Il Signore viene in mezzo a noi andiamogli incontro! - Sussidio Avvento - Natale 2020
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IN ASCOLTO IN PREGHIERA Per leggere IN ESERCIZIO Per meditare Ti racconto una storia Per pregare Guardiamo un film Contempliamo In ascolto di noi… Dal segno ai segni di Carità famiglie e fidanzati Il testimone Azione di carità Genitori - Last but no least
In ascolto… di Dio Lezionario: Is 63,16-17.19; 64,2-7 Sal 79 1Cor 1,3-9 + Dal Vangelo secondo Marco (Mc 13,33-37) Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Per leggere … cosa dice l’evangelista Il brano del vangelo chiude un lungo discorso di Gesù tenuto alla vigilia della sua passione davanti al tempio di Gerusalemme del quale non resterà pietra su pietra di lì a qualche anno (Mc 13). È un insegnamento complesso e di difficile comprensione di primo acchito, come lo è d’altronde anche il tempo che viviamo. Comunque, le parole di Gesù ci invitano a pensare all’urgenza del tempo presente e alla speranza cristiana. le parole di Gesù ci L’insegnamento del Maestro ha il sapore del testamento invitano a pensare lasciato alla comunità dei discepoli ai quali è rivolto il all’urgenza del tempo richiamo alla fedeltà e al coraggio considerando i presente e alla speranza cristiana tempi difficili che si trovano a vivere e il loro disorientamento.
Per leggere … cosa dice l’evangelista Il linguaggio profetico e apocalittico rivela di per sé che il discorso mira a offrire agli uditori la chiave di lettura della storia in modo che l’anticipazione di ciò che sarà alla fine aiuti a fare le scelte più giuste nel presente. Infatti, è nel presente che si gioca il futuro. La rivelazione biblica ha della storia una visione dinamica, cioè in cammino guidato da Dio verso il suo termine ultimo che è la salvezza, ovvero la piena comunione con Lui. Questa può apparire come un orizzonte sempre più lontano tanto da essere collocato fuori dalla storia in un domani indefinito. Si ha quasi l’impressione di rincorrere la promessa di Dio e può capitare che, vivendo le prove della vita come una contraddizione della Sua bontà, si finisca col scoraggiarci e non crederci più.
Per leggere … cosa dice l’evangelista Gesù riprende alcune immagini usate dai profeti del passato che volevano assicurare l’intervento decisivo di Dio in mezzo alle catastrofi. Anzi, il linguaggio apocalittico indulge sulle scene di distruzione per dire che l’intervento di Dio che sta per attuarsi segna la fine del mondo vecchio per inaugurarne uno nuovo. Dio viene a costituire un nuovo e definitivo ordine nel mondo: ristabilirà la giustizia inviando il Messia. Le parole di Gesù non esortano semplicemente ad attendere tempi migliori ma a rendere migliore questo tempo. L’invito alla vigilanza altro non è che il richiamo all’impegno nella storia, in questo tempo e in questo mondo.
Per leggere … cosa dice l’evangelista Al centro del discorso c’è l’annuncio della venuta del Figlio dell’uomo inviato da Dio. Egli viene con potenza! Non si tratta della forza usata dai dominatori di questo mondo per sottomettere gli altri uomini, ma è la potenza della Croce, o meglio, del Crocifisso Risorto che abbatte i potenti dai troni e innalza gli umili, rimanda i ricchi a mani vuote e ricolma di beni i miseri, abbassa i prepotenti e innalza gli umili. La promessa di Dio che sembra essere smentita dalle ingiustizie e dalle persecuzioni si realizza in Gesù, crocifisso e risorto. In Lui l’amore e la cura di promessa dai profeti diventa realtà.
Per leggere … cosa dice l’evangelista Dunque, Gesù esorta a resistere sotto i colpi del male che già è stato sconfitto e che può solo dare gli ultimi colpi di coda. Con la passione, la morte e la risurrezione di Gesù il finale è già scritto, ma non ancora compiuto. Per cui noi viviamo non nel tempo ultimo ma penultimo, nel quale non dobbiamo né farci prendere dal panico e pensare che ciò che conta è la legge del più forte e adeguarci, né rinchiuderci in Con la passione, la morte e la risurrezione di Gesù un’attesa passiva nel bunker delle il finale è già scritto, ma non nostre zone di sicurezza che sono ancora compiuto i nostri piccoli interessi di parte.
