La riforma costituzionale russa del 2020: riflessi sulla condizione degli indigeni

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Tribunale Bologna 24.07.2007, n.7770 - ISSN 2239-7752
                                              Direttore responsabile: Antonio Zama

  La riforma costituzionale russa del 2020: riflessi sulla
                 condizione degli indigeni
                                                  27 Maggio 2021
                                                   Mauro Mazza

La revisione costituzionale approvata in Russia[i] mediante referendum popolare («voto pan-russo»[ii]
, quasi-referendum[iii]) del 1° luglio 2020[iv] e vigente dal successivo 4 luglio[v], può essere
evidentemente esaminata da una pluralità di punti di vista[vi]; quello che qui si intende privilegiare
riguarda le ripercussioni sulla situazione giuridica dei popoli indigeni[vii].
Il processo di consultazione, che ha preceduto l’adozione finale degli emendamenti costituzionali, ha visto
la presentazione di alcune proposte, talvolta provenienti dalle comunità degli indigeni. Per esempio,
i rappresentanti del popolo indigeno dei Nenets[viii] avevano richiesto che, nel rinnovato testo
costituzionale, trovasse posto l’esplicita menzione della protezione costituzionale della lingua aborigena,
come pure dell’uso tradizionale delle risorse naturali nonché del rapporto “ancestrale” uomo-animale
, con particolare riguardo all’attività consistente nell’allevamento delle renne. Questa proposta, però,
non ha trovato accoglimento, al pari del resto di numerose istanze formulate dagli enti territoriali, in primo
luogo dalle regioni.
Tra gli aspetti controversi, potenzialmente dannosi per i popoli indigeni, appare la nuova formulazione del
primo comma dell’articolo 68 della Costituzione federale. Esso dispone che la lingua ufficiale della
Federazione Russa è il russo, sull’intero territorio nazionale e con riguardo alla formazione delle persone,
sia pure con la precisazione che la Russia costituisce una unione multinazionale di popoli posti su un piano
di uguaglianza.
I popoli indigeni hanno tentato di contrastare l’adozione di questo emendamento, sostenendo che
esso viola i princìpi di uno Stato federale democratico, con l’aggiunta che per tal modo si va verso la
creazione di uno Stato unitario, nel quale una parte della popolazione (quella russofona) dispone di uno
status privilegiato, mentre gli appartenenti ai popoli indigeni verrebbero collocati in una posizione
deteriore e inferiore. Si è parlato, sotto il profilo in esame, di una politica antifederale perseguita dal
Cremlino.
La posizione assunta dalle popolazioni aborigene della Russia del Nord e dell’Estremo Oriente non appare,
tuttavia, omogenea. Se, infatti, il voto favorevole alla riforma costituzionale è stato di circa il 78 per cento
[ix] a livello dell’intera Federazione Russa, presso alcune popolazioni indigene i contrari sono stati il 40
per cento, con punte del 55 per cento, mentre in altre aree i favorevoli sono stati addirittura il 97 per cento
[x]. Sembra di capire che, da un lato, gli indigeni non appoggiano la riforma, ma, dall’altro lato, sono
timorosi delle istituzioni, che comunque applicheranno le norme riformate. Ad ogni modo, resta il fatto
che nel Circondario autonomo dei Nenets i «no» hanno raggiunto il 58,36 per cento, che rappresenta il
livello più elevato di opposizione e dimostra il malcontento degli indigeni (almeno, della maggioranza di
essi) rispetto alla riforma costituzionale[xi].
Critiche all’emendamento costituzionale sono giunte anche dal Forum permanente delle Nazioni Unite
sulle questioni indigene. In particolare, è stata ravvisata una contraddizione (o incoerenza) interna tra la
prima e la seconda parte del comma 1 dell’articolo 68 della Carta costituzionale federale della Russia post-
riforma del 2020[xii], nella misura in cui, da un lato, si stabilisce che la lingua russa è quella di
formazione della popolazione della Russia, mentre, dall’altro lato, si afferma che tutti i popoli della
Russia hanno uguali diritti.
