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Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge 131-2 | 2019 "Questa penna, questa man, questo inchiostro". Centri di scrittura e scritture femminili nel Medioevo e nella prima Età moderna - Hospitalité de l’étranger au Moyen Âge et à l’époque moderne : entre charité, contrôle et utilité sociale. Italie Europe - Varia Le scritture femminili nella storia linguistica italiana Orientamenti teorici, modelli formali, casi paradigmatici Rita Fresu Edizione digitale URL: http://journals.openedition.org/mefrm/6321 DOI: 10.4000/mefrm.6321 ISSN: 1724-2150 Editore École française de Rome Edizione cartacea Data di pubblicazione: 1 gennaio 2019 Paginazione: 369-383 ISBN: 978-2-7283-1413-3 ISSN: 1123-9883 Notizia bibliografica digitale Rita Fresu, « Le scritture femminili nella storia linguistica italiana », Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge [Online], 131-2 | 2019, Messo online il 25 juillet 2019, consultato il 29 décembre 2019. URL : http://journals.openedition.org/mefrm/6321 ; DOI : 10.4000/mefrm.6321 © École française de Rome
MEFRM – 131/2 – 2019, p. 369-383. Le scritture femminili nella storia linguistica italiana Orientamenti teorici, modelli formali, casi paradigmatici Rita F resu * R. Fresu, Università degli Studi di Cagliari, rfresu@unica.it Il contributo propone una sistematizzazione (critica e ragionata) degli orientamenti sinora adottati in campo storico e sociolinguistico sulle scritture femminili (con riferimento a quelle tra Medioevo e prima Età moderna), a partire dalla riflessione teorica circa il rapporto tra linguaggio e genere, e dalle relative implicazioni riguardo ai processi di educazione e acculturazione delle donne. Si sofferma poi su un paio di specimina paradigmatici, riferiti all'ambito delle scritture religiose (e, in particolare, al genere testuale dell'autobiografia mistica e della cronaca monastica) con l'intento di mostrare l’impor- tanza di studiare gli autografi femminili (anche) sub specie linguistica. Linguistica italiana, storia della lingua italiana, sociolinguistica, lingua e genere, alfabetizzazione femminile, italianizzazio- ne, autografi femminili, scritture religiose femminili, autobiografia, cronaca The paper proposes a (critical and reasoned) systematization of the guidelines adopted so far in the historical and socio- linguistic field on female writings (with reference to those between the Middle Ages and early modern times), starting from the theoretical reflection on the relationship between language and gender, and from the relative implications regarding the processes of education and acculturation of women. It then dwells on a couple of paradigmatic specimens, referring to the field of religious writings (and, in particular, to the text genre of mystical autobiography and monastic chronicles) with the intention of showing the importance of studying female autographs (also) sub linguistic species. Italian linguistics, history of the Italian language, sociolinguistics, language and gender, female literacy, Italianisation, female autographs, female religious writings, autobiography, chronicle LA SCRITTURA/LINGUA FEMMINILE Per quanto il lavoro da fare sia ancora molto, TRA CONDIZIONAMENTI E STEREOTIPI la messe di contributi di cui si dispone, e gli sfondi teorici e metodologici, sempre più solidi, entro cui Sulla scrittura femminile, negli ultimi decenni, le indagini si inseriscono, consentono di intrave- si sono moltiplicate ricerche e iniziative editoriali dere precisi orientamenti attraverso cui si è svilup- e scientifiche contraddistinte da una inevitabile pata la riflessione, e rendono legittimo tentare una interdisciplinarità, che hanno condotto la storia sistematizzazione che dia conto delle traiettorie della lingua, della scrittura (e della cultura scritta) a interpretative percorse dagli studiosi. intersecarsi con quella dell’educazione (femminile, Il presente contributo, dunque, propone una ma non solo) e con la storia delle donne tout court.1 lettura critica degli orientamenti che hanno carat- * Desidero ringraziare Giovanna Murano per avermi invitato p. 105-111; vd. inoltre Fresu 2016b, riferito alle produzioni a partecipare al Convegno che si è svolto presso dell’École provenienti dagli ambienti religiosi ma con diverse indica- française de Rome nell’aprile 2018 e il direttore Pierre Savy zioni pertinenti anche alla dimensione laica. per la generosa ospitalità e per aver accolto in questa sede i relativi atti. 1. Per un primo inquadramento vd. Fresu 2008, in partic. 189-200, integrato da Fresu 2014 [2015], in partic. § 1
Le scritture femminili nella storia linguistica italiana. Orientamenti teorici, modelli formali, casi paradigmatici 370 Rita F resu terizzato il panorama delle ricerche di ambito (medio)basso: basterebbe scorrere le rassegne storico- e sociolinguistico relative alle produzioni sull'italiano dei cosiddetti semicolti per ritrovarvi esemplate da mani femminili, con specifico riferi- citate analisi linguistiche condotte su scritture di mento, in questa sede, a quelle tra il Medioevo e la bottegaie, cucitrici, suore appena alfabetizzate e prima Età moderna. Si sofferma poi su alcuni casi streghe semianalfabete.3 Tale circostanza ha contri- paradigmatici con l'intento di ribadire l'utilità di buito a rafforzare ulteriormente il binomio tra studiare gli autografi femminili sub specie linguistica. scrittura/lingua femminile e scarto dalla norma, Gli studi storico-linguistici sulle varietà femmi- presupposto che ha caratterizzato a lungo la rifles- nili dei secoli trascorsi sono dominati dal tema sione teorica sul rapporto tra lingua e genere.4 delle deprivazioni culturali subite dalle donne, A questo appiattimento della scrittura femmi- un aspetto, questo, talmente noto da non richie- nile sulla dimensione diastraticamente bassa si è dere qui ulteriore indugio.2 Un siffatto approccio affiancato negli studi uno sguardo selettivo che – per quanto giustificato dalle vicende storiche ha privilegiato "donne scriventi" di livello socio- che hanno coinvolto l’universo femminile – ha culturale alto, ingigantendone talvolta i profili: favorito una lettura distorta e fuorviante dei dati pensiamo a personalità come Isabella Morra, linguistici. I fenomeni rinvenuti, riconducibili alla Vittoria Colonna o alla stessa Caterina Benincasa.5 sfera diastratica (tracolli sintattico-testuali, moduli Ciò ha orientato le analisi in modo tale da dell’oralità, uso del dialetto) – e dunque rintrac- rendere difficile inquadrare l'uso quotidiano della ciabili anche in scritture maschili di pari livello scrittura privata o semiprivata che, anzi, per le socio-culturale – sono stati spesso interpretati donne di alcune epoche sembra non essere esistito. come “specificatamente” femminili. In alcuni casi All’impressione di un continuum inesistente di livelli ciò è avvenuto anche per effetto di una estensione medio(-bassi) per la prassi scrittoria femminile, ai documenti del passato di tratti esperiti nelle infatti, alludono, Enzo Mattesini e Ugo Vignuzzi varietà contemporanee (è il caso, ad esempio, della nell’introduzione allo studio sulla lingua di santa presenza di alterati e di formule attenuative). Veronica Giuliani (1660-1727), nota mistica A ciò va aggiunto che le ricognizioni sugli auto- grafi di donne sono state condotte per lo più su testi di estrazione popolare, o comunque di livello 3. Notissima, ad esempio, è la confessione della “fattucchiera” sabina Bellezze di Agnelo Ursini da Collevecchio, esami- nata da Pietro Trifone già nel 1988 (poi 2006, p. 185-290, e, ancora nel 2017, p. 58-60, p. 119-121 e p. 155-156), su cui 2. Riguardo agli alternativi percorsi di alfabetizzazione si veda anche il contributo di Michele Di Sivo contenuto femminile, anche per le donne appartenenti a strati nel presente fascicolo (ma