Per leggere … cosa dice l’evangelista «Il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno» (Mc 13,31). Gesù vuole dire che anche se tutto crolla e cade a pezzi, la fedeltà di Dio rimane per sempre. La promessa di Dio, il suo impegno a favore dell’uomo non viene meno, anzi è proprio quando sembra che tutto è finito Dio si manifesta come vittorioso. Il riferimento è alla Pasqua nella quale la morte è sconfitta dalla sua vita donata, la forza del peccato dalla potenza dell’amore. La risurrezione rivela la vittoria di Dio. Dunque, nella drammaticità della crisi in cui tutto si rivela nella sua precarietà abbiamo la consapevolezza di essere coinvolti in una lotta ben più grande, quella tra il bene e il male, tra Dio e Satana. La vigilanza che Gesù richiede è fedeltà a lui nella lotta, coraggio nella persecuzione, prontezza nel servizio.
Per leggere … cosa dice l’evangelista L’immagine del guardiano che funge da portinaio e sentinella spiega che l’atteggiamento del cristiano deve essere attento a respingere il catastrofismo polemico che vede il nemico dappertutto e il rilassamento morale di chi si adegua alla mentalità mondana. Questo è il male che, come dice il libro della Genesi è sempre accovacciato dietro la porta e pronto a saltare addosso (Gen 4,7). Dall’altra parte il cristiano vive l’attesa aprendo la porta del cuore all’ascolto di Dio e dei fratelli. L’accoglienza della Parola di Dio ispira la pratica della carità nei confronti dei fratelli.
Per meditare … cosa Dio dice alla mia vita Gesù promette di ritornare. Il suo arrivo sarà improvviso ma non imprevisto. Non sappiamo l’ora ma conosciamo l’oggi. Non siamo signori del tempo, ma custodi del presente. Oggi è il tempo della responsabilità nel custodire sé stessi e i fratelli e le sorelle. L’immagine del portinaio, del guardiano, del custode ricorda la necessità di vivere il presente aperti verso il futuro. Vegliare significa essere consapevoli del fatto che, come dice Gesù, «Egli è vicino, è alle porte» (Mc 13,29). Come la sentinella coglie i segni dell’aurora che annunciano l’arrivo del nuovo giorno, così Gesù ci invita ad essere attenti alle tracce di Dio nella nostra vita. Vegliare vuol dire ancora essere consapevole del compito che oggi il Signore mi affida. Non si tratta di un “dovere” da eseguire, ma del senso della propria vita da far diventare esperienza nelle relazioni personali.
Per meditare … cosa Dio dice alla mia vita Vegliare significa anche svegliarsi dopo essersi addormentati. Addormentarsi vuol dire non essere più in contatto con la realtà, chiudersi in sé stessi, arroccarsi sulle proprie fantasie, interpretazioni o illusioni. Ci si addormenta perché non si vuole accettare la realtà, fuori o dentro di noi, per non ascoltare il nostro bisogno o perché si è tristi, delusi e stanchi. Addormentarsi non è una colpa, ma una situazione nella vita che capita. Gesù viene a scuoterci e svegliarci.
Per meditare … cosa Dio dice alla mia vita Tanti sono i modi di vegliare quante sono le situazioni che viviamo e le persone di cui prenderci cura. Sono consapevole di quello che accade nella mia interiorità? In questo tempo quale emozione provo maggiormente? Cosa significa per me vegliare in questo tempo della mia vita? Quale aspetto della mia vita sento di dover avere maggiore attenzione? Quale responsabilità ho consapevolezza di aver ricevuto dal Signore? Quale attenzione avere per le persone affidate alla mia responsabilità?
In ascolto … di noi - genitori e fidanzati Per la riflessione Le parole chiave del Vangelo del giorno sono riferibili alla vigilanza, all'attenzione vigile che consente di amplificare la capacità di percezione dei segnali; nel silenzio occorre accogliere quanto la vita ci pone innanzi, in modo da poter navigare nelle acque tormentose della nostra esistenza, mantenendo la rotta, cogliendo i doni della grazia e la bellezza del viaggio. Spesso il silenzio fa paura, lo si riempie di parole o “si accende qualcosa che parla”. Dovremmo ricordarci che il silenzio favorisce il dialogo tra persone e quello interiore; nel silenzio si chiariscono pensieri, sentimenti e desideri che le parole annullano.
