IL DIALOGO - Parrocchia di Castelfranco di Sopra
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VI EDIZIONE • MAGGIO 2022 IL DIALOGO Notizie della Parrocchia di San Tommaso apostolo Periodico SAN FILIPPO IL SANTO DELLA GIOIA In questo DON DOMENICO MARI A GRANDI numero: Il 2022 per la nostra parrocchia è un anno particolare, non solo SPECIALE perché è l’anno della ripartenza, in cui ci sono nuovamente consentite le possibilità di organizzare tante attività, incontri, momenti di convivialità, ma anche perché è un "Anno Filippino", SAN FILIPPO in cui si festeggia il quarto centenario della canonizzazione di San Filippo Neri. Dal 12 marzo 2022 fino al 12 marzo 2023 sono in - programma varie iniziative per ricordare San Filippo Neri, per meditare e cercare di comprendere la novità che il Santo ha rappresentato per la Chiesa. SINODO Sarà dunque un anno di approfondimento della figura di San Filippo, per riscoprire, grazie anche all’aiuto di alcuni esperti, in PARROCCHIALE primo luogo da dove scaturiva la sua gioia, che emanava dal suo atteggiamento, dal suo modo di vivere e cercare di assimilare il suo messaggio di gioia e poi per assorbire da lui la bellezza di Dio. Ci sta a cuore sottolineare che vogliamo percorrere questo cammino di riscoperta del Santo tutti insieme, come comunità, perché i festeggiamenti non sono rivolti esclusivamente alla HANNO COLLABORATO parrocchia, ma interessano tutti, poiché San Filippo è il patrono DOMENICO GRANDI del Comune di Castelfranco Piandiscò. STEFANO STAGNO Un grande abbraccio a tutti, con l’augurio che questo Anno riesca ANTONELLA GRASSI a trasmettere in ciascuno di noi lo stesso ardore che emanava dal FRANCO GI UNTI grande cuore del nostro Patrono. SILVIA MALDURI GIOVANNI MARTELLINI IL DIALOGO PAGINA 1
SAN FILIPPO NERI -VISTO DA VICINO STEFANO STAGNO Castelfranco ascrive a suo vanto e gloria l’essere il luogo ove la famiglia Neri (accorciativo di Ranieri), che in antichi documenti è detta “Neri da Castello Franco”, si formò nei primi decenni del sec. "PROFONDO LEGAME TRA IL XIV dopo la costruzione della “terra Nuova” fiorentina. Benché trasferitasi a Firenze, la famiglia conservò in paese i propri SANTO E LA possessi fra i quali si ricordano i poderi di “Porta Buia” e di Botriolo e le abitazioni ubicate oggi in via Cavour (angolo piazza) e quella in SUA TERRA DI via Roma (angolo via IV Novembre) riconoscibili dalle lapidi storiche sulle facciate. Il 21 luglio 1515 da Francesco Neri e Lucrezia Soldi nasce Filippo, a ORIGINE" Firenze nel borgo di S. Pier Gattolino sulla via Romana, il giorno seguente il bambino viene battezzato in San Giovanni e così registrato: “Filippo R[omo]lo di ser Francesco di Filippo da Castello franco” La famiglia si recava, normalmente, in estate, in “campagna” dove il ragazzo trascorreva in maniera spensierata i periodi della sua infanzia. D’indole “burlevole e vivacissimo”, Filippo, facendosi forte del suo nome (amico dei cavalli … ma non dei ciuchi!) ad otto anni, “arrivato il contadino in Castelfranco con un asino carico di frutta, balzò sull’animale e dopo pochi passi precipitò con tutta la cavalcatura giù per la cantina. Con terrore i parenti, accorsi, videro che il bambino era completamente coperto dall’asino … ma subito dopo egli si rialzò illeso e sorridente”. Si narra anche in un manoscritto del 1779 che Filippo servisse la messa come chierichetto nella chiesa di san Pietro in piazza e, come sicuramente ci piace immaginare, giocasse “al calcio” per le strade del paese. Nel 1532 Filippo lasciò Firenze, inviato dal padre a San Germano (oggi Cassino) a far fortuna presso un ricco parente, mercante di stoffe, che gli offriva considerevoli possibilità. Frequentò il monastero di