MA SENTI QUESTI DUE di Leonardo Mazzei
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MA SENTI QUESTI DUE di Leonardo Mazzei “Abbiamo impedito l’unità dell’opposizione? Sì, ma l’abbiamo fatto per il vostro bene. Addirittura perché tecnicamente conveniente… Qualcuno denuncia il golpe elettorale, la discriminazione della raccolta delle firme ad agosto? E’ solo un ignorante che non conosce la legge. Ma il movimento che lotta da due anni non chiedeva una lista unica? Eh no, mica possiamo unirci con tutti i cretini. E poi, diciamocelo, in certi casi la vaccinazione dovrebbe essere obbligatoria, che chi non è d’accordo può sempre espatriare…” Pensate che questi siano dei vaneggiamenti alcolici di qualche svitato, favoriti magari dal caldo di questa estate? Errore, nessun vaneggiamento, solo seriose dichiarazioni di due dei generali della disfatta annunciata del 25 settembre. Non contenti del disastro che hanno creato, non ancora soddisfatti di una divisione che fa gongolare il regime, gli irresponsabili delle tre liste che non ne valgono mezza, provano adesso a giustificare il loro operato da dilettanti allo sbaraglio con argomentazioni perfino imbarazzanti. Ci
costa davvero una certa fatica doverci dedicare a certi personaggetti, ma costoro le stanno sparando grosse e tacere non è possibile. Per non farla troppo lunga, ci limitiamo a due perle. Quella di mister zerouno, al secolo D’Andrea Stefano (uno dei leader di “Italia sovrana e popolare”), e quella del Nobel della chiacchiera imbrogliona, alias Paragone Gianluigi. Mister zerouno ci spiega come funziona il mondo… Senza dubbio la presunzione è una malattia sociale piuttosto diffusa. Ed i presuntuosi sono tanti, più o meno come i diversamente intelligenti. Tuttavia i record sono record, e conviene annotarli nell’apposito Guinness dei primati. In un post del 22 luglio, mister zerouno ci dice che va tutto bene, che non c’è nessun attacco alle libertà democratiche, che Mattarella è un presidente impeccabile, che chi parla di golpe elettorale è semplicemente un ignorante, che chi lavora per l’unità con il movimento vuole solo l’ammucchiata dei cretini. Leggere per credere. Il disdegno di costui per il movimento no green pass, che è poi un tutt’uno con il suo disprezzo per il popolo in generale, è notorio e financo leggendario. Ogni volta che ha preso la parola in una piazza, mister zerouno lo ha rivendicato con orgoglio. Ma per togliere ogni dubbio, il D’Andrea ha chiarito in un altro post che in certi casi (per il Covid no, generosamente ce lo concede) chi non si vaccina dovrebbe emigrare. Bingo! Ora, in rete c’è posto anche per un tipo così. Ma che sia uno dei triumviri di “Italia sovrana e popolare”, insieme a Marco Rizzo e Francesco Toscano, qualche problemino lo dovrebbe
porre. Intendiamoci, in quell’allegra congrega mister zerouno non è l’unico esperto di disastri elettorali, visto che c’è anche un certo Ingroia (che nel 2018 ottenne un brillantissimo 0,03%), un personaggio che quando uno lo vede normalmente si tocca. Ma perlomeno l’ex magistrato è più parco nelle dichiarazioni. Mister zerouno invece no, lui le spara a raffica. Con che coraggio andranno, lui e la sua lista, a chiedere i voti a chi si è battuto in questi due anni (anche pagando grandi prezzi personali) contro la dittatura sanitaria? Bene, chi vuol capire quale accozzaglia abbiano messo in piedi costoro può leggere e riflettere. Riconosciamolo, anche D’Andrea una sua utilità talvolta ce la può avere. Un’ultima cosa. Perché lo chiamiamo mister zerouno? Perché, da dieci anni a questa parte le sue liste hanno il record mondiale della stabilità, un inossidabile