L'arte parla della vita e dei sentimenti eterni che si tramandano di generazione in generazione - ANNALISA STROPPA MARÍA JOSÉ MONTIEL
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3 4° M AGA Z INE 11|2 1 “ L’arte parla della vita e dei sentimenti eterni che si tramandano ” di generazione in generazione. Annalisa Stroppa © Silvia Lelli ANNALISA STROPPA BENEDETTA TORRE MARÍA JOSÉ MONTIEL MICHAL KRCMAR
Lettera dai collaboratori: Chiara Castelli Salve a tutti i lettori di OperaLife! È con immenso piacere che oggi mi presenterò a voi, raccontandovi un po’ di me. Mi chiamo Chiara Castelli, ho 21 anni e amo con tutta me stessa la musica, che mi consente di esprimere me stessa e di farmi stare bene. È da un anno circa che collaboro con OperaLife, scrivendo articoli e facendo dei video con curiosità e pillole di teoria musicale per avvicinarvi a questo fantastico mondo in modo divertente e semplice! La mia passione per la musica c’è sempre stata fin da bambina, quando mi divertivo ad intonare le canzoni dei cartoni animati, ma si è rivelata in concreto solo più tardi. Infatti, all’età di 16 anni, ho scoperto per puro caso, iniziando a cantare per hobby con il mio vocal coach, di avere una grande potenzialità: la voce. Da lì ho iniziato a studiare e preparare brani pop e jazz e poi mi sono esibita sia da solista che nel coro del mio liceo. Dopo questa grande scoperta, continuando a cercare casting e provini, grazie alla preparazione del mio insegnante, sono riuscita a superare l’audizione per entrare nella Cantoria del Teatro dell’Opera di Roma (ovvero il coro giovanile). Ormai sono quasi quattro anni che studio canto lirico al Teatro dell’Opera e che assaporo questo mondo incantato, che purtroppo è noto a pochi. Allo stesso tempo, frequento il terzo anno di recitazione televisiva presso Studioemme e faccio lezioni con il mio vocal coach in uno studio di registrazione. La musica mi ha cambiato la vita: mi ha fatto capire che volendo si può cambiare il mondo solo attraverso parole e melodie, mi ha resa più felice e sicura di me facendomi aprire agli altri. Io vorrei, attraverso questo Magazine, far avvicinare più persone possibili alla musica e all’Opera, in modo che possano, sia grandi che piccini, usufruire degli infiniti effetti positivi che la musica offre. Le note uniscono le persone ed i loro cuori, facendoli diventare effettivamente una comunità che condivide e rende il mondo un posto migliore e libero, grazie all’arte ed al gusto del bello. Chiara Castelli OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021 3
IN QUESTO NUMERO M USICA E TEATRO PG 14 Johannes Brahms: l’ispirazione tra sacro e profano PG 16 La Divina: molto più di una voce PG 32 "Donne in musica" C ULTURA PG 48 L’Andantino di Chačaturjan. Un salto nell’infanzia PG 50 Cenerentola Semplicità e grandezza in Rossini 4 OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
C URIOSITÀ PG 19 Piccola Bio: PAOLO ANTONIO NEVI S TORIA P ARTNER PG 36 Fra Diavolo PG 30 Opera Fanpage: Perchè l'opera è utile ai giovani? PG 64 SONG: Il timone di Claudio Abbado, dieci anni dopo OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021 5
PENSIERO DEL DIRETTORE: I teatri si stanno avvicinando alle generazioni Z? In questi giorni il teatro veneziano ha annunciato l’apertura del suo profilo Tik Tok. Non sembrerebbe nulla di strano per le generazioni Z: moltissimi altri teatri, infatti, hanno aderito alle nuove tecnologie ed ai nuovi mass-media per avvicinarsi al pubblico più giovane. Ma significa soltanto questo? Da sempre il teatro è stato un luogo nel quale si imponevano regole morali, etiche, di abbigliamento e con etichette comportamentali ma, con l’avvento del Covid, forse si sono accelerate alcune dinamiche di comportamento e di sgretolamento delle vecchie usanze che allontanavano molto il teatro del mondo circostante. Durante la pandemia infatti i teatri si sono impegnati a creare produzioni in streaming ed a creare nuovi format. Il teatro sta cambiando sempre di più nella forma e nella figura, eliminando quello strato di polvere per portare l’opera in modo sempre più accessibile al grande pubblico. L’inserimento della Fenice di Venezia sulla piattaforma Tik Tok, conosciuta per essere amata dalla generazione Z, rappresenta forse un nuovo avvicinamento ancora più forte ed immediato: il mondo del teatro sta cambiando e noi con lui. Alessandra Gambino 6 OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
“ Il teatro è "finzione" ma sa esprimere le più grandi verità. Annalisa Stroppa ” Intervista a pag. 54 OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021 7
OperaLife community A cura di Patricia Fodor Cari membri della community di OperaLife Siamo a novembre e questo mese ha in serbo per noi due appuntamenti molto interessanti! 16 novembre - Classic meets rock 30 novembre - Classical crossover Pensavate che la lirica e la musica classica avessero solo applicazioni in ambito teatrale? ...invece no! Andremo a scoprire le applicazioni di questo genere anche in altri, le diverse contaminazioni di genere e le varie sfumature timbriche e di colori che ne sono il risultato. Se non sei ancora un membro della nostra community non perdere tempo ed iscriviti subito per non perdere questi fantastici appuntamenti! Scrivi in dm sul profilo instagram di Operalifeit oppure ad operalifeit@gmail.com La community di OperaLife è un gruppo attivo su Whatsapp e Telegram dove appassionati d’opera e artisti si incontrano per scambiarsi idee. Si possono incontrare gli artisti ospiti delle nostre videochiamate ai quali in qualità di membri della community è permesso fare loro domande e conoscerli. È una grande opportunità perché si ha modo di conoscere dall’interno il mondo del teatro attraverso le testimonianze vive degli artisti attivi nell’ambito lavorativo teatrale in Italia ed all’estero. La nostra community pian piano si sta allargando, non perdere la tua occasione! Io ci sarò! Patricia Fodor 8 OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
…come? Non fai ancora parte del nostro gruppo community? Per fare parte della nostra Community OperaLife scrivi in direct al profilo @operalifeit oppure scrivici a operalifeit@gmail.com OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021 9
I N T E R V I S T E PG. 38 MARÍA JOSÉ MONTIEL BENEDETTA TORRE 20 PG. 10 OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
E E S C L U S I V E PG. 68 MICHAL KRCMAR ANNALISA STROPPA PG. 54 OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021 11
