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OSSERVATORIO I-COM SUI CONSUMATORI 2017 BUONGIORNO FUTURO I potenziali benefici dell’intelligenza artificiale per consumatori e imprese e le sfide della regolazione 14 settembre 2017
Il mercato dei Big Data Valore di mercato dei dati 90.000 Secondo gli ultimi dati IDC, il mercato dei 80.000 dati ha raggiunto quasi i 60 miliardi di euro 70.000 nel 2016 (+25,5% rispetto a soli 3 anni 60.000 prima), di cui circa l’8% generato in Italia. 50.000 mln € UE28 Questo valore è atteso in crescita nei 40.000 Italia prossimi 4 anni, ad un CAGR del 7,5%, fino a 30.000 raggiungere i quasi 80 miliardi di euro nel 20.000 2020. Il valore di mercato per l’Italia 10.000 supererebbe i 6 miliardi di euro, con una 0 2013 2014 2015 2016 2020* crescita media annua leggermente più sostenuta (+8,3%). Valore di mercato, per settore (2016) Per quanto riguarda i settori che 0,5% Manifatturiero maggiormente producono dati, 3,1% 2,6% Servizi finanziari 3,5% manifatturiero, servizi finanziari e servizi 4,1% Servizi professionali professionali spiegano oltre la metà del 4,5% 21,5% Commercio ICT valore di mercato complessivo. Ancora PA 5,6% scarso l’apporto dell’healthcare, un settore Trasporti 9,9% invece con un enorme potenziale. 19,8% Utilities Home 10,6% Healthcare 14,3% Istruzione Costruzioni 3 Fonte: IDC 2016
Big Data: le opportunità per l’economia italiana Secondo le stime, lo sviluppo dei Big Data Miglioramento del PIL, per settore (2013-2020) porterà ad un miglioramento del PIL delle Italia UE 28 economie europee, che per l’Italia è quantificabile – complessivamente nel Manifatturiero 22% 22% Commercio 20% 23% periodo 2013-2020 – in circa +1,6% del PIL, Finanziario 5% poco meno rispetto al dato medio europeo 4% PA 6% 6% (+1,9%). I maggiori benefici saranno registrati 19% ICT 11% 22% 13% nei settori manifatturiero, del commercio e 14% Sanità 13% finanziario, in Italia così come in UE 28, con un Altro vantaggio per il manifatturiero in Italia, che nella media europea è invece secondo al commercio. Utilizzo del BDA tra le imprese Tuttavia, nonostante gli indubbi vantaggi dei 20 18 Big Data, ancora scarso appare, in Italia ma 16 anche negli altri Paesi UE, il cosiddetto Big 14 Data Analytics (BDA): i dati Eurostat rilevano 12 10 che solo il 9% delle imprese italiane, nel 2016, 8 ha utilizzato strumenti di BDA, poco meno 6 d’altra parte della media UE (10%). La 4 2 performance migliore in questo senso viene 0 registrata da Malta e Paesi Bassi, dove Lussemburgo Rep. Ceca Malta UE 28 Finlandia Regno Unito Svezia Croazia Italia Romania Slovenia Spagna Danimarca Lituania Grecia Slovacchia Ungheria Germania Cipro Paesi Bassi Belgio Estonia Francia Bulgaria Portogallo Polonia comunque solo circa un’impresa su cinque fa uso di tali strumenti. 4 Fonte: demosEUROPA e Warsaw Institute for Economic Studies (2014); Eurostat
I Big Data e il mercato del lavoro La maggior parte dei c.d. data workers – ossia Data workers coloro che, come principale o prevalente 1.400 14% attività, raccolgono, gestiscono e analizzano dati 1.200 10,7% 12% 1.000 10% – sono presenti nei servizi professionali e nel 800 9,4% 8% commercio. Tuttavia, in termini relativi, sono i 600 5,6% 6% settori ICT e finanza ad avere una maggiore 400 4% 3,0% 2,8% 2,8% 2,5% concentrazione, con circa il 10% dei lavoratori 200 2,1% 2,0% 1,7% 0,8% 2% 0 0% totali. Resta scarsa l’incidenza negli altri settori, dove non supera mai il 3% dell’occupazione totale (ad eccezione dei servizi professionali) Numero di data workers % dell'occupazione totale Data workers, per figura professionale (2014) L’automazione e la robotica – strettamente connessi al tema 8% dei Big Data – stanno progressivamente trasformando la natura del lavoro, agendo non solo sulle mansioni più 23% 41% Professionisti ripetitive ma anche su quelle più sofisticate (quali funzioni Tecnici amministrative, legali, di supervisory, ecc.). Il mix Managers occupazionale relativamente ai c.d. data workers mostra Impiegati infatti come, sebbene sia significativa la quota di tecnici 28% (28%), la maggior parte dei data workers sia rappresentata da professionisti (41%) ed una parte significativa da figure manageriali (23%) 5 Fonte: IDC 2016
