IL DIALOGO - Parrocchia di Castelfranco di Sopra

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IL DIALOGO - Parrocchia di Castelfranco di Sopra
VI EDIZIONE • MAGGIO 2022

IL DIALOGO
Notizie della Parrocchia di San Tommaso apostolo
Periodico

SAN FILIPPO IL SANTO DELLA GIOIA                                          In questo
DON DOMENICO MARI A GRANDI
                                                                           numero:
Il 2022 per la nostra parrocchia è un anno particolare, non solo

                                                                          SPECIALE
perché è l’anno della ripartenza, in cui ci sono nuovamente
consentite le possibilità di organizzare tante attività, incontri,
momenti di convivialità, ma anche perché è un "Anno Filippino",

                                                                         SAN FILIPPO
in cui si festeggia il quarto centenario della canonizzazione di
San Filippo Neri. Dal 12 marzo 2022 fino al 12 marzo 2023 sono in

                                                                              -
programma varie iniziative per ricordare San Filippo Neri, per
meditare e cercare di comprendere la novità che il Santo ha
rappresentato per la Chiesa.

                                                                           SINODO
Sarà dunque un anno di approfondimento della figura di San
Filippo, per riscoprire, grazie anche all’aiuto di alcuni esperti, in

                                                                        PARROCCHIALE
primo luogo da dove scaturiva la sua gioia, che emanava dal suo
atteggiamento, dal suo modo di vivere e cercare di assimilare il
suo messaggio di gioia e poi per assorbire da lui la bellezza di
Dio.
Ci sta a cuore sottolineare che vogliamo percorrere questo
cammino di riscoperta del Santo tutti insieme, come comunità,
perché i festeggiamenti non sono rivolti esclusivamente alla              HANNO COLLABORATO
parrocchia, ma interessano tutti, poiché San Filippo è il patrono         DOMENICO GRANDI
del Comune di Castelfranco Piandiscò.                                      STEFANO STAGNO
Un grande abbraccio a tutti, con l’augurio che questo Anno riesca         ANTONELLA GRASSI
a trasmettere in ciascuno di noi lo stesso ardore che emanava dal           FRANCO GI UNTI
grande cuore del nostro Patrono.                                            SILVIA MALDURI
                                                                         GIOVANNI MARTELLINI

IL DIALOGO                                                                           PAGINA 1
IL DIALOGO - Parrocchia di Castelfranco di Sopra
SAN FILIPPO NERI -VISTO DA VICINO
STEFANO STAGNO
 Castelfranco ascrive a suo vanto e gloria l’essere il luogo ove la
famiglia Neri (accorciativo di Ranieri), che in antichi documenti è
detta “Neri da Castello Franco”, si formò nei primi decenni del sec.        "PROFONDO
                                                                           LEGAME TRA IL
XIV dopo la costruzione della “terra Nuova” fiorentina.
 Benché trasferitasi a Firenze, la famiglia conservò in paese i propri

                                                                             SANTO E LA
possessi fra i quali si ricordano i poderi di “Porta Buia” e di Botriolo
e le abitazioni ubicate oggi in via Cavour (angolo piazza) e quella in

                                                                           SUA TERRA DI
via Roma (angolo via IV Novembre) riconoscibili dalle lapidi
storiche sulle facciate.
 Il 21 luglio 1515 da Francesco Neri e Lucrezia Soldi nasce Filippo, a