Il Teatro Sociale di Rovigo riparte con Verdi Ad inaugurare l’attesa stagione lirica di Rovigo sa Traviata di Giuseppe Verdi, in programma venerdì 1 vembre alle 20.30. È quanto annunciato dal direttore artistico Luigi Pu durante la conferenza stampa tenutasi per comunic opere e gli eventi che ci aspetteranno nei prossimi 2 accompagnato nella presentazione dal sindaco Ed Gaffeo e dall’assessore alla cultura Roberto Tovo. U lendario lungo e ricco di spettacoli, che tra lirica, m e danza si snoderà lungo trenta appuntamenti impe Oltre all’opera di Verdi, nel cartellone saranno pres Don Pasquale di Donizetti, con la regia di Giuseppe liani e la direzione d’orchestra di Giancarlo Andre Pinocchio, storia di un burattino di Aldo Tarabella, occuperà anche della regia. 1 • Concorsi lirici del 2021 • Qui diIseguito Concorso per leper prossimi mesi. denza 16 agosto. • Concorso IX Concorso Lirico riportiamo vocia diversi iscrizioni liriche le dateinternazionale di canto lirico Lirico di scadenza femminili concorsi nei Luciana Palombi (Coriano - Rimini). Sca- Internazionale Fausto Ricci online Neapolitan Masters Competition 2021 (online/Napoli). (Viterbo). Scadenza Scadenza 20 agosto. 20 Novembre. XI Concorso Lirico Internazionale di Canto lirico Anita Cerquetti (Montecosaro – Macerata). Sca- denza 28 agosto. • III Concorso Lirico Internazionale Città di Roma Caput Mundi (Roma). Scadenza 31 agosto. 12 OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021 • 36° Concorso Internazionale di Canto “Maria Caniglia”
Autunno in musica 2021 al Teatro Lirico di Cagliari È un autunno ricco di appuntamenti per il teatro sardo: 29 serate dedicate all’opera ed alla arà La musica, che allieteranno il pubblico fino a dicembre inoltrato. 12 no- Ad aprire le danze, nel vero senso della parola, è spettato al balletto Giselle di Adolphe Adam, con le coreografie di Eleonora Abbagnato. Un grande successo, che non solo ha dato il via uxeddu alla serie di serate, ma ha segnato il debutto di Abbagnato come coreografa. care le i mesi, A novembre e dicembre sono in programma invece le due opere Orfeo ed Euridice di Gluck, 3 doardo diretta da George Petrou e l’ opéra-comique La fille du régiment di Donizetti. La scelta di Un ca- queste due opere, oltre che per la bellezza delle stesse, è stata dovuta anche alle limitazioni musica sulla capienza imposte dall’emergenza medica attuale, ha tenuto a precisare il sovrintenden- erdibili. te Nicola Colabianchi. senti il e Emi- etta, e che si 4 La stagione lirica ferrarese: tra tradizione e giovani promesse “Cercherò di rendere il Teatro Comunale di Ferrara un asilo per nuovi giovani cantanti e musicisti.” Con queste parole Leone Magiera, presidente onorario del Teatro Comunale di Ferrara, ha presentato la prossima stagione lirica, il cui inizio si è tenuto lo scorso 29 ottobre. Quattro gli spettacoli per adesso in programma, nati dalla collaborazione tra il teatro, la Fondazione omonima e l’orchestra cittadina. Spettacoli legati alla tradizione operistica, ma che puntano ad avvicinare giovani e studenti, a partire dal primo appuntamento in cartellone: Madama Butterfly di Giacomo Puccini, portata in scena da David Crescenzi e Matteo Mazzoni, esibizione preceduta da un interessantissimo incontro realizzato dalla Biblioteca del Teatro e presieduto da Virginia Sica, docente di lingua e letteratura giapponese presso l’Università Statale di Milano. A fine novembre sarà invece la volta dell’opera Werther, dramma lirico in quattro atti su libretto di Édouard Blau, Paul Milliet e Georges Hartmann, portato in scena da Stefano Vizioli e Francesco Pasqualetti. Anche questo spettacolo, così come gli altri in cartellone, sarà preceduto da un incontro di approfondimento. Alcuni degli spettacoli saranno anche disponibili in streaming sul portale Opera Streaming. OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021 13
Johannes Brahms: l’ispirazione tra sacro e profano U n Maestro che ha dato un contributo notevole alla musica tedesca in pie- no periodo wagneriano tant’è che spesso viene contrapposto al compositore di Lipsia, per la forma e la sua concezio- ne musicale. Johannes Brahms (Amburgo, 1833 – Vienna, 1897) è il compositore che ricordiamo sicuramente per alcune compo- sizioni diventate in assoluto celebri in tut- to il mondo: basti pensare alla più sconta- ta “Ninna Nanna”, o alle vorticose sonorità della “Danza Ungherese n.5”, ripresa in al- cuni cartoni animati. Nella sua pur non così lunga vita, Brahms ci ha lasciato uno sterminio di musica, specie composizioni di musica da camera, una co- piosa produzione per pianoforte a due e quattro mani, moltissimi Lieder per canto e pianoforte. L'estetica di Brahms — che fa di lui uno dei grandissimi musicisti dell'Ottocento — si fonda su una straordinaria miscela di forme classiche rigorose, fondate su una grande sapienza contrappuntistica e polifonica in- trisa di uno spirito profondamente roman- tico, che si manifesta nel magnifico colore musicale, nell'inventiva melodica, nelle sor- prendenti sovrapposizioni ritmiche. Significativo del tormentato senso di auto- 14 OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
critica fu l'atteggiamento del compositore era stata donata nell'anno della sua nascita verso la grande forma sinfonica. Brahms si e dalla quale egli trasse i testi per le com- decise ad affrontarla dopo dubbi, ripensa- posizioni corali sacre. La leggeva assidua- menti e numerose esperienze preparatorie. mente e fino alla morte rimase per lui uno Nella Sinfonia n.1 (1876) i contemporanei dei libri più importanti. sottolinearono il legame con la tradizione Questo spiega la genesi del famoso Re- sinfonica di Beethoven e H. von Bülow giun- quiem Tedesco (1857-68): non si tratta di se a chiamarla "La Decima". Ma la forma un requiem in senso propriamente liturgico, sonata assume in Brahms, come si è visto, e non ha una diretta relazione con le mes- un ben diverso carattere rispetto a quella se funebri in latino come quelle di Mozart o di Beethoven, in rapporto al nuovo accento di Verdi. Si tratta infatti di un'opera conce- espressivo, all'intenso, struggente lirismo; è pita essenzialmente per le esecuzioni con- difficile definire in poche parole la ricchezza certistiche. Questa funzione si rispecchia del mondo poetico di ogni sinfonia, proprio indirettamente nel testo, che si basa su te- per il carattere composito, ricco di chiaro- sti biblici tradotti in tedesco e liberamente scuri e sfumature. Si può comunque riscon- rimaneggiati. Brahms stesso compose una trare nella Sinfonia n.2 un tono più lirico sorta di collage testuale traendolo dalla Bib- rispetto agli accenti drammatico-eroici che bia in tedesco nella versione di Martin Lute- prevalgono nella Sinfonia n.3. Culmine del ro. Il concetto di fondo portato avanti da sinfonismo brahmsiano è la Sinfonia n.4, in Brahms è comunque di natura più filosofica cui esigenze espressive e rigore costruttivo che religiosa: le persone cui portare aiuto si fondono più compiutamente. e consolazione non sono i morti, ma i vivi. Altri lavori orchestrali della maturità sono Il tono di pace e di consolazione, peraltro, il Concerto per violino e orchestra (1878), è chiaramente percepibile sin dalle prime opera di complesso impianto