Le sfide dei Big Data (1/2) Gap di competenze in UE 12.000 12% Secondo le stime IDC, il gap di competenze nel 2016 ammontava a circa 10.000 10% 420.000 posizioni di data workers – il 8.000 8% 6,2% della domanda totale – cifra che ci 6.000 6% si aspetta salga entro il 2020 addirittura a 4.000 4% 769.000, pari al 9,8% della richiesta di 2.000 2% figure professionali. - 0% 2016 2020 Domanda (asse sinistro) Offerta (asse sinistro) Data workers skill gap (right axis) Gap di competenze, per Paese 16,0% 14,0% 12,0% L’Italia è, tra i Paesi c.d. Big Five, quello che 10,0% mostra attualmente il più elevato skill gap –il 8,0% 2016 9,3% della domanda. La situazione è prevista 6,0% 2020 in peggioramento nei prossimi anni, a 4,0% differenza di Paesi quali Spagna, Francia e 2,0% Germania dove la carenza di competenze 0,0% Italia Spagna UE28 Regno Unito Francia Germania dovrebbe andare via via riducendosi. 6 Fonte: IDC 2016
Le sfide dei Big Data (2/2) • Carenza di investimenti in infrastrutture adeguate a sostenere il nuovo paradigma tecnologico (reti veloci, 5G, infrastrutture di sicurezza) • Mancanza di standard e interoperabilità, che rischia di inibire lo sviluppo dei Big Data in Italia così come in tutta l’Europa • Privacy e localizzazione del dato: se da un lato appare necessario assicurare adeguate forme di tutela per i consumatori e per i titolari dei dati personali, dall’altro la c.d. localizzazione del dato, ossia le barriere alla libera circolazione dei dati, che limitano l’esportazione di dati personali (e non solo) al di fuori dei confini nazionali proprio al fine di garantire tale tutela, finiscono talvolta per limitare anche il libero commercio, considerato che i dati costituiscono una parte significativa del commercio internazionale di beni e servizi. Secondo alcune stime, tali barriere possono avere un impatto negativo sulla crescita economica quantificabile in un range tra lo 0,4% e l’1,1% del PIL • Proprietà del dato: il concetto di proprietà del dato personale, che di per sé implica un beneficio economico indiretto, necessita di una revisione, che ponga il singolo individuo al centro, garantendogli trasparenza e diritti (c.d. democratizzazione dei Big Data) • Data divide: lo scarso utilizzo di strumenti digitali da parte di una fetta non trascurabile di popolazione genera una disparità difficile da colmare per quegli individui che, non essendo molto avvezzi all’uso di dispositivi digitali e producendo dunque una quantità di dati molto contenuta, rischiano di vedere le proprie esigenze, i propri valori e le proprie opinioni poco rappresentate 7
Il Regolamento Data Protection REGOLAMENTO 2016/679 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali nonché alla libera circolazione di tali dati in vigore dal 25 maggio 2018 Definizione dei diritti degli interessati Individuazione dei fondamenti di Indicazione tassativa di tempi, (accesso, cancellazione-oblio, limitazione liceità del trattamento dei dati contenuti e modalità del trattamento, opposizione, portabilità) dell’informativa Individuazione delle caratteristiche Declinazione della disciplina sui soggettive e delle responsabilità di titolare e trasferimenti internazionali di dati responsabile del trattamento 8
L’intelligenza artificiale: la frontiera digitale del futuro
