Lo stabilimento siderurgico ILVA di Taranto - Corso di Produzione di merci e innovazione a.a. 2012-2013
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Corso di Produzione di merci e innovazione a.a. 2012-2013 Lo stabilimento siderurgico ILVA di Taranto
• Lo stabilimento siderurgico ILVA di Taranto é il più grande in Europa e tra i più grandi nel mondo e si colloca in una posizione di assoluta centralità nel sistema di produzione ILVA. • Esso, oltre ai prodotti siderurgici finiti destinati al mercato sia nazionale che internazionale, alimenta il sistema produttivo aziendale e, per il tramite di questo, ampi settori dell’intera industria metalmeccanica nazionale (auto, elettrodomestici, tubi, cantieristica, ecc.). • Lo stabilimento presenta caratteristiche tali per cui, sin dalla sua acquisizione da parte del Gruppo Riva, si è posto come obiettivo il suo consolidamento. • Esso rappresenta, pertanto, una risorsa strategica non solo per il Gruppo Riva, ma anche un’importante realtà per l’economia regionale e nazionale.
• I punti di forza che hanno fatto nascere a Taranto un polo siderurgico di specifica rilevanza nel panorama mondiale possono essere così sintetizzati: • - la posizione costiera, che permette lo sviluppo di appropriate strutture industriali e logistiche per l’approvvigionamento delle materie prime. Lo stabilimento dispone di pontili in concessione in autonomia funzionale ove attraccano circa 1300 navi l’anno che forniscono intorno ai 20 milioni di tonnellate all’anno di materie prime e prelevano l’85% dei prodotti finiti generati dagli impianti di produzione; • - la capacità di alimentare i mercati di consumo: – nazionale (in maniera principale); – mediterraneo; – europeo; – mondiale con efficacia e flessibilità. • - la disponibilità di risorse umane qualificate derivante da una tradizione produttiva pluridecennale nel settore; • - la flessibilità di aree e risorse per la riqualificazione di infrastrutture ed impianti adeguate all'evoluzione del mercato.
• Storia • Lo Stabilimento ILVA di Taranto è nato all’inizio degli anni 1960 come Quarto Centro Siderurgico (con quelli di Conegliano, Piombino e Bagnoli) nell’ambito della strategia di crescita delle Partecipazioni Statali. • Il progetto complessivo di rafforzamento della presenza diretta dello Stato nell’industria perseguiva il duplice scopo di dotare le imprese italiane - che in quegli anni avevano avviato il percorso di un rapido sviluppo, trainato dal settore automobilistico e dei beni durevoli di massa - di una fonte di approvvigionamento di base per l’industria meccanica nazionale e di contribuire a colmare il crescente divario tra il Mezzogiorno e il Nord del Paese. • La capacità produttiva originaria, che al momento dell’avvio del primo altoforno, nell’ottobre 1964, era di 3 milioni di tonnellate all’anno, fu aumentata a 4,5 milioni di tonnellate nel 1970 e a 11,5 milioni di tonnellate nel 1975. L’occupazione massima raggiunta storicamente dallo stabilimento fu di 21.791 unità nel corso del 1980.
• Il 1° maggio 1995 il Gruppo Riva, attualmente il 1° produttore di acciaio in Italia, 3° a livello europeo, acquisì il controllo delle società del Gruppo Ilva e quindi lo stabilimento di Taranto, che in quel momento occupava 11.796 unità. • L’acquisizione fu accompagnata da un programma di ristrutturazione e di rilancio dell’attività produttiva, che fino ad oggi ha impegnato il Gruppo Riva per un totale di 3.843 milioni di euro. • A cominciare dal luglio 1997 l’applicazione della normativa sui rischi derivanti dall'esposizione all’amianto ha comportato il pensionamento complessivo di 7800 unità al dicembre 2005 e un profondo ricambio generazionale del personale, destinato a influire sulle competenze e sulla cultura aziendale. • A fine 2008 il personale in forza nello stabilimento ammontava a 12.859 unità.