formale, esta- battute della composizione e rimane tale tica ed appassionata; il Concerto n. 2 per anche nell'ultimo brano, il quale riecheggia pianoforte e orchestra (1882), una vera e il primo numero e porta a compimento, in propria sinfonia con strumento solista con- maniera quasi ciclica, tutta l'opera. certante e il Concerto per violino, violoncel- La morte della madre, nel febbraio del 1865 lo e orchestra (1887). (alla cui memoria il compositore ha dedica- Nella molteplice varietà di stimoli e fonti to l'opera), diede la spinta decisiva per la d'ispirazione, idee e creazioni che hanno composizione. La serie completa dei 6 mo- concorso a formare l’identità espressiva e vimenti che caratterizzano questo Requiem artistica di Johannes Brahms, il repertorio ebbe la prima nella cattedrale di Brema, il corale riveste sorprendentemente un ruolo Venerdì Santo, nel 1868: il successo che ri- di assoluta centralità, dove la scelta stessa scosse produsse una svolta decisiva nella dei testi appare estremamente indicativa. carriera di Brahms. Brahms ha infatti sempre dimostrato un’a- Questo Requiem così singolare, ma altret- morevole attenzione per il canto, sacro e tanto profondo e riflessivo, si pone come profano, come anche per i grandi autori del laica meditazione sulla sorte dell'uomo, ana- passato, da Palestrina fino a Bach, Händel e logamente così come avviene con il Canto al sommo Mozart. del destino (1871), su testo di F. Hölderlin, La Rapsodia per contralto, coro e orchestra che si conclude con un finale di speranza. (1869) intona alcune strofe del Viaggio inver- Un compositore, quindi, fondamentale per nale sullo Harz di W. Goethe, in cui Brahms il passaggio tra la musica tardo Romanti- si vedeva autobiograficamente rispecchiato. ca e il Novecento, ispirato e prolifero in una Brahms, di fede luterana, rimase per tutta produzione unica tra il sacro ed il profano. la vita umanamente ed eticamente tale. Tra le abitudini che non lasciò mai, sino dall'in- fanzia, c'era la lettura della Bibbia che gli Alessandro Bugno OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021 15
La Divina: molto più di una voce 16 OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
Sicuramente Maria Callas non ha bisogno di molte presentazioni. Considerata tra le stelle massime del panorama lirico mon- diale di tutti i tempi, è stata la voce di rife- rimento per generazioni di cantanti, tra chi tenta di prenderne ispirazione e chi prova a emularla senza particolare successo. La sua vocalità è stata un unicum andandosi a sedimentare nella memoria dei fortunati attrice di riferimento a cavallo tra il dician- che l’hanno ascoltata dal vivo e continuan- novesimo e il ventesimo secolo, artista nota do a rivivere grazie a incisioni e registrazioni. ed estremamente apprezzata. Ancora oggi, secondo molti, è insuperata e Le note scritte in partitura venivano fatte insuperabile, emblema di un passato aureo rivivere non solo attraverso la sua voce, im- destinato a non ripresentarsi più. Proprio perfetta come Callas stessa ha denunciato per la sua unicità e la sua peculiarità è sta- in molteplici occasioni, ma attraverso uno ta studiata, approfondita, esaminata e resa studio approfondito del personaggio. In leggenda. questo modo, la linea melodica si univa per- La sua voce era davvero peculiare, lei stessa fettamente all’aspetto drammatico, creando la descriveva come un olio denso e grasso, uno spettacolo organico ed emozionante, descrivendone la forza e lo spessore, leg- volto ad attrarre il pubblico e vincerne l’at- gendarie anche nel ventunesimo secolo. tenzione e la commozione. Nonostante la grandezza e la corposità della I ruoli da lei impersonati non erano quasi mai voce, le agilità erano un suo punto di forza e di donne semplici. Un po’ perché raramente la coloratura diventava fioritura virtuosisti- il teatro e l’opera lirica tendono a semplifi- ca del suo elegante fraseggio musicale. La care la mentalità umana e quella femminile sua potenza scenica era data sicuramente in particolare, un po’ perché Callas riusciva dalla voce, ma ciò che la rese grande, enor- a sfumare ulteriormente l’interiorità dei suoi me, una vera e propria pietra miliare, è stata personaggi, creando chiaroscuri affascinan- senza dubbio la connotazione psicologica ti e dando straordinario realismo alle inter- che dava ai suoi personaggi. pretazioni. Cantante dai numerosi ruoli, la sua presenza Tra i ruoli da lei impersonati vediamo donne in scena rappresentava una forza magneti- innamorate, regine, maghe, guerriere, fem- ca: attirando l’attenzione con la sua vocalità minilità fragili e sofferenti e femminilità de- seducente e sublime, catturava gli spetta- cise e forti. Tutte donne con grande dignità, tori con la sua recitazione studiata e parti- garantita da una recitazione sentita e dalla colarmente accattivante. I suoi ruoli non grande immedesimazione scenica nei ruoli erano mai bidimensionali, statuari, come interpretati. Questi personaggi si facevano spesso accadeva nel teatro operistico, ma grandi, divenendo persone reali, passioni nelle sue esecuzioni inseriva l’arte recitati- personificate. I gesti attoriali si basavano su va delle grandi attrici di prosa del passato. piccoli movimenti che, amplificati da voce e Non a caso accanto al suo nome, nelle nu- atmosfera teatrale, si trasformavano in con- merose pagine bibliografiche a lei dedicate, notazioni profonde e complete. è comparsa numerose volte Eleonora Duse, In questo modo la recitazione di personag- gi tormentati e spaventosi come Medea e Norma acquisiva un valore scenico senza precedenti, simile al linguaggio più diret- to e forte del teatro di prosa. Similmente, il personaggio incantatore di Armida, portato in scena al Teatro del Maggio Musicale Fio- rentino nel 1952 con la direzione musicale di Tullio Serafin, otteneva una forza protagoni- OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021 17
stica senza pari, reincarnando la forza di Isabel- la Colbran al debutto dell’opera, avvenuto nel 1817, e dando il via alla riscoperta delle opere rossiniane, la cosiddetta Rossini Renaissance. La figura di Maria Callas è estremamente emblematica. Come nelle grandi attrici che si sono susseguite nei secoli fino ad arrivare nell’attualità teatrale, in lei sembra risuona- re e brillare una forza antica, un elemento divistico che si rivede anche nella sua vita di spicco del panorama italiano novecen- pubblica e nella sua recitazione scenica. La tesco, che l’hanno voluta nei loro lavori per forza protagonistica non è una mera ricerca la sua forza drammatica e per la sua innata di attenzioni, ma diventa una qualità atto- capacità attoriale. La forza magnetica della riale, configurandosi come un elemento di cantante greca, quindi, non passa solo per eccezionalità e straordinarietà. Non a caso, la sua vocalità, ma per la sua fisicità am- una cantante come è stata Maria Callas è maliante e seducente e per la sua presenza riuscita a essere apprezzata da importan- scenica magnetica, trasformandola da don- tissimi uomini di teatro, tra cui Pier Paolo na di teatro a icona di un periodo storico, Pasolini e Luchino Visconti, entrambi registi facendo di lei una delle donne più note a livello mondiale intorno alla metà del secolo scorso e ancora oggi la star imbattuta del mondo operistico. D’accordo o no, è chiaro come è possibile che ancora nel 2021 Maria Callas sia “La Divina”. Samuele Peruzzi 18 OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