Monte Cassino e trascorse “lunghi silenzi di ascolto” a Gaeta all’interno della “Montagna spaccata”. Nel 1535 decise di trasferirsi a Roma. Si mantenne facendo il precettore-educatore dei figli di Galeotto del Caccia capo della dogana: Michele diventerà prete secolare e Ippolito monaco cistercense. Lasciati gli studi di filosofia e i corsi di teologia, inizierà ad impegnarsi per arginare, da laico impegnato, i bisogni sociali ed educativi di una città sconquassata e scalcinata. Pur mantenendo una sincera amicizia con S. Ignazio di Loyola, non accettò di entrare nella Compagnia dei Gesuiti, ma si iscrisse alla “Confraternita degli Spirituali” IL DIALOGO PAGINA 2
SEGUE operanti a S. Girolamo della Carità e diretti da mons. "PROFONDO Cacciaguerra e da Persiano Rosa, suo confessore, e alla “Compagnia di S. Giacomo” in Augusta che operava nel solco dell’antica società del Divino Amore per l’assistenza degli ammalati di quell’ospedale, già detto “degli incurabili”. Nel 1544, alla vigilia della Pentecoste, nelle catacombe di San LEGAME TRA IL SANTO E LA Sebastiano, Filippo visse una profonda esperienza mistica. Lo Spirito Santo in forma di fiamma gli entra per la bocca nel petto, SUA TERRA DI lasciando tracce anche fisiche rompendogli due costole per le palpitazioni del cuore. ORIGINE" Nel 1548, in collaborazione con Persiano Rosa, istituisce la “Confraternita della SS. Trinità dei Pellegrini e dei Convalescenti” che, durante l’Anno Santo del 1550, riesce a rifocillare circa 500 pellegrini al giorno che si recano a Roma per lucrare il Giubileo. Dopo un profondo discernimento spirituale e un continuo dialogo con il suo confessore, il 23 maggio 1551 Filippo venne ordinato sacerdote. Lasciò la casa del Caccia ed entrò nel gruppo di S. Girolamo, con sede nel convento dei Minori. Iniziano gli incontri di meditazione e preghiera, prima nella sua camera e poi, per il numero elevato dei partecipanti, ”inventa una nuova formula di gruppo”: l’Oratorio. L’innovativa “catechesi esistenziale esperienziale” verrà contestata e vietata. Gli sarà proibito anche la visita alle “Sette Chiese”, pio esercizio che egli cercava di proporre anche ai giovani per una alternativa all’eccesso delle “carnevalate”. Nel 1564 Filippo divenne rettore della chiesa di S. Girolamo dei Fiorentini e l’anno seguente dettò le prime Regole per i suoi discepoli. Nel 1575 Gregorio XII riconobbe la comunità della “Congregazione di preti e chierici secolari” di vita comune chiamata “Oratorio” e le assegnò la chiesa di S. Maria in Vallicella che venne ricostruita e verrà chiamata “Chiesa nuova”. Propose e testimoniò una vita cristiana e umana brillante e dinamica, protetta dall’amore di Dio. L’ardente desiderio di riconciliare le anime a Cristo lo renderà instancabile nel passare molte ore a confessare. Aveva un’abilità speciale nell’indurre artisti, politici ed ecclesiastici a mettere i loro “talenti” a servizio della musica, della storia e del bene comune. Accogliente con gli stranieri si prodigava per la loro integrazione. IL DIALOGO PAGINA 3
SEGUE Morì serenamente, in atto di implorare la benedizione di Dio sui "PROFONDO discepoli e continuatori dell’opera sua, all’alba del 26 maggio 1595. Venne subito aperto il processo di canonizzazione e il 12 marzo 1622 fu ufficialmente riconosciuta la sua santità. Roma lo venera come suo protettore principale e il 26 maggio di ogni anno l’amministrazione capitolina offre un calice votivo che LEGAME TRA IL SANTO E LA viene depositato sul suo altare alla Vallicella. Appena avuta notizia della canonizzazione di san Filippo Neri, il SUA TERRA DI popolo di Castelfranco provvide subito, in quello stesso anno, a ufficializzare una festa in suo onore. Si decise di