• Il territorio • Lo Stabilimento ILVA di Taranto rappresenta il 75% del prodotto interno lordo della Provincia, secondo Banca d'Italia, e il 76% della movimentazione del porto della città, secondo l'Autorità Portuale. Tali dati indicano in modo evidente la sua rilevanza per l’economia e l’occupazione del territorio provinciale e regionale, oltre che per tutto il Paese. • L’Ilva è di proprietà del Gruppo Riva, che conta: - 23.000 dipendenti; - 42 stabilimenti produttivi in 8 paesi nel mondo; - un fatturato di circa 11 miliardi di euro. • Persone e aziende dell’indotto sono una risorsa importante per lo stabilimento siderurgico in quanto, oltre ai dipendenti dell’Ilva, vi lavorano migliaia di dipendenti delle ditte appaltatrici.
L'acciaio • L'acciaio è uno dei materiali più diffusi nel mondo, secondo per tonnellate prodotte solo al cemento. Esso è applicato a molteplici formulazioni, essendo adattabile in funzione della composizione e dei cicli di fabbricazione alle più diverse esigenze degli utilizzatori. • E’ infatti presente in tutti i settori delle attività umane per la sua sorprendente versatilità: - può essere facilmente forgiato per deformazione a caldo e a freddo; lavorato con macchine utensili, assemblato per saldatura o altri processi; - garantisce ottime caratteristiche meccaniche, adattabili a qualsiasi impiego strutturale; - può essere utilizzato per le sue proprietà fisico- chimiche di resistenza alla temperatura, alla corrosione, alle radiazioni, ecc..
• Esso è sostanzialmente una lega a base di ferro con ridotto contenuto di carbonio, a cui si aggiungono altri elementi metallici e non in quantità strettamente controllate per conferirgli particolari proprietà ed ottimizzarne le prestazioni. • Per questo è il materiale di largo consumo più riciclabile in assoluto e, in linea di principio, per un numero praticamente infinito di volte: ogni anno nel mondo oltre il 30% dell’acciaio é prodotto riciclando (rifondendo) i rottami di acciaio. • La produzione dell’acciaio dal minerale viene realizzata in stabilimenti di grande capacità, detti a ciclo integrale. • Inoltre il recupero dell’energia è considerato una componente fondamentale dei processi di produzione. Il ciclo di produzione prevede, infatti, il recupero dei gas di processo che sono utilizzati per alimentare un gran numero di utenze come centrali elettriche, forni di riscaldo, sistemi di preriscaldo aria, etc. In aggiunta, tutti i processi in cui sia prevista una combustione sono dotati di sistemi di ottimizzazione del processo e di recupero del calore.
• Questi impianti sono in genere di rilevanti dimensione e capacità e pertanto richiedono di conseguenza investimenti importanti ed onerosi per la realizzazione e lo sviluppo. • La gestione dei processi è, quindi, complessa sia per la dimensione sia per l’estrema interdipendenza tra le attività richieste dal ciclo produttivo. • L’impiantistica di base per la produzione dell'acciaio liquido e la successiva solidificazione è costituita da cokerie, impianti di agglomerazione per il pre-trattamento dei minerali, altoforni, acciaierie a ossigeno e macchine di colata continua.
• PROCESSO PRODUTTIVO • Area ghisa • Cokeria. La produzione del coke metallurgico per l’Altoforno viene realizzata in batterie di forni a coke, il cui assetto impiantistico è organizzato in batterie. • I carboni fossili di diversa qualità, stoccati selettivamente in cumuli ai parchi primari, sono inviati dopo frantumazione, a mezzo nastri trasportatori, alla fase di preparazione della miscela al mix idoneo al processo di cokefazione. • Questo si svolge in forni a sezione rettangolare che sono riempiti con la miscela di carbone fossile da sottoporre a distillazione secca (in assenza di aria). Il riscaldamento avviene mediante la combustione di gas di cokeria (o di gas di altoforno miscelato con gas di cokeria) nelle camere di combustione parallele, denominate "piedritti", che attraverso la muratura in refrattario trasmettono il calore alla miscela di carboni. Il tempo necessario al trattamento è detto tempo di distillazione.