zoccolo duro dello 0,1%. Mica noccioline! Fin qui, vista la caratura del personaggio, abbiamo volutamente usato un linguaggio leggero e scanzonato. Meglio lasciare i discorsi seri ad altri argomenti. C’è tuttavia un aspetto che grida veramente vendetta. La sua boria, il suo disprezzo nei confronti di chi ha lottato, di chi si è sacrificato, spesso rinunciando anche al lavoro ed al reddito è una bestialità che non può restare senza conseguenze. Costui si considera un esponente della nuova classe dirigente. Per noi, invece, la nuova classe dirigente dovrà sorgere anzitutto dal campo di chi si è messo in gioco e non si è piegato, di chi si è posto al servizio della lotta sia con il pensiero che con l’organizzazione. Il Nobel della chiacchera imbrogliona ci spiega (a modo suo) la legge elettorale Avete mai visto Gianluigi Paragone che approfondisce un argomento? Se la risposta è sì, segnalatecelo che ne
prenderemo nota. Noi purtroppo non siamo a conoscenza di episodi simili, ma forse è solo a causa della nostra ignoranza. Del resto, il personaggio è il tipico prodotto dell’intrattenimento televisivo, un luogo dove l’approfondimento è escluso in partenza. La superficialità, una “qualità” oggi ampiamente richiesta dal marketing politico, è senza dubbio la sua vera cifra. Ma tra la superficialità e l’imbroglio c’è pur sempre una bella differenza. Circola un video, nel quale questo Nobel della chiacchiera imbrogliona supera sé stesso. Sfruttando la comprensibile ignoranza dei più sulle leggi elettorali, Paragone vorrebbe far credere a chi lo guarda che la divisone è meglio dell’unità, che da soli si deve superare la soglia del 3% per entrare in parlamento, mentre in coalizione servirebbe addirittura l’8%. Queste falsità integrali vengono servite con la solita tecnica dell’imbonitore mediatico. Guardate, sembra dire, noi l’unità l’avremmo voluta, ma è la legge elettorale che ce la sconsiglia. Guardate, che la dovete saper tutta, cioè dovete ascoltare le mie panzane. Mica abbiam voluto la divisione, ma no, supereremo tutti il 3% e faremo una grande, travolgente ed unitaria opposizione non appena saremo tutti entrati in parlamento! Qui, oltre al danno, costui vorrebbe rifilarci perfino la beffa. Andiamo dunque sul tecnico per capire come funziona davvero la legge elettorale. Primo: la soglia di sbarramento è al 3% per tutti, sia che una lista sia in coalizione oppure no. Secondo: non esiste alcuna soglia penalizzante per chi è in coalizione. Terzo: esiste invece una regola che garantisce alle coalizioni che superano il 10% il recupero dei voti delle liste che stanno tra l’1% ed il 3%. Si tratta della famosa norma a
favore delle cosiddette “liste civetta”, tanto usate sia a destra che nel centrosinistra. Queste liste non ottengono seggi, ma servono ad aumentare quelli dei partiti maggiori ad esse apparentati. Cosa c’azzecca questa soglia con la tematica dell’unità di cui parliamo da tempo? Evidentemente nulla, assolutamente nulla. Paragone la tira in ballo per intorbidire le acque, proprio come si fa nei talk show. Nessuno ha mai parlato di coalizione nel senso tecnico della legge elettorale. Su questo siamo sempre stati chiarissimi, e chiarissimo è l’appello dei 100. Abbiamo sempre proposto, invece, una lista unica sotto un unico simbolo, perché il problema è quello di superare la soglia del 3%, come anche il voto amministrativo del 12 giugno ha abbondantemente dimostrato. Altro che le dichiarazioni trionfanti che sentiamo in questi giorni! Tutto ciò il Nobel della chiacchiera imbrogliona lo sa perfettamente. Lui dice che comunque è sicuro di farcela da solo, chi scrive pensa esattamente il