vd. già Di Sivo 2016, che invita socialmente elevati, vd. per brevità la bibliografia indicata a riflettere sull’autografia del testo, ipotizzando, in partic. in Fresu 2014 [2015], p. 110 nota 1 (nello specifico per alle p. 114-124, una più probabile dettatura, in considera- il periodo tardo-medievale e rinascimentale) e in Fresu zione delle condizioni fisiche della donna, dopo la tortura 2016b, p. 360 nota 2; ma ai fini delle tematiche affron- subita, che non avrebbero consentito un ductus controllato, tate in questa sede, andranno menzionati almeno Nico quale invece è possibile osservare nel quaderno). Riguardo Ottaviani 2006, in partic. p. 3-16; Miglio 2008, in partic. all'italiano dei semicolti vd. almeno D’Achille 1994, in p. 23-53; Novi Chavarria 2009. Utile poi la monografia di partic. p. 61-62; poi Fresu 2014a e Fresu 2016a, rispettiva- Sanson 2007, dedicata al rapporto tra le donne e la lingua mente p. 208-209 e p. 338-339 per le produzioni femmi- nel Cinquecento, che offre a p. 146-154 e p. 166-169, nili; e ancora Fresu 2016b, in partic. p. 375-377. ragguagli relativi all’istruzione femminile rinascimentale 4. Per il quale vd. almeno Fresu 2008 e la bibliografia ivi indi- (della stessa studiosa vd. anche il volume del 2011, in cata. partic. la prima parte alle p. 21-125). E ancora, Plebani 5. Su quest'ultima, in particolare, si dispone di una biblio- 2001 propone un excursus sulla storia del libro tra tardo grafia sterminata, per una sintesi della quale, con speci- Medioevo ed età moderna, che, pur non essendo di taglio fico riferimento agli studi di taglio linguistico, vd. Fresu storico-linguistico stricto sensu, offre tuttavia numerosi 2011; ma andranno rievocati almeno i numerosi contri- spunti per inquadrare il conflittuale rapporto delle donne buti di Librandi 2001; 2003; 2005; 2006; 2012, p. 51-57 e con le attività di lettura e scrittura; della stessa studiosa vd. p. 169-175; ancora, e recentemente, vd. Murano 2017 sui ora Plebani 2019. Sull'istruzione femminile, in una visuale livelli di alfabetizzazione della religiosa senese. Circa le altre estesa, vd. anche Lirosi (2015, in partic. p. 1-22 per il lasso figure menzionate, limitando i richiami ai lavori di stretta di tempo che qui interessa). Importanti spunti sul rapporto pertinenza linguistica, vd. almeno Grignani 2000 e 2009 tra donne e scrittura in area italoromanza tra Medioevo e per Isabella Morra e Sanson 2016 per Vittoria Colonna; su Rinascimento si ricavano dalle schede dedicate a numerose quest'ultima vd. il contributo di Veronica Copello conte- scriventi contenute nel terzo volume della serie Autographa nuto nel presente fascicolo, cui si rinvia per ulteriore biblio- curato da Giovanna Murano (2018). grafia.
371 marchigiana di nascita e vissuta a Città di Castello di altre dame del clan Borgia, in particolare Giulia tra il XVII e il XVIII secolo.6 Secondo i due studiosi Farnese e Adriana Mil(an)a, dirette nel 1494 ad l’attenzione selettiva che ha guidato le ricerche Alessandro VI, che inquadrano linguisticamente sulle produzioni femminili ha impedito di deli- la pratica della scrittura (in volgare) da parte di neare con chiarezza le varietà intermedie di lingua esponenti della corte pontificia romana sul finire scritta (e parlata) dalle donne, restituendo spesso del XV secolo; in tali studi si insiste sull'importanza l’immagine di scriventi squisitamente acculturate, di condurre scandagli linguistici sugli autografi di oppure, al polo opposto, di semicolte, protagoniste scriventi colte e di status sociale elevato, soprattutto di faticosi e conflittuali (ma talvolta sorprendenti) se laiche, proprio per individuare i livelli inter- itinerari di autoalfabetizzazione. medi della scrittura, più sfuggenti allo sguardo del Dai manuali di storia della lingua italiana, linguista.9 quindi, sono a lungo mancati rilievi sulle scriventi, Il topos dell’emarginazione delle donne dal quasi come se quest’ultime non fossero state «testi- mondo della lettura e della scrittura, e, più in moni altrettanto valide delle varie fasi di sviluppo generale, la questione dell’acculturazione femmi- dei processi di acculturazione linguistica del nostro nile, hanno generato significativi condizionamenti paese».7 anche per quel che riguarda le epoche, le zone È anche vero però che quella «cecità selet- e le tipologie testuali indagate. Rinascimento e tiva» verso le donne che scrivono, alla quale i due Ottocento – non a caso i due principali momenti studiosi hanno giustamente imputato il ritardo di codificazione nella nostra storia linguistica delle indagini storico-linguistiche italiane sulla (durante i quali si registrano avanzamenti cultu- scrittura femminile, appare oggi decisamente rali anche dagli strati bassi e un consolidamento ridimensionata. A ciò hanno contribuito anche i delle varietà d'uso della lingua) – risultano i recenti ripensamenti in sede teorica avanzati dagli periodi maggiormente rappresentati negli studi studi linguistici nei confronti delle scritture non (anche perché più ricchi di documentazione). letterarie, che sfumano notevolmente i contorni Una discreta predominanza di interventi riguarda di tali produzioni e si sforzano di posizionarle in le aree centrali, in particolare quella toscana10 e un continuum di competenze scrittorie che sempre romana (più estesamente il dominio mediano), più chiaramente si delinea allo sguardo degli storici sia in termini di iniziative che hanno ribadito l’im- della lingua, e che va progressivamente sostituen- portanza dei fondi di pertinenza femminile11 sia in dosi alla tradizionale opposizione, eccessivamente termini di edizioni e sondaggi linguistici condotti schematica, italiano standard(letterario)/italiano secondo i tradizionali livelli di analisi.12 Grado di popolare.8 Sostenute da una simile visuale, quindi, alcune ricognizioni di taglio linguistico degli ultimi tre lustri hanno inteso cogliere la gradualità di competenze 9. Fresu 2004 e il già citato Fresu 2014 [2015]. 10. Per la Toscana, notoriamente definita da Duccio Balestracci nelle produzioni femminili, attraverso il rinveni- (1984, p. 15-31), regione «con la penna in mano» (in cui mento non soltanto delle (solite) devianze quanto il livello culturale femminile risultava più elevato rispetto piuttosto dei prelievi dall'alto e delle consonanze ad altre zone persino negli ambienti laici), si contano con la lingua letteraria, che permettono di indi- importanti esplorazioni paleografiche (ma con significativi risvolti anche per la storia linguistica) di carteggi femminili viduare anche i modelli di riferimento e gli indizi come quelli di Alessandra Macinghi Strozzi (vd. almeno di una medietà linguistica. In tale direzione sono Doglio 1984; Trifone 1989 [2006], p. 95-132]), o delle orientati, ad esempio, i sondaggi sulle lettere di donne Acciaioli o Medici (vd. Miglio 1989 e 1995), solo per citarne alcune, che hanno permesso a Luisa Miglio (1995, Lucrezia Borgia, di sua madre Vannozza Cattanei e p. 87 [2008, p. 102]) di sostenere come le dame fioren- tine fossero in possesso di quella “chiave della scrittura”, preclusa alle più, con chiara allusione al contributo di Christiane Klapisch-Zuber (1984; poi, della stessa, estesa- 6. Mattesini – Vignuzzi 2000, p. 303-309. mente 1988) sull’alfabetizzazione femminile nella Firenze 7. Come osservano, ancora, Mattesini – Vignuzzi 2000, quattrocentesca. p. 306. 11. Si pensi ad esempio ai censimenti avviati dagli Archivi di 8. La questione è affrontata in Fresu 2014a, in partic. Stato di Firenze e di Roma, per cui vd. rispettivamente p. 200-202 e Fresu 2016a, p. 330-335; una (ri)lettura delle Contini – Scattigno 2005 e Caffiero – Venzo 2007. scritture non letterarie in tale visuale è offerta anche in 12. Per un dettaglio dei quali rimando alle citate rassegne in Testa 2014, in partic. p. 19-111. Fresu 2008 e Fresu 2016b.