Piccola BIO Paolo Antonio Nevi Nato a Narni il 23 Settembre 1997 si diploma al Liceo Musicale F. Angeloni di Terni per poi conseguire la laurea breve al Conservatorio Arrigo Boito di Parma col Maestro Nemi Bertagni ed infine completa i suoi studi all’ Accademia del Teatro alla Scala col Maestro Luciana D’Intino. Vincitore del Premio Fondazione Luciano Pavarotti e premio Giovane talento maschile al concorso Etta e Paolo Limiti, del Premio Iva Pacetti - XV Edizione consegnatogli dall’ Associazione Pratolirica, del premio Renata Tebaldi nell’ambito del Concorso Tullio Serafin, del Premio Best Under 25 nel CLIP (concorso lirico internazionale Portofino) ed è vincitore del Secondo Premio al Concorso internazionale Spazio Musica aggiudicandosi inoltre il premio Teatro Carlo Felice di Genova. Si esibisce in concerti come I Concerti dell’Accademia nel ridotto Arturo Toscanini del Teatro alla Scala, il Concerto Istituzionale nel Teatro alla Scala, il Concerto alla Francese nel ridotto Arturo Toscanini del Teatro alla Scala. Debutta nei ruoli Donizettiani di Ernesto (Don Pasquale) e Nemorino (Elisir d’amore) rispettivamente nel 2018 nell’ambito del Festival Borgo Val di Taro e nel 2019 al Teatro Olimpico di Vicenza nel festival Vicenza in Lirica. Al Teatro alla Scala debutta nei ruoli di Don Ramiro nella Cenerentola per bambini di G. Rossini (2019/20) Benvolio nel Roméo et Juliette di C. Gounod (2020) e Don Curzio nelle Nozze di Figaro di W. A. Mozart (2021) sotto la direzione musicale di Daniel Harding. OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021 19
INTERVISTA ESCLUSIVA 20 INTERVISTA ESCLUSIVA | OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
Benedetta Torre Cari amici di OperaLife, siamo felici di intervistare oggi il giovanissimo soprano Benedetta Torre. Nata a Genova, classe 1994, Benedetta inizia a studiare pianoforte e canto nella sua città, e attualmente studia e si perfeziona con il soprano Barbara Frittoli. Oltre ad aggiudicarsi prestigiosi premi a diversi concorsi (Concorso Internazionale di canto Francesco Paolo Tosti, Concorso Internazionale Renata Tebaldi), ha partecipato alla Riccardo Muti Opera Academy come Mrs Alice nel Falstaff e da lì è iniziata una serie di debutti in importanti teatri italiani (Carlo Felice di Genova, Petruzzelli di Bari, Opera di Roma, Maggio Musicale Fiorentino), accompagnata anche da una corposa stagione concertistica. Ph: Mattia Di Pasquale 2021 Novembre OPERALIFEMAGAZINE | INTERVISTA ESCLUSIVA 21
Benvenuta! Siamo sempre entusiasti di per colpa delle nostre insicurezze, magari incontrare artisti giovani, bravissimi e pre- quando arriva un passaggio difficile. Se le parati, come te. Com’è iniziata la tua pas- due parti dialogano insieme avviene una sione per la musica e il canto? magia particolare, per cui tutto è più faci- Intanto grazie per questi complimenti e le e immediato, più naturale e vero. Oltre- per il benvenuto. Sono sempre stata una tutto, interpretare i personaggi operistici grande ascoltatrice di musica fin da picco- penso sia la parte più interessante e avvin- la, questo grazie anche a mia mamma che cente del nostro lavoro: ogni volta siamo ha la stessa passione; in famiglia ce ne ha qualcuno di diverso, con il suo particolare sempre fatta ascoltare molta, di qualsiasi carattere e la sua storia a cui è bellissimo genere, ma sempre di qualità, e non man- poter dare vita. In questo è stato un grande cava occasione che facesse partire anche maestro il compianto Graham Vick, con cui dei dischi di musica classica e talvolta d’o- ho avuto il privilegio di lavorare e che mi ha pera, magari durante i nostri viaggi in auto convinto sempre di più su quanto sia vero o a casa come accompagnamento alle fac- che l’autenticità dell’azione ci permetta di cende quotidiane. Intorno ai 10 anni, età in interpretare con una spontaneità che faci- cui ho iniziato a studiare musica a scuola, lita il canto, esaltandolo. ho avuto un professore molto lungimirante che ci ha messo subito in mano strumen- Così giovane e hai già cantato in diver- ti veri, e non il solito straziante flautino; io si teatri: quale tra i teatri che devi ancora scelsi la tastiera... che poi negli anni di- calcare sarebbe il tuo sogno e perché? venne il pianoforte! Alla voce sono arrivata Beh, ovviamente il mio sogno è di cantare poco più tardi, avevo già iniziato a cimen- nei più grandi teatri del mondo, come im- tarmi con qualche brano di musica pop, magino per tutti i cantanti. Ho lavorato in mentre mi accompagnavo alla tastiera o al teatri anche molto importanti, ma ne man- piano, ma non avrei mai immaginato di ri- cano ancora molti, come il Metropolitan, trovarmi a cantare lirica; fu grazie all’incon- il Covent Garden e, ovviamente, il tempio tro con la maestra che venne chiamata a della lirica... La Scala. Credo che sia ridon- preparare il coro della chiesa dove cantavo dante spiegare perché desideri cantare alla che ho cominciato a studiare in quella di- Scala, la sua storia parla da sé; del MET mi rezione; credeva molto nelle mie doti na- attira anche avere l’opportunità di tornare turali, e così mi convinse a intraprendere a New York, città che mi affascinò tantis- un percorso serio, inizialmente sotto la sua simo quando la visitai, e anche a Londra guida. La passione viscerale è arrivata in sono molto affezionata; ovviamente è indi- breve tempo, conoscendo e approfonden- scutibile la soddisfazione di arrivare a can- do il repertorio. tare in teatri di tale importanza. Aggiunge- rei la Wiener Staatsoper, per lavorare con la Essere cantante d’opera vuol dire anche sua formidabile orchestra e respirare l’aria essere attore: com’è stato finora il tuo ap- di Vienna, che profuma così tanto di musi- proccio con la parte scenica dell’esecuzio- ca, soprattutto del mio amato Mozart. ne operistica? Certo, l’opera è il perfetto connubio tra mu- Di recente hai interpretato Musetta al San sica e azione sul palcoscenico, sussistono e Carlo di Napoli, sotto la direzione di Juraj non possono prescindere mai l’una dall’al- Valčuha, regia di Emma Dante. Come hai tra. Senza l’interpretazione, l’addentrarsi vissuto questa esperienza e che sensazio- nel personaggio, non ha senso cantare, ni ti comunica questo personaggio? significherebbe emettere dei suoni, ma- È stata una bellissima esperienza, molto gari anche belli, ma senza significato. Per immersiva. Lavorare con la Dante significa quanto mi riguarda il movimento attoriale cesellare ogni movimento e intenzione del mi ha sempre aiutato anche nell’emissio- personaggio, aiutati dall’atmosfera squisi- ne vocale, visto che spesso ci blocchiamo tamente bohémien che ci ha costruito in- 22 INTERVISTA ESCLUSIVA | OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
