Tibet:violazione delle libertà politiche, culturali e religiose - Cgil

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Tibet:violazione delle libertà politiche, culturali e religiose.
Seminario tenuto il 18 marzo 1998 presso la CGIL Nazionale.

Claudio Tabacco:
Sono Claudio Tabacco, obiettore della CGIL nazionale, lavoro nell'ufficio Nuovi Diritti qui in CGIL
nazionale; sono anche un attivista di Amnesty International.
Volevo fare una breve presentazione del seminario partendo dallo scopo di questa iniziativa che è
quello di ricordare in CGIL, e anche a voi, a noi, a tutti quanti, la situazione attuale della
popolazione tibetana in Tibet, quindi di ricordare i problemi legati alla politica della Cina in Tibet.
Problemi come il tentativo, da parte delle autorità cinesi occupanti, di normalizzare la cultura e la
religione tibetana alla cultura cinese, al partito comunista cinese, oppure il problema della
limitazione del numero dei monaci buddisti che possono far parte di un convento o anche
l'imposizione di un'età minima per l'ingresso nel monastero per i monaci stessi.
Tutte restrizioni che hanno lo scopo principale, per la Cina, di sgominare il movimento
indipendentista del Tibet ma che comunque hanno l'effetto di distruggere, annientare la cultura e la
religione del Tibet che al momento sopravvive in esilio in India.
Altro argomento è il problema dei diritti umani sia in Tibet che in tutta la Cina, i diritti sanciti nella
Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, quindi si parla di violazioni del diritto di avere
un'opinione, della libertà di parola, si parla della detenzione di prigionieri politici, della tortura nei
centri di detenzione ma anche dei diritti sociali, come il diritto alla sussistenza, che ultimamente per
la popolazione tibetana è diventato un problema con l'introduzione di nuove tasse anche sul
foraggio, sul latte, sul burro e cose di questo genere, il diritto a scegliere per i propri figli
un'educazione che rispecchi la propria cultura religiosa.
Questo seminario ha quindi lo scopo di aumentare la conoscenza di questi problemi qui in CGIL. È
stato scelto il mese di marzo per questa iniziativa per ricordare anche la rivolta del 10 marzo del
1959 della popolazione tibetana per l'occupazione cinese del Tibet.
Concludo brevemente dicendo che nella cartellina con il materiale distribuito c'è anche una
petizione di Amnesty International che riguarda il caso di Ngawang Sangdrol, Ngawang Sangdrol è
una monaca buddista tibetana che è stata arrestata all'età di 15 anni e condannata a ben 18 anni
di carcere semplicemente per aver espresso in modo pacifico il proprio dissenso alla politica
cinese in Tibet. Quindi quello che vi chiedo è, oltre ad ascoltare il seminario, anche di raccogliere
firme e spedire la petizione all'ambasciata cinese qui a Roma, per effettuare un'azione concreta
per la liberazione di questa monaca. La stessa petizione è stata inviata a tutte le strutture e le
Camere del Lavoro della CGIL, con la stessa richiesta che sto facendo a voi.
Lascio ora la parola alla prima relazione, a Maria Laura Polichetti.
Nota: il seguente testo corrisponde alla trascrizione, non corretta, della registrazione audio
dell'intervento. Esso verrà rimpiazzato dalla versione corretta dall'autrice non appena quest'ultima
ci sarà fatta pervenire

Maria Laura Polichetti:
Generalmente con il nome Tibet, ci si riferisce alle tre province dello Tsang, del Kham (?) e
dell'Amdo.
Uno dei primi effetti dell'invasione cinese è stato quello di scorporare il Tibet, di smembrarlo e di
annettersi le due province orientali. Quindi attualmente il Kham e l'Amdo fanno parte delle regioni
cinesi dello Yunnan, (?) e del Sichuan e quello che viene chiamato Tibet, ovvero Tibetan
Autonomous Region, dove non c'è nessuna forma di autonomia - è una presa in giro questo nome

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- si riferisce soltanto all (?) quello che è il Tibet centrale. Il Tar, Tibet Autonomous Region, è nato
nel 1965.
La Repubblica Popolare Cinese riconosce la legge internazionale sancita dalla convenzione di
Vienna, ovvero considera illegale ogni pretesa di sovranità su di uno stato da parte di un altro,
basata sulla conquista, l'occupazione, l'imposizione di iniqui trattati. L'uso e la minaccia della forza,
l'imposizione di un trattato ingiusto e la continua e illegale occupazione di un paese, non possono
in alcun modo garantire all'invasore il diritto di proprietà del territorio occupato. E questo la Cina lo
applica molto strettamente nei suoi casi, poiché la stessa Cina, quando era più debole, è stata
costretta a firmare una serie di trattati dalle potenze occidentali e quindi ritiene non validi tutti i
trattati che essa stessa ha dovuto firmare sotto la pressione della forza.
Inoltre, la carta delle Nazioni Unite, ratificata sempre dalla Cina, afferma nel primo articolo che
"vanno sviluppate relazioni amichevoli tra le nazioni, basate sul rispetto dei principi di eguali diritti e
autodeterminazione tra i popoli". Inoltre, l'articolo 2 della carta dell'Onu vieta la violenza, quindi
ancora una volta vieta l'annessione con la forza di qualsiasi territorio.
Ma in fondo c'è anche una posizione veramente bellissima, che io personalmente sottoscriverei,
una posizione ufficiale del governo cinese, una dichiarazione del 29 ottobre 1971. Questa
dichiarazione la cito tra virgolette.
"Il governo della Repubblica Popolare Cinese e del popolo cinese, si oppongono
permanentemente alla politica di aggressione e di guerra perseguita dall'imperialismo,
appoggiando nella loro giusta lotta le nazioni assoggettate ed i popoli oppressi, per una liberazione
nazionale contro ogni ingerenza dall'esterno per un governo autonomo.".
Questo è un grande controsenso perché se abbiamo visto che nessuna annessione territoriale con
la forza, e la Cina firma tutte queste convenzioni, costituisce il diritto ad impadronirsi di un territorio,
la Cina viola fragrantemente tutte le convenzioni di cui essa stessa è firmataria. Ma cosa sostiene,
a questo proposito, il governo cinese? In realtà quando parliamo di Cina io in realtà mi riferisco
sempre la governo cinese, perché oggi c'è un forte movimento di dissidenza di democratici cinesi,
dopo piazza Tiennamen molti vivono all'estero, prima tra tutti (?) che recentemente è uscito, dopo
moltissimi anni, di prigione il quale ha delle posizioni sul Tibet molto diverse dal governo cinese.
Quindi quando parlo di Cina in realtà mi riferisco a questo governo e a quello precedente dal '49
fino ad oggi.
La Cina sostiene che il Tibet non è stato occupato, perché il Tibet ha sempre fatto parte della Cina.
Questo è un falso storico, poiché il Tibet non ha mai fatto parte della Cina. La Cina si attacca a tre
momenti storici, riscrivendo la storia con la solita arroganza dei dominatori, dei colonizzatori e degli
imperialisti, perché questo è la Cina di oggi, e questo è quello che è sempre stata la Cina in realtà,
e si attacca a tre momenti storici falsificando completamente la storia. Noi adesso, brevemente e
sinteticamente, analizziamo questi tre momenti storici, con rigore scientifico, per dimostrare e
smantellare le vere e proprie bugie che dicono i cinesi.
Il primo momento storico al quale si attaccano i cinesi per sostenere che il Tibet fa parte della
Cina, è l'epoca monarchica. Il Tibet è stato una grande monarchia; per circa 250 anni il regno del
Tibet, tra il 610 all'842, ha conosciuto una grandissima espansione in tutta l'Asia centrale. Il primo
re del Tibet, che in realtà è il 33 delle cronache tibetane ma è il primo re ad avere una importanza
storica, che perlomeno anche dalle cronache cinesi risultano le sue gesta, si chiamava Song Tsan
Gampo, il quale ebbe due mogli, sposò sue principesse, una nepalese Brikudi (?), e una cinese (?)
della dinastia Tang. Questa, secondo i cinesi, è la prima prova che il Tibet ha sempre fatto parte
della Cina.
Non ci sarebbe bisogno di commenti in realtà, però facciamo un paio di commenti. Prima di tutto,
generalmente quando si dà una principessa in sposa ad un re, non è un segno di potere ma caso
mai è un segno di sottomissione da parte di uno stato verso quell'altro. Secondo, allora il Tibet
dovrebbe anche far parte del Nepal, perché la seconda moglie di questo re era una principessa
nepalese, e per fortuna il Nepal non ha mai rivendicato nessuna sovranità sul Tibet. Terzo, in
realtà il Tibet non solo era uno stato completamente indipendente ed autonomo, ma era uno stato