In ascolto … di noi - genitori e fidanzati Leggere la seguente poesia può essere di stimolo alla riflessione: Itaca Raggiungerla sia il tuo pensiero costante. Quando ti metterai in viaggio per Itaca Devi augurarti che la strada sia lunga, Soprattutto, però, non affrettare il devi augurarti che la strada sia lunga che i mattini d'estate siano tanti viaggio; fertile in avventure ed esperienze. quando nei porti fa che duri a lungo, e che da vecchio I Lestrigoni o i Ciclopi – finalmente e con che gioia- metta piede sull'isola, tu, ricco o la furia di Nettuno non temere: toccherai terra tu per la prima volta: dei tesori accumulati per strada non sarà questo il genere di incontri negli empori fenici indugia e acquista senza aspettarti ricchezze da Itaca. se il pensiero resta alto e un sentimento madreperle coralli ebano e ambre, Itaca ti ha dato il bel viaggio, fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. tutta merce fina, e anche profumi senza di lei mai ti saresti messo In Ciclopi o Lestrigoni no certo penetranti di ogni sorta, più profumi in viaggio: che cos'altro ti aspetti? né nell'irato Nettuno inciamperai inebrianti che puoi, E se la trovi povera, se non li porti dentro va in molte città egizie non per questo Itaca ti avrà deluso. se l'anima non se li mette contro. impara una quantità di cose dai dotti. Fatto ormai savio, con tutta la tua Sempre devi avere in mente Itaca. esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare. K.Kavafis (Le più belle poesie, ed. Crocetti, Milano 1993)
In ascolto … di noi - genitori e fidanzati Attività Breve o lunga che sia la strada percorsa insieme, provate a fermare immagini, esperienze vissute come coppia. Nell'ascolto reciproco, individuate profumi, pietre preziose di cui il cammino ha arricchito la vita comune, nella gioia e nel dolore, e che rappresentano la giusta premessa per raggiungere la vostra “Itaca”.
In ascolto … di noi – genitori Cosa avete compreso da questo fatto? Vi invito un attimo a riflettere prima di procedere a leggere l’alternativa responsabile e più efficace per la risoluzione della situazione che vi ho raccontato. Sei pronto per conoscere come relazionarti con i tuoi figli?... Il compito dei genitori è soprattutto quello di creare un clima di rispetto e di accettazione che escluda la minacciosità dei giudizi e rinunci all’uso coercitivo del potere, senza per questo sfociare nel disinteresse e nel permissivismo che renderebbe ancor più insicuro e confuso il bambino.
In ascolto … di noi – genitori E’ all’interno di questo clima rispettoso e facilitante che possono essere recepiti in modo costruttivo e benefico gli input dati di volta in volta, a seconda dei contesti e degli obiettivi educativi specifici. I genitori possono concretamente apprendere a coniugare libertà e disciplina facendo riferimento al paradigma di una profonda accettazione del diritto di ogni individuo a seguire la propria tendenza formativa verso l’auto-realizzazione. Quali genitori sono veramente “efficaci“? “
In ascolto … di noi – genitori Certamente quelli che antepongono il valore della persona a qualunque altro e si impegnano nel promuovere lo sviluppo del potenziale creativo dei loro figli; quelli che incoraggiano l’espressione sincera e immediata dei pensieri e dei sentimenti, quelli per cui l’ascolto empatico è più importante della preoccupazione di insegnare cosa è giusto e sbagliato. Quelli che offrono più l’opportunità di apprendere dall’esperienza che un sapere già preconfezionato, quelli per cui l’essere è più importante dell’apparire e dell’avere, quelli per cui la bontà e onestà sono più apprezzate del successo e del potere.
In ascolto … di noi – genitori GLI ATTEGGIAMENTI RICHIESTI DALL’ASCOLTO ATTIVO Deve esserci la volontà di ascoltare • Deve esserci la sincera volontà di aiutarlo con quel determinato problema e in quel determinato momento. • Dovete sentirvi genuinamente in grado di accettare il suo stato d’animo. • Dovete avere una profonda fiducia nella sua capacità di gestire i propri sentimenti. • Dovete aver chiaro che gli stati d’animo sono transitori, non permanenti. • Dovete essere in grado di considerare vostro figlio una persona distinta da voi. Compito: Rileggere il fatto raccontato, trovando una soluzione diversa mettendo in pratica gli spunti sull’ascolto attivo. Mettere in pratica nella vostra vita di relazione questi suggerimenti.
IN PREGHIERA Preghiera in Famiglia Saranno 4 parole, per ciascuna Domenica del tempo di Avvento, a sintetizzare il messaggio della Parola. Si consiglia di scrivere ciascuna di queste parole, una per settimana e di porla poi in un punto visibile della casa. Ad esempio tra le calamite del frigorifero: è una abitudine di molte famiglie quella di collezionarle! Insieme: Nel nome del Padre, del Figlio e La Parola di questa I Domenica di Avvento è dello Spirito Santo VIGILATE! Un figlio: Tu, Signore, sei nostro padre, da Si accenda un cero o la candela del battesimo di sempre ti chiami nostro redentore. uno dei membri della famiglia Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani.
