, la bandiera.

L’evidente sconfitta subita nel voto del 4 marzo ha costretto
entrambi (insieme a una parte degli aderenti) a riesaminare
sia i presupposti di partenza dell’esperimento, sia le
prospettive che si considerarono possibili.

Molte cose sono cambiate da allora, e radicalmente. Il cavallo
non è riuscito a saltare gli ostacoli, oggettivi e
intenzionali, che gli si sono parati di fronte. Il popolo, di
cui cercavamo il consenso, non abbiamo potuto incontrarlo. Non
ha nemmeno saputo che esistevamo. Non avevamo mezzi. Andavamo
contro la corrente. Fummo oscurati dai media. Le forze
raccolte in partenza furono inadeguate, insufficienti, troppo
disparate e confuse esse stesse. La trasversalità che
cercavamo non fummo in grado di realizzarla, anche perché non
pochi dei nostri militanti ne erano, essi stessi, assai poco
convinti.

In queste condizioni un fantino scende dal cavallo e così ora
facciamo.
L’unica cosa di valore che abbiamo prodotto è stato il
Programma della Lista del Popolo. Che resta valido anche ora,
più che mai. Ci auguriamo che i punti salienti delle nostre
proposte siano ripresi da altre forze, che esistono ma in
ordine sparso e al momento ininfluente.

Dopo una fase di stallo e la lunga pausa estiva, essa stessa
frutto dell’incertezza e della confusione tra le nostre fila,
il tentativo — che congiuntamente avevamo intrapreso a
settembre, per ri-avviare l’attività sotto la forma di un
“laboratorio politico-culturale”, che abbandonasse
nell’immediato ogni prospettiva elettorale nazionale — si è
rivelato del tutto impraticabile.

Abbiamo registrato troppe differenze, incomprensioni, tra le
idee dei fondatori, le nostre idee, e quelle di molti che
avevano aderito alla Lista del popolo nelle diverse fasi.
Ricostruire una visione comune, colmare le tensioni, ridurre i
dissensi, dissipare i sospetti, riteniamo sia impresa non
meritevole di ulteriori sforzi.

Per questi motivi, di comune accordo, chiudiamo questo
esperimento. Un dato positivo per noi, personalmente, è quello
di esserci conosciuti meglio, di avere percorso un tratto di
strada insieme, cercando una via per contribuire, per quanto
potevamo, alla salvezza della democrazia nel nostro paese, e
al miglioramento delle condizioni di vita e spirituali delle
masse popolari. Abbiamo tentato di unire le forze di coloro
che comprendono la gravità e la novità assoluta della crisi
mondiale.

La stima reciproca che si è così creata rimane intatta e potrà
servire per il futuro. Ciò che non è stato possibile nel
2017-2018, mutatis mutandis, potrebbe divenirlo in futuro.
Vedremo.

Ciò detto, in qualità di detentori giuridici dei nomi e del
marchio di Lista del Popolo e di Mossa del cavallo, ritiriamo
il diritto ad usarli in futuro a tutte le organizzazioni
rimaste in vita e ai singoli aderenti. Ne consegue parimenti
l’immediata chiusura del sito con la denominazione Lista del
Popolo e la corrispondente pagina Facebook con identico nome.
Con un ringraziamento a coloro che ci hanno capiti.

Antonio Ingroia e Giulietto Chiesa
8 OTTOBRE 2018

VERSO LE ELEZIONI SCHEDA 7:
LA LISTA DEL POPOLO

[ 6 febbraio 2018 ]

Continuiamo con le schede sui programmi delle diverse forze
politiche che troveremo il 4 marzo sulla scheda elettorale.
Ricordiamo che mettiamo a fuoco, dei diversi programmi, quanto
dicono dell’Unione europea e dell’euro. Oggi ci occupiamo
della Lista del Popolo animata da Giulietto Chiesa e Antonio
Ingroia. [nella foto]
Ricordiamo le schede precedenti:
SCHEDA 1: PER UNA SINISTRA RIVOLUZIONARIA
SCHEDA 2: PARTITO COMUNISTA
SCHEDA 3: L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS
SCHEDA 4: POTERE AL POPOLO
SCHEDA 5: LIBERI E UGUALI
SCHEDA 6: MOVIMENTO 5 STELLE

                             *   *   *
                      LA CONFUSIONE È SOVRANA
        Il programma della Lista del Popolo (europeo)

Come noto, sia come CLN che come P.101, ci siamo confrontati a
fondo con il programma proposto dai promotori (Antonio Ingroia
e Giulietto Chiesa) della Lista del Popolo (LdP).