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veramente molto grosso. All'epoca il buddhismo stava appena arrivando, poi, con l'avvento del
buddhismo, il Tibet non fu più uno stato guerriero ma all'inizio della monarchia il Tibet era uno
stato guerriero, aveva un esercito molto forte, tant'è che conobbe una grandissima espansione e
questa immagine (diapositiva) e un'immagine della vita della seta, è una diramazione meridionale
della carovaniera che oggi è asfaltata, questa foto è stata scattata nell'89, però ancora ci sono le
carovane, e il regno Tibetano tra il 645 e il 787 conquistò praticamente tutta la via della seta, tutte
le città carovaniere (?) fino al famoso deserto del Taklimakan, quello che Marco Polo chiamava il
deserto del senza ritorno, conquistando quindi tutti questi nodi di grande importanza commerciale
ed estromettendo la Cina stessa dai traffici commerciali lungo la via della seta.
Questo significava che era una grossa affermazione di potere poiché lungo la via della seta
transitava tutta la ricchezza da Venezia all'estremo oriente e questo era il grande impero cinese
che i tibetani, in 250 anni, praticamente sbriciolarono, debellarono.
Qui va anche segnalato che, oltre alla seta, lungo la via della seta transitavano, a parte altre merci
preziose come oro, tappeti eccetera, ma transitava anche la cultura, transitavano anche le idee.
Quindi possedere e controllare le città carovaniere, significava entrare in contatto con il mondo
persiano, con il mondo greco, con il mondo indiano, con tutte le culture che si intrecciavano lungo
questa via. Addirittura, se proprio vogliamo studiare attentamente la storia, l'unica volta che c'è
stata una vera guerra importante tra Tibet e Cina, furono i Tibetani a conquistare l'antica capitale
della Cina nel 763 conquistarono (?) l'odierna Xi'an (?) e la tennero per un brevissimo periodo.
Però, se qualcuno dovesse rivendicare, casomai, sul piano storico una sovranità, sarebbero i
Tibetani, dovrebbero essere i Tibetani perché i Tibetani conquistarono la capitale della Cina,
l'antica capitale (?). E questa è storia, non è storia di parte: questa è storia oggettiva che stiamo
analizzando scientificamente senza nessuna analisi di parte.
Un altro documento di estrema significanza, è un documento che è stato scritto sulla pietra in due
lingue, in cinese e in Tibetano - e si trova ancora oggi, se non lo hanno demolito negli ultimi giorni
perché stanno demolendo, dopo la rivoluzione culturale hanno demolito e stanno demolendo, sotto
i nostri occhi, e continuano a demolire il Tibet - un trattato di pace siglato tra l'821 e l'822 tra Cina e
Tibet. Se fosse stata parte della Cina, perché mai queste due nazioni avrebbero dovuto stabilire,
fare un trattato di pace? Questo trattato di pace, ripeto, è a tutt'oggi osservabile e inciso sulla
pietra nella capitale del Tibet a Lhasa. Ve ne leggo solo un passo per rendersi conto sul piano
politico come erano chiare le posizioni. "Il Tibet e la Cina si manterranno entro i loro confini attuali.
Tutto ciò che si trova ad oriente appartiene alla grande Cina, e tutto ciò che si trova ad occidente
costituisce, senza possibilità di contestazione, il grande Tibet. Questo solenne accordo dà inizio ad
una grande epoca nella quale i tibetani saranno felici nella terra del Tibet ed i cinesi felici nella
terra di Cina.". Questo trattato ha 1.200 anni ed è ancora leggibile.
Facciamo un salto di circa 400 anni, ed andiamo a vedere qual è il secondo momento storico sul
quale si basano i cinesi per dire che il Tibet ha sempre fatto parte della Cina. Siamo nel 1260 circa,
siamo in epoca mongola. Come tutti sapete, l'impero mongolo è stato l'impero più grande nella
storia dell'umanità, praticamente dall'oceano Pacifico fino a Vienna, fino all'Europa orientale.
I mongoli nella loro conquista, con Gengis Khan prima e Altan Khan dopo e con Kubilai (?),
conquistano tutta l'Asia centrale. Kubilai, per l'appunto, conquistò Pechino, Begin, la capitale della
Cina, la distrusse e la saccheggiò completamente e vi costruì la sua nuova reggia, ne fece la
capitale dell'impero mongolo.
Quindi la Cina fu, a sua volta, conquistata dai mongoli. Questo dato tenetevelo bene in mente
perché è un dato molto importante perché è così palese la mistificazione della storia che hanno
fatto i cinesi che da qui risulta con estrema evidenzia.
Allora, i mongoli conquistano tutta l'Asia e tra questi paesi conquistano, appunto, la Cina e
conquistano anche il Tibet. Adesso vedremo, però, c'è una differenza molto importante della
conquista del Tibet. La dinastia mongola si chiamerà la dinastia Yuen (?). Quindi i cinesi erano, a
loro volta, assoggettati dai mongoli. In base a questo, i cinesi sostengono, gli storici di parte cinesi,
che, poiché il Tibet era anch'esso sotto il controllo mongolo, il Tibet fa parte della Cina. È talmente