Le scritture femminili nella storia linguistica italiana. Orientamenti teorici, modelli formali, casi paradigmatici 372 Rita F resu istruzione e ruolo sociale hanno esercitato, poi, Da qui il moltiplicarsi di interventi su produzioni un forte condizionamento sulle occasioni di scrit- di carattere spirituale, come carteggi con i confes- tura riservate a una donna; e ciò ha comportato sori, autobiografie e testi mistici, scritti delle e sulle una ricaduta sulle tipologie testuali prodotte (e fondatrici, vite di monache morte in concetto di dunque poi analizzate), tra le quali il posto d’onore santità, libri di istruzione per le novizie, trattati spiri- spetta, prevedibilmente, alla lettera (nelle sue tuali (con specifici settori, particolarmente fertili, molteplici sottocategorie),13 seguita da altre classi come quello delle produzioni mistiche), preghiere di testo segnate dalla privatezza, e in alcuni casi, e sermoni, processi di canonizzazione, e su scrit- dalla mediazione, o comunque da una supervi- ture “profane”,14 testi cioè provenienti da ambienti sione, maschile: si pensi, ad esempio, ai resoconti claustrali dotati di una funzione pratica e docu- delle esperienze mistiche che, soprattutto dopo la mentaria, come memoriali, diari e cronache mona- Riforma tridentina, le religiose, anche semianalfa- stiche, libri contabili, corrispondenza economico- bete, sono costrette a stendere per i padri spirituali amministrativa e burocratica relativa agli affari dei (vd. oltre, nota 24). conventi, o talvolta anche di una funzione/frui- A tale proposito, l'opposizione tra sfera laica zione artistica, pur sempre a sfondo pedagogico, e sfera religiosa rappresenta un altro importante come per esempio il teatro educativo delle mona- solco tematico tracciato nell'orizzonte degli studi che.15 linguistici italiani dalla connessione al tema delle L’accresciuta attenzione per questo genere di restrizioni culturali storicamente imposte alle scritture è stata tale che le rassegne dedicate alla donne. Consapevoli, infatti, dell’emancipazione storia dell’italiano (e/o della scrittura) e alle dina- sociale e culturale che, attraverso la condizione miche di alfabetizzazione hanno accolto pagine monacale, alcune donne (specialmente quelle dei dedicate alla religiosità femminile e più in gene- ceti medio-bassi, e da un certo momento in poi) rale gli studi storico- e sociolinguistici hanno note- avevano potuto raggiungere, gli specialisti si sono volmente rivalutato le scritture religiose femminili orientati verso le scritture femminili provenienti intese come utilissime fonti documentarie per rico- dai chiostri, proprio con l'intento di sostanziare – struire le varie fasi della nostra storia linguistica.16 con l'avallo linguistico – il ruolo acculturante, più Per tale ambito si sono sviluppate soprattutto volte ribadito dalle ricerche di altro taglio disci- indagini su produzioni relative all'arco cronolo- plinare, che le istituzioni ecclesiali ebbero per le gico che va grosso modo dalla fine del Settecento donne, e di cui le produzioni di molte religiose al XX secolo, quando le religiose sono fortemente rappresentano il risultato tangibile. impegnate in un apostolato sociale verso le classi 13. Sulla “specificità” femminile della scrittura epistolare è 14. Così efficacemente definite da Weaver 1994. imprescindibile il rinvio a Zarri 1999 (la questione riemerge 15. D'obbligo il rinvio, per quest'ultimo genere testuale, ai anche nell'excursus tracciato in Petrucci 2008), a cui lavori di Elissa B. Weaver (almeno 2002; 2009 e, anche, seguono molti altri contributi, per una sintesi dei quali vd. quello della studiosa contenuto nel presente fascicolo); la bibliografia indicata in Fresu 2008, p. 191 nota 57 e in incursioni linguistiche sul teatro conventuale femminile in Fresu 2014 [2015], p. 105-106 nota 2; tra essi, per coerenza Fresu 2014b e Fresu 2018. diacronica con le epoche qui affrontate, vd. almeno Doglio 16. Si rimanda alla rassegna di studi storico-linguistici sulle 1993, la citata monografia di Nico Ottaviani 2006, dedi- scritture religiose femminili contenuta nel citato Fresu cata alla scrittura (non solo epistolare) delle donne di ceto 2016b; non potranno tuttavia essere taciuti i numerosi medio-alto, di area centrale e mediana, e Miglio 2008, interventi di Rita Librandi, tra cui almeno 2012, in partic. che offre alle p. 253-317 l'edizione (seguita dalla ripro- p. 47-69 e p. 169-187 (ma già importanti rilievi in Librandi duzione fotografica) di lettere del XV secolo di scriventi 1993, in partic. p. 371-378), oltre quelli della stessa studiosa di differente livello diastratico (per lo più religiose). Alla su Caterina da Siena già ricordati in nota 5. Il tema, inoltre, tipologia epistolare sono dedicati anche diversi interventi è stato oggetto di attenzione nei lavori dedicati alla scrit- contenuti nel recente volume Jardin et al. 2018, di cui, tura dell’italiano e alle dinamiche di alfabetizzazione, come per il dominio italoromanzo, si vedano i saggi di Monica Bartoli Langeli 2000, p. 128-134 (cui si rinvia anche per Ferrari (p. 247-261) e Federico Piseri (p. 263-278). Per la nota bibliografica alle p. 140-141). In analoga prospet- gli aspetti strettamente linguistici della lettera vd. almeno tiva Testa 2014 dedica diverse pagine (nello specifico Magro 2014, che per esemplificare i tratti propri della p. 185-257) al rapporto tra lingua e ambienti religiosi, con pratica epistolare si sofferma anche su scriventi femmi- specifico riferimento al ruolo che la Chiesa ha svolto per le nili (Margherita Datini, ad esempio, e, ancora, Alessandra classi culturalmente svantaggiate (e per le donne). Macinghi Strozzi).