                                                                              ORIGINE"
Firenze nel borgo di S. Pier Gattolino sulla via Romana, il giorno
seguente il bambino viene battezzato in San Giovanni e così
registrato: “Filippo R[omo]lo di ser Francesco di Filippo da Castello
franco”
 La famiglia si recava, normalmente, in estate, in “campagna” dove il
ragazzo trascorreva in maniera spensierata i periodi della sua
infanzia. D’indole “burlevole e vivacissimo”, Filippo, facendosi forte
del suo nome (amico dei cavalli … ma non dei ciuchi!) ad otto anni,
“arrivato il contadino in Castelfranco con un asino carico di frutta,
balzò sull’animale e dopo pochi passi precipitò con tutta la
cavalcatura giù per la cantina. Con terrore i parenti, accorsi, videro
che il bambino era completamente coperto dall’asino … ma subito
dopo egli si rialzò illeso e sorridente”. Si narra anche in un
manoscritto del 1779 che Filippo servisse la messa come
chierichetto nella chiesa di san Pietro in piazza e, come
sicuramente ci piace immaginare, giocasse “al calcio” per le strade
del paese.
 Nel 1532 Filippo lasciò Firenze, inviato dal padre a San Germano
(oggi Cassino) a far fortuna presso un ricco parente, mercante di
stoffe, che gli offriva considerevoli possibilità. Frequentò il
monastero di Monte Cassino e trascorse “lunghi silenzi di ascolto” a
Gaeta all’interno della “Montagna spaccata”. Nel 1535 decise di
trasferirsi a Roma. Si mantenne facendo il precettore-educatore dei
figli di Galeotto del Caccia capo della dogana: Michele diventerà
prete secolare e Ippolito monaco cistercense. Lasciati gli studi di
filosofia e i corsi di teologia, inizierà ad impegnarsi per arginare, da
laico impegnato, i bisogni sociali ed educativi di una città
sconquassata e scalcinata. Pur mantenendo una sincera amicizia
con S. Ignazio di Loyola, non accettò di entrare nella Compagnia
dei Gesuiti, ma si iscrisse alla “Confraternita degli Spirituali”

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SEGUE
operanti a S. Girolamo della Carità e diretti da mons.

                                                                        "PROFONDO
Cacciaguerra e da Persiano Rosa, suo confessore, e alla
“Compagnia di S. Giacomo” in Augusta che operava nel solco
dell’antica società del Divino Amore per l’assistenza degli
ammalati di quell’ospedale, già detto “degli incurabili”.
 Nel 1544, alla vigilia della Pentecoste, nelle catacombe di San       LEGAME TRA IL
                                                                         SANTO E LA
Sebastiano, Filippo visse una profonda esperienza mistica. Lo
Spirito Santo in forma di fiamma gli entra per la bocca nel petto,

                                                                       SUA TERRA DI
lasciando tracce anche fisiche rompendogli due costole per le
palpitazioni del cuore.

                                                                          ORIGINE"
 Nel 1548, in collaborazione con Persiano Rosa, istituisce la
“Confraternita della SS. Trinità dei Pellegrini e dei Convalescenti”
che, durante l’Anno Santo del 1550, riesce a rifocillare circa 500
pellegrini al giorno che si recano a Roma per lucrare il Giubileo.
Dopo un profondo discernimento spirituale e un continuo
dialogo con il suo confessore, il 23 maggio 1551 Filippo venne
ordinato sacerdote. Lasciò la casa del Caccia ed entrò nel gruppo
di S. Girolamo, con sede nel convento dei Minori. Iniziano gli
incontri di meditazione e preghiera, prima nella sua camera e poi,
per il numero elevato dei partecipanti, ”inventa una nuova
formula di gruppo”: l’Oratorio. L’innovativa “catechesi esistenziale
esperienziale” verrà contestata e vietata. Gli sarà proibito anche
la visita alle “Sette Chiese”, pio esercizio che egli cercava di
proporre anche ai giovani per una alternativa all’eccesso delle
“carnevalate”.
Nel 1564 Filippo divenne rettore della chiesa di S. Girolamo dei
Fiorentini e l’anno seguente dettò le prime Regole per i suoi
discepoli. Nel 1575 Gregorio XII riconobbe la comunità della
“Congregazione di preti e chierici secolari” di vita comune
chiamata “Oratorio” e le assegnò la chiesa di S. Maria in Vallicella
che venne ricostruita e verrà chiamata “Chiesa nuova”. Propose e
testimoniò una vita cristiana e umana brillante e dinamica,
protetta dall’amore di Dio. L’ardente desiderio di riconciliare le
anime a Cristo lo renderà instancabile nel passare molte ore a
confessare. Aveva un’abilità speciale nell’indurre artisti, politici
ed ecclesiastici a mettere i loro “talenti” a servizio della musica,
della storia e del bene comune. Accogliente con gli stranieri si
prodigava per la loro integrazione.