Per la verità questo programma ha avuto tre versioni: la
prima, in base alla quale avevamo avviato il confronto con i
promotori per addivenire ad un’eventuale unione delle forze;
una seconda – per noi inaccettabile – che ci ha portato a
prendere atto dell’impossibilità di questa collaborazione; una
terza (e definitiva) che conferma in buona sostanza la pesante
svolta altreuropeista operata nella seconda stesura. E’ della
versione definitiva – scaricabile qui in pdf – che ci
occuperemo brevemente.
Quale fosse il nodo del contendere è già noto ai lettori: la
posizione ambigua e pasticciata sull’Unione europea e la sua
moneta unica.
Peccato, perché il programma di Ldp vorrebbe affermare con
forza l’obiettivo della riconquista della sovranità nazionale.
Senza dubbio un punto di merito, esattamente quello che ci
aveva convinto ad avviare il confronto. Sul punto si legge:
  «Ripristinare la sovranità nazionale implica alcune scelte
  necessarie:
  1. Rinegoziazione e – se impraticabile – recesso unilaterale
  dai Trattati europei che violano la Costituzione; 2.
  Trasformazione dell’Italia in paese neutrale, al di fuori di
  ogni blocco militare e al servizio della pace».

A parte la solita illusione della «rinegoziazione dei
Trattati», notoriamente impossibile, una ragionevole base per
affermare il principio di una sovranità nazionale fondata
sulla Costituzione del 1948.
Purtroppo a questa rivendicazione di principio si è deciso di
non far seguire un discorso coerente sull’UE e sull’euro.
Della moneta unica – a dire il vero – si è deciso fin
dall’inizio di non parlare proprio, preferendo affidarsi
all’idea di una moneta parallela (la «moneta fiscale») emessa
dalla Cassa Depositi e Prestiti.

Quest’idea, magari utilizzabile se inserita in una strategia
di uscita dall’euro, diventa assolutamente bislacca nel
momento in cui nella moneta unica si vuole restare, dato che è
ben noto che sia la Commissione Europea quanto la Bce hanno
già detto che di moneta parallela non si può proprio parlare.
Ma c’è un altro aspetto grave di questa impostazione, ed esso
consiste nell’aver cancellato la nazionalizzazione di
Bankitalia(obiettivo invece presente nella prima versione del
programma), con ciò evidenziando platealmente la rinuncia alla
riconquista della sovranità monetaria.
La mancanza di coraggio nel far seguire all’obiettivo della
sovranità la logica conseguenza di un discorso chiaro sull’UE
è pienamente leggibile in questo decisivo passaggio del
programma:
  «Non siamo anti-europei. Tuttavia, siamo consapevoli che
  questa Europa, dentro l’architettura disegnata da questi
  Trattati Europei e da queste istituzioni europee, è
  irriformabile. Perciò vogliamo che l’Italia contribuisca a
  creare una nuova entità europea capace di svolgere un ruolo
  cruciale in un mondo multipolare in difesa della pace. Se
  isolati, gli attuali stati europei saranno travolti
  dall’azione dei giganti mondiali, senza poter opporre
  resistenza. Perciò:
  1. Vogliamo un’Europa democratica dei Popoli. Ogni
  limitazione della sovranità nazionale dovrà essere
  subordinata alla assoluta ed effettiva parità di tutti i
  contraenti e in nessun caso dovrà essere realizzata a spese
  delle garanzie previste dalla Costituzione (art 11 Cost.);2.
  Occorre una nuova Costituzione europea, redatta da una
Assemblea Costituente (Padri Costituzionali eletti dai
 cittadini europei), ispirata ai principi originari del
 diritto naturale e romano che sono fulcro essenziale della
 rinascita dello spirito europeo, da sottoporre mediante
 referendum popolari all’approvazione dei cittadini, liberi
 nel pieno esercizio delle prerogative costituzionali e della
 propria sovranità nazionale».