edificare anche ORIGINE" un oratorio nella via Maestra il quale venne terminato nel 1631 ad una navata. Nel 1635 fu istituita una congregazione di 50 sacerdoti, poi diventata centuria in seguito alle molte adesioni anche da parte di “uomini laici di buona e virtuosa vita”. Le celebrazioni religiose raggiunsero toni solenni e non si trascurò neppure l’aspetto ricreativo tanto caro a San Filippo: il 26 maggio si cominciò a correre il Palio poi ripetuto anche durante le tradizionali feste del Perdono. Constatato l’aumento devozionale e la ristrettezza dell’oratorio, nel 1666 furono aggiunte le navate laterali. Nel 1642 il podestà Ardimanno Guiducci fece dipingere l’immagine del Santo in più parti del palazzo comunale e nella nicchia della facciata che dà sulla piazza. Si ha anche memoria di un gonfalone comunale con le immagini di san Pietro e san Filippo, purtroppo andato perduto. Nella società agricola il “flagello temporale”, oltre alla siccità, è la grandine. “E queste pure furono da S. Filippo Neri tenute lontano da qui … e tanto è stabilita nel popolo la speranza e la sicurezza di esserne liberati, che non prima appariscano nell’aria i segni” della tempesta si corre a suonare le campane dell’oratorio, purtroppo oggi silenziose (si auspica un urgente consolidamento statico del campanile a vela). Per storicizzare questo profondo legame tra il Santo e la sua “terra di origine”, la terza domenica di maggio si iniziò a svolgere la processione della “Festa della Grandine” alla quale presero a partecipare anche le Compagnie della zona. Recependo un atto deliberatorio del 1710, nel 1991 con l’approvazione dello Statuto Comunale di Castelfranco di Sopra si volle riaffermare “il legame profondo tra San Filippo Neri e la nostra comunità”. IL DIALOGO PAGINA 4
SEGUE Dopo l’istituzione del Comune Unico, il 9 luglio del 2014 “Pippo "PROFONDO Buono” è stato “proclamato” protettore del nostro territorio comunale. Nell’arco degli anni la pietà popolare ha fatto erigere edicole votive in alcuni luoghi dove, per intercessione del santo, la “peste si era fermata”. Il più caratteristico è quello situato in località LEGAME TRA IL SANTO E LA Ponte Vecchio al bivio per la vecchia strade dei Poggi: “salutato da tutti gli automobilisti di passaggio con un segno di croce”. SUA TERRA DI Nel 2015, per iniziativa dell’allora parroco don Giancarlo Brilli, è stato edificato al Moro Bianco un significativo simulacro dedicato ORIGINE" a San Filippo. Nel 2021 grazie alla sensibilità dei “Boys Scout Adulti” è stato ricostruito il “Madonnino di San Filippo” sulla via della Costa servendosi della manovalanza gratuita delle ditte “Salvatore Basile, Roberto Ugolini e Giuseppe Pozzuto”. Nella ricorrenza del 400° della sua canonizzazione, dal 12 marzo per un anno intero la parrocchia, l’amministrazione comunale, la “Venerabile Centuria di san Filippo Neri” e l’Azione Cattolica di Castelfranco, a lui intitolata, hanno dato vita a una serie di manifestazioni e “percorsi”: ambientali, artistici, storici e di fede per approfondire la storia, la vita e i miracoli del “Santo della Gioia”. IL DIALOGO PAGINA 5
METTERE I FIORI A SAN FILIPPO ANTONELLA GRASSI Non è il titolo di un libro di successo e neanche un promemoria su un post.it: è semplicemente il mio modo, anche se può apparire un po’ sbrigativo, di esprimere e riassumere in un breve enunciato il "SAN FILIPPO UNO DI NOI" mio singolare rapporto con il nostro grande santo Filippo Neri. Questa figura ha, da sempre, fatto parte della mia famiglia, è sempre stato una presenza costante nella vita della famiglia Grassi, a cominciare dal fatto che abbiamo abitato per tantissimi anni a 20 metri dalla chiesa a lui dedicata. Io, bambina, vedevo babbo Carlo