Informazioni dal Consiglio Direttivo - SOStieni Associazione Lyme Italia e coinfezioni Vaccino Covid-19 e pazienti affetti dalla malattia di Lyme ...
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Marzo 2021 ASSOCIAZIONE LYME ITALIA E COINFEZIONI Informazioni dal Consiglio Direttivo INDICE Vaccino Covid-19 e pazienti affetti dalla malattia di Lyme Pagina 03 Malattia di Lyme e Covid-19: uno sguardo sulla situazione in Friuli Venezia Giulia Pagina 08 SOStieni Associazione Lyme Italia e coinfezioni Pagina 10
Gentilissimi, Ad un anno dall'inizio dell'emergenza sanitaria per Sars-Cov-2 abbiamo pensato di creare uno spazio per riflettere sull’impatto che la pandemia sta avendo nella vita dei pazienti affetti da malattia di Lyme. E' stato un anno difficile per i pazienti rari e, in particolare, per coloro che sono affetti da malattia di Lyme. La conversione di molti presidi sanitari in reparti Covid ha reso spesso impossibile riuscire ad effettuare le visite specialistiche per sospetto diagnostico o controlli di routine. Le stesse difficoltà hanno riguardato l'accesso al pronto soccorso o agli ambulatori di Medicina Generale per la valutazione di un eritema migrante o per la rimozione di zecche, rendendo denso di ostacoli il percorso diagnostico e terapeutico delle persone colpite da malattia di Lyme. Servizi per gli associati L’Associazione offre ai propri associati i seguenti servizi: Sostegno psicologico . La Dottoressa Marina Rognoni, psicologa psicoterapeuta, svolge un'attività di sostegno psicologico e psicoterapico per le famiglie, i giovani adulti e gli adolescenti che si trovano ad affrontare la sindrome di Lyme. La consulenza telefonica è un servizio gratuito riservato ai nostri associati. Il servizio è offerto nel rispetto delle linee guida per le prestazioni psicologiche via internet e a distanza, e garantisce professionalità ed il massimo rispetto della privacy. Servizio di segreteria . L’attività è svolta dal personale volontario in orari prefissati per fornire informazioni sulle strutture di riferimento per la diagnosi e trattamento della malattia di Lyme. E', inoltre, sempre attiva una casella di posta elettronica: info@associazionelymeitalia.org . 02
Vaccino Covid-19 e pazienti affetti dalla malattia di Lyme Visto il considerevole numero di persone che di recente ci hanno contattato con domande riguardanti i vaccini anti COVID-19 ed i possibili rischi per i pazienti affetti da malattia di Lyme, abbiamo pensato di chiedere al Prof. Giusto Trevisan e al Prof. Maurizio Ruscio, medici del comitato scientifico dell’Associazione, e al Dr. R.I. Horowitz (USA), voce autorevole sulla malattia di Lyme. Proponiamo la riflessione del Prof. Giusto Trevisan e del Prof. Maurizio Ruscio Fino ad oggi l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) hanno autorizzato la somministrazione di tre vaccini contro il coronavirus Sars-Cov-2: 1. quello sviluppato da Pfizer e Biontech (approvato a dicembre 2020) 2. quello prodotto da Moderna (approvato a inizio gennaio 2021) 3. quello realizzato da AstraZeneca e università di Oxford (approvato a fine gennaio 2021). Altri vaccini hanno iniziato il percorso di validazione e autorizzazione ed è previsto -a breve e medio periodo- l’arrivo in Italia di altre formulazioni vaccinali. 03
Premessa: che caratteristiche hanno i vaccini autorizzati in Italia? Il vaccino di Pfizer e il vaccino di Moderna si basano su una tecnologia del tutto nuova che utilizza l’RNA messaggero. In pratica chi viene vaccinato riceve le “istruzioni” per produrre una proteina del virus, la proteina Spike, la stessa utilizzata dal virus per entrare nelle cellule del corpo umano. La vaccinazione sollecita pertanto il nostro organismo a produrre un “pezzettino” del virus, a riconoscerlo come estraneo e a reagire con una risposta immunitaria. Per l’EMA e l’AIFA i due vaccini sono di fatto equivalenti, anche se destinati rispettivamente alle persone dai 16 anni in su (Pfizer) e dai 18 anni in su (Moderna). Entrambi hanno inoltre registrato pochi effetti collaterali, per lo più transitori e di lieve entità , con reazioni avverse da severe a gravi al di sotto dell’1 per mille. Entrambi inoltre sembrano avere un elevato livello di efficacia in tutte le condizioni cliniche. Il vaccino Astrazeneca si basa invece su una tecnologia collaudata e già impiegata per altre vaccinazioni. Utilizza un vettore virale (adenovirus di scimpanzè), reso inoffensivo, che induce il sistema immunitario a produrre la proteina spike. È destinato alle