Je suis Charlie. O no? - di Rita Bortone
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56 DIDATTICA E ORGANIZZAZIONE Je suis Charlie. O no? di Rita Bortone Da che parte stai? guerra? Di chi contro chi? O è un progetto politico Non so se tutti ci siamo sentiti in sintonia col Je vasto e oscuro che utilizza, come tante altre volte suis charlie che si è arrampicato sull’arco di trionfo nella storia, la religione come instrumentum regni, a Parigi, che ha percorso le varie manifestazioni di come forma di mobilitazione politica? piazza e i nostri contatti fb, che ha cinguettato sui Ma a fronte della molteplicità delle domande nostri cellulari: ma lo sgomento, o la paura, o la possibili, appare sempre più difficile lo scambio rabbia, o il senso di impotenza ci hanno sommerso di riflessioni analitiche, e sempre più facile comunque. l’ammucchiata indistinta sotto slogan sommari e Poi le emozioni hanno lasciato il posto alla ragione sotto bandiere sventolate dalla pancia. e ne sono nate domande difficili, e di difficile Mancano gli strumenti culturali, si ripete in risposta. ambienti intellettuali, manca la capacità d’analisi, Sul senso della laicità e del relativismo, sulla loro manca la contestualizzazione storica, manca inadeguatezza a spiegare le ragioni dell’altro, e la capacità di discriminare i diversi piani sui sulla difficoltà di accettare e legittimare le diversità quali ciascuna discussione può (o deve) essere quando svelano dimensioni esistenziali che analizzata. negano di fatto il nostro stesso diritto di esistere. Ma non è stata solo la strage di Parigi a mettere O sul senso della libertà di stampa e di espressione, a dura prova in questo periodo le nostre menti e diritto inalienabile, fondamento di democrazia: ma le nostre emozioni, e a segnalare la pochezza dei non esiste confine tra satira e dileggio, tra libertà nostri strumenti di analisi e di giudizio. e cattivo gusto, tra il colpire i comportamenti e il Penso alla coraggiosa dichiarazione di Emma colpire le fedi e le coscienze? Non esistono altri Bonino sul suo tumore al polmone e sulla sua limiti se non quelli posti dalla legge? Non esiste intenzione di continuare a fare politica fin quando nulla che vada “preservato”? potrà, e alle reazioni oscene di chi, forse di diversa E sugli integralismi vicini, oltre a quelli lontani: sì, parte politica, le ha indirizzato insulti e volgarità, è chiaro che io sono contro il terrorismo, contro il auspici di morte immediata, dietrologiche e volgari fondamentalismo, contro la strage! Ma perché non interpretazioni del suo stare ancora sulla scena posso azzardare un pensiero critico contro Charlie pubblica, attacchi incomprensibili in un mondo senza sentirmi accusare di voler giustificare la civile, da qualunque parte si stia. Mancanza di strage? Perché devo essere intruppata in schiere cultura, si ripete ancora in ambienti intellettuali, e sotto slogan che non mi rappresentano? sensibilità zero, educazione sentimentale O ancora domande su cosa può dare senso inesistente, incapacità di accettare le diverse a ciò che accade, su quali categorie adottare collocazioni ideologiche, e così via. per interpretare eventi che appaiono non solo E penso ancora alla problematica liberazione di inaccettabili, ma anche incomprensibili: è la Greta e Vanessa, e vivo io stessa la contraddizione conquista della Francia da parte dell’Islam, come emotiva tra il sollievo per la loro liberazione e in “Sottomissione” di Houellebecq? E’ la caduta l’irritazione per l’imprudenza che le ha condotte della illuministica civiltà occidentale e la sua fin là, mettendo a troppo grande rischio se stesse resa alla crisi economica, morale, culturale che ed implicando in troppo grandi responsabilità lo la attraversa? E’ la lotta tra i lumi della ragione stesso Stato che le ha oggi liberate: ma guardo e il buio del fondamentalismo religioso? E’ una con sgomento l’urlo volgare e violento dei tanti • N.2 FEBBRAIO 2015