contrario. Ma vista questa sicumera, che almeno si assuma le sue responsabilità, senza fare finta di aver voluto un’unità che ha invece escluso fin dal principio. Un errore catastrofico che non avalleremo in alcun modo La verità è che una grande occasione per iniziare a costruire una nuova opposizione al regime tecno-autoritario è andata persa. Ed i nomi dei colpevoli non vanno tenuti nascosti. Per la particolare gravità delle loro affermazioni, qui ne abbiamo citati solo due. Ma già basta ed avanza per capire quanto è grande il problema che abbiamo davanti. La nuova opposizione prima o poi sorgerà, ma il percorso è quanto mai accidentato. Intanto liberiamoci di personaggi che almeno oggettivamente lavorano per il nemico. Intanto guardiamo in faccia la realtà, dunque parliamo apertamente del
disastro che si è già compiuto. Il Fronte del Dissenso e Liberiamo l’Italia hanno già spiegato le ragioni per cui non avalleranno in alcun modo le scelte di chi ha voluto la divisione, di chi per boria e supponenza ha commesso un errore micidiale, di chi di fatto sta lavorando per il re di Prussia. Detto questo, c’è poco da aggiungere. C’è solo da rimboccarsi le maniche e guardare oltre. Forse un giorno capiremo meglio i lati oscuri di questo suicidio collettivo. Ma diamo tempo al tempo, che in genere è generoso per chi ama la verità. IL CAVALLO? ERA UN BROCCO di G. Chiesa e A. Ingroia [ 9 ottobre 2018 ] A cavallo deceduto da un pezzo i proprietari si sono sentiti in dovere di certificarne la morte. Non poteva andare a finire diversamente la “mossa” di Chiesa e
Ingroia, ovvero il lancio della Lista del Popolo. I lettori si ricorderanno che alcuni di noi, nell’autunno scorso, guardarono con interesse alla proposta di Chiesa e Ingroia. La cosa si chiuse lì. Per rinfrescarvi la memoria leggete QUI e QUI. Di seguito il mesto necrologio a firma di Chiesa e Ingroia. * * * p.p1 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; min-height: 14.0px} p.p2 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font-size: large"> Dichiarazione congiunta di Giulietto Chiesa e Antonio Ingroia rivolta a tutti i membri della Lista del Popolo-Mossa del Cavallo I qualità di soci fondatori della Lista del Popolo e della Mossa del cavallo, dichiariamo conclusa, al momento, l’esperienza legata a queste due denominazioni originali che ne costituirono, per così dire, la bandiera. L’evidente sconfitta subita nel voto del 4 marzo ha costretto entrambi (insieme a una parte degli aderenti) a riesaminare sia i presupposti di partenza dell’esperimento, sia le prospettive che si considerarono possibili. Molte cose sono cambiate da allora, e radicalmente. Il cavallo non è riuscito a saltare gli ostacoli, oggettivi e intenzionali, che gli si sono parati di fronte. Il popolo, di cui cercavamo il consenso, non abbiamo potuto incontrarlo. Non ha nemmeno saputo che esistevamo. Non avevamo mezzi. Andavamo contro la corrente. Fummo oscurati dai media. Le forze raccolte in partenza furono inadeguate, insufficienti, troppo disparate e confuse esse stesse. La trasversalità che cercavamo non fummo in grado di realizzarla, anche perché non