persone dai 18 ai 65 anni di età in buona salute o con disturbi lievi (l’innalzamento del limite dai 55 ai 65 anni è avvenuto su decisione del Comitato tecnico scientifico dell’Aifa). Le evidenze scientifiche disponibili sui livelli di efficacia dei tre vaccini, sulla durata dell’immunizzazione da essi prodotta e sui loro effetti protettivi nei confronti delle varianti del virus sono, al momento, limitate. Non possiamo dimenticare che si tratta di vaccini recentissimi, testati su decine centinaia di migliaia di persone, ma ancora privi di dati su una popolazione estesa. Recentissime sono anche le varianti del virus, i cui effetti appar te ngono alla quotidianità e sui quali non c’è ancora storia, ovvero una letteratura scientifica utile a fare chiarezza. 04
Vaccinarsi o no? Il timore che la vaccinazione possa innescare reattività al momento non conosciute, provocando il riacutizzarsi di patologie, è certamente comprensibile. È tuttavia vero che solo con il passare del tempo avremo dati scientifici in grado di consentirrci una valutazione attendibile sulle dimensioni di questo possibile rischio. Come orientarsi, allora? Dal mio punto di vista occorre mettere sui due piatti della bilancia i pro e i contro, chiedendoci soprattutto quale effetto avrebbe il Covid-19 su malati, come quelli di Lyme , che combattono con infezioni persistenti e che non guariscono nonostante le cure effettuate e le terapie in corso. Le evidenze di cui disponiamo documentano ampiamente che il nuovo coronavirus ha un potenziale neuro-invasivo che potrebbe peggiorare i disturbi di persone immunodepresse con affezioni neuro muscolari . Per questi pazienti il ministero della sanità ha raccomandato, tra l’altro, una serie rigorosa di misure di prevenzione: dal posticipare i controlli follow-up all’istituzione di percorsi e spazi dedicati all’interno delle strutture sanitarie, all'utilizzo di farmaci antivirali (es. lopinavir/ritonavir; remdesivir) al comparire dei sintomi. Sappiamo inoltre che virus molto simili, della stessa famiglia, con caratteristiche pressoché analoghe e con la stessa modalità di trasmissione, possono presentare una pericolosità differente. Ne avremo conferma con le varianti del coronavirus? Sulla scorta di queste premesse credo che, al momento, la vaccinazione costituisca una scelta di buon senso! Abbiamo scritto anche al Dr. Richard Horowitz che, in maniera esaustiva e ben articolata ci ha illustrato la sua posizione. Per prima cosa il Dr. Horowitz afferma: “ai nostri pazienti consigliamo i vaccini Pfizer o Moderna poiché non contengono metalli pesanti quali l’alluminio che possono causare una sovrastimolazione del sistema immunitario”. Secondo il noto specialista: “il rischio che un individuo affetto da sintomi cronici causati dalla malattia di Lyme, possa contrarre un’ulteriore infezione e peggiorare la propria condizione sottostante aumentando l’infiammazione potrebbe essere un problema”. Riguardo a questo punto aggiunge: “una larga percentuale di persone esposte al COVID sta sviluppando sintomi a lungo termine, alcuni dei quali sono gli stessi sintomi che vediamo nella Lyme cronica. 05
Tuttavia, non siamo ancora a conoscenza dell’eziologia legata a questi sintomi e non siamo ancora in grado di trattarli adeguatamente. In sostanza, il rischio di contrarre il COVID supera i rischi legati a questi due vaccini. Il problema per me non è la loro sicurezza, poiché sono state somministrate milioni di dosi, con una manciata di reazioni allergiche. Per me la preoccupazione legata ai vaccini ha più a che fare con la loro efficacia contro le nuove varianti del virus che stanno emergendo. Secondo recenti ricerche, c'è una certa efficacia contro i ceppi del Regno Unito e del Sudafrica, ma con l'emergere di nuovi ceppi (un problema che vediamo ogni anno con il vaccino antinfluenzale) le nostre strategie attuali potrebbero non essere adeguate”. Per concludere: “proprio come si potrebbe pensare al rischio / beneficio nell'investire in borsa, guidare un'auto in condizioni di traffico intenso, salire su un aereo, bisogna considerare i rischi legati al COVID e guardare le statistiche sulla sicurezza dei vaccini. A meno che in futuro non si manifestino alcuni effetti collaterali a lungo termine (che non abbiamo visto fino ad oggi, mesi dopo il loro rilascio), il monitoraggio degli effetti collaterali per questi vaccini supera qualsiasi precedente implementazione del vaccino.” Versione in inglese di quanto ci ha scritto il Dr. R. I. Horowitz Vaccine misinformation