Insieme: Il padre: Padre nostro che sei nei cieli Vegliate dunque: voi non sapete quando il sia santificato il Tuo nome padrone di casa ritornerà, se alla sera o a venga il Tuo Regno mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate sia fatta la Tua volontà in modo che, giungendo all’improvviso, non vi come in cielo così in terra. trovi addormentati. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti La mamma: come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e Ognuno ha un compito nella casa del padrone e non abbandonarci alla tentazione nessuno si può sostituire a un altro nello ma liberaci dal male. Amen. svolgimento della responsabilità affidatagli dal suo signore. Questa I domenica di Avvento pone Uno dei genitori: ciascuno di noi, in famiglia, di fronte alla propria O Dio, Padre misericordioso, responsabilità. Impegniamoci a non pretendere, a che per riunire i popoli nel tuo regno non dare nulla per scontato, ad apprezzare le hai inviato il tuo Figlio unigenito, maestro di verità e fonte di riconciliazione, veglie di chi è sveglio per lavoro, per custodire i risveglia in noi uno spirito vigilante, piccoli, per aiutare i nonni, per andare ad un perché camminiamo turno di lavoro. Custodiamoci a vicenda sulle tue vie di libertà e di amore nell’esercizio delle nostre responsabilità per fare fino a contemplarti nell’eterna gloria. della nostra famiglia un richiamo di luce! Per Cristo nostro Signore. Amen.
Segno: OROLOGIO In esercizio Per il dialogo di coppia: sfogliando un album di La “nostra casa”, la “nostra famiglia” (PICCOLA CHIESA Cero acceso vecchie foto…è bello rivedersi e ripensarsi!!! DOMESTICA), è il luogo La famiglia si riunisce intorno ad un dell’ATTESA, luogo in cui si è cero acceso segno di preghiera e In quale momento della nostra vita ci siamo chiamati a VEGLIARE per condivisione per tutto il periodo di essere custodi ATTENTI l’uno Avvento e di Natale. addormentati e non abbiamo permesso a dell’altro. Ed è quel luogo Gesù di entrare nella inserito nell’oggi, nel Avere il cuore libero e rivolto nella presente, “tempo di crisi” ma direzione giusta, cioè disposto al nostra casa? anche di opportunità. dono e al servizio. Questo è vegliare! Il tempo è scandito dallo Il sonno da cui dobbiamo svegliarci è Per i ragazzi: “il padrone di casa lascerà… spostarsi delle lancette di un costituito dall’indifferenza, dalla orologio, che alterna vanità, dall’incapacità di instaurare a ciascuno il suo compito”. Quale penso sia momenti bui e momenti di rapporti genuinamente umani… luce. essere attenti al nostro prossimo in il mio compito in questa famiglia? Lo porto avanti Ogni sera, ogni componente difficoltà, lasciarsi interpellare dalle la famiglia dopo il momento sue necessità… (Papa Francesco) con amore e attenzione? di preghiera dice dove posizionare le lancette…
TI RACCONTO UNA STORIA «Una luce alla finestra» (Storie belle e buone di Bruno Ferrero) La strana epidemia si abbatté sulla città all’improvviso. Iniziava come un raffreddore: i colpiti cominciavano a starnutire, poi prendevano uno strano colore grigiastro, finché la malattia esplodeva in tutta la sua virulenza e i colpiti diventavano prima avidi, poi prepotenti e arraffatori, perfino ladri e tremendamente sospettosi gli uni degli altri. Il pensiero del denaro intaccava e annullava tutti gli altri pensieri. “ Ciò che conta sono i soldi. Con i soldi si fa tutto”, sostenevano. Insieme al pensiero dei soldi arrivava anche la paura. I venditori di casseforti e porte blindate non riuscivano a star dietro agli ordini. In certi alloggi la porta d’ingresso arrivava ad avere diciotto serrature a prova di tutto, anche di bazooka. Nelle famiglie, i papà e le mamme rubavano i soldi dai salvadanai dei bambini. I bambini chiedevano: «Quanto mi date per sparecchiare?» . Non solo per asciugare i piatti o per fare i compiti; anche per andare nei giardinetti a giocare. Un sabato pomeriggio, nella via principale, scoppiò un tremendo tafferuglio per una moneta da cinque centesimi. Perfino il dottore fu contagiato e cominciò a vendere le medicine scadute, che prima buttava via con molta attenzione. La vita in città divenne insopportabile. Il sindaco e i suoi consiglieri decisero di recarsi per un consulto dal famoso Barbadoro, che era un eremita, per chiedere una medicina o almeno un consiglio. L’eremita dalla lunga barba bianca li ascoltò con attenzione, poi lisciandosi la barba disse: “Conosco la malattia che ha colpito il vostro villaggio. E’ dovuta ad un virus che si chiama “sgrinfiacchiappa” ed è terribile, perché chi è colpi-to diventa sempre più insensibile, il suo cuore si indurisce fino a diventare di pietra. Si può sfuggire al contagio per un po’ di tempo compiendo atti di bontà e di generosità, ma per debellare veramente la malattia c’è un solo rimedio: l’acqua della Montagna-Che- Canta.
