Il Paesaggio come strumento interpretativo. Nuove proposte per vecchi paesaggi1
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Stratigrafie del Paesaggio, 1, 2021 Il Paesaggio come strumento interpretativo. Nuove proposte per vecchi paesaggi1 Edoardo Vanni. Università di Siena; edoardo.vanni@unisi.it Federico Saccoccio. Università di Pisa; federico.saccoccio@phd.unipi.it Franco Cambi. Università di Siena; franco.cambi@unisi.it 1. L’ordine del discorso. prossimi anni, soprattutto in ambiti tutt’al- Questo contributo intende offrire una pro- tro che neutri in cui il paesaggio è inteso spettiva d’insieme sull'intimo legame esi- come eredità comune e patrimonio da con- stente tra teoria, pratica e risultati nel servare (o distruggere), condividendo mo- campo dell'archeologia del paesaggio con- dalità di gestione con soggetti multipli. temporanea. Dal punto di vista argomenta- L’obiettivo non è solo quello di riflettere su tivo abbiamo ritenuto opportuno isolare al- un “paesaggio” metaforico e disciplinare cuni macro-temi chiave, la cui definizione condiviso, nel ridefinire metodologie e teo- appare al centro di ripensamenti e dibattiti, rie sviluppatesi precipuamente in seno col fine di aprire un piano di discussione all’archeologia dei paesaggi, ma anche condivisa per la definizione della disci- quello di ‘produrre’ uno spazio concreto, plina stessa negli anni futuri. Abbiamo or- un paesaggio materiale nuovo, all’interno ganizzato l’ordine del discorso in tre del quale posizionare temi di svariata na- grandi problematiche che, a nostro avviso, tura, dalla ricerca alla conservazione. Non sono alla base di ogni riposizionamento di- proporremo delle soluzioni, perché ciò che sciplinare e possono costituire una sorta di ci interessa è aprire un fronte problematico decalogo o promemoria. Dapprima, la que- di ridefinizione disciplinare. I temi qui af- stione ermeneutica, ovvero la riflessione frontati possono moltiplicarsi e trovare una sui modi di accesso allo spazio conoscitivo, sintesi ed una chiara definizione solo attra- sulle strategie e sulle procedure per l’acqui- verso un dibattito aperto, che speriamo con sizione dei dati, che sta animando i recenti questo breve contributo di iniziare ad in- contributi afferenti all’archeologia dei pae- travedere. saggi. In un secondo momento abbiamo ri- flettuto sui caratteri epistemologici ovvero 2. Prassi comune o comuni intenti? sulla definizione dello spazio conoscitivo e Negli ultimi vent’anni sempre maggiore at- del suo contenuto, operanti non solo all’in- tenzione è stata posta nella ricerca di meto- terno della disciplina archeologica ma an- dologie e linguaggi condivisi nel campo che a livello filosofico più generale, mo- della pratica della ricerca archeologica sui strando come la dicotomia proces- paesaggi (FRANCOVICH, PATTERSON 2000; suale/post-processuale, sia oramai ineffi- ALCOCK, CHERRY 2004; ATTEMA, BURGERS et cace per descrivere la complessità del reale alii. 2010; STEK, PELGROM 2014; DUERING, storiografico-archeologico che fa da cor- STEK 2018; BELLINI et alii 2014; Launaro nice e condiziona le ricerche in corso. In- 2004). L’obiettivo comune alla maggior fine, la questione etica, ovvero lo spazio parte degli studiosi che si sono occupati di pubblico e politico in cui l’archeologia dei ciò è stato quello di condurre ad una stan- paesaggi si trova e si troverà ad operare nei dardizzazione del processo di costruzione 1 I contributi sono a cura di Edoardo Vanni (§ 1, 3), Federico Saccoccio (§ 2) e Franco Cambi (§ 4). 2
Stratigrafie del Paesaggio, 1, 2021 del sapere storico, in particolare quello ba- l’applicazione sistematica anche in ambito sato sul dato di natura archeologica non ot- mediterraneo (CHASE 2017; OPITZ 2016; tenuto attraverso la procedura dello scavo COLLAZO et alii 2020; MASINI et alii 2018; stratigrafico. Dal punto di vista pratico, ciò HESSE 2014; LASAPONARA et alii 2010). Gli si traduce nell’utilizzo di prassi e linguaggi approcci di remote sensing per scopi di tu- comuni. Standardizzare la ricerca per con- tela del patrimonio archeologico aprono a durla su un percorso che non solo permetta domande del tutto nuove riguardo alla so- di comparare i dati raccolti tra diversi pro- stenibilità della ricerca archeologica sui getti, ma anche di renderli compatibili con paesaggi. Ricognire, ovvero impegnare un le metodologie più diffuse di analisi quan- numero vario di archeologi per scanda- titativa e statistica dei dati (ALCOCK, gliare diversi km2 di campi arati, è un’ope- CHERRY 2004; ATTEMA, BURGERS et al. 2010). razione certamente dispendiosa, soprat- Ne deriva una prassi di interrogazione e di tutto in termini di tempo e risorse impie- interpretazione più che consolidata e larga- gate – nonostante la grande mole di infor- mente condivisa, in cui si dà solitamente mazioni che è in grado di fornire. priorità all’aspetto quantitativo del dato ri- La ricognizione come soluzione più “eco- spetto a quello qualitativo, per quanto re- nomica” per indagare interi paesaggi centemente si sia cercato un più aperto bi- (SHERRATT 1996, p. 144), sostanzialmente di lanciamento tra i due aspetti (STODDART orientamento processuale, potrebbe oggi 2020, p. 26). Nel corso degli anni, le diffe- essere messa in discussione. Infatti la rico- renti necessità nell’approccio al problema gnizione archeologica, soprattutto se inten- dei paesaggi storici hanno prodotto diverse siva, può essere vista come una attività di soluzioni metodologiche. In centro Europa, per sé non di facile attuazione, anche