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SEGUE
Morì serenamente, in atto di implorare la benedizione di Dio sui

                                                                        "PROFONDO
discepoli e continuatori dell’opera sua, all’alba del 26 maggio
1595. Venne subito aperto il processo di canonizzazione e il 12
marzo 1622 fu ufficialmente riconosciuta la sua santità. Roma lo
venera come suo protettore principale e il 26 maggio di ogni
anno l’amministrazione capitolina offre un calice votivo che           LEGAME TRA IL
                                                                         SANTO E LA
viene depositato sul suo altare alla Vallicella.
Appena avuta notizia della canonizzazione di san Filippo Neri, il

                                                                       SUA TERRA DI
popolo di Castelfranco provvide subito, in quello stesso anno, a
ufficializzare una festa in suo onore. Si decise di edificare anche

                                                                          ORIGINE"
un oratorio nella via Maestra il quale venne terminato nel 1631 ad
una navata. Nel 1635 fu istituita una congregazione di 50
sacerdoti, poi diventata centuria in seguito alle molte adesioni
anche da parte di “uomini laici di buona e virtuosa vita”. Le
celebrazioni religiose raggiunsero toni solenni e non si trascurò
neppure l’aspetto ricreativo tanto caro a San Filippo: il 26 maggio
si cominciò a correre il Palio poi ripetuto anche durante le
tradizionali feste del Perdono. Constatato l’aumento devozionale
e la ristrettezza dell’oratorio, nel 1666 furono aggiunte le navate
laterali. Nel 1642 il podestà Ardimanno Guiducci fece dipingere
l’immagine del Santo in più parti del palazzo comunale e nella
nicchia della facciata che dà sulla piazza. Si ha anche memoria di
un gonfalone comunale con le immagini di san Pietro e san
Filippo, purtroppo andato perduto. Nella società agricola il
“flagello temporale”, oltre alla siccità, è la grandine. “E queste
pure furono da S. Filippo Neri tenute lontano da qui … e tanto è
stabilita nel popolo la speranza e la sicurezza di esserne liberati,
che non prima appariscano nell’aria i segni” della tempesta si
corre a suonare le campane dell’oratorio, purtroppo oggi
silenziose (si auspica un urgente consolidamento statico del
campanile a vela). Per storicizzare questo profondo legame tra il
Santo e la sua “terra di origine”, la terza domenica di maggio si
iniziò a svolgere la processione della “Festa della Grandine” alla
quale presero a partecipare anche le Compagnie della zona.
Recependo un atto deliberatorio del 1710, nel 1991 con
l’approvazione dello Statuto Comunale di Castelfranco di Sopra si
volle riaffermare “il legame profondo tra San Filippo Neri e la
nostra comunità”.

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IL DIALOGO - Parrocchia di Castelfranco di Sopra
SEGUE
Dopo l’istituzione del Comune Unico, il 9 luglio del 2014 “Pippo

                                                                         "PROFONDO
Buono” è stato “proclamato” protettore del nostro territorio
comunale.
Nell’arco degli anni la pietà popolare ha fatto erigere edicole
votive in alcuni luoghi dove, per intercessione del santo, la “peste
si era fermata”. Il più caratteristico è quello situato in località     LEGAME TRA IL
                                                                          SANTO E LA
Ponte Vecchio al bivio per la vecchia strade dei Poggi: “salutato
da tutti gli automobilisti di passaggio con un segno di croce”.

                                                                        SUA TERRA DI
Nel 2015, per iniziativa dell’allora parroco don Giancarlo Brilli, è
stato edificato al Moro Bianco un significativo simulacro dedicato

                                                                           ORIGINE"
a San Filippo. Nel 2021 grazie alla sensibilità dei “Boys Scout
Adulti” è stato ricostruito il “Madonnino di San Filippo” sulla via
della Costa servendosi della manovalanza gratuita delle ditte
“Salvatore Basile, Roberto Ugolini e Giuseppe Pozzuto”.
Nella ricorrenza del 400° della sua canonizzazione, dal 12 marzo
per un anno intero la parrocchia, l’amministrazione comunale, la
“Venerabile Centuria di san Filippo Neri” e l’Azione Cattolica di
Castelfranco, a lui intitolata, hanno dato vita a una serie di
manifestazioni e “percorsi”: ambientali, artistici, storici e di fede
per approfondire la storia, la vita e i miracoli del “Santo della
Gioia”.

