Je suis Charlie. O no? - di Rita Bortone

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56 DIDATTICA E ORGANIZZAZIONE

Je suis Charlie. O no?
di Rita Bortone

Da che parte stai?                                         guerra? Di chi contro chi? O è un progetto politico
Non so se tutti ci siamo sentiti in sintonia col Je        vasto e oscuro che utilizza, come tante altre volte
suis charlie che si è arrampicato sull’arco di trionfo     nella storia, la religione come instrumentum regni,
a Parigi, che ha percorso le varie manifestazioni di       come forma di mobilitazione politica?
piazza e i nostri contatti fb, che ha cinguettato sui      Ma a fronte della molteplicità delle domande
nostri cellulari: ma lo sgomento, o la paura, o la         possibili, appare sempre più difficile lo scambio
rabbia, o il senso di impotenza ci hanno sommerso          di riflessioni analitiche, e sempre più facile
comunque.                                                  l’ammucchiata indistinta sotto slogan sommari e
Poi le emozioni hanno lasciato il posto alla ragione       sotto bandiere sventolate dalla pancia.
e ne sono nate domande difficili, e di difficile           Mancano gli strumenti culturali, si ripete in
risposta.                                                  ambienti intellettuali, manca la capacità d’analisi,
Sul senso della laicità e del relativismo, sulla loro      manca la contestualizzazione storica, manca
inadeguatezza a spiegare le ragioni dell’altro, e          la capacità di discriminare i diversi piani sui
sulla difficoltà di accettare e legittimare le diversità   quali ciascuna discussione può (o deve) essere
quando svelano dimensioni esistenziali che                 analizzata.
negano di fatto il nostro stesso diritto di esistere.      Ma non è stata solo la strage di Parigi a mettere
O sul senso della libertà di stampa e di espressione,      a dura prova in questo periodo le nostre menti e
diritto inalienabile, fondamento di democrazia: ma         le nostre emozioni, e a segnalare la pochezza dei
non esiste confine tra satira e dileggio, tra libertà      nostri strumenti di analisi e di giudizio.
e cattivo gusto, tra il colpire i comportamenti e il       Penso alla coraggiosa dichiarazione di Emma
colpire le fedi e le coscienze? Non esistono altri         Bonino sul suo tumore al polmone e sulla sua
limiti se non quelli posti dalla legge? Non esiste         intenzione di continuare a fare politica fin quando
nulla che vada “preservato”?                               potrà, e alle reazioni oscene di chi, forse di diversa
E sugli integralismi vicini, oltre a quelli lontani: sì,   parte politica, le ha indirizzato insulti e volgarità,
è chiaro che io sono contro il terrorismo, contro il       auspici di morte immediata, dietrologiche e volgari
fondamentalismo, contro la strage! Ma perché non           interpretazioni del suo stare ancora sulla scena
posso azzardare un pensiero critico contro Charlie         pubblica, attacchi incomprensibili in un mondo
senza sentirmi accusare di voler giustificare la           civile, da qualunque parte si stia. Mancanza di
strage? Perché devo essere intruppata in schiere           cultura, si ripete ancora in ambienti intellettuali,
e sotto slogan che non mi rappresentano?                   sensibilità    zero,     educazione     sentimentale
O ancora domande su cosa può dare senso                    inesistente, incapacità di accettare le diverse
a ciò che accade, su quali categorie adottare              collocazioni ideologiche, e così via.
per interpretare eventi che appaiono non solo              E penso ancora alla problematica liberazione di
inaccettabili, ma anche incomprensibili: è la              Greta e Vanessa, e vivo io stessa la contraddizione
conquista della Francia da parte dell’Islam, come          emotiva tra il sollievo per la loro liberazione e
in “Sottomissione” di Houellebecq? E’ la caduta            l’irritazione per l’imprudenza che le ha condotte
della illuministica civiltà occidentale e la sua           fin là, mettendo a troppo grande rischio se stesse
resa alla crisi economica, morale, culturale che           ed implicando in troppo grandi responsabilità lo
la attraversa? E’ la lotta tra i lumi della ragione        stesso Stato che le ha oggi liberate: ma guardo
e il buio del fondamentalismo religioso? E’ una            con sgomento l’urlo volgare e violento dei tanti

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che hanno gridato contro, con parole di profondo             me cara:”Ogni essere umano educato dovrebbe farsi
e inaccettabile disprezzo verso le scelte delle due          capace di giudicare del bene e del male in ordine alle
ragazze, pur ispirate da principi e valori di così           sorti comuni dell’umanità su questo pianeta...Ogni
grande rilevanza sociale.                                    essere umano educato dovrebbe aver maturato una
E ancora una volta sento ripetere il lamento sulla           capacità critica, debitamente nutrita di conoscenze
mancanza di cultura, sull’inesistenza di strumenti           specifiche, ma insieme sufficientemente ricca di
di analisi, sulla sconfitta della ragione, sul dilagare      percezioni e atteggiamenti valoriali, che lo abilitino
delle reazioni di pancia.                                    a giudicare responsabilmente delle questioni di
Ho visto circolare su fb una vignetta di Mauro               estrema complessità che costituiscono le principali
Biani che mi è piaciuta molto: raffigura un uomo             sfide cui l’umanità è chiamata oggi a rispondere se
che s’indigna con le due ragazze (Greta e Vanessa):          vuole continuare a vivere su questa terra una vita di
“Dovevate stare a casa e farvi i cazzi vostri!” Ma           sufficiente dignità qualitativa (Visalberghi 1988)”.