a ad esempio, una maggiore sensibilità nei causa dei limiti imposti dalle condizioni confronti delle problematiche poste dalla del suolo, dal suo uso e dalla legislazione tutela estensiva di ampie regioni ha pro- locale. Inoltre, presupponendo una quan- dotto progetti di ricognizione e censimento tità infinita di risorse per l’organizzazione come il Polish Archaeological Record (AZP) in di una campagna di ricognizioni, rimane Polonia, il Sites and Monuments Record insoluta la questione del tempo necessario (SMR) inglese, o ai diversi progetti portati affinché venga ‘coperto’ un numero di km2 avanti dal governo tedesco nei diversi Län- utile allo sviluppo di ipotesi ed analisi der (ZIMMERMANN et al. 2009; FAIRCLOUGH quantitative, spesso possibili solo con dati 2002, pp. 1-3). La stessa attenzione per la provenienti dai grandi progetti. In defini- tutela ha più recentemente condotto ad un tiva, la ricognizione oggi non si propone maggiore sviluppo delle metodologie ba- più come la pratica più efficace per investi- sate sull’utilizzo di tecniche di Remote sen- gare un paesaggio, soprattutto per enti ed sing (HADJIMITSIS et alii 2020; SOLDOVIERI, istituzioni non più disposti ad elargire MASINI 2017). Le cartografie prodotte tra- grosse somme di denaro per progetti di mite l’interpolazione di dati derivati da Li- grande respiro. Di conseguenza, il Remote DAR, in particolare, hanno stimolato l’ela- Sensing è col tempo divenuta una strategia borazione di tecniche di ricognizione da re- di indagine competitiva e per certi aspetti moto di aree geografiche anche molto addirittura alternativa rispetto al classico estese, conducendo a recenti proposte per survey – con tutti i problemi che derivano 3
Stratigrafie del Paesaggio, 1, 2021 dalla visione antitetica e non complemen- più in generale, da tendenze di stampo tare tra le due procedure. Nonostante tali neopositivista (PAPANTONIOU, VOINIS 2019, criticità, la centralità della pratica del field p. 8). Se, infatti, si può ritenere ormai con- survey come metodologia alla base dell’ar- clusa la contrapposizione aperta tra ten- cheologia dei paesaggi è, allo stato attuale denze espressamente processuali e post- del dibattito, tutt’altro che in discussione. processuali, rimane ancora viva la contrap- In un recente articolo pubblicato a più posizione tra approcci deterministi e non- mani, che si propone come manifesto delle deterministi (ARPONEN et alii 2019, p. 2), best practices da adottare nella pianifica- con una prevalenza dei primi nella più re- zione di un progetto di ricerca basato sulla cente letteratura archeologica (BURGMANS ricostruzione dei paesaggi mediterranei, la et alii 2019; STODDART 2020, pp. 24-54). Alla centralità della procedura del field survey luce di quanto scritto nel manifesto, cre- per l’estrazione del dato storico è il vero diamo che l’integrazione nella prassi della fulcro del contributo, atto a raccogliere e si- ricognizione archeologica di pratiche ‘mi- stematizzare esperienze e metodologie svi- ste’, che prevedono l’utilizzo parallelo e luppate nell’ambito dei progetti condotti complementare di remote sensing e field sur- dalle scuole di matrice centro e nordeuro- vey, sia di per sé un fatto positivo. Ciò di- pea (ATTEMA et alii 2020). Il frutto di tali mostra che, nonostante l’imprescindibilità esperienze viene sintetizzato in una serie di della pratica della ricognizione e della ten- raccomandazioni, in cui le nuove tecnolo- denza alla standardizzazione delle strate- gie coprono un ruolo collaterale e seconda- gie, le metodologie di studio dei paesaggi rio rispetto alla ricognizione archeologica. godono ancora di una certa vitalità. La ne- Gli approcci ‘ibridi’ vengono proposti solo cessità di disporre di una molteplicità di per quei paesaggi marginali dove la ricogni- strumenti/approcci è resa bene nello stesso zione archeologica incontra inevitabil- articolo, dove, sebbene recepiti come ‘an- mente dei limiti di applicazione e richiede cillari’, i dati da remote sensing sono consi- soluzioni che si adattino alle condizioni del derati fondamentali per la comprensione di paesaggio contemporaneo e alle domande quei paesaggi dove i biases sono più limi- dei ricercatori (ATTEMA et alii 2020, p. 7; AN- tanti. Potremmo dire che, dal punto di vista SART et alii 2016; VAN LEUSEN et alii 2011). delle metodologie, si sia giunti ad un punto Al fine dell’applicazione, al fine dell’appli- d’incontro sostanziale, in cui è possibile cazione delle pratiche di analisi quantita- soppesare con la dovuta cautela i dati pro- tiva dei dati, la ricognizione archeologica venienti dalla ricognizione archeologica ed viene proposta come unica scelta ragione- analizzarli nella prospettiva di un obiettivo vole per garantire l’integrità dei dati e comune: […] to offer integrated insights into quindi l’attendibilità dell’interpretazione. regional and interregional trends, and histori- In quest’ambito, concetti come cal processes in the short-, medium- and long- “Siedlungskammer” (LEHMANN 1939; term.”. A questo obiettivo si dedicano BINTLIFF 1996) e ”analisi spaziale” rive- quelli che vengono definiti “survey archaeo- stono un ruolo chiave nel processo di com- logists” (ATTEMA et alii 2020, pp. 30-41), ma prensione dei paesaggi e denotano uno non è chiaro se in questa definizione sia da stretto rapporto di dipendenza da concetti leggere la necessità della creazione di una teorici quali il determinismo ambientale e, nuova specializzazione dell’archeologo dei 4