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paradossale, anche qui un paio di commenti. Se tutti i paesi che erano sotto il controllo mongolo
dovessero oggi far parte della Cina, anche la Corea, anche gran parte dell'Asia centrale,
praticamente mezzo mondo oggi dovrebbe far parte della Cina, ma vi assicuro, andate a vedere il
libro bianco che distribuiscono all'ambasciata cinese, questi sono i punti, la loro ricostruzione, la
loro riscrittura della storia sulla base del fatto che i mongoli avevano conquistato e tutto quello che
faceva parte dell'impero mongolo dovrebbe far parte della Cina.
Però è anche molto interessante un altro piccolo approfondimento dell'epoca mongola, perché
mentre i mongoli, nel conquistare la Cina e molte altre aree dell'Asia, si comportarono come quei
gran guerrieri nomadi che erano, cioè saccheggiavano, ferro e fuoco distruggevano tutto,
uccidevano tutti e risparmiavano solo le donne e gli artisti: le donne per unircisi in matrimonio e gli
artisti per farsi costruire le regge, perché i mongoli viaggiavano e vivevano nelle tende, non
avevano mai costruito nulla.
In Tibet successe un fenomeno completamente diverso, e questo poi portò anche alla caduta poi
dell'impero mongolo perché ebbero un grosso impatto con la spiritualità Tibetana, con il
buddhismo. Kubilai Khan incontrò - infatti in Tibet le istruzioni furono molto limitate - questo grande
Lama del monastero Sakyapa e lo nominò suo maestro spirituale Ti shi (?) che è un termine
mongolo. Da quel momento in poi, tutti gli abati dei monasteri Sakyapa, in particolare è
famosissimo l'abate Pac Pa (?), saranno i maestri spirituali degli imperatori mongoli, e gli
imperatori mongoli, in cambio, li nomineranno governatori di tutte e tredici le province del Tibet.
Quindi si instaura un rapporto che è completamente diverso dal rapporto che i mongoli avevano
stabilito con la Cina.
Tutto questo che sto dicendo è documentato da testi scritti nel 1260, in cui i mongoli, invece di
saccheggiare il Tibet, riempivano di doni i monasteri. E quando dico doni mi riferisco a oro, a
tappeti; pagavano intere équipe di pittori per dipingere ed affrescare i templi, li facevano venire dal
Bhutan, dal Sikkim, dalla Cina stessa, dall'India. I mongoli elargirono doni infiniti ai loro Lama per il
grande rispetto che avevano per questi maestri spirituali.
Si instaurò un rapporto - che adesso in questo momento è di grande attualità nella Tibetologia
internazionale, lo stanno analizzando - che in tibetano si chiama che-ion (?). Io adesso non lo
approfondisco più di tanto, ve lo segnalo perché non esiste una vera e propria traduzione. Il
rapporto tra maestro spirituale e imperatore è chiamato il rapporto che-ion dove che è la prima
sillaba di (?) che si riferisce a qualcosa di sacro, qualcosa di spirituale, mentre ion è la prima
sillaba di Iondag (?) che si può tradurre come benefattore. In pratica, che-ion è il rapporto tra
l'intellettuale e lo sponsor, però alla traduzione ci stanno lavorando molto perché abbiamo delle
cose simili da noi, ma non perfettamente identiche. Quindi è importantissimo tenerlo a mente
perché questo si ripeterà ancora con gli imperatori mancesi, con gli imperatori della dinastia dei
Manciù, si instaura questo rapporto che-ion per cui il Lama tibetano è l'intellettuale, è il maestro
spirituale e l'imperatore mongolo è lo sponsor. Quindi un rapporto completamente diverso.
Saltiamo ancora un sacco di secoli, accenniamo appena che ben 18 anni prima che i mongoli
andassero via dalla Cina, andarono via completamente anche dal Tibet. Per cui dal 1351 fino al
1600 per secoli il Tibet fu di nuovo autonomo, indipendente e governato dai principi (?) e da altri
principi Tibetani. Senza neanche più il rapporto che-ion, il Tibet fu completamente Tibetano, non
c'era più neanche il maestro spirituale, cioè loro governavano il loro paese.
(Altra diapositiva) Saltiamo ancora tantissimi secoli e arriviamo al 1617, al grande V Dalai Lama. Il
V Dalai Lama, ormai abbiamo il Tibet configurato come ce lo abbiamo praticamente adesso,
questa diapositiva ve l'ho voluto far vedere perché questo è il Potala, è il palazzo dove risiedevano
e hanno sempre risieduto i Dalai Lama; è considerato il castello, il tempio, la fortezza, ed è molto
significativo a parte perché riassume tutte le caratteristiche dell'architettura tibetana perché è come
una fortezza. Come diceva il grande tibetologo italiano, il pioniere degli studi tibetologici moderni,
sembra proseguire le forme della natura, appollaiato in cima alla montagna riprende le linee stesse
del paesaggio con questa sua rastremazione, e gli stessi materiali con i quali è costruito sono

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materiali ecologici, compatibili con l'ambiente, naturali (la terra cruda, il legno e la pietra), i colori
utilizzati anche questi non staccano dall'ambiente.
Purtroppo, quello che vedete in primo piano è praticamente la tabula rasa che hanno fatto i cinesi
praticamente bombardando e radendo al suolo. Qui c'era un piccolo quartiere tutto di piccole
casette tibetane che è stato completamente raso al suolo. Questo grande palazzo, in qualche
modo, controbilancia l'assenza del Dalai Lama del Tibet: per i tibetani è il monumento simbolo, è
quello che utilizzano per tutte le loro... per il loro logo, è il momento simbolo del loro paese. Su
questo monumento adesso stanno anche molto lavorando perché rappresenta, in qualche modo, il
Tibet.
Adesso occupiamoci del rapporto tra i manciù e il Tibet. Questo è il terzo momento storico al quale
si attacca la Cina per dire che il Tibet fa parte della Cina, ma in realtà anche questa è una pura
costruzione astratta perché, in realtà, tra gli imperatori manciù e i Dalai Lama si instaura lo stesso
rapporto di cui vi ho parlato, il rapporto che-ion: il maestro spirituale e l'imperatore manciù è il suo
discepolo. Abbiamo anche dipinti che raffigurano i Dalai Lama seduti in alto su dei troni, che
insegnano la dottrina del Buddha e gli imperatori Manciù seduti più in basso alle loro ginocchia ad
ascoltare ed abbeverarsi della dottrina.
Ci fui una reale ed effettiva influenza manciù in Tibet - perché raccontiamo la storia tutta intera ed
obiettivamente - soltanto tra il 1720 e il 1792, quando l'esercito manciù intervenne in Tibet su
richiesta degli stessi Dalai Lama. Cioè in realtà non è che loro invasero eccetera, intervenne per
l'esattezza quattro volte perché li chiamarono i Dalai Lama, già il Tibet ormai era un paese
buddista, dedito alla meditazione e alla religione, per cui non aveva un esercito molto efficiente, e
quando ci fu l'invasione degli zungari nel 1720, quella dei gurka nepalesi nel 1792 e in altri
momenti di disordine, loro chiamarono l'esercito e l'imperatore, ai comandi del Dalai Lama, mandò
subito il suo esercito per cacciare gli zungari, per cacciare i gurka, dopo di che se ne tornava in
Cina l'esercito manciù.
Anche qui va segnalato che i mancesi non sono cinesi: la Manciuria è un altro stato, la Manciuria
conquistò, a sua volta, la Cina, conquistò Pechino, non sono Han (?), per capirci, come Deng Xiao
Ping, (?) Li Peng, Mao Tse Tung, questa è l'etnia Han che tra l'altro hanno anche il mito di essere
la razza pura, i Tibetani sono dei montanari, dei selvaggi, delle bestie, cioè gli Han hanno questo
pericolosissimo mito della razza pura, di essere proprio il cinese mandarino. I mancesi non sono
cinesi Han, i mancesi a loro volta conquistarono la Cina, furono dei conquistatori della Cina, e oggi
sono una delle minoranze etniche della Cina. Anche qui poi la pulizia etnica è quasi
completamente avvenuta perché oggi in Manciuria ci sono pochissimi Mancesi, in realtà.
Quindi, l'unico momento in cui ci fu una reale influenza fu questo qui tra il 1720 e il 1792 per
queste spedizioni che i mancesi fecero in soccorso del Dalai Lama. L'unica volta - adesso stiamo
per arrivare nel ventesimo secolo, ai giorni nostri - che effettivamente i cinesi, ovvero i manciù,
cercarono con la forza di effettuare un controllo sui tibetani, fu tra il 1907 e il 1911. Nel 1908 ci fu la
vera prima invasione del Tibet da parte dei Manciù. Nel 1910 il Dalai Lama, il XIII Dalai Lama,
dichiara decaduto il rapporto che-ion, cioè non vuole più essere il suo maestro spirituale. In Tibet si
scatena una grandissima resistenza, anche abbastanza violenta, contro la presenza dell'esercito
manciù, e poi i tibetani furono aiutati dal fatto che nel 1911 ci fu la rivoluzione nazionalista cinese e
con l'instaurazione del Qo min tang (?) il regno manciù crollò, per cui nel 1911 i manciù si ritirarono
dal Tibet.
Il 14 febbraio del 1913, il XIII Dalai Lama riafferma definitivamente l'indipendenza del Tibet, quindi
dal 1911 al 1950 abbiamo una completa indipendenza de facto del Tibet dalla Cina. Questo è un
dato da tenere molto presente, questo dato è provato - e adesso vi cito alcune fonti - da una serie
di eventi storici. Nel 1904 c'è la spedizione (?) proveniente dall'India britannica che arriva fino a
Lhasa per stabilire dei trattati commerciali con il Tibet, e firmano un trattato che ancora oggi è
osservabile direttamente con i tibetani su basi egualitarie da nazione a nazione.
Nel 1914 c'è l'accordo di Simla, anche questo firmato dai governatori dell'India britannica
direttamente con i Tibetani su basi paritarie. Quindi, dal 1913 al 1950, il Tibet ha dimostrato le