lo stesso uomo, che disprezza le scelte di Greta             Ma tra i mi piace e i commenti suscitati dal mio
e Vanessa, indossa una maglietta sulla quale è               post ne trovo uno (di un amico che stimo molto,
stampato Je suis Charlie!                                    peraltro!) che mi tira un pugno nella pancia,
                                                             perché dice così: “Quanti danni hanno prodotto
Un imperativo iperbolico: “si insegni agli                   e continuano a produrre idee siffatte? Andrebbe
studenti che essi sono ignoranti”                            insegnato il contrario: nessuno ha diritto di
Mi tornano in mente vecchi pensieri e vecchie                . Si insegni agli studenti che essi sono
nel lontano 1991, e che il passare del tempo rende           ignoranti, non che possono essere critici.”. Avverto
sempre più attuali: “(…) La più grande minaccia              il colpo della provocatoria affermazione, e poi ci
nella società di massa sta diventando la “mezza              rifletto su. E giungo alla strana conclusione che il
cultura”, quella che è ormai sufficiente a comunicare,       mio amico ha ragione, e che in fondo la sua idea è
ma anche a disturbare con cattive comunicazioni              quella di combattere, come me, quella che Cerroni
(…) Questo diventa il problema pratico (e politico)          chiamava la “barbarie della mezza cultura”, “ quella
centrale dell’odierna società di massa, perché una           che è ormai sufficiente a comunicare, ma anche a
cultura critica diffusa è il vero e forse il solo antidoto   disturbare con cattive comunicazioni”.
per una massificazione universale, per evitare una           Ma perché penso che abbia ragione? Perché
catastrofe culturale” (Umberto Cerroni, La cultura           nella cultura contemporanea (intendo quella
della democrazia, Méthis, 1991). E penso a quante            degli studenti, quella dei social network,
volte mi capita di utilizzare la “barbarie della mezza       quella dei giornalisti da strapazzo, quella dei
cultura” come categoria interpretativa di tanti              commentatori da bar, quella delle casalinghe
(ahimé!) comportamenti e atteggiamenti nei quali             acculturate, quella di certi dirigenti politici più o
la quotidianità mi fa imbattere.                             meno stellati…) riscontro tre elementi che, messi
Ma di fronte alla crescente complessità di questa            insieme, diventano davvero (così a me sembra!)
quotidianità, ed alla crescente inadeguatezza dei            una catastrofe culturale: la inadeguatezza degli
processi con cui viene interpretata, mi chiedo se la         strumenti posseduti in rapporto alla complessità
scuola possa tirarsi fuori.                                  degli eventi da comprendere; la inconsapevolezza
Penso a quante volte la passione per la mia                  di tale inadeguatezza e la presunzione di
professione mi ha portata a riflettere sui problemi,         legittimità di ciascuna opinione; la identificazione
sugli errori, sull’inefficacia della scuola nei confronti    del principio della libertà d’espressione col diritto
degli obiettivi educativi che istituzionalmente le           di rispondere al proprio personale bisogno di
vengono affidati, e ripercorro miei vecchi scritti           esistere, condividendo sui social qualsiasi opinione,
che, in tempi diversi, segnalano sempre gli stessi           quale che sia la sua origine e il modo in cui si è
problemi, rilevano sempre le stesse carenze,                 formata. Sto su fb, dico la mia, quindi esisto.