Stratigrafie del Paesaggio, 1, 2021 paesaggi – se ne sente davvero il bisogno? non tiene più. Ed è proprio la discussione Anche se da un punto di vista metodolo- intorno alla materialità del paesaggio che gico siamo giunti ad una sintesi sulle stra- ha contribuito, a nostro avviso, a rivelare tegie per l’investigazione attraverso il field tutto questo. survey, permangono ancora problemi legati La dicotomia tra moderno e postmoderno alla sostenibilità dei progetti di archeologia nasce evidentemente da tendenze radicate dei paesaggi, oltre che al valore pubblico in tradizioni accademiche, filosofiche e sto- della ricerca stessa, temi a cui non sono riche molto più profonde. La smaterializza- state dedicate approfondite riflessioni me- zione del paesaggio portata avanti da certe todologiche e teoriche. L’archeologia dei tendenze eminentemente culturaliste, ha paesaggi ha infatti primariamente un va- raggiunto le sue vette più alte con lo spatial lore sociale e pubblico a prescindere dal turn nato in seno alla tradizione geografica luogo in cui la si pratica. Interrogarci sui anglo-americana, ponendo l’accento sugli valori che gli archeologi dovrebbero condi- aspetti percettivi e visuali del soggetto che videre in tutte le società dove operano è interagisce con il mondo fisico, con un quantomeno auspicabile. Resta da chie- modo di intendere il rapporto sia sintag- derci: a quando un decalogo/manifesto de- matico che paradigmatico tra soggetto e gli scopi più veri, non solo scientifici, a cui oggetto, derivato principalmente da una dovrebbe ambire l’archeologia dei pae- certa parte di fenomenologia (DENIELS, CO- saggi? SGROVE 1988; sulla genealogia di questa ‘svolta’ si veda TORRE et alii 2008). Lo spatial 3. Il paesaggio come soluzione teorica: turn ha certamente avuto come merito di dallo spatial turn al cronotopo mettere al centro lo ‘spazio’, come luogo fi- Gli aspetti teorici che coinvolgono la no- sico ma soprattutto simbolico dell’agire zione di paesaggio e dunque direttamente umano, rimettendo in discussione lo spa- anche quella di Archeologia del Paesaggio o zio cartesiano geometrico e misurabile, ri- dei Paesaggi, si impongono come centrali velando anche la debolezza di alcuni stru- per una agenda che vuole, in maniera pro- menti euristici e aprendo lo spazio a nuove blematica e aperta, porre temi chiave su cui riflessioni tra locale e globale, culturale e riflettere nei prossimi decenni. All’interno materiale. del paesaggio come medium e per il paesag- Lo spazio così inteso non è solo uno spazio gio come fine si sono addensati alcuni dei fisico, ma un fenomeno visivo e percettivo più recenti e irrisolti dibattiti in archeologia (OLWIG 2002). La categoria di paesaggio na- e non solo. Uno dei temi che si impongono sce sulla scia di questa svolta culturalista, in questa nuova stagione di studi sul pae- contribuendo a dotare tutte le discipline saggio è la sua funzione di strumento euri- che si approcciano in qualche modo all’am- stico. Qual è cioè il suo ruolo all’interno del biente, di un nuovo strumento teorico, ri- dibattito teorico. Visto in questa prospet- velando tuttavia immediatamente la pro- tiva il paesaggio ha permesso di ripensare e spettiva riduttivamente simbolica di que- di rimettere a fuoco anche alcune delle que- sta categoria d’analisi, imponendo da su- stioni teoriche nate e sviluppatesi in seno bito la riflessione circa la potenzialità di all’archeologia. È ormai chiaro che la ten- metodologie alternative di analisi sostanti- sione tra postprocessuale e processuale viste e processuali. Il ritorno a una fase di 5
Stratigrafie del Paesaggio, 1, 2021 grandi narrative e di paradigmi solidi, sti- il paesaggio e dunque priva di aspetto ge- molate da innovative metodologie archeo- nealogico, potremmo dire a-storico, non logiche e dall’accumulo di quantità sempre processuale. A questa mancanza di tempo- crescenti di dati computabili, fa parte di un ralità ‘i culturalisti’ hanno trovato solu- movimento che potremmo definire, senza zioni teoriche di vario genere, mi riferisco sbagliarci, neo-materialista, in cui tutti soprattutto ai lavori di Tim Ingold sui Ta- sono coinvolti (LAZZARI 2014 con bibliogra- skscape (INGOLD 1993, 2010; critiche in fia; in generale si veda il manifesto di FER- HICKS 2016) o al concetto di Biography of RARIS 2014). Le tendenze culturaliste, post- Landscape (Roymans et al. 2009). Lo spazio processuali, ermeneutiche e fenomenologi- fisico (space) è un contenitore privo di signi- che sviluppatesi in seno all’archeologia ficati mentre il place è un moltiplicatore di Anglo-Americana e Nord Europea hanno senso. La tradizione storico-antropologica risposto e abbracciato il ritorno al materia- mediterranea ha intrapreso dal canto suo lismo, proponendo a livello teorico una un percorso più teso alla standardizza- svolta simmetrica (WITMORE 2020 con bi- zione delle metodologie e delle procedure bliografia). La simmetria è una simmetria per l’acquisizione dei dati (POPULUS Pro- eminentemente fenomenologica, legata ject). alle riflessioni di Husserl, ma ancor più di In questa nuova stagione di neo-materiali- Heidegger (OLWIG 2013). smo il rischio è quello di cadere in una de- Per l’archeologia simmetrica l’oggetto non riva scientista o determinista, finendo per esiste al di fuori della sua relazione con il fondare un iperprocessualismo che invece soggetto che l’ha pensato. Una brocca non di smaterializzare il paesaggio lo reifica. Il possiede alcuna materialità in sé se non è merito di questa tradizione procedurista e concepita insieme all’attore che la impugna