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IL DIALOGO - Parrocchia di Castelfranco di Sopra
METTERE I FIORI A SAN FILIPPO
ANTONELLA GRASSI
Non è il titolo di un libro di successo e neanche un promemoria su
un post.it: è semplicemente il mio modo, anche se può apparire un
po’ sbrigativo, di esprimere e riassumere in un breve enunciato il         "SAN FILIPPO
                                                                            UNO DI NOI"
mio singolare rapporto con il nostro grande santo Filippo Neri.
Questa figura ha, da sempre, fatto parte della mia famiglia, è
sempre stato una presenza costante nella vita della famiglia Grassi,
a cominciare dal fatto che abbiamo abitato per tantissimi anni a 20
metri dalla chiesa a lui dedicata. Io, bambina, vedevo babbo Carlo
esprimere la sua devozione a questo santo in mille maniere: ha
raccolto per tutta la vita immagini sacre di Filippo, soprattutto
quelle più antiche, medagliette, quadri, statuette, libri; in ogni
angolo della casa eravamo sempre seguiti dallo sguardo
benedicente di S. Filippo. Addirittura babbo, insieme al povero Elio
Fucito avevano costruito degli stampi di gomma per creare dei
piccoli busti di gesso raffiguranti il nostro amico! Ed è così che
siamo cresciuti io e mio fratello Stefano. Ci siamo divertiti
all’infinito a giocare sugli scalini della chiesa e sulla piazzetta oggi
dedicata proprio al nostro santo. E quanto ci siamo divertiti quando
babbo faceva gli stonfi durante la processione al tabernacolo in
fondo alla discesa. Insomma, potrei dire che ci siamo cresciuti
insieme, con S. Filippo! E’ stato apparentemente un metodo
semplice per trasmetterci la devozione, ma senza dubbio molto
efficace e veritiero, perché da bambino non hai bisogno di
panegirici o agiografie, ma semplicemente dell’esempio, del
racconto, della via da seguire. E in questo la mia famiglia è stata
veramente esemplare, a cominciare da nonna Gina e poi mamma
Lia.
 Un grande riconoscimento va dato anche ad un’altra persona
speciale che a Castelfranco ha fatto tanto per trasmettere a tutti
l’amore per S. Filippo Neri, e cioè Teresa Guarnacci, per decenni
custode della chiesa. Lei ci faceva gustare la presenza del santo, ci
faceva sentire a casa nostra in quella chiesa. Personalmente
ricordo che, quando frequentavo l’università e dovevo preparare gli
esami nella calura estiva, Teresa mi invitava a studiare nella
sacrestia di S. Filippo perché lì c’era molto fresco e poi perché c’era
“lui” che mi avrebbe sostenuto nello studio. Quanti pomeriggi ci ho
passato! E poi nel 1995 mi ci sono voluta sposare in questa chiesa!
 La mia famiglia deve molto all’intercessione di S. Filippo, in molte
circostanze, a cominciare dalla malattia e la guarigione di mamma,

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IL DIALOGO - Parrocchia di Castelfranco di Sopra
SEGUE
fino a quando babbo investì mio fratello Stefano con lo

                                                                        "SAN FILIPPO
scuolabus: S. Filippo sempre presente! Ma il bello doveva ancora
venire, perché alla morte di Teresa, babbo Carlo le subentrò nella
custodia della chiesa e iniziò lui a pensare a tutto, alle pulizie,
alla chiusura e apertura, alla sistemazione delle tovaglie e dei
fiori. E tutti i sabati mattina, specialmente in aprile e maggio, lui    UNO DI NOI"
faceva il giro dei giardini per raccogliere i fiori che le persone
offrivano per la chiesa mentre negli altri mesi i fiori si
compravano. E tutti i sabati, babbo veniva a cercarmi e mi diceva:
“Vieni te a mettere i fiori a S. Filippo, a te ti riesce meglio!”. E
così anche io iniziai a frequentare molto spesso la chiesa di S.
Filippo per questo servizio. E così è stato per tanti anni, fino a
che babbo Carlo nel 2011 ci ha lasciati. A quel punto don
Giancarlo Brilli mi chiamò e mi propose di continuare l’opera di
custodia della chiesa, come faceva il mio babbo: questo fu per
me, oltre che una dimostrazione di fiducia, un modo per
continuare il cammino iniziato dal mio babbo e per continuare a
stargli vicino: io la chiamo l’eredità lasciatami da Carlino! E
ancora oggi, a distanza di 11 anni continuo a svolgere questo
servizio, cioè aprire e chiudere tutti giorni la chiesa,
sistemazione biancheria, pulizie e “Mettere i fiori a S. Filippo”.
Il mio legame con S. Filippo è questo: non spiritualità da illustri
teologi, ma una presenza continua nella mia vita, tutti i giorni, un
amico vicino, un fratello, un babbo buono che mi accompagna
tutti i giorni nel cammino della mia vita. Come del resto ci ha
insegnato S. Filippo stesso, con semplicità, gioia, allegria.
E oggi quando mi trovo sola in chiesa, appunto a mettere i fiori,
mi sento bene, sono felice, perché so che sono in buona
compagnia: Pippo buono, don Sergio, babbo Carlo, sono tutti qui,
con me in questa chiesa!
Vorrei che questa mia testimonianza servisse per far capire come
poi non sia difficile trasmettere ai nostri ragazzi la devozione per
S. Filippo
  S. Filippo, uno di noi.