Da notare che la paroletta «irriformabile», da noi proposta
negli emendamenti rifiutati da Chiesa e Ingroia
nell’assembleadel 16 dicembre, alla fine è apparsa nella
versione finale del programma. Ma non si creda ad una contro-
svolta, perché si tratta invece del solito modo pasticciato di
procedere che caratterizza la coppia in questione. Una coppia
evidentemente del tutto impastata nella disastrosa logica del
“politicamente corretto”, per cui se si critica l’Unione
Europea si deve dire subito dopo che se ne vuole
immediatamente un’altra, come se la storia si potesse fare e
disfare a piacimento come un bambino che gioca col pongo.

L’accettazione della narrazione mainstreamè palese nel
passaggio immediatamente successivo, quello dove si dice che
  «Se isolati, gli attuali stati europei saranno travolti
  dall’azione dei giganti mondiali».

Qui siamo di fronte alla solita retorica di una
globalizzazione invincibile se non anche positiva, un
argomento tipico di tutti gli ultras del più Europa. Un
cedimento totale che non ha giustificazione alcuna.
E siccome si vuol giocare all’altra Europa, ecco rispuntare
l’Europa dei popoli degli tsiprioti, naturalmente con la
Costituzione europea… Ma non si voleva ricostruire una
sovranità basata su quella italiana? Che in Europa possa
venirne fuori una meglio?
Che dire? Sul punto LdP pasticcia a tutta randa, ma se preso
sul serio il discorso di Chiesa e Ingroia sembra solo una
variante di quegli Stati Uniti d’Europa sognati dai
neoliberisti più sfegatati. Non si vede infatti come possa
esservi una Costituzione senza Stato, ma ancora meno si vede
come uno Stato nazionale (in questo caso l’Italia) possa
essere sovrano dentro uno Stato più grande e necessariamente
sovraordinato.
Insomma, la confusione regna – questa sì – sovrana.

LISTA DEL POPOLO: CRONACA DI
UN’ASSEMBLEA di Daniela Di
Marco

[ 18 dicembre 2017 ]

Ieri si è svolta a Roma, al Centro congressi Frentani, la (per
noi) attesa assemblea costituente della “Lista del Popolo”.
Pochi i presenti, circa 150.

Una cosa che mi ha stupito era la totale assenza dei media e
dei giornalisti. Certo siamo abituati all’oscuramento di ogni
iniziativa che va controcorrente, cosa alquanto strana però,
se si considera il grande impatto mediatico che invece ha
avuto la conferenza stampa di Chiesa e Ingroia, appena un mese
fa, 16 novembre.
Sorvoliamo.

Dopo l’introduzione di Chiesa, che ha teso a sottolineare il
carattere pluralistico della lista, e che il suo spirito è lo
stesso della Costituente del ’47-’48, è iniziato un ricco ed
articolato dibattito. 33 sono stati gli interventi.

In estrema sintesi, si sono espresse due linee fondamentali,
la prima difesa dagli esponenti della Confederazione per la
Liberazione Nazionale e da molti altri, tesa a rafforzare il
profilo sovranista della lista ed una seconda (che a me è
sembrata francamente minoritaria) difesa sia da Giulietto
Chiesa che da Antonio Ingroia, che ha difeso la piattaforma da
essi proposta, dove non si contempla né l’uscita dall’Unione
europea, né il ritorno alla sovranità monetaria.

Davanti ai numerosi interventi che hanno suggerito
aggiustamenti del profilo politico della lista, in una
direzione più radicalmente sovranista, Chiesa e Ingroia, nelle
loro arringhe finali, hanno sostanzialmente risposto picche:
Chiesa: “Non è vero che esiste un terzo degli italiani che è
per l’uscita dall’euro. La nostra linea su questo è quella
indicata da Alberto Micalizzi”. Ingroia, rispondendo ai
critici: “Non accettiamo ultimatum. Il vostro metodo è
inaccettabile. La proposta di uscita dall’euro è sbagliata. Su
questo noi condividiamo in pieno quanto dice Alberto
Micalizzi”.

Si spiega così come mai, a Micalizzi (molte sono le
chiacchiere che girano su questo peculiare personaggio), sia
stato dato ampio spazio per esporre la sua proposta — non si
deve uscire dall’euro ma restare nell’Unione e adottare, nel
rispetto dei Trattati europei, i CCF – Certificati di Credito
Fiscale: “Chi sogna di uscire dall’euro si sbaglia… E’ un
errore pensare di tornare alla Banca d’Italia pubblica… Siamo
in occidente e i mercati finanziari ci strozzerebbero”.