DIDATTICA E ORGANIZZAZIONE 57 che hanno gridato contro, con parole di profondo me cara:”Ogni essere umano educato dovrebbe farsi e inaccettabile disprezzo verso le scelte delle due capace di giudicare del bene e del male in ordine alle ragazze, pur ispirate da principi e valori di così sorti comuni dell’umanità su questo pianeta...Ogni grande rilevanza sociale. essere umano educato dovrebbe aver maturato una E ancora una volta sento ripetere il lamento sulla capacità critica, debitamente nutrita di conoscenze mancanza di cultura, sull’inesistenza di strumenti specifiche, ma insieme sufficientemente ricca di di analisi, sulla sconfitta della ragione, sul dilagare percezioni e atteggiamenti valoriali, che lo abilitino delle reazioni di pancia. a giudicare responsabilmente delle questioni di Ho visto circolare su fb una vignetta di Mauro estrema complessità che costituiscono le principali Biani che mi è piaciuta molto: raffigura un uomo sfide cui l’umanità è chiamata oggi a rispondere se che s’indigna con le due ragazze (Greta e Vanessa): vuole continuare a vivere su questa terra una vita di “Dovevate stare a casa e farvi i cazzi vostri!” Ma sufficiente dignità qualitativa (Visalberghi 1988)”. lo stesso uomo, che disprezza le scelte di Greta Ma tra i mi piace e i commenti suscitati dal mio e Vanessa, indossa una maglietta sulla quale è post ne trovo uno (di un amico che stimo molto, stampato Je suis Charlie! peraltro!) che mi tira un pugno nella pancia, perché dice così: “Quanti danni hanno prodotto Un imperativo iperbolico: “si insegni agli e continuano a produrre idee siffatte? Andrebbe studenti che essi sono ignoranti” insegnato il contrario: nessuno ha diritto di Mi tornano in mente vecchi pensieri e vecchie . Si insegni agli studenti che essi sono nel lontano 1991, e che il passare del tempo rende ignoranti, non che possono essere critici.”. Avverto sempre più attuali: “(…) La più grande minaccia il colpo della provocatoria affermazione, e poi ci nella società di massa sta diventando la “mezza rifletto su. E giungo alla strana conclusione che il cultura”, quella che è ormai sufficiente a comunicare, mio amico ha ragione, e che in fondo la sua idea è ma anche a disturbare con cattive comunicazioni quella di combattere, come me, quella che Cerroni (…) Questo diventa il problema pratico (e politico) chiamava la “barbarie della mezza cultura”, “ quella centrale dell’odierna società di massa, perché una che è ormai sufficiente a comunicare, ma anche a cultura critica diffusa è il vero e forse il solo antidoto disturbare con cattive comunicazioni”. per una massificazione universale, per evitare una Ma perché penso che abbia ragione? Perché catastrofe culturale” (Umberto Cerroni, La cultura nella cultura contemporanea (intendo quella della democrazia, Méthis, 1991). E penso a quante degli studenti, quella dei social network, volte mi capita di utilizzare la “barbarie della mezza quella dei giornalisti da strapazzo, quella dei cultura” come categoria interpretativa di tanti commentatori da bar, quella delle casalinghe (ahimé!) comportamenti e atteggiamenti nei quali acculturate, quella di certi dirigenti politici più o la quotidianità mi fa imbattere. meno stellati…) riscontro tre elementi che, messi Ma di fronte alla crescente complessità di questa insieme, diventano davvero (così a me sembra!) quotidianità, ed alla crescente inadeguatezza dei una catastrofe culturale: la inadeguatezza degli processi con cui viene interpretata, mi chiedo se la strumenti posseduti in rapporto alla complessità scuola possa tirarsi fuori. degli eventi da comprendere; la inconsapevolezza Penso a quante volte la passione per la mia di tale inadeguatezza e la presunzione di professione mi ha portata a riflettere sui problemi, legittimità di ciascuna opinione; la identificazione sugli errori, sull’inefficacia della scuola nei confronti del principio della libertà d’espressione col diritto degli obiettivi educativi che istituzionalmente le di rispondere al proprio personale bisogno di vengono affidati, e ripercorro miei vecchi scritti esistere, condividendo sui social qualsiasi opinione, che, in tempi diversi, segnalano sempre gli stessi quale che sia la sua origine e il modo in cui si è problemi, rilevano sempre le stesse carenze, formata. Sto su fb, dico la mia, quindi esisto. auspicano sempre nuove tendenze, sino ai Se ciò è almeno parzialmente vero, il mio amico ha numerosi e più recenti contributi apparsi su Scuola ragione: se la scuola non riesce a formare menti e