 IL DIALOGO                                                                    PAGINA 7
IL DIALOGO - Parrocchia di Castelfranco di Sopra
INIZIATO IL QUATTROCENTESIMO
ANNIVERSARIO CANONIZZAZIONE
SAN FILIPPO NERI
FRANCO GIUNTI
                                                                             "I SANTI
                                                                                 CI
Due celebrazioni eucaristiche, nella chiesa parrocchiale di San
Tommaso a Castelfranco di Sopra, hanno aperto, sabato 12 marzo

                                                                         ACCOMPAGNANO
l’anno giubilare per il quarto centenario della canonizzazione di
San
Filippo Neri (1622 – 2022) che si concluderà il 12 marzo 2023. Come
è noto il “Santo della gioia” da ragazzo veniva a passare il periodo
estivo nella casa paterna di Castelfranco di Sopra, giocando con i              NEL
                                                                            CAMMINO
suoi coetanei e da sempre è conosciuto e amato dai castelfranchesi
tanto da costruire una chiesa in suo onore (1631) ed essere eletto

                                                                           CRISTIANO"
all’ unanimità del Consiglio Comunale protettore (1710) e patrono
(2014) del Comune Castelfranco Piandiscò. La S .Messa prefestiva
delle ore 16,00 è stata presieduta dal Vescovo mons. Mario Meini
che all’omelia ha sottolineato quanto sia bello e importante il
Comune consideri San Filippo concittadino oltre ad averlo voluto
come suo patrono
particolare e la comunità conservi viva nel tempo la sua memoria.
Questa ricorrenza, ha detto, sarà per Castelfranco occasione per
una serie di varie iniziative ambientali, storiche, artistiche e
soprattutto di fede. I Santi vengono proposti come modello a tutti i
fedeli e agli uomini di buona volontà non tanto per quanto hanno
fatto o detto, ma per essersi messi in ascolto e a disposizione di
Dio accettando, nella fede, che fosse Lui a dirigere, attraverso
l'opera dello Spirito Santo, la loro vita.
Noi veneriamo la memoria dei Santi non solo per l’esempio che ci
danno, ma ancor più per potenziare nello Spirito e nell’esercizio
della carità fraterna l’unità di tutta la chiesa. Come infatti la
comunione fra noi pellegrini su questa terra ci avvicina a Cristo,
così la solidarietà con i Santi ci congiunge a lui, fonte unica da cui
promana la grazia e la vita del popolo di Dio. La venerazione dei
Santi fa parte della grande tradizione cattolica espressa nella
liturgia e nel senso di fede del popolo cristiano e la loro
intercessione rende autentica e non formale la stessa venerazione.
I Santi hanno il compito di accompagnarci nel cammino cristiano
che essi hanno già compiuto, insegnandoci, con la parola e la
preghiera, a fare la volontà di Dio. Oggi preghiamo San Filippo
perché interceda per noi, per Castelfranco Piandiscò, per la pace in
Ucraina e in tutto il mondo.

IL DIALOGO                                                                      PAGINA 8
IL DIALOGO - Parrocchia di Castelfranco di Sopra
SEGUE

                                                                           "I SANTI
L’ anniversario della canonizzazione di San Filippo Neri si è
concluso alle ore 21,30 con la S. Messa presieduta da padre
Rosario Landrini, dell’ Ordine dei Filippini di Firenze e

                                                                               CI
concelebrata con il confratello padre Carlo, il parroco di
Castelfranco Piandiscò don Domenico Maria Grandi e il parroco

                                                                       ACCOMPAGNANO
di San Michele padre Antonio Miranda. Padre Rosario Landrini,
dopo la Celebrazione