Sono rimasta molto stupita dalla chiusura netta di Ingroia e
Chiesa davanti alle richieste di miglioramento della
piattaforma. Ingroia si è arrabbiato con coloro che hanno
sostenuto che “diluire” la radicalità sul piano dei contenuti,
lungi dal portarci consensi, ce li fa perdere. Non è stato per
nulla convincente.

Si tenga conto che la porta a modifiche della piattaforma è
stata tenuta chiusa anche rispetto a numerose, importanti e
condivisibili proposte che hanno suggerito rafforzamenti sulla
questione ambientale, della difesa dei territori, di un
modello sociale ecocompatibile, del rifiuto della legge
Lorenzin, ecc.

Morale della favola: siamo usciti più perplessi che persuasi.

Oltre alla debolezza del profilo politico di questa lista,
rimangono due problemi: il primo è che nei tempi strettissimi
che ci dividono dalle elezioni, non sembra ci siano le forze
sufficienti per presentare una lista che non esca con le ossa
rotte dalla prova elettorale. Il secondo problema è che,
malgrado le rassicurazioni formali, non è affatto chiaro cosa
accadrà dopo il giorno delle elezioni. Come hanno sottolineato
molti che sono intervenuti, la presentazione di una lista ha
senso solo se questa è un tassello, un momento per il dopo,
solo cioè se è funzionale alla costruzione di un polo politico
che faccia della sovranità costituzionale e nazionale il suo
punto di forza.

Ho la sensazione opposta, vale a dire che qualora questa lista
non riuscisse a portare in parlamento una pattuglia di
deputati, il giorno dopo tutto andrebbe ramengo (ammesso e non
concesso che si superi lo sbarramento della raccolta delle
firme).

PER LA SOVRANITÀ NAZIONALE di
Antonio Ingroia

[ 11 dicembre 2017 ]

Alle porte delle elezioni generali la sola lista elettorale
che metterà al centro la contestazione radicale dell’Unione
europea e la necessità di riguadagnare piena sovranità
nazionale sembra essere quella promossa da Antonio Ingroia e
Giulietto Chiesa. Le difficoltà, anche visti i temi
strettissimi che ci dividono dal voto, sono enormi.
Sabato prossimo a Roma si svolgerà l‘assemblea generale dei
sostenitori della LISTA DEL POPOLO.

Di seguito l’intervento di Antonio Ingroia all’assemblea per
il coordinamento nazionale di “Attuare la Costituzione”, che
si è tenuta a Napoli a fine settembre.
ELEZIONI: LA (GIUSTA) MOSSA
DEL CAVALLO

[ 30 novembre 2017 ]

«O si riallineano i Trattati europei alla Costituzione
italiana, oppure il nostro Paese recede unilateralmente
dall’Unione europea, costi quel che costi».

Questo è stato, assieme ad altri non meno importanti, un
passaggio della Conferenza stampa svolta il 16 novembre scorso
da Giulietto Chiesa e Antonio Ingroia, presentando la LISTA
DEL POPOLO
“La ‘mossa del cavallo’? La nostra non è una lista di
sinistra, ma una lista civica dalla parte del popolo. E
infatti si chiama ‘Lista del popolo’”. Esordisce così, ai
microfoni di Ho scelto Cusano (Radio Cusano Campus), il
giornalista-saggista Giulietto Chiesa, che spiega l’iniziativa
politica sua e dell’ex pm antimafia, Antonio Ingroia.

“Vogliamo sottolineare subito che noi non siamo tra quelli che
strillano contro il populismo” – continua – “Siamo dalla parte
di quelli che stanno sotto e vogliamo batterci con loro contro
quelli che stanno sopra. Facciamo un discorso rivolto a tutti
i cittadini perché la Costituzione sia finalmente attuata. Non
porteremo in Parlamento dei protestatari, ma gente che ha un
programma serio e preciso. Facciamo già paura. Facciamo paura
anche a Repubblica che stamattina ci prende in giro in prima
pagina. Si rendono conto che se riusciamo a portare in giro le
cose che diciamo ci saranno parecchi scossoni in Italia”. E
aggiunge: “Con Ingroia ci siamo trovati sulla valutazione che
l’Italia sta andando a picco e bisogna fare qualcosa. Con lui
sono andato a prendere un caffè insieme e ci siamo chiesti:
‘Chi sono quelli che possono cambiare le cose?’ Le principali
tre forze in Italia sono: Renzi che va a picco nel nulla. Poi
c’è la vecchia destra, guidata da un uomo ormai passato di
moda come Berlusconi, che si mette d’accordo con la Lega che è
il nulla dal punto di vista intellettuale e politico. E
infine” – continua – “c’è il M5S, che sta andando in braccio
all’impero.