pochi dei nostri militanti ne erano, essi stessi, assai poco convinti. In queste condizioni un fantino scende dal cavallo e così ora facciamo. L’unica cosa di valore che abbiamo prodotto è stato il Programma della Lista del Popolo. Che resta valido anche ora, più che mai. Ci auguriamo che i punti salienti delle nostre proposte siano ripresi da altre forze, che esistono ma in ordine sparso e al momento ininfluente. Dopo una fase di stallo e la lunga pausa estiva, essa stessa frutto dell’incertezza e della confusione tra le nostre fila, il tentativo — che congiuntamente avevamo intrapreso a settembre, per ri-avviare l’attività sotto la forma di un “laboratorio politico-culturale”, che abbandonasse nell’immediato ogni prospettiva elettorale nazionale — si è rivelato del tutto impraticabile. Abbiamo registrato troppe differenze, incomprensioni, tra le idee dei fondatori, le nostre idee, e quelle di molti che avevano aderito alla Lista del popolo nelle diverse fasi. Ricostruire una visione comune, colmare le tensioni, ridurre i dissensi, dissipare i sospetti, riteniamo sia impresa non meritevole di ulteriori sforzi. Per questi motivi, di comune accordo, chiudiamo questo esperimento. Un dato positivo per noi, personalmente, è quello di esserci conosciuti meglio, di avere percorso un tratto di strada insieme, cercando una via per contribuire, per quanto potevamo, alla salvezza della democrazia nel nostro paese, e al miglioramento delle condizioni di vita e spirituali delle masse popolari. Abbiamo tentato di unire le forze di coloro che comprendono la gravità e la novità assoluta della crisi mondiale. La stima reciproca che si è così creata rimane intatta e potrà servire per il futuro. Ciò che non è stato possibile nel
2017-2018, mutatis mutandis, potrebbe divenirlo in futuro. Vedremo. Ciò detto, in qualità di detentori giuridici dei nomi e del marchio di Lista del Popolo e di Mossa del cavallo, ritiriamo il diritto ad usarli in futuro a tutte le organizzazioni rimaste in vita e ai singoli aderenti. Ne consegue parimenti l’immediata chiusura del sito con la denominazione Lista del Popolo e la corrispondente pagina Facebook con identico nome. Con un ringraziamento a coloro che ci hanno capiti. Antonio Ingroia e Giulietto Chiesa 8 OTTOBRE 2018 VERSO LE ELEZIONI SCHEDA 7: LA LISTA DEL POPOLO [ 6 febbraio 2018 ] Continuiamo con le schede sui programmi delle diverse forze politiche che troveremo il 4 marzo sulla scheda elettorale. Ricordiamo che mettiamo a fuoco, dei diversi programmi, quanto dicono dell’Unione europea e dell’euro. Oggi ci occupiamo della Lista del Popolo animata da Giulietto Chiesa e Antonio Ingroia. [nella foto]
Ricordiamo le schede precedenti: SCHEDA 1: PER UNA SINISTRA RIVOLUZIONARIA SCHEDA 2: PARTITO COMUNISTA SCHEDA 3: L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS SCHEDA 4: POTERE AL POPOLO SCHEDA 5: LIBERI E UGUALI SCHEDA 6: MOVIMENTO 5 STELLE * * * LA CONFUSIONE È SOVRANA Il programma della Lista del Popolo (europeo) Come noto, sia come CLN che come P.101, ci siamo confrontati a fondo con il programma proposto dai promotori (Antonio Ingroia e Giulietto Chiesa) della Lista del Popolo (LdP). Per la verità questo programma ha avuto tre versioni: la prima, in base alla quale avevamo avviato il confronto con i promotori per addivenire ad un’eventuale unione delle forze; una seconda – per noi inaccettabile – che ci ha portato a prendere atto dell’impossibilità di questa collaborazione; una terza (e definitiva) che conferma in buona sostanza la pesante svolta altreuropeista operata nella seconda stesura. E’ della versione definitiva – scaricabile qui in pdf – che ci occuperemo brevemente. Quale fosse il nodo del contendere è già noto ai lettori: la posizione ambigua e pasticciata sull’Unione europea e la sua moneta unica. Peccato, perché il programma di Ldp vorrebbe affermare con forza l’obiettivo della riconquista della sovranità nazionale. Senza dubbio un punto di merito, esattamente quello che ci aveva convinto ad avviare il confronto. Sul punto si legge: «Ripristinare la sovranità nazionale implica alcune scelte necessarie: 1. Rinegoziazione e – se impraticabile – recesso unilaterale dai Trattati europei che violano la Costituzione; 2. Trasformazione dell’Italia in paese neutrale, al di fuori di ogni blocco militare e al servizio della pace». A parte la solita illusione della «rinegoziazione dei