esprimere la sua devozione a questo santo in mille maniere: ha raccolto per tutta la vita immagini sacre di Filippo, soprattutto quelle più antiche, medagliette, quadri, statuette, libri; in ogni angolo della casa eravamo sempre seguiti dallo sguardo benedicente di S. Filippo. Addirittura babbo, insieme al povero Elio Fucito avevano costruito degli stampi di gomma per creare dei piccoli busti di gesso raffiguranti il nostro amico! Ed è così che siamo cresciuti io e mio fratello Stefano. Ci siamo divertiti all’infinito a giocare sugli scalini della chiesa e sulla piazzetta oggi dedicata proprio al nostro santo. E quanto ci siamo divertiti quando babbo faceva gli stonfi durante la processione al tabernacolo in fondo alla discesa. Insomma, potrei dire che ci siamo cresciuti insieme, con S. Filippo! E’ stato apparentemente un metodo semplice per trasmetterci la devozione, ma senza dubbio molto efficace e veritiero, perché da bambino non hai bisogno di panegirici o agiografie, ma semplicemente dell’esempio, del racconto, della via da seguire. E in questo la mia famiglia è stata veramente esemplare, a cominciare da nonna Gina e poi mamma Lia. Un grande riconoscimento va dato anche ad un’altra persona speciale che a Castelfranco ha fatto tanto per trasmettere a tutti l’amore per S. Filippo Neri, e cioè Teresa Guarnacci, per decenni custode della chiesa. Lei ci faceva gustare la presenza del santo, ci faceva sentire a casa nostra in quella chiesa. Personalmente ricordo che, quando frequentavo l’università e dovevo preparare gli esami nella calura estiva, Teresa mi invitava a studiare nella sacrestia di S. Filippo perché lì c’era molto fresco e poi perché c’era “lui” che mi avrebbe sostenuto nello studio. Quanti pomeriggi ci ho passato! E poi nel 1995 mi ci sono voluta sposare in questa chiesa! La mia famiglia deve molto all’intercessione di S. Filippo, in molte circostanze, a cominciare dalla malattia e la guarigione di mamma, IL DIALOGO PAGINA 6
SEGUE fino a quando babbo investì mio fratello Stefano con lo "SAN FILIPPO scuolabus: S. Filippo sempre presente! Ma il bello doveva ancora venire, perché alla morte di Teresa, babbo Carlo le subentrò nella custodia della chiesa e iniziò lui a pensare a tutto, alle pulizie, alla chiusura e apertura, alla sistemazione delle tovaglie e dei fiori. E tutti i sabati mattina, specialmente in aprile e maggio, lui UNO DI NOI" faceva il giro dei giardini per raccogliere i fiori che le persone offrivano per la chiesa mentre negli altri mesi i fiori si compravano. E tutti i sabati, babbo veniva a cercarmi e mi diceva: “Vieni te a mettere i fiori a S. Filippo, a te ti riesce meglio!”. E così anche io iniziai a frequentare molto spesso la chiesa di S. Filippo per questo servizio. E così è stato per tanti anni, fino a che babbo Carlo nel 2011 ci ha lasciati. A quel punto don Giancarlo Brilli mi chiamò e mi propose di continuare l’opera di custodia della chiesa, come faceva il mio babbo: questo fu per me, oltre che una dimostrazione di fiducia, un modo per continuare il cammino iniziato dal mio babbo e per continuare a stargli vicino: io la chiamo l’eredità lasciatami da Carlino! E ancora oggi, a distanza di 11 anni continuo a svolgere questo servizio, cioè aprire e chiudere tutti giorni la chiesa, sistemazione biancheria, pulizie e “Mettere i fiori a S. Filippo”. Il mio legame con S. Filippo è questo: non spiritualità da illustri teologi, ma una presenza continua nella mia vita, tutti i giorni, un amico vicino, un fratello, un babbo buono che mi accompagna tutti i giorni nel cammino della mia vita. Come del resto ci ha insegnato S. Filippo stesso, con semplicità, gioia, allegria. E oggi quando mi trovo sola in chiesa, appunto a mettere i fiori, mi sento bene, sono felice, perché so che sono in buona compagnia: Pippo buono, don Sergio, babbo Carlo, sono tutti qui, con me in questa chiesa! Vorrei che questa mia testimonianza servisse per far capire come poi non sia difficile trasmettere ai nostri ragazzi la devozione per S. Filippo S. Filippo, uno di noi. IL DIALOGO PAGINA 7