Abbiamo visto il nuovo capo Di Maio che, violando tutte le
loro regole, va negli Stati Uniti a inchinarsi di fronte
all’impero per dire che sono dalla loro parte. Se il panorama
è questo è chiaro a tutti che mezza Italia non va a votare.
Quindi, abbiamo deciso di fare un tentativo di risvegliare un
pezzo d’Italia, quello che al referendum sulla Costituzione ha
votato No, nonostante tutti i giornali e le tv al servizio del
potere”. Chiesa rincara sui 5 Stelle: “Io non dico che siano
tutti farabutti nel panorama politico e infatti alleanze le
faremo con qualcuno che ha un programma. Purtroppo il M5S non
ha un programma, io ritengo che andrà indietro alle prossime
elezioni, nonostante tutti i sondaggi che non corrispondono
con i miei sondaggi personali. Andrà indietro, perché sta
abbandonando tutti i suoi fondamentali. E’ diventato un
partito” – prosegue – “guidato da un signore, che è un
incompetente palese, il quale non ha nessuna esperienza
politica e nessuna dignità politica. Questa mattina mi trovavo
a rispondere alle mail dei più inviperiti fanatici 5 Stelle e
gli ho scritto: ma secondo voi Di Maio rappresenta il M5S?
Perché, se vi va bene Di Maio che decida la linea, eletto con
uno scarsissimo consenso, per carità fate come volete, ma io
con questa gente qui non so come discutere”.

* Fonte IL FATTO QUOTIDIANO
“Non siamo né un nuovo partito e non saremo mai un partito, né
tanto meno un nuovo Movimento – Antonio Ingroia e Giulietto
Chiesa ci tengono subito a precisare, in apertura della
conferenza stampa a Montecitorio per la presentazione de ‘La
Lista del popolo – la mossa del cavallo‘ – le loro finalità:
noi proponiamo un’alleanza popolare ai cittadini, contro i
partiti”. “Ci rivolgiamo al 60% di elettori che hanno già
deciso oggi di non votare alle prossime elezioni” afferma l’ex
Pm Antonio Ingroia.

“Noi siamo in pieno colpo di stato, fatto senza i carri
armati, ma portando il Paese per la quarta volta ad un
elezione illegale. Questa legge elettorale è
anticostituzionali e con la forza dell’inganno gli italiani
saranno costretti ad andare a votare un nuovo Parlamento di
nominati – afferma Giulietto Chiesa che aggiunge – ci
divertiremo nel corso della campagna elettorale a mettere
tutti in mutande”. Punti cardini della lista: “un’offensiva
costituzionale, una mossa del cavallo, per scavalcare le file
nemiche: partiti e politici mestieranti, che hanno determinato
la fine della democrazia partecipata, quindi noi dobbiamo
tornare alla Costituzione, della quale pretendiamo
l’attuazione totale. Ecco il nostro programma rivoluzionario”.

Inoltre Ingroia, Chiesa, e gli altri organizzatori della
‘Mossa del Cavallo’ da David Riondino, a Vauro, dall’avvocato
Sandro Diotallevi all’ex generale dei Carabinieri Nicolò
Gebbia chiede la “Cancellazione dei trattati europei che non
si rifanno alla Costituzione italiana: o si riallineano ad
essi, oppure l’Italia dovrà recede unilateralmanete da questi
trattati, costi quel che costi. Sulla Costituzione europea non
si tratta – afferma Ingroia che aggiunge – i governanti
italiani sono traditori della Costituzione e del popolo
italiano, perché hanno trattato sulle nostre teste, vendendoci
alle lobbies europee che quei trattati li hanno hanno
scritti”. E Giulietto Chiesa sottolinea: “Per una nuova Europa
ci vuole una nuova costituzione europea basata sulla volontà
dei popoli, che deve essere espressa con dei referendum
popolari. Porteremo questa nuova forza politica nel nuovo
Parlamento, ne sono sicuro”

* Fonte: IL FATTO QUOTIDIANO
Puoi anche leggere