Ph:Mattia Di Pasquale 2021 Novembre OPERALIFEMAGAZINE | INTERVISTA ESCLUSIVA 23
torno con i suoi figuranti e ballerini. Ha creato un vero e proprio mondo, di cui noi protagonisti dell’opera eravamo par- te integrante e da cui noi stessi traevamo ispirazione. Ho amato molto interpretare Musetta, mi sono divertita e ho trovato interes- sante vivere per la prima volta il dramma da fuori, in un’opera come La bohème dove ogni personaggio dà un contributo importante alla vicenda. Dopo aver im- personato diverse volte Mimì ed appro- dando ora a Musetta, sono sempre più convinta che siano due facce della stes- sa medaglia, soprattutto se si prende in considerazione la fonte letteraria di Murger; nell’opera pucciniana entram- be sono inserite perfettamente nel loro contesto storico, una rappresentando la po- esia (Mimì) e l’altra la passione (Musetta). Per nulla frivola, bensì acuta e affasci- nante, ho cercato di valorizzare il suo in- nato carisma, che la fa essere sì “civetta” perché consapevole, ma più ancora una donna libera, anche di amare. Da qui il “Voglio piena libertà!” nel quartetto del terzo atto, frase importante a mio avvi- so, considerata l’epoca in cui l’opera è stata scritta, che lei canta rivolgendosi a Marcello, preludio di una nuova visione della vita e dell’amore che viene messa in scena proprio tramite Musetta. Inoltre ho davvero adorato il rapporto tra lei e Marcello... credo sia la rappresentazione del vero amore, quello che nonostante i caratteri e le divergenze rimane unico e irrinunciabile; durante il quarto atto, quando Musetta accompagna Mimì a morire fra le braccia del suo amato, vi è occasio- ne di scorgere ancora nuove sfumature del suo carattere: si rive- la amica sensibile, pratica nel tenta- Ph: Vito Lorusso 24 INTERVISTA ESCLUSIVA | OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
re di aiutare, delicata nel far credere Mimì che il manicotto da lei comprato per lei sia un dono di Rodolfo. Durante questo atto, Emma Dante ha lascia- to spazio anche a un dolcissimo riavvici- namento tra Musetta e Marcello, elemen- to che ha arricchito ancora di più la mia interpretazione. La regista ha sempre va- lorizzato le nostre personalità, facendosi ispirare e costruendo personaggi che ci calzassero a pennello, aiutandoci con la sua immensa scienza attoriale e teatrale al fine di essere il più efficaci possibile. La direzione di Valčuha ha assecondato la vivacità dell’azione scenica, con una let- tura fresca e giovane ma anche poetica e accorata quando serviva. Tra i prossimi impegni ti troveremo al Maggio Fiorentino in un’opera molto particolare e poco eseguita: “Lo sposo di tre e marito di nessuna” di Cherubini, di- rettore Fasolis. Con l’anno nuovo invece in una trilogia sempre appassionante: il “Trittico” di Puccini al Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles. Ci vuoi raccon- tare come sarai coinvolta in questi pro- getti e quali le tue aspettative? Nell’opera di Cherubini al Maggio Musi- cale interpreterò la cantatrice di strada Bettina, un personaggio vivace e pratico, che ricorda molto la Despina del Così fan tutte sia nell’attitudine che nella scrittura vocale, che è forse solo un po’ più virtuo- sa. È una tipica opera del Classicismo ita- liano, nella musica e nelle dinamiche che guidano gli intrecci comici tra i personag- gi protagonisti della vicenda. Sono felice di lavorare per la prima volta col Maestro Fasolis, un vero specialista di questo re- pertorio. Per quanto riguarda il Trittico alla Monnaie De Munt, sarò di nuovo Lau- retta nel Gianni Schicchi e, come da con- suetudine, l’Amante ne Il tabarro e Suor Genovieffa in Suor Angelica; la regia sarà curata da Tobias Kratzer, un innovativo e rinomato regista con cui sarà sicuramen- te interessante lavorare, inoltre è la prima volta che prendo parte all’intero Trittico, vestire diversi panni nella stessa recita sarà un’esperienza nuova. 2021 Novembre OPERALIFEMAGAZINE | INTERVISTA ESCLUSIVA 25
Ph:Vito Lorusso 26 INTERVISTA ESCLUSIVA | OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
Una personalità con cui hai avuto la pos- sibilità di collaborare è Riccardo Muti, uno dei più famosi direttori d’orchestra viven- ti. Ti ha scelto come Sacerdotessa nella famosa Aida di Salisburgo del 2017 e di recente anche all’Arena di Verona. Cosa si prova a condividere il palcoscenico con il Maestro? È un’emozione incredibile, un enorme pri- vilegio. Oltre al ruolo della Sacerdotessa ho avuto modo di lavorare con lui anche in parti più consistenti, come il Requiem di Mozart e la Missa Defunctorum di Paisiello, dove ho potuto assaporare ancora di più cosa significhi lavorare con lui. Innanzitutto la sinergia che si crea tra la tua voce e il suo gesto è qualcosa di indescrivibile, una vera e propria magia, ogni suono viene forgiato dalla sua mano e dalla sua bacchetta in un flusso a cui non ci si vorrebbe mai sottrarre. È davvero un dialogo musicale, dedito allo spartito e a rendere al meglio ogni sfuma- tura di ciò che si sta eseguendo. Perfino la parte della Sacerdotessa, se cantata come è scritta, con tutti i colori richiesti, le mes- se di voce, i crescendo ed i diminuendo, gli accenti, vi assicuro che non è poi così facile! Con lui ho imparato a studiare nel modo giusto, a rispettare la musica e ad esserle devota, come il Maestro stesso dimostra sempre di essere. Stiamo lentamente uscendo da questa pandemia, con la speranza che i teatri e le loro stagioni possano riprendere a pieno ritmo. Ti chiediamo allora di aiutarci a ter- minare questa frase. “L’Arte e l’Opera non possono morire perché…”? Perché non solo sono gran parte del patri- monio culturale umano, ma perché scatu- riscono dalla pulsione naturale che più ci avvicina al divino. Mentre la filosofia si in- terroga e cerca di rispondere, l’arte in tutte le sue forme, musicali, figurative, teatrali, mette in scena le domande più profonde, le paure, le gioie, tutti i sentimenti e i que- siti irrisolti dell’umanità; noi possiamo solo guardare, ascoltare e renderci conto, men- tre assistiamo a uno spettacolo, che quelle persone sul palcoscenico che stanno can- 2021 Novembre OPERALIFEMAGAZINE | INTERVISTA ESCLUSIVA 27