                                                                              NEL
Eucaristica e prima di fare ritorno a Firenze, ha ricordato che la
storia e il racconto delle origini di San Filippo Neri insieme a
tanta tradizione e aneddoti, ci portano a Castelfranco. Si sa che
la famiglia proveniva certamente da qui e che, quasi sicuramente,
Filippo vi ha trascorso del tempo.                                        CAMMINO
                                                                         CRISTIANO"
Non si spiegano altrimenti i molti riferimenti del Santo in diversi
segni devozionali che si trovano nel territorio di Castelfranco.
Celebrare il quarto centenario della canonizzazione diventa
obbligatorio ritornare alle origini e soprattutto all’ambiente
familiare e sociale dove è fiorita la Santità di Filippo. Nell’amore
e nella tenerezza familiare come pure nel senso di appartenenza
di un luogo dove la vita ha assaporato il suo sereno e gioioso
svilupparsi, non possiamo che trovare i primi segni di una
grande santità che dopo, quattrocento anni, siamo ancora qui a
ricordare.
Castelfranco - ha concluso Padre Rosario - si inorgoglisca di così
grande santità che rende santo anche il piccolo luogo delle
origini. Potremmo dire che non possiamo parlare della santità di
Filippo Neri senza pensare al luogo semplice e gioioso dove
questo grande santo è cresciuto, respirando, nella fede ricevuta e
condivisa, la bellezza di appartenere a Cristo, fonte di ogni
santità.

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IL DIALOGO - Parrocchia di Castelfranco di Sopra
L’ANNUNCIAZIONE DI SIMONE PIGNONI
NELLA CHIESA DI SAN FILIPPO NERI A
CASTELFRANCO DI SOPRA
SILVIA MALDURI                                                                 "PREGEVOLE
Nella chiesa di San Filippo Neri a Castelfranco sarà riportato nella
sua collocazione originaria il quadro raffigurante l’Annunciazione            OPERA SARA'
                                                                                RIPORTATA
che Simone Pignoni, uno dei più importanti pittori del Seicento
fiorentino, eseguì, intorno alla metà del secolo, per l’altare

                                                                              NELLA CHIESA
omonimo qui eretto dalla nobildonna Maria Francesca Mazzatorti.
La pregevolissima opera, attestata negli antichi inventari della

                                                                                    DI
chiesa, è rimasta a tale altare fino al 1973, anno in cui la
Sovrintendenza ai beni culturali di Arezzo la ritirò per restaurarla.
Purtroppo a causa di un equivoco sulla sua provenienza, una volta
compiuto il restauro, venne consegnata alla pieve di Sant’Eleuterio
a Salutio, nel comune di Castel Focognano in diocesi aretina.                 SAN FILIPPO"
Il dipinto, per i suoi caratteri, stilistici si colloca nella fase più alta
della carriera del pittore, caratterizzata da un uso sapiente del
colore e della luce, grazie al quale bagliori improvvisi accendono i
particolari dei corpi e delle vesti, mentre gli incarnati risplendono
sul fondo scuro della tela. Le figure, delineate con grazia e raffinata
bellezza, hanno un’intensa carica espressiva e dimostrano la grande
capacità di introspezione psicologica del Pignoni, abilissimo a
rendere in modo vivido ed efficace i sentimenti.
In quest’opera il pittore ha ritratto la scena dell’Annunciazione nei
primi istanti del suo compiersi; egli ha colto il momento esatto in
cui l’Arcangelo Gabriele appare in un fulgore improvviso a Maria,
intenta a leggere il libro in ginocchio sul leggio, e descrive la
reazione immediata della Vergine, che istintivamente si alza, colta
da stupore e spavento. La scena viene così ad illustrare quanto
descritto nel versetto evangelico inciso nel cartiglio in pietra posto
sulla sommità del timpano dello stesso altare, dove si legge:
Turbata est in sermone eius, expavescit Virgo de lumine.
L’ambientazione è estremamente essenziale, la prospettiva
ravvicinata: tutta l’attenzione si concentra sui due protagonisti
posti in primo piano. Gli unici elementi descrittivi sono lo squarcio
di luce sul fondo scuro, il prezioso leggio finemente intarsiato su
cui poggia il libro, due rose poste ai piedi della Vergine e il giglio
sorretto dall’Angelo, fiori simbolo del mistero mariano.
Le due figure sono rese con estrema grazia e bellezza nei
lineamenti, nelle pose, nelle vesti preziose dai panneggi

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SEGUE
svolazzanti, smaglianti nei colori ricchi di riflessi: predominano il rosso cangiante, il giallo ocra
e l’azzurro lapislazzuli, quella che è la tavolozza di colori caratteristica della sua produzione fra
gli anni Quaranta e Cinquanta del secolo.
A Castelfranco nell’Oratorio della Compagnia dei Bianchi si conserva un’altra opera di Simone
Pignoni, appartenente alla fase successiva del suo percorso artistico: la pala d’altare raffigurante
San Pietro e Santa Lucia, che incornicia una sacra immagine più antica, firmata e datata 1675.