Un ulteriore aspetto problematico è posto dalla nuova formulazione dell’articolo 79 della Costituzione
federale della Russia. Tale disposizione, emendata nel luglio 2020, prevede ora che «La Federazione Russa
può partecipare ad associazioni internazionali e delegare loro parte dei suoi poteri in conformità con i
trattati internazionali della Federazione Russa se ciò non comporta limitazioni ai diritti e alle libertà
dell'uomo e del cittadino e non contraddice i fondamenti della struttura costituzionale della Federazione
Russa. Le decisioni degli organi internazionali adottate sulla base delle disposizioni dei trattati
internazionali della Federazione Russa e che nella loro interpretazione contraddicono la Costituzione della
Federazione Russa, non sono soggette a esecuzione nella Federazione Russa». Nel sito Web della Duma di
Stato (Camera bassa) del Parlamento federale della Russia si legge che tale principio realizza la c.d. rule of
Russian law[xiii].
L’emendamento sembra porsi, in primo luogo, in contrasto con quanto stabilisce la stessa Costituzione,
laddove prevede, al comma quarto dell’articolo 15 (non modificato), la preminenza del diritto
internazionale sul diritto interno[xiv]. L’articolo 79 della Carta costituzionale federale, dopo la revisione
del 2020, dispone al contrario, nella sua parte finale, che è il diritto interno ad avere la priorità sul diritto
internazionale. La norma, infatti, prevede la priorità della Costituzione russa rispetto alle decisioni prese sia
dai tribunali internazionali che dagli organi dei trattati[xv]. Ne discende, dunque, che qualora i popoli
indigeni della Russia dovessero ottenere un pronunciamento a loro favorevole da parte della Corte
europea dei diritti umani[xvi], ciononostante non potrebbero poi ottenere la tutela effettiva dei diritti
aborigeni nella Russia.
Il punto di vista russo, però, è (alquanto) differente. Come affermato dal ministro degli Esteri, Sergey
Lavrov, «in realtà, la supremazia nazionale sui trattati internazionali è già sancita da vari articoli della
Costituzione. L'articolo 15, comma 1, prevede che “la Costituzione della Federazione russa ha la più alta
forza giuridica”, stabilendo inoltre che le leggi e le altre disposizioni legali non devono contraddire la
Costituzione. L'articolo 79, a sua volta, afferma che l’adesione della Russia alle organizzazioni
internazionali è possibile solo se essa non limita i diritti e le libertà dei cittadini previsti dalla Costituzione
e non minaccia le basi dell'ordine costituzionale. L'articolo 125, comma 2, poi, conferisce alla Corte
costituzionale il potere di verificare che i trattati internazionali ancora non in vigore siano compatibili con
la Costituzione»[xvii].
Una terza disposizione costituzionale sibillina, fonte di apprensione per il destino dei piccoli popoli
indigeni della Russia settentrionale, si trova nell’articolo 69 della Carta costituzionale federale. La norma
costituzionale ha rappresentato finora il caposaldo per la protezione dei diritti dei popoli indigeni della
Russia artica e subartica. Essa dispone che «La Federazione Russa garantirà i diritti dei piccoli popoli
indigeni secondo i princìpi e le norme universalmente riconosciuti del diritto internazionale e dei trattati e
accordi internazionali della Federazione Russa».
Un primo elemento di preoccupazione, beninteso per chi abbia a cuore la sorte dei piccoli popoli indigeni
della Russia del Nord[xviii], concerne quanto si diceva già sopra, a proposito della supremazia del diritto
nazionale sul diritto internazionale. Ma vi è di più. Per un verso, la disposizione costituzionale è da
apprezzare, dal momento che riconosce il diritto dei piccoli popoli indigeni a conservare la loro diversità
sia etno-culturale che linguistica. Per altro verso, però, manca qualcosa. Non si parla, cioè, di diritti sulla
terra e sulle risorse naturali, ossia su aspetti centrali per la condizione socioeconomica degli appartenenti
alle comunità aborigene. Forse era preferibile la dizione costituzionale preesistente, che lasciava nel vago
questi profili di rilevanza economica, lasciando intendere che potessero essere comunque ricondotti alla
dimensione culturale, mentre attualmente tale lettura interpretativa del dettato costituzionale appare meno
agevole, in presenza di una più dettagliata specificazione dei diritti culturali (a contenuto non economico).