Amministrazione, sul senso dell’educazione alla critiche, cioè capaci di formulare motivati giudizi cittadinanza tanto indicata a livello nazionale sugli eventi, ma anche di riconoscere la parzialità e ed europeo, tanto ammantata di retorica nei la labilità delle proprie verità e la inadeguatezza dei progetti ministeriali e locali, sostanzialmente tanto propri strumenti per giudicare del bene e del male in disattesa nella scuola italiana o comunque tanto ordine alle sorti comuni dell’umanità, allora è molto inefficace, come la quotidianità dimostra. meglio per l’umanità medesima che tali menti E rifletto, con un pizzico di autoironia, su uno abbiano consapevolezza della propria ignoranza strano scambio comunicativo che mi è capitato di e non provino a formulare e ad affermare, anche avere su fb in questi ultimi giorni. Già in preda ad con arroganza se non addirittura con violenza, le amare considerazioni sulla “barbarie” dilagante, a proprie fallaci convinzioni. seguito dei fatti di Parigi, posto su fb una citazione a E’ chiaro che stiamo parlando per iperbole, ma N.2 FEBBRAIO 2015 •
58 DIDATTICA E ORGANIZZAZIONE è altrettanto chiaro che, iperbole o no, stiamo Oggi le cose non stanno così e le conoscenze di cui parlando di un problema serio. disponiamo giungono a ciascuno di noi attraverso canali diversissimi, che non garantiscono né la I complessi compiti della scuola scientificità del sapere trasmesso né la veridicità Quando si tirano in ballo le responsabilità della delle informazioni fornite. Ciò renderebbe scuola, viene subito da pensare che la cultura dei necessario come mai prima il possesso di giovani è ormai determinata più dai sistemi di strumenti di discriminazione e di valutazione in informazione e dai social network che dalla scuola merito alla attendibilità dell’informazione ed alla stessa. E in qualche misura è vero, ma questo correttezza metodologica con cui le opinioni da non scagiona la scuola né alleggerisce le sue più parti espresse sono state costruite. responsabilità. Le responsabilità della scuola, a mio avviso, Anzi: proprio la pervasività dei nuovi sistemi cominciano da qui: dal non saper promuovere informativi e la loro acclarata incidenza sulla nei giovani alcuna consapevolezza in merito alla massificazione del pensiero dovrebbero indurre natura della conoscenza. Generalmente i nostri la scuola a porsi coraggiose domande sul senso e studenti non sono consapevoli neanche della sui modi di interpretare la sua funzione formativa specificità dei saperi formali e del diverso valore nella società contemporanea. di verità di cui sono portatori. Per molti di loro, I sistemi d’informazione e i social network, lo una legge di fisica è vera quanto una critica sappiamo, sono strumenti di omologazione e di letteraria o quanto la ricostruzione di un contesto emancipazione insieme: il loro consumo potenzia i storico. Spesso dunque si accostano al diluvio dislivelli tra chi, in possesso di strumenti intellettuali informazionale proveniente dalla rete senza alcun elevati, sa fruire con vantaggio dei nuovi stimoli e atteggiamento di domanda e di dubbio, e senza chi ne resta inconsapevole consumatore passivo. saper distinguere la conoscenza scientifica dalla Mirare dunque all’esercizio di cittadinanze attive opinione, l’opinione fondata su dati dall’opinione –fondamentale obiettivo nazionale ed euro- arbitraria, l’opinione disinteressata dalla opinione peo– significa oggi, prima di tutto, promuovere la strumentale e finalizzata. partecipazione e l’informazione sugli eventi e sui E’ compito della scuola insegnare ai ragazzi che contesti della realtà, ma anche costruire strumenti le conoscenze e le opinioni di cui disponiamo per una consapevole fruizione dei nuovi sistemi hanno una diversa natura, sia per i metodi con cui informativi ed una consapevole interazione con sono state costruite, sia per il valore di verità che i social network, attraverso i quali tutta la realtà contengono. è ormai filtrata. L’imparare a imparare, anch’esso tanto auspicato a livello nazionale ed europeo, Educare alla parzialità resterà infatti solo uno slogan se l’accesso al “Il contributo più importante del sapere del XX secolo sapere “possibile” non è sostenuto da strumenti è stata