• Al completamento della fase di cokefazione si ha lo sfornamento del coke (ad una temperatura di circa 1100 °C) dalla cella di distillazione su un carro di spegnimento, movimentato da un locomotore verso la torre di spegnimento ad umido. • Dopo il raffreddamento del coke, il carro di spegnimento scarica il coke sulle cosiddette rampe di evacuazione, dalle quali viene avviato allo stoccaggio in appositi sili, quindi sottoposto al trattamento che consiste essenzialmente in operazioni di vagliatura per ottenere le frazioni granulometriche idonee all’utilizzo in altoforno. La frazione fine é invece utilizzata nel processo di sinterizzazione dei minerali di ferro.
• Durante il processo di distillazione secca del carbone fossile nelle batterie di forni a coke si sviluppa il gas di cokeria grezzo che, previo raffreddamento diretto con acqua, é inviato al sistema di trattamento del gas di cokeria e in seguito utilizzato come combustibile di recupero nelle varie utenze termiche di stabilimento, tra cui anche per lo stesso riscaldo delle batterie di forni a coke. • Dallo stesso si recuperano alcuni derivati, come il catrame e la naftalina che sono in genere avviati alla vendita, e l’ammoniaca da cui si ha la formazione di solfato ammonico venduto come prodotto fertilizzante. • Il refluo finale é sottoposto a un processo di depurazione di tipo biologico a fanghi attivi. Nell’area cokeria, che è suddivisa in tre reparti principali - trattamento fossile e coke (TFC), produzione coke (BAT), trattamento gas di cokeria (SOT) - sono impiegate circa 830 persone.
• Area ghisa • Agglomerato. L'attività consiste nella trasformazione di minerali di ferro con granulometria 0-8 mm in spugna di ferro con granulometria 5-50 mm. • Le lavorazioni si basano su: • preparazione di una miscela di base (omogeneizzato) composta da minerali di ferro, fondenti e ricircoli provenienti dai diversi cicli produttivi dello stabilimento; • granulazione della miscela di base con aggiunta di coke breeze e fondenti correttivi della carica; • accensione superficiale della miscela e sinterizzazione a caldo con apposite macchine; • raffreddamento, stabilizzazione e vagliatura del prodotto; • depurazione dei gas esausti prima della emissione in atmosfera. • Nell'area sono impiegate circa 200 persone.
• Area ghisa. • Altoforno. L'area comprende n°5 altiforni per una capacità produttiva totale di 10Mt di ghisa l'anno, un impianto PCI (Powdered Coal Injection) il quale soddisfa il fabbisogno di fossile polverizzato per iniezione per 4 altiforni ed un impianto di granulazione ghisa. • Nel processo d'altoforno, minerali di ferro ed agenti riducenti (coke e fossile bituminoso PCI) sono trasformati in ghisa, loppa e gas. • La ghisa fusa, ad una temperatura di colaggio di circa 1500°C, viene trasportata successivamente in acciaieria, tramite appositi carri su rotaie, dove avviene la trasformazione in acciaio; la loppa, che rappresenta un prodotto di scarto dell'altoforno, è venduta in genere ai cementifici ed il gas AFO viene immesso nella rete di stabilimento per un autoconsumo e la restante parte recuperata tramite centrali termoelettriche.