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condizioni di uno stato come generalmente accettato dalle leggi internazionali. Nel 1950 c'era un
popolo e un territorio, un governo che funzionava in quel territorio, conducendo i suoi affari interni,
libero da ogni influenza esterna. Dal 1913 al '50, le relazioni estere del Tibet venivano condotte
esclusivamente dal governo tibetano, e i paesi con i quali il Tibet aveva relazioni, hanno trattato il
Tibet in pratica come uno stato indipendente, come risulta da tutti i documenti ufficiali.
Nel 1939 il Tibet si dichiarò neutrale durante la seconda guerra mondiale e non permise di passare
nel suo territorio il materiale bellico. E poi batteva moneta, aveva i suoi francobolli, i suoi
passaporti e via dicendo.
Questo è confermato in realtà anche dalle fonti cinesi, poiché (?), che fu l'ultimo ambasciatore
cinese a Lhasa, nel 1948 lasciando il paese scrisse: "Sin dal 1911 il governo tibetano di Lhasa ha
goduto, sotto tutti gli aspetti, della piena indipendenza". E lo stesso Mao, che durante la lunga
marcia era passato lungo tutte le zone di frontiera e aveva avuto bisogno di rifornimenti per lui e
per i suoi uomini e li aveva avuti proprio dai Tibetani e dai manciù, lo stesso Mao scriverà: "Questo
è il nostro solo debito straniero", quindi se sono stranieri non fanno parte della Cina "ed un giorno
dovremmo ripagare i manciù e i tibetani per le provvigioni che siamo stati costretti a prendere da
loro". Questi sono tutti documenti ufficiali. E non a caso, nel 1959, nel '60, nel '61 e nel '65, alle
Nazioni Unite dall'ambasciatore delle Filippine, che definisce l'invasione cinese come il peggior tipo
di colonialismo imperialismo passato presente, all'ambasciatore americano che definisce
l'invasione cinese aggressione e invasione, appunto, del Tibet, ma una delle più interessanti è
quella di Frank Hiken (?), 1960 assemblea generale dell'Onu, che è il rappresentante dell'Irlanda,
che sostiene "per migliaia di anni, o almeno per gli ultimi duemila anni, il Tibet è stato libero ed in
pieno controllo dei suoi affari, come ogni nazione in questa assemblea e mille volte più libero di
condurre i suoi affari di molte nazioni che oggi siedono qui.".
Andiamo ancora avanti, ci avviciniamo sempre di più ai nostri giorni. Nel 1949, nonostante, come
abbiamo visto, il Tibet non faceva parte della Cina, radio Pechino annuncia che il People Liberation
Army, le armate di liberazione popolare, hanno intenzione di liberare tutti i territori cinesi, incluso il
Tibet, (?) e Taiwan. Subito i tibetani tentano le trattative, ovviamente respinte. Il 7 ottobre 1950
l'esercito cinese, composto da 40.000 unità, attacca il Tibet nord-orientale. 8.000 soldati Tibetani lo
presidiavano, 4.000 vengono massacrati.
1950. La popolazione a gran voce vuole il potere al Dalai Lama. Il Dalai Lama ha solo 15 anni,
chiede di aspettare la maggiore età ma Lhasa è piena di manifesti attaccati ai muri dove tutta la
popolazione chiede il potere al Dalai Lama; e l'assemblea del popolo, che poi sarà il più grande
movimento di resistenza tibetano, chiede anch'esso a gran voce il potere al Dalai Lama. Il Dalai
Lama si sottomette alla volontà del suo popolo ed accetta i pieni poteri.
La prima cosa che fa è iniziare un programma di riforme e dare una amnistia generale. Il
programma di riforme e di modernizzazione era già incominciato col precedente XIII Dalai Lama,
ma il XIV, negli anni che ha avuto a disposizione, l'ha intrapreso più seriamente - se vi interessa ci
possiamo tornare - comunque la sua riflessione fu questa: "l'ineguaglianza nella distribuzione della
ricchezza non era certamente in accordo con gli insegnamenti buddhisti, e nei pochi anni in cui ho
avuto un effettivo potere in Tibet, iniziai a fare alcune riforme fondamentali". Nominò un comitato di
riforma con 50 membri e cominciarono a redistribuire le terre, ridistribuzione del territorio eccetera.
Qui però permettetemi di aprire una piccola parentesi. Quindi il Tibet, lo stesso XIV Dalai Lama
andava modificato e infatti avrebbe continuato a modificarlo senonché nel '59 il Tibet non è stato
più in mano dei tibetani, come avete appena sentito, e quindi sin da allora il Tibet è rimasto
oppresso da una schiavitù socioeconomica e una servitù politica che ancora oggi continua a
rendere il suo popolo vittima di uno dei più viziosi regimi coloniali della storia dell'umanità.
Comunque, volevo fare una piccola parentesi, perché quando si parla del Tibet prima
dell'invasione cinese, ci si riferisce generalmente ad uno stato teocratico medioevale e feudale. In
effetti è vero: il Tibet era uno stato teocratico, medioevale e feudale, però vanno fatte delle
precisazioni.