Trattati», notoriamente impossibile, una ragionevole base per affermare il principio di una sovranità nazionale fondata sulla Costituzione del 1948. Purtroppo a questa rivendicazione di principio si è deciso di non far seguire un discorso coerente sull’UE e sull’euro. Della moneta unica – a dire il vero – si è deciso fin dall’inizio di non parlare proprio, preferendo affidarsi all’idea di una moneta parallela (la «moneta fiscale») emessa dalla Cassa Depositi e Prestiti. Quest’idea, magari utilizzabile se inserita in una strategia di uscita dall’euro, diventa assolutamente bislacca nel momento in cui nella moneta unica si vuole restare, dato che è ben noto che sia la Commissione Europea quanto la Bce hanno già detto che di moneta parallela non si può proprio parlare. Ma c’è un altro aspetto grave di questa impostazione, ed esso consiste nell’aver cancellato la nazionalizzazione di Bankitalia(obiettivo invece presente nella prima versione del programma), con ciò evidenziando platealmente la rinuncia alla riconquista della sovranità monetaria. La mancanza di coraggio nel far seguire all’obiettivo della sovranità la logica conseguenza di un discorso chiaro sull’UE è pienamente leggibile in questo decisivo passaggio del programma: «Non siamo anti-europei. Tuttavia, siamo consapevoli che questa Europa, dentro l’architettura disegnata da questi Trattati Europei e da queste istituzioni europee, è irriformabile. Perciò vogliamo che l’Italia contribuisca a creare una nuova entità europea capace di svolgere un ruolo cruciale in un mondo multipolare in difesa della pace. Se isolati, gli attuali stati europei saranno travolti dall’azione dei giganti mondiali, senza poter opporre resistenza. Perciò: 1. Vogliamo un’Europa democratica dei Popoli. Ogni limitazione della sovranità nazionale dovrà essere subordinata alla assoluta ed effettiva parità di tutti i contraenti e in nessun caso dovrà essere realizzata a spese delle garanzie previste dalla Costituzione (art 11 Cost.);2. Occorre una nuova Costituzione europea, redatta da una
Assemblea Costituente (Padri Costituzionali eletti dai cittadini europei), ispirata ai principi originari del diritto naturale e romano che sono fulcro essenziale della rinascita dello spirito europeo, da sottoporre mediante referendum popolari all’approvazione dei cittadini, liberi nel pieno esercizio delle prerogative costituzionali e della propria sovranità nazionale». Da notare che la paroletta «irriformabile», da noi proposta negli emendamenti rifiutati da Chiesa e Ingroia nell’assembleadel 16 dicembre, alla fine è apparsa nella versione finale del programma. Ma non si creda ad una contro- svolta, perché si tratta invece del solito modo pasticciato di procedere che caratterizza la coppia in questione. Una coppia evidentemente del tutto impastata nella disastrosa logica del “politicamente corretto”, per cui se si critica l’Unione Europea si deve dire subito dopo che se ne vuole immediatamente un’altra, come se la storia si potesse fare e disfare a piacimento come un bambino che gioca col pongo. L’accettazione della narrazione mainstreamè palese nel passaggio immediatamente successivo, quello dove si dice che «Se isolati, gli attuali stati europei saranno travolti dall’azione dei giganti mondiali». Qui siamo di fronte alla solita retorica di una globalizzazione invincibile se non anche positiva, un argomento tipico di tutti gli ultras del più Europa. Un cedimento totale che non ha giustificazione alcuna. E siccome si vuol giocare all’altra Europa, ecco rispuntare l’Europa dei popoli degli tsiprioti, naturalmente con la
