Corso di formazione "GESTIRE LA CLASSE" - ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE "PIAZZA MARCONI" - ic piazza marconi
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ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE «PIAZZA MARCONI» A.S. 2018-2019 Corso di formazione «GESTIRE LA CLASSE» 3° INCONTRO 26.02.2019 4° INCONTRO 04.03.2019 LA COMUNICAZIONE E L’ASCOLTO ATTIVO
LA COMUNICAZIONE NON È INFORMAZIONE L’informazione è unidirezionale: da chi sa a chi non sa LA COMUNICAZIONE È UNA RELAZIONE LA RELAZIONE È BIDIREZIONALE CONTA MOLTO CIÒ CHE SI DICE CONTA ANCORA DI PIÙ COME LO SI DICE
CARATTERISTICHE DELLA COMUNICAZIONE COMUNICAZIONE COMUNICAZIONE VERBALE NON VERBALE COMUNICAZIONE PARA-VERBALE
il - linguaggio verbale - parole, testo buon controllo il linguaggio para-verbale - tono/ritmo/volume/accento controllo medio il linguaggio del corpo (o non verbale) - gesti/postura/distanza/mimica controllo basso
COMUNICARE È UN FENOMENO ALTAMENTE DISPERSIVO Il nostro pensiero rappresenta il 100 % della comunicazione Noi riusciamo ad esprimerlo per il 70 % I nostri interlocutori lo recepiscono per il 60 % Comprendono effettivamente il 40 % Ne ricordano il 20 %
ASPETTI DELLA COMUNICAZIONE 1. IL CONTENUTO, ovvero le informazioni fattuali, le notizie, le opinioni che si riferiscono all’oggetto della comunicazione 2. L’APPELLO, ovvero la dimensione psicologica, l’implicito, le richieste sottese al messaggio. Cosa in realtà la persona sta chiedendo al di là delle parole 3. L’AUTORAPPRESENTAZIONE, ovvero al modo in cui la persona si vede, si percepisce, come rappresenta se stesso in quello scambio comunicativo 4. La RELAZIONE che la persona sta esplicitando, come si sta riferendo all’interlocutore, come percepisce l’interazione. Questo aspetto rivela come il parlante percepisce chi gli sta di fronte e come sta vivendo la situazione comunicativa (situazione fra pari, vittima avvocato, vendicatore-carnefice, ecc.).
FATTORI IMPRESCINDIBILI NEL DIALOGO CON L’ALTRO IL POTERE DELLA COMUNICAZIONE E’ MOLTO PIU’ GRANDE DI QUANTO SI PENSI ED INFLUISCE A LIVELLI PROFONDI: LA COMUNICAZIONE, IL LINGUAGGIO, MODIFICA IL SE E LA PERCEZIONE DI SE! IL POTERE DELLA COMUNICAZIONE NON E’ SOLO FORMALE, MA SOSTANZIALE. LE MODALITA’ E LE INTENZIONALITA’ CHE ANIMANO E REALIZZANO LA COMUNICAZIONE NON SONO INDIFFERENTI AI FINI DEL RISULTATO, INFATTI I FINI DEVONO ESSERE CHIARI IN CHI LI PERSEGUE E I MEZZI DEVONO ESSERE IDONEI.
GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE (P. Watzlawick) 1. NON SI PUO’ NON COMUNICARE (qualunque comportamento comunica qualcosa) 2. ALL’INTERNO DI GNI COMUNICAZIONE VANNO DISTINTI DUE LIVELLI: Il primo livello è del CONTENUTO, che dice che cosa stai comunicando; il secondo livello è della RELAZIONE, che dice che tipo di relazione vuoi instaurare con la persona a cui ti rivolgi. Per fare un esempio molto semplice ma pratico, la frase “Chiudi la porta” esprime un contenuto (la richiesta di chiudere la porta), ma potrebbe essere detta con tono pacato o aggressivo, stabilendo due tipi di relazioni diverse con l’interlocutore. 3. IL MODO DI INTERPRETARE UNA COMUNICAZIONE DIPENDE DA COME VIENE PUNTEGGIATA (O ORDINATA) LA SEQUENZA DELLE COMUNICAZIONI FATTE. Per esempio, di fronte a un uomo che si chiude in se stesso e alla moglie che lo brontola, il primo potrebbe dire che si chiude perché la moglie lo brontola, e la seconda potrebbe ribattere che lei lo brontola perché lui si chiude. A seconda della “punteggiatura” usata cambia il significato dato alle comunicazioni e alla relazione.