373 più umili e nella promozione dell’essere umano DUE CASI PARADIGMATICI: mediante l’educazione e l’istruzione, ed è quindi CATERINA PALUZZI E ORSOLA FORMICINI maggiormente visibile l'azione emancipatrice della condizione monacale e le dinamiche di accultura- Proprio una testimonianza proveniente dagli zione derivanti dalle mansioni – pedagogiche e/o ambienti religiosi femminili si rivela utile per direttive – che le religiose (soprattutto se fondatrici mostrare come una minuziosa disamina linguistica di Congregazioni) furono chiamate a svolgere.17 del testo consenta di definire l'identikit sociocultu- Inizia tuttavia a essere ben rappresentata negli rale di una scrivente, correggendo anche il tiro da studi anche la fase antica, dominata dall'attenzione giudizi talvolta affrettati. verso i testi cateriniani, come già ricordato, e verso Si tratta dell'autobiografia mistica, stilata con la produzione monastica femminile in volgare tra ogni probabilità tra il 1608 e il 1609, dalla venerabile XV e XVI, specialmente quella degli scriptoria del Caterina Paluzzi (1573-1645), terziaria domenicana movimento dell'Osservanza umbra. Quest'ultima originaria di Morlupo, paese laziale, vissuta tra la è da tempo oggetto di ricognizioni che hanno fine del XVI secolo e la prima metà del XVII secolo.20 evidenziato i legami profondi tra gli ambienti delle La vicenda biografica e spirituale di Paluzzi21 clarisse18 e la coeva cultura umanistica, sottoli- presenta numerosi punti di contatto con quella neando nello specifico come l’uso del volgare da di altre religiose grosso modo coeve e autrici di parte delle religiose si ponga in «tensione tra il autobiografie. Come molte, Caterina (al secolo modello fiorentino letterario» e «le molte lingue Francesca) proviene da una famiglia indigente e locali dell’umanesimo cortigiano» (e, anche, met- numerosa, che ostacola la sua vocazione; la condi- tendo in luce la «formazione e trasmissione di una zione femminile e le conseguenze che ne derivano “norma claustrale”» aspetto di rilievo, come si avrà (per esempio l’obbligo ai lavori domestici) sono modo di precisare oltre, per la storia dell'alfabetiz- vissute come un impedimento; esercita un umile zazione all'interno dei monasteri).19 mestiere, quello di tessitrice, che in futuro garan- tirà, come è accaduto a molte altre fondatrici, il sostentamento della comunità eretta a Morlupo nel 1620; subisce, come tante, il capovolgimento – da santa a indemoniata – della sua immagine sociale; è “guidata” spiritualmente (il suo primo 17. Su tali aspetti vd. Fresu 2010 e la bibliografia ivi indicata, in partic. p. 65-73 per i processi di alfabetizzazione negli padre è don Alessandro Migliacci ma ne avrà altri) ambienti religiosi femminili del XIX secolo. ed è a sua volta autorevole “guida” di principi e 18. Sulle quali vd. Roest 2013. prelati della Roma coeva, come del resto molte 19. Le citazioni sono tratte da Bertini Malgarini – Caria – “sante vive”, visionarie e «carismatiche emule di Vignuzzi 2012, i quali si sono soffermati, nello specifico, sui casi emblematici del monastero di Santa Lucia di Foligno e Caterina da Siena»;22 è, infine, analfabeta e auto- quello di Monteluce di Perugia. Ancora a questi studiosi si didatta: migliora moderatamente nel tempo il deve la segnalazione del volgarizzamento umbro del Libro suo grado di alfabetizzazione (come noto anche de spirituale gratia, testimone primo-cinquecentesco di una traduzione in volgare del Liber Specialis Gratiae di Matilde grazie alle sollecitazioni e alla corrispondenza di Helfta, diffuso e largamente tradotto nell’Europa medie- con Federico Borromeo23) ma in fondo anche la vale centro-settentrionale, ma di cui non si conoscevano volgarizzamenti nelle lingue romanze (ivi, p. 67-72, e in partic. p. 67-68 nota 9 per gli interventi su tale volgarizza- mento). All'interno di un simile quadro si collocano anche 20. Richiamo qui i risultati di un primo sondaggio sul testo della i rilievi linguistici di Caria 2012 sul trattato di Caterina Paluzzi, discussi in Fresu 2012, cui rinvio per la casistica esem- Vigri da Bologna (1413-1463), noto con il titolo Le sette plificativa più ampia e, anche, per la bibliografia specialistica armi spirituali; lo studio consiste, nello specifico, in un relativa ai fenomeni linguistici di seguito commentati. confronto filologico-linguistico tra l'autografo, stilato in 21. Per la quale vd. Fresu 2012, p. 439-441 e la bibliografia volgare nel monastero del Corpus Domini di Ferrara nel indicata in nota 31; poi Lirosi 2014; essenziale punto di 1438 (riveduto poi tra il 1450 e il 1456), e i quattro mano- riferimento rimane Antonazzi 1980, che contiene un scritti umbri copiati tra la seconda metà del Quattrocento e profilo approfondito della religiosa e l’edizione dei testi che la prima metà del Cinquecento sia dalle clarisse di S. Lucia la riguardano. sia da quelle di Monteluce. Spunti pertinenti a una visuale 22. Vd. almeno Zarri 1990, e della stessa, più brevemente, linguistica (e testuale) sulla Vigri sono in Sberlati 2007, 2003, p. 135-136, da cui è tratta la citazione. p. 63-94. Agli sviluppi della poesia spirituale femminile 23. Vd. Antonazzi 1980, p. 88, p. 159, e in partic., a p. 276, negli ambienti religiosi, inoltre, è dedicato il recente studio la lettera che il cardinale milanese indirizza alla Paluzzi il di Librandi 2018. 23 agosto 1611.
Le scritture femminili nella storia linguistica italiana. Orientamenti teorici, modelli formali, casi paradigmatici 374 Rita F resu sua è una scrittura “obbligata”, vissuta con ripu- L’Autobiografia di Paluzzi è stata spesso addi- gnanza.24 tata come testo esemplare di italiano popolare del Il brano di seguito riportato, assai noto a coloro passato, in cui è possibile cogliere il riflesso della che si sono occupati di questa figura, è utile per subalternità culturale femminile dalla quale alcune cogliere le dinamiche di accostamento di una donne riuscirono ad affrancarsi grazie al contatto analfabeta al mondo della cultura scritta. In esso con gli ambienti religiosi.26 In effetti la marcatezza Caterina racconta come si alfabetizza. Ispirata dal delle pagine vergate da Caterina, soprattutto agli modello della nota santa senese, che ammirava da esordi, è tale che qualunque passo, scelto a caso, bambina, credendola ingenuamente viva, desidera facilmente restituisce la fenomenologia aberrante, incontrarla. Scopre a 13 anni dal suo padre confes- tipica delle scritture dei semicolti, e ben descritta sore che è morta (due secoli prima, nel 1380) e dagli specialisti, sulla quale, dunque, non mi viene presa dalla voglia di imparare a leggere per soffermo.27 apprendere la sua vita. E così la nostra scrive nella Uno scandaglio più fine del testo, tuttavia, sua Autobiografia:25 permette di ridimensionare la patina popolare da sempre attribuita a questa scrivente, et da lui intese che S. Caterina era mor|ta et persa riconducendola, sostanzialmente ad alcuni livelli di speranza di poterli parla|re me uinde uolglia dim- di analisi: quello grafico, innanzitutto – senz'altro parare di le|gere per legere la sua uita, ma per li | il più colpito – che restituisce da un lato il disordine mei peccati non sebba mai chi me imparassi | et me di un ductus stentato e le desultorietà tipiche di metteua con la santacroce in | mano la nocte che il chi ha da poco conquistato faticosamente l’uso giorno non haue|ua tempo a piangere et chiamare lei della penna, dall’altro gli affioramenti del sostrato | che mimparassi et cosi comiciai achiama|re li regazi dialettale, nel caso di Paluzzi particolarmente che me imparassino a cognio|scere le lettere (7r). preziosi per ricostruire, in diacronia, una varietà locale ancora poco rappresentata negli studi sui domini alto-laziali come quella di Morlupo.28 A livello sintattico-testuale, invece, il diario 24. Un Leitmotiv nella storia delle produzioni mistiche femmi- nili (si pensi ad esempio alla ripugnanza lamentata da della morlupese esibisce un andamento