Dovete trovare un giovane forte e coraggioso, completamente disinteressato. Deve affrontare questo impegno solo per amore della gente. Perché l’acqua della generosità funziona solo se è veramente voluta, aspettata, accolta. Logico, no? Perciò se troverete il giovane adatto in grado di affrontare le difficoltà dell’impresa (e non è cosa da poco) la medicina farà effetto solo se ci sarà qualcuno ad aspettarla». «Noi aspetteremo. Tutti!», giurarono il sindaco e i consiglieri. «Dobbiamo assoluta-mente uscire da questa epidemia che rende infelice la nostra città». «…e vuota le casse comunali», aggiunse l’assessore alle finanze, che aveva la pelle grigia di chi veniva colpito dalla malattia del virus «sgrinfiacchiappa». Il giorno dopo su tutti i muri della città era affisso un bando: «Cercasi giovane coraggioso per impresa eroica». Si presentarono in duemila. Ma appena gli aspiranti eroi venivano a sapere che non ci avrebbero guadagnato niente, si ritiravano. Tutti, meno uno. Era un giovane robusto e simpatico, preoccupato dalla malattia che colpiva i suoi con-cittadini e che rendeva infelici tante persone. Si chiamava Giosuè. Il sindaco e i consiglieri gli spiegarono quello che doveva fare, anche se non avevano al-cuna idea di dove si trovasse la Montagna-Che-Canta. «La cercherò», disse tranquillamente Giosuè. «Noi ti aspetteremo», promise la gente. «Metteremo una luce sulla finestra tutte le notti, così saprai che ti aspettiamo». Giosuè mise un po’ di biancheria e pane e formaggio in una bisaccia, baciò la mamma e il papà, abbracciò Mariarosa, la sua fidanzata, che gli sussurrò: «Anch’io ti aspetterò». Salutò tutti e partì.
Per tre giorni Giosuè camminò risolutamente verso le montagne, che tremolavano nella luce azzurrina dell’orizzonte. «Una volta là, mi basterà cercare la Montagna-Che-Canta. Non deve essere difficile», pensava. Ma si illudeva. Dopo dieci giorni di marcia, le montagne continuavano ad apparire lontane, come profili di giganti dormienti, all’orizzonte. Ma Giosuè non si fermava. Pensava agli abitanti della città che certamente si ricordavano di lui e lo aspettavano, ai suoi genitori e a Mariarosa e, ogni mattina, anche se i piedi gli dolevano ricomincia-va la marcia. Passarono altri dieci giorni, poi dieci mesi. Nella città, le prime notti erano state un vero spettacolo. Sui davanzali di quasi tutte le finestre brillava una luce. Era il segno della speranza: aspettavano l’acqua della generosità portata da Giosuè. Ma con il passare del tempo, molte lampade si spensero. Alcuni se ne dimenticarono semplicemente, altri, colpiti dalla malattia, si affrettarono a spegnerle per risparmiare. La maggioranza dei cittadini, dopo qualche mese, scuoteva la testa dicendo: «Non ce l’ha fatta. Non tornerà più». Ogni notte, c’era qualche luce in meno alle finestre. Ma Giosuè, dopo un anno, arrivò alle montagne. Le prime erano montagnole da poco e le valli che le dividevano larghe e facili. Poi si fecero sempre più aspre, rocciose, disseminate di ostacoli. Giosuè stava con le orecchie tese per individuare la Montagna-Che-Canta.