In definitiva, lasciando in disparte le riflessioni sull’involuzione autoritaria del regime politico russo
putiniano[xix], a proposito del quale è stata coniata l’espressione “zarismo costituzionale”[xx], anche dal
punto di vista della tutela dei diritti dei popoli indigeni la riforma costituzionale del 2020 segna un (deciso)
arretramento.
Quale sia l’orientamento attuale in Russia circa la condizione dei popoli indigeni artici è, del resto, ben
evidenziato da un provvedimento adottato dal Governo federale e siglato dal Capo dello Stato il 18 marzo
2020, in parallelo dunque con il procedimento di revisione costituzionale dello stesso anno. Esso prevede
il sostegno pubblico, per tramite del ministero dell’Energia, alla realizzazione di progetti estrattivi nella
Russia settentrionale. Vengono definite cinque categorie di progetti, in relazione a ciascuno dei quali è
contemplato un trattamento fiscale privilegiato della durata da dodici a diciassette anni[xxi].
Come si vede, il futuro non appare particolarmente luminoso per gli abitanti aborigeni dell’Artico
russo, già alle prese con l’emergenza sanitaria da Coronavirus[xxii], fatti salvi forse alcuni benefici
collaterali sul versante economico[xxiii]. Ma non tutto è perduto, se è vero che nell’esperienza russa, di
livello costituzionale o inferiore, l’intreccio tra spirito, lettera e pratica della legge disegna abitualmente un
avvenire incerto.

[i] Sui procedimenti di revisione costituzionale nell’ordinamento russo, v. M. Ganino, La revisione della
Costituzione in Russia, tra procedimenti super aggravati, aggravati, abbreviati, semplificati e non formali,
in Diritto pubblico comparato ed europeo, 2009, p. 1607 ss.; R. Tarchi, Sistema delle fonti e poteri
normativi dell’Esecutivo in una forma di governo iper-presidenziale: il caso della Federazione Russa, in
Osservatorio sulle fonti, 2018, n. 3, specialmente p. 2 ss. La firma presidenziale agli emendamenti, dopo
l’approvazione da parte di entrambi i rami del Parlamento, è stata apposta il 14 marzo 2020.
[ii] O voto nazionale; in lingua russa, ?????????????? ???????????.
[iii] In relazione al meccanismo politico-istituzionale della votazione pan-russa, come consultazione
popolare e forma di partecipazione popolare, v. J. Socher, Farewell to the European Constitutional
Tradition. The 2020 Russian Constitutional Amendments, in Verfassungsblog, 2 luglio 2020. Secondo
l’autore, «all amendments taken together, in combination with the peculiar drafting process and entering
into force, arguably undermine the democratic legitimacy of the Russian Constitution to a degree that they
can be interpreted as a farewell to the European constitutional tradition». Una versione più ampia del
contributo medesimo si trova in Zeitschrift für ausländisches öffentliches Recht und
Völkerrecht/Heidelberg Journal of International Law, 2020, p. 615 ss. Il sistema adottato è quello del c.d.
voto negativo, nel senso che gli aventi diritto al voto trovano scritto sulla scheda «sì, lo voglio», potendo,
appunto, esprimere voto negativo (ovvero disertare le urne). In verità, non si è trattato di una elezione né di
un referendum, ma di uno scrutinio di terzo tipo.