processualista è quello di non aver mai ab- e la usa. L’oggetto è soggetto e viceversa. bandonato la visione materialistica del pae- L’oggetto è un non-oggetto ed il soggetto saggio, convergendo su di esso non solo at- dal canto suo è un non-umano. La smate- traverso la pista quantitativa ma anche po- rializzazione adesso riguarda non più il nendo le basi per una svolta ‘spaziale’ ma paesaggio ma il soggetto che lo trasforma, dal punto di vista processuale. E dunque se ovvero la formazione economico-sociale ed è vero che il paesaggio è un paesaggio in ultima istanza l’uomo stesso. mentale, un prodotto tropico e topico (Le- È l’archeologia del post-umano. Il paesag- fevre 1974), i cui confini non sono più fisici gio mette tuttavia in discussione questa vi- e ben definiti, è anche vero che esso costi- sione fenomenologica e ancora una volta tuisce la base materiale per la riproduzione pone in evidenza i corti circuiti e le crepe. sociale delle comunità umane come entità Il paesaggio, la natura, vivono a prescin- socio-economiche. Lo spazio, ci rammenta dere dal soggetto che in essi vive e si ripro- Michel Foucault, è quel luogo dove il sog- duce come società. E tuttavia entrambi si getto prende posizione per generare il suo trasformano e si riproducono come tali in discorso sulla realtà. Ma è anche spazio un processo di co-evoluzione continuo. La reale, territoriale, suolo fumante. I vecchi prerogativa visuale, percettiva, pone il sog- confini cadono ma nessuno si è dato pen- getto a contatto diretto e non mediato con siero di definirne dei nuovi secondo dei cri- 6
Stratigrafie del Paesaggio, 1, 2021 teri logici. E allora questa nuova svolta spa- suo il paesaggio reagisce, si degrada, si ri- ziale si concretizza nel riempire gli spazi genera, risponde agli stimoli secondo mo- vuoti, muovendo dalla visione sitocentrica dalità sue proprie di cui non possiamo non alla visione contestuale, per passare al con- tenere conto, collassando o ponendo solu- cetto di continuum archeologico (CAMPANA zioni. È la prassi a tenere insieme tutto que- 2019). sto. La prassi come pratica archeologica, Riempire lo spazio vuoto di conoscenza at- ma come modalità morfologica di agency traverso l’acquisizione e la copertura ‘to- sociale. In questo posizionamento teorico il tale’ del paesaggio, ovviamente questo gra- paesaggio non è più un semplice oggetto di zie allo sviluppo di nuove tecnologie per studio o un prodotto dell’attività umana, l’acquisizione dei dati (estensive) e per ma diventa una soluzione euristica da un l’elaborazione delle interpretazioni e per la lato e uno ‘spazio’ epistemologico dall’al- gestione dei livelli stratificati di cui il pae- tra. Arrivati a questo punto vorremmo pro- saggio è composto (intensive). Con il GIS la porre in agenda una riflessione seria e con- visualizzazione del paesaggio cambia an- divisa sul paesaggio come cronotopo, un cora di magnitudo e non è più una rappre- insieme fisico e ideale di materialità e tem- sentazione diretta, un’esperienza del sog- poralità diverse, coincidenti, elidenti tra getto (dal presente, nel passato), ma una loro e occasionalmente in rapporto dialet- terza materialità, del tutto nuova, storica- tico. Il cronotopo ci sembra uno strumento mente ed intellettualmente prodotta (VE- di analisi più denso e forse più adatto alle RHAGEN 2018). Un paesaggio terzo, non nuove esigenze ‘spaziali’. Il concetto di con- culturale né materiale, ma feticcio, che testo, attraverso il quale l’archeologia ha tiene insieme diverse spazialità e diverse operato e continua ad operare, ricucendo temporalità. Non si tratta allora più di op- brillantemente la cosità della cultura mate- porre la settlement pattern analysis alla cultu- riale con lo spazio storico che l’ha generata ral landscape archaeology, né di riconciliare e assemblata, e dunque con la temporalità, Reason and Romance ma di tenere insieme forse comincia a soffrire di un difetto ‘strut- spazio e tempo (SHERRATT 1996). turalista’ nel confrontarsi con l’elefantiasi E allora se l’archeologia ha rappresentato spaziale e temporale che adesso sta inve- una rottura epistemologica (per riprendere stendo lo studio del paesaggio (CARANDINI un termine caro a Gaston Bachelard: BA- 2017). CHELARD 1977) nel ricondurre al rango di Il cronotopo, riprendendo le parole di fonte storica il terreno stesso, l’archeologia Bacthin, è “l’interconnessione sostanziale del paesaggio tiene insieme il culturale con dei rapporti temporali e spaziali dei quali il materiale, la natura come ente attivo e il la letteratura si è impadronita artistica- sociale come processo, in un continuo e in- mente”, è il luogo elettivo in cui “si uni- cessante movimento trasformativo. Nel scono in modo singolare le serie spaziali e paesaggio, inteso come medium reale, il so- temporali dei destini e delle vite”, di- ciale pone le basi materiali e ideali per la remmo nella nostra prospettiva, delle so- sua riproduzione, lo trasforma, lo oblitera, cietà umane, della storia (BACHTIN 1979, p, lo preserva, produce conoscenza, opera le 231). Nel cronotopo, ovvero nel paesaggio, sue scelte politiche e culturali e dal canto ha luogo la fusione dei connotati spaziali e 7