INIZIATO IL QUATTROCENTESIMO ANNIVERSARIO CANONIZZAZIONE SAN FILIPPO NERI FRANCO GIUNTI "I SANTI CI Due celebrazioni eucaristiche, nella chiesa parrocchiale di San Tommaso a Castelfranco di Sopra, hanno aperto, sabato 12 marzo ACCOMPAGNANO l’anno giubilare per il quarto centenario della canonizzazione di San Filippo Neri (1622 – 2022) che si concluderà il 12 marzo 2023. Come è noto il “Santo della gioia” da ragazzo veniva a passare il periodo estivo nella casa paterna di Castelfranco di Sopra, giocando con i NEL CAMMINO suoi coetanei e da sempre è conosciuto e amato dai castelfranchesi tanto da costruire una chiesa in suo onore (1631) ed essere eletto CRISTIANO" all’ unanimità del Consiglio Comunale protettore (1710) e patrono (2014) del Comune Castelfranco Piandiscò. La S .Messa prefestiva delle ore 16,00 è stata presieduta dal Vescovo mons. Mario Meini che all’omelia ha sottolineato quanto sia bello e importante il Comune consideri San Filippo concittadino oltre ad averlo voluto come suo patrono particolare e la comunità conservi viva nel tempo la sua memoria. Questa ricorrenza, ha detto, sarà per Castelfranco occasione per una serie di varie iniziative ambientali, storiche, artistiche e soprattutto di fede. I Santi vengono proposti come modello a tutti i fedeli e agli uomini di buona volontà non tanto per quanto hanno fatto o detto, ma per essersi messi in ascolto e a disposizione di Dio accettando, nella fede, che fosse Lui a dirigere, attraverso l'opera dello Spirito Santo, la loro vita. Noi veneriamo la memoria dei Santi non solo per l’esempio che ci danno, ma ancor più per potenziare nello Spirito e nell’esercizio della carità fraterna l’unità di tutta la chiesa. Come infatti la comunione fra noi pellegrini su questa terra ci avvicina a Cristo, così la solidarietà con i Santi ci congiunge a lui, fonte unica da cui promana la grazia e la vita del popolo di Dio. La venerazione dei Santi fa parte della grande tradizione cattolica espressa nella liturgia e nel senso di fede del popolo cristiano e la loro intercessione rende autentica e non formale la stessa venerazione. I Santi hanno il compito di accompagnarci nel cammino cristiano che essi hanno già compiuto, insegnandoci, con la parola e la preghiera, a fare la volontà di Dio. Oggi preghiamo San Filippo perché interceda per noi, per Castelfranco Piandiscò, per la pace in Ucraina e in tutto il mondo. IL DIALOGO PAGINA 8
SEGUE "I SANTI L’ anniversario della canonizzazione di San Filippo Neri si è concluso alle ore 21,30 con la S. Messa presieduta da padre Rosario Landrini, dell’ Ordine dei Filippini di Firenze e CI concelebrata con il confratello padre Carlo, il parroco di Castelfranco Piandiscò don Domenico Maria Grandi e il parroco ACCOMPAGNANO di San Michele padre Antonio Miranda. Padre Rosario Landrini, dopo la Celebrazione NEL Eucaristica e prima di fare ritorno a Firenze, ha ricordato che la storia e il racconto delle origini di San Filippo Neri insieme a tanta tradizione e aneddoti, ci portano a Castelfranco. Si sa che la famiglia proveniva certamente da qui e che, quasi sicuramente, Filippo vi ha trascorso del tempo. CAMMINO CRISTIANO" Non si spiegano altrimenti i molti riferimenti del Santo in diversi segni devozionali che si trovano nel territorio di Castelfranco. Celebrare il quarto centenario della canonizzazione diventa obbligatorio