[iv] La consultazione referendaria, originariamente prevista per il 22 aprile 2020 (centocinquantesimo
anniversario della nascita di Lenin), è stata posposta a causa dell’epidemia da Coronavirus, per poi
svolgersi tra il 25 giugno e il 1° luglio dello stesso anno. V. I. Galimova, La votazione panrussa sugli
emendamenti alla Costituzione, nonostante tutto, in Nomos, maggio-agosto 2020; Id., La Russia tra la
“grande riforma” costituzionale e le misure anti-Covid, ivi, gennaio-aprile 2020. I seggi elettorali sono
stati collocati (in prevalenza) all’aperto (c.d. vote en plein air), e la votazione si è protratta per una
settimana, al fine di prevenire assembramenti (in funzione anti-contagio da Covid-19).
[v] La Commissione elettorale centrale della Federazione Russa ha comunicato, il 3 luglio 2020, che alla
votazione ha partecipato il 67,97% degli aventi diritto; il 77,92% si è espresso favorevolmente mentre il
21,27% contro. Cfr. C. Filippini, Federazione di Russia, in Quaderni costituzionali (sub Cronache
costituzionali dall’estero), 2020, pp. 907-909. Prima del voto pan-russo, la «Legge della FR di
emendamento alla Costituzione della FR “Sul perfezionamento della disciplina di singole questioni di
organizzazione e di funzionamento del potere pubblico”» era stata approvata l’11 marzo 2020 sia dalla
Duma di Stato (Camera bassa dell’Assemblea federale) in terza lettura con 383 voti a favore, 43 astenuti,
nessun contrario, che dal Consiglio della Federazione (Camera alta) con 160 voti a favore, tre astenuti e 1
contrario. V. C. Filippini, Federazione di Russia, in Quaderni costituzionali (Cronache costituzionali
dall’estero), 2020, pp. 683-686. Contrari alla revisione costituzionale del 2020 sono stati i
nazionalbolscevichi di L’Altra Russia, il Fronte di Sinistra, e il Partito comunista della Federazione Russa
(KPRF/????). Di essi, soltanto il KPFR è rappresentato alla Duma.
[vi] Cfr. A. Di Gregorio, La riforma costituzionale di Putin e il consolidarsi dell’autoritarismo: un
dichiarato bisogno di stabilità in tempi di pesanti trasformazioni mondiali, in Diritto pubblico comparato
ed europeo online, 17 marzo 2020, e prima in Nuovi Autoritarismi e Democrazie: Diritto, Istituzioni,
Società, 13 marzo 2020 (lo scritto è disponibile nella versione francese, in Lettre de l’Est, n. 20, 2020, p. 39
ss.). Sulla necessità di studiare gli emendamenti costituzionali del 2020 in Russia da un punto di vista non-
occidentale, v. le attente riflessioni di S. Denisov, Methoden zur Erforschung des Staatsrechts Russlands
und anderer Entwicklungsländer, in Osteuropa Recht, 2020, p. 516 ss.
Un (importante) seminario, dal titolo Russia 2020. La riforma costituzionale di Putin fra innovazione e
continuità: un tentativo di stabilizzazione del potere?, si è svolto il 19 febbraio 2020 presso la Facoltà
politologica dell’Università statale di Milano (partecipanti i professori A. Di Gregorio, M. Ganino, C.
Filippini, G. Codevilla e A. Vitale). Si segnala anche il web seminar (tavola rotonda), co-organizzato da
Università di Milano Bicocca e Università statale di Milano il 18 dicembre 2020, dal titolo La riforma
della Costituzione russa: riequilibrio (apparente) dei poteri e stabilizzazione di un autoritarismo (sempre
più) identitario (ivi spec. la Relazione introduttiva di A. Di Gregorio, seguita da interventi di M. Ganino, C.
Filippini, I. Galimova, S. Gianello e conclusioni di C. Martinelli).
Per un esame approfondito della revisione costituzionale di Putin, v. i contributi di G. Lami, A. Di
Gregorio, M. Ganino, I. Galimova, V. Nikitina, G. Codevilla e A. Vitale, tutti in Nuovi Autoritarismi e
Democrazie: Diritto, Istituzioni, Società, 2020, n. 1, pp. 133-257. Adde A. Shashkova, M. Verlaine, E.