Quali paesi e quali settori sono più attivi in ambito I.A. Lo studio «Turning AI into concrete value: the successful implementers’ toolkit» di Capgemini, riporta interessanti risultati emersi da un’indagine condotta su un campione di circa 1.000 aziende con ricavi superiori ai 500 mila dollari e localizzate in tutto il mondo. I paesi più attivi in ambito I.A. % di imprese che già hanno implementato IA su 70% La percentuale maggiore di imprese che 60% 58% ha già impiegato l’I.A. è localizzata in 50% 49% 44% India, con l’Australia che segue. I Paesi 42% larga scala 40% 35% europei, compresi Spagna, Olanda e 32% 31% 30% 24% Francia, ricoprono le posizioni più basse 21% 20% nella classifica di impiego, mentre l’Italia 10% si posiziona al terzo posto subito dopo 0% l’Australia e seguita dalla Germania. India Australia Italia Germania Regno Stati Uniti Spagna Olanda Francia Unito I settori più attivi in ambito I.A. 70% % di imprese che ha implementato IA su larga 60% 49% I settori più attivi in ambito I.A. sono 50% 41% quello delle telecomunicazioni, del 40% 36% 34% 31% 26% retail e il bancario mentre il settore 30% 20% scala 20% automotive e quello manifatturiero 10% registrano attualmente il livello più 0% basso di implementazione. 10 Fonte: Capgemini Consulting (2017)
Intelligenza artificiale: quali vantaggi per le imprese? Aumenta Migliora il livello l’efficienza di analisi operativa Influenza Migliora la positivamente le soddisfazione del vendite cliente I benefici dell'intelligenza artificiale secondo le imprese 100% 90% 79% 78% 80% 75% 74% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Imprese secondo cui l'IA genera Imprese secondo cui l'IA aumenta Imprese secondo cui l'IA aumenta Imprese secondo cui l'IA aumenta migliori intuizioni e migliori analisi l'efficienza operativa più del 10% la soddisfazione del cliente più del le vendite di nuovi prodotti e servizi 10% più del 10% 11 Fonte: Capgemini Consulting (2017)
Cosa pensano realmente i consumatori dell’intelligenza artificiale? Alcuni risultati di un’indagine condotta tra 6.000 consumatori in sei paesi Timori Opportunità Cosa ti spaventa di più dell'uso dell'I.A.? Pensi che saresti più disposto all'uso dell'I.A. se ti aiutasse Temo che non sarà mai in grado di conoscere nella vita quotidiana (ad es. se ti consentisse di risparmiare le mie preferenze come un essere umano tempo e denaro?) 28% Temo l'aumento dei robot e l'asservimento 33% dell'uomo Temo di preferire l'IA ai miei amici e parenti 32% Sì No 5% Temo che i robot vengano a conoscenza delle 10% mie informazioni riservate 24% 68% Nessuna delle precedenti Livello di conoscenza Sai cos’è l’I.A.? Hai mai interagito con tecnologie di I.A.? 11% Sì 32% 34% 17% No Non sono sicuro 72% 34% 12 Fonte: Pega, What Consumers Really Think About AI: A Global Study, 2017
Il mercato mondiale dell’intelligenza artificiale Ricavi mondiali derivanti dalle applicazioni di intelligenza artificiale e cognitive computing (2015-2020) 50 46 45 40 34 35 30 mld $ 25 20 20 15 13 10 8 5 5 0 2015 2016 2017 2018 2019 2020 Fonte: IDC (2017) IlIl mercato mercato dell’intelligenza dell’intelligenzaartificiale artificiale èè in in forte forte espansione. espansione. IDC IDC stima stima cheche ii ricavi ricavi mondiali mondiali derivanti derivanti dalle dalle applicazioni applicazioni didi intelligenza intelligenza artificiale artificiale ee cognitive cognitive computing computing raggiungeranno raggiungeranno circa circa 13 13 miliardi miliardi di di dollari dollari nel nel 2017 2017 eded entro entro ilil 2020 2020 saranno saranno superiori superiori aa 46 46 miliardi miliardi di di dollari. dollari. Altre Altre stime stime (Tractica, (Tractica, 2017) 2017) prevedono prevedono che che le le entrate entrate generate generate dall’applicazione dall’applicazione diretta diretta ee indiretta indiretta di di software software di di intelligenza intelligenzaartificiale artificiale saranno saranno didi 60 60 miliardi miliardidi di dollari dollari entro entro ilil 2025. 2025. 13