ritornare alle origini e soprattutto all’ambiente familiare e sociale dove è fiorita la Santità di Filippo. Nell’amore e nella tenerezza familiare come pure nel senso di appartenenza di un luogo dove la vita ha assaporato il suo sereno e gioioso svilupparsi, non possiamo che trovare i primi segni di una grande santità che dopo, quattrocento anni, siamo ancora qui a ricordare. Castelfranco - ha concluso Padre Rosario - si inorgoglisca di così grande santità che rende santo anche il piccolo luogo delle origini. Potremmo dire che non possiamo parlare della santità di Filippo Neri senza pensare al luogo semplice e gioioso dove questo grande santo è cresciuto, respirando, nella fede ricevuta e condivisa, la bellezza di appartenere a Cristo, fonte di ogni santità. IL DIALOGO PAGINA 9
L’ANNUNCIAZIONE DI SIMONE PIGNONI NELLA CHIESA DI SAN FILIPPO NERI A CASTELFRANCO DI SOPRA SILVIA MALDURI "PREGEVOLE Nella chiesa di San Filippo Neri a Castelfranco sarà riportato nella sua collocazione originaria il quadro raffigurante l’Annunciazione OPERA SARA' RIPORTATA che Simone Pignoni, uno dei più importanti pittori del Seicento fiorentino, eseguì, intorno alla metà del secolo, per l’altare NELLA CHIESA omonimo qui eretto dalla nobildonna Maria Francesca Mazzatorti. La pregevolissima opera, attestata negli antichi inventari della DI chiesa, è rimasta a tale altare fino al 1973, anno in cui la Sovrintendenza ai beni culturali di Arezzo la ritirò per restaurarla. Purtroppo a causa di un equivoco sulla sua provenienza, una volta compiuto il restauro, venne consegnata alla pieve di Sant’Eleuterio a Salutio, nel comune di Castel Focognano in diocesi aretina. SAN FILIPPO" Il dipinto, per i suoi caratteri, stilistici si colloca nella fase più alta della carriera del pittore, caratterizzata da un uso sapiente del colore e della luce, grazie al quale bagliori improvvisi accendono i particolari dei corpi e delle vesti, mentre gli incarnati risplendono sul fondo scuro della tela. Le figure, delineate con grazia e raffinata bellezza, hanno un’intensa carica espressiva e dimostrano la grande capacità di introspezione psicologica del Pignoni, abilissimo a rendere in modo vivido ed efficace i sentimenti. In quest’opera il pittore ha ritratto la scena dell’Annunciazione nei primi istanti del suo compiersi; egli ha colto il momento esatto in cui l’Arcangelo Gabriele appare in un fulgore improvviso a Maria, intenta a leggere il libro in ginocchio sul leggio, e descrive la reazione immediata della Vergine, che istintivamente si alza, colta da stupore e spavento. La scena viene così ad illustrare quanto descritto nel versetto evangelico inciso nel cartiglio in pietra posto sulla sommità del timpano dello stesso altare, dove si legge: Turbata est in sermone eius, expavescit Virgo de lumine. L’ambientazione è estremamente essenziale, la prospettiva ravvicinata: tutta l’attenzione si concentra sui due protagonisti posti in primo piano. Gli unici elementi descrittivi sono lo squarcio di luce sul fondo scuro, il prezioso leggio finemente intarsiato su cui poggia il libro, due rose poste ai piedi della Vergine e il giglio sorretto dall’Angelo, fiori simbolo del mistero mariano. Le due figure sono rese con estrema grazia e bellezza nei lineamenti, nelle pose, nelle vesti preziose dai panneggi IL DIALOGO PAGINA 10
SEGUE svolazzanti, smaglianti nei colori ricchi di riflessi: predominano il rosso cangiante, il giallo ocra e l’azzurro lapislazzuli, quella che è la tavolozza di colori caratteristica della sua produzione fra gli anni Quaranta e Cinquanta del secolo. A Castelfranco nell’Oratorio della Compagnia dei Bianchi si conserva un’altra opera di Simone Pignoni, appartenente alla fase successiva del suo percorso artistico: la pala d’altare raffigurante San Pietro e Santa Lucia, che incornicia una sacra immagine più antica, firmata e datata 1675. IL DIALOGO PAGINA 11