is a problem. Wired just published a piece discussing the issue, where vaccine hesitancy is a problem in the US. Here is where we stand: For those who keep asking about our stance on the issue, to be clear, we are recommending the Pfizer or Moderna vaccine for our Lyme patients. The risk of individuals with chronic LD getting another infection and worsening their underlying condition by increasing inflammation is a problem, and there are no heavy metals in these vaccines like aluminum to cause an overstimulated immune system. In that vein, a large percentage of people exposed to COVID are becoming longhaulers, which are some of the same symptoms we see with chronic LD. There is therefore a risk of exacerbating their underlying condition and getting sicker with more resistant symptoms. We don't yet know the etiologie(s) of long COVID to be able to adequate treat them (I would like to do a study of the 16 point MSIDS variables in these patients to determine potential causes and treatments). To date, we have only treated one longhauler from another medical practice who came to us and used ivermectin and glutathione and it was helpful. But N=1 doesn't tell us anything about how successful that approach will be. 06
What it ultimately comes down to is this: Everything in medicine is risk/benefit. And the risk of getting COVID outweighs the risks of these vaccines. The issue for me is not their safety, as millions of doses have been given, with a handful of allergic reactions. There have been a few isolated cases of unusual side effects (one MD in FLA had ITP two weeks after getting it; and a few elderly patients in Denmark in their 80's and 90's died weeks later, but the cause is not clear if there was a direct relationship). For me the issue with the vaccines has more to do as to their ultimate efficacy against the new variants of the virus that are emerging. According to recent research, there is some efficacy against the UK and S. African strains, but as new strains emerge (a similar problem with the flu vaccine every year) our present strategies may not be adequate. Which is why IMO we need expanded preventative and treatment options, and why I am trying to get a RCT on ivermectin and glutathione done at UCI. Its not black or white. We can get the vaccine and hopefully prove that our protocol enhances prevention and treatment options (please see cangetbetter.com under the COVID tab) So just as you would think about risk/benefit in investing in the stock market, driving a car in heavy traffic, getting on an airplane, etc, this is no different. Look at the risks of getting COVID and look at the statistics regarding safety of the vaccines. Unless some long term side effect shows up in the future (which we have not seen to date, months after their release), the monitoring of side effects for these vaccines exceeds any prior vaccine rollouts. It is known that VAERS (vaccine adverse events reporting system) is not perfect, but with the heightened awareness that the American public has with vaccine hesitancy, you can be sure that health care authorities want to ensure that they protect every American by giving them accurate health information. One or two viral videos on FB is not accurate health information. Please use your discriminating wisdom to determine what is truth. 07
Malattia di Lyme e Covid-19: uno sguardo sulla situazione in Friuli Venezia Giulia U na premessa necessaria. Il lockdown nazionale che abbiamo vissuto dal 9 marzo al 3 maggio 2020 ha fortemente condizionato l’offerta sanitaria, rendendo necessario sospendere la quasi totalità delle prestazioni ambulatoriali non urgenti. Con il protrarsi dell’emergenza legata al Covid-19 è inoltre cambiato il comportamento dei pazienti. Secondo uno studio dell'Istituto superiore di Sanità oltre il 50% ha rinunciato o interrotto le terapie: il 46% su suggerimento del medico, gli altri per paura di recarsi in ospedale. Nel complesso si stima (il dato è di Nomisma) che la pandemia abbia fatto saltare in Italia oltre 11 milioni di controlli e accertamenti clinici. All’interno di questo panorama nazionale il Friuli Venezia Giulia non fa eccezione: oltre a trasformare vari reparti ospedalieri in degenze per Sars Cov-2 ha dovuto procedere alla necessaria chiusura di attività ambulatoriali e misurarsi con una contrazione della domanda di prestazioni e servizi da parte dei cittadini, preoccupati di esporsi a un possibile contagio. Il risvolto sociale. L’epidemia, per contro, ha spinto più persone del solito a passeggiare all’aperto o a svolgere attività a contatto con il verde (curare le piante del giardino o sfalciare l’erba), complici le regole di distanziamento sociale e le condizioni meteo favorevoli. Di conseguenza già a marzo 2020 sono arrivate le prime segnalazioni di morsi di zecca, in particolare da residenti nel Carso triestino. Nello stesso periodo la stampa locale ha evidenziato anche la presenza di zecche negli animali da compagnia (soprattutto cani, ma anche molti gatti) che vivono in città. Questo fa supporre che il parziale confinamento abbia indotto a mettere in secondo piano le normali misure di protezione e prevenzione. 08