la conoscenza dei limiti della conoscenza. e criteri di discriminazione, di interpretazione, di La più grande certezza che ci abbia dato è quella selezione, di elaborazione, di produzione: se non della ineliminabilità delle incertezze, non solo nelle è sostenuto, cioè, da quella cosa che chiamiamo azioni, ma anche nella conoscenza. Unico punto pensiero critico. pressoché certo del naufragio (delle antiche certezze Tranne il mio cinico amico di fb, tutto il mondo assolute): il punto interrogativo”. Così scriveva E. concorderebbe sull’affermazione che la scuola Morin nel famosissimo La testa ben fatta (2000). deve promuovere il pensiero critico. Ma non tutto Oggi questi principi sono stati assunti persino dal il mondo, e nemmeno quello della stessa scuola, nostro sistema normativo: le Indicazioni nazionali saprebbe facilmente condividere in cosa tale per il primo e per il secondo ciclo sottolineano pensiero critico sostanzialmente consista, e con infatti l’importanza di “riconoscere, nei diversi campi quali strategie didattiche sostanzialmente lo si disciplinari studiati, i criteri scientifici di affidabilità possa promuovere. delle conoscenze e delle conclusioni che vi afferiscono”, E’ evidente che in questo breve contributo non o di “utilizzare gli strumenti culturali e metodologici darò (perché non le possiedo) le risposte a tali acquisiti per porsi con atteggiamento razionale e poderose domande. Proverò però a segnalare critico di fronte alla realtà, ai suoi fenomeni e ai suoi alcuni elementi che, se pure non esauriscono le problemi…”, o ancora di “confrontare il proprio punto risposte, tuttavia ne costituiscono frammenti a di vista, modificarlo, argomentare…” (Linee guida mio avviso significativi. per gli Istituti Tecnici e Professionali, Indicazioni per il curricolo nella scuola del primo ciclo.) Scoprire la natura delle conoscenze La scuola ha la responsabilità di non sapere (o Quando la scuola era l’unica depositaria del di non volere!) educare alla parzialità: i contenuti sapere, la differenza tra il sapere formale e il che propone sono generalmente offerti come sapere informale era facile: il primo si apprendeva verità, definitive ed esaustive. Chi apprende è a scuola ed era dotato di verità (!); il secondo non si certo e pago di ciò che ha appreso. Lo ha detto apprendeva a scuola e la sua veridicità era dubbia. la maestra. Sta scritto sul libro di storia. Lo ha • N.2 FEBBRAIO 2015
DIDATTICA E ORGANIZZAZIONE 59 detto la televisione. Lo ha detto Internet. Le parti, Attraversare la contemporaneità cioè la pluralità dei punti di vista nella ricerca Se veramente la scuola mirasse allo sviluppo scientifica, la pluralità dei risultati dell’indagine, la di competenze, ogni insegnamento dovrebbe pluralità delle ipotesi di soluzione dei problemi e adottare la realtà come oggetto fondamentale di delle prove di dimostrazione non rientrano nelle studio e come spazio di applicazione di quanto già programmazioni disciplinari e non costituiscono appreso. contenuti su cui riflettere. La scuola non educa Da decenni ci ripetiamo, nelle norme e nelle le menti a percepire la conoscenza, fin da quella conversazioni professionali, che le discipline scientifica, come parziale, come incerta, come devono essere chiavi di lettura della realtà, e che soggetta a dimostrazione, come suscettibile di i problemi presenti nella realtà devono diventare integrazione e di falsificazione. oggetto di conoscenza e analisi critica da parte La scuola recita il principio del confronto tra punti degli studenti. di vista diversi, ma in realtà non ne interpreta né Ma ciò non accade, o accade senza sistematicità il significato scientifico (attraverso la riflessione ed efficacia: i contesti della contemporaneità sono epistemologica sulle discipline e il confronto complessi e densi di problematicità, sono lo spazio della diversità dei metodi), né il significato in cui le auspicate competenze potrebbero formarsi pedagogico (attraverso la costruzione di contesti e spendersi, in cui il pensiero potrebbe esercitare d’apprendimento capaci di stimolare relazioni l’analisi e la scoperta, la domanda e il confronto, la e interazioni portatrici di diversità), né ancora il valutazione e la scelta. Ma nella scuola