RIFLESSIONI SUL “CAMMINO SINODALE” GIOVANNI MARTELLINI Ai tre incontri sul sinodo abbiamo partecipato in circa 25 persone ed abbiamo riflettuto e ci siamo confrontati soprattutto sulle seguenti domande del documento diocesano: "PARROCCHIA: CAREZZA Qual è la nostra capacità di ascolto? Quale la nostra disponibilità a cercare scelte condivise? In che misura la nostra formazione ci DI DIO allontana da uno stile di ascolto? Come la parrocchia può essere una casa accogliente per tutti? PER LE Ci siamo chiesti per quali motivi in una parrocchia come la nostra, attiva, vivace, dove non mancano momenti di aggregazione, collaborazione di tanti in occasione delle numerose iniziative PERSONE" (processioni, presepe vivente, carnevale, cene paesane, ecc), dove vengono programmati numerosi momenti di preghiera, di riflessione e dove persiste positivamente una tradizione di pietà popolare, la pratica religiosa, la messa domenicale vedono assottigliarsi la presenza degli adulti e dove i ragazzi, eccetto alcuni periodi che precedono i sacramenti della prima Comunione o della Confermazione, diminuiscono sempre di più. Crediamo dunque che la nostra storia di cristiani impegnati in qualsiasi attività in Parrocchia ed il nostro credo siano ancorati purtroppo ad un modo di vivere e vedere la fede ancora legati al passato; con questo intendiamo dire che fino ad ora ci siamo sentiti sicuri nelle nostre certezze, nelle nostre tradizioni; sicuri nella conoscenza della parola di Gesù, del Vangelo, dei documenti della Chiesa, ma che invece non abbiamo approfondito; sicuri nell’essere costanti nella partecipazione all’Eucarestia ed alle iniziative che la parrocchia propone, nell’orazione abitudinaria e ripetitiva e non nell’ascolto silenzioso ed arricchente di una preghiera che si fa vita nei gesti quotidiani e purtroppo anche nel mettere da parte lo Spirito di Dio, che è l’anima della Chiesa. Tutto ciò si chiama clericalismo, che vuol dire chiusura, incapacità di vedere chi sta al di fuori del nostro perimetro; quindi, possedere a volte una fede che papa Francesco definisce “narcotizzata, tanto da chiudere gli occhi sulla realtà e girarsi dall’altra parte”. Ed in effetti anche in questi incontri, fatta eccezione per alcuni, la presenza è stata costituita dal nostro solito gruppo, cioè dalla maggioranza dei componenti il Consiglio Pastorale Parrocchiale. Ed ancora ci siamo chiesti: “In che misura siamo in grado di concretizzare un autentico dialogo”; “Con quali procedure e metodo siamo in grado di realizzare un fruttuoso discernimento?”; “Con quali modalità prendiamo le varie decisioni IL DIALOGO PAGINA 12
SEGUE "PARROCCHIA: nell’ambito del Consiglio Pastorale Parrocchiale?” Siamo perfettamente coscienti che è difficile, ma non impossibile CAREZZA recuperare il tempo perduto, acquisendo una nuova capacità di discernimento della realtà che è cambiata e che sempre cambierà, mentre la fede rimarrà, della capacità di accoglienza dell’altro e non solo di chi ci è vicino, prossimo. Possiamo cambiare, convertirci, perché abbiamo veramente bisogno di una DI DIO PER LE radicale conversione. Allora iniziamo in famiglia, nei nostri gruppi, nel mondo del lavoro, nella vita di tutti giorni, al PERSONE" supermercato, per la strada… ad intraprendere uno stile di vita che si basi sull’accoglienza, che è ascolto, fatto con il cuore, che quindi accetta il dialogo, la diversità di opinioni, di fedi, di idee, di culture, nella ricerca di ciò che ci può unire e non dividere. In effetti alcuni di noi hanno detto di essersi