tutto un’altra “grafomane contro voglia”, la già ricordata sommato più stabile di quanto ci saremmo potuti Veronica Giuliani: vd. Mattesini – Vignuzzi 2000, p. 310), attendere, sebbene dominato dall’inevitabile piani- non di rado connesso alla professione di modestia e alla denuncia dei limiti della propria scrittura, vissuta come ficazione orale di chi, senza un adeguato addestra- imposizione (vd. Fresu 2012, p. 436-437 e la bibliografia mento formale e retorico, si trova a dover raccon- ivi indicata in nota 15). Caso eccezionale, invece, quello tare la propria esperienza. Una riprova di tale di Camilla Battista Varano (1458-1522), “mistica scrivente” che «redige in prima persona e di propria iniziativa un’au- stabilità si può avere, ad esempio, considerando tobiografia […] e, quasi per ironia della storia, capovolge l’alto numero di periodi che esprimono una rela- anche il circuito concettuale e letterario […] diventando zione logico-semantica notoriamente complessa, lei stessa autrice di una biografia sulla propria guida spiri- e perciò spesso semplificata, o addirittura assente, tuale» (vd. Dejure 2005-2006, I, p. 70, cui si rinvia per l’analisi linguistica del testo; ulteriore bibliografia sulla reli- giosa marchigiana in Fresu 2016b, p. 374 nota 39). 25. Gli esempi che seguono sono attinti dall'edizione pubbli- cata in Antonazzi 1980, p. 163-247 (alle p. 47-57 la 26. Vi accennano in questi termini Trifone 1992, p. 69; descrizione del ms) personalmente riveduta sull’autografo Marazzini 1993, p. 50 nota 28; D’Achille 1994, p. 61; conservato a Roma nell’Archivio Generale dei Frati dell’Or- Bartoli Langeli 2000, p. 130-131; su Paluzzi vd. anche dine Predicatori (segnatura AGOP, X.649b). Nel commento Librandi 1993, p. 375 nel paragrafo dedicato alla religiosità linguistico si mantiene la numerazione originale delle carte; femminile (p. 371-378). la doppia barra obliqua indica il cambio foglio. I criteri di 27. Vd. la bibliografia in nota 3. trascrizione degli esempi sono rigorosamente conserva- 28. Si registrano così, nel testo, tratti come l'ipercorretto vende tivi: si segnala l’uso del trattino basso per grafie continue 'venne' o il pronome atono me e il possessivo mei, incer- incerte (al_cune 7r); delle parentesi quadre per ricostru- tezze morfologiche delle uscite verbali (in tese ‘intesi’, chi zioni di lacune meccaniche ([q]uando 5v); delle parentesi me imparassi ‘chi mi insegnasse’), scambi e fraintendimenti aguzze () per grafemi o vocaboli incerti o illeggibili; del lessicali tipici degli incolti (per esempio – un classico – impa- barrato per grafemi o vocaboli cassati; tra parentesi tonde si rare usato anche nel significato di ‘insegnare’). Per i feno- reintegrano n o m abbreviate per titulus; in apice si rendono meni dialettali dell'area vd. la bibliografia indicata in Fresu le aggiunte in interlinea; l’alternanza tra u e v è regolariz- 2012, p. 442 nota 38, di cui vale la pena qui rammentare, zata secondo l’uso moderno. Il neretto e il sottolineato sono per l'affinità degli ambienti claustrali indagati, almeno qui impiegati per marcare gli elementi coinvolti nell’analisi. Graziotti 2009-2010.
375 nei testi popolari, come quella della concessività. mossi dalla more che me portavano comossi al quan- Nell’Autobiografia di Caterina il nesso ricorre con to me risposero // che loro non haveriiano mai pen- insolita frequenza, e vi compare confezionato con zato che io li havessi dato talle desgusto che haveri- introduttori specializzati come ancorché, benché, iano penezato che se fossi intrata che havesi cercato sebbene, quest’ultimo maggioritario e quasi sempre di uscire per aiutarli nel loro vechieze et bisongni costruito con l’indicativo. Osserviamo la ricorsività de la loro familglia et io che non haveva prudentia del fenomeno anche in un solo brano di poche ne charita li risposi che bona era la parte di Marta, righe: ma bona e ottima quella di Madalena et poi che ero resoluta de servire a Dio se bene me fossi reterovata quando io ero piccula a quanto mi recordo me sen- in turchia che loro me havesiro aiutata che se io non tia interiore_mente continuva spiratione che io devo faceva bene per me non ceseria stata chi ne havessi esser monica et mi credevo per quello esser nata se fatto (8v-9r). bene io non haveva capacita ne di stato di moni- cha et ne di maritate // et all’età di quatro o cinque L’accenno al discorso riportato (più latamente anni in circa mi trovai in conpagnia delle altre regaze alle specifiche funzioni attribuite al genere auto- sebene a me non mi piaceva stare inconpagnia mi biografico) permette di aprire una digressione sulla vende un pe(n)zieri viiolente mente di guardare alla natura strutturale di questa categoria di testo. Se varieta delle creature se be io non sapevo per che si pensa alla principale funzione pragmatica degli causa et cosi. vedevo […] me sentia continuva soleci- enunciati – quella cioè di narrare e descrivere ciò che tudine di sapere che devo fare per andare in paradiso accade, ciò che viene detto o visto30 – si compren- et fugere liferno et se bene io non sapeva che cosa dono i motivi per i quali le pagine paluzziane (e fusi il bene del paradiso et nil male del liferno andavo le autobiografie mistiche in genere) sono caratte- descorendo se se bastava a non dire male che io non rizzate da una sovrabbondanza di completive, per lo volevo dire (2v-3rv). lo più oggettive, dipendenti solitamente da verba dicendi o putandi, e di relative che completano e/o Un altro significativo elemento di sostegno dilatano semanticamente gli antecedenti cui si rife- della sorprendente tenuta sintattica del testo risiede riscono. Contrariamente a quanto ci si attende in nella resa del discorso riportato, difficile banco di scritture di questo tipo, quindi, l’impianto testuale prova, come è noto, per i semicolti,29 ma regolar- si sviluppa in una concatenazione sintattica nella mente impiegato da questa scrivente, e nella sua quale la progressione tematica avanza, coerente- Autobiografia assai frequente per la natura stessa mente, mediante l’uso di che, introduttore comune del genere testuale, la cui principale funzione è ad ambedue le strutture subordinative (comple- appunto quella di riportare quanto si è visto ma tive e relative) e, nel contempo, blando connet- anche ciò che è stato ascoltato o detto. Fatta ecce- tivo generico, come risaputo, capace di conferire zione per la prevedibile (vista l’altezza cronolo- al testo un andamento orizzontale, quasi seriale, gica) assenza di indicatori grafici, i numerosi casi tipico di una sintassi oralizzante;31 lo si nota anche di oratio reflexa appaiono piuttosto regolari; si veda, visivamente se ci soffermiamo su un breve passo ad esempio, il passo che segue in cui la coerenza è soltanto, uno dei molti: assicurata da una corretta combinazione di marche verbali e di deittici spaziali e temporali: Dio che non manco mai de darme // aiuto se bene io non lo meritava fece a me come fece alli Magi che et cosi me recomanai a mio Patre et a mia Matre che lo cercavano che non li basto darli il primo aviso poi per quanta amore portavano a Dio non menpedissiro che esse(n)do usciti dalla bona strada li rimando di et me aiutasiro de quello poco che potessiro et loro novo la stella che li guidassi a quel che loro cercava- 29. Sul discorso riportato, con particolare riferimento all’ambito 30. Sull’alternanza tra narrazione e descrizione nell’autobio- mistico, vd. la bibliografia in Fresu – Monti 2007, p. 231-232 grafia mistica vd. i rilievi in Ferla 2005-2006, II, p. 137. nota 3 e, anche, quella indicata nel § 5 alle p. 257-267, sulle 31. Il ricorso alla relativa debole si presenta piuttosto comune estasi di Maria Maddalena de’ Pazzi ma con spunti fruibili nella prosa quattro-cinquecentesca, anche di tono alto anche per un’analisi del testo morlupese. Ulteriore specifica (vd. almeno la bibliografia indicata in Fresu – Monti 2007, bibliografia in Fresu 2012, p. 443 nota 40. p. 265-266 e nota 156).