tando e recitando siamo proprio noi, me- taforicamente certo, ma raccontano storie vere, l’amore, la morte... tutto ciò che signi- fica essere uomini. Come possiamo rinun- ciare a questa forma di catarsi, di unione profonda tra tutti noi? Solo tramite l’arte ci ren- diamo conto di chi siamo a livello universale. A proposito di questo, secondo te, con quali modalità e con quali idee si potreb- bero avvicinare le persone, ma soprattutto i giovani, alla lirica ed all’arte in generale? Io credo che soprattutto negli ultimi anni ci sia stato un grande avvicinamento dei giovani alla lirica, penso anche all’arte in generale. Sicuramente, grazie anche al prezioso ausilio dei social network, biso- gnerebbe sfruttare tutti gli spazi possibili online per far conoscere il nostro mondo, e già ci si sta muovendo in questo senso. Anche la TV, le radio dovrebbero parteci- pare alla promozione, mandando in onda le opere più spesso e magari in diversi orari della giornata, ma comunque rispetto agli anni scorsi penso che da questo punto di vista ci sia stato un grande miglioramen- to e un buon incremento di questo tipo di appuntamenti, anche se mi piacerebbe ri- tornare all’epoca dei nostri nonni e bisnonni che vedevano e ascoltavano la Tebaldi e Del Monaco sulle reti principali all’ora di pranzo. Come mantieni in forma il tuo strumento: la voce? Hai qualche segreto? Studio, ma non troppo, perché la voce ha anche bisogno di riposare e soprattutto la nostra mente di riflettere sulla tecnica e liberarsi dalle costrizioni; nuoto, faccio stretching, cerco di tenermi allenata anche a livello fisico come posso, ma senza esa- gerare, cerco di mangiare sano e dormire abbastanza... insomma tento di seguire delle abitudini equilibrate a tutto tondo. Nessun segreto particolare. Chi è Benedetta Torre fuori dal palco? De- scriviti con 5 aggettivi. Mi ritengo una persona autentica, sensibi- le, forte e fragile allo stesso tempo, riflessi- va. Penso di mostrare queste caratteristi- che anche quando lavoro, il palco è il mio luogo di espressione e quindi non mi sento divisa tra quella che sono là e quella che Ph: Mattia Di Pasquale 28 INTERVISTA ESCLUSIVA | OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
sono nella vita. Posso dire che amo la na- tura, coltivare i rapporti veri e importanti, vedere film, leggere e ascoltare musica di tutti i generi, basta che sia bella! Le foto ti ritraggono sorridente e solare, però il mondo dell’opera è anche un per- corso pieno di studio, di sacrificio duro e faticoso. Come affronti i momenti difficili e che cosa ti dà forza? “Croce e delizia”, per fare una citazione ad hoc, questa è la nostra vita di cantanti! Come hai ben detto è un percorso arduo, fatto di sacrifici in tutti i sensi, soprattut- to bisogna forgiare il proprio carattere per non farsi sopraffare dalle tante difficoltà che incontriamo e dalle sconfitte che non sono solo quelle iniziali di quando uno pro- va a intraprendere questa strada, ma anche quelle che possono palesarsi in momenti importanti, quando dobbiamo dimostrare davvero le nostre capacità per fare dei pas- si in avanti o consolidarli. Sono una perso- na che tende a cavarsela da sola e fa fatica a chiedere aiuto, ma il mio compagno sicu- ramente è colui che più di tutti mi suppor- ta e mi aiuta a superare i momenti difficili. Ciò che mi dà forza è l’amore profondo che ho per il mio mestiere e per le emozioni che mi regala. Nonostante i problemi, non posso rinunciare a quella che sento come una vocazione. Hai qualche sogno o progetto, oltre a quelli previsti, per il futuro? Dal punto di vista del canto sogno di in- terpretare tutti i grandi ruoli mozartiani da qui alla fine della mia carriera, approdan- do con il tempo anche a Verdi e alla mia adorata Desdemona. Per quanto riguarda il lato personale vorrei avere una famiglia tutta mia quando arriverà il momento giu- sto ed essere serena e appagata il più pos- sibile nell’arco della mia vita. Ringraziamo moltissimo Benedetta Torre per questa intervista e per la sua gentilez- za. Le auguriamo il meglio per la sua pro- mettente carriera. Buona fortuna dal team di OperaLife! Alessandro Bugno 2021 Novembre OPERALIFEMAGAZINE | INTERVISTA ESCLUSIVA 29
PAGINA DEI PARTNERS PERCHÉ L’OPERA È UTILE AI GIOVANI? Giovanni Innanzitutto, bisogna specificare che l’opera è sempre utile non solo ai giovani, ma a tutti. Certo, in particolar modo aiuta un ragazzo a riflettere su alcune tematiche e quindi è particolarmente utile a questa categoria. In primo luogo, cimentandosi con l’opera, si impara a conoscere e a superare certi stereotipi, primo su tutti: “Ah che bello, fai il cantante d’opera. Ma ti pagano? E qual è il tuo vero lavoro?”, e poi ancora “È una roba da vecchi!”, “Ma come fai ad ascoltare questi qui che urlano? Non si capisce nulla!”, e chi più ne ha più ne metta. Beh, “questi qui che urlano”, per prima cosa, non sono altro che persone normali, come me e come te, ma che hanno un dono speciale e da conservare, oltre che da curare in maniera corretta: il saper fare veramente musica. Sono persone comuni, che però sanno regalare immense emozioni indescrivibili. Perciò il primo guadagno sta in dei momenti di piena felicità, dei momenti in cui ci si può staccare da quelle che sono le difficoltà della vita e dedicarsi alla musica. Certo, alla base comunque sta il compositore, ma è l’interprete che dà vitalità alla partitura, come disse il grande Franco Bonisolli in un’intervista che rilasciò all’indomani di una recita di “Aida” all’Arena di Verona nel 1987 a Claudio Capitini: “La partitura è per me un circuito sanguigno vuoto, disponibile per chi voglia e sappia farlo palpitare.” L’analisi e l’ascolto di un’opera porta a un ampliamento del proprio modo di vedere, perché se c’è un qualcosa che tutte le opere hanno in comune è il fatto di essere attuali nella descrizione e nell’esaltazione dei sentimenti. Spesso l’opera è anche il riflesso di una società ed è volta a criticarne alcuni costumi: eclatante esempio di ciò lo troviamo ne “La traviata”. Insomma, l’analisi critica ci porta al di là del significato letterale e ci fa comprendere che opere come appunto “La traviata” non sono solo il solito triangolo amoroso costituito dal soprano che ama il tenore, ma il baritono si mette in mezzo dividendoli e alla fine qualcuno (o tutti) muoiono. Tutto questo fa bene alla mente, porta nuovi pensieri e nuove idee, quindi a una crescita interiore del singolo. Sono fermamente convinto che ogni scuola dovrebbe dedicare del tempo alla storia della musica, non solo i licei musicali e conservatori, per lo sviluppo e l’ampliamento dei propri confini mentali che essa porta e alla visione di eventi in un’ottica diversa, oltre che per un motivo fondamentale: l’opera è parte di noi, fa parte per quanto possiamo non volerlo della nostra vita quotidiana, basta accendere la televisione e ascoltiamo nelle pubblicità le melodie d’opera più conosciute. Ma quanti sanno di che cosa si tratta? Ahimè, credo molto pochi. 30 OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