auspicano sempre nuove tendenze, sino ai                     Se ciò è almeno parzialmente vero, il mio amico ha
numerosi e più recenti contributi apparsi su Scuola          ragione: se la scuola non riesce a formare menti
e Amministrazione, sul senso dell’educazione alla            critiche, cioè capaci di formulare motivati giudizi
cittadinanza tanto indicata a livello nazionale              sugli eventi, ma anche di riconoscere la parzialità e
ed europeo, tanto ammantata di retorica nei                  la labilità delle proprie verità e la inadeguatezza dei
progetti ministeriali e locali, sostanzialmente tanto        propri strumenti per giudicare del bene e del male in
disattesa nella scuola italiana o comunque tanto             ordine alle sorti comuni dell’umanità, allora è molto
inefficace, come la quotidianità dimostra.                   meglio per l’umanità medesima che tali menti
E rifletto, con un pizzico di autoironia, su uno             abbiano consapevolezza della propria ignoranza
strano scambio comunicativo che mi è capitato di             e non provino a formulare e ad affermare, anche
avere su fb in questi ultimi giorni. Già in preda ad         con arroganza se non addirittura con violenza, le
amare considerazioni sulla “barbarie” dilagante, a           proprie fallaci convinzioni.
seguito dei fatti di Parigi, posto su fb una citazione a     E’ chiaro che stiamo parlando per iperbole, ma

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è altrettanto chiaro che, iperbole o no, stiamo              Oggi le cose non stanno così e le conoscenze di cui
parlando di un problema serio.                               disponiamo giungono a ciascuno di noi attraverso
                                                             canali diversissimi, che non garantiscono né la
I complessi compiti della scuola                             scientificità del sapere trasmesso né la veridicità
Quando si tirano in ballo le responsabilità della            delle informazioni fornite. Ciò renderebbe
scuola, viene subito da pensare che la cultura dei           necessario come mai prima il possesso di
giovani è ormai determinata più dai sistemi di               strumenti di discriminazione e di valutazione in
informazione e dai social network che dalla scuola           merito alla attendibilità dell’informazione ed alla
stessa. E in qualche misura è vero, ma questo                correttezza metodologica con cui le opinioni da
non scagiona la scuola né alleggerisce le sue                più parti espresse sono state costruite.
responsabilità.                                              Le responsabilità della scuola, a mio avviso,
Anzi: proprio la pervasività dei nuovi sistemi               cominciano da qui: dal non saper promuovere
informativi e la loro acclarata incidenza sulla              nei giovani alcuna consapevolezza in merito alla
massificazione del pensiero dovrebbero indurre               natura della conoscenza. Generalmente i nostri
la scuola a porsi coraggiose domande sul senso e             studenti non sono consapevoli neanche della
sui modi di interpretare la sua funzione formativa           specificità dei saperi formali e del diverso valore
nella società contemporanea.                                 di verità di cui sono portatori. Per molti di loro,
I sistemi d’informazione e i social network, lo              una legge di fisica è vera quanto una critica
sappiamo, sono strumenti di omologazione e di                letteraria o quanto la ricostruzione di un contesto
emancipazione insieme: il loro consumo potenzia i            storico. Spesso dunque si accostano al diluvio
dislivelli tra chi, in possesso di strumenti intellettuali   informazionale proveniente dalla rete senza alcun
elevati, sa fruire con vantaggio dei nuovi stimoli e         atteggiamento di domanda e di dubbio, e senza
chi ne resta inconsapevole consumatore passivo.              saper distinguere la conoscenza scientifica dalla
Mirare dunque all’esercizio di cittadinanze attive           opinione, l’opinione fondata su dati dall’opinione
–fondamentale obiettivo nazionale ed euro-                   arbitraria, l’opinione disinteressata dalla opinione
peo– significa oggi, prima di tutto, promuovere la           strumentale e finalizzata.
partecipazione e l’informazione sugli eventi e sui           E’ compito della scuola insegnare ai ragazzi che
contesti della realtà, ma anche costruire strumenti          le conoscenze e le opinioni di cui disponiamo
per una consapevole fruizione dei nuovi sistemi              hanno una diversa natura, sia per i metodi con cui
informativi ed una consapevole interazione con               sono state costruite, sia per il valore di verità che
i social network, attraverso i quali tutta la realtà         contengono.