Le scritture femminili nella storia linguistica italiana. Orientamenti teorici, modelli formali, casi paradigmatici 376 Rita F resu no et che non li basto haverme dati tanti avisi non he possebile ha lengnqua humana de poterlo poi che vedenome sparita dalla bona strada mi man- dire et tielletto poterlo capire (28v); et in parole non do una nova stella che me guidassi il che fu con lo- he possebile che legnua umana lo possa accontare casione della morte della Arciprete che a quel tempo (27r); io non ho vocabuli con che poterlo dire […] et era nel la nostra Chiesa dal quale mi confesava (6rv). me pare con quisti vocabili farli torto (34r). Si tratta, peraltro, di un andamento subordi- Quest’ultimo cenno all’impotenza e all’insuffi- nativo che impone una selezione più complessa cienza della lingua umana – un topos della scrittura e sorvegliata dei modi e tempi verbali (secondo mistica – permette di introdurre qualche conside- le norme della consecutio temporum), che Paluzzi razione sulla sfera lessicale e retorica, che ricon- sembra impiegare coerentemente, con poche duce il discorso alla questione dei modelli stilistici deviazioni. di riferimento che in tali settori agiscono, solita- Ragioni di spazio impongono di tralasciare mente, con maggiore trasparenza. i tratti tipici dell'oralità,32 più volte chiamata in Il fondo lessicale del diario paluzziano appare causa, così come pure una serie di meccanismi scarno, essenziale, piuttosto lontano dal repertorio costitutivi del discorso autobiografico, mirati, tradizionale codificato, in cui forme letterarie (per pragmaticamente, ad accentuare l’universo espe- lo più due-trecentesche, di marca iacoponica o più rienziale della scrivente, sul quale si incentra la latamente francescana) si incrociano, integrandosi narrazione, e/o a giustificare e sostenere le asser- semanticamente, con tecnicismi religiosi.34 zioni avanzate; si tratta di stilemi che, quasi osses- Gli studi hanno dimostrato la riemergenza sivamente reiterati, ribadiscono come i racconti si dei motivi mistico-ascetici medievali nella cultura basino sul ricordo personale e sulla memoria (me religiosa del XVI secolo, mettendo in luce come la recordo 37v), sull’impressione soggettiva (me parse circolazione negli ambienti religiosi di opere devo- 47v), sulla meditazione interiore (et diceva tra me zionali contribuisse a connotare la lingua di settore stessa 36v). favorendo la costituzione di un serbatoio cui attin- Per esprimere l’ineffabilità Paluzzi ricorre a un gere un formulario lessicale e retorico codificato sintagma topico nella scrittura mistica femminile, e spendibile all’interno di passi di forte intensità presente in Caterina da Siena, Caterina Vigri e in ascetica. La ripresa di simili serie lessicali, indicativa molte altre scriventi, la denuncia del limite del evidentemente di un’accorta fruizione delle fonti, linguaggio umano:33 nel testo di Paluzzi appare decisamente circoscritta rispetto a quanto si rinviene in altre mistiche. Non sembrano ricorrere, ad esempio, le metafore della 32. Fenomeni come l'uso di lui, lei, loro impiegati con funzione specificazione.35 Nella Paluzzi si rinviene soltanto di pronomi personali soggetto (lui sa et pofare tutte le cose 4v; qualche esempio isolato come il zucaro della ciareza lei non me seppe dire niente 4r e passim); trapassi pronomi- ‘lo zucchero della chiarezza’ (43r), che comunque nali (soprattutto li/gli ‘le’: mia Matre mi disse se io sapeva che occorre in una delle ultime pagine del manoscritto, cosa era quella et io li respose che non lo sapeva 15v); ridon- danza pronominale (a me non mi piaceva stare 3r; ve pareva a in una fase, cioè, in cui è legittimo supporre uno voi 47r); tratti di sintassi marcata, come la dislocazione (et stadio avanzato nelle letture e nelle competenze Dio sa se lebe la mortificatione 16r); concordanze ad sensum della scrivente. (la gente piangnievano 3v); intensificazione pronominale del verbo (io mesentiva senpre in terioremente // una fede viva 5rv); e, ancora, ristrutturazione del sistema verbale nel periodo ipotetico (se christo lo faceva, me ne contentava 4v), uso del che polivalente (subordinatore generico: quando vedevo qualche persona che diceva la corona li andava piede che 34. Sui quali vd., ancora, Pozzi 1988, p. 31-42. melai(m)parassi 3v; relativo indeclinato: non mi pareva farlo 35. Sulle quali si è soffermata a più riprese Rita Librandi (2001, a mi con quella charita et prefittione che lo facevano l’altre 15v; p. 96-100; 2003; 2006, p. 31-32 e p. 37-40, e, anche, anche analitico (con ripresa clitica): a una regaza che io là Librandi 2012, p. 169-175), mettendo in evidenza proprio cognosceva 4r; in accumulo con altri elementi: quando che i meccanismi di irradiazione, tutti giocati su un percorso io andava afare orazione 36r; metre che sto in questa misera educativo al femminile, che soprattutto da Caterina da vita 41r); per ulteriori tratti ed esempi vd. Fresu 2012, Siena (ma il fenomeno è largamente presente anche in p. 446-448. Domenica da Paradiso) raggiungono la scrittura di altre 33. In merito vd. Pozzi 1988, p. 39, che parla dell’«impotenza mistiche (per esempio Maria Maddalena de’ Pazzi). Per e insufficienza della lingua», e Sberlati 2007, p. 87 per i ulteriore bibliografia sull’impiego di metafore in Caterina riscontri nella santa senese e in Caterina Vigri. Benincasa vd. Fresu 2011, p. 103 nota 23.