Stratigrafie del Paesaggio, 1, 2021 temporali in un tutto dotato di senso e con- ambire ad essere una delle prassi per acce- cretezza. Il tempo si fa denso e compatto e dere alla conoscenza di questo cronotopo. diventa fisicamente percepibile. Lo spazio E allora la rifondazione materiale dello si intensifica e si immette nel movimento spazio e dell’archeologia (dei paesaggi), del tempo, dell’intreccio e della Storia. An- passa attraverso la saldatura, in luoghi ad cora con le parole di Bachtin “I connotati hoc, nel e del paesaggio, di tempo e spazio. del tempo si manifestano nello spazio, al Ricucire la storia materiale significa dotare quale il tempo dà senso e misura” (BACH- lo spazio di tempo, posizionarlo e posizio- TIN 1979, pp. 231-232; su questi temi TA- narci in un posto, morfologicamente signifi- GLIAGAMBE 1986; LENZINI 2020). In questo cante. Non si tratta di oltrepassare il post-, modo la portata semiotica, significante, at- riproporre un neo-, rifondere insieme pro- traverso cui veicola una certa parte cessuale e culturale, ma elettrificare le con- dell’esperienza, assume una forma segnica, nessioni materiali e simboliche del crono- prodotta nel/con/dal paesaggio stesso. Al topo/paesaggio. Alla rinnovata esigenza di fuori del paesaggio, inteso come sistema materialista che investe questa nostra disci- complesso di attivazione di pratiche, non plina alla fine del postmoderno, rigettando esiste la società, non esiste alcuna ricogni- il culturalismo semiologico, bisogna co- zione o scavo, non esiste alcuna forma se- munque rifuggire dalla tentazione di rifon- gnica di accesso all’esperienza. Altrove, la dare un progetto modernista alla Haber- scuola geografica italiana, esplicitamente mas o iperprocessualista. Vorrei conclu- richiamandosi agli approcci dell’ecologia dere con le parole di Romano Luperini sul storica, ha usato la metafora della ‘rugo- posizionamento disciplinare alla fine del sità’ del paesaggio, per (ri)visualizzare la postmoderno: “Ci penserà la storia dei materialità temporale del paesaggio (CEVA- prossimi anni a trovare canali e modi per- SCO 2013). Con buona pace di Hegeliani o ché possa di nuovo articolarsi un pensiero Heideggeriani dell’ultima ora, vogliamo ri- contrastivo. E sarà abbastanza normale, al- badire con forza che il paesaggio, l’archeo- lora, recuperare categorie e immagini della logia e il cronotopo sono tutto fuorché sim- modernità. […] la storia è come l’inconscio, metrici. È anzi la asimmetria, la differenza, tutto vi si sedimenta, niente mai è perduto la continuità della discontinuità a caratte- del tutto. La rimozione totale […] non è rizzare l’archeologia dei paesaggi (HOD- possibile. […] forse bisogna smetterla di ra- DER, LUCAS 2017). La negoziazione conti- gionare con le categorie astratte dello stori- nua tra presente/passato, micro/macro, cul- cismo (lo storicismo è la filosofia del mo- turale/materiale ecc., crea ma anche obli- derno che ha vinto, ci ricorda Benjamin). Il tera spazi multipli, plurali, significanti, che presente è sempre frastagliato, complesso, diventano vere e proprie eterotopie (Fou- contraddittorio, tempi diversi vi si mesco- cault 1984; Fall 2004 per l’uso del concetto lano, equilibri nuovi di vecchi elementi di eterotopo in geografia), spazi altri, che si sono sempre possibili ben vengano dunque trovano però ben radicati intorno a noi e prese di posizione ed esperimenti non mo- non nel soggetto trascendente. La tensione derni o tardo moderni. Possono essere non tra società umana e paesaggio, inteso come il segno di una regressione e neppure di suolo, reale, materiale, vivo, pulsante, ri- una delle tante operazioni di restyling del mane in parte irrisolta. L’archeologia può post-moderno, ma annunci che una fase di 8
Stratigrafie del Paesaggio, 1, 2021 lunga stagnazione si sta estinguendo” (LU- qualità dei progetti di scavo intrapresi, PERINI 2005, p. 13). conclusi e pubblicati, le ricerche sui pae- saggi fossero ferme ad uno stadio di incom- 4. Il paesaggio come strumento etico e po- pleta maturità. Ambedue le affermazioni litico. sono, per un verso o per l’altro, poco veri- Oggi, più ancora di dieci, venti e trenta tiere. L’archeologia di scavo è, infatti, in anni fa la dimensione archeologica del pae- questi ultimi anni, andata molto oltre la sua saggio contemporaneo è strumento inelu- propria maturità stratigrafica, andando ad dibile per la comprensione delle nostre ampliare in maniera significativa il raggio geografie e delle nostre storie. delle ricerche archeometriche, bioarcheolo- In questi ultimi anni molte delle diverse giche, antropologiche, ciò che ha permesso anime della archeologia dei paesaggi sono di fare approfondimenti estremamente si- state virtuosamente contaminate da modi gnificativi, impensabili in imprese di scavo di pensare che hanno, o dovrebbero avere, del passato, per quanto esemplari dal un’importanza cruciale: da un lato l’ap- punto di vista della filologia stratigrafica e proccio delle scuole di stampo territoriali- degli indirizzi strategici. Raggiungere un sta (da ultimo: MAGNAGHI 2020), dall’altro minimo comune denominatore nel settore la consapevolezza del nostro mondo come degli studi sui paesaggi è più difficile. An- insieme finito, dunque non replicabile né zitutto, la pluralità degli approcci, necessa- utilizzabile all’infinito in maniera non so- ria per l’archeologia stratigrafica, è vitale e stenibile. Adesso viviamo con l’icona del indispensabile per l’archeologia dei pae- Covid-19 fissa nel nostro immaginario ma saggi. Intendo dire che nella prassi dello non possiamo far finta che oltre quella scavo è ormai usuale per l’archeologo dia- icona ci aspetta un lungo lavoro per riordi- logare con altri archeologi, storici, studiosi nare il nostro stesso pianeta. Dopo qua- di aspetti ambientali, storici dell’urbani- rant’anni passati a occuparmi a vario titolo stica (quando si