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Il Tibet era un paese tecnologicamente arretrato, ma era un paese un felice; era un paese che
stava intraprendendo il cammino verso la modernizzazione con i suoi tempi, gradualmente, e il
Dalai Lama aveva intenzione, e lo stava facendo, in accordo alla volontà del suo popolo,
rispettando la loro tradizione e la loro cultura. Poi va ancora precisato, perché i cinesi hanno
dipinto a tinte molto fosche questo Tibet pre '59. In realtà il governo tibetano era una teocrazia, ma
in realtà era una teocrazia molto diversa. Quando si pensa alla teocrazia, uno fa immediatamente
un paragone con il nostro papato. Bene, la situazione è molto diversa perché la religione qui è il
buddhismo, il buddismo è una religione principalmente e basicamente molto tollerante e nella
Lhasa già del 1600 c'erano missioni di gesuiti che costruivano le loro chiese e dialogavano con i
buddhisti. Il buddhismo non è una religione rivelata, i buddisti non dicono di essere l'unica religione
e gli altri sono atei o kefir o infedeli eccetera. In nome del buddha, non si è mai fatta una guerra di
religione, non ci sono state mai crociate, non si è mai ucciso, non hanno una jihad loro, non hanno
né crociate né jihad, si è ucciso in nome di Allah, in nome di Gesù ma non si è mai ucciso in nome
del buddha. Il buddhismo è una religione profondamente tollerante, quindi quando si parla di
teocrazia bisogna stare attenti ad applicare come una fotocopia a quello che abbiamo in mente
quando pensiamo al papato e ad altre forme di teocrazia di casa nostra.
Secondo, il governo Tibetano era composto per il 50% dal clero, ma l'altro 50% era laico, e - anche
questo osservava sempre Giuseppe Tucci, il nostro grande tibetologo italiano - questa era una
misura molto buona perché ogni posto decisionale, ogni carica era divisa tra due persone, un laico
e un monaco ed era molto difficile, quindi, anche se ovviamente episodi di corruzione c'erano
anche lì, però era più difficile perché c'era sempre l'altro che apparteneva ad un altro gruppo
sociale che controllava: il clero controllava il laico, il laico controllava clero.
L'amministrazione tibetana era molto decentrata per la grandezza di questo paese, e l'ultima cosa,
per farvi questo quadro sul Tibet prima del '59, da segnalare molto interessante è il discorso della
reincarnazione.
Non ho intenzione di entrare nei meandri della metafisica, ma soltanto per segnalare, anche
questa è un'osservazione di Tucci, che questo impediva qualsiasi forma di nepotismo, poiché gli
abbati dei grandi monasteri, delle grandi abbazie, che in effetti erano luoghi molto importanti, molto
prestigiosi del Tibet, molto ricchi, non erano mai neanche lontanamente parenti all'abate che c'era
in precedenza, poiché, con la teoria della reincarnazione, l'abate successivo veniva scelto tramite
visioni, oracoli, pronostici, meditazioni, una serie di procedure che ci si possa credere o non
credere, ma di fatto non aveva mai nessun legame con l'abate precedente.
Lo stesso Dalai Lama viene scelto con questi criteri: il XIV Dalai Lama, quello attuale, quello
vivente, è stato trovato in un villaggio a settimane e settimane di cammino da Lhasa, figlio di una
famiglia umile di contadini che nessun legame ha quindi con il XIII Dalai Lama.
Finisco con questo quadro sul Tibet, comunque ciò non toglie che il Tibet andava modificato, la
società tibetana doveva essere modificata, però va pure specificato quale tipo di società hanno
trovato i cinesi.
Il 3 settembre del 1951 l'esercito cinese entra a Lhasa, dopo aver costretto il governo tibetano, una
delegazione del governo tibetano a firmare, sotto la minaccia della forza, il famigerato trattato in 17
punti.
Questo trattato, che fu immediatamente ripudiato dal Dalai Lama e dal governo tibetano, è un
trattato firmato, ripeto, sotto la pressione della forza, ma devo osservare - se poi vi interessa lo
possiamo anche leggere insieme - che se lo avessero rispettato, tutto sommato, i cinesi, sarebbe
stato meglio perché i cinesi, oltre ad averlo imposto con la forza, poi lo hanno anche trasgredito
perché in questo trattato si parlava di libertà religiosa che poi i tibetani non hanno avuto.
Nel '51 l'esercito cinese entra a Lhasa e qui cominciano i veri problemi con la popolazione perché il
P.L.A. entra con migliaia e migliaia di unità in un paese in cui la popolazione era di circa 6 milioni,
un paese autosufficiente, un paese che non aveva mai avuto carestie, e improvvisamente
svuotano tutti i granai, saccheggiano migliaia di tonnellate di orzo, di grano, di quelle che erano le
riserve di un paese che è un deserto di alta montagna, per cui non è che avevano un

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supermercato e possibilità di approvvigionassi di cibo, loro essiccavano cereali che poi
consumavano durante l'inverno.
L'esercito di liberazione consuma tutte le riserve, i prezzi nel mercato di Lhasa salgono alle stelle,
la popolazione non può neanche... vietano assemblee, adunate di più di due persone, allora il
gruppo principale di resistenza tibetana, l'assemblea del popolo, (?), presenta una petizione al
comando del P.L.A. chiedendogli di lasciare la Cina e chiedendogli anche di smettere con le
interferenze nel loro governo. A questa petizione la risposta è l'arresto di cinque leader della
resistenza e costringere alla dimissione i due ministri più indipendentisti.
Da questo momento la resistenza tibetana entrerà in clandestinità e nel '56 inizia la guerriglia e per
un certo periodo di tempo hanno dato anche del filo da torcere ai cinesi perché i guerriglieri tibetani
erano molto ben armati e si muovevano molto bene nel territorio. I cinesi si sono serviti di armi
molto subdole, come scudi umani di donne e bambini intorno ai loro accampamenti per impedire ai
coraggiosi Khampa di assalirli, quindi la resistenza tibetana nel '69 è stata quasi completamente
massacrata.
Il Dalai Lama, rispetto al buddhismo e alla violenza, si è espresso in questo modo: "Come
buddhista sono contrario ad ogni forma di violenza, ma come uomo sono pieno di ammirazione per
questi coraggiosi guerriglieri.".
Arriviamo al drammatico 10 marzo 1959, ed è la ragione per cui a marzo è stato indetto questo
seminario.
Dopo che sono passati tutti questi anni tra trattative e tra aumento di violenza, distruzione di
monasteri e negazione di ogni minima forma di autonomia, il 10 marzo del 1959 è quello che si
può dire la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
I cinesi residenti a Lhasa invitano il Dalai Lama ad assistere ad uno spettacolo teatrale nel loro
accampamento, sembra una sciocchezza, e gli chiedono di andare senza scorta, da solo. In
questo modo erano scomparsi i più grandi Lama di tutti gli altri monasteri: venivano invitati negli
accampamenti cinesi ad assistere a spettacoli teatrali e non ritornavano mai al monastero.
Il Dalai Lama, che però è ancora propenso alle trattative, accetta l'invito. La notizia si sparge in un
baleno in tutta Lhasa; 30.000 tibetani circondano il palazzo del Dalai Lama per impedirgli di uscire.
Loro non vogliono che si rechi all'appuntamento con i cinesi perché temono di non vedere mai più
ritornare il Dalai Lama nel suo palazzo.
Ci sono giorni e giorni di estenuanti trattative, il dato più vigliacco, più subdolo che all'ultimo giorno
prima del bombardamento, i cinesi mandano una spia dentro il palazzo con una mappa del
palazzo e chiedono al Dalai Lama di fare una croce per segnalare l'ala dove si sarebbe trovato
quella notte perché quella notte avevano intenzione di bombardarlo, e gli dicono che vogliono
risparmiarlo, lui e la sua famiglia, quindi gli dicono di mettere una croce sulla pianta - questi sono
tutti fatti storici mai smentiti. Il Dalai Lama si rifiuta di mettere questa croce perché se dovevano
bombardare il palazzo vuole morire insieme a tutti gli altri tibetani, quindi rimanda questa pianta
così come gliela hanno mandata e in poche ore cambia il corso della storia del Tibet.
I capi della resistenza hanno elaborato un piano che il Dalai Lama fa fatica ad accettare ma gli
dicono: "entro poche ore tu devi scappare, ti portiamo fuori dal Tibet". Il Dalai Lama non vuole, lui
dice: "no, io rimango qui con la mia gente". Questa è una cosa molto ben documentata e anche
molto drammatica, l'analisi a posteriori, in realtà, è stato bene così perché se il Dalai Lama fosse
rimasto in Tibet - è stato recentemente scritto un libro in America che analizza questa situazione -
sarebbe diventato come Pui, l'ultimo imperatore della dinastia dei manciù, praticamente una
marionetta in mano a dei cinesi.
E infatti quella notte il Dalai Lama fuggì, travestito da guerrigliero, passando in mezzo alla sua
gente e la maggior parte sapevano che quello era il Dalai Lama che stava passando, ma tutti
facevano finta di niente perché i cinesi non avrebbero permesso questa fuga. Fu una fuga molto
lunga, molto pericolosa; 100.000 Tibetani si unirono al Dalai Lama e alla sua scorta in questa fuga,
moltissimi Khampa persero la vita in manovre diversive per permettere alla maggioranza dei