Qualche picco, grazie al vento, fischiava. Qualche montagna, grazie ai ghiacciai e ai torrenti, rombava. Ma nessuna cantava . In una piccola baita, aggrappata al fianco di una montagna, incontrò un vecchio pasto- re e gli chiese qualche informazione .Il pastore gli regalò una scodella di latte fresco e poi gli disse: «La Montagna-Che-Canta? Certo che so dov’è. Non mi fa dormire quando porto le mie pecore a pascolare da quelle parti. Ma è un accidenti di montagna! Ripida e levigata come un obelisco e con il gigante Soffione». «Chi è?». «Un gigante burlone che si diverte a soffiare giù chi cerca di salire sulla montagna». «Pazienza, ma io devo salire lassù», disse Giosuè. Il vecchio pastore lo accompagnò fino ai piedi della montagna e lo salutò: «Buona fortuna!». La montagna cantava davvero, con un vocione allegro e un po’ stonato. Giosuè cominciò subito ad arrampicarsi. Le pareti della montagna avevano pochi appigli e il povero giovane si ritrovò presto con le mani rovinate dalla roccia. Era quasi a metà della salita, quando un soffio di vento violento lo staccò dalla parete e lo fece rimbalzare in giù per parecchi metri. Mentre cadeva sentiva la risata del gigante Soffione, felice per lo scherzo che gli aveva giocato. Neanche questa volta Giosuè si scoraggiò. Si riempì le tasche e la camicia di sassi e ricominciò a salire. Pesante com’era, ogni centimetro gli costava una fatica terribile, ma il gigante
Soffione aveva un bel soffiare. Non riusciva neanche a farlo vacillare. Dopo un po’ il gigante cominciò a tossire e infine smise di soffiare. Così Giosuè arrivò sulla vetta e vide la sorgente cristallina dell’acqua della generosità. Aveva compiuto la missione che gli era stata affidata e il suo cuore era leggero e lieto: la gente della città sarebbe tornata felice come prima. Portava sulle spalle una botticella della preziosa acqua. Se non fosse bastata per tutti, ormai sapeva la strada. Una notte senza luna e senza stelle, Giosuè arrivò sulla collina da cui si vedeva la città. Guardò giù ansimando perché aveva fatto di corsa gli ultimi metri. Quello che vide gli riempì gli occhi di lacrime e il cuore di amarezza. La città era completamente avvolta dal buio. Non c’erano luci sui davanzali delle finestre. Nessuno lo aveva aspettato. «E’ stato tutto inutile… Se nessuno mi ha aspettato, l’acqua non farà effetto… Tutta la mia fatica è stata inutile». Si avviò mestamente. Aveva voglia di buttar via l’acqua che gli era costata tanto. Stava per farlo, quando qualcosa lo fermò. C’era una luce, laggiù! Un lumino, piccolo, tremante, lottava con la notte, in mezzo ai muri neri delle case. «Qualcuno mi ha aspettato!». Giosuè rise forte per la felicità e partì di corsa. Riconobbe la finestra e la casa. In fondo al cuore non ne aveva mai dubitato. Mariarosa e i suoi genitori lo avevano aspettato
GUARDIAMO UN FILM… Regia di Guido Chiesa. Genere Regia di Timothy Drammatico, - Italia, Regia di Giulio Reckart. Titolo 2010, durata 102 Base. Un film con originale: The min Ivano Marescotti, Star. Genere Genere Animazione, Drammatico – Avventura, Italia, 2020, Commedia, - USA, durata 95 minuti. 2017, durata 86 minuti.
CONTEMPLIAMO Van Gogh, I primi passi (da Millet), 1890, Olio su tela, cm 72,4 x 91,2, New York, The Metropolitan Museum.
Dal Segno ai segni di Carità Premessa La Caritas Diocesana proporrà per le quattro domeniche di Avvento, un percorso di animazione alla carità inteso come cammino di riflessione, conoscenza e azione teso a preparare la comunità al 50° Anniversario di Caritas Italiana che si celebrerà il prossimo anno, precisamente, il 2 luglio 2021 essendo, Caritas Italiana, stata istituita da Paolo VI il 2 luglio 1971.