377 Anche l’uso di moduli binari, caratterizzanti E ancora, meriterebbero un accertamento il tessuto linguistico di altre scrittrici mistiche, specifico, per individuare eventuali precedenti, sembra essere piuttosto moderato. Il binomio geminazioni lessicali quali: benefitii et gratie ‘bene- umiltà e pazienza, ad esempio, di matrice france- fici e grazie’ (45r); lume et congnitione ‘lume e cogni- scana, spesso impiegato da Caterina da Siena, e zione’ (39v); purita et sencerita ‘purità e sincerità’ presente in altre religiose (come in Caterina Vigri), (19v); abominatione et descosto ‘abominazione e occorre una sola volta in Paluzzi (humlta [sic] et disgusto’ (19v); aredita et tentationi ‘aridità e tenta- paciezia 48r);36 ed è un hapax anche dolceza et suva- zioni’ (37v); cecita et ingratitutine ‘cecità e ingrati- vita 38r, dittologia dietro la quale si può scorgere la tudine’ (15v); contardita et ingriatitutine ‘codardia e rielaborazione di un’altra coppia aggettivale topica ingratitudine’ (25r); fetore et nausa ‘fetore e nausea’ nella santa senese (e a sua volta di estrazione iaco- (39v); gnuria et detoperio ‘ingiuria e vituperio’ (38v) ponica) dolce e suave (e dolce e suavissimo).37 e passim. L’impiego di tali materiali lessicali, pur non I sintagmi dittologici, comunque, non sono del dimostrando una sicura relazione intertestuale, tutto assenti. Si osservi, ad esempio, l’equilibrio lascia tuttavia supporre prelievi dalle principali fonti retorico con il quale è costruito il seguente passo, della spiritualità di Paluzzi,40 in primis (per esplicita in cui una coppia di binomi con funzione apprez- ammissione della stessa) proprio i testi cateriniani, zativa, riferita alle qualità divine (bonta e miseri- e dunque un minimo intento emulativo. cordia e benignità e carità), si affianca parallelamente Anche sul piano degli espedienti retorici a un’altra coppia dittologica deprezzativa, riferita Caterina sembra preferire (rispetto agli elaborati alle qualità umane della scrivente (ingratitudine e artifici rinvenuti in altre scriventi41) moduli espres- codardia e imperfezione e tiepidità): sivi formalmente più elementari e simbolicamente più immediati, come i costrutti comparativali. Si dalli fruti sevegano accognoscere larburi et le piante tratta di formazioni piuttosto frequenti, introdotte et voi con la vostra bota et misericordia morstrate la da come e come che se, e confezionate spesso con mate- vostra belignita et charita38 et io con la mia in grati- riale lessicale concreto e quotidiano42 (che del resto tutine // et cotardita morstro la mia in perfittione et non dispiaceva neanche a Caterina da Siena):43 tepidita nel bene hoperare che non me resolvo mai ha fare da dovero con in Dio (25v-26r); et mesentiva destrugere come la cera al focco per onirme con il mi Signore (32r); me vedo essere come metterà conto notare che alcune componenti o una statuva in passtata in tal porcaria (41v); et me formanti delle coppie sono largamente presenti in pareva che il colore fussi come horo et argento ma Caterina da Siena, per esempio ingratitudine o l’ag- molto più chiaro 28r; et me pare che tutto il mundo gettivo tiepido (associato proprio a imperfetto).39 in zieme con le suve vanita et ponte appreso a 36. Nella pagina precedente, tuttavia, si registra me da occa- 40. Che Antonazzi 1980, p. 149-158 indica soprattutto in sione de omiliarme et sercitare la paciezia 47v. Per i riscontri s. Caterina da Siena, s. Filippo Neri e s. Teresa d’Avila. del sintagma in Caterina da Siena (humiltà e patientia), 41. Soprattutto ossimori e tautologie secondo Pozzi 1988, nella Vigri (umiltà e pazienza), e per la comune matrice p. 37-39 e 1997, p. 163-200, specificatamente su Maria francescana (in Laudes Dei: tu es sapientia | tu humilitas | tu es Maddalena de’ Pazzi. patientia) vd. Sberlati 2007, p. 77 il quale ritiene – basan- 42. Anche Antonazzi 1980, p. 146-147, nel commento dosi su Pozzi 2000 – lo stile della Vigri analogo a quello che precede l’edizione dell’Autobiografia, sostiene che il francescano. linguaggio degli scritti di Caterina, «infarcito di errori orto- 37. Per i riferimenti vd. Sberlati 2007, p. 80. grafici e di locuzioni dialettali», si presenta «scarno, alieno 38. Si noti che quest’ultimo termine è aggiunto in interlinea, da esuberanze liriche e quasi distaccato, rivela anch’esso segno della volontà della scrivente di mantenere le coppie l’immediatezza espressiva di una persona solida, per nulla di binomi. condizionata nella vita quotidiana dalla propria singolare 39. Vd. tiepida né imperfetta Lettera 33 (e anche tiepidi e freddi esperienza mistica». 129; tiepido né negligente 130); e ancora tepidezza 87; 102; 172; 43. Sull’essenzialità e sull’impiego di nomi concreti dotati di 183; 185 (nel binomio freddezza e tepidezza) e passim; tiepidezza corposità realistica nelle metafore cateriniane vd. la biblio- 36; 130 e passim; per ingratitudine Lettera 2; 7; 18; 33 (nel grafia indicata in Fresu 2011, p. 119 nota 63, e nello speci- binomio ingratitudine e ignoranza); 34 (nel binomio ignoranza fico Librandi 2006, p. 37-39 e, ancora, della stessa studiosa e ingratitudine) e passim; inoltre bontà e misericordia 66; 123; 2012, p. 170-171. 327 (e bontà e carità 29; 190; bontà e potenzia 34; bontà e provi- denzia 85); gli esempi sono attinti dall'edizione Volpato 2002.
Le scritture femminili nella storia linguistica italiana. Orientamenti teorici, modelli formali, casi paradigmatici 378 Rita F resu una anima biata sia come un vaco di milglio butta- soltanto cosetta (27r) e tantino (24v), impiegati to mezo al fango (34v); et me sentiva essere greve pragmaticamente con valore attenuativo.46 come piobo et attacata alla terra come pece (27v); Per mettere a fuoco la coscienza linguistica di far come la sposa che hama senza fine il suo sposo uno scrivente, indipendentemente dal genere, e (19v); et fare come fa il bono et fidele sollato per il fare chiarezza sui processi che lo hanno condotto suo capitano (20r); a impadronirsi della scrittura, l'expertise linguistica rappresenta, dunque, uno strumento prezioso, et me pare che Dio se trati de una maniera come talvolta l'unico per quei casi in cui è difficile, se non che se tratarebe uno stracio de cocina che basta te- impossibile, ricostruire il percorso formativo di chi nerlo nascosto in uno contone per servissene poi alli produce il testo e le effettive competenze scrittorie. bisongni de necessita (44v); me pare che strapazamo Nel caso di Caterina Paluzzi, infatti, lo spoglio Dio duna manira come che se noi non havesimo di restituisce l’immagine di una donna che si è saputa bisongnio de lui ma lui havesi de bisongnio de noi certamente elevare da una condizione cultural- (45v); Dio desidera il nostro bene come che se fussi mente svantaggiata ma che, pur esposta a stimoli il suo propio (22r); me parse che vinisi versu me con “forti” – come potevano essere le letture delle opere tanta violezia et velocita come che se havessi huota spirituali e, sul piano orale la predicazione e la paura de non harivare a_tempo (26v). conversazione con i confessori – non ha raggiunto un sufficiente dominio dei modelli fruiti al punto da Alcune di queste formazioni recuperano con- poterli rielaborare e reimpiegare consapevolmente. solidati cliché della letteratura mistica femminile, Sembra, insomma, mancare, in lei quella «concomi- ad esempio la sensazione di sciogliersi, dopo l’espe- tanza di esperienza letteraria e esperienza mistica» rienza unitiva con Dio, come la cera al focco 32r (il frequente nella cultura religiosa femminile, e forse primo passo sopra citato), presente in Caterina anche quel «tirocinio linguistico-retorico praticato Benincasa e in altre, ad esempio nella siciliana con costanza dalle autrici di letteratura mistica»47 Maria Crocifissa de’ Tomasi (1645-1699);44 altre che permetteva loro di appropriarsi e riutilizzare attingono, prevedibilmente, all’universo femmi- un vocabolario e una