PAGINA DEI PARTNERS Lorenzo L’opera è un mondo che ha accompagnato l’Italia per una piccola parte della sua storia, ma ha dato moltissimo ad essa, emozionandola, acculturandola e dandole grandi nomi che sono conosciuti in tutto il mondo. Essa è un mondo che ti prende e ti porta in un’altra dimensione, in un’isola che non c’è. Negli ultimi decenni, tuttavia, i generi sono diventati sempre più leggeri e più semplici. Questo aspetto, purtroppo, ha messo in ombra non solo il mondo dell’opera, ma anche quello di tutta la musica colta. Un altro fattore cruciale è la cinematografia, anch'essa alla portata di tutti. L’opera, a questo punto, è stata ricoperta, in parte, da stereotipi che l’hanno resa “noiosa”, “lenta” e “stancante”, portando i giovani, che ricercano le semplicità e le mode, a volte a non considerarla nemmeno. Questo è un grandissimo problema culturale, poiché l’opera, oltre alla musica, fornisce un enorme patrimonio letterario, che dovrebbe essere insegnato a scuola, dato che anch’esso fa parte della nostra storia e della nostra musica. Un altro elemento fondamentale che l’opera potrebbe dare ai giovani è l’insegnamento dell’ascolto, cosa essenziale per l’essere umano, ma quasi tendenzialmente non considerato. Se i giovani si aprissero all’opera riuscirebbero a seguire meglio sia la musica moderna sia la cinematografia, di qualsiasi genere possano essere. Per concludere, io spronerei il sistema scolastico ad inserire l’insegnamento dell’opera in tutte le scuole, poiché la musica non fa per tutti, ma la cultura si, ed è essenziale soprattutto per il nostro paese. Alberto Per rispondere a questa domanda ho cercato di elencare tutti i benefici che ha l’opera: oltre ad ampliare la conoscenza musicale, l’opera è un ottimo esercizio per comprendere il cambiamento di linguaggio usato nel tempo ed è anche utile per vedere la storia sotto una chiave diversa, poiché molto spesso il libretto è tratto da un’opera letteraria già conosciuta. L’opera è inoltre utile ai giovani per relazionare, infatti in conservatorio o al liceo musicale si può usare il melodramma come mezzo di conoscenza (come è successo a noi!). OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021 31
“DON N E I N MUSIC A” A cura di Roberta Vicidomini direttrice d’orchestra, pianista e musicologa Sono esistite donne compositrici nella storia della musica colta occidenta- le? Conosciamo nomi di grandi interpreti femminili del passato? Forse le donne non si dedicavano alla musica? Le donne sono sempre state presenti e attive nel campo della musica classica, eppure raramente troviamo le loro biografie raccontate nei libri di storia o le loro musiche inserite in programmi concertistici. Perché sono così poco conosciute? La storia è ricca di donne che si sono occupate di musica fin dall’antichità, donne straordinarie che, seppure fra tante difficoltà, hanno scritto musica anche ad alti livelli. Di loro il tempo ha perduto le tracce o, molto spesso, la loro opera non è stata per secoli valorizzata a sufficienza. Le prime testimonianze dell’attività compositiva di una donna giunte a noi risalgono al Medioevo, al IX secolo d. C. Esse appartengono a Kassia, compositrice, poetessa e badessa di Costantinopoli, la quale scrisse un numero considerevole di opere, sia composizioni profane che sacre (circa cinquanta inni), alcune delle quali ancora oggi presenti ed eseguite all’in- terno della liturgia della chiesa ortodossa. Qualche secolo dopo, nel XII secolo, troviamo le tracce di un’altra grande donna, Ildegarda di Bingen, santa monaca benedettina, musicista, poe- tessa, medico, filosofa, erborista e consigliera politica. Personalità polie- drica, una vita vissuta tra scienza e arte, che ha saputo imporre il proprio genio, benché donna, in un’epoca in cui la figura femminile doveva rico- prire tutt’altro ruolo nella società. CURIOSITÀ’: il noto cantautore Angelo Branduardi ha registrato l’album Il cammino dell’anima, una selezione di nove liriche composte da Ildegarda di Bingen, riarrangiate rispettando l’opera originale seppure con qualche concessione ad armonizzazioni moderne. Si moltiplicano poi tra il ‘500 e il ‘700 le composizioni di autrici. In Italia molti nomi, tra i quali: Maddalena Casulana (1544-1599), Francesca Cac- 32 OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
cini (1597-1641) e Barbara Strozzi (1619-1677), figlie rispettivamente del famoso compositore Giulio Caccini e del librettista veneziano Giulio Strozzi, la novarese Isabella Leonarda (1620-1704), Antonia Bembo (1640-1720), Maria Teresa Agnesi Pinottini (1720-1795), Maddalena Laura Sirmen Lombardini (1745-1818) e Maria Rosa Coccia (1759-1833), la prima donna ad ottenere il titolo di “maestra compositora romana” dall’Accademia di Santa Cecilia in Roma. Casulana fu la prima a pubblicare una propria raccolta di composi- zioni, ben quattro libri di madrigali. Fu totalmente inedito che una donna pubblicasse opere proprie, tanto più in un periodo in cui la professione di musicista e soprattutto compositore era di esclusi- vo appannaggio maschile. Sarà la stessa Maddalena Casulana, con estrema sagacia, a scrivere nella dedica rivolta alla propria mece- nate Isabella de’ Medici di voler: «mostrare al mondo (in questa profession della musica) il vano error de gl’huomini, che degli alti doni dell’intelletto tan- to si credono patroni che par loro ch’alle Donne non possono medesimamente esser communi». Una vera e propria rivendicazione del ruolo delle donne nella mu- sica, argomento che sarebbe rimasto purtroppo attuale per molti secoli a venire. Se da un lato alcune compositrici operarono alla corte di un mece- nate (persino a quella del re di Francia Luigi XIV, nel caso di Anto- nia Bembo), molte altre trovarono modo di dedicarsi alla musica all’interno dei monasteri. Questi ultimi erano ambienti favorevoli alla pratica musicale per lo stretto rapporto che essa aveva con la liturgia e con l’educazione di fanciulle al canto e agli strumenti musicali. È proprio qui che fiorisce il genio della “musa novarese”: Isabella Leonarda. Una musicista estremamente prolifica che scriverà nel corso della sua lunga vita composizioni sia su testo liturgico che non. Inoltre, è stata una delle prime compositrici a scrivere anche musica strumentale. A testimonianza della pregevolezza delle composizioni di Leonar- da, il Teatro Coccia e la Cappella musicale del Duomo di Novara le hanno recentemente riservato un ruolo speciale all’interno del Festival “Fuori di Coccia”, riportandola all’attenzione del pubblico. Spostandoci nell’Ottocento, ancora più note oggigiorno sono i nomi di Clara Wieck Schumann e di Fanny Mendelssohn-Bar- tholdy Hensel. La prima fu una fra le più eccezionali pianiste e compositrici del suo tempo. Riuscì per gran parte della sua vita a dedicarsi alla propria vocazione musicale grazie anche al sostegno sia del padre Friedri- ch Wieck, che per primo si accorse del suo talento, sia del marito Robert Schumann, che sempre la esortò a perfezionarsi e a conti- OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021 33