CARITAS ITALIANA – NASCITA ED EVOLUZIONE … IN VISTA DEL 50° Si potrebbe sintetizzare il momento della nascita di Caritas Italiana come una sostituzione di strutture e un cambiamento ecclesiologico. Il passaggio di strutture fu tra la POA (pontificia opera assistenza) e la Caritas. La prima, con le sue articolazioni diocesane (ODA, opere di assistenza) era nata come ente erogatore di beni e servizi alla diocesi degli aiuti provenienti dai cattolici americani e indirizzati direttamente al papa. Nel 1970 Paolo VI sciolse la POA e nel 1971 la CEI istituì la Caritas. Questa sorge come strumento pastorale di animazione di tutta la comunità cristiana nell’esercizio della carità. Come diceva Paolo VI nell’incontro dell’anno successivo con le Caritas diocesane: «Una crescita del popolo di Dio nello spirito del concilio Vaticano II non è concepibile senza una maggior presa di coscienza da parte di tutta la comunità cristiana delle proprie responsabilità nei confronti dei bisogni dei suoi membri». Cambiamento che mons. Giovanni Nervo esemplifica in due episodi. Il primo, relativo a un vescovo incaricato di seguire le Caritas dalla sua conferenza regionale, chiede: «Che cosa ci portate?», «Nulla» risponde Nervo. «Allora perché ci siete?» commenta il vescovo. Il secondo riguarda l’avvio nel settembre 1972 del primo convegno nazionale. «Mentre attendavamo il vicepresidente della CEI, mons. Castellano, che doveva presiederlo, mi si avvicinò timidamente una donna e mi mise in mano una busta: 1.200.000 lire, erano gli arretrati della sua pensione sociale che aveva appena riscosso. Comprendemmo da questo segno che quello che dovevamo promuovere era possibile».
Ancora mons. Giovanni Nervo nel suo intervento-testimonianza in occasione della tavola rotonda sul tema Animare al senso di carità: il cammino di Caritas italiana nel contesto del 31° Convegno nazionale delle Caritas diocesane che aveva come tema “Al di sopra di tutto. “Un cuore che vede” per animare alla carità (Montecatini Terme, 25- 28 giugno 2007), raccontò «Quando la Cei nel 1971 mi ha chiamato a Roma per avviare la Caritas italiana, subito, mi sono spaventato, poi ho trovato forza e serenità in due pensieri: la chiesa è del Signore, se vuole questa cosa per la sua chiesa ci aiuterà a trovare le strade per realizzarla; e poi potevamo lavorare insieme, come chiesa». Nel medesimo intervento, mons. Nervo affermava che «la Caritas nasce come strumento di rinnovamento del Concilio nell’ambito della carità, come ci ha detto Paolo VI nel discorso del settembre 1972 al primo convegno delle Caritas diocesane. “Una crescita del popolo di Dio nello spirito del Concilio Vaticano II non è concepibile senza una maggior presa di coscienza da parte di tutta la comunità cristiana nei confronti dei bisogni dei suoi membri”». Paolo VI, commentando lo Statuto pastorale della Caritas, in particolare l’articolo 1, offriva la chiave di lettura per leggere la presenza della Caritas nel cammino della chiesa italiana: il compito di animazione della carità “al di sopra dell’aspetto materiale” e la sua funzione “pedagogica” con lo scopo di «sensibilizzare le chiese locali e i singoli fedeli al senso e al dovere della carità in forme consone ai bisogni e ai tempi».
Animare alla carità, cioè, è facilitare processi attraverso i quali le persone scoprano la propria capacità di abitare il tempo, anche quando questo è un tempo di crisi, un tempo conflittuale o apparentemente vuoto e di rendere questo tempo occasione per alimentare un cambio di rotta. Animare alla carità nell’ottica della “prevalente funzione pedagogica” ideata da Paolo VI, non consiste semplicemente nella creazione di un servizio o nel rispondere a un bisogno immediato, ma nell’avviare processi di cambiamento, perché per la Caritas, organismo pastorale chiamato ad animare la testimonianza comunitaria della carità, l’animazione è “accompagnare” le comunità e i territori a realizzare la cosiddetta “pedagogia dei fatti”.
TESTIMONE: PAOLO VI Il 13 dicembre 1937 è nominato Sostituto della Segreteria di Stato e il 29 novembre 1952 Pro- Il 26 settembre 1897 Giovanni Battista Montini, futuro Segretario di Stato per gli Affari Straordinari. Papa Paolo VI, nasce a Concesio (Brescia) da Giorgio Il 1° novembre 1954 Pio XII lo elegge arcivescovo di Montini, esponente di primo piano del cattolicesimo Milano. Il 15 dicembre 1958 Giovanni Battista Montini è sociale e politico italiano di fine Ottocento, e da Giuditta creato cardinale da Giovanni XXIII. Alghisi. Ordinato sacerdote il 29 maggio 1920, il giorno Il 21 giugno 1963 viene eletto Pontefice e il 29 seguente celebra la prima Messa nel Santuario di Santa settembre apre il secondo periodo del Concilio Maria delle Grazie in Brescia. Ecumenico Vaticano II, che, alla fine del quarto periodo, Trasferitosi a Roma, tra il 1920 e il 1922 il futuro Papa concluderà solennemente l'8 dicembre 1965. Paolo VI frequenta i corsi di Diritto civile e di Diritto Il 1° gennaio 1968 celebra la prima Giornata mondiale canonico presso l'Università Gregoriana e quelli di della Pace. Lettere e Filosofia presso l'Università statale. Il 24 dicembre 1974 apre la Porta Santa nella Basilica di Nel maggio 1923 inizia la carriera diplomatica presso la San Pietro, inaugurando l'Anno Santo del 1975. Segreteria di Stato di Sua Santità. È inviato a Varsavia Il 16 aprile 1978 scrive alle Brigate Rosse implorando la come addetto alla Nunziatura Apostolica. Rientrato in liberazione di Aldo Moro e il 13 maggio nella basilica di Italia nell'ottobre dello stesso anno, è nominato San Giovanni in Laterano assiste alla messa in suffragio dapprima (1924) assistente ecclesiastico del Circolo dello statista assassinato e pronuncia una solenne romano della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica preghiera. Italiana), quindi nel 1925 assistente ecclesiastico Il 6 agosto 1978, alle ore 21.40, muore nella residenza nazionale della stessa Federazione, carica che lascerà estiva dei papi a Castel Gandolfo. nel 1933.