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RIFLESSIONI SUL “CAMMINO SINODALE”
GIOVANNI MARTELLINI
Ai tre incontri sul sinodo abbiamo partecipato in circa 25 persone
ed abbiamo riflettuto e ci siamo confrontati soprattutto sulle
seguenti domande del documento diocesano:                                    "PARROCCHIA:
                                                                               CAREZZA
Qual è la nostra capacità di ascolto? Quale la nostra disponibilità a
cercare scelte condivise? In che misura la nostra formazione ci

                                                                                DI DIO
allontana da uno stile di ascolto? Come la parrocchia può essere
una casa accogliente per tutti?

                                                                                PER LE
 Ci siamo chiesti per quali motivi in una parrocchia come la nostra,
attiva, vivace, dove non mancano momenti di aggregazione,
collaborazione di tanti in occasione delle numerose iniziative

                                                                               PERSONE"
(processioni, presepe vivente, carnevale, cene paesane, ecc), dove
vengono programmati numerosi momenti di preghiera, di
riflessione e dove persiste positivamente una tradizione di pietà
popolare, la pratica religiosa, la messa domenicale vedono
assottigliarsi la presenza degli adulti e dove i ragazzi, eccetto
alcuni periodi che precedono i sacramenti della prima Comunione
o della Confermazione, diminuiscono sempre di più.
Crediamo dunque che la nostra storia di cristiani impegnati in
qualsiasi attività in Parrocchia ed il nostro credo siano ancorati
purtroppo ad un modo di vivere e vedere la fede ancora legati al
passato; con questo intendiamo dire che fino ad ora ci siamo
sentiti sicuri nelle nostre certezze, nelle nostre tradizioni; sicuri
nella conoscenza della parola di Gesù, del Vangelo, dei documenti
della Chiesa, ma che invece non abbiamo approfondito; sicuri
nell’essere costanti nella partecipazione all’Eucarestia ed alle
iniziative che la parrocchia propone, nell’orazione abitudinaria e
ripetitiva e non nell’ascolto silenzioso ed arricchente di una
preghiera che si fa vita nei gesti quotidiani e purtroppo anche nel
mettere da parte lo Spirito di Dio, che è l’anima della Chiesa. Tutto
ciò si chiama clericalismo, che vuol dire chiusura, incapacità di
vedere chi sta al di fuori del nostro perimetro; quindi, possedere a
volte una fede che papa Francesco definisce “narcotizzata, tanto da
chiudere gli occhi sulla realtà e girarsi dall’altra parte”. Ed in effetti
anche in questi incontri, fatta eccezione per alcuni, la presenza è
stata costituita dal nostro solito gruppo, cioè dalla maggioranza dei
componenti il Consiglio Pastorale Parrocchiale. Ed ancora ci siamo
chiesti: “In che misura siamo in grado di concretizzare un autentico
dialogo”; “Con quali procedure e metodo siamo in grado di
realizzare un fruttuoso discernimento?”; “Con quali modalità
prendiamo le varie decisioni

IL DIALOGO                                                                          PAGINA 12
SEGUE

                                                                         "PARROCCHIA:
nell’ambito del Consiglio Pastorale Parrocchiale?” Siamo
perfettamente coscienti che è difficile, ma non impossibile

                                                                           CAREZZA
recuperare il tempo perduto, acquisendo una nuova capacità di
discernimento della realtà che è cambiata e che sempre
cambierà, mentre la fede rimarrà, della capacità di accoglienza
dell’altro e non solo di chi ci è vicino, prossimo. Possiamo
cambiare, convertirci, perché abbiamo veramente bisogno di una              DI DIO
                                                                            PER LE
radicale conversione. Allora iniziamo in famiglia, nei nostri
gruppi, nel mondo del lavoro, nella vita di tutti giorni, al