operi in un abitato com- di paesaggi stratificati, i miei dubbi, come plesso). è giusto che sia, sono molti più delle cer- Nel caso dei paesaggi questi nessi devono tezze. Questa prudenza non concerne gli necessariamente ampliarsi a comprendere aspetti epistemologici della questione, che saperi anche molto diversi (geografici, eco- mi sembrano sempre più articolati dal logici, agronomici, antropologici) e talvolta punto di vista della riflessione teorica (a distanti dalla formazione accademica volte persino troppo…), degli approcci me- dell’archeologo. Vengono, di conseguenza, todologici (anche se, talvolta, forzati verso a sommarsi due ordini di difficoltà: la ne- i protocolli e gli applicativi tecnologici) e cessità di elaborare un linguaggio condi- delle elaborazioni e ricostruzioni. viso tra discipline anche molto diverse e Si potrebbe obiettare che di queste cose si è l’inevitabile costruzione di sistemi di fonti già parlato fin troppo ma non è proprio molto complessi e che hanno bisogno di così. Vi fu un tempo in cui ci si rammari- tempo per trovare una loro coerenza. Ma, cava del fatto che, mentre l’archeologia forse, arrivati a questo punto della nostra stratigrafica aveva, più o meno, raggiunto storia, non c’è nemmeno bisogno di avere un minimo comune denominatore nei pro- un minimo comune denominatore. Una ge- tocolli di indagine, emergente dalla diffusa nerazione è passata dall’articolo di Graeme 9
Stratigrafie del Paesaggio, 1, 2021 Barker (1986) che dette sostanza e consape- bottom-up ma spesso difficile da leggere e volezza ad una via italiana alla archeologia da interpretare. dei paesaggi allora in costruzione, fondata Per molto tempo abbiamo fatto nostra la sulle esperienze, allora innovative, con- dualistica distinzione, cara a Ian Hodder, dotte nelle Valli del Biferno, dell’Albegna e tra popolazioni locali (insiders) e archeo- altrove. Molto tempo e molta passione ven- logi/architetti provenienti dall’esterno (ou- nero allora spesi per elaborare efficaci pro- tsiders), i primi percepiti come soggetti vir- cedure di lavoro sul campo, schemi di clas- tuosi, da proteggere dall’offensiva dei se- sificazione delle diverse tipologie di docu- condi, negativi in quanto portatori di mentazione, griglie di interpretazione. Il ri- istanze volte a trasformare i patrimoni cul- sultato di quella stagione sperimentale turali locali in categorie economiche. Que- sono le molte edizioni scientifiche pubbli- sta distinzione è, oggi, superata e ribaltata cate a partire dalla metà degli anni ’90 cosicché gli insiders sembrano adesso essi (CAMBI 2011). A una generazione di di- stessi gli attori di un approccio materiali- stanza il focus si è molto arricchito. Ai tra- stico ed economicista, talvolta ancor più dizionali temi di città-territorio e di stratifi- degli outsiders, che non di rado cercano di cazioni di paesaggi si è aggiunto il tema richiamare le comunità locali ad atteggia- delle variazioni d’uso dei bacini di approv- menti più consapevoli e di attenzione agli vigionamento nel tempo, si è riscoperto aspetti ambientali/materiali e culturali/im- l’interesse per la geografia storica, si sono materiali del paesaggio in cui vivono. Al- aperti nuovi percorsi per quanto concerne berto Magnaghi (2020) legge il territorio la valutazione degli apporti etnici alla com- contemporaneo, nelle sue articolazioni am- parsa e alla evoluzione di nuovi saperi, bientali e culturali, come neoecosistema vi- nuove tecnologie (agrarie, manifatturiere) vente. Il suo auspicio è che le comunità e nuove mentalità. Un punto fondamentale possano riappropriarsi dei saperi e delle è rappresentato dai possibili output delle competenze utili a consentire la vita e la ri- nostre ricerche, ormai sempre più legati ai produzione di territori oggi massacrati profili socio-economici e culturali locali. Se dalla civiltà industriale e digitale e riatti- l'archeologo dei paesaggi degli anni No- vare i processi coevolutivi ambiente-cul- vanta era figlio della rivoluzione metodo- tura. L’approccio auspicato da Magnaghi, logica attuata con strategia decisionale top- bottom-up allo stato puro, è condivisibile. down negli anni Settanta, per lo più elabo- Ma come si concilia questo invito a recupe- rata in seno ad una élite intellettuale acca- rare le diverse coscienze identitarie delle demica, con precipui scopi di ricerca, l'ar- comunità con l’aspirazione ad uno svi- cheologo degli inizi del millennio era già luppo sempre più perversamente legato al protagonista di un rapporto profondo, an- consumo di suolo, accentuata per effetto che se ambiguo e contraddittorio, fra saperi del declino economico indotto dalla pande- archeologici e società, legato ad una cre- mia? La Convenzione di Faro ratificata scita estremamente complessa, spesso di- dall’Italia è un passo importante verso il re- sordinata, sorta come risposta alla richiesta cupero delle coscienze ma potrebbe scon- di costruzione di nuove identità prove- trarsi con una realtà cruda e pensata esclu- niente dal basso, secondo una tipica spinta sivamente in termini economicistici, quella 10