• L'altoforno può essere considerato uno scambiatore in controcorrente di calore e massa: • il calore è trasferito dal gas alla carica: questo avviene per immissione di aria calda a ~1200°C attraverso dei complessi vento posizionati nella parte bassa dell'altoforno. Quest'aria all'interno della sacca d'altoforno brucia coke e PCI iniettato attraverso le tubiere producendo CO e calore. • la massa (di ossigeno) è trasferita dalla carica al gas; il gas riducente (CO), attraversando la carica ferrifera, cattura gli atomi di ossigeno degli ossidi di ferro (Fe2O3 e Fe3O4) trasformandosi in CO2 che, insieme alla restante parte di CO, N2 e H2 costituiscono il gas d'altoforno. Gli ossidi di ferro ridotti dal CO in Ferro sono spillati dal foro di colata sottoforma di ghisa. • Il gas sale nel forno mentre la carica scende: la caratteristica di essere un processo in controcorrente lo rende molto efficiente. • La ghisa è composta per circa il 95% di Ferro, la restante parte è principalmente Carbonio (c.a.4,5%). • Gli altri elementi, come silicio, zolfo, fosforo e titanio che rappresentano la restante parte, anche se in piccola quantità, sono un importante requisito qualitativo della ghisa per l'acciaieria. • Nell'area sono impiegate circa 850 persone.
• Area acciaio. • Accieria 1 e Acciaieria 2. Nello Stabilimento ILVA di Taranto sono in funzione due Acciaierie: l'Acciaieria 1 che dispone di 3 convertitori LD e 2 macchine di colata continua, mentre l'Acciaieria 2 è dotata di 3 convertitori LD e 3 macchine di colata continua. Tutti i convertitori dell'acciaieria 1 hanno una capacità di 300t, mentre quelli dell'acciaieria due hanno una capacità di 350t. • La ghisa allo stato fuso prodotta dagli altiforni viene trasportata, a mezzo ferrovia, alle acciaierie per la relativa trasformazione in acciaio. • La ghisa, contenuta nei carri siluro, viene quindi versata nelle siviere e, prima di essere caricata in convertitore, sottoposta ad un processo di desolforazione, per la eliminazione delle impurezze di zolfo contenute nel bagno metallico fuso, la cui presenza è controindicata per la produzione di acciai di qualità. Tale processo avviene mediante l'iniezione nel bagno di ghisa fusa di agenti desolforanti.
• Nel convertitore LD viene in primo luogo caricato il rottame di ferro e la ghisa solida (si parla di carica solida) e successivamente viene versata la ghisa allo stato fuso (si parla di carica liquida) contenuta nelle suddette siviere. Il processo di decarburazione avviene per insufflaggio di ossigeno nel bagno metallico fuso, dando origine principalmente alla seguente reazione: 2C + O2 > 2CO. • Durante tale processo vengono scaricati i fondenti (calce calcarea e calce dolomitica) necessari per la formazione della scoria, utili per la rimozione delle impurezze dall'acciaio e per la difesa dall'usura dei rivestimenti refrattari dei convertitori. • Il CO così prodotto viene, quindi, depurato attraverso un sistema di abbattimento ad umido del tipo venturi e successivamente recuperato per la parte centrale del processo di affinazione quando più alta è la percentuale di CO presente nel gas. Il gas che si sviluppa durante la fase iniziale e la fase finale del processo di affinazione in convertitore, della durata di alcuni minuti, viene invece combusto in torcia. Dopo depurazione il gas di acciaieria é quindi immesso nella rete di distribuzione.
• A fine soffiaggio, l'acciaio formatosi viene spillato dai convertitori e versato nelle siviere acciaio, mentre la scoria è versata in paiole. Tale scoria è periodicamente evacuata dalle paiole e sottoposta a raffreddamento con acqua. La scoria di acciaieria viene quindi sottoposta a trattamento per la separazione della frazione ferrosa dall'inerte al fine di consentirne il riciclo. • L'acciaio allo stato fuso, prima di essere avviato agli impianti di colata continua, può essere sottoposto a trattamenti effettuati direttamente in siviera al fine di migliorarne le caratteristiche qualitative in funzione dei diversi campi di utilizzo. I principali trattamenti che possono essere effettuati sono di: decarburazione, deidrogenazione, denitrurazione, desolforazione e globulizzazione, messa a punto termica e messa a punto analitica del bagno metallico fuso. Una volta raggiunta la qualità desiderata, l'acciaio viene inviato agli impianti di colata continua per la relativa solidificazione e la trasformazione in bramme. La bramma prodotta viene, quindi, sottoposta ad operazione di taglio per ottenere le dimensione volute dai treni nastro o dal treno lamiere. • Nelle due acciaierie sono impiegate circa 2.300 persone.