Kudryashova, On Modifications to the Constitution of the Russian Federation in 2020, in Russian Law
Journal, 2020, n. 1, 60 ss.
Un’analisi comparativa della riforma costituzionale russa del 2020 con la revisione costituzione cinese-
popolare del 2018 è effettuata da B. Marabini San Martín, Historia de dos constituciones: estudio
comparativo de las reformas de Xi Jinping y Vladimir Putin, in Observatorio de la Política China (OPCh)
, 7 novembre 2020 (ivi leggesi: «Un breve estudio de esta selección de las enmiendas introducidas en China
y Rusia permite concluir que ambas se caracterizan por medidas que dan pie a una mayor concentración del
poder en un individuo, incluso aunque exista un compromiso formal con la separación de poderes. Las
reformas que permiten la permanencia de los líderes en su puesto más allá de los mandatos originales
también son indicación de la personalización del poder, centrada en la permanencia en el caso de Xi
Jinping y combinando una posible permanencia con la creación de maneras de conservar el poder tras el
final de su mandato en el caso de Putin. Asimismo, las enmiendas de ambos casos son de carácter
proteccionista, dado que enfatizan la excepcionalidad de sus respectivas naciones y, en el caso ruso, sirven
de escudo ante el sistema legal internacional»).
Molto pertinenti mi sembrano le osservazioni di M.-É. Baudoin, La révision de la Constitution russe de
2020 ou comment préparer l’avenir en consolidant l’existant, in Le Club des juriste, 3 luglio 2020, la quale
fa riferimento a una revisione inaspettata ma orchestrata, una procedura sorprendente ma senza sorprese,
nonché una revisione che cambia tante cose ma non cambia nulla (ivi si legge, infatti: «plus que
transformer la Russie, certaines de ces modifications enracinent dans la Constitution l’existant»).
Infine, nelle parole di Fabio Bettanin, ordinario di Storia della Russia contemporanea all’Università di
Napoli «L’Orientale», dalla riforma costituzionale esce «Una fortezza russa basata sui valori della
tradizione», segnata da un forte spostamento in senso presidenzialista; cfr. l’intervista di B. Moroni,
La nuova Costituzione di Putin: «Più forza a lui e alla Russia», nel webisite di InCronac@ - Testata del
Master in Giornalismo dell’Università di Bologna, 25 giugno 2020 (c.d. riforma costituzionale «Poutin
forever»; v. L. Léothier, Chronique de l’Est - janvier-décembre 2020, in Lettre de l’Est, n. 23, 2021, p. 49
ss., spec. p. 52).
La traduzione italiana della Costituzione russa come revisionata nel 2020 si trova in appendice a S. Caprio,
Lo zar di vetro. La Russia di Putin, Milano, Jaka Book, 2020, p. 257 ss., e ivi il saggio di G. Codevilla,
La riforma della Costituzione, p. 235 ss.
[vii] Sul tema, non certamente tra i più studiati, v. D. Berezhkov, P. Sulyandziga. The new constitutional
reality for indigenous peoples in Russia, in iRussia - ??????? ???????? ??????? ?????? [Notizie indigene
russe], https://indigenous-russia.com, 7 maggio 2020.
[viii] Su cui v. A. Golovnev, G. Osherenko, Siberian Survival. The Nenets and Their Story, Ithaca (NY)-
London, Cornell University Press, 1999.
[ix] V. sopra, nella nota iv.
[x] Cfr. Arctic view on Russia’s changed constitution, in Arctic Anthropology. Updates and News from
Northern Anthropologies of Circumpolar Regions, https://arcticanthropology.org, 3 luglio 2020 (Blog a
cura dell’Arctic Centre dell’University of Lapland a Rovaniemi, Finlandia).
[xi] La riforma viene criticata come espressione di “neosovietismo”.
[xii] Per il rilievo che le modifiche appaiono contraddittorie, dal punto di vista giuridico-costituzionale, v.