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tibetani di raggiungere la libertà nell'esilio, il 17 marzo 1959 inizia la fuga, il 31 marzo 1959
arrivano in India.
(Prossima diapositiva) Questa è Dharamsala, la sede del governo tibetano in esilio. Siamo
nell'India libera e democratica, si trova a circa 2.000 metri di altitudine sulle pendici dell'Himalaya,
siamo nell'India nord-occidentale in Himachal Pradesh. In realtà, fu anche un po' sofferto l'arrivo di
tutti questi tibetani, il Dalai Lama più 100.000 tibetani arrivarono tutti insieme nel 1959.
Furono bloccati, in realtà, alle frontiere, perché era il momento in cui l'India si stava riavvicinando
alla Cina e il (?) ebbe dei problemi a fare entrare tutti questi tibetani, anche perché i cinesi avevano
cercato il Dalai Lama per settimane ed erano stati, in qualche modo, beffati da questa eroica
resistenza, da questi guerriglieri a cavallo che erano riusciti, con manovre diversive, a fare arrivare
questo incredibile fiume di gente sano e salvo fino ai confini.
L'india ha delle perplessità, per alcuni giorni i tibetani aspettano dall'altra parte della frontiera, dopo
di che - quella è la frase che è scritta nei libri di storia - "l'umanità prevalse sulla politica" (?) diede
il permesso ai tibetani, come ospiti dell'India, di entrare nel suo paese.
Qui ci sono delle immagini, veramente indimenticabili, lungo il treno sul quale salirono i tibetani, e
questa poi è quest'india piena di contraddizioni ma questo paese veramente democratico e
tollerante, lungo i binari un'ala di folla per chilometri, chilometri e chilometri applaudiva al
passaggio dei tibetani che arrivavano finalmente nella libertà, in un paese libero, in un paese
democratico.
Appena arrivato a Dharamsala, il Dalai Lama ovviamente sconfessa il governo cinese instaurato a
Lhasa ed instaura il governo tibetano in esilio.
(Altra diapositiva) Queste sono altre immagini di Dharamsala, come vedete anche l'ambiente
boscoso di pendici himalaiane ricrea un po' quello che è il contesto tibetano, anche se siamo a
quota un pochino più bassa.
(Altra diapositiva) Altra immagine di Dharamsala. Quelli che vedete in primo piano non sono dei
panni stesi ad asciugare ma sono (?), i cavalli del vento, sono delle bandiere sulle quali sono
scritte formule sacre e i tibetani credono che facendole sventolare diffondano benedizioni in tutta
l'atmosfera.
(altra diapositiva) Questa è un'altra immagine di Dharamsala con i tibetani, e i tibetani continuano
comunque ad arrivare.
(altra diapositiva) Ci fermiamo un attimo su questa immagine. Il Dalai Lama dichiaro: "Dovunque
sarò accompagnato dal mio governo, il popolo del Tibet ci riconoscerà come governo del Tibet".
Nel 1963 fu approvata la Costituzione. Il Tibet in esilio ha oggi una Costituzione che si basa
essenzialmente sulla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
Il 2 settembre 1960, la prima assemblea dei deputati del popolo tibetano presta giuramento perché
il governo tibetano in esilio è un governo democraticamente eletto. Questo è un altro punto
fondamentale, anche se abbiamo spiegato che il tipo di teocrazia tibetana non era poi come
l'hanno dipinta, ma i tibetani non vogliono liberare il Tibet per reinstaurare lo stesso tipo di regime
che c'era prima: i Tibetani adesso hanno una democrazia già dal 1960, che poi ha subito
miglioramenti e modifiche nel corso degli anni, i tibetani non vogliono reinstaurare lo stesso tipo di
governo, i tibetani vogliono ormai portare...
[...]
... che loro riproporranno nel Tibet una volta libero.
Lo stesso Dalai Lama ha dichiarato: "Il futuro capo del governo tibetano, dovrà essere qualcuno
eletto popolarmente e democraticamente dal popolo". Il Dalai Lama ha già più volte fatto questa
dichiarazione e vorrebbe abbandonare la sua carica anche adesso, ha detto: "Una volta tornato in
Tibet, io farò il monaco buddhista, non sarò più il capo temporale di questo paese", ma sono i
tibetani che in questo momento lo stanno pregando, l'hanno pregato e lui ha accettato di rimanere
alla guida del loro popolo perché in questo momento il Dalai Lama è una figura simbolo, è più che
un leader spirituale, è il simbolo del Tibet libero, è il simbolo dell'indipendenza, è il simbolo della
loro nazione. Per cui in questo momento, e io anche penso sinceramente, come tutti gli altri