gli eventi e significato sociale (attraverso l’analisi di contesti e i contesti di realtà, se ci entrano, il più delle volte problemi densi di potenziale conflittuale). si snaturano, perdono vitalità, diventano scolastici. La scuola pubblica ha persino trasformato, Se scoppia una guerra o se una testata giornalistica nel tempo, quella ricchezza culturale che era diventa oggetto di un attacco terroristico, la il suo pluralismo in una gravissima palude di contemporaneità nella scuola la facciamo qualunquismo, in cui appare addirittura scorretto entrare: ma che ce ne facciamo? Costruiamo manifestare “da che parte si sta”, e in cui la cartelloni per gridare anche noi che siamo tutti realtà, edulcorata e mascherata, perde la propria Charlie? Sfoghiamo e condividiamo la paura complessità e la propria problematicità, perde che l’Occidente scompaia sotto gli attacchi dei il proprio potenziale di conflitto e il senso vero cattivissimi fondamentalisti islamici? Affermiamo della tolleranza. Anche quando il tema trattato è il principio della libertà di stampa, che però pure denso di problematicità, la scuola lo semplifica, e quelli potevano essere più prudenti? pensa che sia suo compito dare al ragazzo una “L’ambiente, il territorio, la violenza, la droga, la risposta al problema, una verità che tranquillizza mafia, la guerra possono essere formativi solo se nel suo esser percepita come verità: qui è bianco letti attraverso le regole della storia, della geografia, e qui è nero, questo è il bene e questo è il male, dell’arte, delle scienze, dell’economia. Così come quelli che la pensano così sono nel giusto e quegli la storia, la geografia, le scienze, l’economia…sono altri sbagliano, noi siamo buoni e capiamo tutto e materie formative se offrono categorie concettuali e tutti, e se tutti fossero buoni come noi, potremmo interpretative per decodificare anche i fenomeni della convivere pacificamente e non ci sarebbe nessun violenza, della mafia, della rovina ambientale, della conflitto (iperbole anche qui, ovviamente!). I guerra…”. Così scrivevo nel 1992. ragazzi dovrebbero invece comprendere che le La contemporaneità, nella scuola, va attraversata verità non sempre stanno da una parte sola, che sistematicamente, ma va indagata con razionalità le ragioni sono molte e non sempre compatibili, e e correttezza scientifica, non con la pancia. che non sempre i conflitti sono sanabili. Ciascuno dovrebbe imparare a scegliere da che parte stare e Esercitare il pensiero analitico-argomentativo a farlo sulla base di dati, di valutazioni, di principi, Sono sempre stata convinta che non vada ma dovrebbe esser consapevole che la sua scelta, demonizzato il consumo che i giovani fanno delle che ora gli appare “giusta”, non è necessariamente nuove tecnologie. Ma non ho mai smesso di “giusta” o comunque non è la sola ad essere pensare che – dato tale consumo - la scuola deve “giusta”: altre potranno esserlo, sulla base di altri svolgere una funzione termostatica nei confronti dati, di altre valutazioni, di altri principi. dei processi che ne derivano. In questi giorni, Il discorso, così come l’ho fin qui condotto, sembra rispolverando vecchie letture, mi sono ritrovata riguardare la sfera cognitiva della persona: ancora una volta in sintonia con pensieri che ho già sarebbe però interessante domandarsi quanto un molte volte citato, ma che mi sembrano sempre pensiero parziale ben sviluppato possa influire sulla attuali. Parlo delle affermazioni di Postman capacità emotiva di accettare la propria parzialità, sugli effetti del curriculum televisivo e sui rischi cioè la parzialità delle proprie credenze, delle determinati dall’ambiente informativo elettronico proprie regole, dei propri valori, e di riconoscere “ (…) le immagini (del curricolo televisivo) richiedono quindi come “possibili” e “legittime” le parzialità una risposta emozionale, non un procedere altre. concettuale. Non essendo proposizionali nella forma, N.2 FEBBRAIO 2015 •