riavvicinati alla chiesa ed alla fede, grazie ad un incontro con persone che hanno fatto conoscere loro Cristo con semplicità e sincerità e con una seria testimonianza. Ed è per questo che, se vogliamo che anche l’attuale esperienza sinodale possa estendersi al contributo di chi è meno vicino alla Chiesa, è necessario intraprendere la strada della chiamata diretta, fatta con delicatezza: “Abbiamo bisogno del tuo aiuto!” ed allora sarà molto bello poter ascoltare la voce di chi ha da indicarci e farci capire meglio le criticità che ci limitano nel nostro comportamento o che ci impediscono di saperci accostare a tutti, oppure di come dobbiamo agire nel programmare le varie iniziative. Chi non crede o non frequenta la chiesa deve per forza capire che ha davanti a sé persone che si vogliono bene, che si comportano bene, che non sparlano o fanno chiacchiericci e soprattutto non giudicano, ma che hanno la gioia interiore che non è soltanto fatta di sorrisi offerti, ma di disponibilità concreta. Discernere. Cosa dunque si deve fare per un valido discernimento che provenga dallo Spirito: analisi, preghiera ed ascolto interiore, azione. Se devo decidere nell’ambito dell’azione pastorale devo capire quali sono gli obiettivi da raggiungere, quale metodo migliore da adottare, quali persone o gruppi coinvolgere o che possono aiutarci, ecc.; poi prego, ascolto, valuto, infine scelgo nella consapevolezza che se mi affido allo Spirito, posso anche sbagliare o addirittura fallire, ma ho lavorato con prudenza e non con istinto e comunque ho cercato sempre il dialogo, l’ascolto ed il confronto e quindi la collaborazione e l’aiuto di tutti. Il C.P.P: anima della IL DIALOGO PAGINA 13
SEGUE "PARROCCHIA: della parrocchia. L’esperienza ormai lunga del Consiglio Pastorale Parrocchiale è stata molto importante ed ha permesso di trovare tra noi unione e collaborazione, anche se non con tutti e forse anche a causa nostra; ma ancora c’è tanto da crescere nell’unità cristianamente intesa, che è non uniformità di idee e di CAREZZA DI DIO opinioni, ma serena collaborazione, ascolto. Il Consiglio infatti dovrebbe essere il luogo privilegiato dove far maturare la PER LE responsabilità e la partecipazione attiva dei laici; su questa strada c'è da camminare, si sente con urgenza il bisogno di una PERSONE" formazione in tale direzione. Riportiamo infine, in sintesi alcune proposte concrete per il nostro camminare insieme. Come già detto, prima di tutto è necessario essere accoglienti, aperti. Quando ci sono iniziative parrocchiali e diocesane devono essere informati tutti i fedeli utilizzando tutti i canali che la moderna tecnologia ci offre. Se la pandemia ancora in atto ce lo permetterà, sarebbe bello ritornare ad una celebrazione eucaristica domenicale unica al mattino, come segno di unità e comunione. È ormai palese che la popolazione è cambiata negli anni e non sempre siamo riusciti ad intercettare i nuovi arrivati. Importante sarebbe anche cercare di avere un maggior dialogo con le persone di altra religione. Per esempio nella scuola, quindi fra i bambini, o fra coloro che chiedono assistenza alla Caritas. La Parrocchia dovrebbe essere la carezza di Dio per le persone che vivono in un determinato territorio. Se siamo aperti agli altri e al cambiamento, siamo anche più capaci di individuare percorsi profetici o nuovi percorsi suggeriti dallo Spirito. IL DIALOGO PAGINA 14
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Per informazioni Tel. 055 9149003 INDIRIZZ0 MAIL Parrocchias.tommaso@gmail.com Grazie a tutti per il TUTTI COLORO CHE VOGLI ONO PARTECIPARE AL prezioso contributo. "DIALOGO" SONO BENE ACCETTI. IL DIALOGO PAGI NA 16
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