Una popolazione informata. Poiché il Friuli Venezia Giulia è tra le regioni più colpite dalle malattie trasmesse dalle zecche tutta la popolazione, nel corso degli anni, è stata opportunamente informata e sensibilizzata sulle precauzioni e cautele da assumere per evitare punture infettanti. Non solo. Dal 2013 tutti i residenti possono vaccinarsi gratuitamente contro la Tbe, la pericolosa encefalite da zecche. La pandemia sembra però aver allentato questo circolo virtuoso: a fine luglio ci sono stati due ricoveri per Tbe all’ospedale di Pordenone e ad agosto i media hanno lanciato un allarme sul pericolo zecche in Alto Friuli. I dati sulla malattia di Lyme nell’area giuliano-isontina . La malattia di Lyme non è soggetta a denuncia e non è compresa nei piani di sorveglianza obbligatoria. Le statistiche sui casi di infezione devono quindi tener conto dei test di laboratorio. Nel 2020 il laboratorio unico di Trieste, Gorizia e Monfalcone (al quale afferiscono anche i test dell’ospedale infantile Burlo Garofalo di Trieste) ha effettuato complessivamente oltre 32.000 esami per diagnosi di malattia di Lyme. L’eritema migrante si è confermata la manifestazione tipica dell’infezione, era presente nel 58 % dei pazienti ai quali è stata posta diagnosi di malattia di Lyme. Rispetto al 2019 l’attività diagnostica per questa malattia nel 2020 ha registrato una riduzione del 9%. Una anomalia . Tra dicembre 2020 e inizio gennaio 2021 si è assistito in Friuli Venezia Giulia a una recrudescenza di eritemi migranti, manifestazione iniziale tipica della malattia di Lyme nel territorio regionale. Se da un lato il fenomeno indica che l’attività delle zecche si è protratta ben oltre l’ordinario ciclo stagionale (dalla primavera all’autunno), dall’altro conferma la propensione alle attività all’aria aperta e a contatto con la natura sottovalutando i pericoli derivanti dal morso di zecca. Maurizio Ruscio MD Articolo pubblicato su "La settimana Veterinaria" 03.03.2021 09
SOStieni Associazione Lyme Italia e coinfezioni Associazione Lyme Italia e coinfezioni è senza fini di lucro, con l’azione personale, spontanea e gratuita dei propri aderenti, persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale (Art. 1 e 2 dello Statuto). Il Consiglio Direttivo RINGRAZIA tutti coloro che in questi anni hanno sostenuto la nostra attività e condiviso il nostro progetto scegliendo di associarsi e di diffondere informazioni sulle nostre attività. Vorremmo continuare a crescere per sensibilizzare le istituzioni ed essere presenti in modo capillare sul territorio nazionale: per questo abbiamo bisogno della collaborazione di tutti, anche con il semplice passa parola, facendo conoscere a parenti ed amici la nostra associazione e con questa l’importanza della prevenzione delle malattie trasmesse dalle zecche . Per questo vi invitiamo ad unirvi a noi o a rinnovare il vostro sostegno come avete fatto in passato. La quota associativa annuale di soli 5 euro (cinque), è un piccolo sostegno economico che ci permette di proseguire la nostra attività, promuovendo nuove azioni di sensibilizzazione su questa malattia. Associarsi è semplice, vi invitiamo a seguire le istruzioni sul nostro sito al link: https://www.associazionelymeitalia.org/sostienici.html Consulta il nostro sito Il nostro sito web istituzionale www.associazionelymeitalia.org viene costantemente implementato. Ricordiamo che in area riservata, a cui si accede previa registrazione, è disponibile il webinar dello scorso novembre " La malattia di Lyme: una zoonosi emergente anche in tempo di Covid-19 " E' appena stata pubblicata la relazione che il Prof. Christian Perronne ha presentato nel corso del 7° Congresso Nazionale sulla malattia di Lyme dal titolo "Chronic Lyme disease and associated infections: a scientific reality". 10
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