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tibetani, se il Dalai Lama si tirasse indietro, sarebbe in qualche modo una grossa défaillance per
tutto il movimento per la liberazione del Tibet, ma il Dalai Lama non occuperà più il suo ruolo
politico in un Tibet libero.
Una parola sulla bandiera. Vedete in primo piano questa grande bandiera tibetana, per dare un
esempio di quanta ferocia oggi i cinesi utilizzino contro i tibetani, perfino la bandiera oggi è proibita
in Tibet: se si viene trovati in possesso di una bandiera tibetana durante una perquisizione
domiciliare, ci sono da quattro ai cinque anni di prigione; se si viene trovati in piazza a sventolare
in un corteo una bandiera tibetana, ci sono nove anni di prigione; ma se la bandiera tibetana risulta
prodotta in India, allora sono fino a venti anni di prigione, perché si viene accusati di essere una
spia di Dharamsala, del governo tibetano in esilio.
(altra diapositiva) Qui vedete delle immagini di bambini e tutti hanno un cartello "I'm an orfan, the
chineses have killed my parents", "io sono un orfano, i cinesi hanno ucciso i miei genitori". Nelle
settimane che seguirono, mentre i tibetani riparavano in India, in Tibet vennero massacrate 87.000
persone: fu la più brutale repressione che seguì a una grande ribellione di massa.
Io vi leggo una brevissima sintesi di quello che è stato il rapporto della commissione internazionale
dei giuristi a Ginevra nel 1960, una fonte neutrale, la commissione dei giuristi di Ginevra, nel 1960
cosa hanno dichiarato in base alle prime testimonianze dei primi tibetani che arrivarono in India,
cosa successe in realtà tra il 10 marzo e l'aprile 1959, cosa successe in realtà in Tibet.
"Sono stati uccisi senza processo perché sospettati di opporsi al regime cinese o di possedere
denaro o semplicemente a causa della loro posizione o addirittura senza nessuna ragione. Non
solo sono stati fucilati, ma picchiati fino alla morte, crocifissi, seppelliti vivi, annegati, vivisezionati,
fatti morire di fame, strangolati, impiccati, ustionati, bruciati vivi, sbudellati, decapitati. Queste
uccisioni sono state eseguite pubblicamente, gli amici delle vittime sono stati costretti a guardare,
uomini e donne sono stati uccisi lentamente mentre le loro famiglie venivano obbligate a guardare
e talvolta persino i bambini sono stati costretti a sparare ai loro genitori, in particolare sono stati
perseguiti i Lama. La Cina fu riconosciuta colpevole del più grave delitto che una nazione possa
commettere: l'intento di distruggere totalmente o in parte un gruppo nazionale etnico e religioso,
ovvero il genocidio". Questa è la fonte dei giuristi di Ginevra.
A questo punto ci si può porre un interrogativo: ma perché questo accanimento sul Tibet? Perché i
cinesi volevano possedere a tutti i costi il Tibet? Molto sinteticamente, per due importantissime
ragioni: una, per la posizione strategica. Il Tibet si trova nel vero cuore dell'Asia; occupando il
Tibet, i cinesi adesso hanno un confine che prima non avevano, cioè adesso la Cina confina con
l'ex Unione Sovietica e con l'India.
Finché c'era il Tibet, un grande stato buddhista, un grande stato cuscinetto, tutto questo confine
era un confine molto pacifico che veniva valicato liberamente in entrambe le direzioni. Da quando
la Cina ha occupato il Tibet, tutto questo è un confine altamente militarizzato, già nel '62 c'è stato il
conflitto indo-cinese, è un confine di 3.500 chilometri tutto altamente militarizzato. Forse va detta
una cosa: magari quando si pensa al Tibet, perché c'è talmente tanta censura e poca
informazione, uno immagina un piccolo staterello di montagna. Il Tibet è grande 2.500.000
chilometri quadrati, è grande come tutta l'Europa occidentale, ed è il paese più alto del mondo (ha
un'altitudine media di 4.000 metri); è circondato a sud dalla barriera dell'Himalaya e a nord dai
monti del Kunlun ed è costituito da una serie di altipiani che si aggirano dai 3.000 ai 3.500 metri. È
conosciuto come il tetto del mondo, il paese delle nevi.
Occupare il Tibet, per i cinesi cosa ha significato? Avere una posizione di enorme importanza
strategica poiché dal Tibet hanno potuto minacciare quello che era l'antico asse, anche se l'India è
il primo dei paesi non allineati, però è chiaro che era molto simpatizzante con l'Unione Sovietica.
Io non sono un'esperta di balistica, però so che piazzare un missile a testata nucleare a 4.000
metri, aumenta senz'altro al sua gittata che piazzarlo a livello del mare. I cinesi hanno riempito il
Tibet di basi militari per puntare i loro missili verso l'Unione Sovietica, che oggi non dovrebbe più
far paura, e verso l'India, l'altro grandissimo stato dell'Asia che, a differenza della Cina, che è la più

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grande dittatura dell'Asia e del mondo, l'India è la più grande democrazia del mondo: 950 milioni di
persone che hanno il diritto di voto.
Questa è una ragione, e un'altra ragione è anche il discorso delle ricchezze del Tibet. Il Tibet uno
magari lo immagina come un altopiano pietroso tutto desertico, in realtà era un paese ricco di
biodiversità, con fasce di vegetazione boscose quelle più meridionali, conifere di alto fusto
eccetera. È pieno di risorse anche del sottosuolo. I Tibetani avevano un grande rispetto, erano
degli ambientalisti ante litteram perché credevano nella divinità dell'albero, nella divinità del fiume,
nella divinità della terra per cui non scavavano miniere, non abbattevano alberi, non inquinavano
fiumi. I cinesi hanno cominciato a scavare tutto il Tibet, soltanto nel 1994 hanno estratto 13.527
chilogrammi di oro, nonché hanno trovato l'uranio nel Tibet e ci sono miniere di uranio off limits,
una documentazione recente ci parla di 35 morti per contaminazioni in un villaggio tibetano.
Gli animali. Stanno sparendo una marea di specie animali oggi in Tibet un po' perché non hanno
più il loro habitat, un po' perché i cinesi organizzano dei cinici safari di caccia, vi voglio dire solo
questo: una battuta di caccia per qualche turista senza scrupoli all'antilope tibetana, costa 35.000
dollari. L'international Union for Conservation of Nature ha documentato che ci sono 30 specie di
animali tibetani nella lista rossa in via di estinzione, e la Cina monopolizza l'attenzione
internazionale sul panda gigante per ottenere massicci finanziamenti e sostegno politico, ma
anche il panda gigante è in via di estinzione.
Inoltre i cinesi stanno utilizzando il Tibet come deposito di scorie nucleari e radioattive, e quindi
questo implica per loro dei grandissimi profitti. Green peace ha documentato che soltanto nel 1991
Baltimora ha venduto 20.000 tonnellate di rifiuti tossici alla Cina, la Cina ha guadagnato per questo
1.044.000 dollari. I rifiuti tossici vengono tutti scaricati nel Tibet, inquinando l'altopiano tibetano;
non solo inquinando, ma questi rifiuti nucleari e queste scorie radioattive stanno provocando
malattia della pelle, perdita dei capelli, deformità congenite e morte di uomini e animali.
Inoltre c'è il problema della deforestazione: i cinesi fino all'85 hanno deforestato il 46% delle
foreste tibetane per un incasso di 54 miliardi di dollari, ovviamente tutti finiti nelle tasche dei cinesi.
Quello che è grave non è il fatto in sé per sé soltanto della perdita del bosco, ma quello che è
importante da segnalare in questo caso è che dal Tibet nascono i più grandi fiumi dell'Asia, gli
stessi fiumi che poi bagnano anche la Cina, come lo Tsangpo, che poi diventa il Brahmaputra, il
Fiume Giallo, (?) avendo deforestato, adesso c'è un forte processo di erosione del terreno,
quando, durante la stagione monsonica, i fiumi si gonfiano di acqua, diventano pieni di acqua, non
essendo più gli argini trattenuti dalle foreste, vengono giù con una portata molto superiore al
passato.
E così vi potrei spiegare perché recentemente si parla continuamente di inondazioni del
Bangladesh, inondazioni nella stessa Cina con migliaia di morti, perdita infinita di terre, di denaro,
di bestiame eccetera.
Queste inondazioni sono dovute alla deforestazione selvaggia che gli stessi cinesi mettono in atto.
Questo per 54 miliardi di dollari che comunque non so se può giustificare, in un progetto a lungo
termine, il danno che stanno comportando.
(Altra diapositiva) Dal Tibet continuano a fuggire. Dal '59 fino ad oggi sono stati calcolati 1.200.000
morti per causa diretta dall'occupazione cinese. Secondo il rapporto del dipartimento di stato
americano al congresso degli Stati Uniti, il governo cinese controlla direttamente accesso a
informazioni sul Tibet. Le autorità cinesi continuano a violare i diritti umani in Tibet con molti casi di
tortura, arresti arbitrari, detenzioni senza processo pubblico e lunghe detenzioni per aver espresso
soltanto le loro idee politiche.
Senza successo è anche la campagna per screditare il Dalai Lama: secondo le stime del
dipartimento di Stato degli Stati Uniti, almeno 3.000 tibetani l'anno riescono a fuggire dal Tibet, ho
detto riescono perché in realtà sono molti di più.
(Altra diapositiva) Altre immagini di tibetani appena arrivati a Dharamsala. Per loro Dharamsala
non è solo la libertà, essere giunti in un paese democratico ma è anche arrivare dal Dalai Lama
che per loro, come vi ho già detto, è il simbolo della indipendenza, della libertà e Dharamsala è la

