L'erosione costiera studiata a nuoto: intervista ai ricercatori di Geoswim - Amazon S3

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L'erosione costiera studiata a nuoto: intervista ai ricercatori di Geoswim - Amazon S3
L’erosione costiera studiata
a   nuoto:   intervista   ai
ricercatori di Geoswim
Anche quest’anno si aggiungono dei chilometri di rilevamento a
nuoto nell’ambito del progetto GEOSWIM: dal 4 al 16 maggio,
infatti, il professore Stefano Furlani, insieme ai suoi
colleghi e collaboratori, esplorerà per la prima volta il
Mediterraneo orientale, grazie a Nikos Mourtzas e l’Istituto
di Archeologia di Paros e delle Cicladi.
Abbiamo raggiunto telefonicamente il       professore   Stefano
Furlani, responsabile e ideatore del progetto GEOSWIM e
geomorfologo dell’Università di Trieste.

Afferma Furlani:
“Prima di avviare il programma, nel 2011, ho effettuato brevi
test di snorkeling , per poi nel 2012 iniziare l’attività
nell’Istria occidentale battendo in solitaria 260 km di costa
in un mese. Dall’anno successivo, un team di ricercatori e
studenti segue il progetto: un team variegato e cambia
dimensione anche in funzione dell’area indagata. Negli anni
c’è stata una risposta positiva e crescente per il programma,
anche da parte degli studenti che possono vivere l’esperienza
sia delle attività in mare sia della fase di post-processing
in laboratorio”.

Il progetto GEOSWIM consiste nella mappatura delle costa
rocciosa e delle morfologie più interessanti, come le grotte
costiere, i faraglioni e i solchi marini del Mediterraneo su
una lunghezza di 23.000 km per studiare i meccanismi di
erosione, anche attraverso le variazioni del livello del mare:
questo l’obiettivo del progetto scientifico Geoswim,
coordinato dall’Università di Trieste in collaborazione con
ENEA, che nella sua prima missione del 2016 ha fatto tappa al
Conero nelle Marche.
L'erosione costiera studiata a nuoto: intervista ai ricercatori di Geoswim - Amazon S3
Le coste alte delle Marche avranno risentito degli eventi
sismici avvenuti in questi mesi?
“Trattandosi di terremoti verificatisi in aree piuttosto
interne, penso che difficilmente ci possano essere riscontri
sulla costa, anche considerata l’attenuazione delle onde
sismiche. In alcune zone del Mediterraneo, tra cui ad esempio
la Sicilia e l’Adriatico, hanno più volte risentito degli
effetti indotti dai sismi, come variazioni improvvise della
linea di costa o grandi blocchi di roccia trasportati dagli
tsunami, anche se fenomeni del genere possono essere
imputabili anche a grosse mareggiate”.

Da cosa nasce l’interesse per le falesie?
“Si tratta appunto di coste rocciose a picco sul mare e a
differenza delle sabbie logisticamente sono difficilmente
accessibili, infatti a meno di punti di particolare interesse,
ad esempio le grotte, il resto resta pressoché incognito. La
possibilità di esplorare la costa da vicino, metro dopo metro
e sotto il pelo dell’acqua – sottolinea il professore Fabrizio
Antonioli – possiamo osservare ciò che satelliti ed
imbarcazioni non riescono a vedere. In questo modo riusciamo a
rilevare le variazioni della costa ‘in continuo’, studiare i
meccanismi di erosione costiera e di formazione delle grotte
marine”.
L'erosione costiera studiata a nuoto: intervista ai ricercatori di Geoswim - Amazon S3
Le strutture morfologiche che possiamo osservare nuotando
lungo le coste rocciose sono ad esempio i solchi di battente
attuali e fossili, i reef biologici viventi al livello del
mare quali Vermetidi, Lithopyillum, le marmitte di eversione,
il comportamento della falesia in relazione a litologia,
stratificazione e il grado di cementazione della roccia, il
tipo di fondale, la presenza di faglie e fratture, sorgenti di
acqua dolce, grotte con o senza speleotemi. I risultati delle
campagne del 2012, 2013 e 2015, a cui ho partecipato, sono
state oggetto di pubblicazioni scientifiche.
Non solo “i dati che registriamo sono di tipo dinamico, fisici
e termici (a cui può seguire un’analisi di conducibilità
elettrica) utili ad esempio ad individuare le sorgenti
sommerse di acqua dolce. La presenza di queste ultime, è il
caso ad esempio delle coste carbonatiche (rocce
contraddistinte da un colore bianco, tipo Capri) dove non
essendoci il deflusso di acqua superficiale, l’acqua fluisce
sottoterra provocando processi di carsismo costiero molto
accentuati, con conseguente formazione di forme a volte
spettacolari, ma anche il riscontro biologico di diverse
specie bentoniche”, sottolinea Stefano Furlani.