Stratigrafie del Paesaggio, 1, 2021 di chi pensa che lo sviluppo (che è cosa di- di identità territoriale e una risorsa di pri- versa dal progresso) sia il solo rimedio al maria importanza per la Nazione e per le declino e alla marginalizzazione. In realtà, comunità locali. appare sempre più necessario pensare al recupero delle specificità e all’inserimento 2. Il paesaggio è un bene comune frutto di un passato di nuova progettazione nei della interazione tra uomo e natura, quindi contesti storici ed economici locali, en- di un processo ininterrotto di trasforma- trambe le azioni tese ad arrestare il pro- zioni storiche che devono essere conosciute cesso di mercantilizzazione dei paesaggi per essere governate al meglio nel presente contemporanei e il loro svilimento a meri e nel futuro. contenitori di rendita. Dieci anni fa, con i Colleghi Rossano Pazzagli (Università del 3. L’attuale fase di crisi economica e occu- Molise) e Carlo Tosco (Politecnico di To- pazionale richiede una maggiore atten- rino), con l’Associazione Democrazia&Ter- zione al territorio e al paesaggio come ritorio e con il Comitato Per Campiglia, aspetti essenziali per nuove forme di eco- venne abbozzato un “Decalogo sul paesag- nomia e di lavoro per le future generazioni. gio”, che qui ripropongo, più che come caro ricordo, come promemoria per la ri- 4. Le ferite al paesaggio, sempre più pro- presa di un dibattito orizzontale, verticale fonde negli ultimi decenni, sono lo spec- e interdisciplinare. Dato che, in realtà, que- chio della crisi della politica e della demo- sto Decalogo è ben lungi dall’essere appro- crazia e richiedono strategie e azioni imme- vato e applicato, lo lascio nella stessa forma diate per la tutela e la valorizzazione, dai in cui fu concepito. L’ultimo decennio, piani paesaggistici regionali fino agli stru- nell’immaginario degli archeologi italiani, menti urbanistici comunali. resterà probabilmente come il decennio della riforma della tutela e dell’archeologia 5. Come tutte le risorse il paesaggio può es- pubblica. Mi piacerebbe che fosse ricordato sere utilizzato, ma non deve essere consu- anche come il decennio dell’archeologia mato in modo dissipativo o alterato in nei piani paesaggistici, laddove elaborati e modo irreversibile. approvati, il decennio in cui l’archeologia ha accresciuto la rilevanza del suo ruolo nei 6. L’agricoltura è il settore produttivo più consessi scientifici in cui si tracciano pro- importante per la salvaguardia del paesag- getti di futuro e, magari, anche nelle stanze gio e per la sua riproduzione. in cui si decide del paesaggio che sarà. Il Decalogo recita: 7. La pianificazione urbanistica deve tenere conto in via prioritaria del paesaggio e 1. Il paesaggio, tutelato in Italia dalla Costi- delle relazioni esistenti tra questo e le co- tuzione (art. 9), dalla Convenzione europea munità locali, sia in termini di percezione sul paesaggio e dal Codice dei beni cultu- sociale che di equilibrio tra popolazione e rali e del paesaggio, rappresenta un fattore risorse e tra componenti territoriali (città- 11
Stratigrafie del Paesaggio, 1, 2021 campagna, collina-pianura, costa-entro- quel dato territorio prima di essere assunte terra). in via definitiva. 8. L’educazione, l’istruzione e la forma- In questa formulazione l’archeologia ha zione saranno orientate alla conoscenza e pieno diritto di cittadinanza ed è chiamata alla tutela del paesaggio, valorizzando gli a partecipare. studi e le ricerche sull’ambiente, sul territo- Quello che va favorito non è certamente rio, sul patrimonio archeologico e sul si- uno sviluppo dai contorni incerti e frasta- stema complessivo dei beni culturali. gliati quanto, soprattutto, un progresso fondato essenzialmente sul bene comune, 9. Si deve evitare ogni ulteriore riduzione da intendersi non come astratta categoria di suolo fertile, che costituisce una risorsa bensì come dimensione nella quale ven- limitata ed essenziale per la produzione di gono ad equilibrarsi i diversi elementi beni alimentari e per la salvaguardia dei ca- dell’agire umano: il lavoro, il benessere, la ratteri locali. dignità dell’esistenza, la salute, il diritto alla cultura e in ultimo l’economia, che 10. Le scelte amministrative che riguar- deve tornare alle sue dimensioni di mezzo dano e/o incidono sul paesaggio devono per consolidare il benessere collettivo e i re- ordinariamente prevedere forme di parte- lativi diritti e non come fine volto a realiz- cipazione della popolazione interessata a zare privilegi per pochi. Landscape as hermeneutical tool. New perspective for old Landscapes Abstract: The aim of this paper, with particular reference to the Anglo-Saxon and Mediterranean world, is to analyze the specific way in which the adoption of categories and theoretical positions, together with the adop- tion of methodological and cognitive procedures and strategies, which were matured within different acade- mic traditions, is fundamental for the reading of a multi-layered landscape. From the argumentative point of view, we will first proceed to a description of the epistemological spaces (theories), operating in the archaeo- logical discipline but also at a more general philosophical level, showing how the processual / post-processual dichotomy is now ineffective for describing the complexity of the real historiographical –archaeological, which frames the ongoing research. The theoretical differences do not end at a general level, as suggested, in a simple dichotomy (modern / postmodern; object / subject; procedural / post-processual), but they take place in nor- mative tendencies that coagulate in different academic traditions, which we will call here Anglo-Continental (US, UK and Northern Europe) and Historical-Mediterranean. Each of these nuclei tended to develop a specific aspect of the discipline, promoting some and only some of the theoretical and methodological premises that emerged from the debate. The assumption of our hypothesis is that, on the one hand, the