C. von Gall, Herrschaft über die Verfassung. Die Vorschläge Präsident Putins zur russischen
Verfassungsreform, in Verfassungsblog, 21 gennaio 2021.
[xiii] Cfr. all’indirizzo www.duma.gov.ru, ivi sub What changes will be in the Constitution of the Russian
Federation?, 12 marzo 2020.
[xiv] Si veda G.M. Danilenko, The New Russian Constitution and International Law, in American Journal
of International Law, 1994, p. 451 ss.
[xv] Cfr. L. Mälksoo, International Law and the 2020 Amendments to the Russian Constitution, in
American Journal of International Law, 2021, p. 78 ss.
[xvi] In arg., v. L. Mälksoo, W. Benedek (Eds.), Russia and the European Court of Human Rights.
The Strasbourg Effect, Foreword by D. Dedov (professore universitario russo, giudice della Corte EDU),
Cambridge, Cambridge University Press, 2017, dove ci si chiede, in particolare, se tra la Corte EDU e la
Corte costituzionale russa sia in atto un “duetto” ovvero un “duello” (autrement dit, duel ou duo?).
[xvii] Cfr. E. Tafuro Ambrosetti, Costituzione nuova per la vecchia Russia, ISPI Watch, 12 marzo 2020.
Circa la posizione della Corte costituzionale della Federazione Russa, (in aggiunta a quanto indicato nella
nota che precede e) dopo la riforma del 2020, v. P. Vinogradova, A. Tulaev, The Legal Positions of the
Constitutional Court of the Russian Federation on the Execution of Decisions Made by the European Court
of Human Rights, in Russian Law Journal, 2021, n. 1, p. 138 ss.
[xviii] Sia consentito rinviare a M. Mazza, La protezione dei popoli indigeni nella Russia del Nord, in
Diritto pubblico comparato ed europeo, 2003, p. 1850 ss.; Id., I Saami della Russia settentrionale: una
condizione giuridica (ancora) difficile, in Filodiritto, 26 marzo 2020.
[xix] Che ha fatto parlare in dottrina di una revisione costituzione di impronta tradizionalista, sovranista e
accentratrice: v. I. Galimova, L’approvazione delle leggi di attuazione della riforma costituzionale e le
altre iniziative della Duma alla fine del 2020, in Nomos, settembre-dicembre 2020. Sul punto, v. A. Di
Gregorio, Dinamiche di contesto e caratteristiche generali della Legge di Emendamento della Costituzione
della Russia del 14 marzo 2020, in Nuovi Autoritarismi e Democrazie: Diritto, Istituzioni, Società, 2020, n.
1, p. 140 ss., e ivi alla p. 176, che osserva: «L’enfasi sovranista, sociale e identitaria corrisponde o fa eco
alle nuove tendenze illiberali di parti dell’ex Impero esterno. Ed è qui che si coglie il maggior sviluppo del
costituzionalismo post-socialista, nella sua versione “populista”, nella scia di un paternalismo controllato
che fa parte delle tradizioni del paese. Questo aspetto si salda perfettamente alla narrativa anti-occidentale:
è qualcosa di più di rifiutare i modelli occidentali, è dominarli, è un ruolo egemonico anti-occidentale sulla
scia dei rinnovati dibattiti sulla memoria storica»; Id., La riforma costituzionale di Putin e il consolidarsi
dell’autoritarismo, cit., dove si legge che «Se dal punto di vista formale l’intero procedimento di riforma
appare come minimo una rottura della Costituzione vigente, dal punto di vista sostanziale vi è la
costituzionalizzazione della prassi autoritaria progressivamente instauratasi nel ventennio putiniano»;
C. Filippini, L’introduzione in Russia del procedimento di modifica della Costituzione in deroga, in
Forum di Quaderni costituzionali, 2020, n. 2, p. 878 ss., la quale fa riferimento alla «interazione tra
principio unitario e disposizioni “sovraniste” quale chiave di lettura della riforma costituzionale». Sul
pensiero politico russo, con particolare riferimento al concetto di «democrazia sovrana» (id est, il «concetto
politico di una democrazia che invita ad una pratica sovrana»), v. A. Salomoni, Teorie della sovranità
nell’età di Putin, in Diritto pubblico comparato ed europeo online, 2020, p. 3983 ss. La riforma
costituzionale del 2020 ha costituzionalizzato la tutela della sovranità e dell’identità russa, segnando la
rivincita della democrazia sovrana.