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Per eseguire il rilievo in continuo vengono seguite due
procedure:
• Osservazione diretta
• Strumentale

Osservazione diretta
Questo tipo     di procedura compete a ciascun ricercatore in
merito alla      propria area di competenza, con la propria
velocità di      crociera, come sottolinea la presidente di
MedSharks De    Sabata Eleonora che ha partecipato alla campagna
GEOSWIM per la mappatura della patella ferruginea.
“Si tratta di uno degli invertebrati maggiormente a rischio
del Mediterraneo. Questa specie, rarissima e protetta, vive al
confine fra acqua e mare sulle coste rocciose. In Italia
questa specie è ormai scomparsa dalle coste continentali, e
resiste solo su alcuni scogli isolati e in aree protette. Il
suo ciclo riproduttivo è molto particolare e le impedisce di
sopportare un prelievo intensivo come quello a cui è
sottoposta: la Patella ferruginea infatti si riproduce solo
una volta l’anno, con la prima burrasca invernale; ha una fase
larvale molto breve e ha bisogno di condizioni chimico-fisiche
particolari per crescere. Ma soprattutto, nasce maschio e solo
dopo aver raggiunto una certa taglia diventa femmina: e
proprio le notevoli dimensioni rendono le grandi femmine
facile preda per gli uomini, che la raccolgono come esca …o
per farne condimento per la pasta! GeoSwim mi ha consentito di
battere palmo per palmo oltre 10 km di costa e confermare come
la Sardegna ospiti ancora un buon numero di questi animali –
anche se in concentrazioni molto basse rispetto alle colonie
africane. Grazie al supporto operativo degli amici di GeoSwim
e delle Aree Marine Protette di Tavolara e di Capo Caccia ho
potuto misurare e geo-referenziare alcuni degli ultimi
esemplari presenti in Italia, incluso un magnifico esemplare
di 9 cm di lunghezza nella zona di protezione integrale di
Tavolara”.
Procedura strumentale
In questo metodo ci si avvale di uno strumento che è montato
su un barchino di supporto all’attività, da cui a fine
giornata vengono scaricati i dati registrati e le immagini
acquisite.
Si tratta di un rilievo fotografico che ha una scansione
temporale dell’ordine del secondo. Si ottengono fino a decine
di migliaia di foto che, unitamente agli altri dati raccolti,
saranno oggetto di una fase successiva di analisi e
rielaborazione.
Solo dal racconto degli addetti ai lavori si percepisce
l’entusiasmo che forse è l’elemento catalizzatore, unitamente
all’idea quanto mai originale di indagine. La particolarità di
questo progetto sta nel fatto che il team di ricercatori
lavora in acqua con maschera e pinne, spingendo a nuoto un
piccolo laboratorio galleggiante, dal nome mitologico Ciclope,
equipaggiato con due telecamere, un sonar e una sonda per le
analisi chimico-fisiche.
“Il barchino è nato come elemento utile alla logistica della
campagna di indagine, per poi essere un valido supporto per la
strumentazione che ogni anno subisce un’evoluzione, che viene
incubata, testata e prodotta in inverno per poi essere
operativa destate durante le immersioni. Il barchino è dotato
di un occhio frontale che cattura le immagini sopra e sotto il
livello del mare, vi è installato un gps per la
georeferenziazione delle diverse immersioni, mentre è in fase
introduttiva il sonar”.
Noi continueremo a seguire Geoswim, data l’importanza del
progetto. Vi invitiamo a cliccare sulla gallery di seguito per
constatare, direttamente con le immagini, il coinvolgimento
dei ricercatori.

Photogallery

Pseudo Geoswim in NW Sicily. 4 km of swimsurveys along the
Monte Pellegrino coastline (18th September 2016), with
Francesco Caldareri, Fabrizio Antonioli, Mauro Agate, Riccardo
D'Agostaro, Giulio Franzitta, Claudia La Marca e Stefano
Furlani

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Pseudo Geoswim in NW Sicily. 4 km of swimsurveys along the
Monte Pellegrino coastline (18th September 2016), with
Francesco Caldareri, Fabrizio Antonioli, Mauro Agate, Riccardo
D'Agostaro, Giulio Franzitta, Claudia La Marca e Stefano
Furlani

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Pseudo Geoswim in NW Sicily. 4 km of swimsurveys along the
Monte Pellegrino coastline (18th September 2016), with
Francesco Caldareri, Fabrizio Antonioli, Mauro Agate, Riccardo
D'Agostaro, Giulio Franzitta, Claudia La Marca e Stefano
Furlani

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Geoswim 2014

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Geoswim 2014

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Geoswim 2014

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Geoswim 2015

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Geoswim 2015

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Geoswim 2015

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Geoswim 2015

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Geoswim 2015

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Geoswim 2015

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Geoswim 2015

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Geoswim 2015

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Geoswim 2015

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Geoswim 2015
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Geoswim 2015

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Pubblicazioni: Stefano Furlani, Andrea Ninfo, Enrico Zavagno,
Paolo Paganini, Luca Zini, Sara Biolchi, Fabrizio Antonioli,
Franco Coren, Franco Cucchi (2014) Submerged notches in Istria
and the Gulf of Trieste: Results from the Geoswim project
Quaternary     International      332   (2014)     37   e   47
(//www.infona.pl/resource/bwmeta1.element.elsevier-53fa9c1e-41
d1-3706-be66-37db765d524e)
Stefano Furlani, Fabrizio Antonioli, Timmy Gambin, Ritienne
Gauci, Andrea Ninfo,Enrico Zavagno, Anton Micallef, Franco
Cucchi (in press 2017). Marine notches in the Maltese islands
central Mediterranean Sea. Quaternary International
(//www.bioone.org/doi/abs/10.2112/03-0043R.1).
Stefano Furlani (2012) The Geoswim project: snorkel-surveying
along 250 Kilometres of the Southern and Western Istrian Coast
Alpine and Mediterranean Quaternary, 25 (2).

Approfondimenti

Il rischio idrogeologico in Italia
Sara Frumento
Il volume affronta in termini pratici ed essenziali il tema
del dissesto idrogeologico, tenendo conto dell’evoluzione
della normativa, delle cause che possono generare il dissesto
(azioni antropiche incontrollate, inefficiente o inadeguata
pianificazione territoriale, cattiva manutenzione del
territorio), delle misure di salvaguardia, prevenzione e
strutturali necessarie al fine di limitare il problema.

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