                                                                           PERSONE"
supermercato, per la strada… ad intraprendere uno stile di vita
che si basi sull’accoglienza, che è ascolto, fatto con il cuore, che
quindi accetta il dialogo, la diversità di opinioni, di fedi, di idee,
di culture, nella ricerca di ciò che ci può unire e non dividere. In
effetti alcuni di noi hanno detto di essersi riavvicinati alla chiesa
ed alla fede, grazie ad un incontro con persone che hanno fatto
conoscere loro Cristo con semplicità e sincerità e con una seria
testimonianza. Ed è per questo che, se vogliamo che anche
l’attuale esperienza sinodale possa estendersi al contributo di chi
è meno vicino alla Chiesa, è necessario intraprendere la strada
della chiamata diretta, fatta con delicatezza: “Abbiamo bisogno
del tuo aiuto!” ed allora sarà molto bello poter ascoltare la voce
di chi ha da indicarci e farci capire meglio le criticità che ci
limitano nel nostro comportamento o che ci impediscono di
saperci accostare a tutti, oppure di come dobbiamo agire nel
programmare le varie iniziative. Chi non crede o non frequenta
la chiesa deve per forza capire che ha davanti a sé persone che
si vogliono bene, che si comportano bene, che non sparlano o
fanno chiacchiericci e soprattutto non giudicano, ma che hanno
la gioia interiore che non è soltanto fatta di sorrisi offerti, ma di
disponibilità concreta. Discernere. Cosa dunque si deve fare per
un valido discernimento che provenga dallo Spirito: analisi,
preghiera ed ascolto interiore, azione. Se devo decidere
nell’ambito dell’azione pastorale devo capire quali sono gli
obiettivi da raggiungere, quale metodo migliore da adottare,
quali persone o gruppi coinvolgere o che possono aiutarci, ecc.;
poi prego, ascolto, valuto, infine scelgo nella consapevolezza che
se mi affido allo Spirito, posso anche sbagliare o addirittura
fallire, ma ho lavorato con prudenza e non con istinto e
comunque ho cercato sempre il dialogo, l’ascolto ed il confronto
e quindi la collaborazione e l’aiuto di tutti. Il C.P.P: anima della

 IL DIALOGO                                                                     PAGINA 13
SEGUE

                                                                      "PARROCCHIA:
della parrocchia. L’esperienza ormai lunga del Consiglio
Pastorale Parrocchiale è stata molto importante ed ha permesso
di trovare tra noi unione e collaborazione, anche se non con tutti
e forse anche a causa nostra; ma ancora c’è tanto da crescere
nell’unità cristianamente intesa, che è non uniformità di idee e di     CAREZZA
                                                                         DI DIO
opinioni, ma serena collaborazione, ascolto. Il Consiglio infatti
dovrebbe essere il luogo privilegiato dove far maturare la

                                                                         PER LE
responsabilità e la partecipazione attiva dei laici; su questa
strada c'è da camminare, si sente con urgenza il bisogno di una

                                                                        PERSONE"
formazione in tale direzione. Riportiamo infine, in sintesi alcune
proposte concrete per il nostro camminare insieme. Come già
detto, prima di tutto è necessario essere accoglienti, aperti.
Quando ci sono iniziative parrocchiali e diocesane devono
essere informati tutti i fedeli utilizzando tutti i canali che la
moderna tecnologia ci offre. Se la pandemia ancora in atto ce lo
permetterà, sarebbe bello ritornare ad una celebrazione
eucaristica domenicale unica al mattino, come segno di unità e
comunione. È ormai palese che la popolazione è cambiata negli
anni e non sempre siamo riusciti ad intercettare i nuovi arrivati.
Importante sarebbe anche cercare di avere un maggior dialogo
con le persone di altra religione. Per esempio nella scuola, quindi
fra i bambini, o fra coloro che chiedono assistenza alla Caritas.
La Parrocchia dovrebbe essere la carezza di Dio per le persone
che vivono in un determinato territorio.
Se siamo aperti agli altri e al cambiamento, siamo anche più
capaci di individuare percorsi profetici o nuovi percorsi suggeriti
dallo Spirito.

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IL DIALOGO   PAGINA 15
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                                             Grazie a tutti per il
TUTTI COLORO CHE VOGLI ONO PARTECIPARE AL   prezioso contributo.
"DIALOGO" SONO BENE ACCETTI.

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