varietà di soluzioni stilistiche nile: un caso per tutti, la prima similitudine ripro- adatte ad affrontare contenuti dottrinali. dotta nell'ultimo blocchetto di esempi, che instaura D’altra parte, però, la sua scrittura esibisce sul un parallelismo tra Dio e lo stracio de cocina (44v). piano pragmatico una fisionomia linguistica funzio- Pare significativo notare, infine, nel testo nale alle esigenze comunicative e strutturalmente paluzziano un numero limitato di elativi, rite- allineata ai tratti formali del genere, in questo caso nuti spesso maggioritari nel linguaggio femminile, l'autobiografia mistica (si pensi alla concatenazione occorrenti per lo più in combinazioni cristalliz- sintattica che garantisce l’avanzamento testuale o, zate, in cui è piuttosto riconoscibile la formularità ancora, agli stilemi per riferire le visioni), e ciò è dei testi devoti (pretiosissimo sangue 19v; santissimo indizio di una consapevolezza testuale. sacramento 6v; gloriosisima vergine 11r; santissima commonione 32v; santissima trenita 33r e passim), e, Analoghe osservazioni potrebbero essere avan- anche, la mancanza pressoché totale di forme alte- zate, sia pur con dei distinguo, per il caso, piuttosto rate, non ignote, di solito, alle scritture femminili noto, dei due libri autografi, stilati in duplice reda- mistiche italiane (ma assenti anche in Caterina da zione all’inizio del Seicento dalla clarissa romana Siena):45 nella terziaria morlupese si registrano suor Orsola Formicini (ca. 1548-1613).48 44. Per la religiosa senese mi donò tanta letizia che eziandio le 46. I contesti: «notamo il defecto nel prosimo et non la vertu membra del corpo si sentivano dissolvare e disfare come la cera nel // quante hopere bone et sante et bono sepio della loro fuoco (vd. lettera 226, in Volpato 2002); in Maria Crocifissa vita et del tutto non ne tenemo conto se non de tantino de’ Tomasi si dileguava il mio cuore, come cera alla fiamma (vd. de male sepiio che tal volta in loro stato vertu per la loro Ferla 2005-2006, II, p. 118). bona intentione» (24rv); «et in parole non he possebile che 45. Sull'argomento vd. Fresu 2012, p. 113 note 49 e 50, e la legnua umana lo possa accontare quello che se descore- bibliografia ivi citata, cui si rinvia anche per ragguagli circa simo in zieme et ma pure ne diro qual che cosetta» (27r). l’uso di marche alterate come prerogativa del linguaggio 47. Ambedue le citazioni sono attinte da Sberlati 2007, p. 75. femminile. 48. Si tratta dei codici BNC VE, Roma: ms Varia 5 (778) e ms Varia 6 (582), che hanno attirato l'attenzione di diversi
379 Le cronache monastiche costituiscono un L’importanza linguistica dei Libri della genere in cui sono riconoscibili tratti comuni della Formicini, poi, risulta amplificata dal fatto che scrittura storiografica che hanno una significativa uno dei due manoscritti rappresenta, per chiara ricaduta anche negli aspetti linguistici: l’autografia, e inequivocabile ammissione della scrivente, la l’accostamento di contenuti testuali di diversa “brutta” copia (Varia 6; stesura 1602-1603; qui A) natura (economico, documentario, narrativo, dell’altro (Varia 5; fine stesura 1607; B). Così infatti didascalico), la disposizione dei materiali secondo scrive Orsola all’inizio di A, giustificandosi per aver un impianto annalistico. Il percorso acculturante inteso conservare la prima, imperfetta stesura: riservato allo status della religiosa, rafforzato dalle mansioni dirigenziali svolte all’interno del mona- in questo libro vi son molte cose scorette non aven- stero cui queste donne erano spesso destinate, dolo io voluto buttare dipoi che rifeci quel qual sta rende le monache croniste se non proprio profes- nel archivio pero niun sene amiri che lo retenuto per sioniste della scrittura, senz’altro redattrici meno mio spasso ne men vi son tutte le vite de quele sante sprovvedute rispetto a coloro che gli storici della monache como sta in quello chi volessi saper bene il lingua fanno rientrare nella categoria dei semicolti. tutto vada avederlo ivi che qui non vie lordine per In questa prospettiva dunque gli studi linguistici averle messe cosi como meglio o potuto (A4r).51 hanno guardato ai libri conventuali con l'intento di inquadrare la competenza scrittoria delle scri- Per motivi di spazio non è possibile soffermarsi venti (a prescindere dal loro ceto socioculturale).49 sui dettagli linguistici52 che emergono dal confronto Il Libro delle antichità del monastero di San di un medesimo passo sviluppato nelle due reda- Cosimato, nello specifico, costituisce un caso emble- zioni, in cui la religiosa riferisce delle scelleratezze matico di testi fondati sulla memoria collettiva compiute dai Lanzichenecchi, né sulle motivazioni tramandata da una generazione di monache a cui sarebbe ragionevolmente possibile ricondurre all’altra; in essi infatti Formicini, tre volte abba- il mantenimento di alcuni tratti arcaizzanti (anche, dessa del monastero, narra le vicende del Sacco di ma non solo, di natura grafica) che si registrano Roma (1527), ricostruendone gli eventi attraverso nella scrittura della clarissa.53 Basterà osservare – la testimonianza orale delle consorelle più anziane, nell'economia del discorso che qui si sostiene – come secondo una tecnica cooperativa di raccolta delle Orsola Formicini dimostri una notevole consapevo- informazioni e di stesura collettiva dei testi che lezza testuale non solo aderendo agli stilemi tipici non era affatto estranea all’ambiente monastico del genere cronachistico, ma operando una “riscrit- femminile.50 tura” sistematica della sua cronaca, per realizzare la quale dimostra una chiara coscienza linguistica, intervenendo soprattutto sugli aspetti sintattico-te- studiosi. Mi limito qui a segnalare lo studio codicologico stuali e lessicali per rendere meno imperfetto il testo e paleografico in Guerrini Ferri 2011 (la descrizione dei che nel suo progetto “editoriale” è destinato a essere codici è rispettivamente alle p. 84-91 e p. 91-97), rinviando per i dettagli degli interventi che si sono soffermati sul testo quello definitivo. Vero è che la religiosa domina a a Fresu 2015, p. 22 nota 23 (ma vd. almeno Quondam fatica l’emersione dialettale, soprattutto a livello 1988). fonomorfologico, e in parte lessicale; ma l’analisi 49. Per un quadro bibliografico sulla scrittura cronistica conventuale vd. Fresu 2015, in partic. p. 20 nota 15, ma dei tratti che affiorano restituisce comunque un vd. almeno le sintesi introduttive di Brambilla 2009 e di quadro coerente con il livello medio della varietà Cabibbo 2012 (in prospettiva più ampia Evangelisti 2012, romana (il cosiddetto romanesco di II fase), caratte- p. 85-92), e ora, anche, lo studio di Abbatelli – Lirosi – rizzato da fenomeni resistenti al modello letterario Palombo 2016, in partic. p. 7-50. 50. E che non riguardava soltanto il genere cronistico: si pensi che si andava diffondendo, il cui uso era talvolta all'elaborazione collegiale dei racconti agiografici o alle trascrizioni di estasi. Sullo spirito cooperativo e sul coinvol- gimento collettivo che caratterizza la composizione e/o la rielaborazione di un testo nelle comunità religiose femmi- 51. Per i criteri di trascrizione, rigorosamente conservativi, vd. nili vd. la bibliografia ricordata in Fresu 2011, p. 100 nota Fresu 2015, p. 22 nota 24 (il rinvio è alla numerazione 14 e 2016b, p. 369 nota 25, di cui in partic. Librandi 2005, originale delle carte e al rigo); circa il procedimento compo- p. 162-170, soprattutto per i relativi problemi di attribu- sitivo dei Libri e il rapporto tra le due redazioni vd. Guerrini zione e ricostruzione filologica dei testi, e Pomata – Zarri Ferri 2011, nello specifico alle p. 97-102 e p. 106-111. 2005, p. XXIX-XXX, con specifico riferimento al genere 52. Per i quali vd. Fresu 2015, p. 24-26. della cronaca monastica. 53. Ma su quest’ultimo aspetto vd., ancora, Fresu 2015, p. 26.
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