4. IL QUARTO ASSIOMA DIFFERENZIA DUE TIPI DI COMUNICAZIONE: QUELLA ANALOGICA E QUELLA NUMERICA (O DIGITALE). La comunicazione analogica si basa sulla somiglianza (analogia) tra la comunicazione e l’oggetto della comunicazione: rientra in essa tutta la comunicazione non verbale e l’uso di immagini (ad esempio, se incrocio le braccia sul petto sto comunicando, per analogia, una chiusura). La comunicazione numerica riguarda invece l’uso delle parole, e in generale di segni arbitrari organizzati da una sintassi logica, cioè di segni usati convenzionalmente per designare qualcosa: il fatto che la parola “tavolo” rappresenti un oggetto con un piano orizzontale sorretto da delle gambe, su cui solitamente si appoggiano delle cose, non ha nulla a che vedere con l’oggetto in sé; è, appunto, una parola scelta convenzionalmente (e divenuta parte di una lingua). 5. IL QUINTO E ULTIMO ASSIOMA DELLA COMUNICAZIONE UMANA SPIEGA CHE TUTTE LE INTERAZIONI TRA COMUNICANTI POSSONO ESSERE DI DUE TIPI: SIMMETRICHE O COMPLEMENTARI. Si ha un’interazione simmetrica quando gli interlocutori, tramite le loro comunicazioni, si considerano di pari livello, sullo stesso piano: nessuno dei due sembra voler prevalere o essere subordinato all’altro, come genericamente nel caso degli amici o dei colleghi. L’interazione complementare si ha invece quando gli interlocutori non si considerano sullo stesso piano, e ciò risulta dalle loro comunicazioni, che pongono uno dei due in una posizione superiore (one-up) e l’altro subordinata (one-down): ne sono un esempio le interazioni tra dipendenti e superiori, o tra madre e figlio.
Esempi di DISFUNZIONI NELLA COMUNICAZIONE 1 SQUALIFICA: cambiare discorso, evitare l’argomento, non dare credito 2 USARE IL SINTOMO: la persona non riesce a definirsi nella relazione, allora ricorre al sintomo 1 2 Avvengono sotto scarsa consapevolezza 3 RELAZIONE COMPLEMENTARE RIGIDA ( esempio quella che si attua nel Bullismo, dove una delle parti è sempre in posizione down) ESCALATION SIMMETRICA (LOTTA PER IL POTERE): 4 il conflitto è massimo, non si ascolta, ma si prevarica l’altro. RELAZIONE METACOMPLEMENTARE: es. «andiamo al cinema oggi?» «decidi tu!» 5 Non c’è un Si o un No definito, in realtà la risposta è: «IO DECIDO CHE TU DECIDA»; è una comunicazione solo apparentemente accondiscendente.