è ormai filtrata. L’imparare a imparare, anch’esso
tanto auspicato a livello nazionale ed europeo,              Educare alla parzialità
resterà infatti solo uno slogan se l’accesso al              “Il contributo più importante del sapere del XX secolo
sapere “possibile” non è sostenuto da strumenti              è stata la conoscenza dei limiti della conoscenza.
e criteri di discriminazione, di interpretazione, di         La più grande certezza che ci abbia dato è quella
selezione, di elaborazione, di produzione: se non            della ineliminabilità delle incertezze, non solo nelle
è sostenuto, cioè, da quella cosa che chiamiamo              azioni, ma anche nella conoscenza. Unico punto
pensiero critico.                                            pressoché certo del naufragio (delle antiche certezze
Tranne il mio cinico amico di fb, tutto il mondo             assolute): il punto interrogativo”. Così scriveva E.
concorderebbe sull’affermazione che la scuola                Morin nel famosissimo La testa ben fatta (2000).
deve promuovere il pensiero critico. Ma non tutto            Oggi questi principi sono stati assunti persino dal
il mondo, e nemmeno quello della stessa scuola,              nostro sistema normativo: le Indicazioni nazionali
saprebbe facilmente condividere in cosa tale                 per il primo e per il secondo ciclo sottolineano
pensiero critico sostanzialmente consista, e con             infatti l’importanza di “riconoscere, nei diversi campi
quali strategie didattiche sostanzialmente lo si             disciplinari studiati, i criteri scientifici di affidabilità
possa promuovere.                                            delle conoscenze e delle conclusioni che vi afferiscono”,
E’ evidente che in questo breve contributo non               o di “utilizzare gli strumenti culturali e metodologici
darò (perché non le possiedo) le risposte a tali             acquisiti per porsi con atteggiamento razionale e
poderose domande. Proverò però a segnalare                   critico di fronte alla realtà, ai suoi fenomeni e ai suoi
alcuni elementi che, se pure non esauriscono le              problemi…”, o ancora di “confrontare il proprio punto
risposte, tuttavia ne costituiscono frammenti a              di vista, modificarlo, argomentare…” (Linee guida
mio avviso significativi.                                    per gli Istituti Tecnici e Professionali, Indicazioni
                                                             per il curricolo nella scuola del primo ciclo.)
Scoprire la natura delle conoscenze                          La scuola ha la responsabilità di non sapere (o
Quando la scuola era l’unica depositaria del                 di non volere!) educare alla parzialità: i contenuti
sapere, la differenza tra il sapere formale e il             che propone sono generalmente offerti come
sapere informale era facile: il primo si apprendeva          verità, definitive ed esaustive. Chi apprende è
a scuola ed era dotato di verità (!); il secondo non si      certo e pago di ciò che ha appreso. Lo ha detto
apprendeva a scuola e la sua veridicità era dubbia.          la maestra. Sta scritto sul libro di storia. Lo ha

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detto la televisione. Lo ha detto Internet. Le parti,       Attraversare la contemporaneità
cioè la pluralità dei punti di vista nella ricerca          Se veramente la scuola mirasse allo sviluppo
scientifica, la pluralità dei risultati dell’indagine, la   di competenze, ogni insegnamento dovrebbe
pluralità delle ipotesi di soluzione dei problemi e         adottare la realtà come oggetto fondamentale di
delle prove di dimostrazione non rientrano nelle            studio e come spazio di applicazione di quanto già
programmazioni disciplinari e non costituiscono             appreso.
contenuti su cui riflettere. La scuola non educa            Da decenni ci ripetiamo, nelle norme e nelle
le menti a percepire la conoscenza, fin da quella           conversazioni professionali, che le discipline
scientifica, come parziale, come incerta, come              devono essere chiavi di lettura della realtà, e che
soggetta a dimostrazione, come suscettibile di              i problemi presenti nella realtà devono diventare
integrazione e di falsificazione.                           oggetto di conoscenza e analisi critica da parte
La scuola recita il principio del confronto tra punti       degli studenti.
di vista diversi, ma in realtà non ne interpreta né         Ma ciò non accade, o accade senza sistematicità
il significato scientifico (attraverso la riflessione       ed efficacia: i contesti della contemporaneità sono
epistemologica sulle discipline e il confronto              complessi e densi di problematicità, sono lo spazio
della diversità dei metodi), né il significato              in cui le auspicate competenze potrebbero formarsi
pedagogico (attraverso la costruzione di contesti           e spendersi, in cui il pensiero potrebbe esercitare
d’apprendimento capaci di stimolare relazioni               l’analisi e la scoperta, la domanda e il confronto, la
e interazioni portatrici di diversità), né ancora il        valutazione e la scelta. Ma nella scuola gli eventi e
significato sociale (attraverso l’analisi di contesti e     i contesti di realtà, se ci entrano, il più delle volte
problemi densi di potenziale conflittuale).                 si snaturano, perdono vitalità, diventano scolastici.