[xx] Così A. Edel, Putin’s Constitutional Tsarism, in The New York Review of Books, 9 luglio 2020.
[xxi] Cfr. A.V. Krutikov, Russia’s 10 Priorities in the Arctic, in Shared Voices - The University of the
Arctc (UArctic) Magazine, 2020, pp. 10-11. L’autore conosce le politiche artiche dall’interno, essendo
Vice-Ministro presso il ministero per lo sviluppo dell’estremo Oriente russo. Nella medesima direzione si
muove altresì la nuova «Strategia per lo sviluppo della zona artica russa e la garanzia della sicurezza
nazionale fino al 2035» (russ. ???? ?????????? ?????????? ????????? ?? 26.10.2020 ? 645 “?
????????? ???????? ??????????? ???? ?????????? ????????? ? ??????????? ????????????
???????????? ?? ?????? ?? 2035 ????”), adottata formalmente dal Presidente Vladimir Putin il 26
ottobre 2020; essa si basa sui «Principi di base» per la politica artica approvati il 5 marzo dello stesso anno
e succede alla «Strategia artica 2020» del 2013 (su cui v. M. Laurelle, Russia’s Arctic Strategies and the
Future of the Far North, New York, Sharpe, 2014; le “basi economiche” per la nuova strategia artica russa
erano state impostate nel gennaio 2020). V. K.S. Zaikov, Scenarios for the development of the Arctic
region (2020–2035), in Arctic and North (russ. ??????? ? ?????), n. 35, 2019, p. 4 ss. (la rivista ult. cit. è
edita dalla Northern (Arctic) Federal University named after M.V. Lomonosov, ovvero in russo ???????? (
???????????) ??????????? ??????????? ????? ?. ?. ??????????), acr. NArFU, con sede ad
Arcangelo); N. Khrustalova, Strategia artica russa nel contesto dello sviluppo sostenibile, in Il Polo, 2020,
n. 4, p. 24 ss.
[xxii] V. P. Devyatkin, Vulnerable Communities: How has the COVID-19 Pandemic affected Indigenous
People in the Russian Arctic?, disponibile nel website dell'Arctic Institute - Center for Circumpolar
Security Studies (www.thearcticinstitute.org) di Washington (DC), documento datato 10 docembre 2020.
Ivi si rileva che «Indigenous peoples are disproportionately vulnerable to infectious diseases because of
their more than a thousand years of isolation from other societies and therefore lower resistance to foreign
pathogens, a phenomenon referred to as “civilizational immunity”».
[xxiii] Vedasi M. Laruelle, Indigenous Peoples, Urbanization Processes, and Interactions with Extraction
Firms in Russia’s Arctic, in Sibirica. Interdisciplinary Journal of Siberian Studies, 2019, n. 3, p. 1 ss., la
quale osserva giustamente che l’urbanizzazione trasforma drammaticamente l’identità indigena,
disconnettendola dalla tradizione economia di sussistenza. Le conseguenze dell’urbanizzazione sono
(almeno) tre: a) perdita del linguaggio aborigeno; b) dissoluzione della conoscenza ecologica tradizionale; c
) trasformazione profonda dei legami familiari (cfr. p. 3). E ulteriori “malattie sociali” potrebbero
aggiungersi, nel (difficile) passaggio dalla rural alla urban way of life: marginalizzazione sociale,
disoccupazione, suicidi, alcolismo, ecc. (ibid., p. 4).

TAG: Russia, indigeni, ordinamento russo

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