nuare con la sua attività artistica. Tra i suoi lavori troviamo brani pia- nistici e molta musica da camera, trii strumentali e liederistica. Fu tra le prime a proporre durante i suoi concerti interpretazioni e va- riazioni sul tema di altri compositori e allo stesso tempo inserire nei programmi brani da lei composti. Nella sua vita ricoprì assiduamen- te anche il ruolo di insegnante ed ebbe il merito di aver introdotto nuove tecniche pianistiche, alcune delle quali ancora oggi utilizzate. Fanny Mendelssohn, invece, fu assai limitata dai pregiudizi dei con- temporanei nei confronti delle donne e dalle resistenze del padre Abraham, che non tollerava la sua attività di compositrice: «la musica forse diventerà la sua (di Felix, ndr) professione, mentre per te può e deve essere solo un ornamento». Presto anche su di lei ricadde implacabile l’ordine sociale tipicamen- te ottocentesco che prevedeva per la donna un’unica vera professio- ne, quella di moglie e di madre, destino che la accomunava a molte biografie femminili, in particolare di artiste. Tuttavia, Fanny, pianista e compositrice di grande talento, fu molto apprezzata dai suoi contemporanei e da molti musicisti: Carl Friedri- ch Zelter scrisse in una lettera a Goethe che “(Fanny, ndr) suonava tanto bene quanto un uomo”. Anche il più famoso fratello Felix era tra coloro che la stimavano e la sostenevano. Curiosamente si racconta che egli spacciasse per suoi alcuni brani della sorella, prova evidente di quanto la ammirasse come musici- sta. Di “donne in musica” ne esistono tantissime, dalle origini della storia musicale ad oggi, scoperte o da scoprire, e certamente non basta un breve articolo come questo per parlare di loro a sufficienza. È neces- sario incentivare articoli, convegni, conversazioni, festival incentrati sulla riscoperta del loro lavoro artistico. È ancora più auspicabile che queste artiste siano inserite in contesti non esclusivamente ad esse dedicati, così da dargli il posto che meritano all’interno della storia della musica accanto ai grandi compositori che tutti conosciamo. A cura di Roberta Vicidomini direttrice d’orchestra, pianista e musicologa 34 OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
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PAGINA STORICA FRA DIAVOLO a cura di Giulia Panzanelli Il mondo dell’Opera lirica, lo sappiamo, è assai vasto e tutt’ora continuo a stupirmi di quante opere a soggetto storico ancora non vi ho descritto: in questo articolo tocca al Fra Diavolo del compositore francese Daniel Auber. Andata in scena per la prima volta il 28 gennaio del 1830 all’Opéra-Comique di Parigi, su libretto di Eugène Scribe, l’opera ha per protagonista un malvivente italiano. Eccovi la trama! Il primo atto si apre nella cittadina laziale di Terracina. Qui Zerlina, la figlia dell’oste, è innamorata del brigadiere dei gendarmi Lorenzo, ma suo padre desidera che si sposi con Francesco, un anziano proprietario terriero. Lorenzo è a caccia del famigerato brigante conosciuto come Fra Diavolo, il quale nel frattempo arriva alla locanda travestito da nobile e deruba due avventori inglesi: Lord e Lady Rocburg. Lorenzo riesce a recuperare parte della refurtiva e riceve una lauta ricompensa dagli stranieri, che potrebbe ben fungere da dote per Zerlina: i due giovani sono felici di potersi così sposare, ma il destino giocherà loro uno scherzo. Il secondo atto ci trasporta nella camera di Zerlina dove Fra Diavolo, con i suoi compagni Bep- pe e Giacomo, aspettano che la giovane si addormenti per derubarla, ma Lorenzo sospetta le intenzioni del brigante e si reca alla locanda accompagnato da altri gendarmi. Fra Diavolo però continua a essere travestito da marchese, evita quindi di farsi riconoscere e, non contento, si fa passare per l’amante di Zerlina e di Lady Rocburg: le due donne sono ignare di tutto e rimangono sgomente davanti alla freddezza dei loro amati. A questo punto, Fra Diavolo e Lorenzo decidono di battersi a duello il giorno seguente. Nel terzo atto incontriamo Fra Diavolo intento a organizzare una nuova rapina ai danni dei viaggiatori inglesi mentre Zerlina, disperata per l’atteggiamen- to freddo di Lorenzo, decide di sposare l’anziano Francesco. Poco prima che le nozze si celebrino, i compagni del brigante, ubriachi, iniziano a cantare una canzone sentita mentre erano appostati nella stanza di Zerlina, Lorenzo s’insospettisce e li ar- resta: mentre li perquisisce trova un biglietto di Fra Diavolo che fa luce sulla situazione. I briganti, ormai scoperti, confessano e accettano di tendere una trappola al loro capo che così viene arrestato. Finalmente, dunque, Lorenzo e Zerlina si sposano. 36 OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021
PAGINA STORICA La trama di quest’opera di Daniel Auber è caratteri- stica del genere che chiamiamo opera comique e a prima vista non sembra avere niente di storico. Ov- viamente non è così. La storia è sì inventata, ma uno dei personaggi è realmente esistito: il brigante Fra Diavolo, soprannome di Michele Pezza. Costui nasce negli anni ’70 del Settecento in un piccolo paese del Lazio ed il suo temperamento turbolento si manife- stò fin da subito, tant’è che il soprannome Fra Dia- volo pare gli sia stato dato da adolescente. A causa di un duplice omicidio, si dette alla latitanza finché la pena gli fu commutata nel servizio militare: duran- te la prima discesa di Napoleone in Italia combatté contro i francesi con il beneplacito del re di Napoli Ferdinando IV, si distinse per le sue doti di coman- dante tanto che il re lo fece colonnello. Tuttavia, com’era prevedibile, il pessimo carattere di Pezza emerse anche durante il servizio militare che abban- donò diverse volte per darsi alla latitanza e quindi al brigantaggio, ma il sovrano aveva bisogno di lui perciò perdonava il suo atteggiamento. Nel 1806 la situazione dell’Italia in mano ai francesi è tragica e Pezza, che ha combattuto strenuamente per tutto l’anno, viene catturato dall’esercito nemico e giusti- ziato. Come avete letto, la vita del nostro Fra Dia- volo è assai più turbolenta di quanto sia raffigurato nell’opera di Auber: non era un semplice brigante, ma un colonnello dell’esercito borbonico. Però, il merito del “Fra Diavolo” risiede nell’aver fatto co- noscere al grande pubblico la figura di quest’uomo eroico e dannato. E nonostante l’opera di Auber non sia più in voga nei teatri d’opera, la fama di Michele Pezza è solo in parte diminuita, in quanto la sua sto- ria viene ancora messa in scena sul grande schermo. Tremblez au sein de la tempête, au loin l'écho répète: Diavolo, Diavolo, Diavolo! Tremate! Fin dal sentier del tuono Dell'eco viene il suono "Diavolo, Diavolo, Diavolo". OPERALIFEMAGAZINE Novembre 2021 37
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