Costituzione europea… Ma non si voleva ricostruire una sovranità basata su quella italiana? Che in Europa possa venirne fuori una meglio? Che dire? Sul punto LdP pasticcia a tutta randa, ma se preso sul serio il discorso di Chiesa e Ingroia sembra solo una variante di quegli Stati Uniti d’Europa sognati dai neoliberisti più sfegatati. Non si vede infatti come possa esservi una Costituzione senza Stato, ma ancora meno si vede come uno Stato nazionale (in questo caso l’Italia) possa essere sovrano dentro uno Stato più grande e necessariamente sovraordinato. Insomma, la confusione regna – questa sì – sovrana. LISTA DEL POPOLO: CRONACA DI UN’ASSEMBLEA di Daniela Di Marco [ 18 dicembre 2017 ] Ieri si è svolta a Roma, al Centro congressi Frentani, la (per noi) attesa assemblea costituente della “Lista del Popolo”. Pochi i presenti, circa 150. Una cosa che mi ha stupito era la totale assenza dei media e
dei giornalisti. Certo siamo abituati all’oscuramento di ogni iniziativa che va controcorrente, cosa alquanto strana però, se si considera il grande impatto mediatico che invece ha avuto la conferenza stampa di Chiesa e Ingroia, appena un mese fa, 16 novembre. Sorvoliamo. Dopo l’introduzione di Chiesa, che ha teso a sottolineare il carattere pluralistico della lista, e che il suo spirito è lo stesso della Costituente del ’47-’48, è iniziato un ricco ed articolato dibattito. 33 sono stati gli interventi. In estrema sintesi, si sono espresse due linee fondamentali, la prima difesa dagli esponenti della Confederazione per la Liberazione Nazionale e da molti altri, tesa a rafforzare il profilo sovranista della lista ed una seconda (che a me è sembrata francamente minoritaria) difesa sia da Giulietto Chiesa che da Antonio Ingroia, che ha difeso la piattaforma da essi proposta, dove non si contempla né l’uscita dall’Unione europea, né il ritorno alla sovranità monetaria. Davanti ai numerosi interventi che hanno suggerito aggiustamenti del profilo politico della lista, in una direzione più radicalmente sovranista, Chiesa e Ingroia, nelle loro arringhe finali, hanno sostanzialmente risposto picche: Chiesa: “Non è vero che esiste un terzo degli italiani che è per l’uscita dall’euro. La nostra linea su questo è quella indicata da Alberto Micalizzi”. Ingroia, rispondendo ai critici: “Non accettiamo ultimatum. Il vostro metodo è inaccettabile. La proposta di uscita dall’euro è sbagliata. Su questo noi condividiamo in pieno quanto dice Alberto Micalizzi”. Si spiega così come mai, a Micalizzi (molte sono le chiacchiere che girano su questo peculiare personaggio), sia stato dato ampio spazio per esporre la sua proposta — non si deve uscire dall’euro ma restare nell’Unione e adottare, nel
rispetto dei Trattati europei, i CCF – Certificati di Credito Fiscale: “Chi sogna di uscire dall’euro si sbaglia… E’ un errore pensare di tornare alla Banca d’Italia pubblica… Siamo in occidente e i mercati finanziari ci strozzerebbero”. Sono rimasta molto stupita dalla chiusura netta di Ingroia e Chiesa davanti alle richieste di miglioramento della piattaforma. Ingroia si è arrabbiato con coloro che hanno sostenuto che “diluire” la radicalità sul piano dei contenuti, lungi dal portarci consensi, ce li fa perdere. Non è stato per nulla convincente. Si tenga conto che la porta a modifiche della piattaforma è stata tenuta chiusa anche rispetto a numerose, importanti e condivisibili proposte che hanno suggerito rafforzamenti sulla