Investimenti in scaleup europee L’intelligenza artificiale è certamente un campo di continua ricerca per le grandissime big company tecnologiche ed è anche terreno fertile per le startup e le scaleup, che sono infatti oggetto di investimenti Venture Capital, Corporate Venture Capital, M&A. La società Sirris ha monitorato i dati delle operazioni realizzate in Europa nelle scaleup* e realizzato un report sugli investimenti nel 2016 in cui si mostra l’ammontare di risorse raccolte nei diversi settori. Le scaleup del settore AdTech (include il marketing e le vendite automatizzate) hanno raccolto l’ammontare più elevato di risorse per l’I.A., pari a 442 milioni di euro. Ammontare di risorse raccolte dalle scaleup* per l'I.A. nei diversi settori (2016) AdTech 442 FinTech 310 Business Intelligence 181 HealthTech 164 Cybersecurity 114 HRTech 73 Automotive 72 Software development 61 eCommerce 39 MediaTech 37 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 mln € Fonte: Sirris, European Artificial Intelligence scaleup report, 2016 *Nota: Si tratta di un’impresa operante in ambiti innovativi che vive una fase di crescita e di espansione e il cui sviluppo passa attraverso accordi strategici con grandi imprese. Quindi i 14 punti chiave che caratterizzano una scaleup (a differenza di una startup) sono crescita dimensionale e validazione di mercato.
L’impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro Contrariamente a quanto si pensa quattro su cinque imprese affermano che IA ha creato nuove figure professionali (Fonte: Indagine Capgemini, 2017) L'intelligenza artificiale ha creato nuove figure professionali? L’83% dei manager intervistati conferma che l’intelligenza artificiale ha comportato 17% la nascita di nuove posizioni lavorative Sì all’interno della propria azienda. Il 63% No inoltre conferma che non vi è stata alcuna perdita di personale. 83% Tipologia di ruoli professionali crati dall'intelligenza artificiale 7% Manager Circa i 2/3 delle nuove assunzioni si sono 15% 41% Direttori registrate a livello manageriale o superiore. Coordinatori 18% Membri dello staff C-suite 19% 15 Fonte: Capgemini Consulting (2017)
L’intelligenza artificiale in prospettiva de jure condendo. La Risoluzione del Parlamento europeo Nel febbraio 2017 il Parlamento europeo ha adottato una Risoluzione recante raccomandazioni alla Commissione concernenti norme di diritto civile sulla robotica. Si tratta di un documento importante in cui vengono evidenziati: i benefici connessi all’utilizzo crescente delle intelligenze artificiali in termini, ad esempio, di salvaguardia dei lavoratori rispetto alle professioni più faticose o pericolose; l’impatto sul mondo del lavoro e sulle competenze richieste ai lavoratori; la necessità di affrontare nuove questioni riguardanti l'accesso ai dati e la protezione dei dati personali e della privacy ancora non affrontate, dal momento che potrebbero ancora sorgere preoccupazioni in materia di privacy per quanto riguarda le applicazioni e gli apparecchi che comunicano tra di loro e con le banche dati senza l'intervento umano; la necessità di svolgere una riflessione in merito al grave impatto emotivo e fisico che un l’attaccamento tra umani e robot potrebbe avere sugli uomini. 16
L’intelligenza artificiale in prospettiva de jure condendo. La Risoluzione del Parlamento europeo Tra le proposte formulate dal Parlamento si segnalano le seguenti: Rafforzamento degli strumenti finanziari per i progetti di ricerca nella robotica e nelle TIC, compresi i partenariati pubblico-privati, e promozione di programmi di ricerca tesi ad analizzare i possibili rischi e le opportunità a lungo termine dell'intelligenza artificiale e delle tecnologie robotiche Avvio di un dialogo pubblico strutturato sulle conseguenze dello sviluppo di tali tecnologie Definizione di un quadro che soddisfi i requisiti di connettività per il futuro digitale dell'Unione e a garantire che l'accesso alla banda larga e alla rete 5G sia pienamente conforme al principio di neutralità della rete (un'interoperabilità tra i sistemi, i dispositivi e i servizi di cloud, basata sulla sicurezza e sulla tutela della vita privata fin dalla progettazione è