La scuola pubblica ha persino trasformato,                  Se scoppia una guerra o se una testata giornalistica
nel tempo, quella ricchezza culturale che era               diventa oggetto di un attacco terroristico, la
il suo pluralismo in una gravissima palude di               contemporaneità nella scuola la facciamo
qualunquismo, in cui appare addirittura scorretto           entrare: ma che ce ne facciamo? Costruiamo
manifestare “da che parte si sta”, e in cui la              cartelloni per gridare anche noi che siamo tutti
realtà, edulcorata e mascherata, perde la propria           Charlie? Sfoghiamo e condividiamo la paura
complessità e la propria problematicità, perde              che l’Occidente scompaia sotto gli attacchi dei
il proprio potenziale di conflitto e il senso vero          cattivissimi fondamentalisti islamici? Affermiamo
della tolleranza. Anche quando il tema trattato è           il principio della libertà di stampa, che però pure
denso di problematicità, la scuola lo semplifica, e         quelli potevano essere più prudenti?
pensa che sia suo compito dare al ragazzo una               “L’ambiente, il territorio, la violenza, la droga, la
risposta al problema, una verità che tranquillizza          mafia, la guerra possono essere formativi solo se
nel suo esser percepita come verità: qui è bianco           letti attraverso le regole della storia, della geografia,
e qui è nero, questo è il bene e questo è il male,          dell’arte, delle scienze, dell’economia. Così come
quelli che la pensano così sono nel giusto e quegli         la storia, la geografia, le scienze, l’economia…sono
altri sbagliano, noi siamo buoni e capiamo tutto e          materie formative se offrono categorie concettuali e
tutti, e se tutti fossero buoni come noi, potremmo          interpretative per decodificare anche i fenomeni della
convivere pacificamente e non ci sarebbe nessun             violenza, della mafia, della rovina ambientale, della
conflitto (iperbole anche qui, ovviamente!). I              guerra…”. Così scrivevo nel 1992.
ragazzi dovrebbero invece comprendere che le                La contemporaneità, nella scuola, va attraversata
verità non sempre stanno da una parte sola, che             sistematicamente, ma va indagata con razionalità
le ragioni sono molte e non sempre compatibili, e           e correttezza scientifica, non con la pancia.
che non sempre i conflitti sono sanabili. Ciascuno
dovrebbe imparare a scegliere da che parte stare e          Esercitare il pensiero analitico-argomentativo
a farlo sulla base di dati, di valutazioni, di principi,    Sono sempre stata convinta che non vada
ma dovrebbe esser consapevole che la sua scelta,            demonizzato il consumo che i giovani fanno delle
che ora gli appare “giusta”, non è necessariamente          nuove tecnologie. Ma non ho mai smesso di
“giusta” o comunque non è la sola ad essere                 pensare che – dato tale consumo - la scuola deve
“giusta”: altre potranno esserlo, sulla base di altri       svolgere una funzione termostatica nei confronti
dati, di altre valutazioni, di altri principi.              dei processi che ne derivano. In questi giorni,
Il discorso, così come l’ho fin qui condotto, sembra        rispolverando vecchie letture, mi sono ritrovata
riguardare la sfera cognitiva della persona:                ancora una volta in sintonia con pensieri che ho già
sarebbe però interessante domandarsi quanto un              molte volte citato, ma che mi sembrano sempre
pensiero parziale ben sviluppato possa influire sulla       attuali. Parlo delle affermazioni di Postman
capacità emotiva di accettare la propria parzialità,        sugli effetti del curriculum televisivo e sui rischi
cioè la parzialità delle proprie credenze, delle            determinati dall’ambiente informativo elettronico
proprie regole, dei propri valori, e di riconoscere         “ (…) le immagini (del curricolo televisivo) richiedono
quindi come “possibili” e “legittime” le parzialità         una risposta emozionale, non un procedere
altre.                                                      concettuale. Non essendo proposizionali nella forma,

                                                                                     N.2 FEBBRAIO 2015 •
60 DIDATTICA E ORGANIZZAZIONE

non concedono spazio alla discussione e contengono        che esprimere il proprio pensiero e la propria
poca ambiguità. Non c’è nulla da dibattere, nulla da      opinione su quanto accade nel mondo è un diritto
confutare, nulla da negare. Ci sono soltanto emozioni     sacrosanto ed è la risposta a profondi bisogni
da provare”. E ancora : “(…) la natura non lineare, non   di ciascuna persona, ma non ha alcun valore
sequenziale dell’informazione elettronica opera in        un pensiero che non sia nutrito del confronto
modi efficaci per creare una struttura mentale ostile     con idee, con dati, con ragionamenti che altri,
alla scienza. Questa dipende invece da linearità di       più esperti, hanno elaborato prima di noi. Ha il
pensiero, dalla presentazione graduale dell’evidenza      compito di promuovere, su quanto accade nel
e dell’argomentazione. Un tale metodo di organizzare      mondo, la documentazione, la riflessione, la
l’informazione è la base strutturale del pensiero         elaborazione e il confronto. E’ la lettura abituale
scientifico. Esso rende possibile la confutazione         e varia, insieme alla riflessione sui suoi contenuti,
di una prova o di un’argomentazione; permette             ciò che consente, relativamente a quanto accade
la traduzione in altre forme digitali; incoraggia la      nel mondo, la formulazione di attendibili ipotesi di
risposta differita e l’analisi riflessiva (…)”.           spiegazione e la scelta ragionata e intenzionale di
Abbiamo detto che la scuola deve attraversare             una propria, sia pur parziale e precaria, “parte”.