questione ambientale, della difesa dei territori, di un modello sociale ecocompatibile, del rifiuto della legge Lorenzin, ecc. Morale della favola: siamo usciti più perplessi che persuasi. Oltre alla debolezza del profilo politico di questa lista, rimangono due problemi: il primo è che nei tempi strettissimi che ci dividono dalle elezioni, non sembra ci siano le forze sufficienti per presentare una lista che non esca con le ossa rotte dalla prova elettorale. Il secondo problema è che, malgrado le rassicurazioni formali, non è affatto chiaro cosa accadrà dopo il giorno delle elezioni. Come hanno sottolineato molti che sono intervenuti, la presentazione di una lista ha senso solo se questa è un tassello, un momento per il dopo, solo cioè se è funzionale alla costruzione di un polo politico che faccia della sovranità costituzionale e nazionale il suo punto di forza. Ho la sensazione opposta, vale a dire che qualora questa lista non riuscisse a portare in parlamento una pattuglia di deputati, il giorno dopo tutto andrebbe ramengo (ammesso e non
concesso che si superi lo sbarramento della raccolta delle firme). PER LA SOVRANITÀ NAZIONALE di Antonio Ingroia [ 11 dicembre 2017 ] Alle porte delle elezioni generali la sola lista elettorale che metterà al centro la contestazione radicale dell’Unione europea e la necessità di riguadagnare piena sovranità nazionale sembra essere quella promossa da Antonio Ingroia e Giulietto Chiesa. Le difficoltà, anche visti i temi strettissimi che ci dividono dal voto, sono enormi. Sabato prossimo a Roma si svolgerà l‘assemblea generale dei sostenitori della LISTA DEL POPOLO. Di seguito l’intervento di Antonio Ingroia all’assemblea per il coordinamento nazionale di “Attuare la Costituzione”, che si è tenuta a Napoli a fine settembre.
ELEZIONI: LA (GIUSTA) MOSSA DEL CAVALLO [ 30 novembre 2017 ] «O si riallineano i Trattati europei alla Costituzione italiana, oppure il nostro Paese recede unilateralmente dall’Unione europea, costi quel che costi». Questo è stato, assieme ad altri non meno importanti, un passaggio della Conferenza stampa svolta il 16 novembre scorso da Giulietto Chiesa e Antonio Ingroia, presentando la LISTA DEL POPOLO “La ‘mossa del cavallo’? La nostra non è una lista di sinistra, ma una lista civica dalla parte del popolo. E infatti si chiama ‘Lista del popolo’”. Esordisce così, ai microfoni di Ho scelto Cusano (Radio Cusano Campus), il giornalista-saggista Giulietto Chiesa, che spiega l’iniziativa politica sua e dell’ex pm antimafia, Antonio Ingroia. “Vogliamo sottolineare subito che noi non siamo tra quelli che strillano contro il populismo” – continua – “Siamo dalla parte di quelli che stanno sotto e vogliamo batterci con loro contro quelli che stanno sopra. Facciamo un discorso rivolto a tutti i cittadini perché la Costituzione sia finalmente attuata. Non porteremo in Parlamento dei protestatari, ma gente che ha un programma serio e preciso. Facciamo già paura. Facciamo paura anche a Repubblica che stamattina ci prende in giro in prima
pagina. Si rendono conto che se riusciamo a portare in giro le cose che diciamo ci saranno parecchi scossoni in Italia”. E aggiunge: “Con Ingroia ci siamo trovati sulla valutazione che l’Italia sta andando a picco e bisogna fare qualcosa. Con lui sono andato a prendere un caffè insieme e ci siamo chiesti: ‘Chi sono quelli che possono cambiare le cose?’ Le principali tre forze in Italia sono: Renzi che va a picco nel nulla. Poi c’è la vecchia destra, guidata da un uomo ormai passato di moda come Berlusconi, che si mette d’accordo con la Lega che è il nulla dal punto di vista intellettuale e politico. E infine” – continua – “c’è il M5S, che sta andando in braccio all’impero. Abbiamo visto il nuovo capo Di Maio che, violando tutte le loro regole, va negli Stati Uniti a inchinarsi di fronte all’impero per dire che sono dalla loro parte. Se il panorama è questo è chiaro a tutti che mezza Italia non va a votare. Quindi, abbiamo deciso di fare un tentativo di risvegliare un pezzo d’Italia, quello che al referendum sulla Costituzione ha votato No, nonostante tutti i giornali e le tv al servizio del potere”. Chiesa rincara sui 5 Stelle: “Io non dico che siano tutti farabutti nel panorama politico e infatti alleanze le faremo con qualcuno che ha un programma. Purtroppo il M5S non ha un programma, io ritengo che andrà indietro alle prossime elezioni, nonostante tutti i sondaggi che non corrispondono con i miei sondaggi personali. Andrà indietro, perché sta abbandonando tutti i suoi fondamentali. E’ diventato un partito” – prosegue – “guidato da un signore, che è un incompetente palese, il quale non ha nessuna esperienza politica e nessuna dignità politica. Questa mattina mi trovavo a rispondere alle mail dei più inviperiti fanatici 5 Stelle e gli ho scritto: ma secondo voi Di Maio rappresenta il M5S? Perché, se vi va bene Di Maio che decida la linea, eletto con uno scarsissimo consenso, per carità fate come volete, ma io con questa gente qui non so come discutere”. * Fonte IL FATTO QUOTIDIANO
“Non siamo né un nuovo partito e non saremo mai un partito, né tanto meno un nuovo Movimento – Antonio Ingroia e Giulietto Chiesa ci tengono subito a precisare, in apertura della conferenza stampa a Montecitorio per la presentazione de ‘La Lista del popolo – la mossa del cavallo‘ – le loro finalità: noi proponiamo un’alleanza popolare ai cittadini, contro i partiti”. “Ci rivolgiamo al 60% di elettori che hanno già deciso oggi di non votare alle prossime elezioni” afferma l’ex Pm Antonio Ingroia. “Noi siamo in pieno colpo di stato, fatto senza i carri armati, ma portando il Paese per la quarta volta ad un elezione illegale. Questa legge elettorale è anticostituzionali e con la forza dell’inganno gli italiani saranno costretti ad andare a votare un nuovo Parlamento di nominati – afferma Giulietto Chiesa che aggiunge – ci divertiremo nel corso della campagna elettorale a mettere tutti in mutande”. Punti cardini della lista: “un’offensiva costituzionale, una mossa del cavallo, per scavalcare le file nemiche: partiti e politici mestieranti, che hanno determinato la fine della democrazia partecipata, quindi noi dobbiamo tornare alla Costituzione, della quale pretendiamo l’attuazione totale. Ecco il nostro programma rivoluzionario”. Inoltre Ingroia, Chiesa, e gli altri organizzatori della ‘Mossa del Cavallo’ da David Riondino, a Vauro, dall’avvocato Sandro Diotallevi all’ex generale dei Carabinieri Nicolò Gebbia chiede la “Cancellazione dei trattati europei che non si rifanno alla Costituzione italiana: o si riallineano ad essi, oppure l’Italia dovrà recede unilateralmanete da questi
trattati, costi quel che costi. Sulla Costituzione europea non si tratta – afferma Ingroia che aggiunge – i governanti italiani sono traditori della Costituzione e del popolo italiano, perché hanno trattato sulle nostre teste, vendendoci alle lobbies europee che quei trattati li hanno hanno scritti”. E Giulietto Chiesa sottolinea: “Per una nuova Europa ci vuole una nuova costituzione europea basata sulla volontà dei popoli, che deve essere espressa con dei referendum popolari. Porteremo questa nuova forza politica nel nuovo Parlamento, ne sono sicuro” * Fonte: IL FATTO QUOTIDIANO
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