60 DIDATTICA E ORGANIZZAZIONE non concedono spazio alla discussione e contengono che esprimere il proprio pensiero e la propria poca ambiguità. Non c’è nulla da dibattere, nulla da opinione su quanto accade nel mondo è un diritto confutare, nulla da negare. Ci sono soltanto emozioni sacrosanto ed è la risposta a profondi bisogni da provare”. E ancora : “(…) la natura non lineare, non di ciascuna persona, ma non ha alcun valore sequenziale dell’informazione elettronica opera in un pensiero che non sia nutrito del confronto modi efficaci per creare una struttura mentale ostile con idee, con dati, con ragionamenti che altri, alla scienza. Questa dipende invece da linearità di più esperti, hanno elaborato prima di noi. Ha il pensiero, dalla presentazione graduale dell’evidenza compito di promuovere, su quanto accade nel e dell’argomentazione. Un tale metodo di organizzare mondo, la documentazione, la riflessione, la l’informazione è la base strutturale del pensiero elaborazione e il confronto. E’ la lettura abituale scientifico. Esso rende possibile la confutazione e varia, insieme alla riflessione sui suoi contenuti, di una prova o di un’argomentazione; permette ciò che consente, relativamente a quanto accade la traduzione in altre forme digitali; incoraggia la nel mondo, la formulazione di attendibili ipotesi di risposta differita e l’analisi riflessiva (…)”. spiegazione e la scelta ragionata e intenzionale di Abbiamo detto che la scuola deve attraversare una propria, sia pur parziale e precaria, “parte”. la contemporaneità: ora diciamo che la deve attraversare esercitando su di essa il pensiero La classe, il gruppo: incontrarsi e scontrarsi, analitico-argomentativo, fondato sulla riflessività, scoprire se stessi e gli altri, interagire, tollerare sulla raccolta e la elaborazione di dati, sulla In classe si costruiscono identità e modi di stare sequenzialità del ragionamento, sul confronto al mondo. Ogni ambiente di apprendimento, al di e sull’argomentazione. Ma il pensiero analitico- là dei saperi che vi si costruiscono, è esso stesso argomentativo non può essere esercitato se non palestra di cittadinanza e spazio di formazione ci s’imbatte nel problema, nella domanda, nella integrale della persona. Ogni ambiente di apprendi- pluralità e nella ambiguità delle risposte possibili. mento insegna comportamenti, atteggiamenti, La scuola ha il compito di favorire con sistematicità gusti, valori, bisogni, immagini di sé e degli altri. approcci problematici alla realtà, esercitando E’ compito della scuola costruire contesti di corrette metodologie d’indagine e stimolando il apprendimento che stimolino incontri e non pensiero analitico-critico-argomentativo. evitino gli scontri, che promuovano conquiste e dubbi, problemi e possibili soluzioni, perorazioni e Leggere e far leggere confutazioni, negoziazioni e rinunce. Che esaltino La crescente disaffezione dei giovani verso la la diversità e la unicità di ciascuno e che la amino lettura è un fenomeno sociale grave e fortemente e la facciano amare. Che garantiscano a ciascuno incidente sulla povertà che caratterizza la struttura gli affetti di cui ha bisogno, smorzando le paure, cognitiva di moltissimi giovani. le insicurezze, il senso di minaccia da cui nascono Le ricerche di settore ci dicono che l’adattamento l’intolleranza e l’aggressività. Che insegnino a del cervello alla prolungata esposizione al web scoprire le affinità e le differenze, e ad accettarne genera crescenti difficoltà delle generazioni digitali l’esistenza anche se non appariranno mai di fronte alla lettura lenta e approfondita. E ciò è condivisibili. A non offendere ciò che di caro hanno tanto più grave in quanto è da quest’ultimo tipo gli altri. A non deridere. A non urtare le sensibilità. di lettura, e non da quella online, che sembrano A palesare i conflitti e a cercarne le ragioni. A non provenire la maggior quantità e qualità dei cedere alla tentazione della violenza, e a non significati costruiti dalla nostra mente. rinunciare mai all’esercizio della ragione e della Leggere i post degli amici di fb è un’attività veloce tolleranza, oggi più che mai condizioni essenziali e divertente, cliccare un mi piace è facile, e vedere del convivere civile. chi altro lo ha cliccato oltre a me mi fa sentire parte del gruppo. Ma niente di tutto ciò significa leggere, e niente di tutto ciò significa riflettere. La scuola ha il compito di insegnare ai ragazzi • N.2 FEBBRAIO 2015
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