5 Nasconde una simmetria, lotta per il potere, dunque CONFLITTO! (UP e UP) DISCONFERMA: attribuire all’altro stati emotivi che non gli appartengono; 6 Non tengo conto dell’altro, del feedback di ritorno dalla mia comunicazione
ASCOLTO
ASCOLTARE Non si tratta SOLO di udito. Oltre alla funzione fisica per cui le orecchie percepiscono le onde sonore, esistono tre altri aspetti ugualmente importanti: • l’interpretazione di quanto si è udito, che condiziona la buona o cattiva comprensione • la valutazione che permette di giudicare l’informazione e di decidere come usarla • la reazione basata su quello che si è udito, interpretato e valutato
LA MODALITÀ VERBALE ACQUISISCE EFFICACIA QUANDO VIENE ESPRESSA ATTRAVERSO FORMULE POSITIVE EVITANDO LE NEGAZIONI O GLI IMPERATIVI NEGATIVI NEGATIVE POSITIVE Sbagliato È corretto se… Inutile Utile Peggiore Migliore Non importante Importante Cattivo Buono o migliore Non va bene Puoi migliorare Bravo! Bene, ora concentrati per ripeterlo correttamente Non puoi Puoi No, non così Prova a correggere Questo non è buono Potresti provare a…
I TIPI DI ASCOLTO - Ascolto passivo (silenzio) - Con cenni di attenzione non verbali (annuire, sorridere, chinarsi in avanti) o verbali (“oh!”, “capisco”) - Con espressioni facilitanti (“cosa ne diresti di parlarne”, “è interessante, continua”) - Ascolto attivo L’ ASCOLTO ATTIVO (Thomas Gordon 1991) è comunicare all’altro che lo si considera, lo si comprende e lo si accetta come persona. Permettere all’altro di esprimere il suo pensiero, o un bisogno e far si che attivi le risorse adeguate per raggiungerlo
L’ ASCOLTO ATTIVO E’ LA CAPACITÀ DI SOSPENDERE IL GIUDIZIO poter uscire dalle nostre “cornici” fatte di premesse implicite e inconsapevoli che nella vita di tutti i giorni diamo per scontate. E’ ATTIVITÀ DI REFRAMING, REINCORNICIAMENTO ogni percezione è sempre “costruzione”, fatta di giudizi e assunzioni inconsapevoli di significati e di “cornici”, appunto di riferimenti, quelli validi nei nostri mondi soggettivi e che ci fanno di solito reagire credendo di “aver ragione”
LE FASI DELL’ASCOLTO ATTIVO IN SINTESI Fase 1 Silenzio Attenzione Messaggi di accoglimento verbali e non verbali Fase 2 Riflettere il messaggio dell’altro Verificare Fase 3 Approfondire Non giudicare
L’ASCOLTO ATTIVO CONSENTE DI Conoscere meglio la persona analizzare meglio la domanda costruire un clima che favorisca la fiducia chiedere approfondimenti focalizzare il problema formulare un’ipotesi di lavoro favorire un rapporto di collaborazione facilitare il coinvolgimento emozionale
CONFLITTO LA PERCEZIONE DI OGNUNA DELLE Il CONFLITTO NON E’ UN FENOMENO TANGIBILE: PARTI DEL CONFLITTO E’ L’INTERPRETAZIONE E RAPPRESENTAZIONE CHE LE PARTI HANNO DI ESSO. INFLUENZA LE MODALITA’ CON Lo schema del conflitto è la rappresentazione CUI ESSE mentale del conflitto e deriva dall’interazione AFFRONTERANNO dinamica di elementi appartenenti ad ognuna delle parti in gioco IL CONFLITTO.
BUONA COMUNICAZIONE MEDIAZIONE EFFICACE SOLUZIONE DEL CONFLITTO
Gli atteggiamenti da evitare 1. L’atteggiamento di indagine molto spesso sposta l’attenzione dal senso che l’uno sta cercando di spiegare, orientando il discorso in tutt’altra direzione. 2. L’atteggiamento di decisione si manifesta nell’imporre soluzioni, anche valide e di buon senso, che però scaturiscono dall’esperienza personale e non dalla scelta dell’altro. 3. L’atteggiamento di sostegno, si traduce in frasi consolatorie, con le quali si cerca di dare conforto e sostegno morale, cercando spesso di rassicurare l’altro 4. L’atteggiamento valutativo si esplicita in formulazioni di giudizi gratuiti, che ancora una volta rappresentano i valori, il vissuto, le percezioni personali e mancano di ascoltare invece quelli altrui. 5. L’atteggiamento interpretativo viene spesso considerato come una ricerca di spiegazioni del problema e quindi considerato come intervento efficace, ma se viene utilizzato prematuramente viene avvertito come un rifiuto o come pregiudizio.
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