• Dal 1995 (anno della privatizzazione dell’ILVA) ad oggi lo stabilimento è stato interessato da un impegnativo piano di ammodernamento tecnologico degli impianti, anche per limitare l’impatto ambientale delle attività, rendendo al tempo stesso i processi produttivi più efficienti e sicuri. • A Taranto l’azienda ha concentrato l'80% degli investimenti realizzati in tutti gli stabilimenti del Gruppo Riva, in Italia e all’estero. Dal 1995 alla fine del 2009, sono stati investiti poco più di 4 miliardi di euro, dei quali circa un miliardo (pari al 25 % del totale) per l’ecologia e la tutela dell’ambiente. • Gli investimenti dedicati all’aggiornamento tecnologico degli impianti hanno interessato tutte le aree dello stabilimento, mentre gli investimenti dedicati al miglioramento dell’impatto ambientale hanno riguardato soprattutto le aree primarie (le aree di produzione ghisa e acciaio) ed in particolare le cokerie, che da sole hanno assorbito più del 40% degli investimenti in campo ecologico e ambientale.
• Gli interventi di miglioramento dell’impatto ambientale derivante, effettuati a partire dal 2004, sono stati realizzati in attuazione di Atti di intesa stipulati con le Autorità territoriali. • La politica seguita negli ultimi anni è stata quella di realizzare impianti in linea con le migliori tecniche disponibili (Best Available Techniques). Gli investimenti sono finalizzati ad ottenere il miglioramento dell’impatto ambientale attraverso: la riduzione delle emissioni in atmosfera, delle emissioni solide (residui, sottoprodotti e rifiuti), del carico inquinante nelle acque di scarico, la rimozione e lo smaltimento di tutti i trasformatori contenenti PCB installati all'atto della privatizzazione (n. 949) e la rimozione e lo smaltimento dell'amianto.
• Il sistema di gestione ambientale dello Stabilimento ILVA di Taranto è costituito dall’insieme di persone, regole e comportamenti finalizzati a prevedere, identificare e gestire le interazioni delle attività aziendali con l'ambiente e a definire e raggiungere gli obiettivi prefissati dalla Direzione di stabilimento coerentemente alla propria Politica Ambientale. • Il SGA è un sistema di gestione integrato con le altre esigenze aziendali, nato e strutturato per assicurare un approccio corretto alle tematiche ambientali e un miglioramento continuo delle prestazioni ambientali. Esso coinvolge tutta la struttura organizzativa e definisce le responsabilità, le procedure, i processi e le risorse necessarie a mettere in atto e mantenere attiva la propria politica ambientale e gestire i propri aspetti ambientali. • Lo stabilimento si è dotato di un sistema di gestione ambientale in conformità ai requisiti previsti dalla norma UNI EN ISO 14001, norma per la quale ha ottenuto, nel 2004, la certificazione da parte di un accreditato ente esterno di certificazione.
• La fase più recente è stata la procedura per il rilascio della Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) allo stabilimento Ilva di Taranto. • “L’Autorizzazione si inserisce nel contesto delle iniziative previste dal protocollo d’intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, sottoscritto il 26 luglio 2012 dai Ministri dell’Ambiente, delle infrastrutture e dei trasporti, dello sviluppo economico, della coesione territoriale, dalla Regione Puglia, dalla Provincia e dal Comune di Taranto, dal commissario del porto di Taranto. L’Autorizzazione stabilisce l’applicazione anticipata al 2012 delle prescrizioni europee – che entreranno in vigore nel 2016 – per l’impiego delle migliori tecniche disponibili (Bat) per la produzione di ferro e acciaio pubblicate nella G.U. dell’Unione Europea l’8 marzo 2012 n. L70. Le prescrizioni, esecutive a partire dalla pubblicazione dell’Autorizzazione sulla gazzetta ufficiale, stabiliscono un cronoprogramma con misure urgenti da adottare entro tre mesi e successivi interventi da completare entro il 2014”.
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