fondamentale per ottenere flussi di dati in tempo reale che consentano ai robot e all'intelligenza artificiale una maggiore flessibilità e autonomia); Riflessione sulla possibilità di istituire un'agenzia europea per la robotica e l'intelligenza artificiale Valutazione delle implicazioni delle diverse soluzioni giuridiche tra cui: a) l'istituzione di un regime assicurativo obbligatorio; b) la costituzione di un fondo di risarcimento; c) la possibilità per il produttore, il programmatore, il proprietario o l'utente di beneficiare di una responsabilità limitata qualora costituiscano un fondo di risarcimento nonché qualora sottoscrivano congiuntamente un'assicurazione che garantisca un risarcimento in caso di danni arrecati da un robot; d) la scelta tra la creazione di un fondo generale per tutti i robot autonomi intelligenti o di un fondo individuale per ogni categoria di robot e tra il versamento di un contributo una tantum all'immissione sul mercato di un robot o versamenti regolari durante la vita del robot; e) l'istituzione di un numero d'immatricolazione individuale; f) l'istituzione di uno status giuridico specifico per i robot nel lungo termine. 17
Questioni chiave (1/2) Quali passi in avanti sono stati compiuti in tema di standard ed interoperabilità? E quali le aspettative per il prossimo futuro in materia di investimenti in infrastrutture tecnologiche? Si ritiene sia stato fatto abbastanza nel processo di bilanciamento da un lato degli interessi delle aziende, così da incentivarle ad un uso massivo dei dati, dall’altro della tutela dei consumatori? Quali le questioni ancora in sospeso e i nodi da sciogliere? E quali le misure possibili? Esistono margini, a suo parere, per una armonizzazione, a livello europeo e magari a livello globale, delle regole in materia di privacy e tutela del consumatore che possano un giorno consentire una vera libera circolazione dei dati, senza confini geografici? Quali le prospettive sulla digitalizzazione dei consumatori e, nell’attesa che il gap si colmi, quali le possibilità per contenere il data divide al quale si potrebbe assistere in un futuro molto prossimo? Si ritiene soddisfacente, in termini di efficacia, la disciplina a tutela della privacy contenuta nel Regolamento europeo? Le limitazioni in esso previste rappresentano un ostacolo per l’utilizzo “business oriented” dei dati? 18
Questioni chiave (2/2) Qual è la sua opinione circa l’adozione su vasta scala dei sistemi di I.A. in tutti i settori dell’economia? Oltre ai vantaggi per le aziende precedentemente elencati, se ne intravedono degli altri? Quali sono, invece, a suo parere i principali ostacoli all’inserimento dell’intelligenza artificiale nelle aziende? Un studio globale What Consumers ReallyThinkAbout AI: A Global Study (Pega) rivela che anche se i consumatori si mostrano ottimisti rispetto ai vantaggi assicurati dall’intelligenza artificiale soprattutto in termini di risparmio di denaro e tempo, sono tuttavia spaventati e confusi sulle modalità con cui le aziende utilizzano oggi l’I.A. per attrarre i clienti e soprattutto i dati in loro possesso. Ritiene che i vantaggi conseguibili mediante l’adozione di strumenti di intelligenza artificiale siano equamente bilanciati tra aziende e consumatori? Oppure no? A vostro parere le preoccupazioni citate anche in relazione al mercato del lavoro si ritengono fondate? Inoltre, ce ne sono delle altre che vale la pena menzionare? Quali soluzioni efficaci ed efficienti è necessario introdurre a livello regolamentare per far sì che i benefici dell’intelligenza artificiale siano al più presto fruibili da tutti? Considerato il crescente impiego delle intelligenze artificiali e l’utilizzo di applicazioni ed apparecchi che comunicano tra loro e con le banche dati senza l’intervento umano, quali sono gli interventi da porre in essere in un’ottica di tutela della privacy? 19
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