Anglo-American and North European traditions (with exceptions of course) have greatly developed the theme of time, to arrive at concepts typical of this semantic area such as that of 'Biography of the landscape' or stratifications over the long term. It goes without saying that themes we could define as ontological and phenomenological (percep- tion, expanded and contracted temporality, etc.) have been linked to this tradition. There is an effort here to bridge the gap between past and present, ideally and philosophically bending the space until the present tou- ched the past. This is the genealogy of the post-structuralists and the perception of the post-processualists. The other tradition, on the other hand, which we define as Mediterranean historical-anthropological, of a substan- tially processualist matrix but geographically placed in the center of the Mediterranean, has developed more methodological and spatial themes, to arrive at concepts of 'Archaeological Continuum' and the development of certain procedures and strategies for the space-oriented archaeological investigation. These traditions are different but both obsessed with filling a real-spatial vacuum, the Mediterranean one, a vacuum of data, 12
Stratigrafie del Paesaggio, 1, 2021 between one site and another and a vacuum of archaeological knowledge. Our goal is to provide some key themes through/with which to open a discussion between multiple subjects involved in the construction of contemporary landscapes and in the study of ancient (and future) ones. Keywords: Landscape, Archaeology Theory, Chronotope, Ethic, Praxis Bibliografia AGELIDIS S. 2017, The “Spatial Turn” in Ancient Greek Festival Research: Venues of the Athenian City Dionysia and the Great Panathenaia Pompai, in L. C. Nevett (ed.), Theoretical Approaches to the Archaeology of Ancient Greece: Manipulating Mate- rial Culture, Michigan University Press, pp. 230-246. ALCOCH S.E., CHERRY J.F. 2004 (a cura di), Side-by-Side Survey. Comparative Regional Studies in the Mediterranean World, Oxford. ANSART A., BRAEMER F., DAVTIAN G. 2016, Preparing and Archaeological Field Survey: Remote Sensing Interpretation for Herding Structures in the Southern Levant, «Journal of Field Archaeology», 41, pp. 699-712. ARPONEN V.P.J., DOERFER W., FEESER I., GRIMM S., GROB D., HINZ M., D. KNITTER, MUELLER-SCHEEBEL N., OTT, K., RIBEIRO A. 2019, Environmental determinism and archaeology. Understanding and evaluating determinism in re- search design, «Archaeological Dialogues», 26, 1, pp. 1-9. ATTEMA P., BINTLIFF J., VAN LEUSEN M., BES F., DE HAAS T., DONEV D., JONGMAN W., KAPTIJN E., MAYORAL V., MENCHELLI S., PASQUINUCCI M., ROSEN S., GARCIA SANCHEZ J., GUTIERREZ SOLER L., STONE D., TOL G., VER- MEULEN F., VIONIS A. 2020, A guide to good practice in Mediterranean surface survey project, «Journal of Greek Ar- chaeology», 5, pp. 1-62. ATTEMA, P.A.J., BURGERS G.L.M., VAN LEUSEN P.M. 2010, Regional Pathways to Complexity. Settlemend and Land- Use Dynamics in Early Italy from the Bronze Age to the Republican Period, Amsterdam. BACHELARD G. 1977, La Formation de l'esprit scientifique, Paris. BACHTIN M., 1979, L’autore e l’eroe, Torino, Einaudi, 1988. BARKER G. 1986, L'archeologia del paesaggio italiano: nuovi orientamenti e recenti esperienze, «Archeologia Medievale», 13, pp. 7-30. BELLINI R.G., LAUNARO A., MILLET M. 2014, Roman colonial landscapes: Interamna Lirenas and its territory through antiquity, in T.D. STEK, J. PELGROM (a cura di), Roman Republican Colonization. New Perspectives from Archaeology and Ancient History, Roma, pp. 255-275. BINTLIFF J. 1996, The Archaeological Survey of the Valley of the Muses and its Significance for Boeotian History, in A. HURST, A. SCHACHTER (a cura di), La Montagne des Muses, Geneva, pp. 193-224. BURGHMANS T., HANSON J.W., MANDICH M.J., ROMANOWSKA I., RUBIO-CAMPILLO X., CARRIGNON S., COLLINS- ELLIOTT S., CRAWFORD K., DAEMS D., FULMINANTE F., DE HAAS T., KELLY P., DEL CARMEN MOENO ESCOBAR M., PALIOU E., PRIGNANO L., RITONDALE M. 2019, Formal Modelling Approaches to Complexity Science in Roman Studies: a Manifesto, «Theoretical Roman Archaeology Journal», 2, 1, pp. 1-19. CAMBI F. 2011, Manuale di archeologia dei paesaggi, Roma. CARANDINI A. 2017, La forza del contesto, Roma-Bari. CEVASCO R. 2013, Sulla «rugosità» del paesaggio, Études de lettres, 1-2, http://journals.openedition.org/edl/517. CHASE A.S.Z., CHASE D.Z., CHASE A.F. 2017, LiDAR for Archaeological Research and the Study of Historical Land- scapes, in F. SOLDOVIERI, N. MASINI (a cura di), Sensing the Past. From artifact to historical site, Cham, pp. 89-100. DANIELS S., COSGROVE D. E. 1998 (a cura di), The iconography of landscape: Essays on the representation, design and use of past environments, Cambridge. DUERING B.S., STEK T.D. 2018 (a cura di), The Archaeology of Imperial Landscapes. A Comparative Study of Empires in the Ancient Near East and Mediterranean World, Cambridge. FAIRCLOUGH G. 2002, Europe’s landascape: archaeology, sustainability and agriculture, in Europe’s Culturale Land- scape: archaeologists and the management of change, Brussels: Europae Archaeologiae Consilium, pp. 1-12. FALL J.J. 2004, Hétérotopies et concepts géographiques: pour une (play)mobilisation des approches hybrides et participa- tives, in B. DEBARBIEUX et al. Objectiver, Visualiser, Jouer: comment penser et figurer l'espace géographique, Genève, pp. 1-5. FERRARIS M. 2014, Manifesto del nuovo realismo, ROMA-BARI. 13
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