la contemporaneità: ora diciamo che la deve
attraversare esercitando su di essa il pensiero           La classe, il gruppo: incontrarsi e scontrarsi,
analitico-argomentativo, fondato sulla riflessività,      scoprire se stessi e gli altri, interagire, tollerare
sulla raccolta e la elaborazione di dati, sulla           In classe si costruiscono identità e modi di stare
sequenzialità del ragionamento, sul confronto             al mondo. Ogni ambiente di apprendimento, al di
e sull’argomentazione. Ma il pensiero analitico-          là dei saperi che vi si costruiscono, è esso stesso
argomentativo non può essere esercitato se non            palestra di cittadinanza e spazio di formazione
ci s’imbatte nel problema, nella domanda, nella           integrale della persona. Ogni ambiente di apprendi-
pluralità e nella ambiguità delle risposte possibili.     mento insegna comportamenti, atteggiamenti,
La scuola ha il compito di favorire con sistematicità     gusti, valori, bisogni, immagini di sé e degli altri.
approcci problematici alla realtà, esercitando            E’ compito della scuola costruire contesti di
corrette metodologie d’indagine e stimolando il           apprendimento che stimolino incontri e non
pensiero analitico-critico-argomentativo.                 evitino gli scontri, che promuovano conquiste e
                                                          dubbi, problemi e possibili soluzioni, perorazioni e
Leggere e far leggere                                     confutazioni, negoziazioni e rinunce. Che esaltino
La crescente disaffezione dei giovani verso la            la diversità e la unicità di ciascuno e che la amino
lettura è un fenomeno sociale grave e fortemente          e la facciano amare. Che garantiscano a ciascuno
incidente sulla povertà che caratterizza la struttura     gli affetti di cui ha bisogno, smorzando le paure,
cognitiva di moltissimi giovani.                          le insicurezze, il senso di minaccia da cui nascono
Le ricerche di settore ci dicono che l’adattamento        l’intolleranza e l’aggressività. Che insegnino a
del cervello alla prolungata esposizione al web           scoprire le affinità e le differenze, e ad accettarne
genera crescenti difficoltà delle generazioni digitali    l’esistenza anche se non appariranno mai
di fronte alla lettura lenta e approfondita. E ciò è      condivisibili. A non offendere ciò che di caro hanno
tanto più grave in quanto è da quest’ultimo tipo          gli altri. A non deridere. A non urtare le sensibilità.
di lettura, e non da quella online, che sembrano          A palesare i conflitti e a cercarne le ragioni. A non
provenire la maggior quantità e qualità dei               cedere alla tentazione della violenza, e a non
significati costruiti dalla nostra mente.                 rinunciare mai all’esercizio della ragione e della
Leggere i post degli amici di fb è un’attività veloce     tolleranza, oggi più che mai condizioni essenziali
e divertente, cliccare un mi piace è facile, e vedere     del convivere civile.
chi altro lo ha cliccato oltre a me mi fa sentire parte
del gruppo. Ma niente di tutto ciò significa leggere,
e niente di tutto ciò significa riflettere.
La scuola ha il compito di insegnare ai ragazzi

               • N.2 FEBBRAIO 2015
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