Riforme e innovazioni Numerose le riforme e le innovazioni apportate da Paolo VI nelle strutture e nella vita della l'istituzione dei Chierici della Cappella Chiesa. Tra queste: l'istituzione della Pontificia Pontificia e della Consulta dello Stato della Commissione per le Comunicazioni sociali (11 Città del Vaticano (28 marzo 1968); aprile 1964); l'istituzione del Segretariato per i l'istituzione della Commissione teologica non cristiani (19 maggio 1964); l'istituzione del internazionale (11 aprile 1969); il nuovo Segretariato per i non credenti (9 aprile 1965; regolamento dell'Ufficio delle Cerimonie l'istituzione del Sinodo dei Vescovi (15 Pontificie (1 gennaio 1970); lo scioglimento settembre 1965); la riforma del S. Offizio (7 dei Corpi armati Pontifici ad esclusione della dicembre 1965); l'istituzione del Consiglio per i Guardia Svizzera (15 settembre 1970); laici e della Pontificia Commissione «Iustitia et l’istituzione di Caritas Italiana (2 luglio pax» (6 gennaio 1967); l'istituzione della 1971); l'istituzione del Pontificio Consiglio Prefettura degli affari economici della Santa «Cor Unum» (15 luglio 1971); l'istituzione Sede, della Prefettura della Casa Pontificia e della Pontificia Commissione per la revisione dell'Ufficio centrale di statistica della Chiesa del Codice di Diritto Canonico Orientale (10 (15 agosto 1967); l'istituzione della Giornata giugno 1972). mondiale della pace (8 dicembre 1967);
OPERA SEGNO DELLA CARITAS DIOCESANA: SISTEMA DI ACCOGLIENZA Centro di Accoglienza per uomini “LA TENDA” Casa di Accoglienza “Santa MARTA” – Matera (Caritas Diocesana) – Parrocchia Mater Ecclesiae Bernalda (Ref. Don Pasquale Giordano) Casa di Accoglienza per donne e bambini Casa di Accoglienza San Giulio “CASA ANNACARLA” – Parrocchia San Giulio in Terzo Cavone – Matera (Caritas Diocesana) (Ref. Don Antonio Polidoro) Casa di Accoglienza “don Tonino Bello” Casa di Accoglienza per migranti stagionali - Parrocchia San Rocco – Matera “Casa Betania” (Ref. Don Angelo Tataranni) c/o Serra Marina Fondazione Migrantes Diocesana Casa di Accoglienza “Maria SS della Bruna” (Ref. Don Antonio Polidoro) - Parrocchia Immacolata – Matera (Ref. Don Angelo Tataranni)
AZIONE DI CARITA’ Per attuare la funzione educativa nell’ottica della “pedagogia dei fatti”, ovvero, partire dai problemi e dalle sofferenze delle persone per aiutare tutta la comunità a costruire risposte di solidarietà nella dimensione della partecipazione e della corresponsabilità e per tradurre la risposta al bisogno in un’esperienza di educazione, la Caritas Diocesana e le Caritas Parrocchiali hanno risposto al bisogno dell’accoglienza di quanti vivono una condizione di fragilità abitativa realizzando una serie luoghi per l’accoglienza. . Ogni famiglia o comunità scelga uno dei Centri di Accoglienza e sentito il soggetto che si occupa della gestione e organizzazione destini un dono per le esigenze del Centro
last but not least per partecipare al gioco clicca sull’icona e digita il codice 04484624 E i giovani cosa pensano? Scoprilo cliccando sull’icona
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