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Lhasa legittima in questo momento, è la vera Lhasa per loro, come aveva già detto Claudio, la
vera cultura tibetana oggi sopravvive nell'esilio, non nel Tibet occupato dai cinesi. Ho detto 3.000
riescono ad arrivare perché non tutti i tibetani... mentre stiamo parlando, anche in questo
momento, ci sono decine, centinaia di tibetani che stanno scappando dal Tibet con le scarpe da
tennis, in condizioni veramente disperate, senza mappe e molti rimangono accecati dal riverbero
della neve, non hanno neanche occhiali da sole. Molti hanno arti congelati e se riescono ad
arrivare, devono subire spesso l'amputazione di uno, due arti o delle dita della mano. Ma non tutti
riescono ad arrivare perché ai posti di frontiera la polizia nepalese spesso li rivende alla polizia
cinese che li deporta di nuovo in Tibet. Quindi per riuscire ad arrivare passano dove non ci sono le
frontiere, quindi a 5.000, 6.000 metri, dove non ci sono i posti di frontiera. Comunque 3.000 tibetani
l'anno riescono a raggiungere Katmandu dove c'è l'Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni
Unite e da Katmandu vengono istradati verso l'India.
(altra diapositiva) Altri immagini di tibetani appena arrivati e in primo piano c'è un bambino.
(altra diapositiva) Il 96% dei tibetani che fuggono sono bambini. Per quale ragione sono bambini?
Anche qui vi aveva accennato Claudio, uno dei problemi più gravi è quello che viene chiamato il
genocidio culturale: oggi in Tibet non si parla più tibetano. Nelle scuole tibetane si parla cinese,
nelle scuole elementari, in alcune scuole elementari viene ancora mantenuta la lingua tibetana ma
le stanno chiudendo; dalle scuole medie all'università la lingua è il cinese, la musica è la musica
cinese, la storia è la storia della Cina.
In tutto questo, per accedere a queste scuole, ovviamente l'accesso è privilegiato per i cinesi, per i
figli dei coloni cinesi Han. Tra i tibetani ormai c'è un tasso di analfabetismo dell'80%. L'ultima
commissione che fece una visita nel Tibet scoprì paradossalmente, viaggiando tra i nomadi del
Tibet del nord, che i nonni, quelli che erano vissuti nell'antico regime feudale teocratico, sapevano
leggere e scrivere, i bambini, che vivono in un paese liberato e moderno, erano analfabeti.
Quindi la maggioranza della popolazione tibetana in fuga è costituita da bambini poiché, una volta
in India, lì solo potranno ricevere un'educazione conforme alla cultura tibetana, studiare la loro
lingua, la loro cultura, parallelamente ad una educazione moderna, perché nel Tibetan Children
Village in India si studia l'inglese, si studia la moderna geografia, si studia la storia, c'è
un'educazione comparata, un'educazione moderna pur mantenendo quella tradizionale.
Inoltre, la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, sancisce il diritto all'educazione, e la Cina è
anche segnataria di questa convenzione nonché di quella sui diritti economici e sociali e culturali
tenutasi a Copenaghen nel '95. Quindi è tenuta a garantire che le minoranze etniche possano
manifestare la propria cultura, religione, tradizione e lingua. I bambini in Tibet vengono anche
torturati, costretti a pulire le latrine e a lavare i vestiti degli insegnanti, a pulire aree industriali e
anche picchiati con bastoni, fruste, cinghie, fili elettrici eccetera e tutto questo succede anche ai
bambini dai 13 ai 18 anni. Noi abbiamo documentato 39 arresti di ragazzi tra i 13 e i 18 anni che
avevano attaccato dei manifesti con scritto "Tibet libero, Tibet indipendente" e hanno subito questo
tipo di maltrattamenti, l'imprigionamento per più di sei, sette anni, insieme con gli adulti.
In tutto questo, voglio accennarvi che la Cina detiene uno dei record più raccapriccianti di tutto il
pianeta, detiene, da più di tre anni, il prigioniero politico più piccolo del mondo (?) l'XI (?) Lama, un
bambino di otto anni che è scomparso dal 1995 e, nonostante interrogazioni del Parlamento
Europeo, non si sa neanche dove si trovi, non sappiamo in realtà neanche se sia ancora vivo. I
cinesi dicono che è ancora vivo, che è sotto custodia a Pechino e anche sua madre è sparita,
anche suo padre e anche la sua famiglia. È il più giovane prigioniero politico del mondo. Sul caso
del (?) Lama, se c'è tempo, magari poi viene approfondito dopo.
(altra diapositiva) Un'immagine di un piccolo monaco tibetano che legge le scritte in inglese perché
finalmente in libertà e può scegliere anche di farsi monaco.
(altra diapositiva) Questa è la ricostruzione in esilio che adesso vedremo molto velocemente, una
carrellata di immagini del vero Tibet, del Tibet che sopravvive oggi. Ho voluto cominciare con
questa immagine perché questa è importante perché è il simbolo del buddismo. È una ruota, è
chiamata la ruota del (?); è una ruota perché la ruota è un simbolo solare, il centro è come il sole e

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